JOE LA CONSCIENCE: ‘OBIANG GNUEMA EL PANAFRICANISTA’

PANAFRICOM-TV DIFFUSION / 2015 07 01/

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PANAF-TV - JOE LA CONSCIENCE salsa pour Obiang (2015 07 01) FR

JOE LA CONSCIENCE: ‘OBIANG GNUEMA EL PANAFRICANISTA’

La chanson du chanteur panafricaniste camerounais en hommage au Président équato-guinéen, le père du “nouveau Panafricanisme” …

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AN AMERICAN ALLY DECIDEDLY NOT VERY FRIENDLY: AFTER TELEPHONE TAPPING OF THE “FRENCH” LEADERSHIP, HERE’S ECONOMIC ESPIONAGE!

Luc MICHEL/ In Brief / with Libération (Paris)/ 2015 07 01/

LM.NET - EN BREF la NSA frappe encore (2015 07 01)  ENGL

After the political phone tapping, economic espionage!

New documents published by WikiLeaks, in partnership with Libération and Mediapart, unveil “the scale of operations by US intelligence services against French interests”. Five summary reports of the National Security Agency (NSA) show that officials and diplomats were spied between 2004 and 2012, including Pierre Moscovici and François Baroin at the time they were minister of Economy.

 With the “American friend”, sponsor of the “Young leaders” (including Hollande) of the “French American Foundation” (*), France domesticated by Washington needs no enemies …

 Extract from revelations of Liberation:

“An offensive strategy that appears in a secret document setting out priority objectives of the United States in the economic field. Named “France: economic developments” and dated of 2012, this note is the NSA’s doctrine on the matter It aims at collect all relevant information on French business practices, relations between Paris and the international financial institutions, the approach to issues in the G8 and G20, or major foreign contracts involving France. The latter, one of the most sensitive, is detailed in a section titled “foreign contracts -feasibility studies, negotiations “. This is to recover all the possible information on major contracts involving French companies, in particular those over 200 million dollars. Revelations that might put a damper on the negotiations around the Tafta, the free trade agreement between Europe and the United States, whose next round is scheduled for mid-July in Brussels. Most strategic sectors are targeted by the NSA: information technology, electricity, gas, oil, nuclear, transport, biotechnology, etc. All information collected is then shared with key US administrations: Department of Homeland Security, Commerce, Energy Department, intelligence agency of Defence, Federal Reserve, Treasury and even command of US forces in Europe. Never evidence of a massive economic espionage on France, orchestrated at the highest levels of the US government, had been established as clearly. “

 (*) Read (in French) UNDERSTAND WHAT HAPPENS IN FRANCE: THE “FRENCH-AMERICAN FOUNDATION’ MATRIX OF FRENCH COLLABORATION

Sure http://www.lucmichel.net/2014/01/11/pcn-info-comprendre-ce-qui-se-passe-en-france-2-la-french-american-foundation-matrice-de-la-collaboration-francaise

 Luc MICHEL

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ci vogliono come pecore docili

No Tav, tagliare un filo spinato “è una protesta comunque violenta”: Abbà condannato

Quindici giorni di carcere, trasformati in pena pecuniaria, per l’attivista No Tav. Secondo i giudici il gesto “al di là del danno patrimoniale provocato, ha una carica simbolica”

di SARAH MARTINENGHI
 
Anche tagliare un filo spinato può essere considerato un gesto da condannare, perché “rappresenta una modalità di protesta violenta e non legittima”. Lo scrive il giudice Marta Sterpos del tribunale di Torino nelle motivazioni della condanna del noto attivista No Tav Luca Abbà, e di Emanuela Favale. Il giudice aveva inflitto 15 giorni di carcere, trasformati in 3750 euro di pena pecuniaria, perché, secondo l’accusa, il 29 settembre 2012 avevano tranciato con una tronchese il filo spinato a recinzione del cantiere Ltf in Val Clarea. Un gesto che secondo la difesa dell’avvocato Claudio Novaro sarebbe potuto rientrare tra quelli da non punire anche per esiguità del danno e tenuità del fatto.

Ma il giudice ha invece accolto la tesi dei pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo. Il gesto infatti “al di là del danno patrimoniale provocato, ha una carica simbolica ed è avvenuto in un contesto tale per cui non giustifica la causa di non punibilità invocata dalla difesa”. “Senza voler valutare le ragioni del movimento No Tav – aggiunge il tribunale – il taglio del filo spinato rappresenta una modalità di protesta comunque violenta e non legittima, resa minacciosa dal fatto di essere fatta con l’appoggio di fatto di centinaia di persone che con il gesto della battitura ampliavano la portata aggressiva della condotta degli imputati”. “Il gesto inoltre – conclude il giudice – non appare consono a quel contesto pacifico e “popolare” descritto dai testi a difesa, facendo riferimento comunque ad un attacco al cantiere che contrasta con un clima di discussione civile per quanto accesa sull’opera contestata dagli imputati”: 

“Comprereste mai un’auto usata da questa gente?”

TAV – SCIBONA, FREDIANI (M5S): “Comprereste mai un’auto usata da questa gente?”

E’ da ieri che i promotori del TAV gonfiano il petto forti degli 813 milioni di euro concessi complessivamente ad Italia e Francia per il tunnel di base della Torino Lione (da spendere da oggi al 2020). Ricordiamo solo che il costo complessivo del tunnel è 8,6 miliardi, lasciamo a chi legge valutare l’effettivo impegno europeo e la correttezza di chi in questo momento sta magnificando il risultato ottenuto.
Vogliamo invece ricordare che l’attuale management di TELT è lo stesso di LTF con la sola aggiunta dell’ex Presidente dell’Osservatorio e della CIG Mario Virano, ed è lo stesso management che è riuscito a far perdere all’Italia nel periodo 2008 – 2014 ben 395 milioni di euro del finanziamento concesso dalla UE nel 2008 (671 milioni di euro), ovvero sono riusciti a perdere più della metà di quanto avevano diritto, ovviamente i soldi persi dovranno essere messi dallo Stato.
La prospettiva attuale che lo Stato italiano sia in procinto di investire miliardi di euro per la Torino Lione affidandoli a coloro che hanno dimostrato la loro totale incapacità nella gestione del progetto, dovrebbe preoccupare non solo gli organi dello Stato stesso ma tutti i cittadini italiani.
Concludiamo parafrasando un famoso slogan dei democratici USA nella campagna presidenziale del 1960 Kennedy contro Nixon e che fece perdere a quest’ultimo le elezioni: “comprereste mai un’auto usata da questa gente?”.

Marco Scibona – Senatore M5S, Segretario 8 Commissione permanente Lavori pubblici, comunicazioni.
Francesca Frediani – Consigliere Regionale Piemonte M5S

“DALL’EUROPA SOLO BRICIOLE, I FONDI STANZIATI COPRONO SOLO UNA MINIMA PARTE. BENE NON FINANZIARE IL TERZO VALICO”

TAV – FREDIANI – MIGHETTI – SCIBONA (M5S): “DALL’EUROPA SOLO BRICIOLE, I FONDI STANZIATI COPRONO SOLO UNA MINIMA PARTE. BENE NON FINANZIARE IL TERZO VALICO”

I fondi stanziati dall’Unione Europea per il TAV, circa 800 milioni, non coprono evidentemente il 40% dei costi (come affermato dai sostenitori dell’opera). Stiamo parlando di briciole, a fronte del costo complessivo del progetto che arriva, nella migliore delle ipotesi, a 8,5 miliardi solo per la tratta comune.

A chi già esulta per questo ennesimo sperpero di denaro pubblico, chiediamo come può questo finanziamento rappresentare il 40 per cento del costo complessivo dell’opera.

Si potrebbe quasi parlare di un “de-finanziamento” europeo che evidenzia ciò che sosteniamo da tempo: l’Europa non ha interessi nel sostenere opere inutili come la nuova linea Torino Lyon.

Infine l’esclusione del Terzo Valico dai finanziamenti UE è la riprova che non è mai stato un progetto strategico per i traffici europei. Oltre ad essere inutile sarebbe tutto a carico della fiscalità generale, quindi dei cittadini italiani.

Francesca Frediani – Consigliere regionale M5S Piemonte
Paolo Mighetti – Consigliere regionale M5S Piemonte
Marco Scibona – Senatore M5S, Segretario 8a Commissione Lavori pubblici, comunicazioni.

La truffa della Beneficenza e delle Organizzazioni umanitarie

ma la nobile “società civile” NON mira ai soldi, vedi MAFIA CAPITALE è solo puro amore verso il prossimo

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BENEFICENZA O MALEFICENZA? – L’INTERO BUSINESS DI FONDAZIONI, ONG, ONLUS, ED ENTI VARI VALE 400 MLD $ OGNI ANNO – SPESSO I BILANCI SONO POCO TRASPARENTI (SOPRATTUTTO IN ITALIA), E I TANTI SUSSIDI VENGONO SPESI PER GLI STIPENDI O PER ATTIVITÀ DI PROMOZIONE (SU 7 MILIONI DI EURO, LA SEZIONE ITALIANA DI AMNESTY INTERNATIONAL NE SPENDE CIRCA UN TERZO PER PROMUOVERE L’ASSOCIAZIONE E MANTENERLA IN VITA)…
 
Vladimiro Polchi per “la Repubblica
 
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amnesty logo «Anche stamattina il giardiniere ha raccolto fiori freschi che ha lasciato in un vaso sul tavolo, abbiamo un cuoco che cucina per noi e guardie per proteggerci, autisti che ci portano ovunque e qualcuno che lava e stira al nostro posto. Non mi sembra vero di essere trattata come una principessa». Viviana non è la ricca manager di una multinazionale, è un’operatrice umanitaria di Goma, in Congo. Nelle sue parole, il volto nascosto della beneficenza
.
Se fosse quotata, l'”economia del bene” peserebbe come sei aziende della stazza di Eni alla Borsa di Milano. Si calcola infatti che nel mondo l’insieme di attività che appartengono al Terzo settore (organizzazioni non governative, onlus, fondazioni, enti caritativi, enti umanitari, cooperative) valgano annualmente 400 miliardi di dollari. Sul pianeta sono operative circa 50mila organizzazioni non governative (ong), che ricevono oltre 10 miliardi di dollari annui di finanziamenti.

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LOGO CESVI Le più ricche? Save the Children, World Vision e Feed the Children (circa 1,2 miliardi di dollari di bilancio ciascuna). Secondo il rapporto delle Nazioni unite, il numero dei volontari è pari a 140 milioni di persone, più del doppio della popolazione italiana.
 
Da dove arrivano i soldi? I finanziamenti possono provenire da enti pubblici o da privati, cioè dalle nostre donazioni. C’è un libro che racconta il retroscena di questo mondo (“L’industria della carità” di Valentina Furlanetto, in uscita il 17 gennaio per Chiarelettere) denunciandone gli sprechi, senza dimenticare che grazie alla beneficenza si coprono tanto i buchi del welfare nostrano che quelli della cooperazione internazionale.
Anche in Italia, il Terzo settore è lievitato negli ultimi quarant’anni. Negli anni Sessanta le ong italiane (che rappresentano solo una piccola fetta del Terzo settore) non arrivavano a una ventina. Oggi quelle riconosciute ufficialmente sono 248, si interessano di 3.000 progetti in 84 Paesi del mondo, occupano 5.500 persone e gestiscono 350 milioni di euro l’anno.
 
A leggere i bilanci, le prime dieci ong italiane sono Medici senza frontiere (50 milioni di euro); ActionAid (48 milioni); Save the Children (45 milioni); Coopi (Cooperazione internazionale, 35 milioni); Cesvi (Cooperazione e sviluppo, 33 milioni); Emergency (30 milioni); Avsi (Associazione volontari per il servizio internazionale, 28 milioni); Intersos (18 milioni); Cisp (Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli, 16 milioni); Vis (Volontariato internazionale per lo sviluppo, 16 milioni).

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LOGO EMERGENCY La domanda più importante è: dove finiscono i soldi dei donatori? Molto se ne va per le spese di mantenimento e promozione delle organizzazioni. Qualche esempio: su un totale di circa 7 milioni di euro, la sezione italiana di Amnesty International ne spende circa un terzo per promuovere l’associazione e mantenerla in vita.
Per salvaguardare oceani, balene e foreste, nel 2011 Greenpeace Italia ha utilizzato 2 milioni 349.000 euro, meno di quanto spenda per pubblicizzarsi e cercare nuovi iscritti (cosa del resto essenziale a ogni organizzazione): 2 milioni 482.000 euro. A queste associazioni va però reso il merito di rendere pubblici i propri bilanci, cosa che accade più di rado nel no-profit tutto italiano (da noi nessuna legge obbliga le ong a pubblicarli).

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LOGO ACTIONAID La necessità di maggiori controlli è stata auspicata nel luglio 2012 anche dalla Corte dei conti, che ha monitorato 84 progetti in 23 Paesi, trovando di tutto: soldi mai arrivati, progetti fermi o in ritardo da anni, rendiconti spariti. Non mancano esempi virtuosi. Tra questi, Cesvi che nel 2011 ha speso oltre 25 milioni di euro per finanziare i suoi progetti, 1 milione 300mila per la raccolta fondi, 750mila euro per il personale. Chiaro, semplice e tutto on-line.
 
LOGO CESVI Ci sono poi gli scandali internazionali: «Il 66 per cento di tutte le donazioni che sono state fatte nel mondo – denuncia Evel Fanfan, presidente di Aumohd, organizzazione di avvocati che dal 2002 si occupa dei diritti umani della popolazione di Haiti – non
sono state investite per la gente di Haiti, ma per il funzionamento delle ong. Alcune hanno comprato fuoristrada da 40-50.000 dollari e il 20 per cento delle donazioni è andato in stipendi del personale delle organizzazioni».
 
C’è poi l’ossimoro dell’emergenza perenne: nella regione del Sahel (Sahara) dal 1973 a oggi sono stati investiti in aiuti diretti e indiretti oltre 300 miliardi di dollari, eppure nel 2012 c’erano ancora 18 milioni di persone bisognose di aiuto.
 
Il problema? «Esiste – sostiene nel libro Silvana, cooperante impiegata per anni in varie ong – una sproporzione tra fondi dedicati all’emergenza rispetto a quelli destinati allo sviluppo, il che spinge alcune associazioni ad abbandonare quest’ultimo per l’emergenza, che “rende” molto di più. La cooperazione è nata per generare sviluppo, ma da quando sono stati chiusi i rubinetti per i progetti tantissime ong si sono buttate sull’emergenza, alcune addirittura sono nate ex novo per questo.
 
L’emergenza frutta maggiormente e ha tempi di approvazione più rapidi. Passa pochissimo da quando si presenta un progetto a quando si riceve la risposta, perché se c’è un’urgenza la risposta non può arrivare dopo un anno. Invece da quando un progetto di cooperazione viene presentato a quando è approvato trascorre un lungo periodo».
 
Insomma, pur senza sminuire la loro utilità, stando al libro «le ong sono in competizione tra loro: per sopravvivere nel mondo della solidarietà devono fare a gara per le sovvenzioni. Parlano lo stesso linguaggio delle aziende, usano le medesime strategie». E spesso pagano gli stessi stipendi: la buonuscita di 500mila sterline versata a Irene Khan, ex segretario generale di Amnesty International, è solo la punta dell’iceberg.
 
Fonte Dagospia
 
 
 

IL 29 GIUGNO E’ STATO UN GIORNO SPESO PER LA GRECIA … ,PER LA BORSA IN CADUTA LIBERA …,MA IL BOLLETTINO DI GUERRA DI IERI E’ DA PORTARE IN PARLAMENTO:

QUATTRO SUICIDI che come il solito graveranno su questi maledetti ectoplasmi al governo …
SARA’ SEMPRE PEGGIO PURTROPPO SENZA LAVORO SENZA SOLDI, SENZA FUTURO, CON UNA TASSAZIONE TRA LE PIÙ ALTE AL MONDO E CON EQUITALIA ALLE COSTOLE …
IN TANTI NON RIESCONO A TROVARE UNA VIA D’USCITA …
BISOGNA UNIRCI E RIDARE ALL’ITALIA LA VOGLIA DI VIVERE, DI VINCERE ,DI AVERE UN FUTURO SERENO E SICURO.

lunedì, 29 giugno 2015
Pratola Serra: Disoccupato 31enne si spara alla testa nel proprio garage, gravissimo
http://www.crisitaly.org//pratola-serra-disoccupato-31enn…/
lunedì, 29 giugno 2015
Rovigo: Giovane 30enne si suicida impiccandosi ad un albero in un boschetto di Rosolina
http://www.crisitaly.org//rovigo-giovane-30enne-si-suicid…/
lunedì, 29 giugno 2015
Pistoia: 37enne si suicida impiccandosi ad una recinzione vicino alla scuola elementare di Agliana
http://www.crisitaly.org//pistoia-37enne-si-suicida-impic…/
lunedì, 29 giugno 2015
Brescia: Imprenditore 36enne in difficoltà si suicida all’interno della sua azienda a Nave
http://www.crisitaly.org//brescia-imprenditore-36enne-in-…/

L’EURO STA PER SALTARE …ALLACCIATE LE CINTURE DI SICUREZZA!!!

oh signur che catastrofe….il sogno dei “padri fondatori”……saremo preda dei populisti xenofobi….
Che la troika e i Fondo monetario internazionale, ossia gli STROZZINI MONDIALI CI SALVINO DAGLI EUROSCETTICI…….
 
Le banche greche e la Borsa di Atene rimarranno chiuse lunedì. Lo ha deciso il governo durante una riunione d’urgenza. La chiusura potrebbe protrarsi fino a domenica,
quando si terrà il referendum sul piano Ue. La possibilità era stata anticipata dal ministro delle Finanze ellenico, Yanis Varoufakis. La Bce ha intanto smentito le voci secondo cui sarebbe stata sul punto di mettere fine ai prestiti di emergenza concessi alle banche elleniche. La Bce, secondo fonti, resta pronta anche ad usare l’Omt se un Paese finisse nei guai e a usare il Quantitative easing per fare da scudo ai Paesi ,pur di non farla uscire dall’euro zona
 
link

62enne colpita dal cancro, due mastectomie subite: l’Inps le toglie la pension

queste persone non meritano solidarietà ed aiuto dallo stato, anzi, per una strana dittatura del pensiero politically correct EUGENETICO, i malati  e disoccupati italiani SI DEVONO LASCIARE MORIRE. La società civile non ha tempo di indignarsi, QUESTA NON E’ DISCRIMINAZIONE????? A quanto pare è giusto

sabato, 27, giugno, 2015

Ha due tumori, salta la visita e le tolgono la pensione di invalidità
 
Colpita due volte dal cancro, prima ad un seno, poi all’altro. Due le mastectomie subite. Ma non basta perché adesso a C.C., una donna di 62 anni, non spetta la pensione d’invalidità, revocata dall’Inps. Non solo: le sono state chieste indietro anche gli assegni ricevuti da febbraio 2015 a oggi. Adesso si definisce “disperata”:
 
Quei 250 euro al mese, che seppur non sono molti, sommati alla mia pensione di vecchiaia, mi consentivano comunque di tirare avanti. Adesso non so proprio come fare. E dire che le carte all’Inps le ho inviate, ho fatto quello che mi avevano richiesto
 
Sul piede di guerra il dottor Angelo Ferri, medico di famiglia della donna: “Quello che sta accadendo alla mia assistita è a dir poco vergognoso. La seguo da tanti anni, non sto a raccontare il calvario che ha subito. Dapprima con un cancro sviluppatosi in una mammella, operata con mastectomia. Il tumore non si è arrestato, la signora ha dovuto essere operata una seconda volta anche all’altro seno. È doppiamente scandaloso: si sospende la pensione ad una donna colpita due volte da tumore e in più si rivogliono indietro i soldi già erogati“.
 
La donna, originaria di Oderzo in provincia di Treviso, è stata operata nel 2011 e nel 2013. L’Inps l’aveva convocata a gennaio per la visita di verifica. Il suo medico racconta che la pensionata aveva mandato un fax con la certificazione attestante la progressione e l’estensione del tumore, appellandosi a un decreto ministeriale e a un decreto legge che la esonerava dalla visita di verifica: “Tuttavia l’Inps, infischiandosene di una legge dello Stato, ha considerato il mancato presentarsi della signora come un rifiuto alla verifica. Non ci sono commenti se non l’amara considerazione che lo Stato è debole con i forti e forte con i deboli” conclude il dottor Ferri.
 
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