Archivi giornalieri: 17 luglio 2015
Grexit: primo atto
Era facile prevedere che l’OXI glielo avrebbero fatto pagare carissimo, e così è stato. Alla luce dell’esito durissimo del “negoziato” tra governo greco ed Eurogruppo la discussione ruota ora intorno alle prese di posizione pro/contro Tsipras –ha tradito o non ha tradito il mandato popolare- e/o alla questione se il prezzo persalvare l’Europa non sia magari troppo alto. Una discussione, come minimo, in ritardo di fase. Questo “accordo” infatti non evita il Grexit ma ne è a ben vedere il primo atto, ed è da qui che bisognerebbe partire.
In effetti, a un minimo di considerazione realistica ciò che dovrebbe saltare agli occhi è che le condizioni del diktat europeo sono semplicemente inattuabili. Inattuabili per le prevedibili conseguenze sociali e politiche della “curatela” (così la Faz) imposta. Perché il “piano di investimenti” che Tsipras avrebbe strappato è una bufala – per poter investire un miliardo di euro, la Grecia dovrà prima cederne qualcosa come venticinque in asset pubblici pro banche e interessi, alla faccia della “crescita”. Perché il debito greco aumenterà ulteriormente ed è già oggi inesigibile. Ma soprattutto perché a metterci i soldi non sarà l’Europa ma dovrebbe essere Atene stessa, non solo con le privatizzazioni ma con il bail in delle banche greche, oramai sotto pieno controllo Bce, essendo solo questione di tempo e modi la loro ricapitalizzazione via requisizione dei conti correnti (secondo il precedente cipriota). È ovvio che da qui a qualche mese salterà tutto, in un modo o nell’altro. Possibile che almeno non si sospetti che siamo (per ora) di fronte a un Grexit al rallentatore?
Dal punto di vista di Berlino l’accordo è infatti congegnato in maniera tale da non poter che essere nei fatti disatteso (al di là dei diversi ostacoli procedurali che dovrebbero alla fine essere superati, dal varo di un prestito ponte alle misure della Bce sulla liquidità). E nel momento in cui ciò sarà servito dalla macchina da guerra della comunicazione all’”opinione pubblica” europea –neanche il terzo pacchetto di “aiuti” è servito con questa gente! – sarà di fatto Grexit a pieno titolo (le forme giuridiche poi si troveranno).
Tutto un teatrino allora il “drammatico” eurogruppo di domenica? Niente affatto: di fronte alla fortissima pressione statunitense – il vero convitato di pietra dell’eurogruppo coadiuvato dal Fondo Monetario – Berlino è stata costretta, temporaneamente, a rinviare un Grexit immediato nudo e crudo, ma è rimasta ferma abbastanza per porne le basi a breve-medio termine. Con tutti i governi europei che in un modo o nell’altro hanno accettato l’atteggiamento tedesco -altro che inesistenti meriti francesi, di Renzi poi non mette neanche conto parlarne- vuoi per interessi diretti vuoi perché diligenti scolaretti vuoi perché terrorizzati dal messaggio lanciato da Berlino (dove nel frattempo l’asse del governo si è spostato da Merkel a favore del ministro delle finanzeSchäuble).
Forse non lo si vuol capire, ma siamo all’inizio del decoupling della Germania da questa Europa così come si è data finora. Abbiamo già discusso il perché di questa “ritirata strategica” (L’ordine non regna ad Atene). Per Berlino l’altra Europa possibile, e a questo punto necessaria, è quella di un nucleo di paesi “nordici” (la stessa Francia dovrà sudare per rientrarvi) in cui le maglie delle politiche fiscali, monetarie, sociali ecc. verranno strette come precondizione di una veraunione politica, mentre chi non può o vuole si dovrà accomodare in uno dei cerchi concentrici esterni, prima o più probabilmente dopo aver assaggiato la vera austerity in salsa Schäuble. Con ciò la classe dirigente tedesca crede (o si illude?) di poter affrontare da una posizione di maggior forza, senza “zavorre” economiche e politiche, le sfide poste dalla crisi e dal riaccendersi dei contrasti tra i grandi attori globali. Comunque andrà, suonano patetici e autoconsolatori i messaggi di scampato pericolo propinati dai nostrani “prodi” del giorno dopo…
Altrettanto autoconsolatori ma se possibile ancora più confusivi i tentativi di cercare una sponda nella “ragionevolezza” di Washington e del Fondo Monetario come compagni di trattativa utili a contenere e smussare la rigidità tedesca. Quanto al Fmi, si dimentica bellamente l’intervento di Lagarde l’americana a emendare con la matita rossa il testo che Merkel e Tsipras stavano concordando (il che ha portato all’indizione del referendum). Ora escono fuori con una tempistica quanto meno strana i memo sull’insostenibilità del debito greco, ma a che pro? Perché la Germania e gli altri paesi europei, questa la richiesta esplicita, si accollino un haircutsignificativo del debito greco, mentre il Fondo si sfila da qualunque ulteriore “aiuto” finanziario e il Dipartimento del tesoro Usa continua la sua pressione sulle capitali europee perché ci mettano i soldi tenendo dentro la Grecia a che non si sfili verso la Russia.
Non va dimenticato insomma che la vicenda greca è un episodio della crisi globale e degli scontri emersi negli ultimi anni anche tra i partner occidentali. Non a caso il primo episodio della crisi greca coincise con la speculazione della finanza transnazionale sui debiti statali europei e con l’innesco dell’eurocrisi, sullo sfondo dello scontro tra dollaro e euro. Oggi questo non si è dato, ma resta che le divergenze ricompaiono alla superficie rinviando al problema di fondo che sta dietro l’ennesima precipitazione della vicenda greca: chi deve bruciare i crediti inesigibili -e quelli greci sono solo un’infinitesima parte del capitale fittizio globale- sobbarcandosene il costo? Le nubi che si addensano sull’economia e sulla geopolitica mondiale – dal fronte orientale anti-russo al Medio Oriente e al Mediterraneo che bruciano, dallo sgonfiamento della borsa cinese al futuro aumento dei tassi statunitensi – annunciano probabilmente un nuovo passaggio di approfondimento della crisi globale. Il grande gioco sulla pelle dei greci ci dice che il clima complessivo sta cambiando.
Per finire, solo qualche battuta su Tsipras e sulla dèbacle di Syriza perché il tema meriterebbe ben altri approfondimenti e il “voltafaccia” per quasi tutti inaspettato non è mera vicenda personale riconducibile a un “tradimento” (?!) o anche solo limitata al contesto greco. C’è innanzitutto il dato oggettivo-soggettivo dell’isolamento completo a scala europea in cui si è trovata e si trova la popolazione greca nel suo tentativo di resistenza. E c’è, probabilmente ancora forte anche se da qui è impossibile giudicare, l’ambivalenza insita in questa resistenza tra rivendicazione di dignità e di forme di vita e però volontà di restare ancorati all’euro e tramite questo all’Europa contro una rottura che viene percepita come un salto nel buio. In fondo, l’euro diventato quasi un “feticcio” è solo l’altra faccia di ciò, di un’insufficienza di iniziativa e costruzione autonoma, di un’immaturità della dinamica sociale antagonista che non va vista però alla sola scala greca ma parla di noi tutti se è vero che le classi sfruttate europee al momento vivono nell’illusione che sia meglio evitare passaggi catastrofici della crisi nella speranza che il tutto prima o poi si riprenda.
Qui dentro va collocata la rapidissima parabola di Syriza, che quelle insufficienze però haamplificato fino a un esito – pur dentro margini di manovra strettissimi che non concedono compromessi – catastrofico. Ha qui giocato, questo l’elemento di riflessione politica forte, il deficit costitutivo e insuperabile di tutta la sinistra europeista che antepone, a prescindere, il quadroeuropeo (potenzialmente unitario, ma appunto solo potenzialmente) alla necessità, in date condizioni, di rottura con il comando della finanza. Una rottura che da subìta può, se organizzata e di massa, essere agita per riconquistare livelli più alti di unificazione internazionale delle lotte. Ma per questo non si può continuare a pensare che ci si può e deve salvare in due, noi in basso e loro in alto, facendosi responsabilmente carico dei sacrifici (per poi essere gettati via una volta spremuti), o che un campo istituzionale dato sia di per sé garanzia di ricomposizione sociale e politica a livelli più alti. Paradossalmente, ma neanche tanto, Syriza è andata incontro al suo destino perché troppo profondamente di “sinistra” e troppo poco “populista” (chi vuole fraintendere fraintenda…). Per intanto, pur nella sconfitta, è stata posta per la prima volta concretamente la questione di una cancellazione almeno parziale del debito. Bisognerà tornarci su.
“CANCELLATA L’ACCUSA DI TERRORISMO, ORA SI CANCELLI L’OSSERVATORIO”
http://www.marcoscibona.it/home/?p=916
TAV – SCIBONA, FREDIANI (M5S): “CANCELLATA L’ACCUSA DI TERRORISMO, ORA SI CANCELLI L’OSSERVATORIO”
Fallisce ancora una volta il tentativo di attribuire ai No TAV la pesantissima accusa di terrorismo. La Procura di Torino aveva presentato ricorso contro la decisione del tribunale del riesame di Torino, che nel dicembre del 2014 cancellò questa ipotesi d’accusa: fortunatamente la Cassazione lo ha respinto.
La aule di giustizia sono state per troppo tempo teatro di processi ai No TAV, mentre poca attenzione si è finora dedicata alle infiltrazioni e agli sprechi adducibili a quei cantieri.
Dopo le dure condanne inflitte negli ultimi anni a numerosi attivisti del movimento contrario alla grande opera inutile, è ora che si riapra un serio dibattito tecnico ed economico che preveda anche la possibilità di rinunciare all’opera e una seria analisi costi benefici che esuli dal sistema Incalza e che sia elaborata da organi terzi. E il luogo del confronto non può sicuramente essere l’ormai vuoto ed inutile Osservatorio, dove rimangono solo pochi e piccoli comuni non interessati dal passaggio della linea ma inseriti per convenienze politiche.
L’organismo presieduto fino a poco tempo fa da Virano, poi “promosso” in Telt, e ora dal neo nominato e onnipresente Foietta è ormai ridotto a mero strumento di elargizione di promesse di elemosine, finalizzate a spacciare per “compensazione” ciò che dovrebbe essere un sacrosanto diritto di ogni paese civile.
Sempre più amministrazioni se ne stanno rendendo conto, come dimostra la mozione approvata ieri in tarda serata in Consiglio ad Alpignano, che ha formalizzato l’uscita del Comune dall’Osservatorio.
La ragionevolezza e il buon senso dei cittadini e degli amministratori più responsabili, alla fine prevarranno sull’ingordigia della malapolitica e delle lobbies.
Marco Scibona, Senatore M5S – Segretario 8a Commissione Lavori pubblici, comunicazioni.
Francesca Frediani, Consigliere Regionale M5S Piemonte
GRECIA, IL PARLAMENTO DICE SÌ ALL’ACCORDO UE: scontri ad Atene
e come reagisce il governo rivoluzionario antisistema antifascista di Syriza? |
SCONTRI AD ATENE TRA POLIZIA E MANIFESTANTI-FOTO |
Mercoledì 15 Luglio 2015, 20:46
di Alessandra Severini
ROMA – La notte più lunga. Il Parlamento greco ha affrontato un dibattito estenuante e teso sul primo pacchetto di riforme chieste dall’Unione europea per sbloccare un terzo piano di salvataggio ed evitare il Grexit. Il voto. previsto nella notte, dovrebbe essere favorevole alle riforme. A sostenerle la destra di Nea Democratia, i centristi di To Potami e i socialisti del Pasok. Syriza invece si è spaccata.
Atene, scontri tra polizia e manifestanti
Mentre il Parlamento votava le riforme, la piazza bruciava. La manifestazione di migliaia di persone contro l’austerità ha riempito le strade di Atene ma una volta giunta in piazza Syntagma, davanti al Parlamento, i movimenti anarchici hanno affrontato la polizia, con lanci di molotov e bottiglie. Le forze dell’ordine hanno riposto con cariche e lacrimogeni. Decine gli arresti, ma dopo circa mezz’ora di tensione nella piazza è tornata la calma. Ma non è stata solo la Capitale a scendere in piazza: manifestazioni per dire no alle politiche di austerity si sono svolte a Salonicco e in altre città greche.
In aula intanto la discussione è andata avanti per ore e il voto è arrivato in tarda notte. I punti più importanti dell’accordo votato sono l’addio alle agevolazioni fiscali per le isole, la riforma previdenziale con lo stop nel 2022 alle pensioni anticipate, l’incremento dell’Iva dal 13 al 23 per cento anche su generi alimentari come pasta, pane e latte.
Ora Tsipras è davanti a un bivio. Abbandonato da metà del suo partito, la strada obbligata sembra quella delle dimissioni. Del resto il premier con i suoi era stato chiaro: «O siamo uniti, o cade il governo di sinistra». E ancora: «Abbiamo dato una lezione di dignità al mondo», ha detto Tsipras poi in Parlamento. Nonostante ciò, più della metà della direzione del partito ha votato contro l’accordo firmato dal premier con i creditori (109 no su 201). Il viceministro delle Finanze Nadia Valavani si è dimessa. E poi il voto finale con le riforme destinate a passare grazie ai voti dell’opposizione.
Sul piano di aiuti alla Grecia continua ad aleggiare l’incertezza. Il prestito ponte da 7 miliardi per permettere alla Grecia di far fronte ai debiti in scadenza tra qualche giorno, dovrebbe attingere dal Fondo Salva Stati, ma restano da vincere le resistenze di alcuni paesi dell’Unione, come la Gran Bretagna. Rimane incerta anche la posizione del Fondo monetario internazionale, che secondo un report interno giudica insostenibile il debito greco e minaccia di dire ‘no’ al piano di salvataggio senza un taglio dello stesso. Ma l’Fmi ha avvertito anche la Germania: «L’incertezza sul nuovo salvataggio della Grecia potrebbe mettere a rischio la fiducia e la ripresa», anche nel paese di Angela Merkel. E proprio nel Parlamento tedesco alcuni deputati hanno già annunciato che voteranno contro l’accordo che prevede il salvataggio della Grecia. In Germania, molti continuano a ritenere l’uscita della dall’euro l’unica strada percorribile.
http://www.leggo.it/NEWS/ESTERI/atene_grecia_scontri/notizie/1465480.shtml
Dramma del degrado e dell’abbandono, madre e figlia trovate morte da giorni
Istat: più di 4 milioni gli italiani in povertà assoluta
Parma, stupro di gruppo: due antifascisti ai domiciliari
Lucia Borsellino: provo vergogna per loro. Crocetta: “sono una vittima”
FILIPPO BOVO : LA VERITE SUR L’ERYTHREE/ SUR AFRIQUE MEDIA TV (12 JUILLET 2015)
Les experts internationaux de EODE sur les médias …
EODE-TV & AFRIQUE MEDIA TV / Avec EODE Press Office/ 2015 07 12/
Intervention de Filippo BOVO, Journaliste italien, membre du Conseil des Experts d’EODE :
Video sur le Website d’EODE-TV https://vimeo.com/133695856
L’Erythrée, encore un état sous attaque médiatique permanente de l’Occident !
Spécialiste de cette région, Filippo Bovo rétabli la vérité sur un des derniers états socialistes d’Afrique.
Bovo est l’auteur du livre (en italien) ERITREA AVANGUARDIA DI UN’AFRICA NUOVA STORIA, ATTUALITA’ ED AVVENIRE DI UNA GIOVANE NAZIONE, aux editions ANTEO …
Bio express de Filippo Bovo :
(Pisa, 1983), est un écrivain et journaliste autodidacte, directeur du nouveau journal “L’Opinione Pubblica”.
Pour la maison d’édition “ANTEO EDIZIONI”, il a aussi écrit
– “ISIS – Une menace pour l’islam”,
– “le Yémen – Une nation au centre de la planche»
– et a été co-auteur de “Bataille pour le Donbass”.
Diffusé sur AFRIQUE MEDIA TV
dimanche 12 juillet 2015 dans l’émission ‘Le Débat Panafricain’
présenté par Juliana Tadda.
EODE-TV / EODE Press Office /
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EODE-TV sur Vimeo: https://vimeo.com/eodetv
INANÇ KUTLU (EODE): LA NOUVELLE DONNE POLITIQUE EN TURQUIE APRES LES LEGISLATIVES DU 7 JUIN/ SUR AFRIQUE MEDIA TV (21 JUIN 2015)
Les experts internationaux de EODE sur les médias …
EODE-TV & AFRIQUE MEDIA TV / Avec EODE Press Office/ 2015 06 21/
Intervention de Inanç KUTLU, Administrateur de EODE Zone Turkey :
Video sur le Website d’EODE-TV https://vimeo.com/133709209
TURQUIE: après les élections turques du 7 juin 20115 Erdogan a perdu sa majorité absolue et doit faire face à de nouvelles forces politiques (nouveau parti kurde au parlement, nouveau souffle des laiques kémalistes).
Fin des rêves néo-ottomans du Sultan Erdogan ?
Diffusé sur AFRIQUE MEDIA TV
dimanche 21 juin 2015 dans l’émission ‘Le Débat Panafricain’
présenté par Bachir Mohamed Ladan.
EODE-TV / EODE Press Office
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EODE-TV sur Vimeo: https://vimeo.com/eodetv
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