CE VENDREDI SOIR 12 JUIN 2015/ SUR AFRIQUE MEDIA TV : Emission LE MERITE PANAFRICAIN

Vers 20H00 (Douala) et 21H (Bruxelles)…

MERITE JULIANA LM

Présentée par Juliana TADDA
En direct sur streaming sur http://lb.streamakaci.com/afm/ Avec tous les panelistes et Luc MICHEL (depuis Bruxelles)

# THEMES DE L’EMISSION ‘LE MERITE PANAFRICAIN’
DU VENDREDI 12 JUIN 2015

I- Comment faire pour neutraliser les forces endogènes et exogènes qui veulent déstabiliser l’Afrique?

II- LE FMI ET LA BANQUE MONDIALE :
Peut-on encore faire confiance ?
_____________________

Retrouvez nous sur Facebook …
GROUPE OFFICIEL AFRIQUE MEDIA TV
(administré par Bachir Mohamed Ladan et Luc Michel)

https://www.facebook.com/groups/afrique.media.groupe.officiel/

Treviso, un pensionato ospita un immigrato: in cinque giorni gli prosciuga il conto in banca

siamo certi che i tanti predicatori dell’accoglienza non accolgono nessuno a proprie spese in casa propria né tantomeno risarcirà l’anziano signore.
Mafia capitale ringrazia tali predicatori

E LadyLike che dice?

Nuova immagine

Aveva seguito i “consigli” di Alessandra Moretti, la candidata alla regione Veneto travolta alle elezioni regionali. Aveva aperto le porte di casa sua a un immigrato, come suggerito da LadyLike, mettendo a sua disposizione una camera dove dormire. Il risultato? Pessimo. Il marocchino di 24 anni che aveva ospitato, in pochi giorni, gli ha prosciugato il conto in banca. Suo malgrado, il protagonista della storia è un pensionato di Crespano, in provincia di Treviso. Dopo il furto, la denuncia, e dopo la denuncia, il processo. Il marocchino è stato condannato a 1 anni e 6 mesi di reclusione. Come riporta Il Gazzettino, in soli cinque giorni aveva alleggerito il conto dell’anziano di oltre mille euro. Ritornano dunque alla mente le parole della Moretti, che in campagna elettorale disse: “Ospitare un profugo a casa mia mi pare paradossale, ma un pensionato che ha un assegno esiguo potrebbe arrotondare ospitando un profugo a casa sua. Circa 35 euro al giorno – aveva aggiunto – sono una buona cifra per chi ospita nella propria casa un immigrato”. Chissà cosa ne pensa, ora, il pensionato di Crespano.

 http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11799760/Treviso%E2%80%93un-pensionato-ospita-un.html

Brutale aggressione ai ferrovieri

ancora             
IN MARCIA! 

GIORNALE DI CULTURA, TECNICA E INFORMAZIONE POLITICO SINDACALE, DAL 1908
 —————————————————————

Ieri sera (giovedi 11 giugno) due nostri colleghi hanno subito una brutale aggressione.
Nella stazione del Passante di Milano Villapizzone il capotreno, dopo aver invano chiesto il biglietto ad un gruppo di viaggiatori, è stato da costoro assalito; uno degli aggressori lo ha addirittura colpito con una lama, sembrerebbe un “machete”.
Un capotreno fuori servizio, intervenuto per dare aiuto al collega in difficoltà, è stato a sua volta colpito, in testa; è intervenuto anche il macchinista del treno.
I due capitreno sono stati ricoverati con codice rosso; quello colpito col machete rischia addirittura l’amputazione del braccio.
Questo fatto rappresenta l’ennesimo episodio in cui personale ferroviario subisce aggressioni mentre nient’altro sta facendo che svolgendo le proprie mansioni.
Innanzitutto esprimiamo la nostra solidarietà ai colleghi coinvolti.
Condanniamo sicuramente l’episodio di violenza pura e anche premeditata, esprimendo il nostro massimo disprezzo verso chi va in giro pronto a commettere brutalità di questo tipo, come se vivessimo nel “far west”.
Esprimiamo però anche tutto il nostro dissenso nei confronti delle imprese ferroviarie, che non investono quanto dovrebbero in sicurezza, per i viaggiatori e per i dipendenti, se non in forme puramente d’immagine.
Le stesse imprese hanno nell’ultimo decennio anche ridotto all’eccesso il Personale, lasciando i lavoratori dell’esercizio il più delle volte soli, e allo sbando in ogni situazione di emergenza.
Si succedono amministratori e manager vari, pluristipendialti nei loro lussuosi palazzi, mentre i lavoratori “in prima linea”, le cui condizioni di lavoro sono in continuo aggravamento, si trovano rischiare la vita per fare il proprio lavoro.
Oggi i treni della Lombardia si fermeranno dalle ore 12.00 alle 12.15 per esprimere solidarietà ai colleghi di Villapizzone, e come segno di protesta per i continui episodi di vandalismo e di violenza.
Invitiamo i sindacati, quantomeno quelli di base, a prendere opportune e anche drastiche iniziative a tutela dei lavoratori.

La Coop: «Il gioco è stato rubato, processate quella nonna»

ma quanto è generosa la coop, quanto sono solidali i compagni moralmente superiorila spezia 10 giugno 2015

  
tribunaleSP
L’esterno del tribunale della Spezia
 
Articoli correlati
La Spezia – Doveva scegliere tra la spesa e il giocattolo per la nipotina. L’anziana, 76 anni, incensurata, originaria di Riccò del Golfo, in Val di Vara, ha perciò fatto finta di nulla, infilando l’articolo da regalo nel carrello sotto pacchi di pasta, pane, verdure. Ora la Coop, dopo averla denunciata, si oppone alla richiesta di archiviazione presentata dalla Procura. Quasi a voler pretendere una punizione esemplare per la pensionata, come se non fosse stato già abbastanza l’imbarazzo provato dopo essere stata sorpresa.
 
Un vigilantes dell’Ipercoop delle Terrazze ha visto tutta la scena dalle telecamere di videosorveglianza. Ha atteso che la nonnina varcasse la soglia delle casse, era la vigilia del Natale scorso. L’anziana rischia adesso un processo. Nel corso della sua vita la donna non ha mai dimostrato condotte simili, era la prima volta. Il sostituto procuratore Giovanni Maddaleni si è trovato la pratica tra le mani e, visto l’esiguo ammontare della refurtiva, 29 euro e 29 centesimi, ha presentato al giudice per le indagini preliminari Marta Perazzo una richiesta di archiviazione facendo leva sulla nuova disciplina giuridica della «particolare tenuità del fatto» entrata in vigore lo scorso 2 aprile.
 
Le motivazioni del pm sembrano pertinenti, «visto che l’offesa è di particolare tenuità e il comportamento risulta non abituale». L’esito del procedimento sembrava scritto. La Coop invece si oppone e il 16 giugno prossimo è fissata l’udienza per decidere in merito alla vicenda.
 

TAV, OGGI TELT HA CONSEGNATO LA CERTIFICAZIONE DEI COSTI DELL’OPERA

BY  – PUBLISHED: 06/12/2015 –
  

RICEVIAMO DA TELT

E’ stata consegnata ai Governi di Italia e Francia, tramite la Commissione Intergovernativa (CIG) per la Torino-Lione, la certificazione dei costi redatta dal raggruppamento Groupement Tractebel Engineering SA / TUC Rail. Lo hanno comunicato oggi all’Expo di Milano il presidente, Hubert Du Mesnil, e il direttore generale, Mario Virano, di TELT Tunnel Euralpin Lyon Turin, promotore pubblico responsabile della realizzazione e della gestione della Sezione Transfrontaliera della nuova linea ferroviaria. L’annuncio è stato dato nel corso dell’incontro “Preparare gli scambi economici di domani” organizzato, nel Padiglione Francia, dalle regioni Rhône-Alpes e Piemonte, che ha visto la partecipazione di oltre 100 ospiti del mondo economico e produttivo.

I contenuti della certificazione dei costi saranno comunicati dai due Governi, è stato anticipato che la certificazione conferma il buon lavoro svolto dal promotore, i prezzi sono in linea con le buone pratiche internazionali. Nel corso dell’evento è stato fatto il punto sull’avanzamento dei lavori e ricordato che la Torino – Lione è il principale anello mancante nel corridoio che collega l’Europa sud-occidentale con i Paesi dell’Europa centrale e orientale. Secondo lo studio commissionato dall’Ue a Pricewaterhousecoopers le regioni lungo il corridoio mediterraneo rappresentano una rilevante area socio-economica: con il 18% della popolazione dell’UE, generano circa il 17% del PIL.

La conferenza ha permesso di illustrare il significativo impatto economico previsto grazie alla nuova infrastruttura, progettata per il trasporto merci e passeggeri, che interesserà più di 250 milioni di persone e collegherà le grandi aree economiche europee.

Nonostante la crisi, il valore delle esportazioni e delle importazioni tra l’Italia ed i paesi principalmente coinvolti dall’opera (Francia, Penisola Iberica, Gran Bretagna) è stato nel 2014 di 132 miliardi di euro. Gli scambi commerciali tra Francia e Italia hanno un valore di circa 70-80 miliardi di euro.

La presenza di grandi infrastrutture di trasporto moderne favorisce lo sviluppo di grandi regioni economiche. Rhône-Alpes è la prima regione manifatturiera della Francia e insieme al sistema Piemonte-Lombardia e Catalogna costituisce l’insieme di 3 delle 4 aree produttive fondamentali dell’Europa, oltre alla Baden-Württemberg. Il traffico merci tra Francia e Italia è oggi ancora troppo sbilanciato a favore della gomma, la rotaia attira solo il 9% del totale, rispetto al 29% dell’asse tedesco e il 64% degli svizzeri (dati 2014). Da qui l’urgenza di realizzare il nuovo collegamento che, come avviene in Svizzera, permetterà di trasferire circa 1 milione di camion dalla strada alla ferrovia ed ottimizzare i flussi commerciali.

Infine, il coordinatore europeo per il Corridoio Mediterraneo, Laurens Brinkhorst, ha ricordato la disponibilità dell’UE a finanziare al 40% la Torino-Lione, fondamentale per la realizzazione della rete europea Ten-T. La decisione dell’UE, nell’ambito del programma pluriennale 2014-2020, per i progetti prioritari, di cui fa parte la Torino-Lione, sarà annunciata questa estate.

ECCO CHI HA UCCISO ILARIA ALPI

INFORMARE PER RESISTERE

ECCO CHI HA UCCISO ILARIA ALPI
giugno 11 2015
 – di Manlio Dinucci –La docu­fic­tion «Ila­ria Alpi – L’ultimo viag­gio» (visi­bile sul sito di Rai Tre) getta luce, soprat­tutto gra­zie a prove sco­perte dal gior­na­li­sta Luigi Gri­maldi, sull’omicidio della gior­na­li­sta e del suo ope­ra­tore Miran Hro­va­tin il 20 marzo 1994 a Moga­di­scio. Furono assas­si­nati, in un agguato orga­niz­zato dalla Cia con l’aiuto di Gla­dio e ser­vizi segreti ita­liani, per­ché ave­vano sco­perto un traf­fico di armi gestito dalla Cia attra­verso la flotta della società Schi­fco, donata dalla Coo­pe­ra­zione ita­liana alla Soma­lia uffi­cial­mente per la pesca.

In realtà, agli inizi degli anni Novanta, le navi della Shi­fco erano usate, insieme a navi della Let­to­nia, per tra­spor­tare armi Usa e rifiuti tos­sici anche radioat­tivi in Soma­lia e per rifor­nire di armi la Croa­zia in guerra con­tro la Jugoslavia.

Anche se nella docu­fic­tion non se ne parla, risulta che una nave della Shi­fco, la 21 Oktoo­bar II (poi sotto ban­diera pana­mense col nome di Urgull), si tro­vava il 10 aprile 1991 nel porto di Livorno dove era in corso una ope­ra­zione segreta di tra­sbordo di armi sta­tu­ni­tensi rien­trate a Camp Darby dopo la guerra all’Iraq, e dove si con­sumò la tra­ge­dia della Moby Prince in cui mori­rono 140 persone.

Sul caso Alpi, dopo otto pro­cessi (con la con­danna di un somalo rite­nuto inno­cente dagli stessi geni­tori di Ila­ria) e quat­tro com­mis­sioni par­la­men­tari, sta venendo alla luce la verità, ossia ciò che Ila­ria aveva sco­perto e appun­tato sui tac­cuini, fatti spa­rire dai ser­vizi segreti. Una verità di scot­tante, dram­ma­tica attualità.

L’operazione «Restore Hope», lan­ciata nel dicem­bre 1992 in Soma­lia (paese di grande impor­tanza geo­stra­te­gica) dal pre­si­dente Bush, con l’assenso del neo-presidente Clin­ton, è stata la prima mis­sione di «inge­renza umanitaria».

Con la stessa moti­va­zione, ossia che occorre inter­ve­nire mili­tar­mente quando è in peri­colo la soprav­vi­venza di un popolo, sono state lan­ciate le suc­ces­sive guerre Usa/Nato con­tro la Jugo­sla­via, l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, la Siria e altre ope­ra­zioni come quelle in corso nello Yemen e in Ucraina.

Pre­pa­rate e accom­pa­gnate, sotto la veste «uma­ni­ta­ria», da atti­vità segrete. Una inchie­sta del New York Times (24 marzo 2013) ha con­fer­mato l’esistenza di una rete inter­na­zio­nale della Cia, che con aerei qata­riani, gior­dani e sau­diti for­ni­sce ai «ribelli» in Siria, attra­verso la Tur­chia, armi pro­ve­nienti anche dalla Croa­zia, che resti­tui­sce così alla Cia il «favore» rice­vuto negli anni Novanta.

Quando il 29 mag­gio scorso il quo­ti­diano turco Cum­hu­riyet ha pub­bli­cato un video che mostra il tran­sito di tali armi attra­verso la Tur­chia, il pre­si­dente Erdo­gan ha dichia­rato che il diret­tore del gior­nale pagherà «un prezzo pesante».

Ven­tun anni fa Ila­ria Alpi pagò con la vita il ten­ta­tivo di dimo­strare che la realtà della guerra non è solo quella che viene fatta appa­rire ai nostri occhi.

Da allora la guerra è dive­nuta sem­pre più «coperta». Lo con­ferma un ser­vi­zio del New York Times (7 giu­gno) sulla «Team 6», unità super­se­greta del Comando Usa per le ope­ra­zioni spe­ciali, inca­ri­cata delle «ucci­sioni silen­ziose». I suoi spe­cia­li­sti «hanno tra­mato azioni mor­tali da basi segrete sui calan­chi della Soma­lia, in Afgha­ni­stan si sono impe­gnati in com­bat­ti­menti così rav­vi­ci­nati da ritor­nare imbe­vuti di san­gue non loro», ucci­dendo anche con «pri­mi­tivi tomahawk».

Usando «sta­zioni di spio­nag­gio in tutto il mondo», camuf­fan­dosi da «impie­gati civili di com­pa­gnie o fun­zio­nari di amba­sciate», seguono coloro che «gli Stati uniti vogliono ucci­dere o catturare».

Il «Team 6» è dive­nuta «una mac­china glo­bale di cac­cia all’uomo». I kil­ler di Ila­ria Alpi sono oggi ancora più potenti. Ma la verità è dura da uccidere.

Fonte:   ilmanifesto.info

«Tangenti sul Terzo Valico mascherate da consulenze»

http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2015/03/18/ARU8leqD-tangenti_consulenze_mascherate.shtml

GENOVA 18 marzo 2015

Matteo Indice e Marco Grasso

Un cantiere dell’Alta velocità

Un cantiere dell’Alta velocità

Genova – Mentre la nebbia dell’inchiesta si dirada in primis su vari pressing esercitati dal ministro deiTrasporti Maurizio Lupi, ecco che pure il panorama sulle “storture” nei maxi-appalti per il Terzo Valico ferroviario si fa più nitido. Fra presunte tangenti pagate sottoforma di consulenze per ingraziarsi il dominus romano dei lavori pubblici – colui che aveva la possibilità di far affluire senza problemi i milioni nelle casse del principale appaltatore, il general contractor – e richieste di “aiutini” allo stesso ministro. Obiettivo: racimolare il più possibile dagli scavi per il nuovo collegamento ad alta velocità Genova – Milano.

I magistrati si sono concentrati in primis sulla figura diErcole Incalza, per anni capo della Struttura tecnica di missione al ministero delle Infrastrutture. Un grand commìs attraverso il quale passavano tutti i più importanti appalti per realizzare strade, aeroporti o ferrovie in Italia, con un potere semplicemente smisurato se c’era da decidere chi e quanto pagarlo.

Il suo facilitatore, piazzato come direttore dei lavori in una miriade di cantieri imponendolo aigeneral contractor, è invece Stefano Perotti, ingegnere fiorentino. Secondo le accuse Incalza imponeva ai contraenti generali il direttore dei lavori di suo gradimento (Perotti appunto), garantendo in cambio il superamento di ogni ostacolo burocratico-amministrativo. Perotti a sua volta non controllava «un c…» (come dice un suo detrattore), aiutava le imprese private nelle richieste di varianti e le condiva a parere degli inquirenti con mazzette pagate ancora dai general contractor, che gonfiavano il costo delle opere. Un circolo (vizioso) perfetto.

 Nel mirino della magistratura finisce l’impresa incaricata di realizzare l’opera, il consorzio Cociv e l’azienda Civ del gruppo Gavio.

Ecco quindi cosa scrivono i magistrati: «Incalza, che da tempo aveva instaurato un rapporto corruttivo con Perotti , garantiva un favorevole iter delle procedure amministrative per il finanziamento, l’avvio e lo svolgimento dei lavori.. e assicurava un trattamento di favore al general contractor Consorzio Cociv, comprendente le società Salini-Impregilo e l’azienda Civ del gruppo Gavio, a fronte dell’affidamento sempre a Perotti dell’incarico di direzione dei lavori».

Poi il dettaglio della presunta mazzetta: «La società Argo Finanziaria, facente parte del medesimo gruppo Gavio, ha corrisposto ad Alberto Donati, genero di Incalza, compensi per prestazioni professionali per 691.797 euro dal 2006 al 2010; Incalza ha dunque agito in violazione del dovere di fedeltà verso la pubblica amministrazione». Il Secolo XIX ha provato ieri più volte a raggiungere i responsabili per le relazioni esterne Cociv via cellulare, ma non hanno risposto alle chiamate. Quanto fosse ricco il piatto del Terzo valico, lo conferma pure un’intercettazione del 18 ottobre 2013.

Lionetti, da Venezia a Torino: ecco chi è il nuovo capo della digos

giugno 11 2015

Giampietro Lionetti,  è stato nominato capo della Digos di Torino. Fino a ieri aveva ricoperto lo stesso incarico a Venezia, dove ha lavorato per sei mesi. In precedenza era stato per alcuni anni vicario della Digos di Roma. Lionetti sostituirà Giuseppe Petronzi, che da Torino si è trasferito negli Stati Uniti con incarico di esperto di sicurezza per l’ambasciata italiana
Lionetti ha 46 anni ed è di origini calabresi, è nato a Cirò Marina in provincia di Crotone, si è laureato in giurisprudenza all’Università La Sapienza di Roma nel 1994.

Da numero due della Digos di Roma, si è occupato di terrorismo e del mondo antagonista. Ecco in breve le tappe della sua carriera: 
Inizia in Sicilia nel 1992 come funzionario addetto al commissariato di Gela. Nel 1994, come detto, consegue la laurea in Giurisprudenza all’Università degli studi di Roma “La Sapienza”.
Nel febbraio 1995 il trasferimento alla questura di Roma, come responsabile del IV nucleo Volanti. Dal 1997, per cinque anni, opera in cinque commissariati differenti.

Nel 2005, iniziare il percorso alla Digos, occupandosi di terrorismo internazionale e di antagonismo di sinistra. Nel 2011 la nomina a vicedirigente dell’ufficio, che ha ricoperto fino al trasferimento lo scorso anno a Venezia. E ora Torino.

Entrerà in servizio la prossima settimana

Enel e Metroweb, la strana coppia della banda larga

http://www.repubblica.it/economia/finanza/2015/06/12/news/enel_e_metroweb_la_strana_coppia_della_banda_larga-116686273/

L’ad dell’ex monopolista elettrico annuncia che a breve ci sarà il primo incontro tra i tecnici delle due società. L’obiettivo è trovare sinergie economiche e tecnologiche per la posa della fibra ottica per i collegamenti internet veloci

di LUCA PAGNI

12 giugno 2015

Enel e Metroweb, la strana coppia della banda larga

MILANO – Ma cosa c’azzeccano il primo gruppo italiano per la produzione e vendita di energia elettrica e la società che per prima ha portata la fibra ottica al posto del cavo di rame nelle case degli italiani, e in particolare dei milanesi? Agli occhi di chi non è esperto di nuove tecnologie e di telecomunicazioni, la strana coppia formata da Enel e da Metroweb potrebbe sembrare un matrimonio privo di senso. Resta da spiegare, allora, l’annuncio arrivato dall’ amministratore delegato di Enel, Francesco Starace che ha confermato che a breve ci sarà un incontro tra i tecnici delle due società per avviare una collaborazione tra i due gruppi per lo sviluppo della rete per le comunicazioni via interne di nuova generazione.

La risposta si trova nella bozza del decreto “Comunicazioni” che il Governo ha preparato per essere approvato dal Consiglio dei ministri non appena avrà il via libera da parte di Bruxelles. per concordare un testo che non sia poi messo in mora per eventuali aiuti di Stato. Il decreto individua fino a 7 miliardi di fondi da investire nella banda larga: per ottemperare agli obiettivo della Ue che vuole l’80 per cento della popolazione europea collegata a reti dove le informazioni viaggiano almeno a 100 mbps, lasciando così l’ultimo posto in classifica tra gli stati membri nella diffusione delle reti di nuova generazione.

Per velocizzare i cantieri e sostenere gli investimenti, il decreto prevede un fondo di garanzia ma anche un incentivo (sotto forma di voucher) agli utenti finali che passeranno da un abbonamento internet con la fibra ottica a uno con la fibra ottica. Ma non solo: per facilitare la posa dei nuovi cavi e limitare l’impatto dei cantieri, il decreto prevede la possibilità di utilizzare “reti” esistenti. Di tutti i tipi:  “Le imprese che forniscono un’infrastruttura fisica destinata alla prestazione di un servizio di produzione, trasporto o distribuzione di gas, elettricità, teleriscaldamento, pubblica illuminazione e impianti semaforici”, ma anche relativi al comparto dell’ “acqua, inclusi le fognature e gli impianti di trattamento delle acque reflue e sistemi di drenaggio”, nonché “i servizi di trasporto, compresi ferrovie, strade, porti e aeroporti, anche se concessionari pubblici o privati, concedono l’accesso alla propria infrastruttura fisica agli operatori di reti di comunicazione elettronica, che ne facciano richiesta scritta, per l’installazione di elementi di reti di comunicazioni elettronica” per la banda larga ad una velocità di almeno 30 MegaByte al secondo, si legge sul primo punto. Si tratta del meccanismo che permette di costruire l’infrastruttura senza ‘scavare’ nuovamente tracce, motivo per cui si è mosso l’interesse dell’Enel e delle utility dei servizi locali sul progetto.

Ecco spiegato il motivo per cui anche Enel, così come tutte le utility locali, sarà coinvolte nel progetto. Enel può affittare i cavodotti che dalla centralina in strada arrivano nelle case, così come lo possono fare le utilty che gestiscono le reti nelle grandi città. Metroweb è la società che potrebbe essere il perno del piano della banda larga, avendo già le competenze e un piano per la diffusione della fibra nelle principali aree metropolitane.

In realtà, il piano è molto più complesso e si intreccia con altre vicende politico-finanziarie. La sostituzione dei vertici della Cassa Depositi Prestiti è un segnale del fatto che il Governo vuole accelerare lo sviluppo delle tlc: la Cdp è proprietaria del 46% di Metroweb e ha presentato una offerta per salire al 100 per cento. Segnale che il Governo cercherà la collaborazione di tutti gli operatori di tlc, ma vuole essere il regista dell’operazione.

Migranti, l’Ue volta le spalle all’Italia: «Accoglienza su base volontaria»

ma non sarà mica per quel business più redditizio della droga che l’accoglienza sia un obbligo solo per noi???? Intanto in Francia Ventimiglia, migranti in massa al confine: la Francia blocca gli ingressi

Bruxelles 12 giugno 2015

  
dal corrispondente Marco Zatterin
 
  Nuova immagine (1)
 
Articoli correlati
Bruxelles – Quarantamila sì, ma senza che lo ordini l’Europa. L’«ambizioso piano» con cui la Commissione di Jean-Claude Juncker ha proposto uno schema temporaneo di redistribuzione obbligatoria dei migranti che hanno diritto alla protezione internazionale – 24 mila presi in Italia e 16 mila in Grecia – si va arenando sul tavolo del Consiglio, il conclave dei governi nazionali. «Le quote vincolanti non possono passare», assicura una fonte altolocata, che parla di «opposizione diffusa». Così si sta approntando un “piano B” che salvi l’onore dell’esecutivo e dell’Ue solidale. «Lavoriamo a un meccanismo su base volontaria – spiega il diplomatico – per mantenere l’impegno senza introdurre un principio che pochi vogliono». E sperare che il fine riesca a giustificare i mezzi.
 
Un’intesa al ribasso
L’ipotesi va declinata al condizionale anche se raccoglie conferme, del resto è chiaro che lo strappo in avanti del Team Juncker rischia di sbattere contro le resistenze di troppe capitali. L’ultima conta: dodici stati su ventotto s’oppongono alla natura vincolante della riallocazione, sette non digeriscono quella che chiamano «l’eccessiva attenzione al Mediterraneo». Sono i paesi baltici e dell’area centro-orientale, guidati dalla Polonia. Non vogliono che venga favorito il principio della ripartizione automatica. Per loro, la solidarietà si esprime quando qualcuno ne ha bisogno e se c’è la possibilità di farlo.
 
Tutta questa pressione ha avuto l’effetto di rallentare i lavori sull’attuazione sulle «quote». Italiani e greci – i diretti interessati nonché le sole delegazioni integralmente favorevoli al progetto della Commissione – accusano la presidenza di turno lettone di aver frenato l’iter. Dal varo di fine maggio ci sono stati solo incontri tecnici e la prima riunione politica sarà oggi. Il Consiglio Interni di martedì, che poteva essere decisivo, sarà pertanto solo una tappa. Il dossier finirà al vertice del 25-26 giugno, dove il banco è tenuto da Donald Tusk, polacco in cerca d’una soluzione che accontenti Varsavia e gli altri, senza che la spaccatura diventi troppo evidente. Un risultato ormai certo è che non si parte da luglio. Slittamento probabile ad agosto o settembre. Per l’Italia è ancora il male minore.
 
Il rimprovero dei polacchi
Dalle parti di Tusk si stigmatizza che Juncker si sia «spinto oltre il mandato avuto dai leader in aprile» invece che attenersi a una redistribuzione temporanea per aventi diritto su base volontaria. Ne consegue che ci attendono settimane di discussioni accese, in cui molto dipenderà dalla capacità negoziale italiana e dalla volontà franco-tedesca di dare un senso compiuto al combinato disposto di solidarietà e responsabilità.
 
Alla Commissione insistono che «la partita è aperta» e avvertono che la morte del loro piano «sarebbe l’inizio della fine dell’integrazione europea e condurrebbe ad un attacco di Schengen». Esagerato il primo concetto, azzeccato il secondo. Se l’Italia non sarà aiutata, è facile che faccia finta di niente e lasci filtrare verso il Nord un bel numero di migranti. Austriaci, tedeschi, francesi e altri potrebbero essere tentati dal chiedere il ritorno dei controlli di frontiera. Oltre il danno della solidarietà mancata e dei valori comuni traditi, sarebbe una beffa di cui pagherebbero il conto milioni di cittadini.