Bail-In approvato in Comm. Finanze. Italia come Cipro: se la banca fallisce paghi tu

http://www.beppegrillo.it/movimento/parlamento/2015/06/bail-in-approvato-in-commissione-finanze-litalia-come-cipro.html

firmassegno.jpg

Si chiama direttiva europea 2014/59/UE. Significa, brutalmente, che dal 1 gennaio 2016 se la vostra banca va in crisi dovrete pagare voi con i vostri conti correnti, azioni e obbligazioni. Oggi con limite superiore a 100 mila euro, ma si potrebbe finire a 30 mila come già in Germania.

Se ricordate, è la stessa cosa che successe qualche anno fa a Cipro: per evitare il fallimento delle banche si rastrellarono i soldi dei risparmiatori con un bail-in, e questa bella idea piacque così tanto all’Europa che si decise di farla adottare a tutti quanti.

Naturalmente la direttiva va prima ratificata dai Parlamenti nazionali, con il solito finto rispetto della democrazia a cui ci ha abituato l’Unione. E siccome qui in Italia non ci sono Varoufakis a disposizione, ma solo Zerbinakis in servizio permanente effettivo, ecco che puntualmente la Commissione Finanze alla Camera (a maggioranza PD) si affretta zelante ad approvare quanto ordinato.

A breve in aula per l’approvazione definitiva. Tutto ciò in barba ad ogni buonsenso, alla Costituzione e persino alle più recenti parole del Papa. I giornali opportunamente tacciono. Tra qualche mese diventeremo tutti soci delle banche, ma sia chiaro, sempre con le consuete regole contrattuali: se le perdite saranno di tutti, i profitti restano i loro.

Grecia, dopo proposta di referendum Eurogruppo sbatte porta in faccia ad Atene: “Pronti a tutto per stabilità Euro”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06/27/grecia-dopo-proposta-di-referendum-eurogruppo-sbatte-porta-faccia-atene/1820157/

Grecia, dopo proposta di referendum Eurogruppo sbatte porta in faccia ad Atene: “Pronti a tutto per stabilità Euro”

Zonaeuro

I creditori hanno detto no alla richiesta di una nuova proroga della scadenza del 30 giugno per consentire la consultazione annunciata da Tsipras. L’Eurogruppo è proseguito senza la delegazione ellenica, sul tavolo il “fallimento ordinato” di Atene

di  | 27 giugno 2015

Il tentativo di Alexis Tsipras di sparigliare le trattative con i creditori giocando la carta del referendum sulle loro proposte ha fatto saltare il negoziato. I ministri delle Finanze dell’area euro, durante la riunione di sabato pomeriggio, hanno infatti detto no alla richiesta di Atene di posticipare di sei giorni la deadline del 30 giugno per permettere, il 5 luglio, lo svolgimento della consultazione annunciata a sorpresa dal premier ellenico. Il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis aveva chiesto un’estensione ad hoc del programma di salvataggio e il rinvio del termine per il rimborso della rata da 1,6 miliardi di euro al Fondo monetario internazionale, ma gli omologhi degli altri 18 Paesi non ne hanno voluto sapere. “Il programma scade il 30 giugno”, ha detto in conferenza stampa il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem.

Il vertice dei ministri dell’area euro, il quinto in dieci giorni, è stato interrotto ed è tornato a riunirsi senza la delegazione greca per chiudersi intorno alle 20. Il leader ellenico ha provato a tirare ancora la corda cercando forse di strappare qualche concessione in più. Ma il risultato è stato far precipitare la situazione. Il comunicato finale, che il ministro greco non ha firmato (“Oggi è un giorno triste per l’Europa”, ha commentato all’uscita), “prende atto” della decisione del governo greco di indire un referendum in una data successiva alla fine del programma e sottolinea che “nonostante gli sforzi a tutti i livelli e il pieno supporto dell’Eurogruppo le autorità greche hanno rotto unilateralmente il negoziato”. Le autorità dell’Eurozona “sono pronte a fare tutto il necessario per assicurare la stabilità finanziaria dell’area euro”, è stata la conclusione. Tanto che sul tavolo, al quale hanno partecipato anche il presidente della Bce, Mario Draghi, e la direttrice dell’Fmi, Christine Lagarde, ci sarebbe stato l’esame di un fallimento ordinato della Grecia, quando il 30 giugno scadrà l’attuale programma di salvataggio e le conseguenze sull’area euro.

“Proposte dei creditori violano i trattati Ue” – Nella notte di venerdì Tsipras aveva annunciato, in nome della “tradizione democratica” del Paese, di voler rimettere ai cittadini la decisione se accettare o meno quello che ha definito “un ricatto”. I greci dovrebbero dire sì o no all’ultima proposta della ex troika, che prevede la proroga fino a fine anno del piano di assistenza e un versamento di 1,8 miliardi di euro subito e altri 15 miliardi in seguito (8 in più rispetto ai 7,2 previsti dall’ultima tranche del programma in corso). Ma solo a fronte di una riforma immediata del sistema previdenziale, un rialzo dell’Iva superiore a quello proposto da Atene, niente tasse sui profitti delle imprese, 400 milioni di tagli alla difesa. Le famose correzioni scritte in rosso sul documento che era stato sottoposto da Tsipras all’inizio della settimana“Ci hanno chiesto di accettare pesi insopportabili che avrebbero aggravato la situazione del mercato del lavoro e aumentato le tasse”, ha sintetizzato il premier. “Queste proposte – che violano i trattati europei e il diritto base al lavoro, all’eguaglianza e alla dignità – dimostrano che alcuni dei partner e delle istituzioni non vogliono un accordo fattibile per tutte le parti, ma piuttosto l’umiliazione di un intero popolo”.

Opposizione contro il premier: “Si dimetta” – Proposta in questi termini, la consultazione mette a dura prova le certezze di chi teme il salto nel vuoto dell’uscita dall’Eurozona, ma è d’accordo con il premier sul fatto che il Paese non può accettare nuove misure di austerità. La vittoria del no sarebbe l’anticamera del Grexit, un sì a questo punto sancirebbe che Tsipras non ha più il sostegno della popolazione e potrebbe sfociare in elezioni anticipate. A questo punto il baratro dell’insolvenza è vicinissimo. Non per niente prima ancora della rottura finale l’opposizione interna aveva criticato duramente la decisione di indire il referendum. Il Pasok chiede le dimissioni di Tsipras e per i conservatori di Nea Dimokratia il premier è un “irresponsabile”.

Ma il default non sarebbe immediato – Tsipras però sa bene che, anche se il rinvio della scadenza non è stato concesso, il mancato pagamento al Fondo il 30 giugno non si tradurrà in un immediato default. Il Paese sarà inizialmente considerato “inarretrato” e avrà altre due settimane di tempo per rimediare prima di subire le prime conseguenze. Cioè la richiesta di rientro immediato da parte degli altri creditori, a partire dalla Bce, e la possibile chiusura dei rubinetti della liquidità di emergenza(Ela) che tiene in piedi le banche elleniche. Solo dopo un mese il direttore del Fondo monetario notificherà in via ufficiale al consiglio direttivo che il pagamento è saltato e le Grecia risulta insolvente.

 Riparte la corsa agli sportelli – Dopo l’annuncio del referendum è ricominciato l’assalto ai bancomat, con lunghe code davanti agli sportelli in molte città. I greci temono l’introduzione ditetti ai prelievi e ai movimenti di capitali e la chiusura delle banche da lunedì. Secondo funzionari citati dall’agenziaBloomberg 500 distributori automatici su 7mila sono rimasti senza contante durante la mattinata di sabato. I depositi sono ai minimi da oltre 10 anni: meno di 127 miliardi di euro dai 240 miliardi di prima della crisi. Dall’insediamento al governo del partito di Tsipras l’emorragia è stata di oltre 30 miliardi. Uno dei maggiori istituti del paese, Alpha Bank, ha comunicato all’alba che nel corso del fine settimana l’operatività dei conti online sarà limitata. Ma in una nota la banca sostiene che le limitazioni ai trasferimenti di denaro sono dovute solo a “problemi tecnici“.

GRECIA: IL RISCATTO DEL REFERENDUM E LA FINE DELLA TROIKA. (Eriprando Sforza)

ATTUALITA giugno 27, 2015 posted by 
IMG_8570

Alexis Tsipras ha deciso di indire un referendum sulle proposte delle istituzioni (così il premier ellenico vuole che venga chiamata la vecchia Troika) alla Grecia in cambio di nuovi prestiti per 15,5 miliardi di euro che le consentano di evitare la bancarotta per altri cinque mesi, poi si vedrà. Se tutto andrà bene, ovvero non ci sarà un colpo di Stato, il referendum si terrà domenica 5 luglio.

Tsipras non dovrebbe fare la fine di George Papandreou, che il 31 ottobre 2011 propose un’analoga consultazione popolare e pochi giorni dopo fu costretto a dimettersi in seguito a una rivolta interna al suo partito, il Pasok, guidata dall’allora ministro delle FinanzeEvangelos VenizelosSyriza non è il PasokTsipras avrebbe rischiato una rivolta interna se avesse accettato il diktat della Troika. La proposta di referendum verrà invece approvata con entusiasmo da tutti i suoi parlamentari.

Da come erano andate le lunghe, estenuanti trattative un epilogo del genere sembrava da escludere. Il premier greco sembrava infatti pronto a firmare la resa incondizionata alla Troika. Già la sola accettazione di un avanzo primario si sarebbe tradotta in unproseguimento dell’austerità (e quindi della recessione), rendendo necessari nuovi tagli alla spesa pubblica o un aumento dellapressione fiscale oppure ancora entrambe le cose. Alla fine Tsipras aveva lasciato pochi paletti, sembrava giusto per salvare l’onore e fare trangugiare ai greci il rinnegamento del novanta per cento del programma elettorale.

Non tagliamo le pensioni, aveva detto il premier, e non aumentiamo l’Iva nelle isole più degradate. Allo stesso tempo, aveva però fatto partire, proprio venerdì 26, un piano di aiuti umanitari per 300 mila famiglie greche in gravi difficoltà per fornire loro energia elettrica gratuitabuoni pasto e sussidi per pagare l’affitto. Costo dell’operazione: 200 milioni di euro. Un provvedimento che laTroika ha accolto come una vera e propria provocazione. Niente da fare, la Troika ha voluto la capitolazione totale. Poco importa se la gran parte delle pensioni dei greci si aggirino intorno ai 600 euro al mese, poco importa se spesso con questi soldi i nonni debbano mantenere i figli disoccupati e i nipotini che vanno ancora a scuola. E delle isole messe peggio economicamente, bene,l’aumento dell’Iva può servire a spingere gli abitanti ad abbandonarle, così i privati dell’Europa nel Nord potranno costruirci un bel resort senza poveracci che gironzolino lì intorno.

“Le proposte dell’Eurogruppo chiaramente violano i trattati europei e il diritto base al lavoro, all’eguaglianza e alla dignità dimostrano il proposito che alcuni dei partner e delle istituzioni non vogliono un accordo fattibile per tutte le parti, ma la possibilità di umiliare un intero popolo”, ha detto Tsipras nel discorso televisivo notturno in cui ha annunciato il referendum. La vittoria del no è quasi sicura. D’altronde non si capisce perché i greci dovrebbero votare a favore dell’austerità e della recessione eterna. E’ vero, fino a pochi giorni fa la maggioranza di loro voleva ancora restare nell’euro. E anche Syriza aveva vinto le elezionipromettendo la fine dell’austerità ma anche di rimanere nell’euro. Ma adesso è chiaro a tutti che la vittoria nel No porterà inevitabilmente al ritorno alla dracma. E una volta fuori dall’euro, ad Atene saranno graditi tutti gli aiuti in arrivo da qualunque parti essi vengano, anche e soprattutto dalla Russia. Così la Troika avrà compiuto un capolavoro: costringere il governo Tsipras, che aveva l’obiettivo di mantenere la Grecia nell’euro a indire un referendum che porrà invece le premesse per il ritorno alla dracma, mettendo così fine al tabù dell’irreversibilità dell’euro, che poi è il primo passo verso la fine della moneta unica.

Come se non bastasse, in un momento in cui gli Usa vogliono fare scoppiare di nuovo la Guerra Fredda, la Troika avrà regalato un nuovo alleato alla Russia, con la prospettiva che il Mediterraneo orientale finisca saldamente nelle mani di Vladimir Putin. E tutto questo perché la Troika ha voluto fino all’ultimo portare via qualche euro dalle tasche dei pensionati greci.

Un capolavoro di stupidità senza pari nella storia.

Eriprando Sforza

SUR AFRIQUE MEDIA TV/ LE DEBAT PANAFRICAIN DE CE DIMANCHE 28 JUIN

2015 : LE PROGRAMME COMPLET

Vers 14H30 (Douala) et 15H30 (Bruxelles/Paris/Berlin)…

Présentée par Bachir Mohamed LADAN

En direct sur streaming sur http://lb.streamakaci.com/afm/

Avec tous les panelistes et Luc MICHEL (en duplex depuis les Studios

d’EODE-TV à Bruxelles-Capitale)

Photo LM BML DEBAT

CORRESPONDANTS INTERNATIONAUX :

1-    PARIS/WASHINGTON : Écoute de la NSA en France, les présidents français et toute la classe politique espionnés. La France américanisée, domestique méprisée. Quelle analyse ? (Luc MICHEL, Bruxelles)

2-    FORUM ECONOMIQUE DE SAINT-PETERSBOURG : Vitrine mondiale de la puissance économique russe ? (Fabrice BEAUR, Russie)

 SUJETS A DEBATTRE :

1-    AFRIQUE/OCCIDENT: Barack Obama et François Hollande sont attendus chacun à son tour sur le continent africain. En souvenir au violant passage de Nicolas Sarkozy en Afrique, quelle évaluation et qu’attendre d’eux dans la nouvelle Afrique ?

2-    VIOLS DES ENFANTS EN RCA : Affaire classée ou silence complice de la communauté internationale ?

3-    GUINEE CONAKRY: Célou Daleign Diallo et DADIS Camara main dans la main. Quelles conséquences politiques ?

4-    Icône de la semaine : Julius NYERERE (Tanzanie)

FRANCE AMERICANIZED, DOMESTICATED, DESPISED AND SPIED !

# LUCMICHEL. NET /  Luc MICHEL / In Brief /

With PCN-SPO – Libération / 2015 06 25/

LM.NET - EN BREF France espionnée (2015 06 25) ENGL

The documents obtained by WikiLeaks and published by “Liberation” reveal that the NSA, at least from 2006 to May 2012, spied Jacques Chirac, Nicolas Sarkozy and François Hollande. It is just public exposure, in a major Western media, of what we explain tirelessly for a decade: the Americanized, domesticated, vassal France, that of the “American party” that denounced both general de Gaulle and Jean Thiriart 50 years ago, is also and above all a despised and domesticated France. These presidents who believe to rely on the “Great Chessboard” are only suitcase carriers who are mocked in Washington behind the scenes!

What says Libération ?

“A popular adage in the intelligence community wants that in matters of espionage, it has no allies – or, at least, they are not necessarily friends. “To spy on friends, this is not done”, was besides outraged Angela Merkel learning in October 2013 by revelations of Spiegel, that the National Security Agency (NSA) had targeted her cell phone. A selection of documents published by Liberation and Mediapart in collaboration with WikiLeaks reveals that in France, three successive presidents, and some of their associates, have been spied over a period of at least from 2006, during the second term of Jacques Chirac, to May 2012, just after installation at the Elysee of François Hollande (…) The documents obtained by WikiLeaks – grouped under the title “Espionage Elysée” – consist mainly of five analytical reports from the NSA, under the name “Global SIGINT Highlights”, ie, the “highlights” from the electromagnetic intelligence, communications intercepts. All are classified as “Top Secret,” and intented for those responsible for the NSA and the US intelligence community (…)

This selection of documents reveals only a part of the NSA’s spying activities on French leaders: there is no way to know the amount of account records having been communicated to the leaders of the NSA

 ON AMERICANIZED FRANCE AND THE “AMERICAN PARTY”:

 See PCN-TV:

* GEOPOLITICS: FOREIGN POLICY OF FRANCE / LUC MICHEL SAYS MORE – 007

On https://vimeo.com/129992000

 Read on PCN INFO:

* GEOPOLITICS / DE GAULLE’S FRANCE FELL IN THE HANDS OF THE “AMERICAN PARTY” AND THE ZIONIST LOBBY (in French)

On http://www.lucmichel.net/2013/08/31/pcn-info-geopolitique-la-france-de-de-gaulle-est-tombee-dans-les-mains-du-parti-americain-et-du-lobby-sioniste

 * UNDERSTAND WHAT HAPPENS IN FRANCE (1): THE TRUE NATURE OF THE FRENCH SYSTEM AND ITS SUBJECTION TO THE AMERICAN-ZIONIST AXIS (in French)

On http://www.lucmichel.net/2014/01/10/pcn-info-comprendre-ce-qui-se-passe-en-france-1-la-veritable-nature-du-regime-francais-et-sa-sujetion-a-laxe-americano-sioniste

 * UNDERSTAND WHAT HAPPENS IN FRANCE (2): THE ‘FRENCH-AMERICAN FOUNDATION’ MATRIX OF FRENCH COLLABORATION (in French)

On http://www.lucmichel.net/2014/01/11/pcn-info-comprendre-ce-qui-se-passe-en-france-2-la-french-american-foundation-matrice-de-la-collaboration-francaise

 Luc MICHEL

_________________________

Luc MICHEL /

Facebook PROFILE https://www.facebook.com/pcn.luc.michel.2

Twitter https://twitter.com/LucMichelPCN

Facebook OFFICIAL PAGE https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel

Website http://www.lucmichel.net/

Blog http://www.scoop.it/t/luc-michel-le-blog

LUC MICHEL SUR RADIO MOSCOU : CEUX QUI ONT MIS L’UKRAINE EN FAILLITE. LA JUNTE DE KIEV OU LES NOUVEAUX PIEDS-NICKELES UKRAINIENS

PCN-TV & RADIO MOSCOU / Avec PCN-SPO/ 2014 06 27/

PCN-TV - LM Radio Moscou. les pieds nickeles de Kiev (2015 06 27)  FR

Quand Luc MICHEL disais dans une interview à la Radio russe RADIO MOSCOU/LA VOIX DELA RUSSIE  (devenue aujourd’hui Radio Sputnik) en mars 2014 dernier que « la Junte de Kiev ce sont les pieds-nickelés ukrainiens » …

Voici l’Ukraine en juin 2015 plongeant dans une faillite inavouée (financière et économique, mais surtout politique et morale), pillée, pressurisée, mal ou pas gérée, par une Junte arrivée au pouvoir par le coup d’état du 21 février 2014, organisé par les USA et les politiciens atlantistes de Bruxelles et Berlin. Une junte qui associe les oligarques de l’ancien régime, les Poroshenko (roi du Cacao et acteur majeur de la « guerre du cacao » en Afrique équatoriale) et autres Kolomoisky (leader sioniste et pourtant financier des bataillons spéciaux néonazis comme le sinistre ‘Azov’ à des aventuriers politiques, pantins du système occidental, les Iatseniouk, Avakov et autres chefs néofascistes, les Iarosh (dirigeant néonazi du Praviy Sektor), Tianibuk (Svoboda, l’ex allié des Le Pen). Et même de vieux chevaux de retour comme l’ex président géorgien Sakashvili (poursuivi à Tbilissi pour de nombreux crimes et qui avait fui), nommé Gouverneur d’Odessa la résistante …

 * Ecoutez en Audio l’interview de Luc MICHEL de mars 2014 par Igor Yazon sur ‘Radio Moscou / La Voix de la Russie’ :

‘Qui et comment manipule l’Ukraine’ consacré aux « pieds-nickelés de Kiev »

sur https://vimeo.com/131874367

 PCN-TV / RADIO MOSCOU /

 Illustration : à gauche, la dernière version moderne de la BD française « Les Pieds Nickelés » (Editeur Vents d’Ouest), un classique, qui narre les aventures d’un gang d’escrocs maladroits … Par le physique et surtout la malhonnêteté congénitale, la Junte de Kiev s’identifie sans mal à ses modèles français.

_________________________

https://vimeo.com/pcntv

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV

Gli USA si apprestano ad invadere la Siria

una liberazione non la si nega a nessuno no?? Ovunque ci sia un “dittatore” ecco gli yankees pronti ad elargire bene ed amore, come ricordiamo noi ogni 25 aprile

Ejército-sirio-en-grupo-de-victoria
 
di Tony Cartalucci
 
Nonostante il pubblico lo ignori, non sono i politici eletti ad elaborare le politiche che determinano il suo destino interno o internazionale. Sono invece i “pensatoi” finanziati dalle grandi aziende, ovvero le squadre di decisori non eletti che producono documenti cui poi si conformano le leggi fatte passare dai politici e gli argomenti ripetuti fino alla nausea dai media al servizio dei grandi interessi finanziari.
 
Un esempio di tali documenti è stato di recente scritto dal famigerato pensatoio statunitense Brookings Institution, e si intitola: “Smembrare la Siria: verso una strategia regionalizzata per un paese confederato.” (Vedi: Brookings.edu Questa cospirazione aperta, firmata e datata, per dividere, distruggere e poi occupare passo passo una nazione sovrana a migliaia di miglia dalle coste americane, è un triste esempio di quanto pericoloso e resiliente sia il moderno imperialismo anche nel 21° secolo.
 
Il pretesto ISIS: gli USA hanno destinato miliardi a “moderati” che non esistono
 
Il documento ammette apertamente che gli USA hanno fornito armi e addestramento per miliardi di dollari, alimentando il devastante conflitto che diventa sempre più regionale. Esso ammette che gli USA portano avanti, anzi dovrebbero espandere, operazioni in Giordania e in Turchia per fornire ancora più armi, contanti e miliziani al già catastrofico conflitto. Espone poi l’ascesa del cosiddetto “Stato Islamico” (ISIS), senza però spiegare da dove questo abbia preso i soldi e le armi. Ai lettori dovrebbe essere evidente che, se gli Stati Uniti hanno fornito contanti, armamenti e addestramento per miliardi di dollari su vari fronti a presunti “moderati” che sul campo di battaglia non esistono, certo occorre una sponsorizzazione statale ancora maggiore per creare e sostenere il fronte di ISIS e Al Nusra, che, come ammette il Brookings, domina l’”opposizione” incontrastato. In realtà, le linee di rifornimento dell’ISIS  conducono dritto alle zone operative USA in Turchia e Giordania  (Vedi: Journal-neo.org/logistics ), perché l’Occidente pianificava di utilizzare l’ ISIS e Al Qaeda già prima che iniziasse il conflitto del 2011, e su di esse ha da allora basato la sua strategia, compresa questa recente branca della campagna.
 
L’invasione USA della Siria
 
Dopo aver armato e finanziato un’armata letteralmente regionale di terroristi di Al Qaeda, gli Stati Uniti ora progettano di usare il caos risultante per giustificare ciò cui ambivano fin dall’inizio del conflitto, quando apparve chiaro che il governo siriano non avrebbe capitolato né sarebbe crollato: l’istituzione di zone cuscinetto, ora chiamate dal Brookings “zone sicure“.
 
Queste zone, una volta create, ospiteranno forze armate statunitensi sul campo, che occuperanno letteralmente parti di territorio siriano conquistate dalle pedine degli USA, ovvero dai gruppi curdi e le bande di Al Qaeda nelle aree settentrionali, e dalle milizie terroriste straniere lungo il confine tra Siria e Giordania al sud. Il Brookings ammette perfino che molte di queste zone saranno istituite dagli estremisti, ma di “purezza ideologica” non più così alta.
 
Gli USA assumono che, una volta preso questo territorio e fattovi stazionare le truppe statunitensi, l’Esercito Arabo Siriano non oserà attaccare per paura di provocare una diretta risposta militare USA contro Damasco. Il documento del Brookings afferma:
 
“L’idea sarebbe di aiutare gli elementi moderati a istituire affidabili zone sicure all’interno della Siria, una volta che ne siano in grado. Le forze americane, saudite, turche, britanniche, giordane e di altri paesi arabi agirebbero di supporto, non solo dal cielo ma alla fine anche sul terreno, tramite la presenza di forze speciali. L’approccio sarebbe reso vantaggioso dal territorio del deserto aperto siriano, che permetterebbe la creazione di zone cuscinetto che potrebbero venire monitorate per rilevare segnali di attacco nemico attraverso una combinazione di tecnologie, pattugliamenti e altri metodi che potrebbero venire forniti da forze speciali esterne ai militanti siriani locali.
 
Mujer-siria-de-fuerzas-de-defensa
Se  Assad fosse così sciocco da attaccare queste zone, anche se in qualche modo costringesse alla ritirata le forze speciali esterne, perderebbe molto probabilmente la sua forza aerea nel conseguente contrattacco delle forze speciali, privando così il suo esercito di uno dei suoi pochi vantaggi sull’ISIL. Perciò sarebbe molto improbabile che attaccasse.”
In una sola frase, il Brookings ammette che il governo siriano non sta muovendo guerra contro il suo stesso popolo, ma contro l’”ISIL”. E’ chiaro che il Brookings, i politici e gli altri strateghi dell’Occidente stanno usando la minaccia dell’ISIS insieme alla minaccia di intervento militare diretto come strumento di ricatto per arrivare alla conquista finale di tutta la Siria.
 
L’invasione potrebbe riuscire, ma non per le pedine degli USA
 
Tutto il piano si basa sulla capacità americana dapprima di conquistare e tenere queste “zone”, e poi di unirle in regioni autonome funzionanti. Tentativi simili di “costruzione nazionale” sono attualmente in mostra negli stati falliti devastati che furono la Libia, l’Iraq, l’Afganistan, la Somalia, e la lista prosegue per molto.
 
La follia di questo progetto si può solo definire monumentale, sia dei tentativi di usare una credibilità e una volontà militare che non esistono per implementarlo, sia di quanti sono così stupidi da fidarsi di un paese che ha lasciato una scia di distruzione globale e stati falliti che si estende dal Vietnam del Sud alla Libia e ritorno.
Quasi sicuramente questa strategia può venire usata per distruggere la Siria. Non può tuttavia essere usata per fare le cose che gli USA prometteranno per far collaborare i vari attori necessari alla sua riuscita.
 
Quasi certamente ci sono misure che la Siria, i suoi alleati Iran ed Hezbollah, Russia, Cina e tutti gli altri paesi che fronteggiano le minacce dell’egemonia occidentale possono prendere per assicurarsi che le forze statunitensi non riescano a conquistare e detenere territorio siriano, o ad avere successo in tale invasione al rallentatore. Gli USA hanno già usato le loro orde ISIS come pretesto per operare militarmente in territorio siriano, cosa che, come previsto, ha portato a questa fase seguente dell’invasione incrementale.
 
Un aumento delle forze di pace non appartenenti alla NATO in Siria potrebbe scardinare del tutto i piani occidentali. La presenza di forze iraniane, libanesi, yemenite, afgane e altre, soprattutto nelle “zone” di confine che gli USA cercano di istituire, potrebbe prospettare agli USA un confronto multinazionale per intraprendere il quale non hanno né la volontà politica né le risorse. La sopravvivenza della Siria dipenderà in ultima analisi dalla capacità della Siria e dei suoi alleati di formare un deterrente sufficiente contro l’aggressione USA, e di tagliare le linee logistiche che gli USA stanno usando per rifornire l’ISIS e gli altri gruppi terroristici che operano nella regione.
 
 
Traduzione: Anacronista
 
 
Nella foto in alto: Un reparto dell’Esercito arabo Siriano festeggia la conquista della zona di frontiera con il Libano
 
Nella foto al centro: una donna siriana arruolata nelle Forze di Difesa Nazionale che supportano l’Esercito
 

La Francia colpita dal terrorismo jihadista di ritorno mentre Hollande viene morso dal serpente che ha allevato

Nuova immagine11
di Luciano Lago
 
Un brusco risveglio per la Francia ed il governo di Hollande: l’ISIS che si pensava confinato in Medio Oriente, alimentato dalle forniture di armi e dalla complicità fornita dal governo francese , è sbarcato in Francia ed ha colpito in modo duro ed inaspettato.
 
“Un attentato si è verificato stamani nel Sud della Francia. Terroristi islamici jihadisti sembrano certo che ne siano gli autori: il corpo di un uomo, decapitato, è stato trovato nei pressi di un impianto di produzione di gas, dove uno o più terroristi (forse un commando) sono penetrati stamani, poco prima delle dieci.
Ci sono forti sospetti – hanno riferito gli inquirenti francesi– che l’attentatore volesse provocare un’eplosione su questo sito industriale».
 
L’attentato è avvenuto all’interno di uno stabilimento della società Air Products, che si trova a Saint-Quentin-Fallavier, ad una trentina di chilometri da Lione. Secondo quanto riportato dal sito del quotidiano locale Le Dauphiné Libéré, una vettura sarebbe entrata a sorpresa nel cortile della fabbrica, stamani prima delle 10 e gli attentatori, dopo aver decapitato una persona, avrebbero cercato di far deflagrare alcune bombole di gas per causare una esplosione ed incendio dello stabilimento. Trovata sul posto una bandiera nera dell’ISIS. Poche dubbi quindi sulla matrice dell’attentato. Un uomo sarebbe stato arrestato.
 
Non sappiamo ancora se i terroristi appartengano proprio ad uno dei gruppi che sono stati armati ed addestrati dai francesi in Siria. Risulta infatti omai di dominio pubblico il sostegno fornito dal governo Hollande ai gruppi terroristi jihadisti che operano da anni in Siria, nel suo obiettivo di rovesciare il governo siriano di Bshar al-Assad e favorire l’avvento di un governo filo saudita in Siria, visti gli stretti rapporti di alleanza e di cooperazione economica che la Francia intrattiene con l’Arabia Saudita.
 
Si tratta di un sostegno ammesso ed addirittura rivendicato da Hollande e dal suo ministro Lorent Fabius in varie dichiarazioni pubbliche. Naturalmente Hollande, come Obama, parlano dei terroristi definendoli pudicamente “ribelli moderati” volendo far credere che non siano gli stessi che sgozzano , tagliano le teste e piazzano autobombe davanti alle scuole e nei mercati, come invece la popolazione siriana ha ben sperimentato.   Vedi: Lemonde.fr/
 
Dall’altra parte Francois Hollande non manca di proclamare solennemente in ogni occasione “la lotta senza quartiere al terrorismo islamico che sostiene la Francia”, questi proclami avvengono mentre in Siria e nei campi creati in Giordania, i terroristi dei principali gruppi ricevono armi francesi ed addestramento dai consiglieri militari francesi (assieme a quelli USA), alcuni dei quali, ufficiali delle forze armate francesi, sono stati trovati infiltrati nei gruppi terroristi ad Homs, in occasione della riconquista della città da parte dell’Esercito siriano.  Vedi: Ejercito-sirio-captura-militares-franceses-infiltrados-homs .
Naturalmente i giornali e le tv occidentali si guardarono bene di dare questa notizia per coprire le spalle ai personaggi politici francesi (Hollande e Fabius) che avevano ordinato agli ufficiali di partecipare ai combattimenti in Siria.
 
Il presidente Hollande, non molto tempo fa, in prima persona, assieme al suo ministro degli Esteri Fabius, era stato lui stesso a definire i terroristi che combattono in Siria come “ribelli democratici”, ed era sempre lui che si era persino vantato (vedi: intervista a Le Monde) di aver fornito armi ed equipaggiamenti a quei terroristi jihaddisti per rovesciare l’odiato regime di Bashar al-Assad
 
L’ipocrisia di Hollande non ha limiti e la sua doppia faccia nel sostenere le più palesi menzogne ha ormai stancato e nauseato la stragrande maggioranza dei cittadini francesi i quali, secondo tutti i sondaggi, gli hanno voltato le spalle facendo scendre il suo gradimento a livelli tanto bassi da costituire un record nella Storia di Francia.
 
Il tempo però stringe e, con l’affossamento della guerra in Sira che dura ormai da oltre 4 anni e che si è estesa anche all’Iraq ed al Libano, si prospetta in Francia una possibile ondata di attentati terroristici che, con il rientro di molti dei “foreign fighters” francesi, i più numerosi fra gli arruolati europei dell’ISIS (calcolati in 15.000 circa), diventa sempre più probabile. Sarà questa una responsabilità diretta del governo Hollande che ha sostenuto questi terroristi in modo irresponsabile e criminale e forse quello che potrebbe accadere contribuirà a far aprire gli occhi ai francesi i quali potranno avere chiaro da quale governo e quali interessi sia governata la Francia.

PORDENONE: QUATTRO GIORNI PER SCONGIURARE 209 LICENZIAMENTI ALL’EX LAVORAZIONI INOX DI VILLOTTA

tanto a tutti sarà garantito vitto e alloggio gratuito nonché esonero dal pagamento di tasse come Tari, tasi, iuc, bollette etc??????
A tutti sarà garantito un reddito di cittadinanza vero?????

26 giugno 2015
Soltanto quattro giorni per scongiurare 209 licenziamenti all’ex Lavorazioni Inox di Villotta di Chions, azienda sana, cui clienti e commesse non mancano.
Martedì scade il contratto d’affitto e le speranze dei dipendenti sono appese a un filo: il tribunale di Milano non si è ancora espresso sulla proposta di acquisizione di Lavinox, newco composta dal Gruppo Sassoli, vecchio proprietario della fabbrica, e dalla slovena Slovmetal, e il tempo stringe sempre di più. In assenza del parere del giudice, nel confronto di ieri a Unindustria non è stato possibile entrare nel merito del piano industriale della newco. La discussione è rinviata a martedì, quando lavoratori e sindacati auspicano che il tribunale abbia sciolto le riserve e il quadro sia più chiaro. La tensione cresce di ora in ora e gli interrogativi sul futuro si fanno sempre più grandi. Nel caso in cui il giudice bocciasse la proposta, che da quanto si è appreso di un milione 750 mila euro, supportata dai Tfr dei 209 addetti, e dal punto di vista occupazionale dovrebbe interessare l’intera forza-lavoro, l’impatto sarebbe devastante.
Da mesi i sindacati continuano a mettere in evidenza come si «stia rischiando il dramma sociale». Ora che il termine del 30 giugno è imminente, i dipendenti stanno vivendo momenti di profonda angoscia. Il timore di rimanere sulla strada, di non trovare una nuova occupazione, considerata la situazione di crisi che sta vivendo la provincia, e soprattutto di non avere più soldi per mantenere le proprie famiglie è grande.
Difficile per le forze sociali trovare le parole giuste per descrivere queste giornate di attesa. Giornate in cui i dipendenti continuano sì a lavorare all’interno dello stabilimento, in primis perché credono in questa realtà industriale e soprattutto sono convinti che possa avere un futuro, ma il clima è tutt’altro che tranquillo.
La domanda che tutti si pongono è cosa accadrà dopo martedì e, al contempo, tutti auspicano che la storia dell’ex Lavorazioni Inox non si chiuda col peggiore degli epiloghi. Il sito ha le carte per proseguire l’attività, basti pensare che nelle settimane precedenti al fallimento nei tavoli sindacali si discuteva di investimenti e integrativo aziendale. «Se il tribunale boccerà l’offerta di Lavinox, tra tre giorni lavorativi saremo tutti licenziati – dichiara Angela De Marco (Rsu Fiom) -.
Ricordo che l’accollo dei Tfr è necessario affinché la proposta di acquisto sia sostenibile. Siamo agli sgoccioli: ci appelliamo al tribunale affinché si esprima in tempi rapidissimi. Possiamo dire che è questione di ore. Lo stato d’animo dei dipendenti e delle loro famiglie è facilmente intuibile: le speranze sono ridotte al lumicino. L’incontro di oggi (ieri per chi legge, ndr) non è stato
produttivo appunto perché non conosciamo ancora l’esito delle valutazioni del giudice.
Lunedì faremo le assemblee sindacali e martedì ci sarà l’incontro decisivo. Un’attesa straziante: l’auspicio è che la partita si chiuda nel migliore dei modi».

Fonte messaggeroveneto
http://www.crisitaly.org/item/pordenone-quattro-giorni-per-scongiurare-209-licenziamenti-allex-lavorazioni-inox-di-villotta/

MOLFETTA: 160 LAVORATORI EXPRIVIA A RISCHIO LICENZIAMENTO, SIT-IN IN COMUNE

26 giugno 2015
Giornata di agitazione per i lavoratori di Exprivia, società per azioni di Molfetta, che fa capo al presidente di Confindustria Puglia Mimmo Favuzzi: 160 lavoratori di Exprivia Projects, società del gruppo, che si occupa dei servizi di call center, rischiano il licenziamento dopo la migrazione della commessa Enel in cui erano impiegati.
L’interruzione dell’accordo con Enel ha determinato l’esubero di circa 300 lavoratori: di questi 120 sono stati reimpiegati in un’altra società, la Network Contact, attuale detentrice della commessa con il colosso dell’energia, mentre in 160 rischiano di rimanere senza collocazione.
La situazione ha determinato una protesta dei lavoratori nei pressi del palazzo del Comune a Molfetta: i lavoratori hanno chiesto a gran voce un incontro con il sindaco Paola Natalicchio. La prima cittadina di Molfetta ha incontrato l’amministratore delegato di Network Contacts Giulio Saitti e il presidente di Exprivia Mimmo Favuzzi, collegato in conference call.
“Ho incontrato le aziende per avere un quadro della situazione – ha dichiarato Natalicchio – Ci sono circa 300 lavoratori sul nostro territorio che rischiano di perdere il posto. È stato un incontro positivo. Entrambe le aziende mi sono sembrate molto preoccupate delle sorti dei lavoratori. 120 di essi sono già stati assunti, un segnale importante da parte di Network Contact, ma come sindaco ho chiesto di cercare di fare di più”.
Al termine del confronto con i vertitici delle due aziende il sindaco ha invitato i lavoratori e le delegazioni sindacali che manifestavano nell’atrio della sede comunale in una pubblica assemblea, annunciando l’intenzione di creare un tavolo di trattativa istituzioni-aziende-lavoratori che consenta di proteggere il maggior numero di posti di lavoro possibile.

Fonte baritoday
http://www.crisitaly.org/item/molfetta-160-lavoratori-exprivia-a-rischio-licenziamento-sit-in-in-comune/

CAGLIARI: CONCESSIONARIA RENAULT, DIPENDENTI LICENZIATI E SOSTITUITI CON PARTITE IVA
24 giugno 2015
“E’ inaccettabile l’atteggiamento della concessionaria Renault di Cagliari che, dopo aver dichiarato lo stato di crisi e licenziato metà dei suoi dipendenti, li ha sostituiti con partite Iva o lavoratori, tra l’altro non qualificati, il cui inquadramento contrattuale appare discutibile”. La denuncia arriva da Fiom e Filcams di Cagliari che attende dal 18 maggio scorso l’esito di una verifica chiesta all’Ispettorato del lavoro.
Dopo le prime quindici mobilità l’anno scorso, pochi giorni fa altri tre lavoratori hanno ricevuto la lettera di licenziamento. Il punto è che non sembrerebbe ci sia un problema di crisi, bilancio o drastico calo del fatturato, il lavoro dei tre ex dipendenti infatti, è stato rimpiazzato, come già fatto in passato, da partite iva e altri . “L’azienda Ottolini – si legge ancora nel comunicato – non è nuova a simili atteggiamenti, che hanno già portato diversi anni fa a due reintegri per licenziamenti illegittimi. Dopo l’apertura della procedura di licenziamento collettivo per stato di crisi nel 2014 – spiegano le segreterie di categoria – abbiamo avviato una trattativa ottenendo la riduzione delle mobilità da 19 a 15 lavoratori”. E’ evidente però che la firma del sindacato sulla procedura era vincolata a un impegno, da parte dell’azienda, di richiamare al lavoro gli stessi dipendenti licenziati qualora la fase di crisi fosse stata superata. E’ lecito chiedersi quindi come mai, quasi subito dopo lo stato di crisi, Ottolini abbia iniziato a rimpiazzare quei lavoratori con altri, sostituendo professionalità costruite in anni di esperienza e corsi di alta specializzazione.

Fonte castedduonline
http://www.crisitaly.org/item/cagliari-concessionaria-renault-dipendenti-licenziati-e-sostituiti-con-partite-iva/

NOVARA: 20 LICENZIAMENTI ALLA ISER, PRONTA LA MESSA IN LIQUIDAZIONE

25 giugno 2015
Sono stati notificati venti licenziamenti alla storica Iser di Novara. l’azienda di termoidraulica con sedi in corso della Vittoria a Novara e a Gallarate è ora in attesa del pronunciamento del tribunale di Novara relativamente alla messa in liquidazione, previsto per l’8 luglio. I sindacati hanno incontrato l’azienda ed è stato presentato un accordo per un indennizzo economico per i dipendenti che non si opporranno al licenziamento. Se il tribunale di Novara darà il via libera, la Iser diverrà un ramo d’azienda affittato dal gruppo Air Energie di Usmate Velate. Intanto le due sedi attuali continueranno l’attività nonostante i licenziamenti.

Fonte quotidianopiemontese
http://www.crisitaly.org/item/novara-20-licenziamenti-alla-iser-pronta-la-messa-in-liquidazione/

CALUSO: SFERAL, 250 LICENZIAMENTI. PRESIDIO DEGLI OPERAI DI FRONTE AI CANCELLI DELLO STABILIMENTO

23 giugno 2015
A Caluso, di fronte ai cancelli dello stabilimento di quella che era la Sferal, circa 250 ex dipendenti stanno manifestando per protestare contro un licenziamento che ritengono illegittimo.
L’azienda, ex Honeywell e successivamente Bull, aveva mosso la propria produzione a Leinì e, dopo due anni di produzione di stampanti a marchio Compuprint e successivi due di cassa integrazione, aveva licenziato i 250 dipendenti. “Secondo noi i licenziamenti sono illegittimi, poiché non sono stati rispettati gli accrodi siglati al Ministero all’atto della nascita dell’azienda. Stiamo poi aspettando che sia valutato il nostro esposto del luglio 2011 alla Procura di Ivrea, sulla delocalizzazione di Compuprint verso Cina e Romania, nonostante gli impegni assunti per la fabbrica di Caluso”.

Fonte quotidianocanavese
http://www.crisitaly.org/item/caluso-sferal-250-licenziamenti-presidio-degli-operai-di-fronte-ai-cancelli-dello-stabilimento/

LONATE POZZOLO: CHIUDE LA FONDERIA BOTTARINI, 35 DIPENDENTI A CASA SENZA TUTELE

26 giugno 2015
«Da otto mesi non viene accreditato un euro sul mio conto corrente. E come me, vivono questa stessa situazione anche i miei colleghi. Come facciamo ad andare avanti?». Cosimo Santimone ha 56 anni e dallo scorso mese di dicembre è senza lavoro. L’azienda in cui ha speso 28 anni della sua vita lavorativa – la fonderia Bottarini di Lonate Pozzolo – ha cessato l’attività lo scorso mese di dicembre. Per tutti i 35 dipendenti era stata chiesta la cassa integrazione straordinaria per cessata attività, ma ad oggi niente è stato ancora accreditato sui conti correnti. «Nessuno ci dice niente – continua Cosimo – e noi continuiamo a vivere nell’incertezza più totale con mutui e bollette da pagare».(…)

Leggi tutto su prealpina
http://www.crisitaly.org/item/lonate-pozzolo-chiude-la-fonderia-bottarini-35-dipendenti-a-casa-senza-tutele/