PETRONZI, NE SEI SICURO ? “io poliziotto che non ha mai colpito sotto la cintura”

 Leggendo le dichiarazioni del dirigente Digos di Torino Petronzi in partenza per gli USA, ritengo morale ricordare la sua controversa testimonianza, il 5 e 19 luglio 2013, al maxiprocesso ai 53 NOTAV alle Vallette. Rileggete infatti la sua testimonianza.

http://www.lastampa.it/2015/06/09/cronaca/io-poliziotto-che-non-ha-mai-colpito-sotto-la-cintura-eNF6fW4JfTQ8XVi1UsP5BN/pagina.html

Petronzi in aula il 5 luglio 2013

Petronzi in aula il 5 luglio 2013

Petronzi in aula il 16 luglio 2013

Petronzi in aula il 16 luglio 2013

Petronzi a terra stordito da un razzo a Chiomonte il 21 luglio 2012

Petronzi a terra stordito da un razzo a Chiomonte il 21 luglio 2012

"“VENNERO LANCIATI 120 KG DI SASSI PER UN TOTALE DI 711 PIETRE”

““VENNERO LANCIATI 120 KG DI SASSI PER UN TOTALE DI 711 PIETRE”

“erano variamente abbigliati, con una ricchezza di simbologia notav, fino a soggetti più ostili con abbigliamento di colore scuro, caschi e visibilmente travisati”

L'avv. Novaro rileva che nei verbali di arresto c'è scritto che Soru e Nadalini SONO CADUTI E SI SONO FERITI DA SOLI, e chiede come mai mancano circa 30 minuti nelle riprese video dall'elicottero.

 “È UNO STRUMENTO DI CARATTERE DISSUASIVO QUINDI L’OBIETTIVO DEL LACRIMOGENO NON È COLPIRE I MANIFESTANTI”

“È UNO STRUMENTO DI CARATTERE DISSUASIVO QUINDI L’OBIETTIVO DEL LACRIMOGENO NON È COLPIRE I MANIFESTANTI”

“DELLE TENDE DANNEGGIATE LE ABBIAMO GIA' TROVATE AL MOMENTO DELL'INTERVENTO”

ECCETERA ECCETERA: qui i link:

Verbale udienza 5 luglio:

http://www.tgmaddalena.it/maxi-processo-no-tav-aula-bunker-udienza-5-luglio-2013-resoconto-completo/

Verbale udienza 19 luglio:
http://www.tgmaddalena.it/maxiprocesso-notav-aula-bunker-resoconto-udienza-19-luglio-2013-siamo-oppositori-politici-non-criminali/

SINTESI tutto il PROCESSO 2012-2013-2014 e SENTENZA 27 gennaio 2015

https://drive.google.com/file/d/0BzWf1k1PpGsjWXUwYmptZ3lIc0kview?usp=sharing

SCHEDE sintesi FB su testimonianza Petronzi: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10202653853604900&set=a.10201721139047619.1073741829.1154771467&type=3&theater

Maria Eleonora Forno

Chernobyl, 29 anni dopo si apre un nuovo reattore

http://www.tecnologia-ambiente.it/tragedia-di-chernobyl-nuovo-reattore

 apr 27th, 2015 

tragedia di chernobyl

Era l’aprile del 1986 quando esplodeva il reattore di Chernobyl, ancora oggi si registrano presenze di radioattività nella zona e nonostante tutto, in Russia si continua a parlare di Nucleare e si costruisce un nuovo reattore.

“Si continua a vivere in aree contaminate e a sviluppare patologie tumorali in Bielorussia, Russia e Ucraina, mentre va avanti la costruzione della nuova centrale nucleare bielorussa

A quasi 30 anni di distanza dall’incidente nucleare di Chernobyl la situazione in Bielorussia, Russia e Ucraina è ancora gravissima. Ancora 5 milioni di persone vivono in zone radioattive, dove i livelli di contaminazione continuano ad essere elevati soprattutto nelle derrate alimentari, provocando tumori e leucemie soprattutto nei bambini, che sono i soggetti più vulnerabili.

Anche se sono passati 29 anni dall’incidente del 26 aprile 1986 – spiega Angelo Gentili, responsabile Legambiente solidarietà – la situazione continua a essere preoccupante e le persone, soprattutto i bambini, continuano ad ammalarsi. E come se non bastasse, a questo scenario allarmante si somma anche l’insensata costruzione della nuova centrale nucleare di Ostrovets, nel nord della Bielorussia, a soli 55 km dal confine con la Lituania”.

Nemmeno la questione urgentissima della messa in sicurezza della centrale di Chernobyl è stata risolta e si è tutt’ora alle prese con i lavori di costruzione del nuovo sarcofago. Il reattore in pessime condizioni è infatti una vera bomba a orologeria che deve essere subito disinnescata. Eppure era previsto un nuovo sito di contenimento per arginare ai terribili danni delle radiazioni , per il quale erano stati fatti anche delle donazioni, dove saranno finiti i soldini? Anzi, i soldoni, dato che si  parla di centinaia e centinaia di milioni di euro Chernobyl, entro il 2015 un nuovo sito di contenimento.

L’impegno di Legambiente per aiutare i bambini di Chernobyl intanto continua con il Progetto Rugiada. “Ogni anno riusciamo a inserire 100 bambini provenienti dalle zone contaminate nel nostro progetto – racconta Gentili – e a garantire loro ospitalità in un centro all’avanguardia, situato in una zona non contaminata della Bielorussia, dove i bambini possono fare attività didattiche, mangiare cibo sano ed essere sottoposti a controllo sanitario. Inoltre, stiamo lavorando ad un progetto che prevede la creazione di serre controllate nelle scuole delle zone contaminate per la produzione di frutta e verdura non contaminata destinata agli studenti”.

La tragedia di Chernobyl, le conseguenze sulla vegetazione
Quali sono i danni delle radiazioni?
Tutto ciò che c’è da sapere sui danni delle radiazioni potete apprenderlo nell’articolo dedicato al Disastro di Fukushima.

La terza guerra mondiale è già iniziata,ma quasi nessuno se n’è accorto.Ecco perchè

http://jedasupport.altervista.org/blog/attualita/terza-guerra-mondiale-e-gia-iniziata/

Posted on ottobre 13, 2014

3 guerra mondiale iniziata

Isis,guerra civile in Libia,conflitto russo ucraino,conflitto in Paestina,tensioni tra Russia,Cina verso UE ed Usa.Siamo già in guerra,ma non te lo dicono.

Mentre gli avvenimenti incalzano con la duplice guerra in Medio Oriente (Iraq e Siria) a cui si potrebbe aggiungere lo stato di caos e guerra civile in Libia ed il conflitto in Palestina (Gaza) che in questo momento sembra oscurato dai media, l’opinione pubblica occidentale chiede a gran voce un intervento contro le barbarie dei tagliatori di teste del Califfato dello Stato Islamico (ISIS) ma pochi hanno compreso che la guerra in Medio Oriente contro l’ISIS è solo una parte di quello che appare come un conflitto ormai generalizzato che sta investendo, con modalità nuove e non convenzionali, un’area che va dal Medio Oriente all’Europa, all’Asia, al Sud America.

Molti analisti internazionali  (da Paul C. Roberts, a Thierry Meyssan, Alfredo Jalife, ed altri) definiscono ormai apertamente questo conflitto come la “terza guerra mondiale” già iniziata.
Non hanno torto (a nostro modesto avviso) ma occorre specificare che si tratta di una guerra globale che non sarà come le altre, non certo come la prima che fu combattuta sulle trincee, neppure come la seconda che vide i bombardamenti massicci sulle città (Dresda, Amburgo, Berlino), scontri di carri armati (Stalingrado) e l’uso dell’arma atomica su Hiroshima e Nagasaki da parte degli Stati Uniti.
Questa, che è appena iniziata, sarà una guerra multidimensionalecome già stiamo vedendo, una guerra che parte dal Medio Oriente ,dove le principali potenze Stati Uniti, Israele, Francia e GB, mediante lo spauracchio dell’ISIS, stanno effettuando un massiccio intervento (per il momento soltanto dall’aria) per riposizionarsi in Iraq, in Siria ed inseguono il chiaro obiettivo della balcanizzazione della regione, con la finalità di controllare le risorse di quell’area strategica e di isolare e contenere l’Iran, potenza emergente della regione, ostacolare la Russia privandola dei suoi alleati strategici (Iran, Siria) e costringendo Mosca a ritirarsi dalla regione per trincerarsi nel Caucaso a difesa della sua zona meridionale dove si sa che vengono infiltrati i miliziani integralisti per suscitare una insurrezione delle minoranze islamiche presenti in quell’area. Fondamentale in questa strategia il ruolo dell’Arabia Saudita, alleata degli USA e complice, finanziatrice  ed ispiratrice dei gruppi terroristi sunniti.
Il protagonista principale di questa guerra è l’elite di potere di stanza a Washington che sta cercando, in forma neppure tanto mascherata, di imporre la propria egemonia unipolare, sia sul piano militare che su quello economico e sbarrare il passo alle due potenze principali che gli contendono questa egemonia: la Russia e la Cina.
Proviamo a riepilogare sinteticamente gli avvenimenti.
Sono di questi giorni gli episodi  come l’insurrezione pacifica avvenuta in Hong Kong, distretto della Cina, ove gli studenti sono in rivolta per chiedere più democrazia e ci sono prove evidenti che, a prescindere dalle istanze giustificabili degli studenti, alcune organizzazioni studentesche sono state finanziate da un organismo made in USA,la National Endowmenet of Democracy (NED), che appartiene al partito democratico USA, di cui è presidente , Carl Gershman, con mezzo milione di dollari.
Appare evidente l’interesse degli USA ad indebolire la Cina operando perchè sorgano conflitti al suo interno, meglio se con una possibile “rivoluzione arancione”, di quelle già sperimantate dalla CIA.
Per non parlare delle manovre fatte dal governo di Washington per accerchiare militarmente la Cina con  nuove basi militari aereonavali USA nel Pacifico e con gli accordi, in funzione anti cinese, stipulati ultimamente con Thailandia e Vietnam.
Tuttavia il conflitto asimmetrico e multidimensionale non è limitato all’Eurasia e Medio Oriente ma sta investendo anche il Sud America e lo si sta portando con modalità diverse su tre paesi importantissimi: il Brasile, l’Argentina, il Venezuela. In Brasile dove si sta svolgendo una contesa elettorale fittizia tra la candidata della elite finanziaria anglosassone, Marina Silva la quale, con l’appoggio finanziario delle entità bancarie sovranazionali, sta tentando di rovesciare il governo della Wilma Roussef per dare un brusco cambio alle politiche di autonomia applicate in quel paese.
In Argentina attraverso l’assedio finanziario che viene effettuato ai danni del governo di quel paese con il palese tentativo, per mezzo dei “fondi avvoltoio” , maneggiati dall’impresa israel statunitense, Elliot Management Corp. ,di cui fanno parte l’ex candidato alla presidenza repubblicano, Paul Singer, intimo di Netanyahu, fondi manovrati da New York, e con l’intento di portare l’Argentina al default , rovesciare il governo della Cristina Kirchner e rimettere  il paese sotto il controllo totale di Washington.
La stessa situazione anche più accanita si manifesta contro il Venezuela, dove questo paese, capofila di un gruppo di nazioni latino americane avverse all’impero USA (Bolivia, Nicaragua, Ecuador, Uruguay) viene messo sotto assedio tra infiltrazione di mercenari e provocatori dalla Colombia, stato satellite degli USA, e mediante l’assedio finanziario e sabotaggio economico.
Stiamo vedendo una potenza come gli Stati Uniti totalmente esasperata per le minacce alla propria supremazia e lo stesso Obama, che ha perso molte battaglie, come accaduto l’anno passato in Siria, quando Putin, in ultima istanza, grazie al suo ingegno creativo, ha risolto la situazione determinata dalla minaccia di intervento USA, fermando i bombardamenti con le consegna delle armi chimiche siriane.
Obama e gli strateghi di Washington hanno ripreso l’iniziativa creando il fattore ISIS (ci sono una quantità di prove che l’ISIS è stato creato dalla CIA e dal Mossad) nel Medio Oriente, utilizzando questo pretesto vogliono prendere il controllo della Siria ed installarsi nuovamente in Iraq, suddividendo il paese in tre stati (curdo, sunnita e sciita) ed avendone il controllo delle risorse. Vedi: Dietro l’alibi antiterrorismo la guerra del gas nel levante
Dalla crisi siriana si è arrivati poi all’esplosione della questione ucraina, con il golpe pilotato dagli Stati Uniti a Kiev e la conseguenza della guerra civile, la sucessiva contromossa di Putin dell’annessione della Crimea alla Federazione russa. Una crisi che ha visto ravvicinati i due principali apparati militari che si fronteggiano in Europa: la NATO che ha attuato un processo di accerchiamento strategico della Russia dal Baltico alla Georgia, e le forze russe che si sono trincerate tra la Crimea, nel Baltico ed ai confini meridionali del Caucaso per fronteggiare il sempre più minaccioso schieramento della NATO.
Questo perchè bisogna avere presente la sequenza temporale degli avvenimenti: la Russia si è opposta alla strategia americana che voleva rovesciare il governo (alleato di Mosca) di al Assad a Damasco e gli USA hanno attaccato gli interessi russi a nord, in Europa, dove da tempo sobillavano per rovesciare il governo filo russo di Kiev.
I due conflitti, quello siriano e quello ucraino, sono collegati dallo stesso fattore principale, la volontà  statunitense di contrastare la Russia e sottrarle le zone di influenza strategica.
La crisi siriana ed il fermo atteggiamento di Putin hanno portato alle sanzioni contro Mosca e questa ha reagito stringendo maggiormante la sua alleanza con i BRICS (Cina, India, Brasile e Sud Africa) di cui fa parte e promuovendo un interscambio che esclude il dollaro e prevede un organismo finanziario internazionale che si sostituisce al FMI. Questo ha scatenato una guerra finanziaria e valutaria da parte del governo USA e delle istituzioni anglosassoni che hanno cercato di indebolire tutte le valute tranne il dollaro, affossare il valore dell’oro, indebolire il rublo e cercare di isolare Mosca. Si tratta di un’altra delle dimensioni di questo conflitto: quella economica e finanziaria, tuttora in corso.
Tale situazione è stata sicuramente accelerata dall’ultimo vertice tenutosi dei paesi aderenti al gruppo BRICS che ha di sicuro indotto Washington a prendere contromisure sia finanziarie che militari, con una corsa al riarmo missilistico e nucleare, in base alla nuova dottrina dettata dagli strateghi neo cons della Casa Bianca, i quali hano stabilito l’idea della inevitabilità di un conflitto degli USA con Russia e Cina e della possibilità per gli USA di sferrare il “primo colpo”.

” War is comingha scritto Paul Craig Roberts, un importante analista americano, in un suo pezzo poco tempo fa, ma il mondo ancora non se ne è accorto.

di Luciano Lago

Dopo la richiesta di giudizio disciplinare per Zucca: Genoa Legal Forum: “Torturatori del G8 a Genova tutti in servizio”

http://www.primocanale.it/notizie/genoa-legal-forum-torturatori-del-g8-a-genova-tutti-in-servizio–156875.html?utm_campaign=shareaholic&utm_medium=facebook&utm_source=socialnetwork

Primocanale.it
martedì, 09 giugno 2015
Genoa Legal Forum: "Torturatori del G8 a Genova tutti in servizio"

GENOVA – “Tutti i torturatori della Diaz e di Bolzaneto sono ancora in servizio, nessuno di loro è stato destituito, contrariamente a quanto richiesto dalle convenzioni internazionali e dal diritto interno e invece apprendiamo con stupore che viene chiesto un procedimento disciplinare nei confronti del procuratore Enrico Zucca”.

E’ quanto scrivono gli avvocati del Genoa Legal forum, in riferimento alla decisione del capo della polizia Alessandro Pansa e al ministro dell’Interno Angelino Alfano di chiedere al ministro della Giustizia di valutare un procedimento disciplinare nei confronti di Zucca che avrebbe parlato di polizia non guarita dai fatti della Diaz.

“Non a caso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sono state negate le informazioni sui (mancati) procedimenti disciplinari nei confronti degli agenti, procedimenti che dovevano essere iniziati dopo le recenti sentenze di Cassazione; nessuna risposta è stata data alle interrogazioni parlamentari. Il segnale di continuità con il passato è stato ed è chiarissimo. Se Pansa e il ministro dell’Interno tengono al buon nome della polizia italiana possono iniziare a destituire i responsabili di quei fatti”, affermano gli avvocati del Genoa Legal Forum


Il fiume non si ferma, così il passante ferroviario va ko

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2015/03/22/news/il_fiume_non_si_ferma_cosi_il_passante_ferroviario_va_ko-110165287/Il fiume non si ferma, così il passante ferroviario va ko

Le immagini, finora top secret, del tunnel per la nuova ferrovia svelano i danni causati dalla massa d’acqua. Il geologo: “Nel sottosuolo di Palermo sono presenti numerosi rivoli mai studiati in modo approfondito”

di MARIO PINTAGRO

22 marzo 2015

  
Per la prima volta è possibile vedere le immagini del fiumicello maledetto che ha causato lo stop ai lavori del passante ferroviario nella tratta A, proprio sotto vicolo Bernava. Siamo a poche decine di metri dalla trafficata via Goethe, a due passi dal tribunale, e diciotto metri più sotto va in scena quello che con un eufemismo da impresa è stato definito “l’imprevisto geologico”: a ogni colpo di ruspa viene giù un mare di acqua, fango, limo. Normalmente il tappo geologico è valutato nell’ordine di un millimetro d’acqua, ma qui ci si trova davanti a volumi ingenti. È così tanta che tecnici e operai a un certo punto hanno abbandonato l’attività di scavo, ma l’acqua continua a sgorgare copiosa e viene fuori dal tunnel.

Il tunnel è pieno d’acqua, così i lavori del passante si sono fermati{}{}

E a poco è servita l’azione di “Jetgrouting”, cioè l’iniezione di calcestruzzo ad alta pressione avviata in superficie. E per la Sis, il colosso italospagnolo che sta realizzando il passante ferroviario, due anni fa sono cominciati i guai. Il tribunale ha nominato tre consulenti tecnici, si tratta degli ingegneri Achille Orlando e Francesco Castelli e del geologo Pietro Todaro. Quest’ultimo, quasi vent’anni fa, mise in guardia gli amministratori pubblici quando si pose la questione dei trasporti rapidi di massa. Di fronte all’opzione tram o metro, Todaro fu chiaro: “Occorrono studi specifici e dettagliati. Il sottosuolo palermitano non è solo caratterizzato dai fiumi Kemonia, Papireto e Flumen Galli, ci sono tanti rivoli secondari mai abbastanza studiati. E se si scende in profondità, i rischi aumentano affrontando gli strati geologici più remoti”.

Parole che adesso risultano profetiche alla luce di quanto è successo dietro al tribunale e che suonano come una beffa visto che i lavori alla galleria Lolli-Imera, lunga due chilometri, si sono interrotti per un fronte di appena 49 metri di scavo. Una bazzecola se paragonati ai 38 chilometri dell’intero passante, da Roccella a Punta Raisi, 27 dei quali saranno raddoppiati. La Sis si è rivolta a Giovanni Barla, luminare delle gallerie, docente del Politecnico di Torino, con un’esperienza alla prestigiosa Columbia University. Barla ha già consegnato l’indagine integrativa alla Sis e prospettato una soluzione. Se ne saprà di più fra pochi giorni. I lavori dovranno essere avviati entro giugno.

The Guardian: l’errore della privatizzazione dei servizi pubblici

La disamina delle conseguenze della privatizzazione dei servizi pubblici dimostra il fallimento della teoria “privato è bello”.

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da Voci dall’estero.it

Un articolo del Guardian denuncia i danni fatti dalla privatizzazione dei servizi pubblici fondamentali: le imprese private esigono tariffe più alte, investono di meno e lasciano da parte le comunità più povere. L’articolo si concentra specialmente sul pericolo dei trattati internazionali che permettono a investitori privati di fare causa agli Stati sovrani i quali, per il bene pubblico, pongono limiti ai loro profitti. (Ricordiamo che il TTIP, il mega-trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti che si sta definendo nel silenzio dei media, con ogni probabilità materializza questo pericolo…)

di Mark Dearn e Meera Karunananthan, 21 maggio 2015

A New York questa settimana gli stati membri dell’ONU discutono le modalità per l’implementazione e la valutazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG), che saranno il focus del programma di sviluppo dell’ONU per i prossimi 15 anni. Nel rapporto del 2014 sugli investimenti nel mondo, la Conferenza dell’ONU sul commercio e lo sviluppo stima che il raggiungimento degli obiettivi richiederà tra 3,3 e 4,5 triliardi di dollari all’anno. I sostenitori delle privatizzazioni si sono avvalsi dell’evidenza di questo ammanco nel finanziamento per sostenere la causa di una maggiore partecipazione del settore privato, specialmente nel sud del mondo.

Ma prima che l’ONU crei un nuovo canale per gli investimenti privati nei servizi pubblici dovrebbe guardare più da vicino la storia di come il settore privato ha “lasciato indietro” le persone più marginalizzate e vulnerabili. Questo è particolarmente importante in un contesto globale dove i trattati sugli investimenti limitano sempre di più la possibilità che gli Stati hanno di impegnarsi a garantire i diritti umani anche dove ciò interferisce con il profitto.

A marzo di quest’anno una corte indonesiana ha annullato un contratto privato della durata di 17 anni con le imprese multinazionali dell’acqua Suez e Aetra, sulla base del fatto che violava i diritti umani, dato che da quando la privatizzazione era iniziata le tariffe erano aumentate di quattro volte, c’era stata una copertura del servizio minore di quanto promesso, e i livelli delle perdite d’acqua raggiungevano il 44 percento.

Giacarta è la più grande delle 186 città nel mondo che nell’ultimo decennio hanno riportato i servizi idrici e igienico-sanitari sotto il controllo del settore pubblico. Nel maggio 2014 la corte suprema di giustizia della Grecia ha impedito la privatizzazione dell’acqua ad Atene, dichiarando che ciò avrebbe violato i diritti umani. Nel luglio 2012 la corte costituzionale italiana ha bloccato i piani di privatizzazione dell’acqua. L’Uruguay e l’Olanda hanno stabilito dei veri e propri divieti ai servizi idrici privati. Per la maggior parte di questi casi, si è trattato dell’esito dell’indignazione pubblica contro i profitti astronomici delle grandi imprese a fronte dell’imbroglio verso gli utenti, che vedevano un calo della qualità del servizio e una diminuzione degli standard ambientali, igienici e del lavoro.

La ricerca mostra che l’ammanco di 260 milioni di dollari nel finanziamento dei servizi idrici e igienico-sanitari verranno coperti meglio attraverso le risorse pubbliche, che al momento contano per oltre il 90 percento degli investimenti globali nelle infrastrutture.

Al contrario, non avendo un incentivo economico a servire comunità povere, il settore privato non garantisce il godimento universale dei diritti umani ad avere servizi idrici e igienico-sanitari. Uno studio dell’Unità Internazionale di Ricerca sui Servizi Pubblici (PSIRU) ha mostrato che gli investimenti del settore privato portano a molto poche nuove connessioni nelle parti del mondo che avrebbero più bisogno, come l’Africa sub-sahariana e il sud dell’Asia.

Dato che richiedono un ritorno sugli investimenti, le operazioni finalizzate al profitto sono molto più costose del finanziamento pubblico ottenuto tramite tassazione progressiva o emissione di titoli. I suddetti dati del PSIRU dimostrano che la stragrande maggioranza degli Stati ha la capacità di fornire l’accesso universale a buoni servizi pubblici. Perfino i paesi che hanno il maggior numero di persone in carenza di acqua e collegamenti fognari possono fornire questi servizi nel giro di 10 anni impiegando meno dell’uno percento del PIL annuale. Per i pochi paesi le cui necessità non riescono ad essere coperte tramite tassazione progressiva, la parte mancante può essere coperta tramite aiuti.

Gli investimenti esteri pongono una crescente minaccia a causa della crescente rete di accordi commerciali e sugli investimenti che prevedono sistemi di risoluzione delle controversie tra Stati e investitori privati. Questi sistemi minano la sovranità degli Stati permettendo agli investitori privati di fare ricorso a un sistema giudiziario separato che gli rende possibile fare causa agli Stati quando le politiche che essi fanno minacciano i loro profitti presenti o futuri. I sistemi di risoluzione delle controversie sono legati ai termini dei trattati commerciali, i quali a loro volta sono progettati per tutelare gli investitori. Ciò significa che, in caso di dubbio, le decisioni vengono prese a favore degli investitori, indipendentemente da qualsiasi preoccupazione per le decisioni democratiche e l’interesse pubblico.

C’è stato un uso crescente nell’uso dei sistemi di risoluzione delle controversie. I registri della Conferenza ONU sul commercio e lo sviluppo mostrano che, nei 50 anni precedenti al 2014 c’è stato un totale di 608 casi, con 58 nuovi casi solo nel 2012, e 42 nel 2014. Viene concluso un nuovo accordo sugli investimenti ogni altra settimana.

L’Argentina è stata querelata più di 40 volte per le azioni intraprese durante la crisi economica dei primi anni 2000. Di fronte a una disoccupazione di massa e con il 70 percento dei bambini che vivevano in povertà, l’Argentina aveva infatti fissato il prezzo di acqua, gas ed elettricità, e successivamente aveva nazionalizzato i servizi per scongiurare il rischio di aumenti dei prezzi.In una sentenza dello scorso mese, all’Argentina è stato intimato di pagare 405 milioni di euro a Suez. Anche se l’Argentina ha sostenuto di avere agito per assicurare il diritto umano di accesso all’acqua per la propria popolazione, il tribunale ha ritenuto che i diritti umani non possano avere la precedenza sui diritti degli investitori privati.

La premessa fondamentale dei meccanismi di risoluzione delle controversie implica che i paesi del sud dovranno subire il doppio impatto della provatizzazione e dei trattati sugli investimenti.

Lo scorso mese Alfred de Zayas, relatore speciale dell’ONU per la promozione di un ordine internazionale equo e democratico, ha avvisato che gli accordi segreti sugli investimenti minacciano i diritti umani e violano la legge internazionale. In marzo, più di 100 professori di legge statunitensi hanno firmato una lettera che mette in luce la minaccia che i sistemi indipendenti di risoluzione delle controversie pongono allo Stato di diritto e alla sovranità nazionale.

Se alla comunità internazionale interessa davvero “non lasciare indietro nessuno”, allora negli obiettivi di sviluppo sostenibile ci si deve chiedere, in primo luogo, perché così tante persone sono state finora lasciate indietro.

Con la crescita dei trattati sugli investimenti che danno priorità ai “diritti delle imprese”, e in assenza di meccanismi internazionali giuridicamente vincolanti che costringano queste imprese a rispondere delle violazioni dei diritti umani, una maggiore partecipazione del settore privato nei progetti che riguardano i servizi idrici e igienico-sanitari all’interno degli obiettivi di sviluppo sostenibile non farà altro che esacerbare la crisi idrica e sanitaria nel mondo.

No Elettrodotto Terna in assemblea a Bussoleno

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VALSUSA NOTIZIE

Assemblea a Bussoleno l’8 giugno, per spiegare le ragioni della contrarietà all’elettrodotto Francia-Italia.

Inserito il 7 giugno 2015

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di Leonardo Capella

In preparazione degli incontri pubblici preannunciati da Terna nei vari comuni della Val di Susa, lunedì 8 giugno alle ore 21 è stata indetta dal movimento No Tav, a Bussoleno presso la sala consigliare di via Torino 62, un assemblea pubblica per spiegare il progetto e le motivazioni della contrarietà all’elettrodotto Gran Ile (Francia) – Piossasco (Italia).

Le motivazioni che argomentano la contrarietà all’opera, secondo gli organizzatori, si riconducono a alcuni punti cardine. In primo luogo viene contestato l’uso dell’energia generata dal nucleare francese che non si ritiene compatibile con la scelta antinucleare del Popolo italiano. Un altra perplessità riguarda l’inutilità dell’elettrodotto alla luce del surplus di energia disponibile in Italia. Non ultimi i problemi legati ai costi (costo previsto di 1,4 miliardi di euro. N.d.R.), all’uso della statale 24, che transita anche attraverso i paesi, creerà numerosi disagi. E in ultimo, ma non meno importante, si ritiene la scelta di utilizzare questo tipo d’energia in aperta contraddizione sia dei principi di risparmio energetico sia con lo sviluppo delle energie rinnovabili.

L.C. 07.06.15

L’Isis distrugge siti archeologici? A Torino la Cittadella distrutta dalle ruspe per un parcheggio

L’Isis distrugge siti archeologici? A Torino la Cittadella distrutta dalle ruspe per un parcheggio
giugno 08 2015

Un pezzo della storia di Torino sta per essere cancellata per sempre. Quella della Cittadella, famosa per l’atto eroico di Pietro Micca, morto nel 1706 per fermare i francesi.
Il Comune ha autorizzato la costruzione di un parcheggio interrato. Una struttura di quattro piani. Durante i lavori sono stati ritrovati numerosi muri e pezzi della lunghissima galleria sotterranea in ottimo stato. Una città sotto la città, costruita nel XVI secolo, di cui noi vediamo solo una piccolissima parte grazie al museo Pietro Micca.

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I lavori stanno distruggendo tutto. «I reperti rinvenuti sono di un’importanza capitale e siamo davanti all’occasione unica di recuperare, studiare ed aprire alla visita centinaia di metri di passaggi sotterranei della Cittadella di Torino perfettamente conservati. Sarebbero recuperabili 21 chilometri di gallerie! Un tesoro di storia, identità e archeologia», raccontano dall’associazione Gioventura Piemonteisa, in prima fila per salvare le gallerie della Cittadella.

«Ottanta metri della Galleria Magistrale che conduceva al Pastiss (il forte, ndr) sono stati irrimediabilmente distrutti – continuano dall’associazione – La galleria era stata ritrovata in uno stato di conservazione perfetto, con tanto di scritte del Settecento. Portata allo scoperto dopo tre secoli, a contatto con l’ambiente esterno si è in parte sbriciolata da sola dopo poche ore, fra la costernazione degli archeologi del Museo Pietro Micca, i quali hanno soltanto avuto il tempo di recuperare parte delle scritte e di salvare almeno i mattoni. L’ultima vittima della ruspa è in queste ore la mezzaluna Des Invalides, che viene sbriciolata poco a poco. Intanto la terra continua a restituire reperti cospicui, testimoni addormentati della nostra storia. Uno scandalo che sta assumendo proporzioni sempre maggiori e che sta suscitando l’indignazione di migliaia di persone in Piemonte e all’estero»

Petizione

È partita anche una petizione popolare dove si chiede di fermare i lavori e che il progetto sotterraneo venga modificato o abbandonato per salvare le gallerie della Cittadella, e che tutte le opere murarie della Cittadella di Torino presenti nel sottosuolo vengano vincolate e tutelate.
«Abbiamo parlato di “orrore” quando vedevamo le immagini dei soldati dell’Isis distruggere siti archeologici – commenta uno dei firmatari – non vedo la differenza con quello che stanno facendo a Torino alla Cittadella».
Per firmare la petizione

Sardegna contro deposito scorie radioattive.

 http://www.tgvallesusa.it/2015/06/sardegna-contro-deposito-scorie-radioattive/
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Il 15 giugno,il governo decide il sito per il deposito delle scorie radioattive, la Sardegna si mobilita in massa e scende nelle piazze a gridare NO!

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di Daniela Giuffrida.

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A pochi giorni dal 15 giugno, data fissata dal Governo per  comunicare il sito scelto per diventare il deposito nazionale di scorie radioattive, la Sardegna si mobilita in massa e scende nelle piazze a gridare il proprio NO.

Organizzata dal Comitato NoNucle-NoScorie, si è svolta ieri in Sardegna una manifestazione contro il nucleare che ha visto impegnato il popolo sardo in un flash mob, svoltosi contemporaneamente in sei piazze dell’isola.

Tanti comuni dell’isola hanno dichiarato il loro sostegno all’iniziativa, ma Cagliari, Sassari, Nuoro, Oristano, Olbia e Bosa sono stati i “centri di raccolta” in cui diverse migliaia di sardi si sono ritrovati alle 11.00 del mattino per manifestare il loro dissenso. Un filo conduttore unico, dunque,  ha unito idealmente le sei piazze sarde in un fermo e deciso “NO”.

NO al nucleare così come voluto, votato e quindi ottenuto dal referendum del 2011, NO  al  progetto di trasferire su suolo sardo, le scorie radioattive provenienti dalle centrali in dismissione, distribuite su tutto il territorio nazionale. Lo stesso NO che sabato  scorso era stato manifestato anche dai  600 studenti del liceo scientifico di Oristano, che avevano anticipato il loro flash mob, proprio per affermare, anche in ambito scolastico, il loro diritto alla vita.

Alle 11 esatte del mattino, le “sveglie” dei cellulari dei manifestanti, hanno dato il segnale e tutti i presenti si sono distesi in terra per tre minuti, quindi, al nuovo segnale convenuto, tutti insieme si sono rialzati e hanno applaudito, dopo essersi scambiati segni di pace e amicizia.

Solo a Cagliari si è vissuto qualche momento di tensione perchè essendo la manifestazione organizzata sotto il palazzo del Consiglio regionale, in via Roma, non vi era la possibilità pratica di attuare il flash mob.

La Via Roma è una arteria centrale di Cagliari ed effettuare il flash mob avrebbe costretto i manifestanti ad invadere la sede stradale, bloccando il traffico. Frenetiche le trattative con i funzionari  Digos, presenti sul posto, ma infine questi hanno concesso l’autorizzazione e per 5 minuti il traffico in via Roma  è stato bloccato.

Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, che ieri ha partecipato a Sassari alla manifestazione antinucleare ha dichiarato senza lasciare spazio a possibili interpretazioni che “Il Consiglio regionale si è espresso in maniera chiara, dimostrando di esser unito contro quella che sarebbe un’altra insostenibile servitù, un vero disastro.

Al territorio sardo, le servitù militari hanno già regalato uranio impoverito, metalli pesanti, polveri sottili e nanoparticelle e i loro effetti devastanti pesano già sulla salute degli abitanti nelle aree limitrofe ai poligoni, il sopraggiungere del “sarcofago”, il grande contenitore che ospiterebbe le scorie, renderebbe ancora di più difficile vivere in una terra tanto bella quanto bistrattata.

“La vita in Sardegna è forse la migliore che un uomo possa augurarsi: 24 mila km di foreste, di coste immerse in un mare miracoloso dovrebbero coincidere con quello che io consiglierei al buon Dio di regalarci come Paradiso”,  così scriveva Fabrizio De Andrè, ligure ma sardo d’adozione, sardo per amore. Ed è davvero così.

(D.G. 08.06.15)

INTERVISTA AL METEOROLOGO VALSUSINO LUCA MERCALLI: “GIOVANI, NON AVETE UNA TERRA DI RICAMBIO, COMBATTETE PER SALVARLA”

 http://www.valsusaoggi.it/intervista-al-meteorologo-valsusino-luca-mercalli-giovani-non-avete-una-terra-di-ricambio-combattete-per-salvarla/

 BY  – PUBLISHED: 06/07/2015 – 

 di JACOB HILFIKER

Si è svolta il 3 giugno presso la sala comunale di Exilles una conferenza tenuta dal climatologo Luca Mercalli rivolta alla classe 5 Liceo dell’istituto Ferrari di Susa. Lo studioso ha affrontato con gli studenti il tema dei cambiamenti climatici, argomento di una certa consistenza e attualità ma a cui è sempre difficile dare la giuste rilevanza. Il progetto, il cui argomento era in linea col programma di studi del quinto anno, ha interessato in particolar modo gli studenti di Susa, ai quali, oltre all’incontro con un esperto del settore, è stata offerta la benvenuta occasione di svolgere un ripasso in vista dell’esame di maturità. 

Al termine della conferenza e delle domande che hanno seguito, la lezione si è spostata per le strade di Exilles, dove Mercalli ha continuato a discorrere con gli studenti approfittando della bella giornata per fare una paseggiata all’aria aperta. Gli studenti sono rimasti colpiti dalla franchezza e dalla disponibilità dell’esperto, che non ha tralasciato nessun dubbio o domanda ma si è dimostrato sinceramente interessato al bun esito dell’attività. “E’ importante”, ha dichiarato Mercalli, “che l’informazione su certe tematiche non sia trascurata, soprattutto nelle nuove generazioni”.

  Luca MERCALLI, lei conduce un’intensa campagna di informazione riguardo ai cambiamenti climatici: perché è così importante?

I rischi ambientali minacciano la qualità della vita dell’intera umanità per un lungo futuro. Sono lenti a partire, ma quando si manifesteranno in tutta la loro portata nei prossimi decenni diventeranno irreversibili e causeranno sofferenza a tutti. Il mio è l’impegno di chiunque venga a conoscenza di un pericolo e voglia avvertire più persone possibile in anticipo per schivarlo o ridurne i danni. E poi ho due nipotini che voglio poter guardare a testa alta, sapendo di aver fatto tutto il possibile per consegnar loro una Terra accettabile…

 La comunità scientifica continua a fornire dati preoccupanti sugli effetti che i nostri stili di vita hanno sull’ambiente: come mai secondo lei ancora un gran numero di persone è insensibile al problema?

Da un lato si tratta un vecchio problema antropologico e sociale: non siamo programmati per occuparci dei problemi a lungo termine, ma solo di quelli vicinissimi a noi nel tempo e nello spazio. E’ più facile scaricare il barile o ignorare un avvertimento impegnativo che assumersi delle responsabilità concrete. Ce lo insegnano mille narrazioni storiche e mille pezzi di letteratura, dal Titanic alla peste manzoniana. Dall’altro lato ci sono interessi importanti legati alla produzione di energia fossile e al mantenimento di un elevato tasso di consumi che frenano la diffusione delle informazioni e la presa di coscienza delle persone.

 Ritiene che i provvedimenti presi dalle istituzioni per arginare il problema dell’inquinamento ambientale siano adeguati?

No, lo vediamo tutti i giorni… Anche se localmente si fanno passi avanti su certe specifiche normative ambientali, manca un disegno complessivo e soprattutto una legislazione globale. Non serve applicare buone leggi in un paese e lasciarne privo un altro, l’inquinamento non ha confini.

Nella sua vita privata lei fornisce un chiaro esempio di come minimizzare l’impatto ambientale dell’uomo sulla natura sia possibile: quali provvedimenti ha preso per raggiungere questo obiettivo?

Prima di tutto un abito mentale ostile allo spreco e attento alle risorse, alla loro provenienza e alla minimizzazione dei rifiuti. Poi efficienza energetica dell’abitazione, isolamento termico, serramenti a triplo vetro, installazione di pannelli fotovoltaici e collettori solari termici, pompa di calore, riciclo acqua piovana per l’irrigazione, auto elettrica, orto per la produzione alimentare diretta, differenziazione dei rifiuti, compostaggio domestico degli scarti di cucina. Acquisti e consumi limitati al necessario ed esclusione del superfluo, salvo i libri! E oltre al minor impatto ambientale indubbiamente c’è pure un elevato vantaggio economico e un maggior senso di indipendenza e autosufficienza. Ci sono tutti i motivi per un’applicazione di massa di questo modello, invece siamo in pochi…

 Ha acquisito un’ampia notorietà in seguito alla partecipazione a programmi televisivi quali “Che Tempo Che Fa” e alla conduzione di “Scala Mercalli”, in prima serata, e da sempre vive in Val Susa. Possiamo approfittare dell’occasione per avere il parere di un esperto riguardo ai cambiamenti climatici nella nostra valle?

Si, ci abito e mi ritengo un cittadino europeo delle Alpi. Come tutti i territori montani sono zone più fragili e sensibili, ad esempio vedono ridursi rapidamente i ghiacciai, che sono anche uno dei miei interessi di ricerca scientifica. 

Un messaggio che ci terrebbe a trasmettere ai giovani?

Non avete una Terra di ricambio. Combattete oggi per salvare l’unica che abbiamo, una volta guasta non potrete ripararla e i danni più gravi ricadranno proprio sulla vostra vita, non su quella di coloro che li hanno generati.