Sovranità russa, sedizione e ONG indesiderate

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giugno 02 2015

 – di F. William Engdahl –

 Il 23 maggio 2015 il presidente russo Vlaldimir Putin ha firmato una nuova legge della Duma che assegna ai pubblici ministeri il potere di dichiarare organizzazioni straniere ed internazionali “indesiderate” in Russia e di fermarle. Prevedibilmente la portavoce del dipartimento di Stato USA Marie Harf ha detto che gli Stati Uniti sono “profondamente turbati” dalla nuova legge, definendola “ulteriore esempio del crescente giro di vite del governo russo sulle voci indipendenti e di passi intenzionati ad isolare il popolo russo dal mondo“.

Con la nuova legge le autorità russe possono vietare le ONG straniere e perseguirne i dipendenti, che rischiano fino a sei anni di carcere o l’espulsione dal Paese. L’UE si è unita al dipartimento di Stato degli Stati Uniti nel definire la legge “un” passo preoccupante tra varie restrizioni a società civile, media indipendenti e opposizione politica”. L’ONG finanziata da George Soros, Human Rights Watch, ha condannato la legge assieme ad Amnesty International. Come per molte cose nell’attuale mondo del bispensiero politico, le ragioni della nuova legge vanno comprese. Lungi dall’essere un gigantesco passo dell’oca verso la trasformazione della Russia in Stato fascista, la nuova legge aiuterà a proteggere la sovranità della nazione mentre è in stato di guerra, di fatto, soprattutto con gli Stati Uniti, e con vari portavoce della NATO che cercano d’ingraziarsi Washington, come Jens Stoltenberg, suo nuovo capo russofobo. La Russia è oggetto delle ONG politiche che operano su istruzione dell’intelligence del dipartimento di Stato degli Stati Uniti dal crollo dell’Unione Sovietica nei primi anni ’90. Le ONG hanno finanziato e addestrato figure scelte dell’opposizione, come Aleksej Navalnij, membro di un gruppo chiamato Consiglio di Coordinamento dell’Opposizione. Navalnij ha ricevuto soldi dall’ONG di Washington National Endowment for Democracy (NED), una nota facciata della sovversione politica della CIA con la “militarizzazione di diritti umani e democrazia”. Prima della nuova legge sulle ONG, la Russia ne aveva una molto più morbida basata su quella statunitense, il Foreign Agents Registration Act (FARA) che richiedeva che le ONG russe finanziate dall’estero venissero registrate come agenti di un Paese straniero. Chiamata Legge sugli agenti stranieri in Russia, entrò in vigore nel novembre 2012, dopo che ONG degli Stati Uniti furono colte ad organizzare numerose proteste anti-Putin. Tale legge prevede che le organizzazioni non profit che ricevono donazioni estere, agendo da strumenti di una potenza straniera, siano registrate come agenti stranieri. La legge fu utilizzata per controllare circa 55 ONG straniere in Russia, ma finora ha avuto scarsi effetti sulle operazioni di ONG come Human Rights Watch e Amnesty International.

 Il NED

Il caso del NED è illustrativo. Il NED è una vasta operazione globale che, come il suo creatore Allen Weinstein che ne redasse la legge istituiva, disse in un’intervista nel 1991, “Molto di ciò che facciamo oggi era svolto clandestinamente 25 anni fa dalla CIA“. In Infatti il NED fu creato dal direttore della CIA di Ronald Reagan, Bill Casey, nell’ambito della “privatizzazione” della CIA. Il bilancio del NED proviene dal Congresso degli Stati Uniti e da altre ONG amiche del dipartimento di Stato come l’Open Society Foundations di George Soros. Il NED ha delle sub-unità, il National Republican Institute guidato dal senatore John McCain, l’uomo che ha svolto un ruolo chiave nel colpo di Stato del 2014 in Ucraina degli Stati Uniti. Il National Democratic Institute, legato al Partito Democratico degli Stati Uniti d’America e presieduto dalla segretaria di Stato di Clinton e sostenitrice del bombardamento della Serbia Madeline Albright. Il Consiglio di Amministrazione del NED include falchi neoconservatori di Bush-Cheney come Elliott Abrams; Francis Fukuyama; Zalmay Khalilzad, ex-ambasciatore USA in Iraq e in Afghanistan ed architetto della guerra in Afghanistan; Robert Zoellick, intimo della famiglia Bush ed ex-presidente della Banca mondiale. In altre parole, questa ONG statunitense “che promuove la democrazia” fa parte della nefasta agenda globale di Washington che militarizza le cosiddette ONG per i diritti umani e la democrazia per sbarazzarsi di regimi che si rifiutano di prendere ordini da Wall Street o Washington. Il NED è stato al centro di ogni rivoluzione colorata di Washington,fin dal riuscito rovesciamento di Slobodan Milosevic in Serbia nel 2000. I loro colpi hanno piazzato presidenti pro-NATO in Ucraina e Georgia nel 2003-4, tentato di destabilizzare l’Iran nel 2009, diretto le operazioni della primavera araba per ridisegnare la mappa politica del Medio Oriente dal 2011, e ultimamente l’”Umbrella Revolution” di Hong Kong per imbarazzare la Cina. L’elenco potrebbe continuare.

 Il NED in Russia oggi

In Russia, nonostante la legge sugli agenti stranieri, il NED è ben finanziato e continua ad operare. Dal 2012 il NED non rivela i nomi delle organizzazioni che finanzia in Russia, come faceva in precedenza. Indica soltanto il settore e raramente le attività che finanzia. Inoltre, non vi è alcuna relazione annuale per il 2014, anno cruciale per il colpo di Stato della CIA in Ucraina, quando Washington ha intensificato la sovversione contro Mosca e di fatto dichiarato lo stato di guerra contro la Federazione russa imponendo sanzioni finanziarie volte a paralizzarne l’economia. In ogni rivoluzione colorata le istituzioni degli USA, le banche di Wall Street e gli hedge fund cercano sempre di creare caos economico e suscitare disordini politici, come in Brasile oggi contro la Presidentessa Dilma Rousseff, leader dei BRICS. Come il NED spende milioni di dollari dei contribuenti statunitensi in Russia è molto indicativo. Nella relazione abbreviata on-line per il 2014, il NED rivela che per i numerosi piani realizzati in Russia ha speso 530067 dollari per una categoria, la trasparenza in Russia: “Per aumentare la consapevolezza della corruzione”. Collabora con procuratori e polizia russi? Come scopre la corruzione che svela? Naturalmente vi è un vantaggio collaterale nel dare a Washington particolari intimi sulla corruzione, veri o presunti, che possano essere poi utilizzati dagli attivisti addestrati dalle sue ONG come il gruppo di Navalnij. Un’ONG statunitense finanziata dal Congresso, legata a Victoria Nuland del dipartimento di Stato e alla CIA, decide quali società russe sono “corrotte”? Per Favore… Un’altra categoria in cui il NED finanziato da Washington spende ingenti somme è etichettata Idee e valori democratici: 400000 dollari per qualcosa chiamato “Conferenze su diritti umani e storia: sensibilizzare su uso e abuso della memoria storica per stimolare il dibattito su questioni sociali e politiche urgenti”, ricordando i recenti tentativi del dipartimento di Stato degli Stati Uniti per negare il notevole, difatti decisivo, ruolo dell’Unione Sovietica nella sconfitta del Terzo Reich. Dovremmo chiedere chi decide siano i “pressanti problemi sociali e politici”, NED? CIA? Neocon del dipartimento di Stato di Victoria Nuland?

 Contrappasso

Immaginiamo un contrappasso. Vladimir Putin e il servizio d’intelligence estero russo FSB decidono di costituire qualcosa chiamato “National Enterprise to Foster American Democracy” (NEFAD), finanziato dai russi per milioni di dollari, per addestrate attivisti neri e giovani statunitensi in tecniche di assalto, sommosse via twitter, dimostrazioni contro la brutalità della polizia, produzione di molotov, uso dei social media per denigrare la polizia. Il loro scopo è illuminare le violazioni dei diritti umani da parte di governo degli Stati Uniti, FBI, polizia, istituzioni dell’ordine pubblico. Sfruttando un incidente ambiguo e oscuro a Baltimora nel Maryland o Chicago o New York e postando video su YouTube e messaggi twitter sulla presunta brutalità della polizia. Non importa se la polizia ha agito bene o male. Migliaia rispondono marciando contro la polizia, facendo scoppiare scontri con la morte di alcune persone.

Cari lettori, vi immaginate il governo degli Stati Uniti permettere a una ONG russa d’intervenire negli affari interni degli Stati Uniti d’America? Pensate che l’FBI esiterebbe un secondo nell’arrestare tutte le persone del NEFAD e chiuderne le attività? Questo è proprio ciò che il National Endowment for Democracy, finanziato da Congresso degli Stati Uniti e CIA, fa in Russia. Non ha alcun interesse in una Russia nazione sovrana, né del resto per qualsiasi Paese straniero. Esiste per suscitare problemi. Il governo russo dovrebbe cortesemente mostrargli la porta, essendo realmente indesiderabile. Nell’ottobre 2001, pochi giorni dopo lo shock degli attacchi alle torri del World Trade e al Pentagono, l’amministrazione Bush approvò una legge che viola essenzialmente il Bill of Rights della Costituzione, una delle più belle della storia. L’US Patriot Act, come fu cinicamente chiamato da suoi sponsor, permette al governo degli Stati Uniti tra l’altro di “sorvegliare sospetti terroristi, sospetti di frodi o abusi (sic!) informatici, e agenti di una potenza straniera impegnati in attività clandestine“. Un’altra disposizione del Patriot Act permette all’FBI di ordinare “il sequestro di ogni cosa tangibile (tra cui libri, registri, documenti, documenti e altri elementi) nell’indagine per la protezione contro il terrorismo internazionale o attività d’intelligence clandestine“. Ci fu solo un pigolio d’indignazione per tale legge da Stato di polizia negli Stati Uniti d’America, una legge ora rinnovata dal Congresso. Il fatto che il NED non indichi chi finanzia in Russia dimostra che ha qualcosa da nascondere. Il NED è al centro delle operazioni per la “militarizzazione dei Diritti Umani” di CIA e dipartimento di Stato, per attuare cambi di regime in tutto il mondo, liberandosi di regimi “non cooperativi”. Come ho affermato in una recente intervista russa sul NED, poco prima che la nuova legge venisse emanata, mi stupivo che la Russia non l’avesse adottata da tempo, quando era chiaro che le ONG degli Stati Uniti non hanno nulla di buono. Il NED è davvero un’ONG “indesiderabile”, così come lo sono Human Rights Watch, Freedom House, Open Society Foundations e l’intero branco di ONG per i diritti umani favorito dal governo degli USA.

 F. William Engdahl è consulente di rischio strategico e docente, laureato in politica dalla Princeton University è autore di best-seller su petrolio e geopolitica, in esclusiva per la rivista online New Eastern Outlook.

 FonteNew Eastern Outlook

 Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Incidente, la sorella del rom che ha ammazzato la filippina: “Tranquilli, fate poca galera”

Il rom in lacrime dopo l’arresto: “Non avevo la patente, ho perso la testa”. Ma la sorella lo consola: “Farete poca galera”
 
Sergio Rame – Mer, 03/06/2015
 
“Tranquilli, tanto fate poca galera”. Quello pronunciato ai microfoni di Dalla vostra parte dalla sorella di Antony, il 17enne di origini rom arrestato per aver investito un gruppo di persone a Boccea, uccidendo una donna filippina, Corazon Peres Abordo, e ferendo altri otto passanti, è il macabro presagio di quello che potrebbe capitare.
 
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Assassini rom che, dopo una manciata di mesi di carcere, sono di nuovo in libertà.
 
“Quando ho visto la polizia sono scappato perché non ho la patente, ho accelerato e non sono riuscito più a fermarmi – commenta Antony – ho perso la testa, ho visto la gente che volava davanti alla macchina, non ho capito più nulla, ho avuto paura e sono fuggito dall’inferno che avevo provocato. È stata una reazione istintiva”. Sono poche le dichiarazioni del rom, riportate dal Messaggero, prima della decisione di fare scena muta davanti al pm. I due fratelli, arrestati per l’omicidio colposo di Corazon Peres Abordo, hanno infatti deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere.
 
Alla guida dell’auto c’era proprio Antony, che ha due anni in meno del fratello Samuel. Dopo aver ammazzato la filippina, i due sono fuggiti e si sono nascosti per alcuni giorni nel campo nomadi in cui vivevano con i genitori. “Siamo rimasti nascosti perché dopo quello che era successo la gente ci avrebbe ammazzato – ha raccontato Antony -i siamo nascosti perché avevamo paura”. A convincerli a consegnarsi alla polizia sarebbe stata la madre. Ma, all’interno della stessa famiglia di Antony, non tutti la pensano allo stesso modo. La sorella, per esempio, si augura che i due facciano “poca galera” per poi tornare in libertà: “Non devono mettersi a piangere, non devono disperarsi perché avranno una pena bassa. Dal carcere si esce…” (guarda il video).
 
Continuano intanto le indagini per verificare la presenza di un quarto uomo nell’auto. Le verifiche si concentrano proprio sull’individuazione di una quarta persona, che sarebbe fuggita a piedi e che continuerebbe a essere protetta. Gli investigatori stanno ascoltando testimoni e raccogliendo nuovi elementi per trovare riscontri a quanto già in possesso e fare definitivamente chiarezza sulla vicenda. Si traccia anche il profilo dei due fermati, dei familiari e delle persone a loro più vicine: i fratelli passavano le giornate soprattutto a raccogliere ferro e altri oggetti buttati nei cassonetti per rivenderli nei mercatini. Il maggiorenne avrebbe precedenti per rapina, ricettazione e furto. Il minorenne per furto, resistenza apubblico ufficiale, possesso di arnesi atti a offendere (per lo più i cacciavite usati per i colpi negli appartamenti). Entrambi hanno numerosi alias. Chi indaga, inoltre, sta cercando di far luce anche sul perché il17enne alla guida della Lybra abbia accelerato a tutta velocità dopo l’alt intimato dalla volante della polizia.
 

Trento: Esodata 64enne dorme in auto da 10 mesi, non può pagare l’affitto

ma non c’è posto per lei in nessun dove. Questa donna non è da proteggere, femminismo moderno3 giugno 2015

Disoccupata, a un passo dalla pensione ma senza poterla raggiungere a causa della legge Fornero, dorme in auto da dieci mesi in un campo a valle di Roncogno. Rita Montella, 64 anni, ha il volto segnato dall’età e da una condizione cui nessuna persona dovrebbe essere costretta. Soprattutto se i suoi unici «errori» sono stati quelli di aver perso il lavoro a 18 mesi dalla pensione e di aver rifiutato, per due volte, offerte di sistemazione che l’avrebbero obbligata a rinunciare ai suoi unici affetti, due cagnolini che ha con sé da tre anni, Lilly e Rudy.
«Lavoravo da cinque anni come bidella nella scuola di Caldonazzo per la cooperativa Lagorai» racconta Rita, accogliendoci nel suo «salotto», un tavolo e tre sedie in plastica sistemati vicino alla Peugeot 106 in cui vive da agosto 2014, «la mia garconnière», ironizza amara. «Era un impiego di fatto stagionale, dato che le scuole sono chiuse in estate. Il 30 dicembre 2013 la cooperativa mi ha chiamato per comunicarmi che dal 1° gennaio 2014 non avrebbe più avuto bisogno di me».
Per Rita, che nel 2012 aveva fatto domanda di alloggio Itea (dopo anni di affitti in nero a Caldonazzo che le avevano provocato problemi anche con la residenza e il censimento) ma si era piazzata al 256° posto e all’epoca era in affitto a Mala di Sant’Orsola, una vera mazzata: «Senza lavoro, non potevo più permettermi di pagare l’affitto di 450 euro». Anche perché le era stata liquidata solo una mini Aspi per un totale di circa 500 euro e attualmente riceve un reddito di garanzia di 532 euro mensili: «Ma le regole sono cambiate e temo che da agosto non avrò neppure più quello».
Dopo il licenziamento e lo sfratto, Rita – ora al 184° posto nella graduatoria Itea – ha iniziato a bussare alle porte della Comunità Alta Valsugana-Bersntol per cercare una soluzione che le evitasse di restare senza un tetto: «I Servizi sociali mi hanno offerto una camera in una struttura protetta a Sant’Orsola, chiedendomi di fare la custode notturna. Ma avrei dovuto rinunciare ai miei cani e ho detto no». Poi è arrivata l’illusione di riuscire a trovare un nuovo lavoro: «Ho fatto domanda per essere inserita nell’Azione 19 il 26 novembre – dice, mostrando la richiesta protocollata – ma non sono stata chiamata».
Più volte Rita si è rivolta direttamente anche all’assessora alle attività sociali della Comunità Linda Tamanini. Poi, ha contattato il Comune di Pergine, che è riuscito a trovarle una possibile sistemazione a Viarago, in un alloggio gestito dalla Cooperativa Arcobaleno: «Ma anche per questo mi chiedevano di rinunciare ai cani. Dapprima ho detto no, poi un’amica si è offerta di tenermeli e allora ho fatto domanda. Non è stata accolta». «Anche il sindaco Roberto Oss Emer, avvertito del caso – prosegue -, ha risposto che siccome mi vedono in giro vestita bene e pulita, forse la situazione non è così grave. Ma certo che sono pulita! Per fortuna ho amici che mi aiutano e mi fanno fare la doccia».
Rita si è rivolta anche al difensore civico, al giudice di pace, ha telefonato più volte alla segreteria del governatore Ugo Rossi per chiedergli un appuntamento: «La terza volta che ci provavo, mi è stato risposto che dovevo essere “umana” e capire che Rossi non poteva rispondere a tutte le chiamate. Umana io?». «Nessuno mai è venuto a vedere in che condizioni sono», si sfoga, trattenendo le lacrime. «Ma tanto non cambia niente… Sai l’ultima? L’assistente sociale mi ha detto che dovrei girare tutti i comuni e informarmi se hanno alloggi protetti, poi trasferirmi con l’auto dove ci sono, chiedere la residenza come “senza fissa dimora” e aspettare casa…».
Di fronte al caso Montella, sia il Comune di Pergine sia la Comunità Alta Valsugana appaiono però disarmati. Dice l’assessora al Sociale della Comunità, Linda Tamanini: «È una situazione che seguiamo da anni, ma non abbiamo alloggi. Le avevano offerto un’opportunità a Sant’Orsola, ma la signora ha rifiutato. Avrebbe dovuto accettare, perché era l’unica possibilità concreta di trovarle una sistemazione dignitosa. Ora il posto da custode si è liberato, dovremo rifare una selezione, ma siamo in una fase di passaggio in Comunità. Probabilmente dovrà prendere in mano la situazione qualcun altro». L’ente non può fare contratti per alloggi di emergenza con privati: «Solo l’Itea può darci degli appartamenti, ma ce ne sono ancora 50 inutilizzati: speriamo che siano presto disponibili».
«Non c’è solo il problema della signora Montella – aggiunge il vicesindaco e assessore alle attività sociali del Comune, Daniela Casagrande -. In via Maier ora abbiamo due famiglie con bambini piccoli sotto sfratto e senza lavoro, tempo fa una persona dormiva in auto dietro al cimitero e un altro in corriera in via al Lago…». Situazioni accettabili? «No, è evidente, ma il Comune può fare ben poco. Per la signora Montella, avevamo indicato un alloggio a Viarago gestito dalla cooperativa Arcobaleno, ma doveva essere fatto un bando per l’assegnazione: è stato assegnato a una signora con un minore. L’unica possibilità di soddisfare queste esigenze è che l’Itea rimetta in circolo gli appartamenti vuoti».
Del caso Montella, dopo l’apertura della pagina Facebook «Aiutiamo Rita a restare coi suoi cani» (579 i «mi piace»), si sta interessando anche la Lega Nord: il segretario della sezione di Pergine Enrico Mattivi annuncia la presentazione di un’interrogazione al Comune, in Comunità e in Provincia. E Donata Soppelsa, consigliera comunale, commenta: «A prescindere da tutto, non è accettabile che a Pergine ci siano persone in queste condizioni».
 
Fonte ladige

Mafia Capitale, 44 arresti. Spunta il tariffario dei migranti

 ma cosa non si fa per salvare gli ultimil, fortuna che gli italiani non ne hanno bisogno

I carabinieri del Ros hanno eseguito 44 arresti tra Lazio, Abruzzo e Sicilia. Coinvolti politici da destra a sinistra. Tra le attività il business dei migranti

 Luca Romano – Gio, 04/06/2015 

 Nuovo capitolo dell’inchiesta “Mondo di Mezzo” della procura di Roma e dei carabinieri del Ros: 44 arresti in Sicilia, Lazio e Abruzzo per associazione per delinquere e altri reati. Ventuno gli indagati a piede libero. Il blitz dei carabinieri è scattato all’alba nelle province di Roma, Rieti, Frosinone, L’Aquila, Catania ed Enna.

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 Perquisizioni alla cooperativa “La Cascina”

 Nell’ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia di Roma, si ipotizzano a vario titolo i reati di associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori ed altro.

Perquisizioni a carico di altre 21 persone indagate per gli stessi reati. I provvedimenti riguardano gli sviluppi delle indagini su “Mafia Capitale”, il gruppo mafioso riconducibile a Massimo Carminati, ora in carcere.

 Secondo gli investigatori, gli accertamenti successivi a quella tornata di arresti hanno confermato “l’esistenza di una struttura mafiosa operante nella Capitale, cerniera tra ambiti criminali ed esponenti degli ambienti politici, amministrativi ed imprenditoriali locali”. In particolare le indagini avrebbero documentato quello che per gli inquirenti è un “ramificato sistema corruttivo finalizzato a favorire un cartello d’imprese, non solo riconducibili al sodalizio, interessato alla gestione dei centri di accoglienza e ai consistenti finanziamenti pubblici connessi ai flussi migratori”.

 Tra gli arresti del Ros c’è anche Luca Gramazio, accusato di partecipazione all’associazione capeggiata da Carminati, che avrebbe favorito sfruttando la sua carica politica: prima di capogruppo Pdl al Consiglio di Roma Capitale ed in seguito quale

capogruppo Pdl (poi FI) al Consiglio Regionale del Lazio. In carcere anche l’ex presidente del Consiglio comunale di Roma, Mirko Coratti, l’ex assessore alla Casa del Campidoglio, Daniele Ozzimo. I Ros hanno posto in arresto anche i consiglieri comunali Giordano TredicineMassimo Caprari e l’ex presidente del X Municipio (Ostia), Andrea Tassone.

 Le indagini evidenziano la “centralità, nelle complessive dinamiche dell’organizzazione mafiosa diretta da Massimo Carminati, di Salvatore Buzzi“, già coinvolto nella prima fase dell’inchiesta e ritenuto “riferimento di una rete di cooperative sociali che si sono assicurate, nel tempo, mediante pratiche corruttive e rapporti collusivi, numerosi appalti e finanziamenti della Regione Lazio, del Comune di Roma e delle aziende municipalizzate”.

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Ampio, secondo gli investigatori, l’ambito di azione di Buzzi e delle imprese che a lui facevano riferimento: “Accoglienza dei profughi e dei rifugiati, raccolta differenziata e smaltimento dei rifiuti, manutenzione del verde pubblico” e altri settori oggetto di gare pubbliche, come ad esempio “i lavori connessi all’emergenza maltempo a Roma e le attività di manutenzione delle piste ciclabili”.

 Secondo gli inquirenti Luca Odevaine (nella veste di appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale) sarebbe stato in grado di garantire consistenti benefici economici ad un “cartello d’imprese” interessate alla gestione dei centri di accoglienza, determinando l’esclusione di imprese concorrenti dall’aggiudicazione dei relativi appalti”.

 Tariffario dei migranti

Come già avvenuto nel primo filone dell’inchiesta, spuntano le intercettazioni. “… Altre cose in giro per l’Italia … possiamo pure quantificare, guarda… se me dai … cento persone facciamo un euro a persona … non lo so, per dire, hai capito? E …e basta, uno ragiona così dice va beh… ti metto 200 persone a Roma, 200 a Messina … 50 là … e … le quantifichiamo, poi…”. È Luca Odevaine, in una conversazione con alcuni suoi collaboratori intercettata nella sua stanza negli uffici della Fondazione IntegraAzione, a prospettare quello che il gip Flavia Costantini definisce “un vero e proprio tariffario per migrante ospitato”. Odevaine parla dell’accordo stretto, tra gli altri, con Salvatore Buzzi, presidente della “Cooperativa 29 giugno” e spiega: “Gli ho fatto avere altri centri, in Sicilia… in provincia di Roma e quant’altro, quindi su tutto quella… quella parte là ci mettiamo d’accordo dovremo…, più o meno, stiamo concordando una cifra tipo come 1 euro a persona, ci danno, calcolando che so’ almeno un migliaio di persone, dovrebbero essere grosso modo un migliaio di persone, insomma so’ 1000 euro al giorno quindi 30.000 euro al mese che entrano…”.

 Il sindaco Marino ostenta tranquillità

Sulla nuova ondata di arresti è intervenuto il sindaco di Roma, Ignazio Marino: “Credo che la politica nel passato abbia dato un cattivo esempio ma oggi sia in Campidoglio che in alcune aree come Ostia abbiamo persone perbene che vogliono

ridare la qualità di vita e tutti i diritti e la dignità che la Capitale merita”. E ancora: “Sono estremamente orgoglioso e felice del lavoro del procuratore Pignatone che, dal suo punto di vista e per la sua area di lavoro, sta svolgendo lo stesso tipo di compito che noi stiamo facendo dal punto di vista amministrativo”.

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/mafia-capitale-44-arresti-business-sugli-immigrati-1136575.html

Turchia, chiesto ergastolo per direttore Cumhuriyet, Erdogan lo aveva minacciato dopo scoop su armi a jihadisti

non siamo più Charlie?!?! Qui non ci sono diritti violati?! L’alleato Nato non si tocca eh cara la mia soc civile

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Il legale del presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha chiesto l’ergastolo per il direttore del quotidiano di opposizione Cumhuriyet, Can Dundar, minacciato dallo stesso Erdogan dopo che venerdì aveva pubblicato le immagini di armi destinate a jihadisti in Siria a bordo di camion scortati dai servizi segreti del Mit, riferisce Hurriyet online. Venerdi la procura di Istanbul aveva avviato un’inchiesta sullo scoop per presunta rivelazione di segreti di stato. Lo stesso Erdogan ha denunciato Dundar per “spionaggio”.

 A quattro giorni dalle cruciali elezioni politiche turche, si è così accentuato lo scontro fra il grande quotidiano di opposizione e Erdogan.

 Solidarietà Nobel Pamuk a direttore Cumhuriyet

 “La democrazia non può essere sacrificata”: con queste parole il premio Nobel Orhan Pamuk ha espresso oggi la sua solidarietà al quotidiano Cumhuriyet e al suo direttore Can Dundar, minacciato dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan dopo la pubblicazione di immagini che mostrano armi destinate ai gruppi islamici in Siria a bordo di camion scortati dai servizi segreti.

 Ieri tutti i giornalisti del quotidiano, intellettuali e artisti avevano espresso la loro solidarietà a Dundar sulla prima pagina del quotidiano. Sotto la frase “il colpevole sono io”, decine di personalità ci hanno messo letteralmente la faccia, con foto e nomi stampati per non lasciare solo Dundar.

 Erdogan ieri aveva affermato che Dundar pagherà un “caro prezzo” per aver rivelato il traffico di armi turche verso i gruppi armati siriani. Il leader turco è stato più volte accusato di aiutare anche i gruppi armati jihadisti in Siria con l’ossessione di far cadere il presidente Bashar al Assad per sostituirlo con un governo islamico. A piè di pagina il giornale ha pubblicato oggi una vignetta che accosta Erdogan a Hitler.

 Lo scontro con Cumhuriyet arriva in un momento di tensioni crescenti tra il presidente turco e la stampa sia locale che internazionale. Ieri erano rimbalzate voci di una possibile ondata di arresti di autorevoli giornalisti di opposizione prima o subito dopo le politiche. Secondo la celebre ‘gola profonda’ Fuat Avni, ritenuto vicino al potere, Erdogan sarebbe preoccupato per un suo possibile deferimento alla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra per avere fornito armi ai jihadisti.

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2015/06/03/direttore-cumhuriyet-chiesto-ergastolo_58120fa5-7b0a-462d-8ada-2baede6107e4.html

Staccano la corrente a un malato di sla: rischia la vita per una bolletta

Solidarietà?!?! Aiuto??? Niente?? Indignazione della soc civile?!?! Quando mai, se no “frutta” non serve indignarsi ed aiutare.

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Cesano Maderno: Immacolata Tallarico e il compagno Tony Laganà, malato di sla

(Foto by Cristina Marzorati)

Domenica 31 maggio 2015

Una situazione sempre più difficile. E a causa di una bolletta non pagata , Tony Laganà ha rischiato la vita: malato di sla, è assistito giorno e notte da un macchinario che all’improvviso si è spento. Il racconto della compagna Imma.

 «Le istituzioni devono venire nelle case dei malati di Sla. Ringrazio le persone che si sono mobilitate, ma non era quello il mio intento. Volevo spronare le coscienze. Devono rivedere gli importi dei contributi a livello nazionale».

 È decisa Immacolata Tallarico, 48 anni, compagna di Tony Laganà, 43 anni, dal 2008 malato di Sla. Vivono a Cesano Maderno. La situazione si è aggravata a fine 2010, quando Tony è stato costretto a smettere di lavorare, era elettricista altamente specializzato. Da qui sono partite le cartelle esattoriali di Equitalia, pagare le bollette è diventato difficile e una decina di giorni fa Eni ha staccato luce e gas.

 «La cosa terribile – si racconta – è che l’ho capito guardando Tony. La macchina cui è attaccato notte e giorno, si era improvvisamente fermata. Davanti al cancello di casa c’era un operaio. Ho subito chiamato i carabinieri. Per noi vale la disalimentabilità, comunicata alla società elettrica. Insomma non si può staccare la corrente, vuol dire uccidere Tony».

 L’erogazione è stata assicurata non altrettanto il gas. La vicenda ha avuto eco nazionale, trasmessa anche dal programma televisivo “Quinta colonna” in onda su “Rete4”.

 «All’inizio ero io a occuparmi di tutto. Per stare vicino al mio compagno ho rinunciato al lavoro, ma poi le sue condizioni hanno reso necessaria la presenza anche di un badante anzi meglio di un infermiere. Ci costa 1.600 euro al mese e per questo riceviamo un contributo di 800 euro al mese. Poi c’è il mutuo, ci sono le bollette, la spesa. Noi abbiamo tre figlie di 12, 18 e 20 anni». Imma spiega come una volta la Regione stanziava da 500 a 5mila euro per un malato di Sla, ora sono 1000 euro per tutti qualunque sia il livello di gravità della malattia.

 «Difficile andare avanti, anche perché Tony è carcerato in casa. Non abbiamo un montascale adatto a spostare lui e la macchina. Per scendere ci vogliono tre persone. Due volte non siamo riusciti ad andare a un appuntamento a Niguarda».

 Una situazione difficile in parte tamponata dall’Asl, che invia un fisioterapista e ha fornito il macchinario, e dal Comune di Cesano, che dopo il disguido del distacco dell’impianto, ha proposto a Imma anche di passare a Gelsia e Enel, in questo modo si potranno gestire meglio eventuali morosità. In una situazione così è straordinario come Tony viva la sua malattia, forte dell’amore delle sue figlie e di Imma compagna, madre e infermiera 24 ore al giorno.

Cristina Marzorati

http://www.ilcittadinomb.it/stories/Cronaca/staccano-la-corrente-a-un-malato-di-sla-rischia-la-vita-per-una-bolletta_1123656_11/