EURO: L’ARMA CHE HA DISTRUTTO L’ECONOMIA ITALIANA

Nel 2002, il governo italiano, nelle figure di Carlo A. Ciampi e Romano Prodi, sostituì la cara vecchia Lira con la moneta unica europea, l’euro, decretando così la condanna a morte dell’economia italiana. Le conseguenze di questa scelta scellerata sono sotto gli occhi di tutti: in 12 anni di euro l’Italia, da superpotenza economica  che competeva alla pari con Germania, UK e Francia, si è trasformata gradualmente in un Paese periferico ove fame, disperazione e disoccupazione dilagano.
 
La crisi che sta attanagliando non solo l’Italia, ma anche Portogallo, Spagna, Grecia e Irlanda, ha una causa preponderante: l’euro.Questa moneta è “nata male”: era palese fin dall’inizio che una moneta unica per economie profondamente diverse non avrebbe mai funzionato. Inoltre, con la moneta unica, ciascuno Stato aderente ha perso la propria autonomia in materia di politica economica, diventando difatti schiavo di organismi sovranazionali privati come la BCE (banca centrale europea).
 
L’euro è una moneta troppo pesante per l’economia italiana: ogni giorno rende sempre più convenienti i prodotti esteri rispetto a quelli italiani, e di conseguenza la disoccupazione è destinata irrimediabilmente a salire.
 
Ovviamente l’uscita dall’euro non è per l’Italia la soluzione finale: essa è soltanto una prerogativa al rilancio dell’economia, una condizione necessaria ma non sufficiente alla risoluzione della crisi.
 
Nel 2002 non c’erano motivo per cui l’Italia aderisse alla moneta unica: già allora si sapeva che non ne avrebbe tratto nessun beneficio, infatti molti Paesi rifiutarono di entrare nell’eurozona: UK, Svezia e Danimarca  declinarono saggiamente l’invito. Si sente molte volte in tv che l’Italia starebbe peggio senza euro: falso. Questo è puro terrorismo mediatico. La Norvegia, l’Islanda, l’Ungheria, la Svizzera, le già citate Inghilterra, Svezia e Danimarca cosa hanno di più dell’Italia per cui non hanno bisogno dell’euro per sopravvivere? In questo momento, diversamente da un paio di decenni fa, se la passano molto meglio dell’Italia.
 
L’uscita dall’euro e il passaggio a una nuova moneta nazionale di proprietà del popolo non è né impossibile né catastrofico. Come è stato possibile passare da lira a euro è possibile passare da euro a una nuova moneta, però in quest’ultimo caso, si potrà scegliere il tasso di cambio liberamente, senza accordarsi con altri Paesi, come accadde nel 2002 dove si scelse che un euro valesse 1936,27 lire. Dopo il passaggio, sarà il lavoro degli italiani a determinare il valore della nuova moneta.
 
Un ritorno alla moneta nazionale è fattibile e senza rischi: un’inflazione susseguente al passaggio è un’ipotesi remota, mentre una possibile svalutazione della moneta non comporterebbe conseguenze negative, anzi renderebbe i prodotti italiani convenienti con un aumento massiccio delle esportazioni.
 
Una possibile svalutazione inoltre non andrebbe ad intaccare né il valore dei beni materiali né gli investimenti in titoli. Chi dice il contrario mente e sa di mentire. I beni reali non si svalutano mai.
 
Chi ha sovranità monetaria può permettersi politiche di stimolo dell’economia con forti detassazioni, nel nostro caso tali politiche ci sono precluse, poiché ci sono da rispettare “vincoli europei”.
 
Dicono dell’euro:                                                                                                            “Adottando l’Euro, l’Italia si è ridotta allo stato di una nazione del Terzo Mondo che deve prendere in prestito una moneta straniera, con tutti i danni che ciò implica”.                                                                                   Paul Krugman, vincitore del premio Nobel per l’Economia nel 2008, economista e professore di Economia e Relazioni internazionali presso l’Università di Princeton.
 
“La situazione attuale non è sostenibile ancora per molto. E’ necessario abolire l’euro per creare quella fiducia che i paesi membri una volta avevano l’uno nell’altro”.                          Christopher Pissarides, economista britannico, vincitore del premio Nobel per l’Economia nel 2010.
 
“L’euro è stato un’idea orribile. Lo penso da tempo. Un errore che ha messo l’economia europea sulla strada sbagliata”. Amartya Sen, vincitore del premio Nobel per l’Economia nel 1998.
 
 “Questa crisi è artificiale e in sostanza ha quattro lettere: l’euro”. Joseph Stiglitz, vincitore del premio Nobel per l’Economia nel 2001.
 
Le “euro-sciocchezze”:                                                                                              
 “Un disastro uscire dall’Euro, immediatamente il costo pagato dagli italiani per interessi sarebbe enorme e perderemmo la stabilità monetaria che abbiamo avuto con l’Euro”.                                                                            Matteo Renzi, politicante.
 
 “Stiamo assistendo al grande successo dell’Euro e la Grecia ne è la dimostrazione”.       Mario Monti, massone e membro del club Bilderberg.
 
“Io non ho mai detto che bisogna uscire dall’Euro”. Beppe Grillo, comico.
 
Il cittadino italiano che vuole manifestare il proprio dissenso alla moneta unica può farlo votando partiti che sono chiaramente anti-euro. Abbiamo ancora il diritto di voto: utilizziamolo bene.
 
 
EURO: L’ARMA CHE HA DISTRUTTO L’ECONOMIA ITALIANAultima modifica: 2014-05-23T12:44:27+02:00da davi-luciano
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