Lampedusa tanto accogliente con i bisognosi, a patto che non siano disabili
Ssabato, 11, gennaio, 2014
La protesta dell’ex dipendente del Comune di Lampedusa che si è cosparso di benzina e ha minacciato di darsi fuoco davanti al Municipio dopo aver perso il lavoro è rientrata. Felice Maggiore, questo il nome dell’uomo, è stato accompagnato dai carabinieri al Pronto soccorso.
Maggiore aveva un contratto a tempo determinato e questo non è stato rinnovato. Anni addietro l’uomo aveva perso una gamba a causa di un incidente. La strada antistante al Comune è stata bloccata al traffico per diversi minuti. si24
http://www.imolaoggi.it/2014/01/11/lampedusa-disabile-rimane-senza-lavoro-e-minaccia-di-darsi-fuoco/
Archivi giornalieri: 15 febbraio 2014
Datagate, l’Europa si piega agli USA
VENERDÌ 14 FEBBRAIO 2014
di Mario Lombardo
La commissione del Parlamento europeo per le Libertà Civili (LIBE) ha approvato questa settimana un rapporto sulle attività illegali di sorveglianza dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale americana (NSA), respingendo però contemporaneamente alcuni fondamentali emendamenti legati alla sorte di Edward Snowden. Il rapporto di 60 pagine, preparato dal laburista britannico Claude Moraes e che verrà sottoposto all’attenzione dell’aula il prossimo mese di marzo, ha ottenuto l’approvazione di 33 membri della commissione, mentre 7 hanno espresso parere contrario e 17 sono stati gli astenuti.
Il voto, pur condannando le attività dell’NSA e della sua corrispondente britannica (GCHQ), si è sostanzialmente risolto in un atto di servilismo nei confronti di Washington, rivelando allo stesso tempo la reale attitudine di buona parte della classe dirigente europea verso metodi degni di uno stato di polizia.
In particolare, la commissione ha respinto un emendamento presentato dal gruppo dei Verdi che intendeva chiedere ai paesi membri dell’UE di lasciar cadere eventuali accuse nei confronti di Snowden e di offrire all’ex contractor dell’NSA “protezione contro incriminazioni, estradizione o rendition da parte di paesi terzi”, riconoscendogli inoltre lo status di “whistleblower” (chi cioè, dall’interno di un’agenzia o ufficio governativo, assiste a crimini o malefatte e le rivela al pubblico) e “difensore internazionale dei diritti umani”.
Altre questioni cruciali per i diritti civili che la commissione dovrebbe teoricamente difendere sono state poi vergognosamente lasciate cadere, come l’invito da rivolgere a Washington per concedere un’amnistia a Snowden, cancellando le assurde accuse sollevate formalmente nei suoi confronti di avere violato l’Espionage Act del 1917. Dello stesso nome di Edward Snowden, infine, non è rimasta traccia in tutto il documento finale.
Il portavoce dei Verdi al Parlamento europeo, Jan Philipp Albrecht, ha duramente condannato l’approvazione del rapporto senza gli emendamenti relativi a Snowden, dal momento che soltanto grazie a quest’ultimo i cittadini dell’Europa e del resto del mondo hanno conosciuto il livello di criminalità del governo americano al centro dell’indagine contenuta nel rapporto della commissione per le Libertà Civili.
“Le coraggiose rivelazioni di Edward Snowden – ha affermato il politico tedesco – hanno fornito le basi per questa indagine e il mancato riconoscimento di questo vitale contributo… rappresenta una dimostrazione di vigliaccheria, che si spiega con il desiderio di non offendere gli Stati Uniti”.
I gruppi degli altri partiti di sinistra al Parlamento europeo hanno invece applaudito l’approvazione del rapporto, mettendo comunque in evidenza le mancanze. Una rappresentante del partito tedesco Die Linke ha ad esempio ammesso che “è mancata una reale discussione sull’abuso delle leggi anti-terrorismo e sull’offerta di asilo a Snowden”, così come nessuno ha chiesto la sospensione dei negoziati sul trattato di libero scambio USA-UE né “la revisione dell’intera politica relativa alla sicurezza”.
I voti necessari alla bocciatura degli emendamenti più importanti sono stati assicurati non solo dagli eurodeputati dei partiti conservatori e di centro-destra, ma anche da quelli social democratici.
L’alternativa proposta da questi ultimi e approvata è stata invece una fiacca quanto generica promessa di procedere con “la valutazione della possibilità di garantire protezione internazionale da qualsiasi incriminazione agli whistleblowers”. Nel rapporto viene suggerita inoltre la sospensione dell’accordo sullo SWIFT tra UE e Stati Uniti – grazie al quale Washington ottiene informazioni sui movimenti bancari teoricamente per ragioni di lotta al terrorismo – e di quello denominato “Safe Harbor”, che permette alle compagnie americane di auto-certificare il loro rispetto delle norme europee sulla privacy.
Il voto sul rapporto si è innestato poi sulla discussione in corso riguardante la possibile testimonianza di Snowden proprio di fronte al LIBE tra qualche settimana. Tramite i suoi legali, Snowden ha fatto sapere di essere disponibile ad apparire in video-conferenza ma non di persona se non dopo l’approvazione di misure volte a garantire la sua sicurezza. Contro l’ex contractor della NSA sono giunte infatti nei giorni scorsi aperte minacce di morte da parte di membri dell’apparato della sicurezza nazionale americana.
Contro la testimonianza di Snowden si sono però già espressi chiaramente i gruppi conservatori al Parlamento europeo, mentre lo stesso governo di Washington, come ha fatto per indebolire il rapporto sulle attività della NSA, continua a esercitare forti pressioni perché la questione venga lasciata cadere.
Il comportamento della commissione, in ogni caso, non è stato determinato solo dalle pressioni e dalle minacce degli Stati Uniti – evidenti dai toni aggressivi di alcuni membri del Congresso di Washington in visita al Parlamento europeo lo scorso Dicembre – ma anche e soprattutto dall’intenzione della maggioranza dei suoi membri di utilizzare il rapporto sull’NSA come un’operazione di facciata per dare una qualche risposta alla diffusa ostilità popolare verso i metodi di sorveglianza impiegati dal governo americano.
La decisione di dare uno schiaffo a Snowden e di non riconoscere il suo eroico comportamento è in definitiva tutta europea, cioè di una classe dirigente che, con pochissime eccezioni, condivide largamente il ricorso ai metodi illegali della NSA e del GCHQ britannico, poiché a Berlino, Parigi o Roma non si hanno meno scrupoli che a Washington o a Londra nel calpestare i diritti democratici più fondamentali per difendere gli interessi di una ristretta élite.
Non a caso d’altra parte, come è stato messo in luce sia dalle rivelazioni di Snowden che da svariate testimonianze di “insider” da questa e dall’altra parte dell’oceano nei mesi scorsi, nella gran parte dei casi i programmi illegali di intercettazione della NSA sono stati messi in atto sul territorio europeo con la piena e volenterosa collaborazione delle agenzie di intelligence e dei governi nazionali.
http://www.altrenotizie.org/esteri/5881-datagate-leuropa-si-piega-agli-usa.html
Milano. Dissidenti aggrediti dal servizio d’ordine in un’assemblea Cgil In evidenza
- Venerdì, 14 Febbraio 2014 12:32 – Redazione Contropiano
In Cgil la dialettica interna si esprime ormai a spinte e botte. Stamattina, durante un’assemblea organizzata a Milano soltanto per le categorie i cui gruppi dirigenti si sono espressi senza riserve per il “sì” all’accordo del 10 gennaio sulla rappresentanza, un gruppo di delegati aderenti al documento congressuale alternativo “Il sindacato è un’altra cosa” – tra questi Giorgio Cremaschi, componente del Direttivo Nazionale – si è presentato volantinando le ragioni della propria opposizione. L’assemblea non prevedeva la presenza di quelle categorie apertamente contrarie (come la Fiom) all’accordo, né di quelle che hanno espresso “forti perplessità” (come pensionati, scuola e università, ecc).
Il servizio d’ordine ha prima bloccato all’esterno i “dissidenti”, poi tra qualche spinta e molta trattativa – tra l’altro Cremaschi, come dirigente nazionale, ha il diritto di partecipare a qualciasi assemblea della Cgil – sono stati fatti entrare.
Al termine della relazione introduttiva Nico Vox, delegato dell’istituto milanese “Don Gnocchi”, nel quale il documento alternativo ha vinto il congresso – quindi della Funzione Pubblica, perciò “avente diritto” a presenziare all’assemblea – ha chiesto di parlare per spiegare le ragioni del disaccordo prima della prevista raffica di dirigenti favorevoli “senza se e senza ma”.
A quel punto il gruppo di delegati critici è stato circondato dal servizio d’ordine, con Susanna Camusso a pochi metri di distanza, mentre dalla presidenza si inveiva gridando “avete altre sedi dove parlare, non qui”. Ad un certo punto la “pressione” è diventata un’aggressione vera e propria, con i delegati che sono stati letteralmente spintonati fuori dalla sala. Nico Vox ha riportato varie contusioni nella mischia rugbistica, mentre dal gruppo di delegati si gridava contro la “Corea del Nord” in cui si sarebbe a questo punto trasformata la Cgil.
“Noi contestiamo l’accordo sulla rappresentanza e abbiamo presentato un volantino in cui si ricorda che è il trentesimo anniversario del decreto di Bettino Craxi che abolì la scala mobile – spiega Cremaschi – Riteniamo che l’accordo del 10 gennaio sia altrettanto grave”. “A questa assemblea non è stata invitata la Fiom ed è un’assemblea assurda di coloro che sono per il sì. Volevamo che un nostro delegato potesse formalmente intervenire, hanno reagito con violenza fisica per impedire le nostre richieste di intervento”. “Anche la Camusso è responsabile perché è venuta da noi, le abbiamo chiesto di intervenire, ma non ha fatto nulla”.
Cremaschi ha subito dopo stigmatizzato l’”aggressione fisica e il clima di arbitrio” che si respira ormai nel sindacato di Corso Italia. Ha anche definito questa estromissione un “atto gravissimo, i primi effetti dell’accordo incostituzionale sulla rappresentanza sindacale”. Per la stessa affermazione Fabrizio Burattini – altro componenete “dissidente” del Direttivo Nazionale Cgil – è stato deferito ai probiviri (o come si chiamano ora…).
La democrazia, anche in Cgil, è ormai alle nostre spalle…
Ex aree Thyssenkrupp: il Comune paghi i senza lavoro per bonificare le sostanze tossiche
http://www.tgvallesusa.it/?p=5433
Ex aree Thyssenkrupp: il Comune paghi i senza lavoro per bonificare le sostanze tossiche
In questi giorni il Comune di Torino ha approvato il Programma di Trasformazione Urbana 2013-2016, presentato in prima istanza dall’Assessore all’Urbanistica Stefano Lo Russo e dal Sindaco P. Fassino nel luglio del 2013 e poi modificato, che comprende la riqualificazione delle ex Aree ThyssenKrupp, dove sorge lo stabilimento in cui trovarono la morte 7 nostri compagni di lavoro. Un’area enorme, oltre 300 mila metri quadrati, a ridosso del Parco della Pellerina, dove scorre e trova il suo ingresso in Città la Dora Riparia. Ovviamente su questa area si sono già scatenati, da anni, molti appetiti, sia pubblici (oneri di urbanizzazione) che privati (speculazioni edilizie e aumento delle rendite fondiarie).
Il Comune non si pone neppure la questione, almeno morale (visto che quella giuridica finora non ha visto nessuna condanna per i responsabili della strage) di trattare l’area con la logica di penalizzare chi ha causato quelle morti. L’Amministrazione Chiamparino aveva affermato, all’indomani della strage, di non voler concedere alla multinazionale tedesca alcun beneficio, come il cambiamento di destinazione d’uso, ed espresso la volontà che l’area venisse ceduta alla Città a titolo gratuito come risarcimento “morale”. Nulla di tutto questo! La TK, dopo aver causato la morte di 7 operai si è intascata anche decine di milioni di euro dagli appalti per la realizzazione e manutenzione delle scale mobili nelle nuove stazioni ferroviarie di Porta Nuova e Porta Susa, con tanto di marchio in bella mostra! In sostanza il Comune fa affari con i responsabili di una tragedia che rimarrà per sempre una ferita indelebile per la nostra Città.
Chiamparino e Fassino fate affari con degli assassini!?
Nel piano di riqualificazione appena approvato, e i cui lavori di realizzazione sono annunciati sin dalla prossima estate, si prevedono in sostanza i soliti interventi, totalmente inadeguati, proposti dagli indirizzi di un Piano Regolatore vecchio ormai di vent’anni, che non tiene minimamente conto di ciò che ha investito nel corso degli ultimi due decenni il capoluogo piemontese: le conseguenze seguite alla pesantissima ristrutturazione industriale seguita da un costante ma inesorabile calo demografico e la crisi, tutt’altro che alla fine. La riqualificazione prevede la realizzazione di una porzione residenziale (a fini abitativi), una di verde (da annettere al parco già esistente di v. Calabria adiacente al Parco della Pellerina) e una zona artigianale di terziario avanzato. Infine un luogo di testimonianza di ciò che accadde quel 6 dicembre 2007, che suona come lacrime di coccodrillo da parte dell’Amministrazione: l’istituzione che interviene solo “dopo” l’accaduto, quando corre ai ripari dimostrando totale e colpevole negligenza per quanto concerne controlli in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, del tutto inesistenti. Per questo si aprirà a breve un altro processo parallelo che riguarda 5 funzionari dell’Asl di Torino, rei di avvertire preventivamente l’azienda dei sopralluoghi ispettivi.
Anche se pare scongiurato, come sembrava nelle intenzioni iniziali, il trasferimento del deposito GTT di Venaria nell’area a ridosso del parco più grande di Torino, resta il fatto che l’area rimane pericolosamente disseminata di sostanze nocive dovute alle lavorazioni siderurgiche e la cui bonifica deve essere a completo carico dell’acquirente, che risulta essere la Bonafous S.p.A. (società ad hoc composta da Gefim, società privata operante nei settori edile e immobiliare e Fintecna, società pubblica interamente gestita dalla Cassa Depositi e Prestiti e specializzata nella riqualificazione di grandi aree dismesse). Di questa riqualificazione lasciano fortemente perplessi e destano forti preoccupazioni molti punti: il Comune ha “snellito” i passaggi necessari per l’approvazione della riqualificazione passando da Variante Strutturale (n. 211 del 2011), come previsto dalla Legge, a semplice Variante Urbanistica Semplificata, accelerando notevolmente l’iter e mancando completamente di momenti di discussione e confronto con i cittadini, fermo restando che buona parte dell’area è pubblica; si è incluso nella metratura complessiva dell’Area anche una porzione del quartiere Lucento (comprese parrocchia Santi Bernardo e Brigida e scuole materna, elementare e media di v. Pianezza) e chiunque capirebbe che ciò ha il solo scopo di aumentare la Superficie Lorda di Pavimento, da cui deriva la possibile quantità di edificabile, aumentando così la possibilità di speculare!; inoltre si continua con la logica criminale e anti ecologica di costruire altre soluzioni abitative assolutamente inutili se non a fini speculativi a fronte della decrescita demografica, lenta ma costante della Città, oltretutto in presenza di decine di migliaia di alloggi tenuti sfitti solo per mantenere alti i prezzi di vendita e locazione; il Comune, se ha intenzione di costruire case nell’area, non ha tenuto in debito conto il rischio, tutt’altro che remoto, di esondabilità (ultima alluvione nel 2000, stabilimento TK e aree limitrofe completamente sommerse dall’acqua). Ma ciò che desta maggiore preoccupazione, visti i recenti casi di cronaca (Terra dei Fiochi in Campania e Ilva di Taranto, solo per citarne due) riguarda la bonifica dell’area, trattandosi di un argomento che riveste grande importanza e dagli enormi risvolti morali, sociali ed ambientali. Preoccupazioni più che fondate visti i risultati di altri esperimenti analoghi: ci riferiamo in particolare alla Spina 3 e all’ex area delle Ferriere su cui sono stati costruiti parchi, centri commerciali ed edifici, questi ultimi utilizzati dagli atleti per le Olimpiadi invernali di Torino 2006 e poi riconvertiti ad uso abitativo, zona Corso Mortara-IperCoop-Nuovo Passante Ferroviario, sotto i quali vi sono ancora tonnellate e tonnellate di scorie industriali nocive mai bonificate. Su questo argomento nessun cenno da parte del Sindaco e del Consiglio Comunale! Sindaco Fassino, la soluzione non è far costruire palazzi e giardini sopra le scorie di un’acciaieria ma dare lavoro a chi è senza per bonificarle (previa adeguata formazione). Dall’indirizzo del provvedimento urbanistico se ne deduce che in ultimo piano vengono, come sempre, i diritti dei cittadini, mai interpellati quando si tratta di scelte che li riguardano in prima persona, come in questo caso.
Ci rendiamo conto anche noi che l’area così non può rimanere ma è oggettivo che la riqualificazione dell’area sia assolutamente imprescindibile dalla bonifica, a spese di chi ha inquinato. La cosiddetta “Porta Ovest” della Città, oltre a rappresentare un naturale biglietto da visita di ingresso alla Città può diventare un’occasione per creare nuovi posti di lavoro, misura che attenuerebbe, almeno in parte, gli effetti più devastante della crisi. Noi ex lavoratori TK siamo sempre stati disponibili a metterci in gioco, anche in percorsi di riqualificazione professionale, entro quel progetto della Gran Torino Capitale del Lavoro del Sindaco Fassino che per ora rimane solo sulla carta. Visto che il Comune da questo orecchio sembra non sentirci e che i buoni propositi sinora non sembrano essere serviti a nulla facciamo appello a lavoratori, disoccupati, cassintegrati, giovani, donne, studenti, immigrati e tutti quelli che lottano per difendere i propri diritti, primo fra tutti quello ad un lavoro utile e dignitoso, a creare un coordinamento tra associazioni e organismi (sindacali, ambientali, ecc.), esponenti politici e sindacali, singoli cittadini che lottano per non pagare gli effetti più nefasti della crisi a vigilare e mettere in campo tutte quelle azioni necessarie per impedire al Comune di speculare sull’area e costringere il Comune ad effettuare le dovute bonifiche. La scusa di Fassino che non ci sono soldi è una balla trita e ritrita: i soldi ci sono, basterebbe non sprecarli in un’opera assurda e criminale come la Tav, in cui si continuano a sperperare, tra lavori e gestione dell’ordine pubblico, risorse preziosissime con le quali si dovrebbero creare invece posti di lavoro, fare manutenzioni urgenti alle scuole che cadono a pezzi, potenziare sanità, istruzione e trasporti. Misure concrete per contrastare la crisi più dell’effimero “museo” sulla sicurezza nei luoghi di lavoro che si vorrebbe intitolare alla memoria dei nostri compagni di lavoro. La questione non è sensibilizzare maggiormente i lavoratori ma chi ha in mano la direzione della società, oggi nelle mani di chi lucra sulla vita dei lavoratori. Per questo tipo di reati vi è in pratica la totale impunità! Dimostrazione ne è che anche gli imputati coinvolti nel caso TK non hanno fatto né un giorno di galera né saranno mai condannati da tribunali che adottano i sistemi della giustizia borghese, quello dei due pesi e delle due misure: chi combatte per salvaguardare il lavoro e i propri diritti (per es. chi taglia le reti, del tutto illegittime, dei cantieri della Tav in Val Susa) viene messo in carcere e chi quei diritti li calpesta (come per es. gli imputati del processo TK) è libero di agire indisturbato.
Ciò che muove gli imprenditori (la stragrande maggioranza se non altro) è unicamente il proprio tornaconto personale, non il benessere dei lavoratori. Va da sé che questi due interessi non potranno mai coincidere, perché la sicurezza per il datore di lavoro rappresenta solo un costo, nulla più. I morti per profitto non sono altro che il frutto di questo sistema produttivo ormai distruttivo di uomini e risorse e di questo ordinamento sociale, ingiusto e superato, al quale dobbiamo opporci con ogni mezzo iniziando fin da subito appoggiando e promuovendo il coordinamento tra organismi, esponenti di partiti, sindacati, comitati e singoli che già oggi lottano, ognuno con proprie specificità e caratteristiche, non solo in difesa dei diritti ma mossi da un obiettivo più alto: creare una nuova società, l’unica alternativa possibile (ma soprattutto necessaria) a questo sistema produttivo ormai giunto al termine. Una società in cui saranno i lavoratori in prima persona a gestire il proprio luogo di lavoro e quindi anche la propria sicurezza, finora delegata a chi non ha alcun interesse a garantirla.
La salvaguardia dei diritti va conquistata con la lotta e la mobilitazione, come quella che ci attende il 24 aprile, giorno in cui la Corte di Cassazione depositerà la sentenza di terzo grado del processo ThyssenKrupp. Per questo invitiamo tutti a presenziare a Roma davanti al Tribunale in solidarietà ai familiari di tutte le vittime del profitto. Solo in presenza della mobilitazione popolare la Corte condannerà, anche se a pene (per noi) simboliche, i responsabili della strage.
Far rinascere l’area senza speculazioni, priva di sostanze tossiche e con finalità collettive, impiegando nella bonifica quelle migliaia di lavoratori rimasti senza lavoro, appare di gran lunga il miglior modo per ricordare Antonio, Bruno, Angelo, Roberto, Rocco, Rosario e Giuseppe, restituendo dignità a quel lavoro che è costato loro la vita e mantenendo fede al prestigio della nostra Città, Medaglia d’Oro della Resistenza partigiana e culla della tradizione operaia del nostro Paese.
Vorremmo costruire, con chi condivide queste idee, un momento di scambio e confronto per dare seguito all’appello che abbiamo lanciato.
24 APRILE A ROMA PER LA SENTENZA DI CASSAZIONE SULLA STRAGE TK: LA CLASSE OPERAIA NON DIMENTICA!
Torino, 14 febbraio 2014 Ex lavoratori ThyssenKrupp Torino
AUTOPRODUZIONI – COME COSTRUIRE UNA SERRA SOTTO TERRA
Posted on febbraio 14, 2014 by pjmanc
SEMPRE PIU’ PERSONE IN ITALIA SI STANNO APPASSIONANDO ai moderni metodi di coltivazione degli ortaggi, oggi cerchiamo di capire con questa breve guida come si costruisce una serra sotterranea, una struttura moderna e di tendenza nel mondo dell’agricoltura, tanto affascinante quanto potenzialmente utile.
ASSICURARE UNA TEMPERATURA COSTANTE AGLI ORTAGGI.Sebbene la costruzione di una serra sotterranea stia prendendo piede in Italia soltanto adesso, la loro ideazione risale a moltissimo tempo fa, e sulle Ande queste costruzioni sono abbastanza diffuse tutt’ora. Il motivo principale per il quale si costruiscono queste strutture è quello di assicurare una temperatura costante nei 365 giorni dell’anno, in modo da avere una porzione di orto che continua a essere produttiva anche in caso di freddo intenso e prolungato.
COME SI COSTRUISCE UN ORTO SOTTERRANEO.Veniamo dunque alla spiegazione vera e propria di come si costruisce un orto sotterraneo con una spesa contenuta: si tratta di scavare una buca di 180-250 cm ricoperta di fogli di plastica; la superficie coltivabile sarà di forma rettangolare, con il lato lungo rivolto dove meglio esposto (presumibilmente verso sud, dunque). Il retro della serra avrà un muretto a proteggerla, e a ridossa del muretto occorrerà accumulare una buona dose di terra battuta, quanto dovrà essere alto il muro? abbastanza da permettere un’inclinazione di 39° all’angolo interno alla serra formato dalla copertura, che sarà in materiale plastico a doppio strato, con uno spessore di circa 10 cm. Se abitate in zone particolarmente fredde sarà meglio fabbricare anche una sorta di persiana in materiale isolante per mantenere il più possibile durante le ore notturne il calore accumulato durante il giorno.
VENTILAZIONE LA VARIABILE DECISIVA.Per perfezionare una serra sotterranea sarebbe opportuno sfruttare il muretto come camino, in modo da fornire una corretta ventilazione e uno sfiato per l’umidità … questo aspetto è spesso ignorato nelle serre fai-da-te ma è un consiglio prezioso quello di cercare di assicurare un ricambio d’aria all’orto sotterraneo, perché diversamente la salute delle piante potrebbe essere pregiudicata.
QUANTO COSTA UNA SERRA SOTTO TERRA?Difficile dare una risposta, di sicuro siamo scettici riguardo alla possibilità di cavarsela con 200 o 300 € come riportato su alcuni siti (in particolare riferiti a Walipini, una serra già ben conosciuta, efficace ma che difficilmente si riesce a realizzare con poco), ovviamente la raccomandazione per contenere i costi è quella di utilizzare quando possibile materiale di riciclo, e di farvi aiutare da amici nella costruzione della buca piuttosto che ricorrere alla soluzione più pratica che è il noleggio dell’escavatore.
Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org
Iraq, 11 anni dopo: ecco i frutti dell’occupazione americana
Pensavate di averle viste tutte? Ecco il prelievo forzoso sui conti correnti per i bonifici esteri
Al Arabya: Colpo di stato in Libia, sciolti governo e parlamento
dov’è la società civile che tanto strillava contro Ghedafi? Son bastati i dollari per farli star zitti? Mission accomplished? In Egitto han strillato tanto contro l’esercito antagonista dei servi di Washington mentre in Libia va bene così? Già, tanto l’esercito libico è composto da quei tagliagole salafiti wahabiti imbottiti di armi dagli Usa, quindi questo tipo di esercito è politically correct
venerdì, 14, febbraio, 2014
Secondo l’emittente panaraba al Arabiya l’esercito ha preso il controllo delle principali strade della capitale libica Tripoli. Il colpo di stato in atto in Libia, secondo l’emittente panaraba al Arabiya, sarebbe codotto da contingenti dell’esercito al comando dell’ex capo di stato maggiore Khalifa Haftar delle forze di terra che avrebbero ha preso il controllo delle principali strade della capitale libica Tripoli.
Sul suo account twitter, l’emittente dice che l’esercito ha annunciato la sospensione del parlamento e del governo. Alcune fonti hanno anche riferito di una sospensione di tutte le comunicazioni radio, tv e telefoniche nel paese ma al Arabya in un tweet successivo smentisce la cosa citando nuove fonti. L’ex capo delle forze militari di terra Haftar avrebbe anche annunciato una road-map in cinque punti per far uscire il paese dalla crisi politica. tmnews
http://www.imolaoggi.it/2014/02/14/al-arabya-colpo-di-stato-in-libia-sciolti-governo-e-parlamento/
Gli ritirano la patente, meccanico 31enne disperato si toglie la vita
venerdì, 14, febbraio, 2014
Suicidio a Zugliano, meccanico si uccide dopo che gli hanno ritirato la patente
VICENZA,14 febb – Forse, senza la patente ha creduto di non potere più lavorare. Forse il ritiro della patente era stata solo l’ultima batosta. Ma un meccanico 31enne di Zugliano, nel vicentino, non ha retto e ha deciso di farla finita.
Ieri sera ha collegato un tubo in plastica al tubo di scappamento della sua auto e si è ucciso con il monossido di carbonio. A ritrovarlo è stato il padre, preoccupato perché il figlio non tornava a casa. Quando ha trovato il giovane seduto al posto di guida e privo di sensi ha allertato i soccorsi e le forze dell’ordine: ma per il 31 non c’era più nulla da fare.
Poco prima di uccidersi, l’operaio aveva lasciato a Facebook il suo ultimo pensiero per gli amici più stretti. Poche parole e una canzone alla quale era molto affezionato per dire loro addio. (da VicenzaToday)
“
www.today.it
Bankitalia: a fine 2013 debito pubblico aumentato di 78 mld rispetto al 2012
ci volevano i tecnici preparati, presentabili e rispettabili
venerdì, 14, febbraio, 2014
Al 31 dicembre del 2013 il debito delle Amministrazioni pubbliche e’ risultato pari a 2.067,5 miliardi. A fine 2012 il debito era pari a 1.989,5 miliardi (127,0 per cento del Pil). Lo comunica Bankitalia. L’aumento del debito registrato nel corso del 2013 (78,0 miliardi), spiega Palazzo Koch, ha riflesso il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (75,2 miliardi) e l’incremento delle disponibilita’ liquide del Tesoro (3,3 miliardi, a 37,7); gli scarti/premi di emissione hanno contribuito a contenere il debito per 0,5 miliardi.
Sul fabbisogno hanno influito gli effetti del provvedimento riguardante il pagamento dei debiti commerciali scaduti delle Amministrazioni pubbliche (21,6 miliardi secondo l’ultima rilevazione del Ministero dell’Economia e delle finanze) e il sostegno finanziario ai paesi dell’area dell’euro (13,0 miliardi). In senso opposto hanno operato gli incassi da dismissioni mobiliari (1,9 miliardi). Nel complesso del quadriennio 2010-13 il contributo italiano al sostegno finanziario ai paesi dell’area dell’euro e’ stato pari a 55,6 miliardi: sono stati concessi prestiti bilaterali alla Grecia per 10,0 miliardi nell’ambito del primo programma di aiuti; il contributo al capitale dello European Stability Mechanism (ESM) e’ stato pari a 11,5 miliardi (5,7 nel 2013); la quota di pertinenza dell’Italia degli aiuti erogati dallo European Financial Stability Facility (EFSF) e’ stata pari a 34,1 miliardi (7,2 nel 2013). Di questi ultimi, 25,6 miliardi sono stati concessi alla Grecia nell’ambito del secondo programma, 5,0 al Portogallo e 3,5 all’Irlanda.
Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito consolidato delle Amministrazioni centrali e’ cresciuto di 85,7 miliardi, a 1.959,7, mentre quello delle Amministrazioni locali e’ diminuito di 7,7 miliardi, a 107,6; il debito degli Enti di previdenza e’ rimasto sostanzialmente invariato
http://www.imolaoggi.it/2014/02/14/bankitalia-a-fine-2013-debito-pubblico-aumentato-di-78-mld-rispetto-al-2012/