Mali.ziosi pensieri

– di Piero Cammerinesi  –

 

Molto probabilmente tra chi sta leggendo queste righe saranno in pochi a sapere dove si trova il Mali sulla carta geografica, e quasi certamente nessuno vi si sarà mai recato per turismo, eppure sappiate che – come dimostra l’intervento francese, e non solo – questo poverissimo e dimenticato Paese africano ha qualcosa che attira irresistibilmente la cupidigia dei nobili paladini della civiltà occidentale.

Apro i giornali e, come su altre, trovo su questa vicenda solo menzogne e mezze verità che la stampa mainstream si guarda bene dallo smascherare.

Partiamo dal pretesto – oops, scusate, volevo dire dalla giustificazione – dell’intervento: i cattivoni di turno, gli integralisti islamici, dopo aver sconfitto i tuareg del MNLA, che avevano proclamato l’indipendenza della regione dell’Azawad, stavano marciando su Bamako, la capitale del Mali, ormai spezzato in due e incapace di reagire.

Ecco che allora i ‘nostri’ – in questo caso i francesi – hanno lanciato l’operazione Serval, vero e proprio atto di aggressione militare, dichiarando  di voler inviare 2.500 soldati per sostenere le forze armate del Mali nel conflitto contro i ribelli islamici. “Abbiamo un unico obiettivo. Garantire che quando ce ne andremo, quando il nostro intervento sarà concluso, il Mali sarà sicuro, avrà una autorità legittima, un svolgimento elettorale regolare e non ci saranno più terroristi a minacciare il suo territorio”.

Parole sante. La [i]grandeur dei cugini d’oltralpe che si risveglia.

Quello però che non mi torna è che in questo caso sono tutti d’accordo, …

… anche i competitor della Francia, che venderebbero la madre pur di strappare alla ex-potenza coloniale brandelli di quei territori dove l’influenza francese è ancora pienamente operativa.

Scrive infatti l’autorevole TIME “In Francia c’è una paura, probabilmente fondata, che un Mali in mano agli islamici radicali possa costituire una minaccia soprattutto per la Francia, dal momento che la maggior parte di questi estremisti islamici sono di lingua francese e molti hanno parenti in Francia. (Fonti di intelligence di Parigi hanno rivelato al TIME di aver identificato aspiranti jihadisti in partenza dalla Francia verso il nord del Mali per allenarsi e combattere.) Al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM), uno dei tre gruppi che compongono l’alleanza islamica del Mali e che fornisce gran parte della leadership, ha anche indicato la Francia – il rappresentante del potere occidentale nella regione – come obiettivo primario da attaccare”.

Pieno appoggio dunque.

Peccato però che il TIME non informi i suoi lettori sul fatto che Al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM) sia un alleato strettissimo del gruppo combattente islamico libico, quel LIFG a sostegno del quale la Francia è intervenuta a fianco della NATO nell’invasione della Libia dello scorso anno, fornendo armi, addestramento, forze speciali e anche aerei per rovesciare il legittimo governo di Gheddafi. E pensare che già nel 2007 il numero due di Al-Qaeda, Al Zawahiri, aveva annunciato ufficialmente la fusione tra LIFG e al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM). Dunque da allora LIFG e AQIM erano la stessa cosa sotto la direzione di Abdul Hakim Belhaj, allora leader del LIFG in Libia.

Proprio di quel Belhaj che ha guidato – grazie al sostegno della NATO – il rovesciamento di Gheddafi, gettando la nazione in un abisso di lotte intestine genocide.

Cosa? Amici e nemici alleati… mmmh, c’è qualcosa che non quadra!

Pensare che di quest’attuale sfascio della Libia ha bofonchiato ultimamente persino il nostro ineffabile Berlusconi che ogni tanto – parlando fuori del coro – dice anche qualcosa di vero.

E sapete dove sta ‘lavorando’ oggi il nostro Belhaj?

Guarda caso in Siria, dove – sul confine turco-siriano – sta promettendo armi, denaro e soldati al cosiddetto ‘esercito siriano libero’ anche questa volta protetto e affiancato dalla NATO.

Ma passiamo a casa nostra: da noi che si dice su questa vicenda?

Il Corriere titola : “L’intervento in Mali fa riscoprire ai francesi l’orgoglio nazionale” e Repubblica  “La Francia all’attacco di Al Qaeda in Mali”.

Più o meno dello stesso tenore tutti gli altri organi di stampa mainstream.

Insomma, tutto a posto, no? La grandeur francese, i feroci terroristi islamici da annientare, delle popolazioni da liberare, tutto secondo copione…

Abbiamo visto che la Francia non è sola in questa ennesima ‘guerra umanitaria’; è sostenuta da altri membri della NATO come Canada, Belgio, Danimarca e Germania e ora anche dall’Italia.

Ma non basta. Il segretario alla Difesa americano Panetta ha confermato che gli Stati Uniti hanno fornito informazioni alle forze francesi in Mali.

Una ‘santa alleanza’, insomma, al servizio della civiltà contro la barbarie.

Peccato che anche qui i media omettano di fornire ai propri lettori alcune chiavi di lettura che potrebbero essere di grande aiuto per scorgere i veri motivi dell’ennesima invasione post-colonialista.

Ebbene, come si diceva all’inizio, questo Paese africano ha qualcosa che non può non attirare l’ingordigia dei Paesi ricchi: le sue straordinarie risorse naturali.

Vediamo brevemente di che si tratta.

1) Uranio. L’esplorazione è attualmente in atto da parte di svariate aziende; se i giacimenti di Samit, nella regione di Gao sono solo di 200 tonnellate, nell’area di Falea si stima vi siano almeno 5000 tonnellate di uranio.

2) Oro. Il Mali è il terzo produttore africano d’oro ed è un Paese minerario da cinque secoli. Ha attualmente sette miniere d’oro attive: Kalana e Morila nel Sud, Yatela, Sadiola e Loulo ad Ovest, e Syama e Tabakoto che hanno recentemente ripreso la produzione. Altre miniere in progettazione sono sono: Kofi, Kodieran, Gounkoto, Komana, Banankoro, Kobada e Nampala.

3) Petrolio. Le perforazioni hanno indicato sin dagli anni ’70 del secolo scorso l’esistenza di giacimenti di petrolio (Taoudeni, Tamesna, Ilumenden, Fosso Nara e Gao). Mali potrebbe anche fornire un percorso strategico di trasporto sub-sahariano per le esportazioni di petrolio e gas verso l’occidente.

4) Pietre preziose. Diamanti, nelle regioni di Kayes e di Sikasso, granati e rari minerali magnetici (Nioro e Bafoulabe), pegmatite (Bougouni e Faleme), granati e corindoni (Le Gourma) e ancora: quarzo e carbonati, minerali di ferro, bauxite e manganese.

Si stimano in oltre 2 milioni di tonnellate le riserve potenziali di minerale di ferro situati nelle zone di Djidian-Kenieba, Diamou e Bale, mentre quelle di bauxite a Kita, Kenieba e Bafing-Makana si pensa siano 1,2 milioni di tonnellate.

E non è finita. Piombo e zinco (Tessalit con 1,7 milioni di tonnellate di riserve stimate), rame (Bafing Makan, Ouatagouna), depositi calcarei di roccia (Gangotery est, Bah El Heri), fosfato (Tamaguilelt, potenziale stimato in 12 milioni di tonnellate), marmo (Selinkegny e Madibaya), gesso (Taoudenit, Kereit), caolino (Regione del Nord, Gao), litio (Kayes e Bougouni), scisto bituminoso (Agamor e Almoustrat), lignite (Bourem), salgemma ( Taoudenni), diatomite (Douna Behri).

Niente male eh? Eppure secondo quello che ci raccontano i media mainstream, l’obiettivo di questa guerra non è altro che salvare le povere popolazioni – minacciate dai feroci guerriglieri islamici – di un misero Paese privo di risorse naturali…

E dopo che le avranno ‘salvate’?

Ce ne saranno altre da ‘salvare’; il Mali non sarà certamente l’ultimo Paese africano a essere aiutato dai nostri ‘liberatori’. È, infatti, più che verosimile che il coinvolgimento francese in Mali farà sconfinare il conflitto in Algeria – e la strage di ostaggi di oggi sembra davvero un presentimento – uno dei Paesi già da tempo nel mirino della ingordigia euro-americana, la quale vuole creare una catena di stati dove favorire regimi radicali da cui poi ‘liberarli’ per poterne infine ‘legalmente’ sfruttare le risorse energetiche come in Afghanistan e in Iraq.

Non trascurando di ingrassare – s’intende – le corporation delle armi; senza guerre come si fa a venderle, le armi?

Si tratta di un ‘nuovo ordine’ geopolitico accuratamente pianificato che ha preso le mosse dall’invasione della Libia – diventata oggi una roccaforte di Al-Qaeda – che è servita da vera e propria ‘rampa di lancio’ per altre ‘nobili imprese’…

Sempre con la benedizione di NATO e USA.

Piero Cammerinesi (corrispondente dagli USA di Coscienzeinrete Magazine e Altrainformazione)

Fonte: Libero Pensare .

Tratto da: Mali…ziosi pensieri | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2013/01/19/mali-ziosi-pensieri/#ixzz2IR6jX7Pe
– Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario! 

 

Notizie in breve – Israele furioso per articolo di Der Spiegel: Gaza come lager

Posted By Redazione On 22 gennaio 2013

http://italian.irib.ir/notizie/palestina-news/item/119956 [1]

 Israele furioso per articolo di Der Spiegel: Gaza come lager[2]

Berlino – L’ambasciatore di Israele in Germania, Yaakov Hadas-Handelsman, ha condannato come ”vergognoso” un articolo pubblicato dal Der Spiegel nel quale veniva paragonatola la condizione dei palestinesi a Gaza a quella nei campi di concentramento nazisti.

Lo riferisce l’Irib. L’editorialista Jakob Augstein aveva anche affermato che “Gaza e’ un luogo fuori dal tempo dove circa 1,7 milioni di persone vivono in condizioni quasi disperate nei 360 chilometri quadrati”. Il giornalista ha poi scritto sul sito del settimanale Spiegel online che “Gaza e’ una prigione in cui Israele cova i suoi stessi nemici” o che “gli ebrei hanno i loro fondamentalisti”, che “sono fatti della stessa pasta dei loro nemici islamisti”. Va ricordato che l’iserimento di Augstein da parte del Simon Wiesenthal Center, al nono posto nella lista dei dieci peggiori antisemiti del mondo, ha provocato un ampio dibattito in Germania, dove s’e’ formata un’insolita coalizione che va dal quotidiano conservatore Faz alla sinistra radicale della Linke, passando per la Cdu e il Consiglio centrale degli ebrei: tutti uniti nel difendere questo 45enne editorialista di Spiegel online, editore del settimanale liberale di sinistra Der Freitag e ospite fisso dei talk show tedeschi.

Usa: approvato piano Obama, chip corporei RFID per tutti gli americani

italian.irib.ir [1]

Usa: approvato piano Obama, chip corporei RFID per tutti gli americani[3]

– dal sito Why Americans Are Dumb – Traduzione di Anticorpi.info

L’introduzione dei chip corporei per fini sanitari non è più un mito. E’ stato infatti convalidata nel 2012 (dalla Corte Suprema USA – n.d.t.) la legge HR 3962 denominata Obamacare, nella quale si prospetta la introduzione di microchip RFIDper fini ‘sanitari.’ A far capo dalla pagina 1501 sono descritte le peculiarità dei dispositivi.

L’impianto della legge è stato lasciato ‘aperto’, infatti viene statuito che il segretario potrà decidere di aggiungere altre informazioni, non necessariamente sanitarie, allo interno dei chip corporei. Ciò significa che oltre ai parametri medici potranno essere inserite nei chip informazioni in merito al conto bancario del paziente, così da determinare in tempo reale la sua capacità finanziaria. Medici e ospedali saranno quindi autorizzati ad eseguire la scansione dei conti bancari così da poter prelevare immediatamente, in tempo reale, la cifra prevista per il trattamento terapeutico.

I repubblicani non hanno alcun piano per contrastare la riforma sanitaria di Obama, sia nel suo complesso, sia nella sezione circa la introduzione dei chip corporei. Recitano la loro parte in TV facendo finta di voler opporsi, ma è ormai chiaro che l’obiettivo finale di tutte le parti in gioco sia di chippare l’intera popolazione. Entrambe gli schieramenti stanno eseguendo degli ordini, perché il nuovo ordine mondiale ha statuito che tutti debbano essere chippati. LaFederal Reserve sarà il nuovo governo mondiale. Le tasse derivanti dalla riforma Obama finiranno direttamente nelle casse della Federal Reserve. Il mondo intero sta galoppando verso un sistema che funzioni senza denaro contante.

La riforma Obama prevede che il processo di impianto dei chip nella popolazione abbia inizio entro la primavera del 2013. Come tutti sappiamo il governo lavora lentamente, e il nuovo ordine mondiale è paziente. Aspettatevi che il microchip diventi obbligatorio entro il 2022. I chip RFID saranno diffusi in tutto il mondo (dopo la privatizzazione della sanità? – n.d.t.); chi non vive negli Stati Uniti non creda di sfuggire al microchip. In Messico è stato già microchippato un numero notevole di cittadini. In Canada stanno organizzandosi: LINK [5]

Hanno iniziato con le carte di debito contenenti microchip per andare a parare allo obbligo legale di possedere il chip per usufruire della assistenza sanitaria. Useranno la propaganda e parole come facilità d’uso, sicurezza sanitaria esicurezza sociale. State pur certi che sarete microchippati.

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Articolo in lingua inglese pubblicato sul sito Why Americans Are Dumb

Link diretto:

http://whyamericansaredumb.com/obama-care-approves-rfid-chips [6]
– Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!

Italia pronta a entrare in nuova guerra

Di Leonardo Mazzei a IRIB   italian.irib.ir [1]

Leonardo Mazzei a IRIB: Mali, Italia pronta a entrare in nuova guerra (AUDIO)[7]

“Bisogna dire che il governo Monti in questo momento ama fare un po’ lo spaccone. Siamo in campagna elettorale.

La politica italiana continua ad essere una politica asservita a quella statunitense, alle decisioni che vengono prese dalla Nato. Cosi’ vediamo nel caso del Mali; l’Italia si dice disposta a partecipare a questa nuova agressione, in questo caso francese, offrendo tutta una serie di strutture e dando quello che si chiama supporto logistico …”.

Queste le parole di Leonardo Mazzei, portavoce del Comitato Gaza Vivra’ nonche’ membro del Campo Anti Imperialista in un’intervista telefonica a Radio Italia dell’IRIB .

Francia impone censura mediatica sulla guerra in Mali

italian.irib.ir [1]

Francia impone censura mediatica sulla guerra in Mali[8]

      Parigi – La Francia ha imposto un blackout di notizie e informazioni per quanto riguarda la sua invasione nel Mali, una guerra che sta sempre dilaniando di piu’ il paese dell’Africa occidentale.

Lo riferisce l’Irib. Lo scorso 11 gennaio la Francia ha cominciato la guerra con il pretesto di fermare l’avanzata dei jihadisti che occupano il Nord del Paese. Tuttavia, uno degli aspetti piu’ controversi di questo conflitto e’ l’impossibilita’ da parte dei giornalisti di avvicinarsi alle “zone calde” dove opera l’esercito francese. L’organizzazione Reporter Senza Frontiere (RSF) fa sapere che “le autorita’ francesi e maliane impediscono ai giornalisti di avvicinarsi a meno di 100 chilometri dalle aree di combattimento”. Cio’ impedisce all’opinione pubblica di ricevere notizie da fonti dirette, compromettendo cosi’ la precisione e la completezza dell’informazione. In particolare, RSF denuncia il fatto che “diversi giornalisti ai quali era stato dato il permesso di muoversi con i veicoli militari francesi fino a Sevare’ sono stati obbligati a lasciare il convoglio a Segou”, lungo il fiume Niger, a circa cento chilometri da Sevare’ e dalla zona controllata dai ribelli. Un mese fa, il 17 dicembre, un reporter e’ stato perfino arrestato e perquisito dalla polizia dopo essere tornato dalla citta’ di Gao, controllata dai ribelli. Tutto il materiale raccolto gli è stato confiscato, fa sapere Cpg (Committee to protect journalists). Questo mentre il ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian ha detto che il contingente francese nel Mali potrebbe superare i 2.500 soldati.  Attualmente i militari transalpini sul suolo maliano sono 2.000

 

Germania, la sconfitta della Merkel

italian.irib.ir [1]

Germania, la sconfitta della Merkel[9]

BERLINO – Angela Merkel ha perso le elezioni in Bassa Sassonia. La coalizione rosso-verde ha vinto per un solo seggio.

Lo sfidante socialdemocratico della Cancelliera, Peer Steinbrueck, vede rafforzate le proprie chanche. Per quello che riguarda i partner europei della Germania, e degli Stati del Sud in particolare, una domanda importa più delle altre: la Merkel è stata punita per troppo rigore o per essersi ammorbidita? La risposta indicherà la strada dell’Europa nei mesi a venire, quelli che la separano dalle elezioni tedesche (non quelle regionali).

 


Article printed from STAMPA LIBERA: http://www.stampalibera.com

URL to article: http://www.stampalibera.com/?p=58853

 

Infermiere paga il ticket ad una signora indigente: la ASL lo punisce

C’è un detto siciliano che recita più o meno così: “Faciti beni, ca malu vi veni”, ovvero “fate bene e in cambio riceverete il male”. E’ proprio quello che è successo a Marco Lenzoni (nella foto), infermiere, ma prima ancora filantropo. La sua colpa? Essere troppo generoso coi più poveri.

Una donna non ha i soldi per pagare le analisi del sangue della figlia: arriva un infermiere, Marco Lenzoni, e senza pensarci due volte, paga per lei il ticket. Accade lo scorso mercoledì al centro prelievi della Asl 1 di Massa. Con la figlia gravemente malata e le analisi prescritte dal medico curante, la signora si era recata al centro di prenotazione Cup senza soldi. Non trattandosi di un nucleo familiare soggetto ad esenzione, però, l’operatore dell’Asl ha comunicato alla madre che le analisi non potevano essere effettuate senza il pagamento immediato del ticket. Ad assistere alla scena un infermiere del centro prelievi. È proprio lui a pagare i 40 euro per le analisi al posto della donna. La storia, una storia bella e brutta allo stesso tempo, potrebbe finire qui.

 Invece i dirigenti dell’Asl di Massa Carrara intervengono. Vogliono vederci chiaro: forse per capire come aiutare le famiglie in difficoltà? No. L’Asl ha appena deciso di sanzionare l’infermiere. E in una nota spiega perché: “La posizione assunta dall’infermiere nei giorni scorsi discredita in modo subdolo e strumentale l’immagine dell’Azienda, già fortemente lesa dai gravi fatti degli scorsi anni. Per l’uso strumentale dell’accaduto e la grave lesione che ne è conseguita all’immagine dell’Azienda e del Servizio sanitario pubblico, oltre che per le offese personali al Direttore Generale, questa Direzione avvierà i procedimenti disciplinari necessari nei confronti dell’infermiere“.

L’infermiere buono ora rischia una multa o una sospensione temporanea. E allora hanno proprio ragione i vecchi siciliani: “Faciti beni, ca malu vi veni”.

Equitalia pignora pensione a un’anziana “Sua figlia ha un debito di tremila euro”

MARIA PIRAS, FIGLIA DELL’ANZIANA CUI EQUITALIA HA PIGNORATO LA PENSIONE

 C’è ancora un’altra vittima dei meccanismi perversi con cui Equitalia riscuote i debiti. Una pensionata di Maracalagonis si è vista prosciugare il conto corrente per un debito di tremila euro contratto da sua figlia.

 La storia è raccontata sull’Unione Sarda in edicola. Teresa Ledda, 74 anni, si è vista svuotare, per effetto di un atto di pignoramento firmato da Equitalia, il conto corrente. Le sono stati sottratti i soldi delle pensioni percepite da settembre a oggi. “Ma io non ho contratto nessun debito”, ha obiettato la pensionato. La risposta è stata trovata solo in un cavilloso atto di rivalsa. Sua figlia, cointestaria del libretto su cui mensilmente viene accreditata la pensione minima della madre (470 euro), aveva contratto un debito di 3mila euro. Ha tre figli e vive un momento di difficoltà economica. “Quei soldi sono l’unica fonte di sostentamento per mia madre, aiutano anche me e la mia famiglia a sopravvivere, perché privarcene?”

In arrivo il supersalmone, ma anche gravi pressioni lobbistiche.

La lobby agro-chimica in azione nella Ue per screditare una ricerca allarmante.

DI MARIA GRAZIA BRUZZONE

Presto a tavola avremo il primo animale geneticamente modificato, esultano giornali e tv. Un salmone, ovviamente d’allevamento, capace di raggiungere il peso adulto in meno della metà del tempo dei suoi cugini “naturali”: 16-18 mesi invece di 3 anni. Come se per i consumatori fosse una bella notizia (non ci saranno etichette per riconoscerlo, e probabilmente non costerà neppure meno) e senza neppure sollevare qualche dubbio su questa proliferazione di cibi da organismi geneticamente modificati (OGM), approdati ormai anche in una Europa che per anni li aveva banditi, resistendo alle pressioni della potentissima lobby agro-chimica, capeggiata dalla famosa Monsanto.  

 O famigerata, per gli ambientalisti che da tempo l’hanno nel mirino e ne denunciano i metodi di pressione non proprio ortodossi. Come emerge dalla ricostruzione di una vicenda recente, che non riguarda i salmoni ma il granoturco OGM .Se ne erano occupati anche i giornali, ma distrattamente. Ce la ripropone un post di Global Research, chiaramente di parte ma molto circostanziato (22 le note con citazione delle fonti). E lunghissimo. Cosicché sarà extralarge anche questo post che pure ne taglia un bel po’, e integra altre info.  

 PREMESSA. La vicenda risale al settembre scorso, quando su Food and Chemical Toxcology, una seria rivista internazionale, appare uno studio condotto da una équipe di ricercatori francesi dell’Univeristà di Caen, guidata dal professor Gilles-Eric Seralini.  

E’ importante sottolineare che la ricerca era stata esaminata per 4 mesi da un gruppo di scienziati indipendenti (dalle industrie) che ne avevano valutato la metodologia, giudicando lo studio fondato e degno di pubblicazione.  

 E’ la prima ricerca  indipendente e a lungo termine sugli effetti su animali alimentati con cibo OGM, da quando vent’anni fa l’amministrazione Gorge H.W.Bush dette il via libera negli Usa alla commercializzazione dei semi geneticamente modificati. Senza nemmeno un test precauzionale da parte del governo per stabilire se erano sicuri per il consumo di uomini e animali. Basandosi solo sui test dei produttori – sottolinea il post.

 LA RICERCA. Gli scienziati di Caen hanno condotto test su 200 topi nel corso di due anni, con un gruppo di topi alimentati al 33 per cento con cibo OGM e un gruppo “di controllo” senza OGM. Quali OGM? Il granoturco NK603 geneticamente modificato da Monsanto.  

 Alla fine di una lunga e vincente battaglia legale per costringere Monsanto a diffondere i dettagli del suo studio sulla innocuità del suo mais NK603, l’équipe di Seralini ha riprodotto quella ricerca del 2004 che era stata pubblicata sulla stessa rivista ed era servita all’EFSA, l’Autorità Europea che sovrintende alla Sicurezza dei Cibi, per dare una valutazione positiva a quel tipo di grano OGM, autorizzandone la commercializzazione.  

Stesso protocollo di studio, ma con due significative differenze: i test hanno riguardato più parametri e sono stati più frequenti. Soprattutto, l’indagine è durata molto più a lungo: due anni, coprendo un bel pezzo di vita dei topi, a confronto dei 90 giorni dello studio di Monsanto.  

Una differenza che è risultata cruciale: i primi tumori sono apparsi nei topi solo dopo 6-7 mesi.  

Nella ricerca della multinazionale si erano presentati dei “segni di tossicità”, ma erano stati valutati “non biologicamente significativi” dalla società, e anche dall’EFSA.  

 Non entriamo nei dettagli della ricerca di Seralini, che ha esaminato tre sottogruppi di topi, alimentati con mais NK603 tollerante al Roundup, mais trattato con Roundup o solo Roundup a basse dosi, inferiori a quelle consentite nell’acqua e nei mangimi GM.  

(Il Roundup è un potente erbicida prodotto dalla stessa Monsanto – il più usato nel mondo, per quanto molto discusso – che per contratto deve essere usato coi semi OGM della stessa casa. Questi semi vengono “modificati” per “tollerare” l’erbicida o per produrre essi stessi un effetto killer sulle erbacce, o entrambe le cose. Praticamente queste piante OGM sono “piante erbicide”, concludeva Seralini in una precedente ricerca. Ma torniamo alla nostra indagine).  

 

RISULTATI ALLARMANTI: aumento vistoso di tumori e di morti premature, specie nelle femmine, nell’esposizione prolungata.   

  

Riassumiamo: tra le femmine tumori alla mammella più frequenti e precoci; la ghiandola pituitaria il secondo organo più colpito; l’equilibrio ormonale sessuale modificato da OGM e Roundup. Nei maschi, congestioni del fegato e necrosi 2.5-5.5 volte più frequenti; severe nefropatie ai reni, 1.3-2.3 volte di più, 4 volte di più tumori palpabili, anche grandi come una palla di ping pong (vedi foto) – “e 4 volte di più vuol dire +400% “ sottolinea il post. All’inizio del 24° mese dell’ indagine il 50-80% delle femmine topo avevano sviluppato tumori in tutti i gruppi, rispetto al 30% dei topi controllo. I gruppi trattati con Roundup mostravano il maggior tasso di incidenza, l’80% e fino a 3 tumori per animale.  

 EFFETTO BOMBA. I risultati della ricerca Seralini hanno prodotto negli ambienti scientifici l’effetto di una bomba termonucleare.  Hanno mostrato che i controlli “scientifici” della Ue sugli OGM non sono nient’altro che l’accettazione passiva dei test forniti dalle stesse società che gli OGM producono. Monsanto come la volpe a guardia del pollaio. Con la crescente attenzione della comunità scientifica internazionale nuovi risultati, la Commissione Ue e l’EFSA si sono ritrovate nel mirino come mai era accaduto, racconta il post. (Una rapida ricerca sul web sembra confermare le controversie).  

Eppure la loro reazione è stata solo quella di fare muro. “Mostrando la collusione tra Monsanto e cartello agrochimico, e membri del panel OGM dell’ESA e della stessa Commissione UE, compresi i media e alcuni governi, come Spagna e Olanda”, sostiene il post. Non senza qualche ragione.  

 I PRECEDENTI. L’EFSA aveva raccomandato l’approvazione del mais NK603 tollerante al Roundup nel 2009 senza condurre prima o assicurare alcun test indipendente. Nel loro giornale avevano ammesso che si affidavano alle “informazioni fornite dal proponente” (Monsanto), ai commenti di Stati membri, e al report dell’Autorità competente della Spagna, la Commissione per la Biosicurezza. Avevano anche ammesso che i test di Monsanto avevano coperto solo 90 giorni.  

Il fatto è che il report spagnolo si limitava a dire che in accordo con le conoscenze internazionali e dopo aver esaminato i dati forniti da Monsanto, la commissione Biosicurezza spagnola avrebbe potuto dare parere favorevole. Come è stato. 

 La conclusione dell’EFSA fu che “i dati forniti (da Monsanto) erano sufficienti e non facevano sorgere preoccupazioni circa la sicurezza”. Il panel scientifico della Commissione approvò. Ritenne che “il mais NK603 è altrettanto sicuro di quello convenzionale” e che quel mais e i prodotti derivati “non sembrano avere effetto contrario alla salute umana, anche nel contesto degli usi previsti”.  

 Le linee guida della Commissione sono del resto rivelatrici delle (poche) precauzioni prese sull’uso di OGM e erbicidi tossici: “Dimostrazioni tossicologiche su test animali non sono esplicitamente richieste per l’approvazione di nuovi alimenti nella Ue o in Usa. Esperti indipendenti hanno stabilito che in certi casi analisi chimiche della composizione degli alimenti sono sufficienti per indicare che i nuovi OGM sono sostanzialmente equivalenti agli organismi tradizionali…. In anni recenti società biotech prima di metterli sul mercato hanno testato i loro prodotti transgenici (mais, soia, pomodori) su diversi animali per 90 giorni. E non sono stati osservati effetti negativi”.  

 Ma 90 giorni sono sufficienti? Forse no. Ma nessuno sembra esserselo domandato, prima della ricerca di Seralini. Nessuna autorità regolatrice al mondo ha richiesto studi più approfonditi su OGM per il consumo animale e umano e pesticidi collegati. E la Ue ha pubblicamente contestato posizioni critiche verso gli OGM, sostenendo che quegli studi indipendenti non erano basati su valutazioni scientificamente accettate, in quanto non erano stati sottoposti a revisione prima della pubblicazione.  

 OGGI. Il fatto che una tale revisione (la cosiddetta Peer Revew) abbia interessato invece la ricerca  

Di Seralini non è però bastato agli esperti dell’EFSA. Quanto meno per chiedere nuove indagini indipendenti a lungo termine che suffragassero o meno quei risultati, in base al principio di precauzione che dovrebbe valere quando è in ballo la salute delle popolazioni.  

L’EFSA ha anzi rifiutato di riesaminare la precedente decisione di approvare il mais NK603. E in un documento di 9 pagine  ha prontamente messo in dubbio i risultati della ricerca Seralini, contestandone la validità metodologica e scientifica.  

 Il 28 novembre ha rilasciato un comunicato stampa che recita: “Seri difetti nel progetto e nella metodologia di un articolo di Seralini e altri stanno a significare che tale studio non raggiunge accettabili standard scientifici, e che non c’è bisogno di riesaminare le precedenti valutazioni del mas NK603”. Ed è questo comunicato che è stato poi ripreso dai giornali. “Crediamo così di aver fatto chiarezza”, concludeva Per Bergman, che ha guidato il lavoro dell’EFSA.  

 CONFLITTI DI INTERESSE. Ha davvero fatto chiarezza? Secondo il nostro post non ha fatto che confermare i conflitti di interesse all’interno dell’Autorità europea, minandone la credibilità. Come ha osservato anche ilCorporate Europe Observatory, gruppo indipendente “cane da guardia” delle decisioni industriali in Europa. Che ha accusato l’EFSA di coprire gli interessi di Monsanto.  

Del resto, ha aggiunto l’Osservatorio, più della metà degli scienziati del panel OGM che hanno valutato il test Monsanto nel 2009, dando il via all’autorizzazione degli OGM, hanno conflitti di interesse con l’industria biotech. Conflitti che vanno dal ricevere finanziamenti per ricerche dall’industria a essere membri o collaboratori di associazioni industriali pro-biotech, allo scrivere o recensire pubblicazioni sponsorizzate dall’industria. O si tratta di conflitti scientifici con alcuni membri del panel sono coinvolti in lavori volti alla creazione di piante transgeniche  

 Il post fa anche qualche  nome, a cominciare da quello dello scienziato olandese Harry Kuiper, presidente del panel OGM dell’EFSA. Uno studioso che ha stretti legami con l’industri biotech ed è un aperto sostenitori dei pochi controlli sulla proliferazione di semi modificati. Ed è stato al centro di una diatriba sulle patate OGM con geni resistenti agli antibiotici.  

Kuiper ha guidato quel panel dal 2003, periodo in cui l’EFSA è passata dal bando degli OGM all’approvazione di 38 semi geneticamente modificati, consentiti per il consumo umano.  

  I criteri per l’approvazione del resto erano stati definiti per l’EFSA dallo stesso Kuiper insieme a Monsanto, all’industria biotech e a un organismo sostenuto da Monsanto: l’International Life Sciences Insitute (ILSI) che ha sede a Washington, nel cui consiglio nel 2011 sedevano esponenti di Monsanto, di ADM (uno dei maggiori produttori di soia e grano OGM), Coca Cola, Kraft e Nestlé – le grandi multinazionali alimentari, sostenitrici e utilizzatrici di cibi OGM.  

 Kuiper, che con Gijes Kleter, un altro membro del panel, è stato attivo nell’ILSI, occupa ancora il posto di presidente, malgrado il conflitto di interesse. Mentre la prof. Diana Banati lo scorso maggio è stata costretta a dimettersi dal Management Board dell’EFSA quando si è saputo che progettava di diventava direttore esecutivo e scientifico allo stesso ILSI, dove potrà far valere le relazioni politiche acquisite a Bruxelles.  

Sono le note “porte girevoli” di Bruxelles, dove Mella Frewen, ex  Monsanto è direttore generale di FoodDrinking Europe, un settore dell’EFSA,  e dove i sentimenti pro OGM non si ritrovano solo all’EFSA.  

Qualche settimana prima dell’uscita della ricerca Salini, Anne Glover, capo consigliere scientifico della Commissione Ue, in un’intervista del 24 luglio al sito europeo Euractiv, a proposito degli OGM ha dichiarato che “Non c’è nessun caso comprovato di qualche impatto avverso alla salute umana, a quella animale e all’ambiente, questa è una robusta evidenza, e sarei sicura di dire che non c’è più rischio nel mangiare alimenti OGM che qualsiasi cibo convenzionale”. Ha poi aggiunto che il principio di precauzione non si applica più, il che significa che la Ue sbaglierebbe, mettendosi dalla parte della cautela nell’approvazione degli OGM.  

 FRANCIA IN CAMPO. Fin qui il post, che conclude sostenendo che l’EFSA per un mero senso di responsabilità scientifica, avrebbe dovuto quanto meno chiedere subito ricerche multiple, indipendenti,per confermare o smentire i risultati dell’équipe Seralini.  

Finisce invece per farle la Francia, forse il paese dove più alta l’avversione agli OGM, ma dove è prevalsa una certa cautela.  

In un primo momento la Francia ha difeso a spada tratta la “sua” ricerca. “Chiederemo un divieto in tutta Europa” ha tuonato il Primo Ministro Jean Marc Ayrault. Trincerandosi però, correttamente, dietro l’approvazione di quei risultati da parte dell’Anses, l’agenzia nazionale a difesa della salute.  

Il ministro dell’Agricoltura si è pronunciato per un immediato stop alle importazioni di quei semi.  

 E però, dopo il primo documento critico dell’EFSA ne è arrivato uno ben più corposo (37 pagine) dall’HCB, l’Haut Conseil des Biotechnologies, ente incaricato di fornire un supporto alle decisioni pubbliche in materia Biotech, molto critico anch’esso sullo studio di Seralini. Sotto accusa il protocollo sperimentale (non era quello di Monsanto?) l’esposizione frammentaria dei risultati e soprattutto la loro interpretazione, causa la metodologia statistica ritenuta inadeguata. (vedi qui post italiano)  

Non possiamo certo giudicare se le accuse siano fondate, dettate da necessità politiche o effetto dei tentacoli lobbistici.   

 INFINE. Fatto sta che il Comitato economico, etico e sociale dell’ente francese ha raccomandato di effettuare un’indagine analoga, finanziata dal governo francese, con un protocollo da concordare tra gli esperti dell’HCB e dell’Anses (non dell’EFSA, a quanto pare).  

Che è quel che, in effetti, avrebbe dovuto ordinare subito l’EFSA.  

Il cui direttore esecutivo Catherine Geslain, peraltro, è arrivata a dichiarare : “Se escludessimo tutti quelli che ricevono denaro dall’industria, non resterebbero più molti esperti”.  

 Sconsolante.  

 CONCLUSIONE. Tutto rinviato, insomma. Intanto noi cittadini europei continuiamo a nutrirci di un numero sempre maggiore di cibi OGM, senza neppure che ci sia concesso di sapere cosa mangiamo, dal momento che è stata persino bocciata la proposta di scrivere OGM sulle etichette.  

Mentre si comincia a ipotizzare che la recente enorme crescita di allergie e intolleranze alimentari nella popolazione possa derivare proprio dagli OGM. E cominciano ad arrivare allarmanti segnalazioni di germi resistenti agli antibiotici.  

 In ogni caso, oggi che si parla tanto degli alti costi della sanità pubblica, non sarebbe utile investire sulla prevenzione e verificare seriamente gli eventuali danni alla salute che possono derivare da tante sostanze/manipolazioni chimiche e, quanto meno, rafforzare i controlli? Lo si dice da anni, diventa sempre più urgente.  

Fonte: http://www.lastampa.it/2013/01/04/blogs/underblog/ogm-in-arrivo-il-supersalmone-ma-anche-gravi-pressioni-lobbistiche-deLJZCtQZAW0OUDNznkyrK/pagina.html