L’armée dans la rue, cela se précise

http://www.lalibre.be/actu/belgique/l-armee-dans-la-rue-cela-se-precise-54b6b2a53570c2c48ad0e12b

La Libre.be

JEAN-CLAUDE MATGEN Publié le mercredi 14 janvier 2015 à 19h17 – Mis à jour le jeudi 15 janvier 2015 à 07h13

BELGIQUEMême Ecolo est pour. Les syndicats policiers et militaires, hostiles à un tel projet, semblent avoir perdu la bataille.

La volonté gouvernementale “de déployer temporairement l’armée pour assister les services de police et de sécurité pour des missions de surveillance déterminées” figure noir sur blanc dans l’accord de gouvernement.

Le fait qu’il soit désormais prévu d’accélérer le mouvement et de demander aux ministres de l’Intérieur Jan Jambon (N-VA) et de la Défense Steven Vandeput (N-VA également) de s’atteler dans les meilleurs délais à une modification de la loi sur la fonction de police afin de rendre possible l’intervention des militaires auprès de la population civile (LLB du 14 janvier) ne constitue donc, en quelque sorte, qu’une péripétie. Pour rappel, dans l’état actuel des choses, un militaire ne peut se substituer à un policier.

Mosquées, synagogues, aéroports,…

Les attentats parisiens étant passés par là, l’intention d’augmenter les possibilités d’intervention de l’armée dans les rues de nos cités semble passer plutôt bien sur le plan politique. Ainsi, mercredi, Ecolo s’est-il dit“prêt à soutenir toute mesure qui permet de lutter efficacement contre les terroristes qui se réclament d’un fascisme religieux”.

C’est ce qu’a indiqué, mercredi, le coprésident d’Ecolo, Olivier Deleuze. Celui-ci demande des mesures ciblées. Si les verts francophones sont hostiles à la multiplication des écoutes téléphoniques (“actuellement, il y a près de 600 personnes qui font l’objet d’écoutes et multiplier leur nombre par 10 ne servira à rien. On ne va pas fliquer toute la population parce qu’il y a quelques fascistes dangereux”, a scandé M. Deleuze), ils ne se montrent pas hostiles au recours à l’armée pour des missions de surveillance de certains lieux comme les mosquées, les synagogues ou les aéroports dès lors que le pays se trouve dans un niveau d’alerte élevé.

Ces considérations auront dû faire plaisir à quelqu’un comme le ministre des Affaires étrangères, Didier Reynders (MR). Mercredi, celui-ci s’est déclaré favorable à un engagement accru de l’armée pour la protection ponctuelle de certains lieux en cas de menace terroriste. M. Reynders a cité l’exemple de la Suisse, où il s’est rendu début décembre. “En descendant de l’avion à l’aéroport de Bâle, c’étaient des militaires qui nous accueillaient”, a-t-il dit.

Le grand retour de la gendarmerie

Pour autant, l’idée continue à passer très mal dans les rangs des syndicats policiers et militaires. Pour le SLFP Police, le projet “relève de la démagogie la plus crasse”. Son président, Vincent Gilles, estime, en substance, que les policiers et les militaires ne font pas le même métier et qu’il vaudrait mieux donner aux premiers les moyens d’exercer leurs missions plutôt que de leur couper les vivres. De son côté, la CGSP-Défense estime que “croire qu’un militaire est formé pour des missions de police dans les grandes villes, c’est prouver qu’on n’a jamais mis les pieds à l’armée”.

Pour Patrick Descy, secrétaire permanent du syndicat, l’idée du gouvernement “reviendrait à militariser la police et à un grand retour de la gendarmerie. Faut-il rappeler pourquoi elle fut dissoute après l’affaire Dutroux ?”, conclut-il.

Movimento No Tav. #Nujautri i soma tüti Francesca

 http://www.tgvallesusa.it/2015/01/movimento-no-tav-nujautri-soma-tuti-francesca/

TG Valle Susa

Solidarietà con Francesca Frediani

           Nella giornata del 13 gennaio il Consiglio Regionale del Piemonte ha approvato un Ordine del giorno contro il Consigliere del M5S Francesca Frediani, rea, secondo i promotori dell’iniziativa, di aver partecipato ad un goliardico tiro al canestro, organizzato dal Movimento No TAV il 6 gennaio scorso, in piazza Castello a Torino. Era un ironico gioco, con il quale ci si faceva burla di alcune figure istituzionali; e senza offendere il sentimento religioso di alcuno, se non forse quello degli adepti del dio della Torino-Lione.

                    Ci piacerebbe sapere, dagli ideatori e sostenitori di questa farsesca presa di posizione contro Francesca Frediani, che cosa intendano per libertà di satira, assunta con enfasi -da destra a manca- come “libertà di espressione”, di cui molto si parla e con tutta evidenza spesso a sproposito ci si vanta in questi giorni, dopo i gravi fatti accaduti in Francia.

                     Ci chiediamo anche se il Consiglio regionale del Piemonte non abbia temi più pressanti ed importanti di cui occuparsi, tra i quali per esempio le accuse di truffa ad altri Consiglieri, il problema della disoccupazione dilagante, della sanità, del territorio, e a lungo via elencando.

               Esprimiamo tutta la nostra solidarietà al Consigliere Frediani e condanniamo l’atto tragicomico dell’istituzione piemontese.

Movimento No Tav

Mosca, stop consegne di gas a sei paesi europei. Crisi energetica “entro ore”

giovedì, 15, gennaio, 2015

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 (WSI) Europa in alert per imminente mancanza di gas naturale. La prossima crisi energetica potrebbe scattare tra qualche ora, causa la dipendenza dalla Russia.

Il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato infatti al colosso energetico Gazprom di interrompere le forniture di gas naturale dirette verso l’Ucraina o che attraversano il paese con l’accusa, stando a un report di Daily Mail, che Kiev starebbe rubando il gas.

Gazprom ha così tagliato le esportazioni all’Europa del 60%, dopo aver interrotto completamente le consegne a sei paesi europei, ovvero alla Bulgaria, alla Grecia, alla Romania, alla Croazia, alla Macedonia e alla Turchia.

Il 40% circa delle esportazioni russe di gas verso l’Europa e la Turchia avviene attraverso la rete ucraina.

Ma, sulla scia della guerra e delle ripetute tensioni tra i due paesi, la Russia, stando a quanto dichiarato da Alexey Miller, CEO di Gazprom, ora ha un piano per trasferire tutte le forniture di gas naturale attraverso una nuova rete che attraversi la Turchia. Miller ha confermato la strategia di Gazprom, più grande fornitore di gas naturale al mondo: 63 miliardi di metri cubi sostituirebbero completamente le consegne che avvengono ora attraverso l’Ucraina, dirottati verso una rete che passerebbe sotto il Mar Nero e attraverserebbe la Turchia.

Maros Sefcovic, vice direttore generale dell’Unione energetica della Commissione europea, si è detto “molto sorpreso” dai commenti di Miller e ha precisato che una rotta turca, senza l’Ucraina, non sarebbe adatta a rifornire di energia l’Europa.

Ma Mosca è ferma. “La decisione è stata presa – ha detto Alexander Novak, ministro russo per l’Energia, in una conferenza stampa a Mosca dopo aver incontrato Sefcovic – Stiamo cercando di diversificare e di eliminare il rischio di paesi inaffidabili che hanno provocato problemi negli ultimi anni, inclusi i consumatori europei”.

E Miller ha affermato: “Abbiamo informato i nostri partner europei, e ora dipende da loro se vogliono contribuire al piano, costruendo infrastrutture iniziando dal confine tra la Turchia e la Grecia”. E ancora: “Non ci sono altre opzioni” se non quella del passaggio turco.

Fonti

Daily Mail

Bloomberg

Russia alla Nato: pronta a reagire in maniera adeguata

http://italian.irib.ir/notizie/mondo/item/178333

irib

Mercoledì, 14 Gennaio 2015 04:51

Russia alla Nato: pronta a reagire in maniera adeguata

 
Mosca- Il diplomatico russo Mikhail Uljanov che al Ministero degli Esteri dirige il Dipartimento per questioni di sicurezza, ha detto che la Russia…

segue con attenzione il processo di ingrandimento della presenza militare della Nato nei paesi dell’Est europeo e nel caso di necessità sarà in grado di reagire in maniera adeguata.

Uljanov ha fatto ricordare che nel 1997 la Nato ha firmato con la Russia l’Atto costitutivo con il quale si è impegnata a non dislocare su basi permanenti dei contingenti notevoli nel territorio dei suoi nuovi membri.

LA FARSA DELL’11 SETTEMBRE FRANCESE

http://nexusedizioni.it/it/CT/la-farsa-dell11-settembre-francese-4650?parentSlug=esteri-15&fixed_cms=sezioni

Nexus Edizioni

 

La strage del 7 gennaio 2015 nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo nella quale sono morte ben dodici persone, ha come dato reale – purtroppo – solo le vittime, anche se ci sono dei dubbi perfino su queste. 
Quello che è certo infatti è che una redazione di un giornale provocatorio e in forte crisi di liquidità, nonché critico verso tutti i poteri considerati forti – politici, economici e religiosi – ha subito una decapitazione con la morte di alcuni dei suoi esponenti più importanti, come il Direttore Stephane Charbonnier, detto Charb, e quattro vignettisti, tra cui Tignous e George Wolinsky, quest’ultimo conosciuto anche in Italia per la sua satira pungente e potente. 
Secondo le ricostruzioni della versione ufficiale, gli attentatori – due fratelli francesi addestratisi in Siria che dichiareranno di far parte di Al-Qaeda ad una televisione – sono penetrati nel palazzo sbagliato, poi sono andati nel palazzo di fronte e si sono fatti aprire il cancello dalla disegnatrice Corinne Rey, che era arrivata in quel momento e che ha dovuto digitare il codice di accesso sotto minaccia del commando. I due sono arrivati così al primo piano e hanno cominciato a fare fuoco, nel bel mezzo della riunione settimanale del giornale di cui – ovviamente – erano a conoscenza. 
Dopo la carneficina – durata un minuto o poco più – i due terroristi si sono trattenuti per circa 20 minuti intorno all’edificio, in un silenzio surreale (sic!) gridando “Allah è grande”, e finendo nel frattempo un secondo poliziotto – il primo sorvegliava l’edificio – che era per terra e che era già stato ferito. 
I due killer poi sono saliti su un’auto, superato alcuni blocchi di poliziotti, tamponato una macchina – una grossa Wolkswagen – e, non potendo proseguire, hanno abbandonato la stessa lasciando un documento di identità in bella vista; successivamente hanno sequestrato una Renault Clio e hanno ripreso la corsa. 
Nonostante i satelliti e la tecnologia disponibile, essi scapperanno per due giorni, e riusciranno a fare benzina ma il benzinaio li riconoscerà, dato che tengono ancora i fucili sui sedili posteriori. 
I due fratelli, alla fine, saranno uccisi in una stamperia nel pomeriggio del 9 gennaio, anche se nessuno vedrà mai i cadaveri. 
Nel frattempo, il giorno successivo alla prima carneficina, un uomo che dice di far parte dell’ISIS ucciderà una poliziotta e sequestrerà un intero supermercato Kosher, minacciando di uccidere tutti se i fratelli Kouachi – gli autori materiali dell’attentato al giornale – verranno uccisi. Lo stesso giorno – il 9 gennaio – anche lui e un complice perderanno la vita nello scontro con le forze speciali. 
I dubbi sull’attentato al giornale – paragonato subito all’11 settembre, e forse non a caso – sono davvero tantissimi, e fanno pensare al classico “inside job” dei servizi: innanzitutto si “individuano” all’inizio tre terroristi, ma uno di questi, considerato l’autista, vedendo il suo nome sul web, si costituisce immediatamente dichiarando che è a scuola, che non c’entra assolutamente niente, e che ha tantissimi testimoni che possono confermarlo. 
Ciò è davvero banale e inquietante allo stesso tempo, e ricorda la famosa lista degli attentatori dell’11 settembre dove – si scoprì poi – molti erano in altre nazioni e non potevano materialmente compiere l’attentato. 
Gli attentatori lasciano nella prima macchina armi, passaporti e addirittura una carta d’identità sul sedile: i media, per giustificare la cosa, dichiarano che forse lo hanno fatto apposta dato che vogliono essere individuati e arrivare al martirio – ovvero morire per la causa – ma allora se è così, perché scappare e tentare la sopravvivenza fino alla fine? 
I servizi, si sa, forniscono documenti ad hoc a profusione, e il fatto che su molti attentati – stranamente – essi siano presenti e visibili, è un terribile indizio che fa pensare proprio alla loro partecipazione e/o infiltrazione. 
Un’altra stranezza – effettivamente – è la “morte” del secondo agente già ferito, Ahmed, che a distanza praticamente zero viene colpito da un Kalashnikov – che ha proiettili molto larghi e distruttivi – e nel video – che peraltro ha un’ottima risoluzione ed è disponibile su youtube – non si vede neanche un briciolo di sangue: insomma, si potrebbe anche pensare che certe scene dei film d’azione siano più credibili!

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Che dire poi dei venti interminabili minuti in cui i terroristi rimangono fuori dall’edificio del giornale, dei blocchi di poliziotti superati dagli stessi, e del fatto che non ci fossero elicotteri pronti a inseguirli?
Insomma, o siamo di fronte alle solite gravi carenze o – ahimé – a un “laissez faire” che è ancora più preoccupante. 
Il punto nodale è che il terrorismo, nella storia, ha giustificato guerre e invasioni – basti pensare solo ai due attentati che gli Stati Uniti hanno subito e che li hanno “convinti” ad entrare nelle due guerre mondiali, ovvero rispettivamente l’affondamento del piroscafo Lusitania e Pearl Harbor, per capire quanto esso sia “funzionale” e “lucrativo” per il sistema. 
Dopo l’ennesimo attentato dell’11 settembre, per esempio, l’America ha dichiarato non solo guerra a due nazioni (per motivi economici, come in tutte le guerre) ma anche varato leggi – come il Patrioct Act – che hanno minato alle fondamenta molte libertà civili degli americani, creando addirittura un clima da caccia alle streghe dato che si poteva essere arrestati e imprigionati senza processo in qualunque momento per “apologia al terrorismo”. 
Spero che non si voglia replicare questo in Europa, anche se l’agenda del Nuovo Ordine Mondiale prevede – malauguratamente – la riduzione all’osso di molti dei diritti acquisiti, e il terrorismo e la insicurezza che ne deriva – come sempre – sono il pretesto perfetto per questo genere di cose.
Insomma, da un lato una crisi economica artefatta riduce la gente in schiavitù, dato che ha bisogno di lavoro (che non c’è) scaturente dal denaro (che non viene prestato ed è oltretutto creato dal nulla), mentre dall’altro assistiamo a una progressiva riduzione dei diritti dei cittadini in nome di un terrorismo che, alla fine, giustifica solo guerre, invasioni e perdite di libertà.
La cosa più inquietante è che la talpa della National Security Agency Edward Snowden ha dichiarato che l’ISIS è una creazione statunitense (nata col nome in codice “Nido di calabrone”) e che è stata creata in funzione Anti-Assad. 
La stessa Hilary Clinton, incalzata in un’intervista, l’ha ammesso, aggiungendo che la situazione è sfuggita di mano solo in un secondo momento.
Ma anche per la guerriglia di Al-Qaeda in Afghanistan le cose sono andate in questo modo: gli stessi americani, infatti, hanno ammesso che fu creata durante la guerra del paese asiatico contro i russi tra il ’79 e l’89, e anche in questo caso – ovviamente – la cosa è sfuggita di mano. 
Insomma, con questi presupposti c’è davvero poco da star tranquilli. 
Ci si chiede: chi si invaderà adesso? Quali leggi restrittive verranno applicate? 
Sul settimanale L’Espresso dell’8 gennaio 2015, l’ex commissario UE e ministro degli Esteri Emma Bonino ha dichiarato che “La tattica delle monarchie del Golfo e dell’Arabia Saudita è quella di inventarsi gruppi terroristici come i talebani e l’ISIS”. 
Aggiungerei – per essere precisi – che chi fa queste cose sono proprio i servizi dei vari paesi, e anche se queste monarchie fanno il lavoro sporco, si sa che i servizi americani sono quelli più potenti e influenti. 
La domanda più importante, però, a questo punto è un’altra: se questi creano le guerriglie… perché non dovrebbero poi gestirne gli effetti e la portata?
L’attentato di Parigi – viste le dinamiche e dati questi preamboli – avrà un seguito, un vero obiettivo che sarà snocciolato solo nelle prossime settimane o nel giro di qualche mese. 
Queste cose, lo avrete capito, non accadono mai per caso. 

 Autore:  Gabriele Sannino 

DAGLI USA LA CONFERMA: SENZA EURO L’ECONOMIA MIGLIORA! ECCO TUTTI GLI EFFETTI POSITIVI PREVISTI

ah quindi la  voce degli Usa è MOOODY’S QUELL’AGENZIA DI RATING INSIEME ALLE ALTRE DUE COMPARI, SEMPRE STATUNITENSI, che si sono arricchite con la speculazione sugli  spread favorendo quel grande avvento del Messiah MONTI in Italia? (e per fortuna che non si fanno più le elezioni così governeranno i retti e i giusti a vita, per il nostro bene si intende, e vuoi che l’averci liberati dal nano di arcore non valga 10, 100, millle riforme Fornero? ?

Come non possiamo non fidarci delle parole di tale agenzia di rating, noto ente di beneficenza?

  Moody’s: “Effetti positivi sulla Grecia se Atene abbandona l’Euro”

Uscire dall’Euro rafforza le economie dei paesi in crisi. E’ questo in sintesi il consiglio che arriva dall’agenzia di rating Moody’s. Gli esperti finanziari infatti hanno ridimensionato l’allarmismo sull’ipotesi di uscita della Grecia dall’euro, spingendosi a pronosticare effetti positivi sul lungo termine per Atene. “La crescita della Grecia potrebbe superare quella del resto dell’area euro”. E sarebbe questo slancio, conseguenza diretta dell’addio all’euro, che potrebbe creare problemi, perché “potrebbe innescare dibattito su ulteriori fuoriuscite”, afferma l’agenzia di rating in un rapporto di analisi.

L’uscita di Atene – Moody’s precisa che nell’immediato l’uscita di Atene causerebbe “danni rilevanti” all’economia ellenica. Ma la prevedibile svalutazione della sua nuova moneta nazionale faciliterebbe la correzione dei suoi squilibri. E per gli altri paesi dell’Eurozona il “grexit” avrebbe ripercussioni meno gravi rispetto a quanto sarebbe avvenuto se uno scenario simile si fosse prodotto nel 2012. “Sia perché i rischi di contagio sono materialmente diminuiti”, come dimostra l’andamento dei rendimenti di titoli di Stato, quasi intoccati nei partner valutari a fronte dei forti aumenti registrati in Grecia. “Sia perché – conclude l’agenzia – oggi i policy maker hanno strumenti migliori per rispondere ad un evento simile”.

 Il voto in Grecia – L’ipotesi “grexit”, come battezzano gli inglesi l’uscita della Grecia dell’euro, è legata soprattutto alle imminenti elezioni anticipate. Si terranno il 25 gennaio e i sondaggi accreditano in testa il movimento i sinistra Syriza, guidato da Alexis Tsipras, che pur assicurando di voler restare nella valuta ha chiaramente detto di voler ristrutturare il debito pubblico del paese.

 http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/11743940/Moody-s—Effetti-positivi.html

AMERICA: UN NATALE PIENO DI BALLE!

ma come in Usa non c’è la ripresa galoppante??? Con tutte le iniezione di liquidità ossia il famoso QE che si invoca anche in Europa “per il bene dei popoli” non h funzionato? Ma stando alle parole degli “esperti” sostenitori del QE, iniettando denaro nel circuito bancario le famiglie, le imprese, la gente, investono spendo e spandono.….

Ma non è che NON VOGLIONO dirci che i soldi iniettati nel circuito bancario lì rimangono per assestare i conti delle banche stesse? Chissà questi “esperti” se sono “vicini” ai banchieri, e la Germania, non saràtanto brutta e cattiva perché si oppone a questo piano “salvifico”?

 Scritto il 15 gennaio 2015 alle 12:00 da icebergfinanza      

 Anche in questo caso faremo presto, non serve molto per smontare pezzo per pezzo i castelli di carta straccia che ogni anno vengono costruiti sull’economia americana…

 Non più tardi del 28 dicembre dello scorso anno, dopo aver suggerito per settimane chissà quale meraviglia … Shopping di Natale, i negozi americani brindano

 Le vendite nella stagione più cruciale dell’anno sono cresciute sui massimi di tre anni grazie a sconti e acquisti online. Per i negozi americani, quello appena passato è stato davvero un buon Natale. Le vendite nella stagione più cruciale dell’anno sono cresciute sui massimi di tre anni riuscendo a spingersi, seppur di poco, sopra le stime. Il merito va a politiche di sconti e promozioni, le più rilevanti dal 2008, che hanno incoraggiato i consumatori a mettere sotto l’albero più doni rispetto all’anno scorso.

 Passano un paio di settimane e all’improvviso…

 MILANO (MF-DJ)–Le vendite al dettaglio negli Usa sono scese dello 0,9% su base mensile nel mese di dicembre, a fronte del consenso degli economisti a -0,1% m/m.

 Lo ha reso noto il Dipartimento del Commercio Usa, aggiungendo che sempre a dicembre, escludendo la componente auto, le vendite sono diminuite dell’1% su base mensile (inv. m/m il consenso).

 Il dato sulle vendite al dettaglio del mese di novembre e’ stato rivisto da +0,7% a +0,4%.

 Ovviamente è tutta colpa del collasso del petrolio e del calo dei prodotti energetici! Ma non doveva essere il calo del petrolio a stimolare i consumi!

 E’ troppo facile, come tirare un calcio di rigore sulla linea di porta con questa gente, troppo facile, un mondo di vecchie volpi professionisti della menzogna pagato quotidianamente per raccontare balle.

 Mi fermo qui non servono grafici o tabelle per comprendere che l’ESPLOSIONE DEFLATTIVA 2015 è appena cominciata …

 Pessimista? Assolutamente no, solo un ottimista BEN INFORMATO in mezzo ad un oceano di incompetenti!

http://icebergfinanza.finanza.com/2015/01/15/america-un-natale-pieno-di-balle/?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

Le nuove tasse di Renzi attaccano pensioni, risparmi e TFR

Le tasse sono sexy, giuste e e eque e solidali. Poco importa se in Costituzione c’è scritto che chi non ha soldi o è in difficoltà economiche ha diritto di non pagare le tasse ma deve essere aiutato. Ma I difensori della Costituzione se ne “dimenticano” godono ad ogni aumento di prelievo fiscal. Chissà perché

Di Paolo Bramante | 16.10.2014 16:52 CEST

Altro che 18 miliardi di tasse in meno come dice Renzi, qui le tasse aumentano. Nella legge di stabilità sono infatti previste entrate per 3,6 miliardi di euro da “rendite”: con questo termine la mitologia parolaia vuole far credere di colpire i grandi patrimoni, mentre invece ad essere colpiti saranno risparmi (ma non i titoli di Stato, anche se milionari) e pensioni integrative. Infatti in questi 3,6 miliardi sono inclusi i 2,4 miliardi già previsti dal decreto Irpef di aprile, che ha aumentato l’aliquota dal 20% al 26% su conti correnti, depositi postali e altri prodotti di investimento. Un brutto colpo per i risparmiatori (anche i più piccoli) che hanno visto erosa una parte del proprio reddito. I restanti 1,2 miliardi di euro arriveranno aumentando la tassazione dall’11,5% al 20% dei fondi pensione e dal 20% al 26% delle Casse dei professionisti. Anche le polizze vita, ora esenti IRPEF per gli eredi, probabilmente saranno tassate al 26%.

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Un vero e proprio salasso che non colpirà evasori, corruttori e mafiosi, ma i cittadini onesti che pagano le tasse, risparmiano qualcosa e sperano di arrivare ad avere una pensione. Un atteggiamento molto miope, che guarda la necessità di fare cassa subito e non pensa al futuro. I risparmi, infatti, non rimangono inutilizzati nel calduccio dei caveau delle banche, bensì vengono utilizzati per prestiti e investimenti che fanno girare l’economia. Adesso, invece, lo Stato si approprierà di un’altra fetta di quattrini prelevandoli dai conti correnti, e inoltre rendendo sempre più favorevole ai titoli di Stato: ma Renzi non diceva che le banche dovevano tornare a prestare? Con quali soldi, se glieli toglie?

LEGGI ANCHE: TFR in busta paga? Ecco perché non è una buona idea

Altra tassazione, più occulta di quelle sopra, riguarda il TFR. L’idea di inserire il TFR in busta paga a partire dal 2015 dovrebbe diventare realtà e riguarderà i lavoratori dipendenti del settore privato: l’obiettivo è quello di dare più liquidità ai lavoratori e rilanciare i consumi, ma anche aumentare le entrate. Ma ovviamente c’è il trucco: chi deciderà di ricevere la liquidazione in busta pagherà più tasse, perché la liquidazione gode di una tassazione agevolata, che non sarebbe mantenuta per la parte di liquidazione in busta paga. Il lavoratore, insomma, pagherebbe sul proprio TFR l’aliquota marginale (quella più alta, ovvero come minimo il 23%), invece dell’attuale 11%.

In poche parole, lo Stato ti permette di prendere possesso dei tuoi soldi a patto di pagare più tasse. Non solo: l’aumento dell’imponibile significa anche rischiare di dire addio ad agevolazioni come asili nido e tasse universitarie, nonché detrazioni come quelle sulla TASI, ma soprattutto c’è il rischio di finire sopra la soglia di 24 mila euro di reddito, perdendo il famoso bonus di 80 euro. Danni e beffe a non finire. Morale della favola, salvo essere letteralmente alla canna del gas, meglio lasciare i soldi dove sono: sono sicuri (almeno finché non esplode l’INPS), hanno un rendimento sicuro e sono tassati meno.

Dal 2015, insomma, chi vorrà mettere qualcosa da parte per il futuro dovrà stare molto attento: la missione di Renzi, stando alla bozza di stabilità, rischia di essere la distruzione della previdenza a favore dei consumi. L’Italia si salverà trasformando gli italiani da formiche a cicale? La favola di Esopo sembra dirci di no: la favola di Renzi resta tutta da vedere.

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Castelvetrano: Senza lavoro, 27enne annuncia suicidio su facebook. Salvato dalla Polizia

E’ l’unico modo di avere attenzione dalle autorità? E quando intervengono, in che modo? Cosa fanno davvero questi servizi sociali? Servono solo per dire non hanno soldi per aiutarti (mentre i dipendenti prendono lo stipendio ogni mese)? Perché mai non si va a fondo sui destini di queste persone?

Troppo povere per suscitare interesse? Troppo autoctone per meritare la solidarietà della società civile? Meglio fingere che gli italiani stiano tutti bene e non hanno bisogno di niente, volgendo lo sguardo altrove, la coscienza rimane pulita se si fa la carità ai poveri che sbarcano

 15 gennaio 2015

Ha annunciato il suicidio tramite Facebook, ma il messaggio ha allarmato alcuni suoi amici che hanno subito allertato gli agenti del Commissariato che dopo varie ricerche lo hanno fortunatamente ritrovato dalla madre ancora in vita, sebbene molto depresso. Protagonista dell’episodio, verificatosi nel tardo pomeriggio di lunedì, un 27enne, celibe e senza lavoro. Proprio la mancanza di lavoro potrebbe essere stata tra le causa che hanno provocato la forte depressione del giovane, che non viveva con la madre e che negli ultimi tempi era stato ospitato da amici. Estremamente sconfortato il 27enne lunedì pomeriggio ha postato sul suo profilo Facebook il messaggio con il quale annunciava di volerla fare finita. Leggendolo i suoi amici si sono subito attivati interessando gli agenti del Commissariato che hanno avviato le ricerche del giovane. Dopo ricerche effettuate in diversi luoghi il 27enne è stato trovato dalla madre. Era visibilmente depresso, ma vivo. La vicenda è stata portata all’attenzione dei Servizi sociali comunali e di un’associazione che gestisce una comunità alloggio.

 Fonte castelvetranonews

Varese: Studio di Formaper, in aumento i neolaureati senza lavoro

come recita la propaganda? Studia studia che più sei qualificato più chance hai di trovare lavoroe pure meglio retribuito??????

 15 gennaio 2015

Laureati varesini penalizzati dalla crisi. Il perdurare delle difficoltà economiche non giova ai neo dottori che concludono il percorso accademico senza grandi prospettive di lavoro.

 Questo è il quadro abbastanza preoccupante contenuto in “Specula Lombardia 2014”, realizzato da Formaper, che ha analizzato l’andamento del mercato per i neolaureati dell’ultimo triennio. In verità, la fotografia è parziale perché non comprende né il lavoro autonomo professionale né il praticantato e dà conto solo dell’occupazione in Lombardia mentre sfuggono all’indagine quanti lavorano fuori regione o all’estero.

 Detto questo, la percentuale di laureati che ha trovato occupazione è del 46% e, per la gran parte, è stata assorbita dal settore dei servizi alla persona. Rimane, in verità, il primato dell’impiego agli ingegneri (66,5% occupato a un anno dalla laurea) mentre buone prospettive sono attribuite a chi ha scelto indirizzi economici (55%) mentre i meno richiesti sono i laureati in discipline giuridiche (27%). In decisa difficoltà i neoarchitetti e neoingegneri edili (31%) ma anche i neolaureati in psicologia (30,6%).

 A livello settoriale, i dati evidenziano un minor investimento di giovani ad alta qualifica da parte della manifattura locale (-4,1% l’inserimento di laureati nell’ultimo anno), con la sola eccezione del settore della plastica, chimica e farmaceutica. In questo contesto di difficoltà occupazionali emerge, tuttavia, una tenuta dei servizi alle persone, soprattutto grazie al comparto dell’assistenza sociale, e dei servizi alle imprese, che hanno aumentato gli inserimenti di neolaureati (+11%).

 L’incertezza del locale mercato del lavoro ha, quindi, disincentivato la domanda di nuova occupazione soprattutto giovanile. Il segnale è preoccupante anche perché riflette un minor investimento dei giovani altamente specializzati nella locale manifattura. In calo l’occupazione anche nel settore dei trasporti e della logistica, soprattutto a causa del ridimensionamento del polo aeroportuale di Malpensa.

 Oltre alle minori occasioni di lavoro, a peggiorare il clima occupazionale è intervenuto anche il minore ricorso a contratti a tempo indeterminato nemmeno parzialmente compensato dall’aumento dell’apprendistato. Limitato è anche l’utilizzo di contratti a tempo determinati in compenso c’è stata un’impennata degli stage, figure che a volte danno luogo ad abusi.

 La crisi dei diversi settori, dunque, non ha risparmiato nemmeno l’alta formazione, solitamente la più tutelata con una perdita progressiva di posti che ha sfiorato, a Varese, il 16% contro il 10,4% della Lombardia.

 Fonte varesenews