FROM JUNE 2013 AT THE SYRIAN PARLIAMENT IN DAMASCUS, I WARNED THAT BELGIUM WOULD PAY CASH ITS IRRESPONSIBLE POLICY IN SYRIA: HERE WE ARE!

Luc MICHEL/ In Brief/

Avec Belga – PCN-TV – PCN-SPO/ 2015 01 29/

LM.NET -  BREF june 2013 lm Damascus (2015 01 29)  ENGL

Of course I was talking about the case of jihadists from Belgium and the EU, as well as the jihadist networks of Brussels in northern Syria, via Turkey, covered by the Turkish secret services, Turkey being the most important member of the NATO in the region.

 Video in French on : https://vimeo.com/118043306

 Today here we are and the irresponsible policy of Brussels (which had no objection to sending jihadists against Damascus in 2011-2013) makes Belgium a target …

In a new video, the Islamic State namely threats Belgium of attacks. “We warn you that we will come to you with car bombs and explosives,” bawls a member of the IS, before discussing beheadings. France, “sister of Belgium” in the words of the jihadist …

 On Monday, another audio message has been circulating on the web, showing Abu Muhammad al-Adnani, spokesman for the IS, hurling threats of attacks. “We promise to Christians bastions they will continue to live in a state of terror, fear and insecurity,” he had said. “You have not seen anything yet” he had warned.

On January 15, Belgium had already been clearly threatened: “There will be more and more of these operations [attacks] in Europe, France, Belgium, Germany, Switzerland, throughout Europe, and everywhere in America, “warned then a jihadist!

 Luc MICHEL

 Pic : Luc MICHEL in the Syrian Parliament, on June 12, 2013.

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Luc MICHEL /

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“ISRAËL, ARMEE DE L’AIR D’AL-QAÏDA” (ASSAD)

Syria Committees Website/ 2015 01 29/

Avec SANA – IRIB – Tashim News – PCN-SPO/

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SYRIA - Israel air force d'al-Qaida (2015 01 29) FR

Le Président syrien, Bachar al-Assad, a réaffirmé le soutien apporté par le régime sioniste aux terroristes.

 «A chaque fois que l’armée syrienne avance, les chasseurs israéliens procèdent à des attaques, pour affaiblir l’armée», a insisté le président syrien, lors d’une interview avec la revue “Foreign Affairs”, précisant : «Le régime sioniste protège les terroristes, et il joue, en pratique, le rôle de la force aérienne d’Al-Qaïda».

 Interrogé sur le bilan de l’armée syrienne, Bachar al-Assad a dit : «L’armée syrienne a pu pénétrer, là où elle le voulait. Elle n’est pas, toutefois, présente sur chaque km du territoire syrien. C’est, évidemment, impossible». Et Assad d’ajouter : «Durant ces deux dernières années, nous avons enregistré des avancées. Si vous me demandez si «tout va bien» ?, je vous répondrai : «Toute guerre est terrible, car toute guerre cause toujours des dommages, des dégâts et des ruines». «La question primordiale est, toutefois, de savoir quel acquis a eu cette guerre, pour nous ?», a poursuivi le président syrien, en concluant : «Le peuple syrien a repoussé les terroristes. Il soutient et défend le gouvernement et l’armée. C’est notre acquis de cette guerre».

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Un “cavallo di Troia” di Soros nel governo di Tsipras?

Peccato che a preoccupare i sionistri nostrani(vedi art di Pipino su Internazionale), sostenitori di Tsipras siano le vicinanze con un partito che ha dichiarato, come Tsipras di sostenere Putin.

Quello non va bene, il Ministro dell’economia di Soros, che ha accettato le misure del FMI va bene (tutte le strade portano a Washington, non berlino)

gennaio 29, 2015

Wayne Madsen Strategic Culture Foundation

Mentre la Grecia festeggia la nomina del governo anti-austerità, l’euforia va temperata con un po’ di realismo. Anche se il nuovo primo ministro Alexis Tsipras, che ha chiamato il figlio Ernesto in onore del rivoluzionario Ernesto Che Guevara, e la stragrande maggioranza della nuova Coalizione di governo della sinistra radicale (SYRIZA) ha buone credenziali di sinistra e filo-lavoratori, lo stesso non si può necessariamente dire dell’uomo che Tsipras ha scelto quale nuovo ministro delle Finanze della Grecia. Yanis Varoufakisis, cittadino australiano che ha studiato in Gran Bretagna e ha lavorato come professore presso l’University of Texas. L’Europa ha assistito a conflitti di lealtà di chi ha doppia cittadinanza, quando prendono il potere nei Paesi dell’Europa orientale, in particolare in Ucraina, dove la statunitense Natalie Jaresko è divenuta ministra delle Finanze per somministrare all’Ucraina le “pillole avvelenate” dell’austerity dell’International Monetary Fund (FMI) e della Banca centrale europea (BCE). Oggi, le nazioni dell’Europa centro-orientale sono occupate da globalisti palesi e del tipo “cripto”, con molti cittadini o residenti in altre nazioni, come Varoufakis. La ministra delle Finanze della Romania, Ioana Petrescu, s’è laureata Wellesley e Harvard ed era membro dell’Istituto Nazionale Repubblicano del partito repubblicano statunitense e del neo-conservatore e russosfobo American Enterprise Institute (AEI). Ed è anche ex-professoressa presso l’Università del Maryland. Anche se i legami di destra di Petrescu a Washington sembrano in contrasto con quelli di Varoufakis alla Brookings Institution neoliberista, nel mondo del “far credere” alle differenze politiche Petrescu e Varoufakis sono due facce della stessa medaglia. Quando si segue il denaro che ha contribuito a nominare tali due ministri delle finanze, come anche Jaresko, tutte le strade portano a Washington e alle entità alimentate dalla Central Intelligence Agency e dalla sua miriade di entità di facciata.

 Il curriculum vitae di Varoufakis, come quello di Jaresko, puzza di intrecci con il globalista George Soros. Per un ministro delle finanze, se crediamo alle notizie della stampa aziendale, che contesta le misure di austerità dettate ai precedenti falliti governi, conservatore e socialdemocratico, della Grecia dalla “troika” di FMI, BCE e Commissione europea, Varoufakis ha un passato in stretta relazione con le entità globali che dovrebbe combattere. Varoufakis fu “economista ospite” della Valve Corporation, un ramo dei videogiochi sempre sospettato di appartenere alla Microsoft Corporation dell’estremista globalista Bill Gates. I segnali di allarme che Varoufakis sia un “cavallo di Troia” dei banchieri globali abbondano. In primo luogo, Varoufakis fu consigliere economico del fallito governo socialdemocratico PASOK del primo ministro George Papandreou, l’uomo che per primo impose alla Grecia misure di austerità draconiane.

Varoufakis ora sostiene che fosse ardentemente contrario all’accordo di Papandreou con la “troika”, ma nessuno potrà mai sapere quanto il ministro della Finanza, ora anti-austerity, fosse d’accordo mentre consigliava Papadreou sul corretto modo di agire nel risolvere l’enorme problema del debito della Grecia. Varoufakis è un caro amico e co-autore dell’economista e professore dell’Università del Texas James K. Galbraith, figlio della defunta “eminenza grigia” degli economisti statunitensi John Kenneth Galbraith. I legami di Galbraith con le élite bancarie globali sono esemplificati dalla sua posizione di studioso ospite all’elitario Brookings Institution di Washington. In altre parole, anche se la biografia di Tsipras suggerisce buona fede a sinistra, il passato di Varoufakis indica che il nuovo ministro delle Finanze della Grecia è a suo agio con le élite banchiere che massacrano l’anima della nazione greca con la lama affilata dell’austerity che taglia sicurezza sociale, sanità pubblica e altri servizi pubblici di base. La prefazione al libro di Varoufakis, “Una modesta proposta”, che si occupa della crisi finanziaria in Europa e i cui co-autori sono James Galbraith e l’ex-parlamentare inglese Stuart Holland, è stata scritta dall’ex-primo ministro francese Michael Rocard. Rocard ha chiesto all’Unione europea di nominare un “uomo forte”, e la scelta di Rocard è il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, lo stesso che ha avvertito il nuovo governo SYRIZA nel rispettare gli accordi di austerità stipulati dai passati governi conservatore e del PASOK. Holland, consigliere dell’ex-primo ministro greco Andreas Papandreou, insieme al presidente francese François Mitterand, stilò nel 1986 l’Atto unico europeo, una delle carte che ha contribuito a creare il sistema finanziario dell’Unione europea che svuota l’economia greca nel nome dell’austerity.

L’adesione di Varoufakis a Fondo monetario internazionale e sistema bancario europeo è evidente da ciò che ha scritto sul suo sito web. Dopo l’appello degli autori finanziari statunitensi Paul Krugman e Mark Weisbrot alla Grecia, affinché segua l’esempio dell’Argentina sul default del proprio debito e ad uscire dalla zona euro, Varoufakis sostiene che la Grecia deve “sorridere e sopportare” le misure imposte dai banchieri e dal governo tedesco in quanto membro della zona euro. Ciò significa che il ministro delle Finanze di SYRIZA si arrese ai capricci dei banchieri molto prima della vittoria elettorale di SYRIZA. Considerando le indiscutibili credenziali di sinistra di molti membri del governo greco, i banchieri hanno, per lo meno, un complice nel ministro delle Finanze sul lato greco delle trattative sul futuro dell’economia della nazione e sull’impopolare austerity imposta dalla Troika che ha portato SYRIZA al potere. Sebbene Varoufakis sia pronto a stipulare qualsiasi accordo con i banchieri mondiali ed europei, i suoi colleghi del governo di coalizione SYRIZA, alleatisi con il Partito dei greci indipendenti della destra anti-UE, non seguiranno i diktat europei quando si tratterà di decidere di continuare l’austerity e neanche le sanzioni dell’UE contro la Russia. Non appena Tsipras è divenuto primo ministro, ha criticato l’UE per l’avviso di ulteriori sanzioni alla Russia per l’Ucraina. Tsipras ha detto che la dichiarazione anti-Russia del Consiglio europeo è stata diffusa senza il consenso della Grecia. Il nuovo ministro degli Esteri della Grecia, Nikos Kotzias, è come Varoufakis un accademico. Tuttavia, a differenza di Varoufakis, Kotzias è un ex-comunista e professore, e non presso un’università straniera. Kotzias e Tsipras adempiono alla promessa di opporsi alle sanzioni attuali e future dell’Unione europea contro la Russia, cosa che non li rende agenti di Soros, che ha le sue grinfie su Varoufakis. Kotzias ha il potere di porre il veto a sanzioni nuove o rinnovate contro la Russia, si oppone al dominio tedesco in Europa ed è stato un comunista convinto che sostenne la repressione attuata dal leader comunista polacco Wojciech Jaruzelski contro il movimento sindacale Solidarnosc in Polonia nel 1980, un fatto che lo pone in disaccordo totale con il presidente polacco dell’UE Donald Tusk, un attivista del movimento Solidarnosc che vuole imporre ulteriori misure punitive alla Russia. Con una mossa che sconvolgerebbe gli interventisti di UE e NATO, Kotzias si troverà più a suo agio a Mosca che a Bruxelles o Berlino. Il presidente russo Vladimir Putin ha già avviato il processo per più stretti rapporti con il nuovo governo di Atene. La National Security Agency (NSA) degli Stati Uniti ha probabilmente iniziato “l’ondata” della sorveglianza su tutti i collegamenti ufficiali tra Atene e Mosca e certamente messo la Grecia, come Russia, Turchia, Brasile, Ungheria, Venezuela, Iran, Siria e Libano nella categoria delle nazioni ostili “bersaglio” dell’intelligence delle comunicazioni o SIGINT.

La Grecia, che ha inventò l’arma del cavallo di Troia contro Troia, deve stare in guardia contro i cavalli di Troia come Varoufakis, piazzati nel nuovo governo greco.

La ripubblicazione è gradita in riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

NoTav: Dopo le condanne, la lotta continua. Reportage dalla Valsusa

  • gennaio 30, 2015

A vederli in assemblea, così numerosi e partecipi, quasi non si direbbe che il giorno prima la procura di Torino abbia scritto la pagina più nera dell’intera storia giudiziaria del movimento NoTav. 47 condannati a pene complessive di 140 anni di carcere e circa 150.000 euro di somme dovute in provvisionali, risarcimenti e spese legali a favore delle parti civili: ai ministeri, alla società italo francese LTF, ai poliziotti feriti; ai sindacati di polizia che ora grazie a questo pesante precedente potranno, con un colpo di spugna, cancellare anni di infamie e veleni riversati sui morti di malapolizia e sulle loro famiglie. Per non parlare dei centinaia, migliaia di candelotti lacrimogeni con cui hanno gasato non solo i manifestanti no tav ma praticamente tutta la popolazione della Valle di Susa durante le manifestazioni diventate oggetto di indagine.

Pochi spiccioli del resto, poco più di seimila euro, una cifra simbolica dovuta probabilmente per danni di immagine o morali, si capirà leggendo le motivazioni. Un gruzzoletto niente male che i segretari e i portavoce sindacali potranno d’ora in poi sventolare come avvertimento in faccia a tutti gli antagonisti che vorranno riscaldare le piazze, ai querelati o a coloro che aspirano a diventarlo a mezzo stampa o semplicemente esprimendo una opinione contraria al una certa congenita rozzezza fascista.

1celere

Uno dei segreti del movimento NoTav è proprio in quella sala cinematografica di Bussoleno, ieri gremita di valsusini di ogni età e provenienza. Ieri si celebrava la prima assemblea dopo la maxisentenza, dopo poco meno di ventiquattro ore di incredulità e rabbia, durante le quali nei bar, nelle osterie umide e fumose e nei comitati non si è parlato d’altro. Robuste dosi di barbera e cucina piemontese d’altura per riscaldarsi e riflettere febbrilmente sul significato del dispositivo letto dal giudice, analizzare a fondo ogni singola condanna, capire cosa sia successo, smaltire l’indignazione: la Valle è fatta così, si cura velocemente le ferite, anche le più profonde. E lo fa attraverso ogni possibile forma di condivisione e confronto, in una perfetta armonia tra individualismi, che non mancano, e collettività.

Gli avvocati, gli attivisti più caldi e quelli più moderati, i cittadini e gli amministratori si siedono insieme a studiare le contromisure, le mosse successive di quella che ormai è sempre più una guerra tra due parti della società in irriducibile conflitto ideologico e materiale.  La sentenza in tal senso è stata chiara, nella sua spietatezza; è un filo spinato tra due modi diversi di stare al mondo: giustizialismo da codice Rocco da una parte, in difesa di loschi interessi lobbistici; armonia e rispetto per l’ambiente, difesa dei beni comuni e della cosa pubblica, sentire collettivo, dall’altra.

La sentenza ha chiarito nero su bianco su quali posizioni si attestino i poteri in gioco nei lavori della Torino Lione. Posizioni sottoscritte dalle aule giudiziarie, senza alcun dubbio. Posizioni di poteri che vivono in simbiosi (o parassitismo) tra loro, orientati verso lo stesso obiettivo: schiacciare come mosche i NoTav, pescando nel mucchio, relativizzando e svuotando di senso i pilastri di qualsiasi processo, bazzecole come le “prove” o gli “indizi” o le “testimonianze attendibili”, glorificando a oltranza il Sacro Verbo delle forze dell’ordine, a partire dall’intuizione che la partita principale si gioca sul campo dell’ordine pubblico, distorcendo leggi e costituzione in nome della malapolizia più becera. Succede in Valle, succede e succederà ovunque, in un continuo crescendo.

I tanti giornalisti, scrittori e registi che arrivano da fuori a osservare questi “alieni” che fanno cose impensabili altrove come lottare uniti e senza cedimenti né scissioni interne, prendere decisioni collettive in assemblee che finiscono alle due di notte con nessuno dei partecipanti che pensi di alzarsi e andarsene, condividono sempre la stessa sensazione: in Val di Susa si scrive il futuro. Il futuro della partecipazione attiva alle questioni pubbliche, il futuro del conflitto sociale, le future strade del dissenso e della lotta senza mediazioni né deleghe, il futuro della resistenza all’oppressione politica, economica e istituzionale, quest’ultima perfetta triangolazione alla base dei miliardari interessi nati intorno all’Alta Velocità.

È incredibile come nel volgere di una manciata di ore il disorientamento e il senso di sconfitta iniziali, cose naturali quando un giudice per un’ora elenca solo condanne a carico dei tuoi amici, dei tuoi congiunti, dei tuoi figli, dei tuoi compagni, il sentimento muti in qualcosa che oscilla tra il disprezzo verso una sentenza chiaramente vendicativa e il vero e proprio ridimensionamento dell’accaduto. Non è una cosa da poco, è un processo psicologico condiviso collettivamente, funziona da antidoto alla disgregazione, ed è un altro ingrediente segreto di questo straordinario movimento di resistenza. I momenti di crisi così come i grandi momenti di esaltazione sono un dato psicologico di massa, per il movimento NoTav: “si parte e si torna insieme” è uno dei motti del movimento, si vince e si perde insieme, si condividono condanne e assoluzioni, si dividono spese legali e multe, si comprano collettivamente terreni per rendere quasi impossibili gli espropri. Insieme, giovani e anziani, padri e figli, si risponde alle cariche della polizia. Insieme, e solo insieme si può rendere impossibile la vita a chi progetta di chiudere il cerchio della devastazione di una valle già irreversibilmente sfregiata, caricando costi incalcolabili non solo sulla comunità locale ma sull’intera nazione.

1presidio

Solo un percorso di lotta inteso in tal senso può arginare l’avanzata della criminalità e degli interessi più o meno illeciti che periodicamente si affacciano intorno al cantiere, nonostante la stessa procura di Torino si sia affannata a precisare che “il rischio ‘ndrangheta nei cantieri dalla Torino Lione è assai lontano”, che suona più o meno come la famosa boutade di Maroni, il quale sostenne in tv da Fazio che “la mafia al nord non esiste”. L’operazione San Michele in Val di Susa, lo abbiamo visto in autunno, racconta tutta un’altra storia.

Sbaglia chi pensa che si tratti di una lotta territoriale, mirata a tutelare due vigne, due pascoli e una malga da trasformare in agriturismo. Sbaglia chi pensa che l’intera vicenda abbia a che fare solo con un treno e degli scavi nelle montagne. La posta in gioco è molto più alta. Questa lotta ha a che fare con la difesa di beni collettivi, messi a repentaglio da interessi privati, da politici e imprenditori che fanno gruppo sulla base di antiche amicizie e alleanze, comprovate e conosciute. Un filo rosso di interessi rapaci che parte dal PD piemontese e arriva fino alle cooperative rosse, e che non disdegna di concedere briciole a qualche imprenditore locale purché sbrighi il lavoro sporco. Con un formidabile ombrello a coprire il tutto: gli accordi tra i Ministeri dei Trasporti di Italia e Francia, periodicamente rinnovati e comunque sempre utili ad attingere alle casse statali ed europee, gonfiando preventivi e propagandando un futuro di sviluppo e prosperità per l’Europa intera. Un futuro che esiste solo nelle teste di chi questa linea la progetta e la difende dall’alto di inattaccabili posizioni istituzionali.

Contro questo e molto altro i NoTav lottano da 25 anni, pagando prezzi salatissimi sul piano prima di tutto personale. L’aspetto più complesso di quanto accade in Valsusa è proprio questo: riguarda quei momenti nei quali la lotta in difesa dei beni collettivi trasfigura in lotta per la difesa dei diritti personali. I due aspetti si confondono continuamente, ogni volta in cui il potere giudiziario esercita la propria forza oppressiva. Deve destare allarme che l’unica vera enclave italiana in lotta subisca colpi così duri nell’indifferenza e nel disprezzo, se non nella aperta ostilità del resto di Italia, dell’opinione pubblica e persino di talune aree “antagoniste”. Colpi durissimi che restringono progressivamente la liberta’ di pensiero, di opinione e il diritto al dissenso.  Perché l’equazione è ovvia, lo è per i valsusini come per chiunque altro: se eccedi i confini della protesta “legittima” e “democratica” vai a processo e ti fai male. La differenza è che in Valsusa lo stato d’eccezione fa meno paura che altrove, ma va chiaramente dilagando a pieno regime ovunque si configuri un contesto di lotta. L’allarme dell’autoritarismo suona con insistenza da troppo tempo, ma pochi sembrano accorgersene.

Si è detto della capacità dei NoTav di dare alle cose la giusta importanza, di ridimensionarle. Così dopo aver smaltito lo shock per la maxisentenza di condanna si passa alle risate tra compagni, stilando magari la classifica di chi ha preso più anni e di chi deve pagare più soldi. È l’occasione per ricollocare i pm Rinaudo e Padalino, veri artefici del capolavoro inquisitorio, al giusto posto nell’immaginario collettivo: non più due pm con l’elmetto, ma due pm qualunque, e nemmeno dei più blasonati della procura di Torino a quanto risulta, che hanno speso tempo e risorse “intellettive” a combattere un nemico invincibile, che si fa beffe di una condanna sì pesante, ma dai significati tutto sommato banali, prevedibili. C’era da aspettarsela una bordata di stato, pensata per punire due giornate di lotta fondamentali per la vita del movimento, i giorni della Maddalena. C’era da aspettarsela questa mazzata, riflette l’assemblea, ma l’obbligo è non piangersi addosso, guardare oltre: al prossimo corteo per esempio, previsto per il 21. I NoTav votano per dove farla: Torino o Val di Susa. Vince Torino, si sfilerà sotto i palazzi del potere Fassiniano e Chiampariniano, si sfioreranno i corridoi di quel PD torbido e tricefalo che in Piemonte lavora a pieno regime.

1assemblea

I NoTav convivono da sempre con questa soffocante oppressione. Sono ormai passate due generazioni, e ci sono giovani minorenni che hanno respirato lotta sin dalla nascita. I NoTav la tollerano e la metabolizzano, la trasformano in rabbia e poi nuovamente in lotta. Chi invece osservi da fuori o partecipi da dentro ai vari livelli del conflitto sociale, chi abbia a cuore le sorti delle lotte in corso non solo in Valsusa ma su tutto il territorio nazionale, dovrebbe temere una restrizione dei diritti di tale portata, più sfacciata in Valle che altrove. Dovrebbe temere per esempio il fatto che Erri de Luca, piaccia o meno ciò che pensa o scrive, si ritrovi a processo per aver espresso un concetto sacrosanto, come il diritto al sabotaggio quale metodo di lotta. Dovrebbe temere le abissali differenze di trattamento sanzionatorio tra chi brucia un compressore e chi uccide, calpestandolo e manganellandolo, un ragazzino ferrarese di 18 anni: terrorismo per i primi con un anno di carcere preventivo, eccesso colposo in omicidio colposo per i secondi, poliziotti ancora in servizio. Dovrebbe temere la militarizzazione permanente del territorio, messa in piedi per proteggere un cantiere dalle legittime proteste di chi non lo vuole. Dovrebbe temere il trattamento riservato ai tecnici indipendenti messi da parte perché da anni dicono che il progetto Torino Lione (è successo anche per le altre linee AV) è sballato, mentre i tecnici compiacenti assumono incarichi statali, come la direzione di un Osservatorio. Dovrebbe temere la disinvoltura con cui la procura di Torino ignori sistematicamente l’uso della violenza poliziesca ogni volta che se ne presenti l’occasione.

Ogni diritto negato o acquisito in quella piccola striscia di terra al confine con la Francia, che pochi avvoltoi vorrebbero trasformare in megacorridoio europeo, anticipa i diritti che verranno negati o acquisiti ovunque. Se è vero che la Valle è stato ed è un laboratorio sociale e politico, ciò vale anche per giudici, poliziotti, magistrati, questori e sgherri di stato assortiti. Soprattutto quelli particolarmente creativi, se non spregiudicati.

(Foto di Adriano Chiarelli)

Adriano Chiarelli da Contropiano

LA GUERRE CONTRE BOKO HARAM DECRYPTEE/ SUR AFRIQUE MEDIA TV (16 JANV. 2015)

Les experts internationaux de EODE sur les médias …

EODE-TV & AFRIQUE MEDIA TV/

Avec EODE Press Office/ 2015 01 16/

EODE-TV - EXPERTS lm guerre ctre Boko Haram (2015 01 16) FR (1)

Intervention de Luc MICHEL, Administrateur-général d’EODE,

dans l’émission LE MERITE PANAFRICAIN :

 Video sur le Website d’EODE-TV https://vimeo.com/118042156

 Il répond aux questions de Juliana TADDA …

Attaque du Boko-haram au Nord du Cameroun et au Nigeria :

où sont passés les drones américains et français ?

EODE-TV - EXPERTS lm guerre ctre Boko Haram (2015 01 16) FR (2)

Diffusé en direct sur AFRIQUE MEDIA TV

16 janvier 2015 dans l’émission ‘LE MERITE PANAFRICAIN’

présenté par Juliana TADDA.

 EODE-TV / EODE Press Office /

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Pussy Riot a Roma: Marino offre il Campidoglio alla gazzarra anti-Putin

Ma sti sellini tanto sostenitori di Tsipras sanno che Tspiras per fortuna sostiene Putin?

Gli autori del film, sono sconosciuti, secondo me basterà spulciare i riceventi delle generose donazioni del Dip di stato Usa per vedere comparire tali nomi

“PUSSY vs PUTIN”.

 Oggi in Campidoglio (!!!), il nostro ineffabile Sindaco MARINO presenzia alla prima presentazione italiana del Film sulla storia “della rinomata rock-band femminista” (cito l’articolo) che ha sfidato il potere clerical-autoritario-omofobbbbo e anche un pò fascista della Russia post-alcolizzato-Eltsin, grazie ad atti rivoluzzzionari ad alto contenuto cul-turale, quali infilarsi polli in vagina e profanare Cattedrali.

 Un evento di altissimo valore intellettuale, per il quale non possiamo che ringraziare, nuovamente, quel novello Mecenate del nostro Sindaco!

 Grazie Marì…

http://farefilm.it/…/arriva-italia-pussy-vs-putin-documenta…

VIDEO | Le Pussy Riot sbarcano in Campidoglio: un flash mob per la ‘Russia libera’

L’iniziativa in occasione della presentazione in anteprima nazionale del documfilm ‘Pussy vs Putin’ organizzata dal gruppo capitolino di Sel nella sala della Protomoteca (video agenzia Dire)

Potrebbe interessarti: http://www.romatoday.it/politica/pussy-riot-flash-mob-campidoglio.html

Pussy Riot a Roma: Marino offre il Campidoglio alla gazzarra anti-Putin

di Corrado Vitale

il 29/01/2015

Il sindaco Ignazio Marino è andato a impelagarsi nella politica estera. E nel modo più inopportuno e maldestro. Invece di dedicarsi alla soluzione dei tanti problemi di Roma, ha pensato bene di trasformare il Campidoglio nella location di una gazzarra anti-Putin in stile Pussy Riot  di cui i cittadini della Capitale non sentivano davvero la necessità.La scalinata capitolina  è infatti diventata teatro di un rumoroso  flash mob, con tanto di passamontagna colorati e e slogan inneggianti alla “Russia libera”. Diversi i cartelli con su scritto “Revolution”, “Hip-pop”, “Dance” , ‘Musica’, “Freedom”, “Spirito libero”, “Cuore”.  Nella vicina  Sala del Protomoteca è stato anche  presentato, in anteprima nazionale, il film che racconta la vicenda del gruppo di dissidenti rock- punk, dal titolo Pussy Vs Putin.

Due sconosciuti autori

I due sconosciuti autori Taisiya Krougovykh e Vasily Bogatov, non potevano sperare in una cornice più prestigiosa e suggestiva per lanciare il loro lavoro cinematografico. che non è certo da premio Oscar. Ma tant’è: Marino ha graziosamente offerto loro questa sraordinara opportunità. Tutto il resto è propaganda antirussa. «Il film è stato realizzato tre anni fa, oggi la situazione in Russia è completamente diversa, non si ha più la possibilità di andare in strada a manifestare», ha detto in tono grave  Krougovykh.

 

Il solito “Circo Barnum”

E non finisce qui: alla kermesse s’è aggiunto il solito “Circo Barnum” delle associazione pro-gay e pro-lesbiche. Durante la conferenza stampa, l’immancabile Imma Battaglia, consigliera comunale di Roma e attivista per i diritti Lgbt, così ha tuonato: «Leggiamo denunce su internet sulle torture che ragazzi e le ragazze gay subiscono: ragazzi presi per strada, abusati picchiati perché devono confessare di essere gay». Insomma, a sentire lorsignori e lorsignore, si direbbe che il Paese di Putin sia una specie di tirrania orientale. Peccato solo che non la pensì così la maggioranza del popolo russo, che continua a tributare alla leadership del Cremlino un vastissimo consenso. Verrebbe solo di chiedere a Marino e ai suoi compagni: siete consapevoli che, a causa delle sanzioni contro Putin, l’Italia ha perduto la bellezza di quasi un milardo e mezzo di export? È probabile che farebbero soallucce e non risponederebbero: tanto sono abituati a spremere i cittadini con le tasse per mettere una toppa ai guasti provocati dalle loro politiche dissennate.

http://www.secoloditalia.it/2015/01/pussy-riot-roma-marino-offre-campidoglio-per-gazzarra-anti-putin/

 

Gb:caccia Raf intercettano 2 bombardieri

Ovviamente sarà colpa della russia

 Velivoli russi al largo coste inglesi, ‘intrusioni’ in aumento

Redazione ANSA 29 gennaio 2015 17:17 

LONDRA

Caccia della Raf hanno intercettato due bombardieri russi al largo di Bournemouth, nell’Inghilterra meridionale. I velivoli britannici hanno dovuto scortare fuori dalla regione i due grandi aerei in grado di trasportare ordigni nucleari. Episodi del genere sono diventati più numerosi dopo la crisi in Ucraina che ha acuito la tensione fra Russia e Occidente. L’invio di bombardieri vicino alle coste inglesi viene vista da alcuni esperti come una nuova provocazione da parte di Mosca.

Ansa

Approvato il mutuo da 1,7 miliardi, Musumeci: “Crocetta indebita due generazioni”

Ma grazie Crocetta, un altro eroe del cambiamento ANTI pd…(rimanendo rigorosamente all’interno del Pd..ribelli “moderni”….di ste balle.)

Colui che tanto meritava la fiducia iniziale dei M5S…..ancora capito niente del Pd? Il richiamo  sembra sempre tanto forte

 Quali clientele doveva soddisfare il Crocetta??

 28 gen 2015 – 21:01

PALERMO – Dopo l’ennesima seduta convulsa, con tanto di blocco del sistema di voto elettronico e conseguente ricorso alle palline bianche e nere per votare, i deputati della maggioranza di Crocetta hanno approvato il maxi mutuo di  quasi 1,8 miliardi,

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 L’elenco dei deputati che hanno votato favorevolmente

Di conseguenza per i prossimi trent’anni i siciliani avranno sul groppone questo mutuo che porterà a un conseguente aumento della tassazione. Dopo il colpo di mano dell’Ars di ieri che aveva rispedito in commissione il mutuo, mettendo a nudo l’incapacità del governo di farlo apporvare, stavolta il mutuo è passato.

Il maxi mutuo servirà – secondo l’assessore Baccei – a compensare i buchi della sanità e per ripianare i debiti del settore che se non saldati porterebbero al commissariamento e al pagamento di pesanti penali.

E così fino al 2045 ogni mese dovranno essere sborsati ben sei milioni ogni mese per ripianare il mutuo votato, come già detto, dalla maggioranza in quanto le opposizioni hanno abbandonato l’aula al momento del voto.

Durissimi gli interventi contrari al mutuo. Per Valentina Zafarana del Movimento Cinque Stelle il governo ha chiesto ai siciliani di “incatenare il loro destino ad un altro mutuo e si attacca l’opposizione definendo la nostra posizione pura demagogia. Siete voi la vera antipolitica, state ciecamente correndo verso il burrone, pur di mantenere i vostri privilegi. Avete venduto la Sicilia per un piatto di lenticchie!”.

Perentorie le parole di Nello Musumeci: “Abbiamo lasciato sola in aula la maggioranza di Crocetta di fronte alle proprie responsabilità. HI deputati del centrosinistra hanno votato per un mutuo che peserà sulle tasche dei siciliani per altre due generazioni. E alla fine del voto hanno persino applaudito. Invece di pretendere dal governo di Roma la restituzione del denaro che è stato negato per decenni alla Regione, Crocetta rinuncia al contenzioso col governo Renzi e pensa di far quadrare i conti indebitando sempre più i salassati contribuenti siciliani. Era questa la rivoluzione annunciata?”.

Andrea Sessa

Newsicilia.it

Gli strani amici di Alexis Tsipras

Adesso arriva la smarcatura da sinistra per Tsipras, siccome il motivo reale è la storia delle sanzioni alla Russia ma non si può dire, meglio far odiare Tsipras per brutte frequentazioni.

Mica si può dire che la sionistra appoggia le Pussy Riot, Navalny e tutto il corollario anti putin?

 Questo sarebbe “la destra” che disgusta tanto i sionistri

“Noi appoggiamo pubblicamente il presidente Putin e il governo russo, che hanno protetto i nostri fratelli ortodossi in Crimea”. Ministro della difesa della Grecia Panos Kammenos

Socialismo Patriottico

Andrea Pipino

http://www.internazionale.it/opinione/andrea-pipino/2015/01/29/gli-strani-amici-di-alexis-tsipras

  Fra il tripudio dei festeggiamenti e le bandiere rosse di mezza Europa sventolate in piazza ad Atene, la questione è comprensibilmente passata in secondo piano. In effetti per i greci, e per tutti gli europei che hanno seguito il voto greco come un’appendice delle proprie elezioni nazionali, i rapporti tra l’Europa e la Russia e le frequentazioni di alcuni deputati di Syriza che sarebbero diventati ministri non erano proprio una priorità. Eppure, a governo fatto e con tutti i dicasteri assegnati, alcune perplessità sulla politica estera dell’esecutivo beniamino d’Europa oggi sono inevitabili. Sia in merito alle posizioni di Syriza sia, più prevedibilmente, a quelle del suo alleato, la destra nazionalista e ortodossa dei Greci indipendenti (Anel).

 Nel caso del nuovo ministro della difesa Panos Kammenos – che in occasione delle elezioni del 2012 su Internazionale era definito “leader di un partito della destra populista” – le posizioni esplicitamente vicine a quelle del Cremlino non devono sorprendere, considerato il medesimo retroterra ideologico fatto di un nazionalismo alimentato dall’ortodossia e da un rifiuto più o meno netto di certi aspetti della modernità occidentale, per esempio i matrimoni gay.

 Giova ricordare, tuttavia, le parole con cui lo scorso maggio il leader dell’Anel ha commentato l’annessione russa della Crimea: “Noi appoggiamo pubblicamente il presidente Putin e il governo russo, che hanno protetto i nostri fratelli ortodossi in Crimea”.

Sul fronte Syriza, la questione si fa più delicata e spinosa, e conferma che nell’Europa della crisi e dell’austerità molte barriere ideologiche sono ormai crollate, rendendo possibili delle liaison politiche apparentemente male assortite. Così si scopre che l’attuale ministro degli esteri greco, il professor Nikos Kotzias, di Syriza, nell’aprile del 2013 ha invitato per un convegno all’università del Pireo l’ultranazionalista ideologo dell’eurasismo russo, Aleksandr Dugin, tra gli ispiratori della recente svolta nazionalista di Putin.

 E si scopre anche che lo scorso anno Alexis Tsipras è stato in Russia per incontrare Valentina Matvienko, fedelissima del presidente russo, ex sindaca di Pietroburgo e oggi portavoce del senato della federazione, e Aleksej Puškov, presidente della commissione esteri della duma, entrambi nella lista dei cittadini russi colpiti dalle sanzioni occidentali per il ruolo avuto nella crisi ucraina. In quell’occasione Tsipras non ha fatto mancare parole di apprezzamento per il referendum in Crimea.

Al di là di incontri e iniziative più o meno estemporanee, ci sono poi le scelte e gli atti politici concreti. Come la decisione dei sei eurodeputati di Syriza di opporsi alla ratifica, lo scorso settembre, del trattato di associazione con l’Ucraina, o di astenersi nel voto della risoluzione che condannava la chiusura di Memorial, una delle più importanti organizzazioni non governative russe per la difesa dei diritti umani. Oppure, infine, l’inciampo con cui il governo di Tsipras ha di fatto inaugurato il suo mandato: la decisione di prendere le distanze da un documento diffuso a nome di tutti e 28 i leader dei paesi dell’Unione europea per condannare i separatisti filorussi per il recente bombardamento di Mariupol, in Ucraina, e per chiedere nuove sanzioni contro Mosca.

 Il pragmatismo che oggi tutti riconoscono a Syriza può essere certamente uno strumento essenziale per arrivare all’obiettivo che il governo si è dato: rinegoziare le misure di austerità e ottenere la cancellazione di parte del debito pubblico. Ma atteggiamenti simili in politica estera potrebbero finire per complicare i piani di Atene. E, comunque, viene spontaneo chiedersi perché mai un partito di sinistra moderno, aperto e non dogmatico debba sposare la causa di un regime ormai chiaramente autoritario, nazionalista e illiberale come quello della Russia di Putin.

Internazionale

Raccoglie rami in un parco per scaldarsi, anziano denunciato da consigliere M5S

giovedì, 29, gennaio, 2015

MIRA. Un anziano va a raccattare legna sparsa a terra nel parco pubblico di Villa dei Leoni a Mira Taglio, per bruciarla e scaldarsi, ma viene denunciato per furto, su segnalazione del consigliere comunale di maggioranza Riccardo Barberini (Movimento 5 Stelle).

A raccontare la storia che ha dell’incredibile alla nuovavenezia è direttamente Alberto Mandro un anziano di 79 anni incensurato, che risiede a Mira in via Risorgimento. «Lunedì», spiega Mandro, «sono andato al parco perché avevo notato nei giorni precedenti un sacco di grosse ramaglie cadute sui sentieri. Ho visto che quei grossi rami abbandonati  ho pensato di usarli come legna da ardere e anche per il mio giardino visto che ne avevo necessità. Stavo segando un vecchio ramo per mettere la legna in macchina quando mi si è avvicinato, qualificandosi imperiosamente come consigliere comunale, un ragazzo, Riccardo Barberini, che mi ha accusato di rubare il patrimonio pubblico del Comune».

L’anziano ha cercato in vari modi di spiegare che si trattava di qualche ramo secco abbandonato a terra e nulla di più, ma a nulla sono valse le giustificazioni. Lo zelante consigliere comunale ha chiamato i vigili urbani che hanno dovuto agire d’ufficio.

Imola oggi

http://www.imolaoggi.it/2015/01/29/raccoglie-rami-in-un-parco-per-scaldarsi-anziano-denunciato-da-consigliere-m5s/