NoTav. In migliaia a Roma contro grandi opere, sfratti, sgomberi, devastazioni

Domenica 18 Gennaio 2015 18:13
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Ieri pomeriggio dietro lo striscione “Grandi opere, sfratti, sgomberi, devastazioni – Fermarli è possibile” circa duemila persone hanno dato vita al corteo No Tav in solidarietà con chi sta subendo carcere e processi per la lotta in Val Susa e per la giornata del 15 ottobre 2011. Il corteo ha ribadito in modo forte e costante di non accettare in alcun modo che le ragioni e le pratiche del movimento siano rinchiuse nelle aule di tribunale, specialmente in questo inverno così pieno di sentenze cruciali. Manteniamo quindi alta l’attenzione in vista della sentenza di primo grado, prevista per il 27 gennaio, nel maxi-processo per la resistenza del 27 giugno e del 3 luglio 2011, due straordinarie giornate di lotta che tutti e tutte rivendichiamo con orgoglio.

Durante il corteo, che si snodava da San Lorenzo lungo via Prenestina per finire tra le case popolari del quartiere di Villa Gordiani, gli interventi e le azioni mettevano in evidenza la varietà delle tematiche che un corteo No Tav può toccare in una città come Roma, dove il saccheggio di territorio e risorse, l’intreccio tra affari speculativi e mondo politico, la guerra contro i poveri sono cose all’ordine del giorno, e non un’eccezione come ci vogliono far credere dopo l’inchiesta Mafia Capitale. In questo quadro, la Valle ha da moltissimo tempo indicato una strada, quella dell’autorganizzazione, della lotta, della caparbia convinzione che usando forza e intelligenza si può vincere anche contro nemici così potenti. Questa è stata la suggestione portata dal corteo nelle strade del quadrante di Roma Est, interessato anni fa dai lavori per la tratta romana del Tav, e oggi quotidianamente investito da sfratti e speculazioni, a cui però si resiste con dignità.

Momenti di contestazione un po’ più accesa ci sono stati nei pressi delle sedi logistiche di Ferrovie dello Stato e Atac, quest’ultima costituitasi anche parte civile contro gli imputati del processo 15 ottobre. Dai microfoni è stato alla fine annunciato che presto si tornerà nelle piazze: il 31 gennaio per il corteo lanciato dai movimenti per il diritto all’abitare verso tutta la città con lo slogan:”Togliamo di mezzo il mondo di sopra”, mentre già si promette che l’annunciata piazza romana di Salvini e della sua Lega fascista il 28 febbraio non sarà tollerata in alcun modo. 

Un abbraccio particolare a chi ha fatto molta strada per partecipare al corteo, sia dalla Valle che da Teramo! 
TUTTI LIBERI, TUTTE LIBERE! 
NO TAV FINO ALLA VITTORIA

OSPEDALE DI SUSA, SCIBONA (M5S): “Le dichiarazioni del Sindaco Colomb esasperano una situazione già critica”.

http://www.marcoscibona.it/home/?p=746

Non è un mistero che l’Ospedale di Susa (TO) sia sotto organico e non opportunamente tutelato, sono però numerose le testimonianze che vedono il personale sanitario in prima linea per tutelare il servizio al cittadino valsusino. Personale e cittadini che purtroppo debbono scontrarsi con scelte politiche inopportune e errate determinazioni gestionali dei vertici sanitari.

E’ proprio quella politica che porta avanti il Sindaco di Cesana Torinese, ovvero quella di garantirsi una corsia preferenziale estera (leggasi ospedale francese di Briançon) per se e per i suoi turisti che ha provocato il repentino declassamento del nosocomio segusino.

E’ poi totalmente inaccettabile sentire dallo stesso dire che le altre specializzazioni, al di fuori del pronto soccorso e centro traumatologico, non sono necessarie perché il malato quando deve curare una grave patologia si rivolge a centri di eccellenza.

Mi chiedo quindi se anche la maternità e la degenza siano per il Sindaco delle gravi patologie.

La presa di posizione dei Sindaci della Valle di Susa sulla tutela dell’Ospedale non è minoritaria ma rappresenta la gran parte della cittadinanza. Sono proprio le voci fuori dal coro come quella del Sindaco Colomb a costituire un alibi della Giunta regionale per privare i valsusini dei servizi essenziali alla salute.

Marco Scibona – Senatore M5S

Questa ci dicono che è ‘libertà di satira’ !

Gli assassini restano assassini, come chi li manovra da quando li armò, finanziò e mandò a compiere atti terroristici in Siria; ma chi dice ‘ Io sono Charlie Hebdo’, perchè la cultura occidentale va difesa, dovrebbe acquisire un minimo di capacità di critica rispetto agli input dei media (..e cominciare ad interrogarsi sul come mai i media sono, per la quasi totalità, di proprietà delle famiglie della grande finanza, .. come le banche, le multinazionali e i partiti.. Emoticon frown )
Questa ci dicono che è ‘libertà di satira’ !
NO, questa è merda sionista ! — 

NI CHARLIE NI DAESH. NOUS SOMMES LA 3e FORCE ! / LUC MICHEL SUR ‘AFRIQUE MEDIA TV’

Le duplex de Bruxelles avec ‘Afrique Media TV’ de ce 18 janvier 2015

Filmé en direct par PCN-TV à Bruxelles

(images brutes, non montées)

PCN-TV - AMTV LM ni charlie ni daesch. 3e force (2015 01 18) FR 1

Luc MICHEL répond aux questions suivantes :

Luc MICHEL on vous voit  décidément beaucoup sur les réseaux sociaux depuis le début des Attentats contre Charlie Hebdo. Vous y développez avec succès et une audience impressionnante un mouvement d’opinion transnational, centré sur la France et la Belgique, mais qui a des relais en Russie, Italie ou encore Hongrie. Et qui a très actif dans le public africain très concerné, semble-t-il. Sous le slogan « ni djihadiste ni Atlantiste » vous vous affirmez comme « la troisième force ». Dites nous en plus ?

Votre troisième force part du refus de la vision du monde en deux camps ?

Quel est alors votre choix ? Vous refusez ce que vous appelez « la récupération des gouvernements de l’OTAN », en France et en Belgique notamment ?

Quelle est votre audience ?

Vous présentez votre combat comme celui de la liberté d’expression. Les ‘Je suis Charlie’ et les gouvernements de l’OTAN aussi. Qui a raison ?

 Video intégrale sur : https://vimeo.com/117134856

PCN-TV - AMTV LM ni charlie ni daesch. 3e force (2015 01 18) FR 2

Luc MICHEL sur AFRIQUE MEDIA TV

dimanche 18 janvier 2015 dans le ‘Débat panafricain’

avec Bachir Mohamed Ladan.

 PCN-SPO / PCN-TV

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https://vimeo.com/pcntv

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV

Missili di Israele su Hezbollah nel Golan

 domenica, 18, gennaio, 2015
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 Media libanesi – citati da quelli israeliani – hanno segnalato che un elicottero israeliano ha sparato oggi missili su un villaggio della zona siriana di Quneitra sulle Alture del Golan dove e’ in corso la guerra civile. L’obiettivo – secondo le stesse fonti – sarebbe stato un convoglio in transito in quella area. Allo stesso tempo, due aerei israeliani hanno sorvolato la parte siriana del Golan per raccogliere informazioni.

Hezbollah ammette di aver subito perdite nell’attacco. Secondo la emittente degli sciiti, al-Manar, la organizzazione le vittime sono ”i membri di una cellula di combattenti impegnati a perlustrare la zona del villaggio Mazrat al-Amal, a Kuneitra”, nel Golan. Secondo la tv israeliana Canale 10 nell’incidente sarebbero rimasti uccisi un esponente locale degli Hezbollah ed alcuni miliziani, ”forse iraniani”.

Libia: le milizie islamiche non sono d’accordo neanche tra loro

Toh ma che strano, si sottomette meglio una nazione, o più precisamente, la si deruba meglio nel caos “organizzato”

 domenica, 18, gennaio, 2015

 Una spaccatura sembra essersi approfondita negli ultimi giorni all’interno di Alba della Libia (Fajir), coalizione di milizie islamiste che attualmente controlla la capitale Tripoli, sulla partecipazione del gruppo ai colloqui in corso a Ginevra sotto egida Onu. E’ quanto riferisce il sito web libico “Libya Herald“.

 I consigli municipali di Janzour e Suq al Juma hanno annunciato che non parteciperanno al processo di dialogo mediato dalle Nazioni Unite perche’, sostengono, il Congresso nazionale (il parlamento di Tripoli dominato dalle forze islamiste) e’ l’unico autorizzato a occuparsi della questione.

 Questo nonostante negli scorsi giorni diversi consigli municipali, tra cui Misurata e Tripoli, abbiano annunciato la propria partecipazione ai colloqui di Ginevra.

 La fazione piu’ oltranzista all’interno di Alba della Libia, secondo il quotidiano, starebbe infatti impedendo ai consigli municipali di inviare delegazioni in Svizzera. Inoltre, all’interno della coalizione si starebbe sviluppando una corrente contraria al cessate il fuoco proclamato nella giornata di venerdi’. Tale corrente sarebbe guidata dal leader di Misurata Salah Badi (cioè colui che protegge il commpound oil&gas dell’Eni, sito a Mellita, da dove parte il gasdotto sottomarino che arriva fino a Gela) e da altri comandanti provenienti da Gyariyan, Zawia, Sabratha e Tripoli, i quali non hanno partecipato all’incontro nella capitale che ha proceduto l’annuncio del cessate il fuoco.

 GadLenner Orbene, al di là di queste suggestive reminiscenze, la notizia è che l’Eni e l’ambasciata italiana si trovano sotto la “protezione” di una fazione, Fajr, il cui comandante non smentisce l’alleanza con fazioni jihadiste vicine all’Isis, e ammonisce l’Onu: se non vi sbrigate a accogliere le nostre richieste, vi toccherà fare i conti direttamente con i fondamentalisti.

 Oggi il ministero della Difesa del governo di Tripoli, che tanti osservatori considerano sotto il controllo di Alba della Libia, ha reso noto che “nessuno e’ stato autorizzato ad annunciare un cessate il fuoco“. Allo stesso tempo, alcune brigate del gruppo per esprimere la propria contrarieta’ alla tregua proposta venerdi’ hanno attaccato le forze dell’Esercito nazionale a Ajilat e al Jmail, a ovest di Tripoli, cosa che ha spinto Tobruk a ordinare nuovi raid aerei contro le posizioni di Alba della Libia.

(AGI) .

Isis uccide 13 ragazzi che guardavano una partita “il calcio è usanza occidentale”

domenica, 18, gennaio, 2015

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 Uccisi per aver guardato una partita di calcio in tv. E’ successo a Mosul, città nel Nord dell’Iraq, dove tredici ragazzi iracheni sono stati “giustiziati” dalle milizie jihadiste dello Stato islamico (Isis) per avere guardato in televisione una partita di calcio tra la nazionale irachena e quella giordana valida per la Coppa d’Asia svolta la settimana scorsa.

A riferirlo oggi è l’agenzia di stampa ufficiale giordana “Petra”, secondo la quale gli uomini del califfo Abu Bakr al Baghdadi che controllano la città, hanno condotto le giovani vittime allo stadio cittadino “prima di essere fucilati davanti ad una folla di decine di persone“. Secondo testimoni citati dall’agenzia i jihadisti attraverso gli altoparlanti hanno spiegato che si tratta di “un messaggio per chi disattende le leggi dello Stato islamico”.

Secondo fonti giornalistiche citate dalla tv al Arabiya che rilancia la notizia, i cadaveri dei giovani “sono rimasti in terra a lungo, perché i familiari delle vittime non sono andati a recuperarli nel timore di essere uccisi” dall’organizzazione terroristica. Per gli uomini del Califfato nero infatti il gioco del calcio “è un’usanza che arriva dall’Occidente”, nemico giurato dagli islamisti dell’Isis, come afferma il sito online di al Arabiya.

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Jihadisti giocano al calcio con le teste mozzate: non è usanza occidentale e si puo’ fare

L’ONU dichiara “guerra” alla Cina in Congo, offensiva contro i ribelli ruandesi

domenica, 18, gennaio, 2015

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Le Nazioni Unite stanno progettando una offensiva militare contro i ribelli delle FDLR nella Repubblica democratica del Congo. Ai combattenti delle FDLR era stato dato tempo fino al 2 gennaio per decidere di arrendersi o affrontare l’azione militare.

Su Al Jazeera Malcom Webb riporta da un campo delle Nazioni Unite che alcuni ribelli hanno deposto le armi, ma altri  combattenti ruandesi nella Repubblica Democratica del Congo, che hanno rifiutato di arrendersi  ora ad affrontare l’azione militare dell’ONU.

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 Guardate nel video i poveracci che stanno addestrando alla guerra;
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Ma chi sono i combattenti del FDLR? Il Fdlr e’ formato dai leader di etnia hutu, esuli dal Ruanda che combattono la supremazia dei tutsi, scelti come interlocutori privilegiati dalle potenze occidentali. Fuggirono dal Ruanda nel 1994 dopo il genocidio in cui persero la vita oltre 800.000 persone.

“Dobbiamo sbarazzarci del Fdlr non tanto per le sue capacita’ militari, ma per cio’ che rappresenta e per la sua capacita’ di destabilizzare la regione. Non ci sara’ dialogo politico. Devono arrendersi”, ha detto l’inviato Usa Russell Feingold in agosto.

In realtà la zona dove Fdlr imperversa si trova nel cuore di una delle aree più ricche di risorse dell’intero pianeta, oggetto dell’interesse di molti paesi, non solo africani. Nella zona  si sta giocando una partita a scacchi tra la Cina e  l’Occidente. Il presidente del Ruanda Paul Kagame aveva rifiutato ONU e USA affermando «la Cina offre ciò di cui l’Africa necessita: investimenti e denaro per i governi e le imprese».

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Va ricordata anche  la vicenda di un altro gruppo armato della regione: l’M23, un gruppo di ribelli ruandesi di etnia tutsi. Lo scorso anno, grazie alle pressioni diplomatiche delle Nazioni Unite e al dispiegamento di militari sia dell’Onu che degli Stati africani era stato costretto ad arrendersi.

Imam Choudary al Tg1: “Vivrete tutti sotto la legge islamica. Lo so al 100%”

domenica, 18, gennaio, 2015

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 «Chi offende il Profeta è condannato a morte» e «anche l’Italia è nel mirino». Così l’imam radicale britannico, Anjem Choudary ai microfoni del Tg1.

«Le nuove vignette di Charlie Hebdo sono un atto di guerra dell’Occidente», ha aggiunto sottolineando che «se l’Italia continua a provocare il mondo islamico andando a portare aiuti al suo nemico o insultando il Profeta, ci saranno conseguenze anche da voi. Un giorno conquisteremo Roma. Vivrete tutti sotto la legge islamica. Lo so al 100%».