Incontro con i Sindaci e Lupi. primi dettagli

I Sindaci dell’Unione Montana Valle Susa si sono incontrati oggi pomeriggio, 21 gennaio, con il Ministro Maurizio Lupi.

di Valsusa Report

I Sindaci dell’Unione Montana Valle Susa si sono incontrati oggi pomeriggio, 21 gennaio, con il Ministro Maurizio Lupi. Partiti dalla Valle di Susa si sono trovati nel gran salone di Roma. C’erano tutti, tranne S.Antonino e Borgone. A parlare solo alcuni, tra questi il sindaco di Susa Sandro Plano  e Angelo Patrizio, sindaco di Avigliana.

Parlameto Roma Royalty free

La prima ora è stata solo con i tecnici, il Ministro presentatosi alle 15:30 precise, era impegnato in aula per le votazioni della legge elettorale (Italicum N.d.R.). Al ritorno dopo un’ora, la doccia fredda, “l’opera si fa, punto” ha esordito il Ministro, ed ancora “voi potete accompagnarla seguendola nell’Osservatorio, se volete“. Un imperativo che allontana dalla democrazia sbandierata e dalla partecipazione al dialogo. Appunto è qui che tutto non coincide, il terrritorio intende la democrazia per un partecipare alla soluzione del problema inserendo l’opzione che prevederebbe il non fare l’opera, richiesto dalle popolazioni dei paesi valligiani che con il voto hanno espresso sindaci No Tav.

Per il Governo, democrazia è intesa come espressione del popolo che lo ha eletto e in quelle sedute romane la direzione nazionale ha deciso l’opera a prescindere da tutto, quindi come espressione logica, la frase “decide il governo eletto” pronunciata dal ministro racchiude il tutto. Le periferie possono solo subire ed accompagnare con “trasparenza, compensazioni e miglioramento” ed ancora “le compensazioni, man mano che va avanti l’opera”.

Assenti anche i grandi tecnici, Ing. Incalza sostituito da un funzionario ad interim, Dott. Signorini che vede l’opera “come una qualsiasi altra opera del territorio nazionale”.

I Sindaci erano accompagnati da due cinture nere dei progetti, Dott. Luca Giunti e Ing. Alberto Poggio che espletando alcuni dubbi appunto tecnici “i più macroscopici” hanno riscontrato l’impreparazione, in quella sede, della controparte.

Poco o nulla ha proferito Mario Virano presente alla destra di Lupi che in chiusura ha ribadito la sua “assoluta fiducia” nel commissario straordinario.

Tutto come prima, ecco il dialogo!!

Seguiranno ulteriori approfondimenti.

V.R. 21.1.15

VENEZUELA: SCARSITA’ PROGRAMMATA, NUOVA FASE della GUERRA ECONOMICA

Attualizzano la scarsità programmata che ebbe successo in Cile contro Allende

Tito Pulsinelli La decennale aggressione sistematica, sconfinata nel terrorismo mediatico contro il governo di Caracas, si è ormai trasformata in attacco deliberato contro le genti del Venezuela. Se si esclude l’accusa di cannibalismo, tutto il resto del repertorio dei veleni e degli anatemi è stato profusamente cosparso e irrigato nelle menti dal latifondo mediatico, facente capo al triangolo Miami-New York-Madrid. Senza ritegno, con sprezzo assoluto del senso del ridicolo, per tacere del rispetto formale del reale o almeno del “verosimile”.

La chiusura per ferie di una famosa gelateria di una città delle Ande venezuelane è stata sparata in prima pagina dal quotidiano El Paìs di Madrid, che l’ha attribuita alla carestia di latte. A fine novembre, gli epigoni della gazzetta iberica scrissero che il governo di Caracas aveva venduto per un pugno di dollari un isolotto dei Caraibi alla Cina. Perchè? Per evitare un imminente crollo dell’economia e la proclamazione urbi et orbi del sospirato “default”. Divenuto paradossalmente la torre di Pisa degli “analisti” un tanto al pezzo.

La loquacità a bischero sciolto dei media occidentali, però, a volte diventa silenzio sepolcrale e poi omertà, quando ci sono fatti che disvelano il carattere propagandistico del panorama che tracciano del Venezuela. Ora sono arrivati agli effetti speciali e usano le tinte forti: manca latte, scarseggiano alimenti, code chilometriche per la carta igienica, deficienza calorica, e a breve parleranno di….sottoalimentazione (sic). Si tratta di scarsità programmata, opera artificiale della grande distribuzione commerciale privata. E’ il frutto deliberatamente bacato dalla rete conformata da concessionari esclusivi aggruppati in poche strutture monopoliste.

Le autorità hanno rinvenuto mercanzie della multinazionale Procter&Gamble immagazzinata nei capannoni della Herrera AC in otto regioni, distributore (1) in esclusiva su tutto il territorio nazionale dei prodotti di igiene personale e domestica. In pratica, un monopolio privato che commercializza la produzione di un altro monopolio privato internazionale, entrambi interessati alla massima speculazione fisiologicamente tollerabile, persino con la farina di mais. Nei capannoni era stivata tutta la produzione dal mese di settembre in poi. Da cinque mesi non riforniscono con regolarità il mercato. Persino i pannolini per i bimbi e vari medicinali erano introvabili, se non a prezzi esorbitanti e code fuori del comune.

Nel consiglio di amministrazione di Herrera CA siede un’alta esponente del partito golpista Voluntad Popular dell’incarcerato Leopoldo Lopez, imputato per i disordini del febbraio-giugno dell’anno scorso che costarono la vita a 43 persone. Dal carcere continua a dirigere le 72 imprese di distribuzione con carattere di esclusività concesse dai nordamericani, di cui lui e famiglia sono soci.

Evidenzia il vincolo di interessi oscuri e incoffessabili tra multinazionali USA e una borghesia “compradora” accattona, senza volontà o capacità di produrre, sempre subalterna e ridotta a formare “cartelli”. Mai protagonisti di qualche tipo di industrializzazione, sempre ignari di ogni tipo di rivoluzione tecnologica. Preferiscono stringere patti con le multinazionali che sono in realtà alleanze politiche ed economiche, e finiscono per agire sempre più da quinta colonna consapevole. Prima di Chàvez, questi yes-man genetici si erano fatti gabbare dagli “amici” del nord quando stabilirono che il petrolio della maggior riserva del mondo era “bituminoso”, quasi un catrame di scarsissimo valore.

Alla stregua di concubine svalutate si piegano alle loro esigenze geopolitiche immediatiste, e mettono senza scrupolo a soqquadro la rete logistica e l’ordine dei rifornimenti alla popolazione.

Pìù speculano più arricchiscono e più si sentono “liberali”, ricevendo gli applausi di CNN, El Paìs, la corte di ONG finanziate da Soros o consociate con Washington. Paladini immaginari della libertà nei paesi che non possono controllare a piacimento. E’ in corso un piano per riattualizzare la scarsità programmata che ebbe successo in Cile. Provocò il colpo di Stato contro Allende, e in questa fase punta alla deliberata nevrotizzazione dei venezuelani. Prendere le distanze dal governo, mettere a un lato la rivoluzione bolivariana, o soffrire conseguenze più severe

Nel 2014 è morto il mito del libero commercio, liquidato dagli Stati Uniti che hanno imboccato con decisione la strada della guerra economica come arma geopolitica d’assalto. Boicottaggio, sanzioni, controsanzioni, blocco commerciale, braccio di ferro monetario, rappresaglie commerciali sono il corollario di questo inasprimento della guerra (non-ancora militare) tra occidente e l’area BRICS.

Il Sudamerica non fa eccezione, tutti ricordano l’attacco frontale contro l’Argentina decretato da un giudice della Corta suprema degli Stati Uniti, che ingiunse al governo di Buenos Aires la resa incondizionale agli usurai dei “fondi avvoltoio”; in pratica consegnare la sua riserva monetaria. Fece seguito immediato l’ingiunzione di stile mafioso da parte della Exxon Mobil al Venezuela, che pretendeva ben 12 miliardi di dollari come “prezzo giusto” per la nazionalizzazione subita e risarcita. Entrambi gli assalti fallirono, però lo scontro continua, ora con il decisivo sostegno finanziario della Cina. Ha dato un credito per 250 miliardi di dollari alla regione, 20 miliardi al Venezuela e 4 all’Ecuador.

Si fa irta e incerta la meta del default forzoso desiderato a New York e sostenuto da tutti i guardaspalle mediatici.

(1)

Kellog’s, Nestlé, General Mills, Avelcasa y  Pfizer,

http://selvasorg.blogspot.it/2015/01/venezuela-scarsita-programmata-nuova.html

La “de-dollarizzazione” avanza: la Russia compra più oro in sei mesi, e continua a vendere buoni del Tesoro USA

Tyler Durden Zerohedge 18/01/2015

Le voci sulla Russia che vende le proprie riserve auree, ormai è chiaro, sono esagerate dato che non solo Putin non vende, ma le riserve auree russe sono anche aumentate in sei mesi, a dicembre, di quasi 46 miliardi di dollari (vicino al picco dell’aprile 2013). Sembra che le chiacchiere su “la Russia vende” siano volte a ridurre i prezzi permettendo di raccogliere beni fisici non fiat a prezzi inferiori. D’altra parte, i russi continuano un altro trend, riducendo l’esposizione verso il Tesoro USA per il 20° mese consecutivo, le partecipazioni della Russia nel debito del Tesoro USA sono scese di anno in anno, rafforzandone le vendite.

Comprare a basso prezzo…
Le riserve auree Russia sono balzate per sei mesi fino a dicembre, quasi pari al picco dell’aprile 2013…

e vendere al rialzo…
Il possesso russo di buoni del Tesoro USA ad oggi è il secondo più basso dal 2008…

Sembrerebbe il maggior passaggio, di cui nessuno parla, tra fiat e non-fiat e tra carta e beni fisici verificatosi in Cina e Russia.
Grafici: Bloomberg

Alcuni hanno commentato sul balzo “senza precedenti” dei capitali dalla Russia, ma come spiega il Dr. Constantin Gurdjiev, gli ‘analisti’ occidentali sembrano aver dimenticato un paio di cose…
La Banca centrale della Russia ha pubblicato i dati dei deflussi di capitale del 2014, suscitando l’allegro chiacchiericcio di funzionari ed accademici degli Stati Uniti che allegramente prevedevano la scomparsa dell’economia russa. Le cifre sono pessime: i deflussi netti ufficiali di capitali sono pari a 151,5 miliardi di USD, circa 2,5 volte il tasso di deflusso nel 2013, di 61 miliardi. I deflussi del Q1 furono di 48,2 miliardi, nel Q2 di 22,4 miliardi, nel Q3 2014 di 7,7 miliardi e nel Q4 2014 a 72,9 miliardi. Così, nel Q4 2014 i deflussi, in confronto, furono maggiori ai deflussi di tutto il 2013. Vi sono, tuttavia, alcune precisazioni che gli analisti occidentali dell’economia russa tendono ad ignorare:
• I 19,8 miliardi di USD di deflussi nel Q4 2014 derivavano dalle nuove misure per l’approvvigionamento di liquidità da parte della BC di Russia, estendendo nuove linee di credito alle banche russe. In altre parole, si tratta di prestiti. Si può presumere che le banche ne vadano in default o che ripagheranno i prestiti. Nel primo caso, le uscite non saranno reversibili, nell’ultimo si.
• I deflussi netti di capitali dei Q1-Q3 2014 sono stati valutati con il rimborso delle banche dei finanziamenti esteri (ricordate che le sanzioni alle banche si sono avute nei Q2-Q3 2014) pari a 16,1 miliardi di USD. È possibile chiamarli deflussi dei fondi o pagamento dei debiti. La prima suona inquietante, assai meno la seconda, ripagare i debiti migliora bilanci. Non siate così apocalittici, quindi. Non abbiamo ancora i dati aggregati relativi per il Q4 2014, ma su base mensile, gli stessi deflussi del settore bancario furono pari ad almeno 11,8 miliardi di USD. Ecco i 27,9 miliardi di USD dovuti allo sganciamento delle banche nel 2014. Anche in questo caso, può essere un male, ma anche un bene. Oppure semplicemente più sfumato da ciò che suggeriscono i titoli urlati.
• I rimborsi del debito, la riduzione della leva finanziaria nel settore non bancario è stata maggiore nel Q4 2014 e solo i rimborsi dei debiti previsti ammontano a 34,8 miliardi di dollari. Oltre a ciò, non abbiamo idea se siano rimborsi imposti (o non pianificati).
Quindi, solo nei Q3-Q4 2014, i rimborsi delle banche programmati erano pari a 45,321 miliardi di USD e i riscatti aziendali programmati erano pari a 72,684 miliardi di USD. In termini semplici, 118 miliardi di dollari o 78 per cento di catastrofica fuga di capitali dalla Russia nel 2014, sono dovuti a rimborsi dei debiti bancari e non a fuga di ‘investitori’ o di depositanti; in parte una forzata restituzione del debito. Mettiamola su una prospettiva leggermente diversa. Qualunque sia la vostra idea delle politiche europee e statunitensi nella crisi finanziaria globale e conseguente grande recessione, la pietra angolare di tali politiche era lo ‘sganciamento (deleveraging) ovvero le banche che rimborsano i debiti’. La Russia non ha adottato da sé tale politica, ma è stata costretta dalle sanzioni sganciando banche e aziende russe (anche quelle non direttamente sanzionate) dai mercati del credito occidentali. Ma se pensate che tale passo sia catastrofico per l’economia russa, indotto dal Cremlino, dovreste porvi un paio di domande sulle politiche di deleveraging di Stati Uniti ed europee. E dopo fate un pensierino sui restanti 33 miliardi di dollari di deflusso, che riguardano la dollarizzazione dei conti delle famiglie russe (conversione dei rubli in dollari e altre valute), gli effetti dei cambi in valute diverse dal dollaro USA, le valutazioni mutevoli sulle riserve auree, ecc.
Come direbbe qualcuno, si guardi la Grecia… Sì, le cose sono pessime in Russia. Sì, lo sganciamento è imposto e doloroso. Sì, i deflussi di capitali sono enormi. Ma, un aspetto positivo c’è: la maggior parte della fuga di capitali che gli analisti occidentali condannano, migliora i bilanci russi e riduce il debito estero russo. Non sarebbe troppo male, giusto? Perché se fosse così, allora Grecia, Cipro, Spagna, Italia, Irlanda, Portogallo, Francia e così via… s’immaginerebbero un loro processo di ‘sganciamento’…

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

https://aurorasito.wordpress.com/2015/01/19/la-de-dollarizzazione-avanza-la-russia-compra-piu-oro-in-sei-mesi-e-continua-a-vendere-buoni-del-tesoro-usa/?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

In Francia sempre più dubbi sulla Torino Lione

post — 21 gennaio 2015 at 10:08

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Di Christelle Monteagudo – Lyon Capitale

Dalle indiscrezioni del JDD, apparso questa domenica, il settimanale evoca la messa in guardia di Nicolas Hulot* sul tema della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione.

In un breve articolo, il JDD racconta che Nicolas Hulot ha “discretamente” messo in guardia Ségolène Royal sui “pericoli del dossier TGV Torino-Lione.”

L’uomo, che è anche vicino a François Hollande, avrebbe sottolineato che, secondo lui, le “soluzioni alternative non sono state seriamente considerate.”

In un comunicato datato 23 ottobre scorso , gli eurodeputati ecologisti Michèle Rivasi e Karima Delli hanno messo in evidenza gli aspetti negativi dell’opera della linea a grande velocità Torino-Lione.  Che si basano proprio sul rapporto della Corte dei conti, che aveva, una volta in più, criticato il costo dell’opera.

Pertanto, malgrado tutte le controversie, il cantiere avanza.

L’Italie e la Francia stanno stilando un dossier che devono consegnare il 26 febbraio al più tardi per ottenere un cofinanziamento del cantiere da parte di Bruxelles, al 40 %.

Articolo originale: http://www.lyoncapitale.fr/Journal/Lyon/Actualite/Dossiers/Grands-Projets/Nicolas-Hulot-se-mefie-de-la-LGV-Lyon-Turin

*Nota: Nicolas Hulot è dal 6 dicembre 2012 “inviato speciale di François Hollande per la protezione del pianeta”. (Le 6 décembre 2012, il est nommé « envoyé spécial pour la protection de la planète » par le président de la République,François Hollande.) http://fr.wikipedia.org/wiki/Nicolas_Hulot

COMUNICATO STAMPA per Guido

Nuova immagine             COMUNE DI VILLAR FOCCHIARDO

COMUNICATO STAMPA

GUIDO, UNO DI NOI
E’ imminente, presso il Tribunale di Torino, la sentenza per i fatti dell’estate 2011 a Chiomonte, quando con l’uso della forza pubblica, contrastata da molti cittadini, venne dato avvio al cantiere del tunnel geognostico per la nuova linea ferroviaria Torino-Lione.
Ribadiamo ancora a Guido Fissore, imputato in quel procedimento giudiziario, la nostra stima, la nostra fiducia ed amicizia.
Guido è stato consigliere comunale nella precedente amministrazione, attivo e generoso, ed è tuttora impegnato in prima persona in ambito sociale all’interno della comunità villarfocchiardese.
Gli siamo riconoscenti e vicini.
Continueremo a proteggere questa nostra terra dalla volontà di violenza perpetrata con un’opera avversa all’ambiente ed alla salute, ingiustificata dal punto di vista trasportistico, folle per le finanze pubbliche.

Villar Focchiardo, 20 gennaio 2015

L’Amministrazione comunale

Marco Travaglio – “Così hanno truffato Di Bella” – Dosi sballate e farmaci scaduti, la sperimentazione viziata da gravissime irregolarità !!

Scritto il gennaio 17, 2015 by 

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Travaglio: ‘Così hanno truffato Di Bella’

Dosi sballate e farmaci scaduti, la sperimentazione della cura Di Bella sarebbe viziata da gravi irregolarità!

 A quindici anni dalla fine della sperimentazione il Metodo Di Bella sta tornando a far parlare. Migliaia di pazienti si stanno rivolgendo a Giuseppe Di Bella, che sta portando avanti la terapia inventata dal padre Luigi, per essere curati. Ci sono, inoltre, migliaia di casi di guarigione e i tribunali di diverse città hanno imposto alle ASL locali di rimborsare le cure ad alcuni malati. La sperimentazione di questa terapia alternativa era stata bocciata a fine anni ’90, ma da un’indagine del PM Raffaele Guariniello era emerso che c’erano stati gravi errori nella sperimentazione. È significativo un articolo di Marco Travagliopubblicato su Repubblica nel settembre del 2000, in cui il giornalista raccontava i lati oscuri della vicenda. Lo riportiamo di seguito:

La sperimentazione della cura Di Bella sarebbe viziata da gravi irregolarità. Peggio: alcuni dei 386 malati di cancro che provarono la “multiterapia” (Mdb) del medico modenese sarebbero stati usati come cavie, trattati con farmaci “guasti e imperfetti”, non si sa con quali effetti sulla salute. E l’ Istituto superiore di Sanità, pur sapendolo, non avrebbe avvertito 50 dei 51 ospedali d’ Italia che sperimentavano i protocolli. Sono queste le conclusioni della lunga e minuzionsa indagine aperta due anni fa dal procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello, in seguito ad alcune denunce, sulla sperimentazione nei 4 “centri di riferimento” di Torino (Molinette, San Giovanni antica sede, Mauriziano e Sant’ Anna) e nei 4 della provincia (gli ospedali di Chivasso, Orbassano, Chieri e Cirè). Un’ indagine che non entra nel merito dell’ efficacia o meno della cura, ma si limita ad analizzare la regolarità della sperimentazione. Quattro gli accusati, tutti dirigenti dell’ Istituto superiore di sanità (Iss): Roberto Raschetti e Donato Greco, coordinatori della sperimentazione del 1998, Stefania Spila Alegiani, responsabile dei preparati galenici, ed Elena Ciranni, che curava i rapporti con i vari centri clinici. Grave l’ ipotesi di reato: “somministrazione di medicinali guasti o imperfetti” (punibile, secondo l’ articolo 443 del codice penale, con la reclusione fino a 3 anni). Il direttore Giuseppe Benagiano, a suo tempo indagato, è stato poi archiviato. Nessuna responsabilità per l’ ex ministro della Sanità Rosi Bindi, sentita come testimone in gran segreto, a Roma, all’ inizio dell’ anno. I 4 indagati hanno ricevuto l’ “avviso di chiusura indagini”. Una sorta di preannuncio di rinvio a giudizio, che poi però non è arrivato: grazie alla legge Carotti, i difensori hanno chiesto e ottenuto dal Pg della Cassazione Nino Abbate il trasferimento dell’ inchiesta a Firenze. Con la curiosa motivazione che i farmaci “incriminati” li produce l’ Istituto farmacologico militare fiorentino. Inutile l’ opposizione di Guariniello il quale, sentenze della Cassazione alla mano, ha ribattuto che il 443 non punisce la produzione o la detenzione, ma la somministrazione di farmaci guasti (avvenuta, appunto, a Torino). Spetterà dunque alla Procura di Firenze – che l’ anno scorso aveva già archiviato un’ altra inchiesta sui protocolli Di Bella – trarre le conclusioni: rinviare a giudizio o chiedere l’ archiviazione. Tutto dipenderà dall’ interpretazione delle irregolarità emerse a Torino: errori in buona fede o condotte dolose? Per Guariniello, la prova del dolo sarebbe in una lettera inviata nel ‘ 98 a un ospedale romano, che chiedeva lumi sulla conservazione e la composizione delle “soluzioni ai retinoidi” previste per i protocolli 1 e 9. Nella lettera i dirigenti dell’ Iss precisavano che quelle sostanze hanno una “validità” di soli 3 mesi, dopo di che “scadono” e vanno buttate. Peccato che la stessa direttiva non sia stata diramata agli altri 50 ospedali che sperimentavano la cura. E che infatti continuarono, ignari di tutto, a somministrare quelle soluzioni ampiamente scadute (addirittura vecchie di 4, 5, 9 mesi) e “deteriorate”. Non solo: un gravissimo errore tecnico avrebbe dimezzato il quantitativo di un componente, un principio attivo, fondamentale per l’ efficacia di quelle soluzioni: l’ “axeroftolo palmitato”. In pratica, per i due protocolli, quella sperimentata non era la multiterapia Di Bella, ma una “variazione sul tema” non dichiarata. Così com’ era emerso nel ‘ 98 per altri due protocolli, frettolosamente ritirati dopo che Guariniello vi aveva scoperto alcune sostanze mancanti e alcune altre (come il tamoxifene del professor Umberto Veronesi) aggiunte da una mano misteriosa. Ma quel capitolo è ancora aperto. A Torino.”

Noam Chomsky: “Gli attacchi di Parigi mostrano l’ipocrisia dell’indignazione occidentale”

http://www.informarexresistere.fr/2015/01/21/noam-chomsky-gli-attacchi-di-parigi-mostrano-lipocrisia-dellindignazione-occidentale/

Noam Chomsky: “Gli attacchi di Parigi mostrano l’ipocrisia dell’indignazione occidentale”

21 GENNAIO 2015

A BELGRADO NEL ’99 LA NATO UCCISE 16 GIORNALISTI IN UN ATTACCO: ANCHE QUESTO È TERRORISMO

 
L’avvocato Floyd Abrams aveva ragione quando ha descritto l’attacco contro la redazione di Charlie Hebdo come “il più minaccioso assalto al giornalismo a memoria d’uomo”. Il problema è che l’Occidente dimentica i suoi crimini, sottolinea il linguista e filosofo Noam Chomsky.
 
“La ragione ha a che vedere con il concetto di “memoria viva”, una categoria accuratamente costruita per includere i crimini contro di noi mentre scrupolosamente escludiamo i crimini contro di loro. Quest’ultimi non sono crimini, ma nobile difesa dei valori più alti”, spiega Chomsky secondo la logica dell’Occidente. Chomsky ricorda che nell’aprile del 1999, le forze della Nato hanno effettuato un massiccio attacco aereo contro l’emittente televisiva serba Rtv, che ha provocato la morte di 16 giornalisti a Belgrado. Il portavoce del Pentagono, Kenneth Bacon, disse in una conferenza a Washington che “la televisione serba è una parte importante della macchina della morte di Milosevic, come il suo esercito”, e, quindi, un obiettivo legittimo di attacco. “Non ci furono proteste o grida di sdegno, non ci furono slogan come “Noi siamo Rtv“, non vi fu alcuna indagine sulle radici dell’attacco contro la cultura e la storia cristiana. Al contrario, l’attacco è stato elogiato dalla stampa. Il prestigioso diplomatico statunitense, Richard Holbrooke, allora inviato in Jugoslavia, descrisse l’attacco a Rtv “estremamente importante e dagli sviluppi positivi”. “Quest’idea è stata condivisa da altri”, ha scritto Chomsky in un articolo citato dalla Cnn. “Più incolpiamo i nostri nemici di alcuni reati, tanto maggiore è l’indignazione; quando più grande è la nostra responsabilità in un crimine e, quindi, più possiamo fare per porgli fine, minore è la preoccupazione, anzi tendiamo a dimenticare o negare”, ha evidenziato Chomsky. Ma “il terrorismo è terrorismo”, conclude. Non c’è altro da dire.
 

Marco Scibona Un Benvenuti Nella Giungla Radio 105 23 – 12-2014

https://soundcloud.com/patrizia-monica/marco-scibona-a-benvenuti-nella-giungla-radio-105-23-12-2014

 audio dell’intervista a Marco Scibona #Notav#M5S a La Giungla su radio 105 del 23/12/2014

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Fai “click” sull’immagine per accedere al sito di Patrizia Monica Triolo ed ascoltare l’intervista di Marco.

LUC MICHEL, LA REFERENCE SUR LES REVOLUTIONS DE COULEUR EN AFRIQUE …

KH pour PCN-SPO/ 2015 01 21 / Avec Afrique Media – Blog de René Kimbasa/

PCN-SPO - LM référence en Afrique (2015 01 21) FR

Un article d’AFRIQUE MEDIA, diffusé sur le Blog de RENE KIMBASSA, cite plusieurs fois les analyses de Luc MICHEL sur les révolutions de couleur en Afrique et le conflit Kabila versus Washington en RDC.

 Ses multiples analyses sur les révolutions de couleur en Afrique, dont une retentissante émission de EODE-TV, « LE GRAND JEU. UNE REVOLUTION DE COULEUR AU GABON ? », qui a fait le buzz au Gabon (*), font aujourd’hui de Luc MICHEL la référence en Afrique, en Russie ou encore en Iran, sur les changements de régime made in USA en Afrique. Le tout avec l’étourdissant silence habituel des médias de l’OTAN, où le géopoliticien et panafricaniste, qui fait peur, est un mort-vivant …

 (*) Lire : REVOLUTION DE COULEUR AU GABON : POLEMIQUE AUTOUR DES THESES DE LUC MICHEL !

sur http://www.palestine-solidarite.org/analyses.karel_huybrechts.070115.htm

 # L’ARTICLE COMPLET (AFRIQUE MEDIA & RENE KIMBASSA) :

VOILA POURQUOI L’OPPOSITION QUI ETAIT CHEZ OBAMA EN 2014 VEUT RENVERSER KABILA 

 Par Afrique Media/ Lundi 19 janvier 2015                

 Grave en RDC !

Voilà pourquoi on veut renverser Kabila.

 L’ONU VEUT INTERVENIR MILITAIREMENT EN RDC…Kabila dit NON…l’ONU insiste !

Selon le site 7sur7.be, « Les Nations Unies attendent toujours le feu vert du président congolais Joseph Kabila pour lancer une intervention militaire dans l’est de la République démocratique du Congo (RDC), pour en chasser des rebelles rwandais de l’est, ont-elles fait savoir vendredi. »

 – Depuis quand l’ONU est une force de combat au lieu d’être une force de maintien de la paix ?

– Pourquoi l’ONU ne demande pas à ses amis USA et France qui arment les rebelles de cesser de leur vendre des armes ?

– Pourquoi l’ONU qui est soit disant pour la paix ne choisit-elle pas une solution de paix et de négociation, voir embargo sur les armes si possible ?

– Où était l’ONU lors du génocide rwandais, du massacre du peuple libyen et massacre des ivoiriens par les français, ainsi que du kidnapping des 200 filles par Boko haram ?

 On comprend pourquoi les foules congolaises sont manipulées afin qu’elles aillent dans la rue. On a vu ça dans les révolutions de couleur et printemps arabes qui ont tous échoués et servi les intérêts impérialistes (cf. Luc Michel).

 Nous avons l’immense chance en Afrique de pouvoir avoir des exemples dans le monde où l’occident a appliqué ses méthodes guerrières et déstabilisatrices, ce serait idiot de ne pas en tirer des leçons et anticiper sur leurs actions. Nous avons aussi la grande chance que des gens sacrifiés comme les panelistes d’Afrique Media et surtout Luc Michel reviennent en permanence sur ces enjeux mondiaux pour nous alerter et bien nous montrer ce qui s’est passé ailleurs afin que nous ne tombions pas dans le même piège. Une révolution sans leader visionnaire est une foule en furie qui casse tout sans tête ni queue. Exemple : Aujourd’hui au Burkina on a au pouvoir un homme qui a travaillé avec le dictateur qu’on a chassé.

 Notons qu’une foule en colère ça ne se contrôle pas et par personne, même si au départ on avait de bonnes intensions en se mettant en colère, personne ne maitrise jamais comment ça finit, surtout quand on a des foules sous éduquées comme celles que nous avons en Afrique.

 CONGOLAIS…DITES À VOS FAMILLES QUE LE VRAI PROBLEME CE N’EST PAS KABILA !!!

Londres, Bruxelles, Paris et Washington ont prévu son remplaçant et veulent faire de votre pays un « non man’s land » comme la Libye où ils vont venir manger sur la dépouille comme des charognards après avoir abattu la bête !!

 Rentrez chez vous et construisez votre pays dans l’unité autour de vos institutions républicaines.

Bien sûr, suivez Afrique Media ce soir pour comprendre ce qui vous arrive et comment agir.

Je suis KATANGAIS !

 AFRIQUE MEDIA

 Original sur : http://rene.kimbassa.over-blog.com/article-voila-pourquoi-l-opposition-qui-etait-chez-obama-en-2014-veut-renverser-kabila-125404994.html

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http://www.scoop.it/t/pcn-spo

https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.office

LA FRANCE DANS LE « CHOC DES CIVILISATIONS » MADE IN USA : LA CHINE DENONCE PARIS ET UN AUTRE MAGAZINE FRANÇAIS ‘FLUIDE GLACIAL’ !

 Luc MICHEL pour PCN-Info / 2015 01 20 / 

Avec The Global Times – PCN-SPO – lucmichel.net /

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.office

PIH - LM fluide glacial indigne la chine (2015 01 20) FR

 Un journal de la presse officielle chinoise a dénoncé ce lundi “l’indécence” de la dernière couverture du magazine satirique français Fluide Glacial évoquant le “péril jaune”, dans un contexte de critiques sur la liberté d’expression et le mouvement “Je suis Charlie”.

 APRES LES CARRICATURES DE MAHOMET, VOILA MAINTENANT ‘FLUIDE GLACIAL’ QUI INDIGNE LA CHINE !

 Dans son dernier numéro, Fluide Glacial a publié en première page un dessin titré “Péril jaune, et si c’était déjà trop tard?”, où un Français caricatural conduit dans une rue de Paris un pousse-pousse, dans lequel sont assis un Chinois et une jolie blonde visiblement charmée.

“Peut-être que ce magazine cherche à attirer l’attention du monde entier, en suivant l’exemple de Charlie Hebdo”, a jugé le quotidien Global Times.

 “Quelle indécence!”, a poursuivi ce journal, proche du Parti communiste chinois, dans un éditorial intitulé “La vogue de la liberté d’expression pourrait aggraver les conflits”.

Depuis l’éclosion du mouvement “Je suis Charlie”, en réaction à l’attentat ayant décimé la rédaction de l’hebdomadaire satirique français Charlie Hebdo, la presse chinoise a la dent dure pour la conception française de la liberté d’expression, en dépeignant une France en proie à des conflits culturels et religieux croissants. “On ne peut désormais que conseiller à la société française d’arrêter de représenter l’image du prophète”, a insisté lundi le Global Times.

 “JE SUIS CHARLIE” ET LE REGIME FRANCAIS ENGAGENT LA FRANCE DANS LA “GUERRE DES CIVILISATIONS” ...

 Précisément la vision yankee du monde (du néofasciste Huntington et des neocons), avec sa guerre de tous contre tous, prédomine.

 Et Washington se frotte les mains. Voici Paris engagée dans les croisades de l’impérialisme américain et sapant elle-même sa position dans le monde et singulièrement en Afrique.

De Gaulle réveille-toi, ils sont devenus fous !

 Luc MICHEL

 Cartoon : la couverture de Fluide Glacial qui indigne la Chine.

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