Clarea. Cantiere tra il mondo reale e quello virtuale

Un cantiere in Clarea che sempre più pare un set di Cinecittà

di Gabriella Tittonel

Inizio di un nuovo anno anche nel cantiere Clarea dell’alta velocità valsusina, con un’opera che in Clarea sta procedendo a rilento, a singhiozzo, e deve fare i conti con ripetuti intoppi di percorso: nastri trasportatori che si aggrovigliano, rinnovo dei ferocissimi “denti” della talpa Gea, obbligati a misurarsi con i fantasiosi segmenti di terreno, morbido ed arrendevole a tratti, mentre in altri pietra vigorosa si difende. Tutto ciò con il luccichio beneaugurale di uno pseudo albero di Natale, corredato di palle quasi semaforiche e di bandiere italo – francesi a consolidare una alleanza di grandi affari su un territorio non proprio consenziente, alla faccia del dialogo e relativo ascolto.

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Una presenza discreta ma persistente e devastante per la salute, sono le finissime polveri derivanti dallo scavo. Quindici mesi di polveri, hanno ormai invaso tutta la valle e beatamente si sono assestate con più evidenza nei primi mille metri d’aria, polveri che stanno segnando, discretamente ( si sa, la cortesia è d’obbligo in questi casi, vedi Seveso, vedi Casale, vedi le terre dei fuochi, Taranto e poi ancora….) la salute degli abitanti e di chi transita in valle, consegnando anche ai veicoli di passaggio un regalino, depositato nei filtri, giusto per non farsi mancare niente; saranno sicuri costi aggiuntivi, per i malcapitati, in spese mediche, ospedaliere e poi ancora….

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Ma tutto ciò pare ininfluente di fronte al luccichio (per alcuni) della grande opera, che ora ha destinato qualche spicciolo per un nuovo progetto, quello della presentazione del cantiere e della zona, attraverso un grande schermo posizionato, nel piazzale, a fianco dell’imbocco della galleria. Schermo che segue un percorso propedeutico partendo dalla Maddalena, percorso fatto attraverso grandi cartelloni che illustrano quanto viene fatto, anche per la sicurezza (soprattutto quella determinata dalla presenza delle Forze dell’Ordine), ma che non fanno alcun cenno alla qualità dell’aria e dell’acqua. Comprensibile ciò, se poi la visita si ferma davanti alle grandi immagini proposte, tutto un tripudio di tecnica e di natura incontaminata, curioso davvero tutto ciò in questo luogo.

TAV: PARTITA DI CALCIO TRA OPERAI ITALIANI E FRANCESI NEL CANTIERE DI CHIOMONTE

Una visita virtuale insomma, per confondere il cervello, senza più entrate nel tunnel dove occhi attenti potrebbero cogliere altri particolari dando così la possibilità di sospendere il non frenetico lavoro all’interno. Quanto in questi giorni si sta realizzando conferma ciò che fin dall’inizio di questo progetto è stata la parola chiave da parte del commissario Virano: “scenari”. Scenari, appunto, creati ad arte, per rendere in qualche modo reale quanto del cantiere si vorrebbe far vedere. E così i visitatori (che ad oggi , a detta di LTF sono stati un migliaio, ben poca cosa se raffrontati alle decine di migliaia di visitatori, di vari strati sociali, età, nazionalità, competenze che hanno già visitato il cantiere dall’alto, dalle recinzioni, salendo da Giaglione) torneranno dalla visita, questa la speranza dei promotori, ammirati dalla grande opera e sempre più convinti della sua utilità.

Ma se dovesse scemare l’interesse per queste visite, un’idea per poter riutilizzare l’apparato scenografico potrebbe essere quello di organizzare cineforum vari, dai cartoni per bambini ( Cappuccetto rosso e il lupo, Biancaneve e i sette nani… Pimpa….) mentre per gli adulti, viste le vicende di questi anni, scegliere, sempre sulla scia degli atti virtuali, qualche bel film western… Giusto per animare un poco la zona, che pare condannata ogni giorno di più ad un sonnacchioso futuro.

G.T. 15.1.15

L’occidente, i jihadisti “buoni” e quelli “cattivi”

http://contropiano.org/documenti/item/28578-l-occidente-i-jihadisti-buoni-e-quelli-cattivicontropiano.org

  •  Giovedì, 15 Gennaio 2015 11:49
  •  Redazione Contropiano

L’occidente, i jihadisti “buoni” e quelli “cattivi”

L’articolo che riproduciamo è di Alberto Negri, de Il Sole 24 Ore, e una volta tanto le cose vengono chiamate con il loro nome, e si fanno “nomi e cognomi” senza utilizzare categorie generiche. Un vero e proprio miracolo per la stampa mainstream (anche se Negri ci ha abituato a interventi simili, degni di nota).

L’Occidente e l’Islam dopo Charlie Hebdo, tutti i nodi vengono al pettine

Alberto Negri – Il Sole 24 Ore del 15 gennaio 2014

Quella di Parigi è una storia sbagliata, una storia di periferia con tre giovani che hanno ucciso e si sono fatti uccidere con un biglietto di andata e ritorno dalle banlieue ai campi di addestramento mediorientali della Jihad. Sui loro cadaveri oggi si disputano le rivendicazioni del massacro. Al Qaeda e lo Stato islamico appaiono come litigiosi azionisti di una multinazionale del terrore: sembra volerla spuntare Ayaman al Zawahiri, il successore di Osama bin Laden, concorrente e rivale del Califfo Abu Bakr Al Baghdadi. Ma la trama della vicenda c’è già e forse anche il finale, che potrà essere sorprendente ma forse non più di tanto.

Storia di un’ipocrisia dell’Occidente e dei suoi alleati musulmani 
Questa è la storia di un’ipocrisia francese e occidentale con la complicità degli stessi alleati musulmani che ora fanno finta di risentirsi per quanto accaduto e imputano all’islamofobia europea di essere la responsabile degli attacchi, come fa il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, sostenitore al pari di Hollande e di Sarkozy, di Obama e di Cameron, della guerra in Siria, dei bombardamenti in Libia, di un gioco pericoloso sfuggito di mano, esattamente come sfuggì di mano negli anni ’80 l’Afghanistan dei mujaheddin, lanciati a combattere l’Impero Rosso e poi diventati talebani e qaedisti. Ma qualcuno si ricorda ancora della passeggiata a Bengasi e Tripoli di Sarkozy, Cameron ed Erdogan, per raccogliere gli applausi di un trionfo effimero, salvo poi voltare le spalle al disastro che avevano combinato?

Quando il governo turco richiamò i jihadisti da inviare in Siria 
Proprio Erdogan fece arrivare in Turchia migliaia di combattenti libici da inviare in Siria, accompagnati da tunisini, algerini, marocchini, ex reduci afghani, ceceni e yemeniti: l’internazionale dei jihadisti doveva servire ad annientare il regime alauita di Damasco.
Sarebbero bastati pochi mesi, raccontavano, per far fuori l’allampanato figlio di Hafez, alleato da 40 anni di Mosca e Teheran: ma le storie sbagliate, come si vede, nascono anche da calcoli sbagliati.

Perchè c’è una jihad “buona”, che serve i nostri interessi, e una “cattiva” che fa di testa sua e obbedisce soltanto in parte ai suoi sponsor arabi, il cui obiettivo è tenere lontano gli islamisti da casa loro e mantenere in piedi monarchie assolute, anti-democratiche, gestite in genere da una sola famiglia ed élite ristrette che si fanno scudo dell’Islam con l’applicazione rigida delle leggi coraniche, punendo sistematicamente ogni parvenza di opposizione e di libera espressione del pensiero.

La jihad buona, i finanziamenti puliti ad Al Qaeda 
Questa jihad “buona” ha imbastito una guerra per procura in Siria – nata dai devastanti errori del regime di Assad – con l’illusione di manovrare gruppi come Jabat al Nusra, il Fronte islamico, sponsorizzati da Al Qaeda, dal Qatar, dai sauditi, dai turchi. Qualche esempio. In settembre Jabat al Nusra sequestra sul Golan siriano, ai confini con Israele, una quarantina di caschi blu delle Fiji: nessuno ci fa caso ma il Qatar paga 40 milioni di dollari di riscatto, per liberarli. Un bel modo, veloce e pulito, per finanziare Al Qaeda alla luce del sole e con qualche ringraziamento dell’Onu.

Occidente vs Russia, chi comanda in Europa?

http://italian.irib.ir/analisi/articoli/item/178511

irib

Venerdì, 16 Gennaio 2015 13:34

Occidente vs Russia, chi comanda in Europa?

NATO e UE sono alla ricerca di una cooperazione con la Russia. Almeno così risulta dalle dichiarazioni del cancelliere tedesco, del segretario generale della NATO e di alcuni alti funzionari di Bruxelles.

Ciononostante finora le parole dei politici europei divergono dalla realtà: le sanzioni contro Mosca, scrive ruvr in un suo articolo, continuano a rimanere in vigore e addirittura sono venute fuori proposte per inasprirle. L’Occidente sta trasformando gradualmente l’Ucraina in un avamposto della sua politica antirussa, offrendo forniture di armi e finanziando l’esercito. Chi vincerà la battaglia politica in Europa tra falchi e colombe?L’Alleanza Atlantica non costruisce una propria politica di confronto con la Russia, ma al contrario è disposta a collaborare con Mosca. Questa dichiarazione piuttosto inattesa è stata fatta dal cancelliere tedesco. Angela Merkel, come è emerso, è favorevole ad una rigorosa osservanza dell’accordo NATO-Russia, che vieta un dislocamento consistente di forze militari sul territorio delle ex Repubbliche sovietiche. Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg è pienamente d’accordo con il cancelliere tedesco. Più tardi si è unito al coro dei moderati il presidente del Consiglio d’Europa Donald Tusk. Secondo quest’ultimo, la politica estera dell’Unione Europea non è diretta contro Mosca. Tutti questi discorsi inaspettatamente concilianti non coincidono però con le azioni dei membri della NATO e della UE. Tuttavia le stesse dichiarazioni contenevano un lapsus: la Merkel e Stoltenberg e Tusk hanno sottolineato che la priorità per la NATO e l’Unione Europea è “sostenere i Paesi vicini orientali sulla strada verso l’istituzione di Stati democratici.” Apparentemente per proteggere gli “alleati orientali”, la NATO sta formando a ritmo sostenuto un’unità di reazione rapida. Nel frattempo il Parlamento europeo sembra far finta di non sentire le parole di Tusk ed ha raccomandato sanzioni più dure contro Mosca. Non ci sono segni di pace in Ucraina. Navi canadesi sono sbarcate ad Odessa con un carico militare. Assistenza militare e aiuti economici per l’esercito ucraino non sono stati promessi solo dagli Stati Uniti, ma anche da Francia e Polonia. A Mosca da tempo sono abituati a questo tipo di diplomazia da parte dei partner occidentali, ha sottolineato di recente il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. “A settembre il pacchetto di sanzioni della UE è stato adottato la mattina dopo la firma degli accordi di Minsk. Una decisione abbastanza singolare. Dopodichè la leadership di Bruxelles ha violato i termini concordati: è un riflesso della strategia dei nostri partner occidentali. Tra l’altro le sanzioni settoriali occidentali erano state annunciate sotto il pretesto del disastro aereo del Boeing malese. Ora i nostri colleghi occidentali hanno completamente dimenticato questo argomento e solo la Russia ci ricorda che sarebbe bello mostrare almeno i risultati parziali dell’inchiesta.” I politici europei chiedono alla Russia di rispettare gli accordidi Minsk. Tuttavia Mosca ha ripetutamente affermato di non essere coinvolta nel conflitto interno ucraino e di essere interessata affinchè venga superata la crisi politica ed economica del Paese vicino. E’ stato il sostegno dell’Occidente a permettere a Kiev di intensificare l’azione militare nel Donbass. Nonostante da diverso tempo non ci sia unità sull’operazione militare nel Donbass tra le autorità ucraine, rileva l’esperto del Centro di Ricerca per la difesa e gli Studi euroatlantici Igor Nikolaychuk: “La questione è capire chi è il padrone a Kiev ora. Il partito della guerra, che cerca di risolvere i suoi problemi interni con la forza e acceso sostenitore della via militare nel Donbass, o il partito della pace, che vuole preservare l’integrità territoriale ucraina e continuare a far conservare al Paese il posto di membro a pieno titolo della comunità internazionale? Guardate gli sviluppi, come si dice, ora la palla sta nella metà campo di Kiev.” Piuttosto il problema è che il vero “padrone” responsabile di questo caos, non si trova né a Kiev e nemmeno a Bruxelles. Se ci fossero dubbi in proposito, i recentieventi possono aiutare a schiarirsi le idee. L’altro giorno a Kiev si è fatto vedere il miliardario americano George Soros. Il celebre finanziatore di “rivoluzioni colorate” ha deciso, a quanto pare, di verificare come l’Ucraina “protegge l’Europa dalla Russia.” Tra l’altro proprio Soros bussa alla porta del FMI, dalla Banca europea per lo sviluppo e di altre istituzioni finanziarie per chiedere prestiti a beneficio dell’Ucraina. Oggi la ciliegina sulla torta l’hanno messa il primo ministro britannico e il presidente degli Stati Uniti. In una lettera aperta congiunta sul Times,David Cameron e Barack Obama hanno promesso che avrebbero continuato a fare pressione sulla Russia per risolvere la crisi ucraina. Tuttavia gli autori della lettera hanno taciuto su come la pressione nei confronti di Mosca possa rafforzare la democrazia a Kiev.Ciononostante, a quanto pare, l’Europa sembra essere più incline a sé stessae meno assogettata ai diktat di Washington nei confronti di Mosca. Il capo della diplomazia europea Federica Mogherini ha invitato la UE a riprendere la cooperazione con la Russia. Come riportato, il prossimo 19 gennaio a Bruxelles i ministri degli Esteri dei Paesi dell’Unione “possono discutere il ripristino degli sforzi congiunti con la Russia per risolvere i problemi in Siria, Iraq, Libia, Iran, Corea del Nord, la diffusione di Ebola e la questione palestinese”. Si fa inoltre riferimento a linee guida generali sull’istituzione di una zona di libero scambio “da Lisbona a Vladivostok” e si propone anche di espandere le relazioni commerciali tra Russia e Unione Economica Eurasiatica.

Ucraina: divampa incendio in una centrale nucleare nel Sud

http://italian.irib.ir/notizie/dossier-nucleare/item/178501

irib

Venerdì, 16 Gennaio 2015 08:35

Ucraina: divampa incendio in una centrale nucleare nel Sud

MOSCA – Un incendio e’ scoppiato ieri notte nella centrale nucleare di Yuzhnoukrainsk, nella regione di Mykolaiv, Ucraina del Sud.
Lo riportano le agenzie russe che citano la protezione civile ucraina. Secondo i primi dati, e’ andato in fiamme il dispositivo di raffreddamento all’interno di un trasformatore. Divampato intorno alle 22, ora locale, (le 21 in Italia), l’incendio e’ stato spento dopo circa un’ora e mezzo. Le autorita’ hanno assicurato che il livello di radioattivita’ nella zona dell’impianto e’ rimasta nella norma.

INCIDENTE NUCLEARE – SCATTA L’ALLERTA IN EUROPA CENTRALE.

http://zapping.altervista.org/incidente-nucleare-scatta-lallerta-europa-centrale-ma-ovviamente-assoluto-silenzio-dei-nostri-media/

Ma, ovviamente, assoluto silenzio dei nostri media !!

Scritto il gennaio 13, 2015 by 

zzz

REPUBBLICA CECA SPENTI 3 DEI 4 REATTORI DI DUKOVANY per la perdita di liquido refrigerante destinato al nocciolo. In funzione le unità 1 e 2 dell’impianto costruito nel 1987. Allarme nucleare nel cuore dell’Europa. Nelle scorse ore due dei quattro reattori della centrale di Dukovany, in Moravia meridionale (Repubblica Ceca), sono stati fermati a causa della perdita di liquido refrigerante destinato alle unità 3 e 4 della centrale ceca. Le autorità locali hanno subito rassicurato la popolazione affermando che nessun rischio per la popolazione è stato corso e che la chiusura dei due reattori è necessaria per le operazioni messa in sicurezza dell’impianto. Al momento non è chiaro per quanto tempo le due unità rimarranno chiuse, nel frattempo i reattori 1 e 2 continueranno a produrre energia elettrica per la regione. “I reattori 3 e 4 della centrale di Dukovany sono stati chiusi inaspettatamente al fine di riparare una delle tubature che trasporta il liquido refrigerante necessario a tenere sotto controllo la temperatura dei reattori – ha affermato all’agenzia di stampa ceca Czech News Agency Petr Spilka, portavoce dell’impianto –. è impossibile al momento prevedere quando i lavori di riparazione finiranno e quindi quando le due unità riprenderanno la normale attività di produzione energetica”.

LA ČEZ OVVERO LA SOCIETA’ ENERGETICA NAZIONALE, ha fatto sapere attraverso un comunicato ufficiale che la chiusura di parte dell’impianto di Dukovany non causerà problemi di sorta per l’erogazione di energia elettrica alla popolazione della Moravia, questo perché la rete nazionale è in grado di ridirezionare l’elettricità da altre fonti di produzione energetica. La centrale, costruita tra il 1985 e il 1987 in cooperazione tra l’allora Cecoslovacchia e l’Unione Sovietica, copre il fabbisogno di energia elettrica di un quinto del paese e, sottolineano dalla Čez, questo è il primo incidente in circa trent’anni di attività. “La situazione è sotto costante monitoraggio da parte dell’Autorità nazionale per la sicurezza nucleare (Sújb) – ha spiegato Dana Drábová, numero uno dell’Ente di sicurezza ceco –. Sarà impossibile far riprendere l’usuale operatività dell’impianto fino a quando l’intero sistema di produzione energetica non sarà perfettamente funzionante e messo a norma. Ma mi preme sottolineare che questa specifica situazione non crea o creerà alcun problema per la sicurezza dei nostri cittadini o per l’approvvigionamento energetico”.

SECONDO QUANTO SPIEGATO DAI TECNICI IN SERVIZIO PRESSO LA STRUTTURA NUCLEARE CECA, il sistema di raffreddamento ad acqua dei reattori 3 e 4 è di grande importanza per la funzionalità dell’impianto e contestualmente per la sua sicurezza, questo poiché garantisce il monitoraggio delle temperature di strumentazioni e parti coinvolte nella produzione energetica che, se senza moderazione termica, potrebbero surriscaldarsi e creare problemi alla sicurezza alla struttura e all’ambiente circostante. Per questo motivo il liquido di raffreddamento utilizzato per i due reattori attualmente spenti è stato dirottato verso quelli in funzione, al fine di garantire la massima sicurezza per la centrale.“Le disposizioni in materia di sicurezza rendono impossibile ai reattori 3 e 4 di operare in queste condizioni e a pieno regime per un periodo superiore ai tre giorni – spiegano dalla centrale –. Poiché, data l’entità del guasto, non è possibile riparare la falla in 72 ore abbiamo deciso di disattivare completamente i due reattori e procedere così alle operazioni di riparazione necessarie alla ripresa delle attività”.

Il precedente
Secondo quanto spiegato dai vertici della centrale, inoltre, il malfunzionamento dell’impianto di raffreddamento è stato individuato lunedì scorso, durante i lavori di costruzione di due nuove torri di raffreddamento. I tecnici stanno valutando in queste ore se propri i lavori di ampliamento della centrale abbiano, in qualche modo, potuto contribuire al danneggiamento dell’impianto che produce, annualmente circa 15.68 Terawatt/ora (TWh) di energia elettrica. Nonostante le autorità ceche siano intervenute subito e i due reattori siano, secondo le fonti ufficiali, sotto controllo perché spenti, l’incidente avvenuto nella Moravia meridionale riaccende le polemiche relative all’utilizzo dell’energia nucleare, polemiche relative soprattutto ai costi di operatività e alla sicurezza di queste strutture. Le conseguenze drammatiche del disastro di Fukushima, l’allora scarsa reattività del personale dell’impianto giapponese, i ritardi e le gravi conseguenze per la popolazione locale e l’ambiente diedero nuova linfa alle posizioni ambientaliste in tutto il pianeta, dando forza a quei paesi che hanno deciso – come la Germania –, di rinunciare a questa fonte di produzione di energia elettrica (è opportuno ricordare che gli impianti nucleari producono esclusivamente elettricità e che in molti casi questa produzione eccede, anche di molto, il fabbisogno dei singoli paesi) per altre considerate verdi o alternative al normale ciclo di produzione basato sul carbonio o sul nucleare.

 Fonte: http://siamolagente.altervista.org/incidente-nucleare-scatta-lallerta-in-europa-centrale-ovviamente-assoluto-silenzio-dei-nostri-media/

I nonni avevano il pene più lungo, scopri perché

http://www.grandecocomero.com/pene-piccolo-nonni-accorcia-telegraph/

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L’organo sessuale maschile si sta accorciando. E non c’è pillola – blu o di altro colore – che tenga. Negli anni pare si stia riducendo irrimediabilmente di due centimetri e la colpa sarebbe dell’età che si allunga e che porta con sé malattie croniche, come il diabete, che incidono negativamente sullo stato di salute del sesso. A scatenare il dibattito è il Telegraph, che ha titolato: “Il pene sta diventando più piccolo, realtà o mito?”.

Pare che sia la realtà: “Oggi la lunghezza media è di circa 13 centimetri, ma non abbiamo molti dati sulle dimensioni del sesso del maschio adulto di 60 anni fa – si legge sul quotidiano online – Tuttavia ciò che sappiamo è che gli uomini contemporanei vivono molto più a lungo, ma spesso sono più grassi o soffrono di malattie croniche come il diabete che influiscono sulla frequenza e sulla mascolinità delle erezioni”.

Cause ed effetti – A supportare la teoria di un accorciamento dell’organo sessuale maschile, è citato anche il libroThe Feminization of Nature, firmato dalla scrittrice britannica Deborah Cadbury. Il volume analizza gli effetti sul sistema endocrino delle sostanze chimiche sempre più presenti nella nostra alimentazione e nella vita quotidiana. Si punta il dito su sostanze e composti come i bifenili o il bisfenolo, presenti nelle plastiche di molti oggetti, e soprattutto sulle conseguenze negative a lungo termine sull’equilibrio ormonale. Ma se sulle cause si sono molto dubbi, una certezza è che in media l’organo sessuale dei nonni era più lungo di due centimetri rispetto a quello dei nipoti.

Poroshenko: in arrivo nuovi reggimenti militari nel Donbass

http://italian.ruvr.ru/news/2015_01_16/Poroshenko-in-arrivo-nuovi-reggimenti-militari-nel-Donbass-0079/

Poroshenko: in arrivo nuovi reggimenti militari nel Donbass

© Foto: AP/Efrem Lukatsky

Il presidente dell’Ucraina Poroshenko ha dichiarato in un incontro con i capigruppo delle forze politiche rappresentate nel Parlamento che Kiev sta riposizionando le truppe nel Donbass e nella zone più calde della regione verranno inviate unità militari supplementari.

Secondo Poroshenko, negli ultimi 4 mesi l’esercito ucraino è stato notevolmente rafforzato, riporta l’ufficio stampa del presidente dopo l’incontro.

Nel Donbass, nonostante la tregua, si sono intensificate notevolmente le azioni militari dopo le vacanze di Natale e Capodanno.

Per saperne di più: http://italian.ruvr.ru/news/2015_01_16/Poroshenko-in-arrivo-nuovi-reggimenti-militari-nel-Donbass-0079/

Per una Giustizia più Giusta

E’ ormai evidente che il sistema giudiziario italiano NON funziona, almeno non funziona correttamente come sarebbe necessario: formale, cerimonioso, inefficiente, ingiusto con i più deboli, costoso e se possiamo dirlo “forse” anche un pò corrotto; ed è una pia illusione tentare di riformarlo.

Semplicemente non è possibile perché troppi interessi lo impediscono; in particolare la CASTA dei Magistrati lo impedisce, e lo fa con ogni mezzo, impedendo qualsiasi modifica,  alle leggi, che ne limiti i privilegi o che comunque non sia gradita. Come è illusorio entrare in una qualsiasi organizzazione (partiti, sindacati ecc.) con lo scopo di migliorarla dall’interno; in realtà, nonostante tutte le buone intenzioni, normalmente si viene fagocitati dal sistema.

In Italia (e nel mondo) chiunque svolge un lavoro, per vari motivi, è sottoposto a controlli, interni ed esterni (al limite da parte della Magistratura) i Magistrati sono gli unici “lavoratori” che rifiutano ogni tipo di controllo esterno, dicono che si auto-controllano, pertanto ovviamente sono tutti: belli, Onesti, Intelligenti, Bravi e….. 

La Giustizia è controllata da una CASTA, forte con i deboli ma debole con i forti, che mantiene il proprio potere e privilegi e difende quelli dei poteri forti o dei furbi, anche sfruttando dei formalismi che consentono tempi lunghi (geologici) e la responsabilità è quasi esclusivamente dei Magistrati.

Quali rimedi sono possibili?

A questo punto sono convinto che ormai una sola cosa sarebbe possibile ed auspicabile: azzeramento completo della Magistratura attuale e ricostituzione di un Nuovo Sistema Giudiziario con Nuovi Magistrati.

Abolire, vietare ogni formalismo e cerimonia che non sia a garanzia del Cittadino, che deve essere messo in condizione, se è in grado e se lo desidera di autodifendersi, pertanto abolire la necessità di un Avvocato difensore.

Decisioni e sentenze con le relative motivazioni pronunciate immediatamente al termine dei dibattiti, tempo di attesa massimo: qualche ora; nel frattempo i Magistrati devono rimanere segregati con divieto assoluto di parlare con qualsiasi persona, devono unicamente poter consultare i codici e sentenze che “fanno” da precedente.

Essendo le sentenze una diretta conseguenza delle motivazioni (e non il contrario) queste ultime devono essere pronunciate contestualmente alla sentenza stessa, magari anche solo in forma “grezza”, salvo poi essere eventualmente scritte in “bella copia” entro le 24 ore immediatamente successive.

Teniamo presente che nessuno è obbligato a fare il Giudice o il Pubblico Ministero, chi accetta le nuove condizioni bene, altrimenti può “andare a fare” un altro lavoro possibilmente utile.

La Costituzione della Repubblica Italiana all’articolo 101 recita: “La giustizia è amministrata in nome del popolo. I giudici sono soggetti soltanto alla legge.” l’articolo 118 recita “Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale. La legge ne assicura la ragionevole durata.” E’ URGENTE e necessario dare piena e concreta attuazione a questi articoli.

Purtroppo il terzo capoverso dell’articolo 107 recita “I magistrati si distinguono fra loro soltanto per diversità di funzioni.” Pertanto la Magistratura è divisa, ma solo funzionalmente, tra inquirente e giudicante; ebbene questo capoverso DEVE essere abolito.

I Padri costituenti scrivendo questo articolo (ed altri) immaginavano che dopo il periodo nero del fascismo e della guerra soltanto a GALANTUOMINI sarebbe stato permesso di accedere a certe cariche pubbliche; purtroppo non sono stati sufficientemente realisti ed hanno dimenticato l’uomo nella sua essenza e debolezze.

Il “Potere” Giudiziario (Giudici) dovrebbe essere nettamente distinto e separato da quello inquirente (Procuratori), anzi i Procuratori dovrebbero essere eletti dal Popolo (come avrebbe voluto far scrivere nella Costituzione addirittura Togliatti) ed i Giudici, a garanzia della loro assoluta indipendenza, non dovrebbero essere stipendiati dallo Stato, bensì dovrebbero auto-mantenersi con la propria attività (le sentenze e le spese giudiziarie), in questo modo sarebbero anche incentivati a non far  durare troppo a lungo i processi.

 I Giudici (gli unici che dovrebbero fregiarsi del titolo di Magistrati) dovrebbero essere selezionati secondo un criterio di una moralità assoluta e dovrebbero sottoporsi periodicamente volontariamente a test psicologici, magari anche  al poligrafo (come avviene negli USA per le Alte Cariche Statali), per dimostrare la loro correttezza e la buona fede; teniamo sempre presente che NESSUNO è obbligato a fare il giudice.

Una commissione indipendente (non composta da Giudici) dovrebbe vagliare e verificare (controlli periodici e statistici) l’operato dei giudici ed in presenza anche solo di un “fondato sospetto”, magari inerente a sentenze quantomeno “discutibili”, avere il potere di esautorare il giudice dal processo o addirittura escluderlo dalla Magistratura. 

Sia per i Giudici che per i Procuratori dovrebbe valere (come per tutti gli altri lavoratori) il principio della responsabilità civile e Penale, nei propri atti; pertanto qualsiasi “ingiusto danno” che il Cittadino deve subire a causa di comportamenti evidentemente negligenti o per incapacità o peggio per dolo, DEVE essere risarcito personalmente da chi lo provoca. Articolo 28 della Costituzione.

Ovviamente i Procuratori, non essendo Magistrati, non dovrebbero poter ordinare misure restrittive non convalidate da un Giudice, nei confronti di Cittadini; esiste sempre il fermo di Polizia.

Signori Magistrati: Voi operate in nome del Popolo, ma quale Popolo? (Come la polizia che ci avvelena con gas tossici, vietati dalla convenzione di Ginevra e lo fa in nome del Popolo!).

Vi siete solo auto-proclamati Giudici o Procuratori!

Avete semplicemente vinto un concorso, gestito da vostri “simili” (che quindi avranno fatto in modo di scegliere soltanto “persone gradite ” a Loro) e poi avete fatto carriere, non in base alla Vostra attività o al Vostro merito personale, bensì sfruttando automatismi di comodo. Quale autonomia avete dimostrato di avere rispetto ai poteri forti? Nessuna perchè ne fate parte, a pieno titolo!

Però ricordate che state agendo al di fuori della Costituzione, secondo la quale affermate di operare e di trarre la Vostra legittimità: il Popolo (questo è proprio il Popolo italiano) si è legittimamente pronunciato attraverso un referendum, sancendo che anche voi siete responsabili delle Vostre azioni, e se “sbagliate” dovete pagare, come tutti gli altri Cittadini; ma avete disatteso l’esito di questo referendum, impedendo addirittura al Parlamento di legiferare in proposito.

Ma voi dovreste solo “applicare le leggi”, il “Potere Legislativo” è una prerogativa del Parlamento, eventualmente è Vostro diritto proporre leggi o modifiche alle stesse, senza però avvalervi delle posizioni di forza che godete, ma come qualsiasi altro cittadino, raccogliendo cioè 50.000 firme ecc… 

Con l’attuale normativa del Codice di procedura civile in vigore dal 1943 e, per inciso, eredità delle leggi fasciste e del regime poliziesco che gli necessita, nessun magistrato è mai stato condannato al risarcimento del danno civile prodotto. Questo si spiega perché gli articoli 55, 56, e 74, di cui abbiamo ottenuto l’abrogazione con referendum, nel lontano 1987, prevedevano speciali limitazioni della responsabilità del magistrato per il danno causato illegittimamente nell’esercizio delle sue funzioni. Infatti, non solo il magistrato riceve un trattamento differenziale e di favore rispetto a qualsiasi altro operatore pubblico, ma viene anche sottratto a quel giudizio di responsabilità che tutela il cittadino dall’esercizio errato o dannoso di alcune delicatissime funzioni private (basta pensare alla responsabilità del medico, dell’ingegnere, del biologo, del chimico…).

  1. Le norme abrogate erano incostituzionali. L’articolo 28 della Costituzione stabilisce che tutti i dipendenti dello Stato sono responsabili direttamente per i danni arrecati ai cittadini nell’esercizio delle loro funzioni e la Corte Costituzionale ha già precisato che questa norma riguarda anche i magistrati. Tuttavia gli articoli abrogati restringevano la responsabilità civile dei giudici al punto di renderla di fatto inesistente. Inoltre la Costituzione, articolo 24, stabiliva che tutti possono agire in giudizio per far valere i propri diritti, ed invece l’articolo 56 cpc, uno di quelli abrogati, imponeva che non si possono chiedere i danni ai magistrati senza l’autorizzazione del ministro di Grazia e Giustizia.
  2. Non ci deve essere potere senza responsabilità. La Costituzione dice, articolo 101 comma 2, che i giudici sono soggetti soltanto alla legge. Ma non si è soggetti alla legge se, violandola, non si deve darne conto e risarcire chi ne sia stato danneggiato.
  3. Non è giusto che ogni altro dipendente dallo Stato sia tenuto a risarcire il danno quando lo abbia provocato per dolo o colpa grave e non lo sia invece il magistrato, che può disporre della vita, dell’onore, dei beni di tanti cittadini e che, per la sua indipendenza, non è soggetto a condizionamenti e che se sbaglia, non è certo per aver dovuto sottostare ad ordini e pressioni.
  4. Occorre riaffermare che vogliamo una giustizia a misura del cittadino e non a misura del magistrato. I magistrati che considerano la giustizia non un meccanismo per l’applicazione della legge, cui essi sono soggetti, ma un mezzo di “promozione sociale”, al di là della pura applicazione della legge e quindi dei diritti dei cittadini, debbono sapere che promozione sociale (cioè politica) non può essere fatta a spese del cittadino, dei suoi diritti, della sua libertà, così come garantiti dalle leggi.
  5. I buoni magistrati, imparziali, diligenti, preparati, rispettosi della legge e dei diritti altrui, non hanno nulla da temere dall’abrogazione delle leggi che oggi garantiscono l’irresponsabilità civile dei giudici.
  6. L’indipendenza dei magistrati non è affatto messa in pericolo dalla loro responsabilità diretta nei confronti dei danneggiati, tanto più che l’azione di responsabilità non deve essere esercitata avanti a un tribunale speciale, ma davanti ad organi ordinari della giurisdizione, davanti cioè a degli altri magistrati, appartenenti allo stesso ordine giudiziario. I magistrati che dicono che essere esposti ad azioni giudiziarie toglierebbe loro serenità e libertà di agire secondo giustizia, dicono, in sostanza, che non ci si può fidare dei giudici e della giustizia.
  7. Le ingiustizie, le negligenze, le ostentate manifestazioni di prepotere di alcuni giudici hanno raggiunto livelli insopportabili e rischiano di coinvolgere il prestigio e di vanificare il buon lavoro della maggioranza dei giudici, mentre i rimedi dell’azione disciplinare si sono dimostrati assolutamente inadeguati, specie di fronte alla violazione di diritti fondamentali dei cittadini.

CMC e viadotto crollato, una perizia del 2008 evidenziava il rischio crollo

Roto_PeriziaSul viadotto crollato sulla Palermo-Agrigento a pochi giorni dalla sua inaugurazione, che annovera tra i costruttori anche la CMC , spunta una perizia del 2008 che evidenziava gli alti rischi del terreno sul quale il viadotto è stato costruito ed il cui crollo è poi stato liquidato come una “roto-traslazione” dagli stessi costruttori.  In un articolo su Repubblica la geologa palermitana Palma  Pratini ricorda che proprio in quell’area andò ad effettuare un sopralluogo, in qualità di consulente di un altro raggruppamento di imprese che partecipava alla gara, un’area attraversata da un corso d’acqua con entrambi i versanti “con la morfologia tipica dei fenomeni di deformazione superficiale lenta che interessano la coltre dei terreni detritico-eluviali e dei terreni argillosi di base alterati”.
Non si è sorpresa più di tanto, quindi, quando ha visto quello che è successo, è rimasta invece sorpresa dalle dichiarazioni del contraente generale (Bolognetta spca) che ha parlato del cedimento del terreno di fondazione del rilevato per roto-traslazione, “in pratica il verificarsi di un fenomeno franoso come se fosse un fatto di ordinaria amministrazione per i rilevati e imprevedibile”. Solo che, aggiunge la geologa, “imprevedibile non lo era affatto, almeno a giudicare da quel che ho visto già nel 2008 quando i lavori furono affidati al Contraente generale con un progetto preliminare nell’ambito del quale non era prevista alcuna problematica di tipo geomorfologico riguardo ai due viadotti. Probabilmente si è trattato di un errore di sottovalutazione”, aggiunge, “perché se si costruisce su terreni con quelle caratteristiche bisogna prima trattare la zona e progettare l’opera nel modo più idoneo per garantire condizioni di sicurezza riguardo alla sua integrità e fruibilità.

Quella relazione, del 2008, fu consegnata ai progettisti del raggruppamento che partecipava alla gara ANAS, poi vinta dal consorzio Bolognetta. Si evidenziano anche altri evidenti fenomeni di dissesto. “Certo – aggiunge la Pratini – nella programmazione delle indagini spesso bisogna fare i conti con budget e tempi ristretti per cui alla fine si rischia di concentrarsi sulle grosse criticità e di sottovalutare problemi che in apparenza appaiono banali, che alla fine mettono in crisi tutto l’operato”.
Eppure qualcosa nel 2008 deve aver modificato il progetto, considerando che ci fu una nuova valutazione che fece salire il costo ed il soggetto aggiudicatore fu autorizzato ad utilizzare i “ribassi d’asta” per la ricostituzione della voce imprevisti. Se a questo aggiungiamo che quel crollo non era poi del tutto imprevedibile, sarebbe certo importante capire per quali imprevisti sono stati usati quei fantomatici ribassi, poi rialzati…

Proprio in questi giorni la Bolognetta spca ammette di fatto le responsabilità, individua le cause del crollo nel cedimento del terreno naturale sottostante e dichiara che eseguirà a sue spese tutti i lavori necssari per il ripristino dell’opera, ma restano i dubbi, visto che il presidente dell’ANAS Pietro Ciucci avrebbe stimato il danno in circa 100.000 Euro che parrebbero non essere sufficienti a risolvere il problema, perché se non si rimuovono le cause, sostiene la Pratini, “tra qualche mese rivediamo lo stesso film”.

Tra l’altro, pare che a breve tra i reati che verranno depenalizzati e non prevederanno l’arresto, ci sia anche il “Crollo di costruzioni o altri disastri dolosi – art.434 co.1 c.p.”. Niente male, eh?

Simonetta Zandiri – TGMaddalena.it

Processo ai No Tav. Verso la conclusione

Difese tecniche e una sorpresa della Befana della polizia nella penultima giornata del processo. Il 27 gennaio la sentenza.

di Fabrizio Salmoni

A ravvivare una mattinata di difese tecniche (avvocati D’Alessio, Sabatini, Tartarini) ci ha pensato probabilmente la soldataglia antisommossa che normalmente popola gli ambienti collegati all’aula bunker: sul tavolo di legno che ormai d’abitudine serve a imputati e avvocati per gli spuntini durante le soste dell’udienza sono state incise a lama le parole Si Tav e una specie di runa. Un elemento in più per i parlamentari che stanno lavorando sulle proposte di legge per gli identificativi per gli agenti e sperabilmente altri mezzi per cambiare una truppa di polizia (sindacati e dirigenti conniventi) ancora troppo propensa a pulsioni fascistoidi e alla violenza.

AVV. D'ALESSIO

AVV. D’ALESSIO

L’aula invece non ha portato particolari novità nei contenuti dei difensori che si sono succeduti nelle requisitorie imperniate prevalentemente sulle singole posizioni dei rispettivi assistiti. Sempre nel bersaglio degli avvocati i metodi di riconoscimento da parte dei Digos di tutta Italia e le sommarie ricostruzioni della Procura.

AVV. SABATINI

AVV. SABATINI

Rimane ancora una udienza il 20 Gennaio per le arringhe conclusive, forse le repliche il 27 e probabilmente la sentenza in quello stesso giorno.

AVV. TARTARINI

AVV. TARTARINI

Va detto, a scanso di illusioni, che scarse sono le speranze che questo Tribunale accolga le tante argomentazioni delle difese ma si spera almeno in una buona riduzione delle pene rispetto alle richieste dei pm. E’ un’attesa sicuramente vissuta con qualche apprensione anche da un ufficio della  Procura (quello dedicato da Caselli alla repressione dei No Tav) che probabilmente si gioca definitivamente la credibilità dopo già tre sentenze che minano il teorema del terrorismo e stigmatizzano indirettamente l’accanimento giudiziario. Inutile dire che un ritorno all’equilibrio nell’amministrazione della giustizia sarebbe un buon segnale per la società civile. Si gioca tutto sugli umori del momento, sui rapporti interni al Tribunale di Torino e sul coraggio dei giudici.

(F.S. 13.1.2015)