Udine: Chiudono aziende “big”, Uanetto, Bugini, Imballaggi Cimenti, coinvolti centinaia dipendenti

ma il nord  è ricco, lavorano tutti….non c’è crisi, abbiamo bisogno di risorse per la ripresa. Queste aziende se ne vanno perché l’italiano è chooosy

 14 gennaio 2015

Rallentano i fallimenti in provincia di Udine. Nel 2014 sono diminuiti, rispetto all’anno precedente, del 22%. Segno di una ripresa che finalmente si fa sentire? Non proprio. Analizzando il dato, di primo acchito positivo, si scopre infatti che a chiudere i battenti sono state le imprese più strutturate. Non più dunque le sole piccole e piccolissime aziende, la cui emorragia continua per altro inarrestabile, ma anche le ditte di dimensioni medie. Realtà con diverse decine di dipendenti, tanto che se il numero assoluto delle aziende coinvolte in procedure concorsuali è diminuito, sono invece aumentati i lavoratori investiti dalle crisi e quelli che a cascata si sono rivolti al sindacato. A darne notizie è la Cisl dell’Alto Friuli, il cui ufficio vertenze ha voluto in questi primi giorni dell’anno fare un bilancio del 2014, come detto tutt’altro che incoraggiante. Parola di Mauro Urli, responsabile del “servizio” gemonese: «Dopo anni di numeri in costante aumento, a fine 2014 in provincia di Udine si registra una forte diminuzione delle procedure concorsuali – esordisce -. Potrebbe sembrare un segnale positivo, che si scontra però con il numero dei lavoratori coinvolti, in numero superiore rispetto agli anni precedenti». Nel 2013 i fallimenti decretati dall’ufficio giudiziario del capoluogo friulano erano stati 120, ai quali si aggiungevano gli 11 del tribunale di Tolmezzo: 131 in tutto a livello provinciale. A fine 2014, l’unico ufficio rimasto – quello di Udine (Tolmezzo, ricordiamolo, ha chiuso i battenti a settembre 2013) – ne aveva invece dichiarati 102, come detto il 22% in meno. Molte big tra i fallimenti. Nel mezzo dell’elenco di ditte individuali o di dimensioni poco più significative stavolta si contano anche aziende strutturate. Come la Weissenfels Tech-Chains di Tarvisio o la Uanetto di Castions di Strada. Aziende storiche, come anche la Imballaggi Cimenti di Villa Santina o la Vittorino Brunello Zanitti di Fagagna o ancora la Bugini impianti di Buja. Sulle 102 dichiarate fallite, 22 sono quelle dell’Alto Friuli che hanno portato a bussare alla porta del sindacato ben 100 lavoratori (tante le pratiche aperte nel 2014 dalla sede cislina pedemontana) di cui il 16% attivi nel settore del commercio, il 22% nell’edilizia, il 62% nel comparto più sofferente di tutti, quello metalmeccanico. Oltre ai fallimenti, nel 2014 si sono contati diversi altri casi di procedure concorsuali, tra cui sette liquidazioni coatte amministrative (nel 2013 erano state sole due) di Nord 2000, Alfiera 2001, Costruendo, la Cirignicule, Chordata, Un blanc e un neri, S.Edi.Ge) e nove concordati (Ocn, Printer point, Nevada srl, Giuliane Dmp, Tonutti Volagri, Spav, Bidoli Giampaolo, Cartiera di Rivignano, Daily). «Non dimentichiamo poi il caso Bernardi – puntualizza Urli –, anche se l’amministrazione straordinaria è stata avviata nel 2013. Per il gruppo, che conta ancora poco meno di 200 dipendenti di cui una quarantina in Alto Friuli, il commissario darà a breve il via alla cessione di alcuni punti vendita della rete, ma dobbiamo registrare la chiusura definitiva del negozio di Cassacco per il quale – afferma il sindacalista – non si intravvede purtroppo alcun futuro tanto che 7 persone si sono licenziate proprio alla fine dell’anno approfittando dell’ultima finestra utile per beneficiare del periodo di mobilità».(…)

 Leggi tutto su messaggeroveneto

Roma: Ati Ambiente, 14 arresti, sequestrate 3 coop. Gip, non esclusi legami con Buzzi

toh, ancora COOP ..…ma non vorremo mica aizzare un polverone come per rimporsopoli di COTA, o per Ruby, mica vorremmoandare a urlare dimettiti al Ministro Poletti in orbita coop (si certo si è dimesso ma sappiamo si tratta di un palliativo per fessi), vorremo mica andare a protestare conto la sede di Legacoop? Anzi, diamo una sede anche alle cosche, sarebbe più eguale. Le coop son nate per LA Solidarietà, che piace tanto alla società civile. Siamo in democrazia, c’è chi è più eguale di altri

 15 gennaio 2015

Un business milionario nascosto dietro gli indumenti lasciati nei secchioni gialli per la raccolta di abiti usati. Vestiario che tramite una serie di passaggi ‘poco chiari’ arrivava sino in Africa ed Est Europa dove i ‘rifiuti’ venivano venduti come nuovi con un guadagno da milioni di euro. Un vero e proprio caso di Ecomafia sgominato dagli agenti della Polizia di Stato e dalla polizia provinciale nell’ambito di una indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia d Roma (DDA).

 MISURE CAUTELARI – La maxi operazione, scattata alle prime luci dell’alba, ha portato al’esecuzione di 14 misure cautelari emesse nei confronti di altrettante persone, ritenute a vario titolo appartenenti all’organizzazione criminale operante in Italia tra Roma, Napoli e Salerno e nei Paesi fuori Ocse.

 ECOMAFIA – Secondo le risultanze investigative il sodalizio violava le normative sulla tutela ambientale e sullo smaltimento dei rifiuti speciali, saltava le operazioni di igienizzazione e rivendeva all’estero gli indumenti, in violazione di numerose disposizioni del D.lgs. 152/2006 (Testo Unico dell’Ambiente). Tutti reati sono aggravati dall’articolo 4 del decreto legislativo n. 146/2006, avendo i responsabili fornito il loro contributo nella commissione dei reati a vantaggio di un gruppo criminale organizzato impegnato in attività criminali in più di uno Stato. ABITI NEL PORTO – Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Roma e dalla Polizia Provinciale, sono iniziate due anni fa (nel 2012) e hanno documentato la partenza di container dai porti di Civitavecchia e Salerno diretti in Africa con oltre 3.000 tonnellate l’anno di indumenti. Dalle indagini sarebbe emerso inoltre che il materiale era provvisto di bolle di accompagnamento false sull’avvenuta igienizzazione e fatturato solo in parte, con conseguente contabilità nascosta e, quindi, guadagno in nero, per la parte preponderante del carico. ABITI TRA ROMA E LATINA – Gli indagati, accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di rifiuti e falso, raccoglievano, soprattutto sul territorio di Roma e Latina, il materiale da trattare attraverso una rete di cooperative sociali. FALSE BOLLE DI ACCOMPAGNAMENTO – Nel corso delle indagini, inoltre, è emerso che le oltre tre tonnellate di indumenti destinati ogni anno ai mercati stranieri, non trattate e quindi a tutti gli effetti da classificarsi come rifuti, viaggiavano con bolle di accompagnamento false e venivano fatturate per un quarto del totale. Tra i soggetti destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare ci sono anche Pietro e Aniello Cozzolino, appartenenti agli ambienti della camorra di Portici ed Ercolano, nel napoletano. COOPERATIVE SEQUESTRATE – Nell’ambito dell’inchiesta su questo fenomeno di Ecomafia è stato disposto dal Gip il sequestro preventivo anche delle cooperative che operavano nel traffico illecito dei rifiuti. Si tratta delle cooperative ‘New Horizons Onlus’ e ‘Lapemaia Onlus’ e della società ‘B&B Ecology srl’. A quanto riferito dagli investigatori, le cooperative gestivano la raccolta dei rifiuti tessili speciali per conto del consorzio ‘Il Solco’ delegato per il servizio da Ama. Nello specifico il Giudice per le Indagini Preliminari ha contestato alle tre cooperative specifiche responsabilità penali in violazione della normative sulla tutela ambientale e sullo smaltimento dei rifiuti speciali, avendo omesso le prescritte operazioni di “igienizzazione”, ovvero quei processi di riciclo che consentono ai rifiuti di tornare a essere beni di consumo.(…)

 Leggi tutto su romatoday

Genova: Cento in coda per un posto da barista, dal laureato al 50enne disoccupato

lo han detto al tg?? No, si deve alimentare la falsa idea che l’italiano è choosy. Se lo dice una donna, tal Fornero, di un governo non eletto ma mandato a salvarci non può che essere la verità

 15 gennaio 2015

Non siamo a Venezia e non è una commedia di Goldoni. La bottega del caffè di via V Dicembre fissa un colloquio alle 18 per un posto da apprendista barista. Per strada si forma una coda che arriva all’incrocio con via Venti, oltre un centinaio di ragazzi, curriculum alla mano e sorpresa negli occhi: “È lo specchio dei tempi, il 43 per cento dei giovani è disoccupato e qui oggi ne vediamo l’immagine emblematica” dice Stefano, 21 anni, in cerca di un lavoro. Baristi professionisti, neo laureati, adulti disoccupati: “Abbiamo anni d’esperienza, attestato da barman ma solo un lavoro stagionale, siamo qui nella speranza di un posto fisso”, raccontano Pietro e Alex. Barista e cameriera, Giulia e Alice, adesso non hanno un lavoro ma vorrebbero iniziare a impostarsi la vita prima o poi.

 La titolare del bar si aspettava una grande affluenza: “Ho chiamato due soci per fare tutti i colloqui per tempo. Si sono presentati parecchi disoccupati di 50 anni, persone con famiglia e neolaureati. È la realtà, una situazione da fotografare”. Alle 19.30 devono ancora passare una cinquantina di persone in coda, non per un caffè, ma per la possibilità di un colloquio.

 Fonte genova.repubblica

Misano: 36enne afflitto da problemi economici, stermina la famiglia, ucciso anche il cane

ancora morti. Si è superato in suicidi il numero di un genocidio, di una carneficina, maqueste vittime sono troppo indigene per meritare attenzione, FIGURIAMOCI TUTELA ED AIUTO .

15 gennaio 2015

L’autopsia, che verrà effettuata domani, potrà chiarire le cause della morte ma non le ragioni di quello che sembra con tutta probabilità un caso di omicidio-suicidio in famiglia. Ciò che colpisce di più, però, è l’indifferenza dei vicini di una famiglia di Misano Adriatico, in provincia di Rimini.

 I cadaveri di Adriana Stadie, 44 anni, della figlia Sophie Annette di 16, originarie dell’Argentina, del compagno della donna, Alvaro Cerda, 36, nato a San Agustin in Ecuador, erano in avanzato stato di decomposizione. La loro morte risalirebbe a circa 50 giorni fa. Due le ipotesi investigative, entrambe appunto di omicidio-suicidio: una è che a uccidere le due donne sia stato l’uomo, afflitto da problemi economici, che poi si sarebbe suicidato tagliando i polsi. L’altra è che premeditare il suicidio, proprio e della figlia, sia stata la donna, già in cura al servizio di igiene mentale. Quando l’uomo le ha trovate morte avrebbe preferito farla finita.

 L’ultima volta che i tre sono stati visti a Misano risale al 21 novembre. Il sostituto procuratore Luca Bertuzzi ha aperto un fascicolo per omicidio contro ignoti, ma resta che l’ipotesi più accredita è quella dell’omicidio-suicidio. La causa del decesso dell’uomo è parsa subito evidente ai carabinieri: si sarebbe tagliato le vene seduto sul divano, poi si sarebbe mosso verso l’ingresso della casa cadendo a terra a pochi passi dalla porta. Una lametta era sul divano. Madre e figlia, invece, erano in camera, sul letto matrimoniale, vestite, il lenzuolo alle ginocchia, abbracciate. Tra loro il cane di famiglia, uno Yorkshire. Anche sull’animale un veterinario procederà ad autopsia.

 Le due donne non presentavano ferite evidenti, nè vi sarebbe sangue sul letto. Resta quindi da capire se a uccidere le due donne sia stato l’uomo, senza lavoro dalla fine della stagione estiva e afflitto da problemi economici, che poi si sarebbe tagliato i polsi. O se che ad agire sia stata la donna, non nuova ad atti di autolesionismo. Nella disperazione della depressione (in casa c’erano farmaci specifici) potrebbe aver pensato di portare con sè la figlia, avuta da una precedente relazione, somministrandole farmaci.

 Dopo averli presi a sua volta, avrebbe ucciso il cane, sistemandolo in fondo al letto dove si sarebbe poi distesa abbracciando la ragazza. Sempre secondo questa ipotesi, quando Cerda le ha trovate morte avrebbe preferito farla finita. Comunque sia andata, si è trattato di un gesto premeditato: il pagamento anticipato di due mesi di affitto, novembre e dicembre, le voci messe in giro di un imminente viaggio in Spagna, l’auto parcheggiata regolarmente ma lontano da casa.

 Fonte ilmessaggero

Grottammare: Fallimento e casa all’asta, 70enne tenta una strage e poi si suicida impiccandosi

il  tg parla di loro? No, sono vittime colpevoli di non esssere ricche. Sono italiani, quindi perché mai lo stato democratico, europeista e multi culturale dovrebbe occuparsi dei propri cittadini?

 13 gennaio 2015

E’ morto nel primo pomeriggio di martedì 13 gennaio impiccandosi nel garage della sua abitazione sulla Valtesino Filippo Capocasa ma prima aveva preparato un piano per far saltare l’intera palazzina. Fortunatamente il preventivo allarme di un vicino ha evitato il peggio.

 L’uomo prima di togliersi la vita aveva collegato il cavo elettrico di una stufetta ad un contatore secondario (sperando che i vigili del fuoco non lo individuassero in tempo) e l’aveva posizionata a fianco di alcune taniche di benzina e di bombole del gas lasciate aperte per fare esplodere la palazzina dove abitava. Un piano strategico che poteva provocare un’esplosione di una certa entità con tutte le conseguenze del caso.Uno dei vicini però aveva notato i movimenti ambigui di Capocasa e avvertito i Vigili del Fuoco che hanno fatto scattare in tempi brevissimi il piano di emergenza, transennando l’intero perimentro ed evacuato la zona.All’interno dell’abitazione è stato rilevato tramite le strumentazioni che la presenza di gas era considerevole ed era stato superato il secondo livello di ‘allarme esplosione’: dunque la deflagrazione era imminente.Sul posto sono arrivati per un lavoro congiunto i pompieri, la polizia, i carabinieri e il personale del 118 con gli agenti della Polizia municipale di Grottammare.

 Dietro alla tentata strage e al suicidio dell’uomo delle motivazioni economiche, un fallimento e la casa di proprietà andata all’asta.Tutto questo aveva sconvolto Capocasa lasciandolo in uno profondo stato depressivo- compulsivo.

 Fonte viveresanbenedetto

Montelabbate: 59enne perde il lavoro, si suicida respirando gas di uno scooter nel garage

è difficile risalire alle cause…salvo poi specificare qualche rigo dopo che la persona aveva dei problemi economici. Così, nella democratica europeista e moralmente superiore italia si muore. Nell’indifferenza, nel silenzio, nell’abbandono delle autorità che per gli autocnoni esistono solo se ti devono pignorare qualcosa.

15 gennaio 2015

Drammatica morte quella di un uomo di 59 anni che, nel pomeriggio del 14 gennaio, ha deciso di togliersi la vita respirando il gas di scappamento di uno scooter nel garage della propria abitazione a Montelabbate di Pesaro. Difficile risalire alle cause che hanno spinto il 59enne all’insano gesto: si ipotizzano motivazioni personali, economiche e psicologiche legate alla perdita del lavoro.

 Ad accorgersi dell’accaduto è stata la moglie che, tornando dal lavoro verso le 14, lo ha trovato a terra riverso e in fin di vita. Immediata e, purtroppo, inutile la chiamata al 118 con il personale sanitario che giungendo sul luogo non ha potuto far altro che constatare il decesso. In corso le indagini per appurare la dinamica degli eventi. Pare che l’uomo abbia lasciato un biglietto per i familiari.

 Fonte pesarourbinonotizie

Montefredane: Un maiale da 400kg per pagare la Tari 2014, così il brigante Fra Toni, onora la tassa

14 gennaio 2015

Ad Arcella, frazione di Montefredane, Antonio D’Ambrosio, presidente dell’associazione «Briganti d’Irpinia» e degli stesso detto il brigante Fra Toni, onora la tassa relativa ai rifiuti, donando all’ufficio tributi del comune al posto della somma prevista, pari a quattrocento euro e ricavata in seguito al calcolo dell’immondizia prodotta da uno stabile di sua proprietà, un suino dello stesso valore. «Considerato che non ho messo da parte i soldi per pagare la tassa relativa ai rifiuti e volendo restituire in modo onesto le spettanze dovute entro il mese di gennaio, termine ultimo per pagare, non essendo stato avvertito per tempo ed avendo investito i miei risparmi nell’acquistare un esemplare di puro maiale irpino – spiega il cittadino dell’hinterland avellinese – non posso far altro che restituire al Comune di Montefredane, l’acquisto effettuato. In termine di valore, l’animale, considerando il peso e le dimensioni attuali, dovrebbe corrispondere alla cifra indicata nell’avviso di pagamento. La consegna avverrà il 31 gennaio, momento in cui sarò costretto a legare il maiale e consegnarlo ai responsabili dell’ufficio comunale, risarcendo il debito, previsto nel bollettino comunale».

 Fonte ilmattino

Teverola: Chiusura hub TNT, facchini in rivolta per difendere lavoro

12 gennaio 2015

TNT e Gesco hanno convocato le organizzazioni sindacali per illustrare il “piano di ristrutturazione” riguardante l’hub e le filiali di Teverola e Casoria. A seguito di due incontri tenutisi in tale giornata, l’azienda ha palesato la volontà di provvedere alla chiusura dell’hub di Teverola già a partire dal prossimo 31 gennaio, con licenziamento di più dell’80% del personale addetto alla movimentazione merci e, inoltre, di mantenere lo stabilimento di Fiano Romano come unico hub operativo nelle attività di smistamento. Con il beneplacito di Cgil-Cisl-Uil, TNT e Gesco hanno presentato lo smantellamento dell’hub come una decisione già definita e “non negoziabile”, prospettando come uniche “concessioni” possibili un incentivo all’esodo pari a soli 13mila euro, la possibilità di ricollocazione – in part-time a quattro ore – per soli dieci lavoratori nell’hub TNT di Fiano Romano e la proroga di un mese della chiusura dello stabilimento.

 Al fronte di tale episodio, i lavoratori della cooperativa Log-Out hanno dichiarato stato di agitazione permanente fuori i cancelli delle filiali di Teverola e Casoria, attuando una pratica di lotta reale ben lontana dai teatrini e dalle concertazioni dei sindacati confederali, i quali hanno proposto come un’unica alternativa l’aumento di qualche unità dei lavoratori con possibilità di ricollocazione e un incremento della somma per l’incentivo all’esodo. I lavoratori TNT tuttavia, hanno dichiarato apertamente di rifiutare la chiusura dello stabilimento e il piano di ristrutturazione tout cour; il loro protagonismo sui posti di lavoro, infatti, è tale da mettere in discussione la sovranità dell’azienda e proporre un “contropiano” che sappia definire strategie di recupero dei clienti migliori di quelle attuate finora, che non abbiano come fine ultimo il mero incremento dei profitti da parte dell’azienda, ma la possibilità di garantire posti di lavoro e salario a tutti i facchini dell’organico.

 In seguito ad un nuovo incontro tenutosi venerdì 9 dicembre tra TNT, SI-Cobas e una folta delegazione di lavoratori, l’azienda ha compiuto dei timidi passi avanti nella volontà di ammortizzare il pesante contraccolpo occupazionale che scaturirebbe dall’applicazione del piano, limitandosi a prendere atto delle rivendicazioni dei lavoratori, con l’impegno di illustrarle ai vertici olandesi nell’incontro che si terrà il prossimo martedì. Di fatti, però, la posizione dell’azienda non si è allontanata dal piano di ristrutturazione presentato l’8 dicembre.

 Alla luce di ciò, il SI-Cobas appoggia fin d’ora con convinzione le iniziative di lotta dei facchini e rilancia il loro appello a tutti i lavoratori, disoccupati, cassintegrati, studenti, organizzazione politiche e simpatizzanti non solo ad essere solidali con la vertenza TNT, bensì ad unirsi in un percorso reale che lotti per lavoro e sicurezze salariali.

 Fonte casertanews

Udine: Crac CoopCa, esposto in procura, ipotizzati reati di truffa e mancata vigilanza

una coop sarà ormai diventato chiaro che sia sinonimo di cosca???

 14 gennaio 2015

Un lungo elenco di presunti casi di mancata vigilanza e false comunicazioni sociali in danno dei creditori, ma anche l’ipotesi di reato dell’abusiva attività di raccolta del risparmio e quella della truffa aggravata nei confronti dei soci prestatori. E, infine, la richiesta di applicazione di misure cautelari a consiglieri d’amministrazione e direttore generale o, in alternativa, la nomina di un amministratore giudiziario. Da tempo annunciato, l’esposto-querela che il Comitato spontaneo di difesa dei soci prestatori di Coopca ha depositato ieri in Procura contiene la stessa carica esplosiva di un detonatore. Starà ai magistrati al lavoro da dicembre su Coop Carnica e sulla crisi economico-finanziaria che l’ha travolta stabilire se e quanto investire sugli spunti investigativi proposti. In calce alle 19 pagine del documento, la firma è quella dell’avvocato Gianberto Zilli. È lui che, dal 19 dicembre, assiste i soci riuniti nel Comitato di aiuto presieduto da Donatella Job. Ed è lui che, dopo settimane di studio, tra bilanci, articoli di giornale e codici di legge, ha concepito l’esposto e formulato una serie di prime, per quanto presuntive, conclusioni. A monte, la relazione del collegio sindacale sul bilancio Coopca 2013 e quella degli amministratori sulla gestione 2013, oltre alla nota integrativa del bilancio del medesimo esercizio. A valle, una montagna di quesiti. Il primo punto a finire sotto la lente è la reale consistenza del patrimonio della cooperativa. «Le partecipazioni nelle società controllate Liberale srl e Conca d’Oro srl – scrivono i sindaci – risultano iscritte a un valore superiore di 3,4 milioni, rispetto alle corrispondenti frazioni di patrimonio netto risultanti dagli ultimi bilanci approvati». Quando la relazione viene redatta, i soci sono 10.399 e di questi 2.949 prestatori. E il rapporto tra patrimonio netto e prestito sociale, secondo i conti dell’avvocato Zilli, è pari a 3,04.(…)

 Leggi tutto su messaggeroveneto

Livorno: People care, preavviso di licenziamento per 360 dipendenti

14 gennaio 2015

L’incontro che si è svolto ieri nella sede di Confindustria tra la delegazione sindacale e i vertici di People Care sul futuro del call center di Guasticce almeno per ora non lascia presagire nulla di buono. I sindacati hanno chiesto a People Care di revocare o sospendere le procedure di messa in mobilità del personale (avviate alla vigilia di Natale con l’invio delle lettere di preavviso di licenziamento): riguardano 360 dipendenti assunti stabilmente per lavorare al call center di Guasticce. People Care (concessionaria del servizio per Seat Pagine Gialle) ha risposto che «al momento non ci sono margini per accettare questa richiesta di sospensione o revoca delle procedure di mobilità». E ha confermato, così ci riferisce Filippo Bellandi di Cgil-Slc, «che non è alla ricerca di nuove commesse perché l’unica possibilità di lasciare aperto il call center di Guasticce è legata al rinnovo della commessa con Seat Pagine Gialle» che è in scadenza a maggio. Ma per ora almeno non arrivano segnali confortanti da Seat Pagine Gialle. In ballo ci sono anche i lavoratori interinali. Bellandi spiega infatti che «30 di loro sono già a casa perché il loro contratto è scaduto l’11 gennaio. Altri 50 sono in scadenza per il 18 gennaio». Poi ci sono i collaboratori a progetto: circa trenta «“però sono stati rinnovati già da lunedì 12 gennaio. É l’unica buona notizia». Intanto il prossimo incontro sempre nella sede di Confindustria a Livorno è stato fissato per il 5 febbraio alle 14.30. Oggi invece si terrà l’incontro al Ministero dello sviluppo a partire dalle 18. Si tratta dell’atteso al tavolo romano al quale siederanno sindacati, People Care, Comuni di Livorno e Collesalvetti, Peoplecare e l’assessore al lavoro della Regione Gianfranco Simoncini.(…)

 Leggi tutto su lanazione