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VENERDÌ 16 GENNAIO 2015






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ma loro non migrano verso posti dove viene garantito vitto e alloggio gratuiti, strano
sabato, 17, gennaio, 2015
Dopo quasi sei anni di crisi economica e recessione, quasi un greco su tre si trova oggi a vivere in povertà e ad avere debiti, mentre il reddito disponibile è precipitato al di sotto della soglia di povertà.
E’ questa la drammatica immagine del Paese che emerge da una ricerca effettuata dall’Istituto per le piccole imprese della Confederazione ellenica dei professionisti, artigiani e commercianti (Ime-Gsevee). I dati dell’indagine, come riferisce la stampa ateniese, mostrano che le famiglie greche si trovano ad affrontare enormi difficoltà nel soddisfare i loro impegni quotidiani. Nello stesso tempo, la mancanza di un’efficace legislazione in materia di pignoramenti delle case e l’aumento delle tasse di proprietà hanno alimentato una nuova ondata di insicurezza.
Tre famiglie greche su 10 sono costrette a vivere con il più basso reddito familiare annuo che è inferiore a 10.000 euro. E le difficoltà sono naturalmente maggiori quanti più sono i membri che compongono i nuclei familiari. Il 46,9% degli intervistati ha dichiarato che il loro reddito familiare è insufficiente, non soddisfa le esigenze quotidiane, mentre il 55% ha affermato di aver bisogno di ulteriori aiuti, come prestiti dai parenti, vendite di proprietà o mutui dalle banche.
Inoltre, il 35,9% delle famiglie greche (oltre un milione) ha almeno un componente disoccupato. Tuttavia, solo l’8,9% di queste persone riceve sussidi di disoccupazione. L’indagine ha inoltre rilevato che il 52% degli intervistati considera la pensione come la principale fonte di reddito. Preoccupante, secondo l’indagine, è anche il fatto che le famiglie greche abbiano visto ingigantire i costi per l’assistenza sanitaria a causa di una maggiore partecipazione del settore privato e la riduzione della spesa pubblica per la sanità.
Infine, è stato stimato che nel 2014 ad oltre il 54% delle famiglie greche è stato chiesto di pagare più di 500 euro per la tassa di proprietà sulla prima abitazione e tre nuclei familiari su 10 hanno espresso il timore di perdere la casa in seguito ai sempre crescenti oneri finanziari e al pesante incremento delle tasse supplementari.
(ANSAmed).
ma per combattere Assad, trucidatore del suo popolo secondo il FQ, che ripete a pappagallo la propaganda militarista americana. Meno male che questi yankees, con gli alleati investono tanti soldi, mezzi ed armi solo per salvare un popolo dal suo “atroce dittatore” senza ovviamente chiedere niente in cambio, solo per pura bontà
Mentre sulla scia degli attentati terroristici di Parigi Washington prepara il summit del 18 febbraio, in cui con gli alleati decideranno «i modi per contrastare l’estremismo violento che esiste nel mondo», il Pentagono – come annunciato dal portavoce John Kirby – prepara «l’addestramento di altri 5mila miliziani moderati siriani». In tal modo «Washington continua a lavorare con Ankara al fine di formare ed equipaggiare le forze moderate dell’opposizione siriana», programma a cui partecipano anche Arabia Saudita e Qatar.
Il Ministero degli esteri turco comunica che «l’accordo definitivo sul programma è molto vicino». La Turchia conferma così di essere l’avamposto della guerra contro la Siria: qui la Nato ha oltre venti basi aeree, navali e di spionaggio elettronico, rafforzate da batterie missilistiche statunitensi, tedesche e olandesi, in grado di abbattere velivoli nello spazio aereo siriano. A queste basi si è aggiunto uno dei più importanti comandi dell’Alleanza: il Landcom, responsabile delle forze terrestri dei 28 paesi membri, attivato a Izmir (Smirne). Il Landcom, agli ordini del generale Usa Hodges, fa parte della Forza congiunta alleata con quartier generale a Lago Patria, agli ordini dell’ammiraglio Usa Ferguson, che è allo stesso tempo comandante delle Forze navali Usa in Europa e delle Forze navali del Comando Africa.
Come documentano inchieste del New York Times e del Guardian, soprattutto nelle province turche di Adana e Hatai la Cia ha aperto da tempo centri di formazione militare di combattenti da infiltrare in Siria, nei quali sono stati addestrati in particolare militanti islamici provenienti da Afghanistan, Bosnia, Cecenia, Libia e altri paesi. Le armi arrivano soprattutto via Arabia Saudita e Qatar. Per il nuovo programma, che dovrebbe iniziare a primavera, il generale Michael Nagata, capo delle Operazioni speciali del Comando centrale Usa, sta selezionando i miliziani.
Non si sa quale criterio segua il generale per appurare se siano «moderati», ossia capaci di combattere (secondo quanto affermano a Washington) sia contro le forze dell’Isis, sia contro quelle governative siriane. Si sa invece per certo che molti dei «miliziani moderati», addestrati e armati dagli Usa e dai loro alleati europei e arabi per rovesciare il presidente Assad, sono poi confluiti nelle formazioni dello Stato Islamico e del fronte qaedista al-Nusra, che perseguono lo stesso obiettivo. È stato uno smacco o un’abile mossa di Washington per alimentare l’Isis, funzionale alla strategia per demolire la Siria e riconquistare l’Iraq?
Un interrogativo legittimo, se si ha davanti agli occhi la foto del senatore John McCain che, in missione in Siria per conto della Casa Bianca, incontra nel maggio 2013 Ibrahim al-Badri, il «califfo». O il recente servizio televisivo della tedesca Deutsche Welle, che mostra come centinaia di tir attraversano ogni giorno senza alcun controllo il confine fra Turchia e Siria, verso Raqqa, base delle operazioni Isis in Siria. O le immagini delle telecamere dell’aeroporto di Istanbul, che mostrano la compagna di uno dei terroristi di Parigi che rientra facilmente in Siria attraverso la Turchia. A che cosa serviranno gli altri 5mila miliziani che, nel quadro delle operazioni speciali Usa, saranno addestrati ad attacchi di commandos e attentati con autobomba? Al terrorismo, ma «moderato».
Manlio Dinucci
Fonte: www.ilmanifesto.info
15.01.2015
Sale la preoccupazione in vista delle elezioni politiche del prossimo 25 gennaio in Grecia. Due banche hanno chiesto alla banca Centrale di Atene riserve di contante di emergenza
E’ corsa ai bancomat e agli sportelli delle banche greche, con la cifra record di quasi 3 miliardi di euro ritirati dai cittadini greci in questi ultimi mesi, al ritmo di oltre cinquecento milioni al mese. Due istituti di credito ellenici, Alphabank ed Eurobank hanno infatti richiesto una linea di liquidità di urgenza alla Banca Centrale nei giorni scorsi. Il problema della liquidità bancaria va ad aggravare una situazione già critica, dopo la diffusione del dato sulla raccolta fiscale a livello statale e locale che a dicembre e nella prima decade di gennaio ha visto un crollo del 70%, secondo fonti del ministero del Tesoro. I greci, secondo molti analisti europei starebbero tendenzialmente aspettando l’esito delle elezioni politiche per conoscere se nel loro futuro ci sarà ancora l’euro. Nell’attesa di decidere se sarà la linea del dialogo con la Troika portata avanti da Samaras o quella del rifiuto delle politiche di austerità imposte dall’Europa portati avanti da Alexis Tsipras di Syriza, l’economia greca si indebolisce ed il dato relativo all’economia reale parla ormai di una famiglia su tre sotto la soglia di povertà.
Per saperne di più: http://italian.ruvr.ru/news/2015_01_16/Grecia-prelevamenti-record-agli-sportelli-6093/
non è violenza sulle donne se l’aggressore è straniero, sono “frustrati” e se delinquono è per quello
Mestre, rapina via Piave 16 gennaio 2015
Il delinquente ha deciso di entrare in azione nel momento peggiore: davanti agli occhi di una pattuglia delle volanti che in quel momento stava transitando in zona via Piave per controllare il territorio. Per lui quindi si sono strette le manette ai polsi, ed è la settima volta da inizio anno che malintenzionati vengono arrestati e portati in questura. Per furti o aggressioni. Stavolta la rapina si è verificata verso l’una della notte tra giovedì e venerdì in via Piave, all’altezza dell’intersezione con via Miranese e via Circonvallazione.
Un 21enne di nazionalità tunisina, molto noto alle forze dell’ordine tanto che nel 2013 era già stato arrestato per rapina sempre a Mestre, a un certo punto si è avvicinato a una donna di 30 anni di origini straniere che in quel momento stava transitando con una bicicletta bianca a mano. Colpendola con una spallata, nel tentativo di impadronirsi del velocipede. In zona si trovava una pattuglia della polizia, che ha assistito alla scena. In pochi istanti è stata raccolta la testimonianza della derubata, che ha effettivamente spiegato di essere stata aggredita da quello sconosciuto, ed è scattato l’inseguimento del delinquente, il quale è stato bloccato a una cinquantina di metri di distanza. In via Degan.
Ma il ladro ha comunque tentato di resistere all’arresto. A un certo punto ha pure scagliato la bicicletta contro il capopattuglia, nel tentativo disperato di guadagnare tempo ed evitare le manette. L’agente, colpito, si è quindi dovuto rivolgere alle cure dei sanitari, venendo dimesso dal pronto soccorso con una prognosi di cinque giorni.
In via Degan, a causa del pavimento reso viscido dall’umidità, il fuggitivo è scivolato a terra cercando di tenere gli agenti a distanza sferrando dei calci. Ne scaturiva una colluttazione. Alla fine il delinquente è stato ammanettato a una finestra di un edifcio.
Anche in questura il comportamento del giovane, alle prese con problemi di tossicodipendenza, si è rivelato piuttosto ostico: per questo motivo dovrà rispondere non solo di rapina, ma anche di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.
mestre.veneziatoday.it
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=876940689023688&set=pcb.876944812356609&type=1&theater
Un ministro europeo è andato all’aeroporto a ricevere le due persone aggregatesi ai terroristi siriani e da loro sequestrate ottenendo milionate di dollari dal loro Governo .
E’ accaduto in Italia, dove il Presidente del Consiglio era reduce dalla manifestazione di Parigi, contro i ‘colleghi’ terroristi delle due ragazze italiane.
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Pare che il califfo dell’ ISIS, al Bagdadi, non sia molto impaurito dai proclami anti terrorismo pronunciati a Parigi e sorridendo abbia risposto : ” MORO SI, ma le nostre ragazze non le potevano abbandonare. Lavoriamo tutti per USraele , per far cadere Assad e smembrare la Siria, …tra di noi siamo … Gentiloni.”
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Info da fonte non sempre precisa al 100 %, su ISIS
http://www.huffingtonpost.it/…/wikileaks-dellisis_b_5889352…
Le due italiane sono state per caso coinvolte (anche in modo non attivo) in attentati e massacri? (n.b. ho modificato un pò la frase originale in quanto mi sembrava un pò troppo “cruda”)
Invece di accoglierle come eroine (persino SKY, del sionista Murdoch, per difenderle, si è limitato a dire ” POVERINE, SONO ANDATE IN SIRIA CREDENDO DI AIUTARE PERSONE..”), nessun magistrato le indaga come partecipanti a banda criminale e terroristica ?
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Credo abbia ragione chi ha scritto che i ‘riscatti’ sono ipocriti finanziamenti aggiuntivi per i terroristi (oltre a quelli Nato e quelli a più riprese strappati da John Kerry ai governi europei per sostenere i terroristi in Siria).
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http://www.valsusaoggi.it/?p=8662
Due terroristi islamici, diretti in Italia passando dalla Val Susa, sono stati arrestati un’ora fa al tunnel autostradale del Frejus. L’operazione è stata condotta dalla polizia francese, sul lato di Modane. Si tratta di due jihadisti legati alla cellula belga di Verviers, bloccati sulla loro auto mentre si apprestavano a entrare in Italia.
La notizia è stata resa nota dalla polizia francese: “I sospettati erano fuggiti dal Belgio dopo il blitz delle forze di sicurezza giovedì notte a Verviers, dove è stata arrestata una cellula terrorista, pronta a colpire”. Secondo una prima ricostruzione, i due terroristi stavano per attraversare il confine nel momento esatto in cui le guardie di frontiera hanno ricevuto la segnalazione dal Belgio e sono stati arrestati.
Una notizia importante, ma che crea inquietudine dopo i fatti violenti di questi ultimi giorni.
http://oltremedianews.it/roma-manifestano-no-tav/
A Roma sabato 17 gennaio manifestano i No Tav. Molti inizieranno a pensare che bisogna chiudersi in casa, abbassare le saracinesche e continuare a nascondersi dietro le persiane al passaggio di chi è stato demonizzato dallo Stato, dalle lobby e dalla stampa; tre figure che spesso ne racchiudono una sola. Ma chi sono i No Tav? Spesso se ne parla a sproposito, si individua il No Tav come il Black Block (definizione mediatica) o come il terrorista di turno. In realtà il No Tav è l’anziano, il giovane anarchico e non, il bambino, la mamma, il giovane democratico (intelligente). E’ No Tav chiunque approfondisce la questione e si rende conto dell’ennesimo paradosso nel quale si può trovare l’Italia. I No Tav parlano di speculazione, infiltrazioni mafiose nella costruzione dell’opera e stupro del territorio e dell’economia. Stiamo parlando dell’opera Tav (Treno ad alta velocità).
Il sistema delle Grandi Opere, come rivela anche la vicenda dell’Expo di Milano, non è nient’altro che una gigantesca mangiatoia di soldi pubblici per i grandi gruppi imprenditoriali italiani, e ovviamente per i politici nazionali e locali che ne intascano la loro parte. Poco importa se ciò avvenga in modo “legale” o meno, ciò che conta è che risorse che appartengono alla collettività vengono depredate sempre da quegli stessi signori che poi ci raccontano che, per qualsiasi opera di pubblica utilità, “non ci sono i soldi”. E così, a ogni pioggia forte qualcuno muore annegato, migliaia di adolescenti rischiano di vedersi crollare addosso il tetto della scuola, e la lista potrebbe allungarsi all’infinito. Cita il comunicato di presentazione della manifestazione. Infatti gli italiani hanno la memoria troppo corta. Di pochi mesi fa gli alluvioni che hanno colpito la Liguria, la Toscana e la Puglia.
Molti si chiedono come ha fatto il movimento No Tav ad espandersi in tutto il territorio nazionale. Sicuramente per la tenacia e per l’intelligenza nell’agire e forse perché lottare contro il Tav vuol dire lottare contro l’intero sistema che si è incancrenito in Italia. L’ultimo esempio è quello relativo all’inchiesta Mafia Capitale.
Ricordiamo che esiste già la ferrovia del Frejus la quale è sottoutilizzata; il suo potenziamento, in parte già effettuato a partire dal 2001, comporta costi minori rispetto alla realizzazione di una nuova doppia linea. Leggi le motivazioni: dario fo lettera sulla valsusa.
A Roma un’iniziativa anticiperà il corteo. Venerdì 16 gennaio presso il Centro Culturale Mala-Testa (via Muzio Attendolo 95) si terrà la proiezione di “Qui”, un documentario ambientato in Val Susa del regista Daniele Gaglianone. E’ il racconto in soggettiva di dieci attivisti del movimento No Tav che da venticinque anni in Val di Susa si oppone con tenacia al progetto della Torino-Lione: cittadini qualsiasi che hanno scelto di lottare, ogni giorno.
Dieci ritratti che raccontano la stessa amara scoperta: il tradimento della politica nazionale, accusata di aver abbandonato questa gente al loro destino, lasciandola sola a vedersela con la polizia antisommossa. Qui, in Valle di Susa, il blackout democratico tra Stato e cittadino è esploso prima che altrove. E in modo devastante.
La manifestazione partirà da Piazzale Tiburtino (San Lorenzo) alle ore 15.
http://www.journalducameroun.com/article.php?aid=19168
La Russie va fournir du matériel militaire au Cameroun dans le cadre de la lutte que le pays mène contre le groupe terroriste Boko-Haram dans la partie septentrionale. Après l’avoir annoncé au ministre des Relations extérieures hier, l’ambassadeur de Russie au Cameroun, S.E. Nikolay Ratsiborinski, l’a réitéré au président de la République ce vendredi.
© Droits réservés
Vladimir Poutine, le Président russe
En dehors du Tchad et de la Russie, l’Allemagne aussi s’est manifestée, bien avant le cri de détresse du président de la République camerounaise en début janvier, qui appelait à l’aide de la communauté internationale. Le 18 novembre 2014, le ministre de la Défense, Edgard Alain Mebe Ngo’o et l’ambassadeur d’Allemagne au Cameroun, le Dr. Klaus-Ludwig Keferstein, réceptionné 120 véhicules militaires mis à disposition du Cameroun par le pays de la chancelière Angela Merkel.
La Commission de l’Union africaine a aussi affirmé en début de semaine qu’elle était disposée à «mobiliser l’appui international nécessaire au groupe de forces multinationales (MNJTF), mandaté par les pays de la région pour combattre le groupe terroriste Boko Haram.»
Di finta opposizione, o addomesticata in quanto organica al potere non mancano esempi quotidiani da decenni
DI DIEGO FUSARO
scenarieconomici.it
Tsipras: la sinistra che sta con l’euro; la sinistra che sta col capitale e con i padroni; la sinistra che ha tradito Marx e i lavoratori. Con una sinistra così, non vi è più bisogno della destra. È la sinistra che vuole abbattere l’austerità mantenendo l’euro: cioè abbattere l’effetto lasciando la causa, ciò che è impossibile “per la contradizion che nol consente”.
La domanda da porsi, allora, è una sola: stupidità o tradimento? Propendo per la seconda risposta: tradimento. Tradimento di una sinistra passata armi e bagagli dalla lotta contro il capitale alla lotta per il capitale, dal monoclassismo universalista proletario al bombardamento universalista imperialistico in nome dei diritti umani, dalla lotta per i diritti sociali alla lotta per il matrimonio gay come non plus ultra dell’emancipazione possibile. Dalla falce e il martello all’arcobaleno: non v’è null’altro da aggiungere, temo.
Tutto questo farebbe ridere, se non facesse piangere. È una tragedia storica di portata epocale. Il quadro a cui, nell’immaginario comune, sempre più si dovrebbe abbinare l’idea della sinistra (Tsipras in testa!) non è più Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, bensì L’urlo di Edvard Munch: dove, tuttavia, il volto trasfigurato dal dolore e immortalato nell’atto di gridare scompostamente è quello di Antonio Gramsci, ucciso una seconda volta, dopo il carcere fascista, dalle stesse forze politiche che hanno tradito il suo messaggio e disonorato la sua memoria.
Il paradosso sta nel fatto che la sinistra di Tsipras oggi, per un verso, ha ereditato il giacimento di consensi inerziali di legittimazione proprio della valenza oppositiva del’ormai defunto Partito Comunista e, per un altro verso, li impiega puntualmente in vista del traghettamento della generazione comunista degli anni Sessanta e Settanta verso una graduale “acculturazione” (laicista, relativista, individualista e sempre pronta a difendere la teologia interventistica dei diritti umani) funzionale alla sovranità irresponsabile dell’economia e della dittatura finanziaria. I molteplici rinnegati, pentiti e ultimi uomini che popolano le fila della sinistra si trovano improvvisamente privi di ogni sorta di legittimazione storica e politica, ma ancora dotati di un seguito identitario inerziale da sfruttare come risorsa di mobilitazione conservatrice.
La sinistra di Tsipras è il fronte avanzato dell’opposizione ideale a sua maestà Le Capital. Nel loro esercizio di una critica già da sempre metabolizzata dal cosmo mercatistico, i tanti fustigatori à la Tsipras della società esistente svolgono sempre e solo la stessa duplice funzione apologetica di tipo indiretto. La loro critica addomesticata e perfettamente inseribile nei circuiti della manipolazione organizzata occulta la propria natura apotropaica rispetto a una critica non assimilabile nell’ordine dominante. La loro critica già metabolizza l’ordine neoliberale (euro, finanza, spoliticizzazione, rimozione della sovranità, ecc.).
Tsipras e la “sinistra Bilderberg” neutralizzano la pensabilità, se non altro per l’opinione pubblica, di critiche effettivamente antisistemiche. In tal maniera, all’opinione pubblica e alla cultura universitaria pervengono sempre e solo idee inoffensive e organiche al sistema, ma contrabbandate come le più “pericolose” in assoluto, creando l’illusione che esse coincidano con il massimo della critica possibile.
Prova ne è che oggi le sole idee veramente “pericolose”, cioè incompatibili con lo Zeitgeist postborghese e ultracapitalista, coincidono con il recupero integrale della sovranità nazionale (economica, politica, culturale, militare) come passaggio necessario per la creazione dell’universalismo dell’emancipazione, con la deglobalizzazione pratica e con il riorientamento geopolitico contro la civiltà del dollaro. E, invece, i pensatori osannati come i più pericolosi dalla dittatura della pubblicità, propongono l’innocuo altermondismo in luogo della deglobalizzazione, l’inoffensivo multiculturalismo dei diritti umani in luogo della sovranità nazionale, la demonizzazione dei dittatori e degli “Stati canaglia” in luogo del suddetto riorientamento geopolitico. Muovendosi entro i confini del politically correct fissati dal sistema, essi criticano il presente con toni che, quanto più sembrano radicali, tanto più rinsaldano il potere nel suo autocelebrarsi come intrascendibile e democratico. Che lo sappiano o no, Tsipras e i suoi compagni di partito sono pedine del capitale, mere “maschere di carattere” (Marx), meri agenti della produzione: essi svolgono – lo ripeto – la funzione di oppositori di sua maestà il capitale.
Come sappiamo (ma repetita juvant), il progetto eurocratico si rivela organico alla dinamica post-1989 a) di destrutturazione degli Stati nazionali come centri politici autonomi (con annesso disciplinamento dell’economico da parte del politico) e b) di “spoliticizzazione” (Carl Schmitt) integrale dell’economia, trasfigurata in nuovo Assoluto. Dal Trattato di Maastricht (1993) a quello di Lisbona (2007), la creazione del regime eurocratico ha provveduto a esautorare l’egemonia del politico, aprendo la strada all’irresistibile ciclo delle privatizzazioni e dei tagli alla spesa pubblica, della precarizzazione forzata del lavoro e della riduzione sempre più netta dei diritti sociali. Spinelli e Tsipras vorrebbero rimuovere gli effetti lasciando però le cause. Il che, evidentemente, non è possibile. Sicché essi, con la loro falsa opposizione, sono parte integrante della grande recita del capitale, svolgendo la funzione dei finti oppositori, vuoi anche del nemico che si finge amico, ingannando popoli lavoratori e gonzi di ogni estrazione.
Che ha mai a che fare il signor Tsipras con Marx e Gramsci? Nulla, ovviamente. Tsipras ha assistito al genocidio finanziario del suo popolo causato dall’euro: egli stesso è greco. E, non di meno, vuole mantenere l’euro: non passa giorno senza che egli rassicuri le élites finanziarie circa la propria volontà di non toccare l’euro. E, in questo modo, offre una fulgida testimonianza – se ancora ve ne fosse bisogno – del fatto che Marx e Gramsci stanno all’odierna “sinistra Tsipras” venduta al capitale come Cristo e il discorso della montagna stanno al banchiere Marcinkus.
Diego Fusaro
Fonte: http://scenarieconomici.it
Link: http://scenarieconomici.it/tsipras-sinistra-soldo-finanza-diego-fusaro/
15.01.2015