‘Ndrangheta, l’intercettazione: “Guarda che sto facendo un movimento Sì Tav”

https://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/19/ndrangheta-lintercettazione-guarda-che-sto-facendo-un-movimento-si-tav/2918814/?fbclid=IwAR1FiyyesTUC-ZK7W-Qqwo2pde6XqYbPoMCRNHhR2ihLZoUf5XdBwVMsJv0

‘Ndrangheta, l’intercettazione: “Guarda che sto facendo un movimento Sì Tav”

Aziende legata alla cosca Gullace nei lavori per il Terzo valico dell’Alta velocità. E il progetto di contrastare il movimento “No Tav” grazie, fra l’altro, ai rapporti con un consigliere comunale Pdl di Novi Ligure. E grazie ad altri appoggi politici locali: “Gli ho dato i voti e non mi ha ricevuto, ma vaffanculo”

Un movimento “Sì Tav” con dietro la ‘ndrangheta e, in particolare, la cosca Raso-Gullace-Albanese originaria di Cittanova (Reggio Calabria) ma da anni operante in Liguria. Confermando quanto detto in conferenza stampa dal procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho su come le cosche hanno inquinato i lavori del “terzo valico”, l’aggiunto Gaetano Paci non ha fatto giri di parole e l’ha definita una “strategia mediatica raffinata”. “Dalle intercettazioni – ha affermato il magistrato – rileviamo l’interesse degli imprenditori prestanome della cosca a sostenere finanziariamente il movimento ‘Si Tav’ per creare nell’opinione pubblica un orientamento favorevole per quell’opera”.

Stando alle carte dell’inchiesta, infatti, in Liguria e in Piemonte è stata accertata l’infiltrazione degli appartenenti alla cosca in sub-appalti già aggiudicati per la realizzazione dell’infrastruttura “Terzo valico dei Giovi” che ancora è in fase di costruzione. “Sfruttando il difficile inizio dei lavori, ostacolato dalle iniziative intraprese dal comitato No Tav per il Terzo Valico, oltre che dai ricorsi alla giustizia amministrativa contro i provvedimenti di esproprio dei terreni interessati dai costituendi cantieri, – scrive il gip Barbara Bennato nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’arresto di 42 persone – Sofio Orlando (uomo di fiducia del boss Carmelo Gullace, ndr), oltre a impegnarsi ‘politicamente’ per infiltrarsi nei lavori relativi all’infrastruttura, si è schierato a favore del movimento Sì Tav per accelerare l’inizio dei lavori”.

Un obiettivo che l’uomo del clan  voleva raggiungere “attraverso Libero Pica, consigliere comunale Pdl di Novi Ligure nonché dipendente della ditta ‘Itinera spa’, sedente a Tortona, operante nel settore dell’edilizia industriale e stradale, con numerose partecipazioni in altre aziende, collegata al consorzio Co.Ci.V. general contractor per la costruzione del Terzo Valico”. “Numerosi – spiega il gip che ha accolto la richiesta di arresto firmata dai pm Gaetano Paci, Roberto Di Palma e Giulia Pantano – sono stati i contatti telefonici registrati tra Sofio Orlando e Pica Libero finalizzati a fare ottenere alle aziende mafiose lavori in subappalto”.

Ne parla lo stesso Sofio durante una conversazione con un altro indagato, Michele Albanese, al quale l’uomo dei Gullace “spiegava – è scritto sempre nell’ordinanza – la natura dei rapporti con Libero Pica e i progetti relativi all’esecuzione di alcuni appalti per la realizzazione del ‘Terzo Valico’. Precisamente affermava di poter ricevere dei lavori in subappalto dalla ditta per cui lavorava Pica, la ‘Itinera Spa’, che aveva già acquisito gli appalti sui lotti interessati dal percorso dell’infrastruttura di interesse nazionale. Spiegava che Pica gli aveva garantito la possibilità di ricevere lavori con percentuale prossima alla certezza, manifestando quindi una certa sicurezza relativamente all’assegnazione di una parte dei lavori necessari alla realizzazione.

Pica non era, però, l’unico contatto di Sofio, indicato come rappresentante della cosca nella provincia di Biella, per mettere le mani sul “Terzo Valico”. C’è anche “Raso Giovanni, fratellastro di Raso Diego, amministratore unico della ‘New Edil srl’”. “Io gli dissi se mi vuoi dare una mano se no vaffanculo è meridionale, non è mica di qua, è una vita che lo conosco. – è una delle frasi pronunciate da Sofio mentre relaziona sulle trattative intraprese con Pica – È una vita che lo conosco, solo che lui non cercò mai niente a noi.  Io sto sperando per sto ‘Terzo Valico’, quando ci dissi che mi devi dare il lavoro, io mi prendo carico di tutti i camion che ho nella cava di Nino… li buttiamo dentro… e poi giusto?”.

Per quanto riguarda l’infiltrazione della ‘ndrangheta nel movimento ‘Sì Tav’ è illuminante la conversazione di Orlando Sofio con il nipote Francesco Sofio, “consigliere comunale di Novi Ligure”. Un’intercettazione in cui Orlando si lamenta con lo zio del poco sostegno avuto da Pica.

Orlando Sofio: “Guarda che sto facendo un movimento: Sì Tav!”.
Francesco Sofio: “L’ho letto, lo so!”.
Orlando Sofio: “e lo sto facendo… c’è Libero di mezzo!”.
Francesco Sofio: “Pica?”.
Orlando Sofio: “uhm, con la Cavallera… tutta quella gente lì!”.
Francesco Sofio: “ma sti pezzi di merda a me non mi danno neanche una mano!”.
Orlando Sofio: “la… Repetto”.
Francesco Sofio: “vaffanculo, tu che eri con Libero porca puttana… non mi danno una mano in niente!”.
Orlando Sofio: “Si ma mi sto… mi sto rendendo conto che Libero…”
Francesco Sofio: “eh, parla, parla…”.
Orlando Sofio: “Tante parole ma pochi fatti! Adesso l’ho messo alla prova di nuovo, ma contemporaneamente ho preso i contatti diretti io, perché non fa niente, lì ho presi tramite altre persone…”.
Francesco Sofio: “Andiamo per i cazzi nostri e dove tira buon vento andiamo, vaffanculo!… non conta un cazzo Libero. Libero è un manovale del partito!”
Orlando Sofio: “Io lo sai dove vado adesso? Nell’ufficio qui… questo è un carissimo amico, di un amico mio di Tortona e mi ha fissato l’appuntamento lui, poi una volta che riesco ad entrare chiamo Libero e gli dice ma che cazzo di merda sei?”.
Francesco Sofio: “e vedi! Che vuoi che ti dico, sindaco pezzo di merda di Tortona”.
Orlando Sofio: “Balossino (o simile)”.
Francesco Sofio: “No Balossino, Berruti”.
Orando Sofio: “Ah Berruti”.
Francesco Sofio: “Berruti mi ha detto che lo chiamo quando voglio, gli ho dato i voti, ci sono andato una volta e neanche mi ha ricevuto ma vaffanculo va! Questi qua sono così Orlando fino a che… poi quando ci hanno i voti mica tornano! Comunque cambiano le cose, perché la gente si sta rompendo i coglioni”.
Orlando Sofio: “Non si stanno, si sono rotti!”.
Francesco Sofio: “I coglioni!, io sono andato al Comune, ho parlato con gli impiegati, non li vota più nessuno, né da una parte né dall’altra gente giovane!”.

Ritornando ai lavori del ‘Terzo valico’, nelle oltre 1800 pagine di ordinanza il gip Bennato spiega come “era chiaro che ‘entrare’ nei lavori dell’alta velocità ferroviaria significava permettere alle imprese, ai mezzi e agli operai di Carmelo Gullace e del sodale Giovanni Raso, detto ‘Rocco’, di operare direttamente o per interposta persona, all’interno dei cantieri. Era evidente quanto fosse alto il pericolo di infiltrazione della cosca nei grandi appalti e le enormi capacità degli appartenenti alla stessa in grado di utilizzare mezzi e società facenti capo ad altre persone e a loro non riconducibili per ottenere i lavori non altrimenti eseguibili”.

LA PRECISAZIONE DI ITINERA: “PICA E’ SOLO UN FATTORINO”

In merito alla notizia apparsa sul “Fatto Quotidiano” on line relativa ad una inchiesta della magistratura sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nei lavori del Terzo Valico ferroviario in cui risulterebbe coinvolto un dipendente della società Itinera, si precisa che il signor Libero Pica, citato nell’inchiesta, è un dipendente della Società in qualità di fattorino e che la Società Itinera non è in alcun modo, né direttamente né indirettamente, coinvolta nell’inchiesta e che la stessa non ha lavori in affidamento sul Terzo valico. 
In attesa degli accertamenti della magistratura, Itinera ha tuttavia provveduto a titolo cautelativo a sospendere con effetto immediato dal servizio il proprio dipendente.

Giovanni Frante
Responsabile Comunicazione Itinera

Di Maio: «I fondi tolti alla Tav saranno investiti per la Metro 2 di Torino»

LA POLEMICA SULLA TORINO-LIONE

Il vicepremier: «Noi leali coi cittadini». Chiamparino: «Propaganda, spero venga a brindare al primo Frecciarossa per Lione, lui ha l’età per farlo, io lo spero»

Di Maio: «I fondi tolti alla Tav saranno investiti per la Metro 2 di Torino»Il ministro del Lavoro Luigi Di Maio in Regione PiemonteIl ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio in Regione Piemonte

TORINO – «Noi non vogliamo togliere soldi alla città di Torino con la Tav, ma reinvestirli su questo territorio» dichiara il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, oggi a Torino per un incontro sulla crisi aziendale Comital. «La Tav è nel contratto di governo e come sempre abbiamo detto bisogna rispettarne gli impegni perché altrimenti non ha più senso nemmeno andare avanti».

«Da sempre contrari, manteniamo una promessa»

«Io sono molto leale nel rispetto degli impegni con i cittadini – ha continuato il vicepremier – e posso dire a chi protesta (gli industriali sia a livello locale che nazionale, ndr) che stiamo mantenendo una promessa, che siamo stati eletti in Consiglio regionale dicendo che la Tav non andava bene e siamo andati al governo col 33% dei consensi dicendo che la Tav non andava bene. A coloro che sono perplessi dico che i soldi che risparmieremo dalla Torino-Lione saranno reinvestiti sul territorio nei lavori della nuova linea della metropolitana, in nuovi sistemi di mobilità, in nuove infrastrutture cittadine. Non è – prosegue Di Maio – che stiamo perdendo gli investimenti, stiamo dicendo soltanto che si devono spendere i soldi per fare le opere, non bisogna fare le opere per spendere i soldi».

«È un concetto – precisa -molto diverso da quello che abbiamo visto con la Tav in Val Susa. Noi non siamo contro la Tav a prescindere, anzi, per quanto riguarda la mobilità soprattutto in alcune regioni che non hanno il treno soprattutto per il trasporto merci sfrutteremo questa tecnologia. Il problema é la Torino Lione che è un’opera per spendere soldi. Non si fanno investimenti in questo caso ma si fanno opere per sprecare denaro». «Utilizziamo quei denari – aggiunge Di Maio – ad esempio per fare la metro 2 a Torino, per rilanciare le infrastrutture su questo territorio che ne ha bisogno. È chiaro che se su un’opera come la Tap dobbiamo dare venti miliardi di risarcimenti perché quelli di prima hanno firmato un accordo con Tap, il rapporto costi benefici va a farsi benedire».

«Gli industriali arrabbiati? Un malinteso». Loro: «Preoccupati»

Il ministro dedica anche un passaggio alla veemente protesta del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia sullo stop alla Tav: «Credo che ci sia un grande malinteso. Si pensa che si vogliano togliere soldi per investimenti alla città di Torino e alla regione. Questo è sbagliato perché vogliamo recuperare soldi per investire laddove serve». A stretto giro arriva la replica del presidente di Confindustria Piemonte, Fabio Ravanelli: «Al ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio rispondo che, dietro la protesta delle imprese e delle categorie produttive piemontesi e torinesi contro la volontà di bloccare i lavori della Torino-Lione non c’è nessun malinteso ma una sincera preoccupazione per il futuro del nostro territorio. Spendere soldi per fare le opere può rimettere in moto l’economia», aggiunge.

Chiamparino: «I soldi Tav non posso essere usati per altro»

«Pura propaganda» è la secca replica del governatore piemontese Sergio Chiamparino alla proposta di Di Maio di utilizzare i soldi della Tav per la linea 2 della metropolitana torinese : «Quei soldi sono destinati a quell’opera, quindi sono soldi che non sono mutuabili da altre parti. Poi basta con questo gioco demagogico dove si contrappone infrastruttura locale con grandi opere; si danneggia tutto. L’ho visto che brindava davanti ad un classico Frecciarossa a Marcianise; spero venga a brindare anche al primo Frecciarossa per Lione (lui ha l’età per farlo, io lo spero). Ognuno fa l’alta velocità che serve ai propri elettori, bisogna guardare agli interessi generali del paese e non a quelli del proprio orticello».

La protesta dei lavoratori Comital e Caffè Hag

I lavoratori di Comital e Jde (Caffè Hag e Splendid) manifestano davanti alla sede della Regione Piemonte. Il tavolo è stato convocato per cercare una soluzione per la Comital-Lamalù di Volpiano, in procedura fallimentare con i 130 lavoratori senza stipendio da giugno. Presenti anche il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, gli assessori al Lavoro della Regione, Gianna Pentenero, e del Comune, Alberto Sacco. Presenti anche i curatori fallimentari e i sindacati.

Di Maio a Torino: “La protesta Sì Tav frutto di un malinteso”. Gli industriali: “E’ lui che non ha capito”

https://torino.repubblica.it/cronaca/2018/10/31/news/di_maio_a_torino_la_tav_e_nel_contratto_di_governo_noi_stiamo_mantenendo_una_promessa_ai_cittadini_-210454513/?ref=fbplto

Chiamparino: “Il vicepremier fa solo propaganda. Il vicepremier: “La Tap? Se dobbiamo dare 20 miliardi di risarcimenti il rapporto costi-benefici va a farsi benedire”. Toninelli: “Sulla Torino-Lione per Natale scioglieremo le riserve”. Boccia: “Spero prevalga il buonsenso”

di MARIACHIARA GIACOSA

31 ottobre 2018

La Tav è nel contratto di governo e come sempre abbiamo detto dobbiamo portare avanti un contratto di governo perché altrimenti non ha più senso andare avanti con il governo”.  Per il ministro del lavoro Luigi Di Maio, oggi a Torino, c’è “un grande malinteso nella protesta degli industriali sulla Tav. Si pensa che si vogliano togliere soldi per investimenti a Torino e al Piemonte ma questo è sbagliato  noi vogliamo recuperare soldi per reinvestirli dove serve”, ha detto il ministro a margine di un incontro sulla Comital. Gli industriali replicano poco dopo: “Di Maio stia tranquillo, gli imprenditori sanno distinguere fra investimenti e sperperi”.

Tav, Di Maio: “Opera inutile, utilizziamo i soldi per costruire la linea 2 della metropolitana”

“Io sono molto leale nel rispetto del contratto e degli impegni con i cittadini – ha proseguito Di Maio – A chi protesta perché stiamo mantenendo una promessa dico che siamo stati eletti in regione dicendo che Tav non andava bene, siamo stati eletti a Torino dicendo che la Tav non andava bene, e siamo andati al governo con il 33 per cento dicendo che la Tav non andava bene. A coloro che sono perplessi su questa decisione dico che i soldi che risparmiamo saranno reinvestiti sul territorio, in metro e in nuovi sistemi di mobilità e nuove infrastrutture cittadine”.

Tav, bagarre in aula con scambio insulti e accuse durante il consiglio regionale del Piemonte

“Non è che stiamo perdendo gli investimenti – spiega il vicepremier – stiamo dicendo che si devono spendere i soldi per fare le opere e non fare le opere per spendere i soldi. È un concetto molto diverso da quello che abbiamo visto con la Tav in Valsusa. Noi non siamo contro la Tav a prescindere, anzi: per quanto riguarda mobilità per regioni che non hanno treni, soprattutto per trasporto merci sfrutteremo questa tecnologia. Ad esempio la Napoli-Bari, va bene. Il problema è la Torino-Lione che si fa per spendere soldi: non si fanno investimenti qui, solo opere per sprecare denaro. Utilizziamo quei denari per fare metro 2 a Torino e per rilanciare infrastrutture su questo territorio che ne ha bisogno”.

Il presidente della Regione Piemonte replica più tardi: “E’ propaganda pura pensare di spostare i fondi per la Torino-Lione sulla linea 2 della metropolitana di Torino. C’è un finanziamento europeo per quell’opera, non sono soldi mutuabili da altre parti – aggiunge – basta contrapporre il trasporto locale con le grandi opere.  “Ognuno si fa la Tav che gli piace e guarda ai propri elettori, non si fa così – aggiunge Chiamparino – Bisogna guardare al Paese e non al proprio orticello. Ho visto di Maio che brindava a Marcianise. Sono contento, magari un giorno o l’altro verra a brindare al primo Frecciarossa sulla Torino Lione”.

Istat: Pil Italia fermo nel terzo trimestre. Di Maio attacca il Pd

http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2018/10/30/istat-pil-italia-fermo-nel-terzo-trimestre_4f63582a-28b8-4a36-a034-ece40dae5a4f.html?fbclid=IwAR2bTdYp6D-yFX61LxZQzwJvie4eAdmUfJkjP-AUkcfMBdQnugAMfQSXaPI

Economia stagnante dopo 3 anni espansione. Di Maio: ‘Dipende dalla manovra 2017 del Pd’

Nel terzo trimestre del 2018 l’Istat stima che il prodotto interno lordo (Pil) sia rimasto invariato rispetto al trimestre precedente, nei dati preliminari corretti per gli effetti di calendario e destagionalizzati. Il tasso tendenziale di crescita è pari allo 0,8%. Il terzo trimestre del 2018 ha avuto due giornate lavorative in più rispetto al trimestre precedente e lo stesso numero rispetto al terzo trimestre del 2017.

“Nel terzo trimestre del 2018 la dinamica dell’economia italiana è risultata stagnante, segnando una pausa nella tendenza espansiva in atto da oltre tre anni”. E’ il commento dell’Istat alla stima preliminare del Pil nel terzo trimestre. “Giunto dopo una fase di progressiva decelerazione della crescita, – continua l’istituto – tale risultato implica un abbassamento del tasso di crescita tendenziale del Pil, che passa allo 0,8%, dall’1,2% del secondo trimestre”.

La variazione acquisita per il 2018 è pari all’1%, è la stima preliminare della crescita che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nell’ultimo trimestre dell’anno.

 Nel terzo trimestre cala il valore aggiunto dell’industria rispetto al trimestre precedente, mentre aumenta nei comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e dei servizi. Dal lato della domanda, la stima provvisoria indica un contributo nullo sia della componente nazionale (al lordo delle scorte), sia della componente estera netta. La stima del Pil riflette, spiega l’Istat, “dal lato dell’offerta la perdurante debolezza dell’attività industriale – manifestatasi nel corso dell’anno dopo una fase di intensa espansione, appena controbilanciata dalla debole crescita degli altri settori”.

MERCATI NERVOSI DOPO LA DIFFUSIONE DEI DATI

Attacca M5S, con il suo leader, Luigi Di Maio, secondo il quale se l’economia ristagna è colpa del Pd. “I dati Istat parlano chiaro: nel terzo trimestre 2018 il Pil si è fermato, mentre su base annua la crescita è diminuita dall’1,2% allo 0,8%. A chi ci attacca, come il bugiardo seriale Renzi, ricordiamo che il risultato del 2018 dipende dalla Manovra approvata a dicembre 2017, che è targata Partito Democratico. Tutti sanno che la nostra Manovra del Popolo deve ancora essere approvata e non può aver avuto nessun effetto sul rallentamento in atto”. E il premier, Giuseppe Conte, non si dice sorpreso dei dati: “Lo avevamo previsto, proprio per questo faremo una manovra espansiva”.

NO TAV – Comunicato Stampa 1 novembre 2018 ||| TORINO CITTA’ NO TAV

Il Movimento No TAV rivendica il diritto di tutti i cittadini italiani ad investire risorse pubbliche in opere che garantiscano il requisito fondamentale di

” PUBBLICA UTILITÀ “

Stiamo parlando dell’annosa intenzione di realizzare una nuova linea ferroviaria ad alta velocità tra Lione e Torino e dell’accanito dibattito politico scatenatosi a seguito della sua messa in discussione seria e fondata.

Un progetto transfrontaliero che da ventinove anni non trova ragioni e motivi per essere realizzato, che non ha mai, neppure lontanamente, dimostrato di avere prospettive di soddisfare reali fabbisogni, che è stato supportato da previsioni di traffico crescente che il tempo, galantuomo, ha reso ridicole, che verrebbe a collocarsi con il suo asse est-ovest su territori ad economia matura dove il livello di scambi reciproci è stabile da anni ed ampiamente soddisfatto dalle infrastrutture esistenti.

I pretesti per cercare la legittimazione per questo progetto sono stati di ogni genere, non risparmiando nel frattempo l’impiego di ingenti risorse per promuoverlo.

Ad ogni caduta dei presupposti precedenti: linea solo passeggeri sul modello TGV francese, Alta capacità per dire tutto e niente con un improbabile fritto misto di merci e persone, le prime su treni lenti davanti e dietro alle seconde su treni velocissimi, linea per sole merci e convogli chilometrici con mai spiegati tonnellaggi in milioni da trasportare, trasferimento modale da strada a rotaia per percentuali trascurabili anche nelle migliori ipotesi, come ammesso anche nei documenti ufficiali. Ne sono sempre magicamente scaturite altre ipotesi, sino alle evocazioni visionarie.

Il collegamento ferroviario internazionale attuale, anziché moderno e recentemente ammodernato, viene rappresentato dai promotori della nuova linea come un tratturo di montagna. Cavour, profeta di modernità, è capito solo dai volenterosi promotori di questo tentativo di sopprimere la sua mirabile opera ottocentesca, coetanea di buona parte delle linee europee in esercizio.

Disponendo di sempre meno argomenti a sostegno, i promotori sono giunti infine alle suggestioni, alle visioni strategiche che le menti semplici non potrebbero concepire, al presuntuoso diritto di decidere, con fantasiose proiezioni oltre il secolo, le sorti di almeno quattro generazioni future.

Si arrogano il diritto di effettuare oggi scelte tali da sottrarre alle future generazioni la possibilità di fare le proprie domani, nel Loro domani.

Un domani gravato di debiti contratti a Loro insaputa e per Loro sventura, quando gli strateghi ed i visionari saranno tutti seppelliti nel cimitero degli indispensabili, oggi sedicenti infallibili.

In nessun modo gli interessi della collettività potrebbero coincidere con questo ostinato obiettivo, e con altri pari ad esso, per inutilità ed imposizione, mira ambiziosa di una ristrettissima e ben affiatata cerchia di prenditori di benefici.

Le esigenze insoddisfatte ed i bisogni mai risolti che i cittadini vedono ogni giorno sotto i loro occhi, risolvibili solo destinando RISORSE ad interventi di accertata e indiscutibile PUBBLICA UTILITA’, sono ben lontani da questa folle frenesia di realizzare abnormi infrastrutture, in larga parte inutili per cittadini ma funzionali ed a servizio di modelli economici che anziché risolvere i problemi non hanno fatto altro che moltiplicarli.

Il Movimento No TAV si schiera senza indugio a favore di una scelta che sostiene da sempre:

IL NO ALLA NUOVA FERROVIA TORINO-LIONE DI UN’AMMINISTRAZIONE E DI UN’INTERA CITTA’ CHE LE HA DATO FIDUCIA

Perché con la ferma opposizione contro le Grandi Opere Inutili e Imposte – GOII si difendono i territori ed i cittadini che li abitano, con il concorso di Tutti, nel Bel Paese come in Europa e nel Mondo.

Le GOII sono spreco di enormi quantità di denaro pubblico, devastazioni della natura e la negazione delle attese e dei diritti delle cittadine e dei cittadini: utilizzo oculato ed equo delle risorse, posti di lavoro veri e duraturi, tutela dei territori, della salute e dell’ambiente, futuro del Pianeta.

Le opposizioni contro le Grandi Opere Inutili e Imposte e per la difesa dei territori rivendicano il loro ruolo positivo e propositivo attraverso le molteplici alternative disponibili per contrastare la rovinosa aggressione al nostro unico spazio per vivere.

LE RESISTENZE NEI TERRITORI RILANCIANO IL BEL PAESE E DIFENDONO IL PIANETA

ENZO APICELLA, UN SECOLO VISSUTO A VENT’ANNI, CON BENEFICIO PER TUTTI I GIUSTI

http://fulviogrimaldi.blogspot.com/2018/11/enzo-apicella-un-secolo-vissuto.html

MONDOCANEGIOVEDÌ 1 NOVEMBRE 2018


A 96 anni, fresco e all’avanguardia come un ragazzetto, è morto a Roma Enzo Apicella. Sabato vero mezzogiorno al Verano le sue esquie.

Questa davvero è una gran brutta notizia e una perdita irrimediabile.

Con Enzo eravamo amici strettissimi da decenni, dai miei lontanissimi tempi di Londra. Ogni tanto chiamava noi, compagni italiani, per un piatto di pasta e un bicchiere di Chianti gratis in uno dei ristoranti da lui creati all’italiana. Era prima la swinging London degli anni ’60, della liberazione dei costumi. Poi quella degli anni ’70, della rivolta politica e sociale, in cui noi latitanti ci inserimmo con la Lotta Continua inglese, che chiamammo “Fight On!” 

Pochi mesi fa sgambettava con noi in un corteo contro la guerra.

Ha lavorato con intelligenza, lucidità e coraggio fino all’ultimo giorno, grande architetto di spazi pubblici ludici, vignettista dal graffio lacerante, sempre dalla parte degli umiliati, offesi, combattenti.

Secco e svettante, mi ricorda l’agave che dalla scogliera punta contro i marosi. Fiorisce e muore senza conoscere decadenza. Lo rimpiangeranno, tra i tanti che ha portato in palmo di mano, o punito a vergate di pennello, soprattutto i palestinesi.

Dal dopo, con uno sghignazzo ai nemici e un sorriso a noi, Enzo ci ha lasciato il suo saluto.

 

“La Tav si fa risparmiando 2 mld. Ma è la Francia che ha dei dubbi” Intervista a Edoardo Rixi, viceministro leghista ai Trasporti

"La Tav si fa risparmiando 2 mld. Ma è la Francia che ha dei dubbi"

“L’Alta Velocità nel versante italiano va fatta, su quello francese decideranno i francesi. Sul tunnel di valico, ad esempio, devono essere d’accordo gli italiani e i francesi”. Lo afferma ad Affaritaliani.it Edoardo Rixi, viceministro leghista ai Trasporti e alle Infrastrutture parlando della Tav.

Beh, i francesi sono d’accordo nel completare l’opera…
“Mah, io non sono così convinto. Non vedo tutte queste prese di posizione della Francia in questo dibattito”.

Forse il M5S dopo il sì al Tap vorrà bloccare la Tav…
“No, non credo. Però c’è la possibilità e l’opportunità di ristrutturare il percorso, ad esempio in Piemonte, risparmiando quasi due miliardi di euro. Questa è un’opportunità che non vuol dire non fare l’Alta Velocità. Si fa eliminando una serie di opere particolarmente dispendiose che si potranno fare in futuro ma che in questo momento ritarderebbero anche i tempi dell’opera”.

Quando sarà pronta la Tav?

“Non decide l’Italia da sola e la Francia ha detto che la vorrebbe nel 2035. Stiamo parlando di una cosa assolutamente futuribile. Per questo motivo distaccherei dal progetto generale la parte italiana. Stiamo parlando di qualcosa di surreale perché nel 2035 io potrei essere già morto. Una cosa a 15 anni, quasi 20, poi qualche ritardo ci sarà… Avrò 65 anni e se aboliamo del tutto la Fornero riesco anche ad andare in pensione”.

I dubbi della Francia?
“E’ da marzo che hanno scritto al governo italiano per ritardare di cinque anni il tunnel. Incontrerò anche l’ambasciatore francese per capire che cosa vogliono fare. Su questo poi si gioca tutta la partita sulla Tav”.

La decisione del governo quando arriverà?
“Se la facciamo nel 2035 si deciderà nel 2028”.

Ok, ma la valutazione sui costi/benefici?
“Nei prossimi mesi. Però mentre l’Alta Velocità Genova-Milano e il Terzo Valico sono qualcosa da sbloccare nel giro di settimane, massimo mesi, per quanto riguarda la Tav dipende dall’anno in cui la si deve completare”.

Che cosa pensa del pronunciamento del consiglio comunale di Torino contro la Tav?
“Mi ha stupito solo che l’Appendino è nata anche con l’appoggio della Confindustria torinese e quindi bisogna chiarire le posizioni un po’ ambigue che ogni tanto ha la Confindustria Torino. Io accetto i pareri di tutti i consigli comunali democraticamente eletti che mi piacciano o meno, le istituzioni funzionano così. Io non avrei votato no se fossi stato in consiglio comunale, ma è legittimo che votino no. Sono stati eletti, hanno preso i voti… non possiamo pensare che si eliminino i processi democratici se qualcosa non piace”.

TAV, LE IMPRESE IN CAMPO A TORINO: UNA MARCIA CONTRO TUTTI I NO

I sostenitori dell’opera verso “iniziative di lotta”: reagiamo a questo oltraggio al futuro della nostra città
Pubblicato il 30/10/2018
CLAUDIA LUISE
TORINO

C’è rabbia, amarezza, nervosismo per la scelta di andare avanti comunque, nonostante per la prima volta un fronte trasversale e compatto, che va dagli imprenditori ai sindacati ai lavoratori, si sia ritrovato in Consiglio comunale a protestare. C’è rabbia tra chi è convinto che quest’opera sia vitale per tutte le attività produttive della Regione, anzi dell’Italia, e che si è scontrato con il muro eretto dalla maggioranza pentastellata. E allora i presidenti delle undici associazioni d’impresa di Torino e provincia e i sindacati di categoria meditano forme di protesta clamorose: «Presto vi saranno altre iniziative di lotta».  

Una è qualcosa di più che un’idea: una riedizione della marcia dei 40 mila. Ne parlano il leader degli industriali Gallina, quello delle imprese metalmeccaniche Marsiaj. Convergono anche i partiti, dal Pd a Forza Italia.  

Nelle menti di chi lo sta organizzando sarebbe un corteo senza simboli e bandiere: la marcia del sì. Api, Unione Industriale, Amma, Federmeccanica, Ascom, Confesercenti, Confartigianato, Cna, Ance, Aniem Confapi, Compagnia delle opere, Confcooperative, Legacoop, Ordine degli architetti, Camera di commercio di Torino ci lavoreranno nelle prossime settimane.  

I toni sono bollenti: «Quanto approvato dal Consiglio comunale è un oltraggio al futuro della nostra città, delle imprese, dei lavoratori. È un colpo basso per il territorio e per le sue speranze di ripresa». Il presidente di Confindustria Piemonte, Fabio Ravanelli, parla di “pantomima”. «Non subiremo passivamentequest’ipoteca sul futuro del nostro territorio. La Torino che produce è distante dalla città immaginata dai Cinquestelle», dice. «Non vorrei che si facesse pagare al Piemonte il prezzo di altre regioni. Sarebbe un’offesa per un territorio che ha dato tanto, che con il Nord Ovest non può diventare merce di scambio», aggiunge Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom. Dello stesso avviso anche Giancarlo Banchieri: «Non si può ragionare con chi alza muri e lo fa anche con questi toni. È assurdo».

 

«Abbiamo dato un grande esempio di compattezza – aggiunge il presidente dell’Unione Industriale Dario Gallina – ma abbiamo riscontrato una scarsa capacità di ascolto, trovato barriere ideologiche. Noi non indietreggeremo di un metro, sono scelte ineludibili». Mentre il presidente nazionale di Federmeccanica, Alberto Dal Poz, sottolinea come le scelte torinesi condizionano tutta l’Italia. «Oggi non è andata come volevamo», ammettono gli industriali. Ma la giornata ha avuto come effetto quello di ricompattare fronti prima divisi o poco coinvolti, e si chiude con una promessa: «Non staremo a guardare».

 

Torino è un Comune No Tav, approvato in Consiglio l’Ordine del giorno dei Cinque Stelle. Tutto il centrosinistra era stato espulso dall’aula

https://torino.repubblica.it/cronaca/2018/10/29/news/protesta_pro_tav_di_imprese_e_sindacati_momenti_di_tensione_davanti_a_palazzo_civico-210306980/?ref=fbplto

Tensione anche all’esterno, la polizia sbarra l’accesso al Municipio. E gli industriali delusi: “M5s non ha voluto ascoltare le nostre ragioni”

di MARIACHIARA GIACOSA e DIEGO LONGHIN

 

29 ottobre 2018

Torino è un comune No Tav. Con 23 voti favorevoli e 2 contrari il Consiglio comunale ha approvato l’ordine del giorno M5S che esprime contrarietà alla Tav e chiede di sospendere l’opera in attesa dei risultati dell’analisi costi/benefici. “La Giunta comunale è assolutamente favorevole a questo atto” ha detto l’assessore ai Rapporti col Consiglio e all’Ambiente Alberto Unia. “L’atto – ha sottolineato – dice solo che abbiamo bisogno di dati e di sapere se c’è una sostenibilità economica dell’opera”. Al dibattito in aula, e alla votazione finale non ha partecipato la sindaca Chiara Appendino che è in trasferta a Dubai

Il dibattito in consiglio comunale sulla mozione No Tav del Movimento CInque stelle ha avuto momenti di tensione. Il presidente della Sala Rossa Fabio Versaci ha espulso dall’aula tutti gli esponenti del centrosinistra, a partire dal capogruppo Stefano Lo Russo e dall’ex sindaco Piero Fassino  e per farlo ha chiesto anche l’intervento dei vigili urbani. L’espulsione dopo l’esposizione di cartelli a favore della Tav”. “Mi spiace per quanto accaduto – ha detto il presidente del Consiglio comunale Fabio Versaci – ma ci sono delle regole. Io non ho gradito quello che avete fatto”.
Dopo l’espulsione Fassino commenta: “L’assenza della sindaca è una scelta grave e irresponsabile, vuol dire avere una grande coda di paglia”.”Bisogna chiedersi che cosa proporrà agli investitori visto che la sua linea è dire no a tutti gli investimenti”, ha aggiunto Fassino lasciando la Sala Rossa dopo l’espulsione di tutti i consiglieri del centrosinistra.

Questo mentre  momenti di tensione si verificavano anche dinanzi al portone d’ingresso del municipio di Torino, dove oggi il Consiglio comunale discuterà l’ordine del giorno con cui il Comune chiederà al Governo di rinunciare alla costruzione della linea ad alta velocità Torino-Lione. Gli agenti hanno sbarrato l’ingresso creando una barriera tra i No Tav e un nutrito gruppo di manifestanti che invece sono a favore dell’opera. Fra questi il consigliere regionale di Forza Italia Andrea Tronzano. “Speriamo che (il presidente della regione) Chiamparino monitori la situazione e alla fine prevalga il buon senso”, ha detto.

Anche duecento imprenditori e sindacalisti (e hanno aderito anche i vertici nazionali di Confindustria) partecipano al presidio davanti al Comune di Torino. Davanti a Palazzo di Città ci sono i presidenti delle nove associazioni d’impresa – Api, Unione Industriale, Amma, Ascom, Confartigianato, Cna, Confesercenti, Collegio Costruttori, Confapi – che entreranno in Sala Rossa per assistere al dibattito. Presenti anche la Cisl e la Fim. I rappresentanti degli imprenditori hanno incontrato Valentina Sganga, capogruppo del M5S a Palazzo di Città. Ma nulla è cambiato nella posizione dei grillini   “Non rinviamo la votazione”. Dopo quasi un’ora di confronto la posizione del gruppo 5 Stelle non cambia nonostante il pressing dei nove presidenti delle associazioni di categoria dell’industria, commercio e artigianato con in più il numero uno della Camera di Commercio, Vincenzo Ilotte. Nessuna delle proposte, dal ritiro dell’ordine del giorno al rinvio dell’ordine del giorno No Tav per schierare la città tra I Comuni contrari all’alta velocità Torino-Lione. Sotto la finestra di dove si è tenuta la riunione si confrontano a suon di slogan No Tav e Si Tav. Rappresentanti della Cisl, radicali, No Tav. E’ la prima volta che la Tav raggruppa anime e sigle così differenti. “Non hanno voluto sentire le nostre argomentazioni”, sottolinea Dario Gallina presidente dell’Unione industriale. Sul tavolo della sala riunioni il libro dei No Tav. “Questa è una scelta strategica, che vincola la citta’ per decenni. E la sindaca svicola dalle sue responsabilità. Una marcia dei quarantamila? Sarà dei centomila se continua così”, aggiunge a proposito di una manifestazione sull’esempio di quella del 1980 a Torino.
”. Il responsabile dell’Api Corrado Alberto sottolinea che “bisognerebbe tenere in considerazione il sistema produttivo quando fa una richiesta. Noi abbiamo alla fine chiesto di rinviare e di essere ascoltati’. E Giorgio Marsiaj presidente dell’Amma sottolinea che “ci hanno accusato di non essere mai venuti. Ma il nostro interlocutore è la sindaca. Non più tardi dello scorso lunedì ero da lei e mi ha detto che tanto la Tav si fa”. 
I nove vedranno poi i capigruppo degli altri partiti.

Inno di Mameli contro slogan No Tav, “duello” tra manifestanti sotto il Comune

Nelle ultime ore il fronte contro la maggioranza consiliare si era arricchito di altre tre adesioni: i presidenti dei tre ordini professionali – commercialisti (Asvisio), notai (Biino) e avvocati (Malerba) – hanno annunciato una lettera di sostegno alla protesta delle altre categorie produttive. Insomma: tutta la città che lavora e produce contro l’ordine del giorno del Movimento cinque stelle. 

Ma dal ministero arrivano rassicurazioni: “I piemontesi sappiano che la valorizzazione infrastrutturale della Regione è al centro del mandato del Ministro Toninelli e che l’obiettivo del rilancio prescinde da quelli che saranno gli esiti dell’analisi costi-benefici e dalla decisione sul Tav Torino-Lione, decisione che comunque non tarderà ad arrivare”. Lo spiega in una nota il Mit.

L’EU ci impone la rottamazione forzata delle auto Euro3. La bufala dell’inquinamento dei diesel

Abbiamo tristemente scoperto che le auto Euro3 diesel in Italia non potranno più circolare – di fatto solo in Italia -, almeno d’inverno. Poi dal 2020 sarà la volta delle Euro4, dal 2025 le Euro5 e dal 2030 le Euro6. Tutto già scritto. Questo perchè, a fronte di regole EU sull’inquinamento, le polveri sottili in pianura padana sono costantemente sopra i limiti per cui lo stato italiano è stato costretto ad imporre tale severa norma pena pesanti multe.

Ma, appunto, il blocco delle Euro3 diesel servirà a ridurre l’inquinamento nel nord Italia “padano”? La riposta è un rotondo no, lo vedrete fra qualche mese: il motivo risiede in un mix di geografia, di flusso delle correnti e dal fatto che comunque tutti gli inquinanti tendono a concentrarsi in “padania”.

Inoltre pochi sanno che camion, mezzi pubblici e mezzi per ambulanti ed artigiani (…) non saranno toccati dal divieto sulle euro3 diesel, oltre a non toccare nemmeno la grande fonte di inquinamento padano, il riscaldamento civile a gasolio e le grandi centrali che bruciano combustibili fossili, gas escluso. Infatti tale divieto sarà di fatto mirato ai veicoli privati, quelli delle famiglie italiane per intenderci.

In tutto questo vi anticipo dunque che il blocco delle Euro3 diesel, nonostante il gran battage mediatico, non sortirà alcun effetto di rilievo nella limitazione delle polveri sottili nel nord Italia.

Passiamo oltre: anche eliminando tutte la auto private Euro3-4-5-6 diesel l’inquinamento non si ridurrebbe in “padania”. Questo per i motivi sopra citati, se non si tocca la vera fonte delle polvere sottili (inquinamento industriale, riscaldamento a gasolio, camion e mezzi pubblici) il problema non si risolve. Quindi, capite bene, il punto non sta nel ridurre l’inquinamento, si sta invece cercando – senza dirvelo – di obbligare i privati cittadini italiani a cambiare l’auto, ossia a spendere. Visto che la prevalenza di auto straniere in Italia è ormai elevatissima, l’EU sta spingendo affinché di fatto gli italiani comprino – di fatto – auto straniere.

A maggior ragione nei prossimi mesi quando, come già annunciato ufficialmente dal nuovo AD post Marchionne, la FCA chiuderà progressivamente gli stabilimenti italiani per trasferirsi in paesi a minori costi e tasse (della serie, l’Italia è destinata a diventare sempre più povera, stretta tra tasse in perenne salita e spese obbligatorie imposte per via legislativa). Cosa poi serviranno i centri per l’impiego di governativa memoria se mancano le aziende che assumono in Italia qualcuno deve ancora spiegarmelo.

Passo ulteriore: se il motivo dello stop fosse davvero abbattere l’inquinamento allora basterebbe introdurre un apparecchio che già esistente, costo qualche centinaio di euro (circa 400, ma se fosse commercializzato su larga scala il costo scenderebbe a meno della metà) il quale permette di azzerare di fatto le PM10 e circa dimezzare le PM 20. Perchè non si espanda detta tecnologia – ripeto, già commercialmente utilizzata in altri paesi – dipende dal fatto che lo scopo attuale NON è abbattere l’inquinamento ma COSTRINGERE GLI ITALIANI – ed in forma diversa anche gli EUropei – A CONSUMARE. Possibilmente prodotti che l’EU benedice, ossia nel caso le auto del blocco franco-tedesco, che fra poco saranno in gran parte veicoli ibridi e/o elettriciper cui gli stessi avranno di fatto l’esclusiva ossia tutta la linea produttiva in patria.

Capito questo avete capito quasi tutto. Certo, se tale divieto alle euro 3 diesel fosse stato imposto in Germania, nelle forme di quello decretato dalle regioni e dalle provincie nord-italiane, ci sarebbe la rivoluzione. Ma, si sa, la gente in Italia è mediamente più stupida, nel senso che si informa meno e si beve tutto quello che gli si dice.

Passiamo all’auto elettrica, tutto sommato una piccola appendice di quanto sopra esposto. La lotta al diesel non ha infatti nulla a che vedere con la lotta all’inquinamento, basti ricordare che a livello di emissione di CO2 il diesel è di fatto il motore termico che meno ne produce ed anche il più efficiente. Ed i particolati – solo a volerlo – sono facilmente eliminabili, almeno le PM10 (vedasi sopra). Mentre i veicoli elettrici, come dimostrato in altri interventi, inquinano più dei motori termiciper una semplice ragione: l’elettricità continua e continuerà per precisi motivi fisici ad essere prodotta bruciando combustibili fossili (carbone e gas in primis) e dunque all’elettrico resta il solo pregio di spostare il luogo di produzione dell’inquinamento fuori dalla città, a pegno della costruzione di costosissime infrastrutture, da far pagare ai consumatori. Senza considerare che se viene computato anche l’inquinamento derivante dallo smaltimento delle batterie veicolari – oggi non considerato, batterie che durano circa 8 anni, poi bisogna cambiare di fatto l’auto -, oltre alle perdite di elettricità per il trasporto su rete elettrica (che ammontano da bocca di centrale a garage di casa a circa il 10%), l’inquinamento globale dell’elettrico è molto superiore ai diesel attuali, che per altro stanno progressivamente incrementando la loro efficienza termica fino ad essere prossimi al 50%.

Fa piangere pensare che nessuno vi abbia spiegato che nel caso della Pianura Padana anche la totale introduzione di veicoli elettrici continuerebbe a causare inquinamento a Milano per quello stano gioco di correnti e orografia che tende a concentrare tutti gli inquinanti proprio in tale zona anche se bruciati a svariate centinaia di kilometri dalle città. Certo, una soluzione – benedetta per altro dall’EU – ci sarebbe: far produrre l’elettricità che serve da Germania e/o Francia magari col nucleare e trasportarla in Italia….

Ultimo punto, il perchè della lotta senza quartiere al diesel da parte dell’EU negli ultimi 2 anni. Sappiate che quasi in contemporanea allo scandalo dieselgate nel 2015 ci fu l’imposizione per legge da parte dell’IMO, International Maritime Organization, di bruciare nelle grandi navi gasolio a basso contenuto di zolfo, ad oggi si continua a bruciare quello ad alto contenuto di zolfo. La modifica decorre a partire dal 1.1.2020. Ossia, secondo molti esperti da tale data non ci sarà abbastanza gasolio a basso tenore di zolfo per soddisfare tutta la domanda globale. Ecco perchè oggi si deve ridurre il consumo e dunque si sono inventati che i motori diesel sono il diavolo per fare in modo di ridurre la domanda di gasolio. La criminalizzazione del diesel non ha nulla a che fare con l’inquinamento!!!

Il fine vero di tutta la storia è solo farvi pagare di più, obbligandovi a spendere per prodotti che siete obbligati a comprare, voi potete solo scegliere il modello di auto che comprerete.

Ovvero, basta aspettare, a livello socio-economico il giocattolo inevitabilmente è destinato a rompersi: infatti se l’economia non tira, se il mercato è debole, se la crisi non si risolve (soprattutto in Italia) l’unica cosa che voi potrete fare per sottostare a tutte queste regole che vi impongono di spendere i vostri soldi ad esempio per sostituire la vecchia auto Euro3 diesel – magari in presenza di tasse in costante salita per ripagare il debito statale – sarà indebitarvi. Sul fatto che le banche italiane – quelle che vi faranno credito – verranno comprate nei prossimi anni da stranieri non esistono molti dubbi.

Non ve ne siete accorti ma state diventando schiavi del debito detenuto dagli stessi che oggi impongono leggi finalizzate a farvi cambiare l’auto. Che poi sono gli stessi che vi impongono l’austerità. E saranno pure gli stessi che vi presteranno i soldi con le loro banche sul territorio, a strozzo.

Tecnicamente si chiama (neo)colonialismo.

Tutto torna.

Quale sarà l’epilogo per l’Italia – massimo qualche anno – lo capirete da soli.