LA GRANDE VERGOGNA DEL FRANCO FCA: COME LA FRANCIA SFRUTTA LE EX COLONIE (MA IN REALTA’ COLONIE DI FATTO) PER ALIMENTARE LA PROPRIA GRANDEUR E SPOCCHIA.

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https://www.youtube.com/watch?v=0y06KllnJ0g

Il Franco FCA permette alla Francia di mantenere alla catena 13 paesi africani in cui quando un leader cerca di cambiare le cose casualmente cade vittima di “rivolte” che casualmente rimette tutto come “deve essere” per il bene della Francia!

IL GRANDE MAGGIORANZA DEI MIGRANTI NERI CHE ARRIVANO RISCHIANDO LA VITA VENGONO DAI PAESI A DOMINIO FRANCESE!

Della serie la Francia spolpa quei paesi e la miseria che ne deriva la scaricano sull’Italia e ci insultano pure se non ce la teniamo e zitti.

Basta, la verità deve emergere e fortunatamente sta emergendo prepotente.

Speriamo che Mohamed Konarè non riceva una visita di qualche legionario della Legione Straniera francese in borghese! Il tutto senza che l’Unione Europea muova neanche un mignolo:

L’Unione Europea che dopo Maastricht si è trasformata in un comitato d’affari CENTRALIZZATO con cui i paesi che hanno fatto “cartello occulto”, cioè Francia e Germania, con i loro fedeli satelliti Austria, Olanda, Belgio e il paese parassita per eccellenza, che ha portato l’elusione fiscale di massa ai danni degli altri paesi europei a sistema che INGRASSA il microscopico LUSSEMBURGO, un vero parassita che succhia il sangue fiscale degli stati europei e che “casualmente” ha espresso vari presidenti della Commissione Europea, compreso il mitico Juncker ad alto tasso di ottani nel sangue, ma un passato iperliberista:

E Juncker killer d’Europa, su espresso.repubblica.it, 29 ottobre 2018: si parla di migliaia di miliardi sottratti alla fiscalità degli altri stati dell’Unione Europea.

Il Franco FCA è collegato all’Euro e quindi questi sfortunati paesi hanno oltretutto una moneta troppo forte per le loro economie che ne deprime l’economia e lo sviluppo.

La “lezione” che trovate in questo video (onore a Byoblu che fa vera informazione indipendente, vero servizio PUBBLICO, sia sull’Italia che sull’Europa e del resto del mondo) è veramente spettacolare e rompe la cappa di ignoranza imposta dai media occidentali sulla reale situazione dell’Africa.

L’esplosione demografica in corso in Africa impone un cambio di sistema che permetta agli africani di svilupparsi in modo sostenibile e trovare il proprio equilibrio e di diventare un enorme mercato di commercio e consumo che potrebbe risolvere lo sviluppo economico per l’intera Europa per almeno mezzo secolo.

L’alternativa sarà una migrazione biblica di decine se non centinaia di milioni di africani che cercheranno di “invadere” per disperazione l’Europa, magari anche in modo violento, cosa si potrà fare? Sparare alle barche?

Quindi un appello al governo italiano (il primo dopo vari governi con pieno appoggio popolare democratico): la destabilizzazione dell’Africa ha una precisa matrice MONETARIA, esattamente come accade da 20 anni in Europa con l’Euro, e l’Italia DEVE far emergere questo mostruoso sistema coloniale occulto, è un suo preciso interesse.

I cittadini italiani e europei non sanno nulla di quello che succede in Africa, ora devono sapere per salvarsi le “terga” dai disastri apocalittici che si stanno preparando in Africa e che impatteranno direttamente anche sulle nostre vite.

Italia libera, equa, sostenibile, informata, sana e soprattutto sovrana come da art. 1 della nostra splendida Costituzione che siamo riusciti a difendere dall’assalto dei potentati economico/finanziari neoliberisti.

Marco Santero

Libia, sgambetto di Merkel e Macron

http://www.occhidellaguerra.it/libia-francia-e-germania-isolano-l-italia-in-vista-di-palermo/?fbclid=IwAR0rv-Dwuycyz-7jv5yoc8uF71Q5h67Y9nTV1MKKyXOKzkHkhnBlwF0ICOc

Gli occhi della guerra

Mentre a Palermo si ripuliscono le strade dopo il maltempo e la città inizia a prepararsi per diventare, per due giorni, epicentro della politica mediterranea, a Roma proseguono i preparativi di natura prettamente politica. E non mancano certamente le tensioni. A Palazzo Chigi tutto è in fermento, molto più che a Villa Igiea, lo splendido scorcio sul mar Tirreno dove si terrà la conferenza in Sicilia. Il presidente del consiglio ha il suo bel da fare al momento, questo perché non è certo semplice poter unire al meglio tutti i pezzi dell’intricato mosaico inerente la conferenza sulla Libia. Ed il tutto poi, tra le altre cose, mentre il governo affronta alcuni punti ed alcune tematiche interne in grado di creare tensione nella maggioranza. Fonti di palazzo Chigi affermano che al momento ogni occasione è utile per parlare con i principali protagonisti dell’esecutivo della conferenza in Libia. Anche in riunioni fissate per discutere sulla prescrizione o sulla manovra, diventano possibilità per trattare i dettagli del summit siciliano. 

Mercoledì sera, si legge su La Stampa, si è svolto poi un vertice ad hoc sulla conferenza di Palermo. E qui sono arrivate alcune notizie che di certo non permettono sonni tranquilli a quattro giorni dall’apertura dei lavori. Tra tutte, l’annunciato forfait di Emmanuel Macron e quello, molto più clamoroso, di Angela Merkel

La Francia prova ad isolare l’Italia e trascina la Germania 

Che il rappresentante dell’Eliseo difficilmente potesse accettare l’idea di prendere un aereo per Palermo per assistere ad una passerella tra attori libici voluta dall’Italia, è chiaro da diverso tempo. Per Macron, che da quando si è insediato prova in tutti i modi a ritagliarsi sempre più spazio in Libia a scapito di Roma, vedere il fedele generale Haftar stringere la mano ad Al Serrajcon sullo sfondo una bandiera italiana non deve essere certo un qualcosa di facilmente digeribile. E questo sia sotto il profilo politico che, probabilmente, anche personale. Dunque è già da quando il governo ha annunciato date e sede della conferenza che, da Roma, si prende in considerazione l’idea dell’assenza del presidente francese. Mal si digerisce però, specialmente dalle parti della Farnesina, l’azione che lo stesso Macron sta compiendo in questi giorni sul dossier libico. All’Eliseo giovedì pomeriggio arriveranno alcuni rappresentanti di Misurata, mentre è proprio di mercoledì la notizia che la presidenza francese ha invitato a Parigi il presidente tunisino per un bilaterale. La data scelta per questo incontro, manco a dirlo, è quella di lunedì 12 novembre e quindi giorno dell’inizio della conferenza di Palermo. 

Tentativi palesi dunque non solo di portare dalla propria parte attori libici e dei Paesi vicini in vista del summit siciliano, ma anche di creare le condizioni per un ridimensionamento delle presenze a Palermo. Mosse che mirano, in poche parole, ad isolare l’Italia. La conferenza si farà a prescindere e, secondo quanto trapelato da Roma, per il premier Conte è già un successo portare Haftar ed Al Serraj a Palermo. Ma la Francia, proprio per questo, prova a giocare le ultime carte a sua disposizione per evitare che da villa Igiea possa uscir fuori una forte linea filo italiana a discapito di quella filo francese. E Macron, in tal senso, sembra aver trovato una sponda in Europa. Infatti, nonostante l’annuncio della sua presenza è stato tra i primi ad arrivare a Roma, a dare forfait è anche Angela Merkel. La cancelliera tedesca era data, fino a pochi giorni fa, sicura partecipante alla conferenza di Palermo. Dal vertice di mercoledì di Palazzo Chigi emerge invece il contrario. Da Berlino arriverà qualche rappresentante, ma non il capo dell’esecutivo. Francia e Germania, due Paesi europei di un certo peso, “bucheranno” l’appuntamento siciliano lasciando l’Italia isolata nel contesto del vecchio continente. 

Usa e Russia “salvano” la diplomazia italiana

Isolata dunque in Europa, l’Italia certamente ha di che consolarsi. Gli Stati Uniti, sfumato il “sogno” di aver Trump, manderanno comunque un importante interlocutore che dovrebbe rispondere al nome del segretario di Stato Mike Pompeo. La Russia, dal canto suo, conferma l’appoggio all’Italia per l’organizzazione della conferenza. La situazione dal 24 ottobre scorso, da quando cioè Putin ha dato ampie rassicurazioni a Conte durante un incontro al Cremlino, non appare mutata. Da Mosca dovrebbe arrivare il primo ministro, Dmitri Medvedev. L’appoggio di Stati Uniti e Russia appare fondamentale e decisivo per dare un senso all’appuntamento di Palermo. Come già affermato in questi giorni, Washington e Mosca convergono su Roma per i propri reciproci interessi: gli Usa per quanto riguarda la sicurezza e la lotta al terrorismo, la Russia per motivi di natura geostrategica. Proprio il disco verde dato dal Cremlino a fine ottobre, ha anche convinto Haftar ad atterrare in Sicilia lunedì mattina. Dopo alcune incertezze, anche se non c’è ancora ufficialità, il generale avrebbe sciolto definitivamente la riserva dopo un viaggio lampo proprio a Mosca, avvenuto nelle scorse ore. 

La Libia è fondamentale per la sicurezza dell’Italia. 
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Rimasta senza appoggio europeo, l’Italia dunque si affida ad Usa e Russia. Da palazzo Chigi e dalla Farnesina sperano anche in un appoggio pubblico di Trump alla conferenza in risposta alle azioni francesi. Da Roma si fa affidamento anche all’Onu, visto che di fatto le Nazioni Unite hanno rigettato il progetto di Parigi di indire elezioni il prossimo 10 dicembre. In Libia, secondo i piani dell’inviato speciale Salamè, si voterà se tutto va bene nel 2019. E questa linea è anche quella dell’Italia, che punta dunque a sancire tale principio al termine della due giorni palermitana. Difficile dire se l’assenza di Francia e Germania peserà sugli esiti del vertice, di certo però appare palese quello che è l’obiettivo minimo al momento dell’Italia: chiuse le porte di Villa Igiea, dovrà essere essenziale puntare sulle strette di mano tra i principali protagonisti dello scacchiere libico, in modo da uscire con un piano preciso vicino a quello ipotizzato dal palazzo di vetro. E quindi, nell’ordine, assemblea con tutte le tribù libiche, creazione di una vera forza militare riconosciuta da tutti, unione delle varie istituzioni per adesso divise tra est ed ovest, soltanto dopo puntare alle elezioni. Obiettivi che forse non saranno messi nero su bianco a Palermo, ma che dalla Sicilia dovranno apparire, se l’Italia vuol fare bella figura, meno utopistici di adesso. 

Madamin Fassino

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Lo Spiffero

Madamin Fassino

Dicono che… non ci volesse uno Sherlock Holmes per scoprire ciò che molti in città sapevano. Almeno da quando la madamin è assurta alla notorietà delle cronache locali come leader della protesta anti Appendino. Ovvero che la signora Giovanna Giordano Peretti, a capo della task-force rosa di “Sì, Torino va avanti”, è stata una fervente sostenitrice di Piero Fassino. La pagina Fb “Colpa di Chiara Appendino”, fiancheggiatrice della prima cittadina grillina, ha “scovato” il post elettorale in cui la madamin invitava a votare l’allora sindaco uscente del Pd, allungando ombre sulla natura “apartitica” della protesta. Sospetto legittimo, per carità. Eppure basterebbe scorrere l’elenco dei promotori dell’iniziativa per “pizzicare” altri esponenti della cosiddetta società civile che in passato, anche recente, hanno bazzicato la politica: su molti fronti, compreso quello del Movimento 5 stelle.

Commissione Tav, la farsa continua. Di Maio: “Non serve per dire No”

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Lo Spiffero

Il vicepremier getta la maschera e afferma che il destino della Torino-Lione non è vincolato all’esito dell’analisi costi-benefici. Il ministro Toninelli invece ne riafferma il ruolo e Ponti, uno degli esperti, ammette: “Non esiste formalmente”

“Una sola opera entra nel contratto di Governo senza passare per la clausola dell’analisi costi-benefici, ed è la Tav Torino-Lione. Tutte le altre sono sottoposte a un rapporto costi-benefici che sta portando avanti il Ministero delle infrastrutture”. Lo dice Luigi Di Maio, precisando che nella definizione del contratto di Governo “sulle Grandi opere avevamo idee molto spesso opposte” con la Lega. Un’affermazione che aumenta la confusione, già di per sé notevole, sul destino della linea ad Alta velocità. Dichiarazione “ambigua”, come sottolinea il parlamentare Pd Davide Gariglio che invita il vicepremier a chiarire “se intende dire che la Tav si farà comunque, come parrebbe dal tenore letterale della sua frase, oppure che non si farà a prescindere dalle analisi benefici-costi?”, in questo secondo caso mostrando come il “pregiudizio ideologico” prevarrebbe su ogni dato obiettivo.

Eppure del ruolo della commissione incaricata a redigere una valutazione sulla Torino-Lione si è riferito poco prima lo stesso ministero, replicando alla richiesta di accesso agli atti formulata da Gariglio in merito alla procedura di nomina dei tecnici della Struttura tecnica di missione. l controlli della magistratura contabile “non interferiscono “con la sostanza dell’azione degli esperti incaricati dal ministero”. L’analisi, prosegue la nota, è “già in stato avanzato di elaborazione” e “darà frutti che molto presto saranno, in modo trasparente, a disposizione dello scrutinio dell’opinione pubblica”.

 

Per il Mit “siamo di fronte alla normale dinamica che si attiva in presenza dell’obbligo di sottoporre tutte le nomine ministeriali al vaglio della Corte dei Conti”. Non è vero, dunque, che la commissione non si sia mai insediata e che non abbia iniziato il suo lavoro. “Il controllo della magistratura contabile, al pari di altre tipologie di controllo, come ad esempio la promulgazione, integra un atto che è in sé già perfetto e compiuto. E che, superato il controllo, viene validato retroattivamente. Quando si dice, dunque, che un atto di nomina è ancora sottoposto a controllo, non si può affatto sostenere che esso sia privo di una provvisoria efficacia, ma solo che non è stato ancora validato in via definitiva. Sostenere il contrario equivarrebbe assurdamente ad affermare che tutti gli amministratori pubblici, le cui nomine sono al vaglio della Corte dei Conti, stiano agendo da fuorilegge”.

Una tesi, a dire il vero, che trova una parziale smentita nelle parole di Marco Ponti, professore ordinario di Economia applicata al Politecnico di Milano e membro del pool di tecnici ministeriali. Secondo l’esperto ingaggiato da Danilo Toninelli, la commissione per l’analisi costi-benefici delle grandi opere “non esiste formalmente” ma “c’è un gruppo di consulenti: il ministro ha chiamato un gruppo di tecnici e ha chiesto il loro parere e ha promesso che poi sarebbero stati retribuiti”. Non esiste un atto ufficiale, ha spiegato Ponti intervistato da Radio Popolare: “Quella commissione è un gruppo di consulenti della struttura tecnica di missione. Non siamo interni alla struttura tecnica di missione. Per cui non c’è alcun atto ufficiale. Il ministro Toninelli ci ha chiesto di fare queste analisi. Noi siamo tutti esperti del settore e abbiamo risposto: va bene, le facciamo. L’iter burocratico dei nostri contratti è ancora molto lungo per una serie di ragioni”. Ponti ha quindi risposto a Gariglio che ieri aveva sollevato la questione dell’esistenza della commissione: “Quel signore che ha chiamato in causa la questione della commissione è in malafede. Sa benissimo che non esiste una commissione formale, ma un gruppo di consulenti”. “Noi non lo facciamo quindi per soldi”, ha precisato Ponti, spiegando che “lavoriamo via internet, ci scambiamo i dati. Abbiamo fatto una decina di riunioni tra Milano e Roma, ma mai in sede formale perché non abbiamo una sede formale. Siamo un gruppo di studiosi che fa questi studi. Siamo partiti sulla fiducia perché’ ci pare doveroso farlo. Noi facciamo i conti e la politica poi decide”. Un quadro a dir poco bizzarro e preoccupante per la superficialità e il pressapochismo che i vari soggetti coinvolti, a partire dagli esponenti di governo, mostrano nella gestione della vicenda.

Lettera aperta notav a chi abita a Torino, e si chiede cos’è la manifestazione di sabato

Questa lettera è indirizzata a chi abita a Torino, a chi in questi giorni è bombardato da notizie relative al Tav Torino Lione e ha voglia di provare a capire il perché di questa tutta enfasi di alcuni notabili della città per la manifestazione di sabato.

Avrete letto i giornali o visto i Tg, e avrete visto che il consiglio comunale di Torino ha approvato un ordine del giorno che qualifica il comune di Torino come comune notav. Un atto politico che segna un primo vero passo di discontinuità rispetto ai tanti sindaci passati da Torino in questi anni.

Da quel giorno è ripresa la campagna elettorale e i politici di professione della nostra città, hanno deciso di buttarsi a pesce per provare a guadagnare un po’ di nuovo consenso rispetto ai tanti danni fatti in tutti questi anni.

Hanno individuato il Tav come panacea di tutti i mali della città, con il solito modo: prendendo in giro i cittadini! E sapete perché? Perché la linea Torino Lione non risolverà neanche uno dei problemi della nostra città.

Volete davvero credere che un tunnel a più di 50 km da Torino, destinato perlopiù a trasportare merci (che non ci sono!), risveglierebbe l’economia della nostra città?

Sapete quanto influisce il Tav sul traffico in piazza Baldissera o in corso Grosseto? Nulla!

Non vi sembra strano che le categorie di commercianti, industriali, architetti ecc… si trovino d’accordo con il Pd ed altri partiti a marciare insieme rispolverando un “orgoglio” che non abbiamo visto in tutti questi anni passati?

Sì è molto strano! E queste persone non sono semplici torinesi “stufi della situazione” sono gli stessi che ci hanno portato in questa situazione, mangiando il più possibile da Torino, indebitandola e consumandola fino all’osso.

Oggi vedono uno spiraglio per ritornare sulla breccia e lo prendono al volo, usando la vicenda Tav per dare battaglia alla giunta Appendino.

Ci sarebbero mille motivi per manifestare contro questa giunta, che poco ha fatto di diverso rispetto al passato, ma sicuramente non sulla decisione di esprimersi contro il Tav.

Sabato ci sarà una manifestazione che vuole richiamare alla memoria la marcia dei 40.000 della Fiat (esercizio consueto del Sistema Torino…), quando quadri e impiegati furono assoldati per manifestare contro le rivendicazioni operaie e supportare il proprio padrone. Si richiama sempre alla memoria quella marcia ma nessuno spiega poi com’è finita. La Fiat fece quello che voleva del suo personale e della “sua”città, usandoli ad uso e consumo dei propri interessi, arrivando oggi, dopo aver campato del contributo statale per una vita, a scaricare tutto e tutti perché non più utili al progetto.

Come allora, anche sabato i numeri saranno alti, anche perché i giornali li hanno già dati, hanno anche già battezzato la protesta con termini carini e coccolosi.

Ma avete mai visto tutto questo schieramento scendere in piazza quando le nostre scuole cadevano a pezzi, quando le code per una visita aumentavano, quando il lavoro mancava sempre più a tanti?

In tutte queste occasioni avremmo avuto bisogno di vedere tutti questi “amanti di Torino” impegnarsi per far ripartire la città, invece erano sempre occupati a gestire il proprio “ruolo in società”, magari guardando tutti dall’alto della collina torinese.

Essere contro il Tav è atto di puro buonsenso e in Valle di Susa sono quasi trent’anni che ci si oppone perché si è deciso di non accettare più né lo spreco di denaro pubblico né le scelte di chi guadagna sempre sulle disgrazie altrui.

Rappresenta un esercizio semplice che facciamo tutti: in base al denaro che abbiamo facciamo delle scelte di buon senso per arrivare a fine mese, non sprecando i nostri pochi soldi in qualcosa che non ci serve e ci farà indebitare.

Lo state vedendo di come sia diventato pericoloso un temporale per il nostro Paese? E lo sapete perché? Perché gli stessi che oggi parlano della necessità del Tav hanno favorito, in tutti questi anni, la costruzione di opere inutili a discapito di tutte quelle piccole e tante opere utili a tutti come la messa in sicurezza del territorio e tanti altri interventi di manutenzione che darebbero sicurezza e lavoro al nostro Paese.

Il Tav non porterà nessun beneficio a nessun torinese, mentre non fare il Tav e usare quei soldi per cose utili invece sarà positivo per tutti, da Barriera di Milano a Piazza Castello.

Il nostro movimento ha prodotto tantissimi studi in merito e potete vederli sui nostri siti perché non fanno mai notizia, ma v’invitiamo a farlo, perchè ci capireste di più.

Non so quante volte abbiamo manifestato in questi anni con numeri incredibili ma siamo sempre rimasti quattro gatti per i giornali, che invece vedrete che sabato sapranno moltiplicare ogni persona presente per tre.

Essere notav è un investimento per il futuro di tutti e tutti, lo abbiamo dimostrato più volte e lo dimostreremo fermando quest’opera inutile e dannosa.

Lele Rizzo, notav

http://www.notav.info/post/lettera-aperta-notav-a-chi-abita-a-torino-e-si-chiede-cose-la-manifestazione-di-sabato/

Analisi del Controsservatorio Valsusa

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Notizie dal Controsservatorio Valsusa

Newsletter  del 09 Novembre 2018


Una crociata fondamentalista a Torino

Ha preso il via in queste settimane a Torino una campagna “SI TAV” di grandi dimensioni e per certi versi inedita. I promotori hanno un duplice obiettivo: sbloccare una situazione di stallo per aprire in fretta cantieri e sbarazzarsi nel contempo di un’amministrazione comunale scomoda e considerata un ostacolo da rimuovere al più presto.

Tralasciando in questa sede il secondo aspetto ci soffermiamo sul primo per fornire documentazione e chiavi di lettura di un quadro che a qualcuno può apparire confuso.

7schede

Cominciamo col proporre 7 schede che riassumono in pochi grafici le principali ragioni di chi si oppone alla realizzazione delle nuova linea comunemente conosciuta come Torino-Lione. Le schede sono curate dalla Commissione Tecnica che ha il compito di fornire il supporto alle amministrazioni locali sul tema specifico.

 

 

La nuova campagna SI TAV è inedita non certo per il cronico rifiuto al confronto nel merito e per le fantasiose ragioni da sempre addotte circa la necessità di una nuova linea ferroviaria: un progetto nato quasi trent’anni fa per portare velocemente passeggeri da Lisbona a Kiev e ridotto via via fino a prevedere oggi il trasporto di merci a media velocità tra Susa e Saint Jean de Maurienne.

Il dato nuovo è però l’ampiezza e la forza del fronte che scende oggi direttamente in campo per una manifestazione annunciata per sabato 10 novembre a Torino evocando quella marcia dei 40.000 di 38 anni fa tanto cara a chi allora ne aveva tratto benefici cancellando diritti e lavoro.

C’è ovviamente il consueto schieramento di partiti di diverso colore che sostengono (ricambiati) le grandi lobbies più direttamente interessate “a prescindere” alla realizzazione della grande opera. Ma il fronte che lancia oggi una nuova crociata fondamentalista comprende anche associazioni impreditoriali, ordini professionali, sindacati confederali di categorie in cui, nella migliore delle ipotesi, prevale l’ingenuità di fronte a fantasiose quanto immaginarie prospettive di lavoro nei cantieri. All’elenco si aggiungono realtà minori e sigle pressochè sconosciute.

E’ interessaSigle sitavnte uno sguardo ai contenuti e alle firme dellappello che invita alla partecipazione alla manifestazione di sabato.

E per rendere meglio l’idea delle pressioni esercitate è utile, a puro titolo di esempio, anche uno sguardo a un messaggio inviato da ASCOM Torino ai singoli aderenti: una sorta di chiamata porta a porta in cui è esplicito l’invito “a partecipare con la tua impresa alla mobilitazione“.

A tutto ciò si aggiunge il panorama desolante dei due organi di informazione (di parte) più lettiLaStampasitav nel capoluogo sabaudo che non disdegnano di promuovere in prima persona la manifestazione dando amplissimo spazio ai promotori del fronte si-tav, amplificandone la visibilità e oscurando le ragioni di chi si dissocia e propone da decenni, inascoltato, un confronto nel merito, sui numeri e su dati oggettivi a cui sia estraneo ogni approccio di carattere ideologico.

Ecco ad esempio un’analisi proposta giorni fa da un militante notav bene informato che si firma con nome e cognome ma che avrebbe ben poche speranze di trovare spazio nei quotidiani che tirano la volata al fronte SI TAV.

La voglia di esserci è figlia della voglia di futuro” commenta invece La Stampa dando la parola ad anonimi under 40 che promettono di essere in piazza “per difendere il nostro futuro da chi vuole la decrescita“. Gli fa eco Repubblica che mette in guardia: “se rinuncia alla Tav Torino-Lione l’Italia deve restituire alla Ue 500 milioni“.

 

Succede insomma ancora una volta che per dare più forza a ragioni pubblicamente dichiarate che devono apparire inconsistenti e poco credibili agli stessi che se ne fanno portatori si sprcomestannolecoseecano oggi le bufale e gli allarmi su presunti (e falsi) avanzamenti dei lavori sul lato francese, su presunte (e false) penali da pagare in caso di rinuncia, su presunti (e falsi) obblighi nei confronti dell’Europa che esigerebbe restituzioni di finanziamenti mai erogati. Per chi fosse tentato di dare qualche credito alle fake news proponiamo un riepilogo che mette i puntini sulle “i”.

Chiari insomma rimangono solo i vecchi slogan (non possiamo fermare il progresso) e le vecchie prospettive apocalittiche evocate (senza il tunnel il paese sarà sempre più isolato dall’Europa) a cui si aggiungono di tanto in tanto nuove forti argomentazioni:Gli ipovedenti dicono sì alla Tav: Cerchiamo di non imboccare un vicolo cieco titola una testata  incurante di ogni senso del ridicolo e irrispettosa nei confronti degli ipovedenti che tira in ballo suggerendo loro che potrebbero arrivare più in fretta a curarsi a Lione presso strutture specializzate. Ma tant’è.

 

E’ un quadro desolante e preoccupante al tempo stesso, non solo in riferimento al (ex)TAV (ex)Torino-Lione ma più in generale per il diffondersi di una progressiva perdita di capacità di analisi critica sostituita troppo spesso da una fede cieca senza se e senza ma: una vera e propria religione che per diffondersi punta ancora una volta sulle crociate per conquistare nuovi fedeli e sconfiggere gli infedeli.

Il Controsservatorio Valsusa non ama le crociate e sostiene chi già si attrezza per rispondere ai tentativi di annullare 30 anni di storia di una valle orgogliosa di stare dalla parte della ragione: lo farà il prossimo 8 dicembre scendendo ancora una volta in piazza portando le solite vecchie, buone ragioni.

E questa volta sarà a Torino.