Bruxelles si è mossa solo quando il contagio ha coinvolto Francia e Germania

https://www.lastampa.it/rubriche/secondo-me/2020/03/17/news/bruxelles-si-e-mossa-solo-quando-il-contagio-ha-coinvolto-francia-e-germania-1.38603276?fbclid=IwAR0a6bOiT70jypV-wa1Jdhi8d6zXD92hDJ2ZX_wXxujykphHgkSpsl4x8dQ

Secondo me

Bruxelles si è mossa solo quando il contagio ha coinvolto Francia e Germania

Egregio Baroni, 
l’immagine dell’Europa è sconcertante, anche in occasione dell’emergenza virus: non ci sono direttive condivise, ognuno si regola come crede; c’è chi finge che il problema non esista e chi, come noi, lo vive e lo presenta al mondo come un dramma e tutto questo in presenza di una istituzione, l’”Europa”, che in ipotesi dovrebbe definire una politica e delle strategie comuni. Ancora una volta questa Istituzione manca clamorosamente l’appuntamento, brillando per la sua assenza e  per sottrarsi ancora  a quel ruolo, che solo, ne giustifica l’esistenza.  Nel contempo assistiamo impotenti e, un po’ invidiosi, al mega finanziamento della Germania, alle sue imprese, per contrastare gli effetti della crisi che  sta arrivando come conseguenza della diffusione del virus. La Germania se lo può permettere perchè negli anni passati ha violato sistematicamente le regole europee che vietavano il surplus commerciale, ovviamente, nell’indifferenza generale. L’Unione europea non aveva tempo di occuparsi del surplus tedesco impegnata, come era ed è, ad occuparsi del debito greco e di quello italiano. La storia non cambia se parliamo di immigrazione in particolare di quella proveniente dall’oriente, diretta prevalentemente verso la Germania: dalla Siria in primis, per fermare la quale  l’Unione Europea ha pagato 6 miliardi al dittatore turco. Per quanto riguarda invece i migranti provenienti dall’Africa, il problema è solo italiano avendo l’Europa, con il trattato di Dublino, stabilito che i migranti sono del Paese di approdo. I nostri governanti oltre ad approvare il Trattato, senza battere ciglio, non sono riusciti a farlo modificare. Quando le banche tedesche e francesi erano esposte verso la Grecia subito l’Europa (si scrive Europa ma si legge  Germania) ha approvato il fondo salva Stati, cioè salva banche tedesche e francesi. Poco dopo l’Europa ha approvato un provvedimento: il cosidetto “ bail in” secondo cui  le banche si salvano da sole e guarda caso proprio allora, sono arrivate le crisi delle banche italiane, ma avevamo le mani legate da quel provvedimento che un Governo improvvido aveva subito recepito. Quando l’America ha deciso unilateralmente le sanzioni alla Russia, minacciandoci se non ci fossimo adeguati, causando un danno rilevante alle nostre imprese: la Germania è andata avanti con un accordo su un gasdotto come nulla fosse. L’Europa è questa! Dobbiamo solo prenderne atto e trarne le conseguenze, non credo sia riformabile.
Pietro Balugani

Caro Balugani,

ha ragione l’Europa sinora non s’è vista. Come del resto la Bce, che sino all’altra settimana è rimasta ferma, salvo far danni quando il suo presidente ha preso la parola. Solo adesso che il contagio si è allargato a Spagna, Francia e soprattutto Germania i capi di Stato iniziano ad aprire gli occhi e quindi anche a Bruxelles si muove qualcosa. Però non sono d’accordo con lei: non credo che l’Europa non sia riformabile, tutt’altro: va riformata, semmai va riscostruita ed anche questi episodi, drammatici e violenti, come questa epidemia con la sua scia di morti, ci devono insegnare qualcosa. Quanto a quello che lei definisce il megafinanziamento varato dalla Germania occorre chiarirsi: non si tratta di 550 miliardi a fondo perduto ma di garanzie che assicurano a famiglie e imprese 550 miliardi di liquidità. Per fare un paragone la manovra varata ieri dal governo, che impegna 25 miliardi di euro, di miliardi ne mobilita o assicura 350. Fatte le debite proporzioni (il Pil tedesco è il doppio del nostro) noi stiamo facendo meglio.

Coronavirus, mezzo milione di tamponi da un’azienda di Brescia agli Stati Uniti

https://www.repubblica.it/cronaca/2020/03/19/news/coronavirus_tamponi_da_brescia_a_stati_uniti-251735473/?fbclid=IwAR1ib69C3d4KPLhmFeaqH4R7XxOTRhFQ7oOqIsCcB24h1ljjFZFHFa3O-44

Coronavirus, mezzo milione di tamponi da un'azienda di Brescia agli Stati Uniti

(eikon)

Prodotti nell’area focolaio dell’epidemia in Italia, sarebbero bastati per le esigenze di tutto il Nord. I kit diagnostici sono stati invece venduti agli Usa e trasferiti con un aereo militare. L’azienda: tutto regolare, non c’è carenza. Qualcuno nel nostro Paese lo sapeva?

di GIANLUCA DI FEO

 

19 marzo 2020

 Il mondo intero dice che è una guerra. E per la prima volta nella Storia sembra essere di tutti contro tutti, senza più alleanze. Ogni nazione pensa per sé, usando ogni mezzo per garantirsi le armi vincenti contro il virus: tamponi, mascherine, respiratori. Così gli Stati Uniti sono riusciti a comprare mezzo milione di kit per individuare il contagio a Brescia. E li hanno trasferiti a Memphis con un aereo militare.

Mercoledì l’America ha festeggiato per l’arrivo di un carico di tamponi, appunto mezzo milione di pezzi. Una scorta impressionante: nel nostro Paese dall’inizio dell’epidemia ne sono stati fatti poco più di 100 mila. Ma quella provvista sbarcata negli Usa proveniva dalla base americana di Aviano, poco distante da Pordenone. Sì, in Italia c’era una colossale riserva di test diagnostici, disponibile a poche decine di chilometri dall’epicentro del Covid-19: strumenti che le nostre regioni cercano in tutti i modi per arginare la diffusione del morbo ma che non riescono a trovare.

 

L’annuncio della spedizione transatlantica è stato fatto su Istagram, assieme alla foto della stiva di un quadrireattore C-17 Globemaster dell’Air Force colma di contenitori con i kit. Poi il post è stato rimosso. Ma la notizia ha trovato conferma ufficiale nelle parole del portavoce del Pentagono, Jonathan Hoffman. “Ci sono elementi multipli per fare il test – ha spiegato il generale Paul Friedrichs, del comando medico centrale – I primi sono i tamponi che servono a raccogliere i campioni dalle persone, poi c’è il liquido dove svilupparli. Questo è ciò che abbiamo portato dall’Italia”. Il generale ha detto che i materiali vengono prodotti negli Usa e all’estero, senza precisare dove fossero stati reperiti. E ha aggiunto: “Questo è un grande esempio di come le nazioni lavorino insieme per assicurare che venga data risposta alle domande globali”.

E il mezzo milione di test è stato prodotto proprio in Italia. Da un’azienda di Brescia, la città che in queste ore è in prima linea nella battaglia contro il morbo: la Copan Diagnostics. Lo conferma a Repubblica l’ambasciatore Lewis Einsenberg: “Siamo lieti che l’azienda italiana Copan Diagnostics continui a produrre tamponi per i test del Covid-19 in quantità sufficienti per soddisfare le richieste in Italia e le vendite all’estero. Il settore privato italiano contribuisce a salvare vite nel mondo. Mi congratulo per questo sforzo”. E precisa: “Gli Stati Uniti continueranno ad acquistare questi tamponi da aziende italiane secondo le proprie necessità. Gli Stati Uniti e l’Italia continuano a lavorare insieme in strettissima collaborazione”.

La notizia appare sorprendente. Una ditta lombarda aveva a disposizione una quantità di tamponi sufficiente per i bisogni di tutto il Nord ed invece è stata venduta oltre Oceano. Ci hanno battuto sul prezzo? Circolano diverse informazioni sulle iniziative del governo americano per rifornirsi di mezzi contro il Covid-19. La Casa Bianca, ad esempio, avrebbe offerto somme altissime per ottenere l’esclusiva del vaccino sperimentato dai laboratori tedeschi CureVac: un’operazione bloccata dall’intervento di Berlino a cui è seguito quello dell’Unione Europea che ha stanziato 80 milioni per impedire la fuga del brevetto. In queste ore, ci sono aste mondiali per acquistare a prezzi crescenti anche stock di mascherine e respiratori: una sfida economica, in cui vince il più forte. Come in guerra. Ma senza più alleanze che tengano.

All’inizio si era pensato che i tamponi venissero dalle basi militari americane. Ad Aviano esiste un grande deposito di materiali medici, accumulati in vista di un conflitto. E’ il Medical War Reserve Materiel del 31mo stormo statunitense: un video dello scorso dicembre mostra un gigantesco hangar zeppo di componenti per ospedali da campo, strumentazione diagnostica e medicinali. Tutti pronti per essere imbarcati sugli aerei e arrivare ovunque in poche ore. Un’altra scorta dovrebbe trovarsi a Camp Darby, alle porte di Livorno, il più grande arsenale dislocato fuori dagli States. Entrambi i magazzini strategici nei documenti del Pentagono vengono indicati, seppur nell’ultimo punto delle priorità, come utilizzabili per “le nazioni ospiti”. Ossia l’Italia. Ma nulla è stato messo a disposizione del nostro Paese. Citando Winston Churchill, nel suo libro il leggendario generale Jim Mattis, ex capo del Pentagono, ha scritto: “C’è una sola cosa peggiore che combattere assieme agli alleati, combattere senza alleati”. Era una critica alla politica estera di Donald Trump. Un monito che vale anche nella guerra contro il virus.

La realtà però è diversa. I tamponi erano pronti a Brescia, nel cuore dell’epidemia, dove medici e infermieri lottano per bloccare il morbo prima che travolga Milano, dove ogni giorno migliaia di persone rischiano il contagio. Il nostro governo ne era informato?

La Copan Diagnostics replica che “tutto è avvenuto alla luce del sole. Non dovevamo avvertire le autorità italiane: sono prodotti in libera vendita. E noi siamo un’azienda leader che esporta in tutto il mondo. Non c’è carenza di tamponi: nelle scorse settimane in Italia ne abbiamo venduti più di un milione e possiamo soddisfare tutte le richieste. Il problema non sono i kit, ma i laboratori per analizzarli”. E precisa: “Quello stock non è stato acquistato dal governo statunitense, ma da società private e distributori americani. Lo hanno trasportato con un volo militare soltanto perché non c’erano aerei commerciali disponibili”.
 
I siti web che tracciano il traffico nei cieli hanno accertato che il jet dei tamponi è decollato da Aviano lunedì 16 marzo nel primo pomeriggio. In quel momento in Italia erano censiti quasi 30 mila casi e 2.158 morti. Negli Stati Uniti i decessi erano solo 86 e i positivi 4.500.

Coronavirus, è boom di contagi: 11mila in Spagna, 8mila in Germania. Usa: “Pensiamo di inviare contanti direttamente ai cittadini”. Regno Unito: “20mila morti nel Paese sarebbe un buon risultato”

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Coronavirus, è boom di contagi: 11mila in Spagna, 8mila in Germania. Usa: “Pensiamo di inviare contanti direttamente ai cittadini”. Regno Unito: “20mila morti nel Paese sarebbe un buon risultato”

Francia stanzia 45 miliardi per imprese e lavoratori. Germania: “Bisogna raddoppiare i posti in terapia intensiva”. Volkswagen ferma produzione. Polonia, tranne premier e un ministro governo in quarantena. Il Belgio vara la stretta, mentre il premier olandese segue teoria dell’immunità di gregge. Due membri contagiati dell’Oms che insiste: “Gli ospedali proteggano gli operatori sanitari”

 
Croce Rossa cinese: “Misure non abbastanza severe, va chiuso tutto. Non c’è scelta di fronte a vita”

Mentre il numero dei contagi continua a salire in tutta Europa, con Spagna e Germania che, dopo l’Italia, fanno registrare i numeri più alti con rispettivamente 11mila e 8mila casi, anche il governo della Gran Bretagna si arrende all’evidenza e, con 2mila persone infette, dichiara “guerra” al coronavirus. Londra raccomanda di evitare i viaggi all’estero per 30 giorni. La regina Elisabetta, 94 anni fra un mese, si isola da giovedì fino a dopo Pasqua nel castello di Windsor. E il consigliere scientifico del premier Boris Johnsonsir Patrick Vallance, mentre il numero delle vittime sale a 67, ha detto che le autorità ritengono “ragionevole” stimare che 55mila persone abbiano già contratto il virus e valuterebbero come “un buon risultato limitare il numero di morti a 20mila” nel Paese alla fine della pandemia. Proprio il premier britannico sottolinea che per provare a frenare il contagio occorrono ormai misure “senza precedenti dalla Seconda Guerra Mondiale” e agire “come un governo di guerra” anche sul fronte economico. “Io ho usato il sistema sanitario italiano, è eccellente, il problema non è il lsistema sanitario, bensì il numero dei pazienti”.

L’Olanda punta sull’immunità di gregge: l’ipotesi annunciata dal premier Mark Rutte ha già registrato reazioni polemiche, anche se da domenica sono stati chiusi bar, ristoranti, bordelli e coffee shop dove si fuma cannabis. Mentre il Belgio ha varato la stretta. La Spagna è il Paese che più convintamente sta seguendo il modello Italia, da ieri sera anche il presidente francese Emmanuel Macron, che pure domenica aveva permesso lo svolgimento delle elezioni amministrative, ha deciso di ricorrere alle maniere forti, invitando tutti a restare a casa se non per necessità urgenti e sospendendo il secondo turno della consultazione, in un discorso in cui ha ripetuto più volte che la Francia è “in guerra”. Il Portogallo ha decretato lo stato di calamità e ha ordinato l’isolamento sanitario del comune di Ovar, centro di circa 30mila abitanti. Si registra la prima vittima del coronavirus in Turchia.

Dall’altra parte dell’Oceano, anche gli Stati Uniti, con 5mila casi e 100 morti, si apprestano a combattere il coronavirus sia dal punto di vista economico che sanitario. Durante un briefing alla Casa Bianca con la task force creata ad hoc, Donald Trump ha ammorbidito le sue posizioni sulle conseguenze economiche della pandemia: dopo aver detto, lunedì, che gli Usa rischieranno la recessione, oggi ha comunque specificato che l’economia si riprenderà rapidamente. La Casa Bianca, secondo la Cnn, sta valutando un piano da 1.000 miliardi di dollari a sostegno dell’economia. Intanto è stato autorizzato il rinvio per 90 giorni di 300 miliardi di dollari di pagamento delle tasse, secondo quanto detto dal segretario al Tesoro Usa, Steven Mnuchin. Che poi si è soffermato sulla situazione delle compagnie aeree, sostenendo che questa crisi, per loro, è peggio dell’11 settembre. Il segretario del Tesoro ha inoltre annunciato che il governo federale sta valutando l’invio di contanti direttamente ai cittadini, come forma di stimolo all’economia: “Pensiamo di inviare immediatamente gli assegni agli americani”, ha detto spiegando che con il termine “immediatamente” si intendono le prossime due settimane. Il sindaco di New York, Bill de Blasio, ha detto questa sera che i residenti della città dovrebbero “essere preparati alla possibilità di un ordine di restare in casa entro pochi giorni“. In Texas un giudice ha ordinato la sospensione di una condanna a morte perché la procedura richiede la presenza di troppe persone allo stesso tempo e quindi può esserci il rischio di un contagio.

L’Oms comunica che due membri del suo staff sono risultati positivi e chiede ai paesi europei di prendere misure “più audaci” per bloccare la diffusione del contagio. E sottolinea anche che “le strutture sanitarie devono disporre delle attrezzature necessarie per prendersi cura delle persone gravemente colpite e per proteggere gli operatori sanitari dall’esposizione”. Intanto, con la notifica di Estonia e Norvegia sale a 9 il numero di Paesi dell’area Schengen che ha notificato a Bruxelles la decisione di reintrodurre i controlli alle frontiere interne. I due Stati vanno così ad aggiungersi ad Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Danimarca, Polonia, Lituania, Germania e Svizzera. Non sono invece arrivate le notifiche di Francia e Spagna.

Spagna – La Spagna – che ha cominciato la distribuzione di un milione di mascherine – supera la Corea del Sud per numero di contagi ed è quarta al mondo dietro Cina, Italia e Iran: i casi accertati sono aumentati ancora, arrivando a 11mila, con un incremento di 2mila in un giorno. Almeno 19 anziani ricoverati in una casa di riposo di Madrid sono morti per coronavirus, secondo quanto riferisce il sito del quotidiano El Pais. “Ma altre persone probabilmente moriranno”, ha aggiunto una fonte sanitaria parlando con il giornale. Il governo ha annunciato un piano per mobilitare 200 miliardi di euro per fare fronte alle conseguenze della crisi economica provocata dall’epidemia.

Francia – In Francia – che ha annunciato l’invio di un milione di mascherine in Italia – si contano 7.730 casi gravi confermati con test, 1.097 contagi in più nelle ultime 24 ore. Lo ha annunciato il direttore generale della Sanità, Jerome Salomon, aggiungendo che i decessi sono passati a 175, con un aumento di 27 rispetto a ieri. I ricoverati in ospedale sono 2.579, 5.000 i guariti o rientrati a casa, 699 i casi gravi in rianimazione. Fra i 175 decessi, ha precisato Salomon, il 7% riguarda persone di meno di 65 anni. Ad annunciare un maxi stanziamento per imprese e lavoratori è stato il ministro dell’Economia Bruno Le Maire che, parlando alla radio Rtl, ha aggiunto che il governo stima un calo dell’1% del pil nel 2020 e si è detto pronto a ricorrere a “tutti i mezzi” compresa la nazionalizzazione. Il ministro della Salute Olivier Véran ha confermato che sono state adottate “le stesse misure di contenimento in vigore in Italia e Spagna“, anche se alcuni provvedimenti variano marginalmente, ad esempio sul tipo di esercizi commerciali che possono restare aperti”.

E come è successo in Italia con la fuga da Nord a Sud, anche a Parigi – scrive Bfmtv – i francesi affollano le stazioni dei treni per lasciare la capitale. Il ministro dell’Interno, Christophe Castaner ha sottolineato che la Francia ha adottato “le misure di confinamento più rigide in Europa” e che da questo momento sono “vietate le attività collettive”. Castaner ha poi confermato il dispiegamento di 100mila poliziotti per controllare gli spostamenti. Lunghe code si sono formate stamattina davanti ai supermercati, ai negozi di alimentari e alle farmacie, prima che scattasse l’ora della serrata. Le cronache da Parigi riferiscono di autobus e metropolitane semivuoti, ma di numerose persone ancora in circolazione nelle strade, prima di mezzogiorno. In mattinata fra i 50 e i 100 detenuti del carcere di Grasse, nel sud, hanno protestato oggi contro il blocco dei colloqui in parlatorio con i familiari per ostacolare. In breve la protesta è rientrata.

Germania – 8mila contagi, 2mila in 24 ore, e 22 vittime. In Germania Volkswagen è pronta a sospendere la produzione in molte fabbriche nel Paese e in Europa e la città di Berlino sta progettando un ospedale da 1.000 posti-letto solo per curare i pazienti che saranno contagiati da Covid 19. In mattinata il presidente del Robert Koch Institut tedesco, Lothar Wielerha dichiarato che “i posti in terapia intensiva vanno raddoppiati” (attualmente ne ha 28mila, ndr) e che “le misure adottate per il contenimento in Germania vanno rispettate altrimenti nel giro di pochi mesi milioni di persone saranno contagiate. La pandemia stando alle nostre valutazioni – ha aggiunto -, potrà durare due anni. Ovviamente tanto più presto arriverà il vaccino tanto meglio è. Bisogna capire se protegga effettivamente contro la malattia e se è sicuro sul fronte di altri possibili effetti collaterali”, ha concluso.

Regno Unito – Il Foreign Office raccomanda da oggi a tutti i cittadini britannici di evitare qualunque viaggio all’estero, se non per ragioni essenziali. L’indicazione vale per 30 giorni, ma è prorogabile, ha precisato alla Camera dei Comuni il ministro degli Esteri, Dominic Raab. La Chiesa anglicana sospende le liturgie ma il padre 79enne del premier Boris Johnson, nonostante l’emergenza, ignorerà le misure delineate dal figlio per arginare il contagio e continuerà ad andare al pub. Intanto, i contagi sono arrivati quasi a 2mila: 1.950, rispetto ai 1.543 riscontrati ieri. Il governo ha anche annunciato un pacchetto finanziario “senza precedenti” da 330 miliardi di sterline per l’emergenza coronavirus.

Svizzera – 2.269 casi confermati, secondo il bilancio dell’Ufficio federale svizzero della sanità pubblica (Ufsp). I decessi, stando ai dati dell’agenzia Keystone-ATS sono saliti a 25. “La popolazione deve assolutamente seguire le indicazioni delle autorità. Non possiamo stoppare il virus, ma proteggere le persone a rischio”, ha detto Daniel Koch, capo della divisione Malattie trasmissibili dell’Ufsp in una conferenza stampa oggi a Berna. “Se non si rispettassero i provvedimenti emanati dal Consiglio federale, i nostri ospedali potrebbero essere sommersi da pazienti. Siamo solo all’inizio della propagazione”, ha aggiunto Koch. Chiunque non rispetti i divieti imposti ieri dal governo, rischia una sanzione penale fino a tre anni di reclusione. Le varie polizia cantonali sono già all’opera per far rispettare i divieti. Sanzioni sono previste per chi – fino al 19 di aprile – non rispetta il divieto di manifestazioni o la chiusura degli esercizi pubblici, come bar e discoteche, ma anche palestre o parrucchieri. Negli spacci di generi alimentari, come nelle stazioni di servizio, vanno rispettate invece le prescrizioni dell’Ufficio federale della sanità pubblica riguardanti le norme igieniche e la distanza tra gli utenti.

Belgio – Cinque persone sono morte ieri facendo raddoppiare il numero dei decessi nelle ultime 24 ore: adesso sono 10 i morti. Il centro di crisi nazionale ha già segnalato 172 nuove infezioni ieri mattina. La compagnia aerea Brussels Airlines sospende tutti i voli per un mese, dal 21 marzo al 19 aprile incluso. Da domani alle 12 e fino al 5 aprile la popolazione – secondo quanto riferiscono i media locali – potrà uscire di casa solo per urgenze, per fare la spesa, andare in farmacia, in banca, alla posta o per fare il pieno. Le attività all’aria aperta saranno consentite ma bisognerà osservare una distanza di un metro e mezzo uno dall’altro. Vietati gli assembramenti. Le forze dell’ordine vigileranno affinché queste disposizioni vengano rispettate.

Olanda – Diciannove morti e 292 contagi nelle ultime 24 ore. Il totale dei positivi arriva a 1.705, 389 dei quali lavorano in ambito sanitario. Con i 19 nuovi decessi, mai così tanti in un solo giorno dall’inizio dell’epidemia, il totale delle vittime sale a 43, tutte fra i 63 e i 94 anni. Nei giorni scorsi si era parlato del decesso di una persona di 59 anni, ma, precisano le autorità competenti, la sua età era stata mal segnalata a causa di un errore amministrativo. I pazienti che sono stati ricoverati sono 314. La regione più colpita resta quella del Brabante Settentrionale, con 634 persone positive.

Grecia – Atene introduce misure nei sovraffollati campi migranti delle isole dell’Egeo. Tutti i nuovi arrivati vengono accuratamente visitati mentre le strutture saranno regolarmente disinfettate. Per i casi sospetti, saranno create sezioni isolate. Sono stati sospesi i corsi scolastici organizzati per i bambini, così come ogni attività di sport organizzata e il cibo viene distribuito per piccoli gruppi. Le visite nei campi verranno sospese per due settimane. Il numero totale dei migranti presenti nei centri di accoglienza delle isole dell’Egeo è di 42.500, oltre 7 volte la capacità dei campi, complessivamente pensati per accogliere 6mila persone.

Iran – Altre 135 persone sono morte nelle ultime 24 ore. In tutto sono 988 le vittime nella Repubblica Islamica. I casi confermati di infezione sono 16.169. La tv di Stato ha rivolto un durissimo monito alla popolazione, spiegando che il coronavirus potrebbe provocare “milioni” di morti se la popolazione non dovesse rispettare diligentemente le disposizioni delle autorità sanitarie. Al momento l’Iran è il Paese del Medio Oriente più colpito con quasi mille morti e oltre 16mila casi confermati. In questi giorni le autorità hanno intensificato i controlli per scoraggiare gli iraniani che intendono mettersi in viaggio per le festività del Capodanno persiano, il 21 marzo.

Cina – I morti sono stati 13, di cui 12 nella provincia dell’Hubei – di cui Wuhan è capoluogo – e uno in quella di Shaanxi. Tra i casi mortali, nove sono stati rilevati a Pechino, tre a Shanghai e nel Guangdong, e uno nelle province di Zhejiang, Shandong, Guangxi, Yunnan e Shannxi. I contagi di ritorno sono così saliti a 143. Il primo gruppo di personale sanitario di 3.675 unità, tra medici e infermieri, sta facendo rientro a casa dopo aver lavorato nell’Hubei. A Wuhan, focolaio dell’epidemia, è operativa da oggi la quarantena obbligatoria di 14 giorni e a proprie spese per tutti gli arrivi dall’estero. Le autorità di Wuhan hanno deciso di far riprendere gradualmente la registrazione dei matrimoni.

Finlandia – Dichiarato lo Stato di emergenza: scuole chiuse. La premier Sanna Marin ha annunciato che oggi il governo approverà formalmente un piano in 19 punti che permetterà anche la chiusura immediata dei confini se sarà necessario, con l’esclusione dei cittadini finlandesi che rientreranno nel Paese – come il governo chiede loro di fare – e per merci e forniture sanitarie. La chiusura delle scuole è prevista da domani fino al 13 aprile, ma la misura non prevede gli asili anche se Marin ha esortato le famiglie a tenere, se possibile, i bambini a casa. Chiusi anche musei, biblioteche, teatri e centri sportivi. I dipendenti pubblici saranno invitati quando possibile a lavorare da casa. Alle persone ultra settantenni viene raccomandato di evitare i contatti con altre persone. Il ministro delle Finanza, Katri Kulmuni ha detto che il governo sta preparando uno stanziamento straordinario da 27 miliardi di dollari per l’emergenza. In Finlandia ci sono 272 casi di coronavirus registrati.

Polonia – Il ministro dell’ambiente Michael Wos è risultato positivo al tampone per il Covid-19. Tutti i ministri che hanno preso parte alle ultime riunioni di governo, la più recente è stata lo scorso dieci marzo, sono stati messi in isolamento e sottoposti al test. Esclusi dal provvedimento perché non presenti agli ultimi consigli il premier Mateusz Morawiecki e il ministro della salute Lukasz Szumowski, ha reso noto il capo di gabinetto Michael Dworczyk. In Polonia sono stati registrati fino a ora 156 casi e ci sono stati tre decessi.

Turchia – Ha rimpatriato più di 3.600 cittadini turchi da nove Paesi europei. Il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, ha annunciato durante una conferenza stampa ad Ankara che entro la mezzanotte 3.614 cittadini turchi che si trovano per motivi di studio o turismo in Germania, Spagna, Francia, Austria, Norvegia, Danimarca, Svezia, Belgio e Olanda torneranno in patria con 34 voli dedicati della Turkish Airlines. Una volta in Turchia dovranno rispettare un periodo di quarantena di 14 giorni in strutture ad hoc a Istanbul e nella città di KocaeliCavusoglu ha precisato che verranno evacuati anche i cittadini turchi presenti in Gran Bretagna, ma non ha fornito altri dettagli al riguardo, mentre Ankara valuta l’evacuazione di “circa 1.500 connazionali” in Marocco. In Turchia sono 47 i casi confermati di Covid-19.

Brasile – Prima vittima nel Paese, a San Pa0lo, Stato dove si concentra il maggior numero (152) dei casi di coronavirus confermati, che in totale sono 234. Lula in isolamento volontario. Il presidente Jair Bolsonaro si è sottoposto oggi al secondo test. Il primo, venerdì scorso, aveva dato esito negativo. Centinaia di detenuti sono fuggiti dalle carceri di varie città dello Stato brasiliano di San Paolo, in alcune delle quali ci sono state rivolte, dopo che le uscite sono state sospese per il pericolo di contagio.

Israele – Il ministero della sanità israeliana ha annunciato questa mattina nuove direttive limitando severamente le attività pubbliche e l’uscita da casa “se non per situazioni che lo impongono”. Bandita quindi ogni attività ricreativa – è stato spiegato – e tra queste le visite nei parchi, in spiaggia, in piscina, nei musei, parchi giochi, biblioteche. Tra i servizi essenziali ammessi quelli legati all’acquisto del cibo e di assistenza medica. Il ministero ha anche previsto misure restrittive per le persone a rischio.

Russia – Sarà effettuato un test per il Covid-19 a chiunque sia rientrato, negli ultimi 14 giorni, da un paese europeo e per chi ha solo fatto scalo in Europa in tale arco di tempo, rende noto l’agenzia Tass citando un’ordinanza della responsabile dell’agenzia per la protezione dei consumatori, Anna Popova. Secondo la stessa disposizione, anche chi è tornato prima, entro un mese, e si è rivolto a un medico denunciando sintomi dell’influenza sarà sottoposto al tampone.

Venezuela – Di fronte all’aumentare dei casi di coronavirus, arrivati a 33, il presidente Nicolas Maduro ha proclamato “una quarantena sociale” in tutto il Paese per impedire la diffusione del virus. Inoltre, Maduro ha detto che la Cina ha già assicurato sostegno ed aiuto al Paese con l’invio di personale e materiale sanitario ed ha anche ringraziato il governo cubano per l’assistenza ricevuta. “Per ogni caso di Covid-19, vi sono altri 27 da scoprire”, ha aggiunto spiegando la necessità di rompere “la catena della trasmissione ed isolare gli infettati: quello che stiamo facendo è giusto”, ha concluso. Il sistema sanitario venezuelano è gravemente compromesso dalla tracollo economico che ha spinto milioni di persone a lasciare il Paese.

Afghanistan – Decine di pazienti tenuti in quarantena a Herat hanno spaccato i vetri delle finestre e attaccato il personale sanitario per evadere dall’ospedale dove erano tenuti in isolamento per contenere la diffusione del coronavirus in Afghanistan. Secondo quanto riferito ad al-Arabiya da Abdul Hakim Tamana, responsabile della direzione sanitaria della provincia di Herat, sono 38 le persone che sono riuscite a scappare. Erano tutte rientrate da poco all’Iran e tra loro c’era almeno un caso confermato di Covid-19.
Intanto sono saliti a 22 i casi confermati di Covid-19 in Afghanistan, come ha riferito il ministero della Sanità di Kabul. La maggior parte è stata registrata a Herat.

Egitto – Salgono a 166 i contagiati, quattro i decessi. In un solo giorno si sono verificati 40 nuovi casi e due morti. Le ultime due vittime sono un egiziano di 50 anni entrato in contatto con una donna morta la scorsa settimana a causa del Covid-19 e un tedesco di 72 anni morto in un ospedale di Luxor, dove un battello da crociera sul Nilo era stato posto in quarantena. Di qui la decisione del premier egiziano Mostafa Madbouly di sospendere i collegamenti aerei da e per l’Egitto “dal 19 ak 31 marzo”, come ha annunciato nel corso di una conferenza stampa trasmessa in tv. Prevista, nel frattempo, la sanificazioni di ospedali e attrazioni turistiche.

Giordania – L’esercito di Amman ha annunciato di essere schierato attorno alle principali città in vista dell’imminente proclamazione dello stato di emergenza per combattere la diffusione del nuovo coronavirus. Il Regno ha già annunciato una serie di misure per limitare i contagi dopo la conferma di 34 casi. La Giordania ha già chiuso i suoi confini con Siria, Iraq, Egitto e Israele, oltre ad aver sospeso i collegamenti aerei.

Venezuela – Il Venezuela sta cercando di ottenere un prestito di emergenza di 5 miliardi di dollari dal Fondo monetario internazionale, per far fronte alle ricadute del nuovo coronavirus sulla sua economia, già al collasso. La richiesta è arrivata in una lettera alla numero uno del Fmi, Kristalina Georgieva, firmata dal presidente venezuelano Nicolas Maduro.

Premio Nobel per la pace alla NATO

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Cari amici di fronte alla “incredibile” e vergognosa notizia della proposta di conferire il premio Nobel per la Pace alla più aggressiva e sanguinosa alleanza militare internazionale dal 1945 ad oggi, come Forum Belgrado per un Mondo di Eguali Italia, come Centro di Iniziative per la Verità e la Giustizia e come Associazioni di Solidarietà “SOS Yugoslavia” e “SOS Kosovo Metohija”,   ci associamo e sosteniamo la lettera pubblica redatta dalla direzione centrale del Forum in Serbia, rendendoci disponibili ad eventuali iniziative pubbliche di denuncia di questo vero e proprio misfatto e insulto al valore della parola PACE. 

Enrico Vigna portavoce del Forum Belgrado Italia, presidente di SOS Yugoslavia-SOS Kosovo Metohija

  Al Norwegian Nobel Committee 

0255  Oslo –  Henrik Ibsens gate 51  –  N o r w a y

“Eminenti membri del Comitato per il premio Nobel della Pace,

Vi scriviamo a nome del Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali, della Associazione dei Generali e Ammiragli della Serbia, della Fondazione UNITI per la Gioventù, di Organizzazioni indipendenti della Serbia e della diaspora serba.

Abbiamo avuto notizia dai media che la NATO è ufficialmente candidata per il Premio Nobel per la Pace 2019. A questo proposito consentiteci di attirare la vostra attenzione su quanto segue:

  1. 1. Esattamente 21 anni fa, la NATO ha illegalmente lanciato un aggressione militare alla Serbia (RFY) che è durata 78 giorni, dal 24 marzo al 10 giugno 1999, violando così la Carta delle Nazioni Unite, il documento finale dell’OSCE di Helsinki, nonchè il proprio atto istitutivo (1949). E’ stato un crimine contro la pace e l’umanità.

2.L’aggressione ha lasciato oltre 3500 morti, tra cui 89 bambini e circa 12.500 feriti. Il danno economico diretto è stato stimato in oltre 100 miliardi di dollari USA. Il numero di vittime umane a causa delle successive conseguenze dell’aggressione e del danno all’ambiente naturale deve ancora essere valutato.

3.Come la prima guerra dopo la seconda guerra mondiale sul suolo europeo, l’aggressione della NATO alla Serbia (RFY) è stata una svolta che ha introdotto la pratica delle aggressioni e degli interventi senza restrizioni in tutto il mondo. Questa aggressione è stato l’inizio della trasformazione della NATO stessa da alleanza difensiva in offensiva, ignorando il principio delle Nazioni Unite secondo cui la pace dovrebbe essere difesa con tutti i mezzi.

4.L’aggressione condotta in coalizione con l’organizzazione terrorista separatista dell’UCK, ha posto un precedente, incoraggiando il separatismo, il terrorismo e la mancanza di rispetto del diritto internazionale.

5.Durante l’aggressione, le forze della NATO hanno usato missili con uranio impoverito e altri armamenti e metodi proibiti, fortemente condannati dal Parlamento europeo, dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa e dai parlamenti nazionali di molti paesi membri della NATO e della UE. Ciò ha lasciato conseguenze durature, causando pericolosi decessi maligni e portando via le vite di migliaia di persone innocenti.

6.Questo crimine contro la pace e l’umanità ha provocato instabilità duratura nei Balcani. Ha gravemente compromesso la stabilità dell’Europa. Allo stesso tempo, la NATO ha inflitto danni irreparabili all’Europa (OSCE) e al World Peace and Security Order (ONU), introducendo così l’era della nuova guerra fredda.

Sperando che questi fatti meritino la vostra attenzione e valutazione, vi preghiamo di accogliere le assicurazioni della nostra più alta considerazione.

Belgrado, Marzo 2020.

Per il Forum Belgrado per un Mondo di Eguali, Zivadin Jovanovic, presidente

Per  Associazione dei Generali e Ammiragli della Serbia, Gen. Milomir Miladinovic, president

 Per la Fondazione UNITI per la gioventù, Prof. Dr. Danica Grujicic, presidente

 

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Coronavirus, lo studio shock che ha fatto cambiare idea a Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia

https://www.repubblica.it/salute/medicina-e-ricerca/2020/03/17/news/coronavirus_lo_studio_che_ha_fatto_cambiare_idea_a_gran_bretagna_stati_uniti_e_francia-251550202/

Coronavirus, lo studio shock che ha fatto cambiare idea a Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia

I ricercatori dell’Imperial College: se si fosse continuato a ignorare la minaccia, ossia frapponendo una risposta quasi assente anti-coronavirus, negli Usa ci sarebbero stati 2,2 milioni di morti e fino a 510 mila in Regno Unito

dal nostro corrispondente ANTONELLO GUERRERA

 

17 marzo 2020

Focus – Coronavirus: Che succede in Europa? In Francia è assalto ai treni

LONDRA –  È lo studio che ha fatto cambiare idea a Boris Johnson e Donald Trump, inizialmente restii a prendere misure drastiche contro il coronavirus. Non solo: ha convinto anche il presidente francese Emmanuel Macron, per cui la “Francia ora è in guerra”, dopo che il capo dell’Eliseo ha adottato nelle ultime ore misure dure e restrittive simili a quelle italiane. Lo studio in questione si chiama “Impact of non-pharmaceutical interventions (NPIs) to reduce COVID- 19 mortality and healthcare demand” e gli autori sono un team di coordinato dal professor Neil Ferguson dell’Imperial College di Londra, una delle massime istituzioni di ricerca e medicina pubblica al mondo.

 
Lo studio guidato dal professor Ferguson è stato decisivo perché ha dimostrato ai leader e alle task force di Stati Uniti, Regno Unito e Francia quali sarebbero stati i catastrofici rischi di un approccio troppo morbido nei confronti della minaccia del Coronavirus. Sin dall’introduzione dello studio, Ferguson è chiarissimo: “Questo è il virus respiratorio più pericoloso dall’influenza H1N1 del 1918. In assenza di un vaccino”, che non si prevede prima di 18 mesi, “queste sono secondo noi le misure di salute pubblica, le cosiddette non-pharmaceutical interventions (NPIs), per ridurre la diffusione della malattia”.

Coronavirus, lo studio shock che ha fatto cambiare idea a Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia

Lo studio non ha lasciato molto spazio di discussione ai leader mondiali. Secondo Ferguson e gli altri ricercatori, infatti, se si fosse continuato a ignorare la minaccia, ossia frapponendo una risposta quasi assente anti-coronavirus, negli Stati Uniti ci sarebbero stati 2,2 milioni di morti e fino a 510 mila in Regno Unito. Una strage colossale. Ma anche una risposta blanda avrebbe generato  perdite estremamente gravi e un enorme numero di vittime, secondo Ferguson: il cosiddetto “scenario 1”, ossia un approccio che prevede misure limitate alla mitigazione del coronavirus, rallentandone semplicemente la diffusione e così allentare la morsa sul sistema sanitario, avrebbe causato in ogni caso almeno 260mila morti in Regno Unito e circa un milione in America.

 
Ecco perché ieri Johnson, come Trump negli ultimi giorni, ha cambiato strategia. Seppur, nel caso inglese, non implementando l’isolamento di un paese intero o chiusure forzate di locali pubblici come hanno fatto l’Italia e altri Paesi. Fino a ieri, infatti, il Regno Unito  aveva adottato il suddetto “scenario uno”, limitato all’isolamento di una settimana per i soggetti con potenziali sintomi di coronavirus, e poche altre limitazioni. Oggi invece, ci sono misure molto più stringenti, sebbene tuttora volontarie, come “uscire di casa solo per i servizi necessari o per esercizi fisici ben distanziati dalle altre persone, ridurre gli spostamenti all’interno del Paese, lavorare da casa per quanto possibile e limitare drasticamente i contatti e i luoghi pubblici, e quindi i tradizionali pub, discoteche, ristoranti, cinema, teatri”. Non solo: se si ha uno dei due sintomi del coronavirus (febbre alta o tosse persistente), il soggetto dovrà astenersi dall’uscire per una settimana mentre “tutto” il resto della famiglia dovrà rimanere in quarantena per due settimane. Mentre le categorie “più fragili” dovranno restare a casa per 12 settimane, con o senza sintomi, ossia tutti gli ultrasettantenni, adulti con meno di settant’anni con patologie serie e infine le donne incinte.
 
Perché nel report, Ferguson e l’Imperial College sono chiari anche su un altro punto: “Ci sono due strategie per combattere il coronavirus: mitigazione o soppressione. La prima punta semplicemente a rallentarne la diffusione, riducendo la pressione sul sistema pubblico e proteggendo i più deboli. La seconda, soppressione, mira invece a invertire la tendenza del contagio, a ridurre i casi e lasciare queste misure a livello indefinito”. Secondo l’Imperial College questo secondo scenario è quello da adottare adesso, perché ridurrebbe le morti al numero comunque tragico di “migliaia” o “decine di migliaia di persone”.
 
Tuttavia, pure questo approccio avrebbe un costo altissimo in altri termini, sociali e di salute anche mentale della popolazione, in quanto in Cina e Corea del Sud sono state applicate in tempi brevi, da noi no. Quindi, ora, queste misure per funzionare dovranno essere implementate per molti mesi, secondo Ferguson, “forse fino a quando sarà trovato un vaccino”. Anche se potrebbero essere allentate nei mesi estivi di luglio e agosto, tenendo presente sempre che il virus potrebbe tornare. 
 
Oltre alla svolta arrivata da Johnson ieri, come scrive il New York Times anche Trump e i suoi esperti si sono lasciati convincere da Ferguson nei giorni scorsi: lo studio pubblicato oggi dall’Imperial College è infatti arrivato in anteprima alla Casa Bianca – come a Downing Street – durante il weekend scorso e subito dopo è arrivata la svolta del presidente statunitense. Le Monde, invece, racconta che la ricerca di Ferguson ha avuto l’effetto di un “elettroshock” per Macron: il giorno stesso della sua presentazione all’Eliseo, il presidente francese ha annunciato difatti la chiusura di scuole, caffè e ristoranti.

No TAV – Comunicato Stampa 19 marzo 2020 – Il messaggio della Pandemia COVID-19: “Niente sarà più come prima”

Comunicato Stampa

PresidioEuropa

Movimento No TAV

19 marzo 2020

www.presidioeuropa.net/blog/?p=21352

Il messaggio della Pandemia COVID-19:

“Niente sarà più come prima”

Siano fermate le Grandi Opere Inutili e Imposte

La Torino-Lione è un’opera in deroga al principio di legalità

Le decisioni adottate in questi giorni dagli Stati per fermare la Pandemia Covid-19 stanno provocando un caos economico a livello planetario che non è ancora leggibile in tutta la sua devastante dimensione.

Finanziamenti pubblici miliardari sono stati concessi nella speranza di salvare vite umane e di evitare la distruzione delle economie che potrebbe mettere in pericolo la sopravvivenza a breve e medio termine di milioni di persone.

Tutti, o quasi, lo hanno ormai capito: Niente sarà più come prima.

Le scelte sbagliate

Non lo hanno compreso però molti Decisori politici, Banchieri, Finanzieri, Imprenditori, Comunicatori che, temendo la distruzione dei modelli economici e stili di vita a cui erano abituati, sostengono che “prima si vince la guerra e poi si ricostruiscono le economie” prevedendo un programma che è peggiore del male: fare le Grandi Opere.

Questa non è un’ipotesi ma è contenuta nelle affermazioni del Direttore Generale di TELT Mario Virano che, di fronte all’emergenza Covid-19, afferma che sì, ci saranno dei rallentamenti nei cantieri della Torino-Lione, ma l’opera nonostante tutto va avanti”.

Questo ambizioso signore è il difensore della conservazione a tutti i costi (whatever it takes) delle scelte sbagliate denunciate da decenni dal Movimento No TAV che si oppone ad un investimento come la Torino-Lione, inutile, senza ritorno economico, distruttore dell’Ambiente e del Clima.

L’alternativa

Ma se Niente sarà più come prima, allora siano subito fermate le scelte che devastano la Natura e contribuiscono al Cambiamento Climatico come la Torino-Lione, progetti che distruggono le risorse pubbliche e impediscono l’affermazione di un nuovo modello economico e sociale di cui la Pandemia Covid-19 esalta l’assenza.

Il Movimento No Tav afferma che le attese di Virano “entro fine mese ci sarà la firma a Bruxelles sull’accordo per i finanziamenti e a fine aprile le offerte per il bando di gara per il tunnel di base lato francese” non sono compatibili con la decisione che gli Stati membri e l’Unione europea hanno assunto di realizzare solo progetti validi per il bene del Pianeta e la salute dei suoi abitanti (Green Deal).

Il compito dei Parlamentari europei e della Commissione europea

Se Niente sarà più come prima, allora questo è il momento che vengano assunte decisioni da troppo tempo rinviate.

È intanto urgente e indispensabile che sia fermata la proroga del Grant Agreement del 25 novembre 2015 scaduto il 31 dicembre 2019 (finanziamento della Torino-Lione) e bloccata l’inclusione del progetto Torino-Lione nell’Allegato al nuovo Regolamento CEF durante la sessione di approvazione del Parlamento Europeo del Budget Pluriennale QFP 2021-2027.

Italia e Francia invece, con spirito distruttore, hanno chiesto alla Commissione europea un’impossibile proroga di tre anni al finanziamento ad oggi utilizzato a meno della metà, così violando gli impegni assunti con l’Unione europea del 2015.

La cancellazione del saldo inutilizzato è un dovere della Commissione europea sulla base del principio europeo “use it or lose it” (usalo o perdilo), già adottato per il primo finanziamento nel 2013 a causa della confermata incapacità tecnica e amministrativa di TELT (cfr. questo Rapporto).

Non cancellando il finanziamento la Commissione europea premia l’incapacità del promotore TELT e favorisce un progetto sbagliato che avanza così lentamente con talmente tanti ritardi che persino i promotori hanno da tempo capito, ma non lo ammetteranno mai, che questo tunnel non serve all’Italia e alla Francia né oggi né domani, ma perseverano al solo scopo di sostenere economicamente le imprese che lo costruiscono.

Se il Parlamento europeo escluderà la Torino-Lione nel momento in cui approverà fra qualche settimana il Bilancio Pluriennale 2021-2027, sarebbero liberati alcuni miliardi di € di fondi europei per scopi più urgenti e indispensabili.

Il messaggio delle cittadine e dei cittadini al Governo italiano e al Parlamento

Il Movimento No TAV esige l’abbandono di un’opera in deroga al principio di legalità

Spostare le enormi quantità di risorse economiche previste per un’opera inutile (il cui costo totale è più di 26 miliardi di €) faciliterà l’Italia, la Francia e la Ue a dare risposte ai problemi urgenti dei cittadini: oggi il contrasto al Covid-19 e domani l’irrobustimento della sanità pubblica e la realizzazione di centinaia di piccole opere utili da decenni attese dai cittadini.