Giorgia Meloni chiede le dimissioni di Christine Lagarde: «Atto cinico e ignobile»

https://www.diariodelweb.it/politica/articolo/?nid=20200313-546120&utm_source=onesignal&utm_medium=push&utm_campaign=friends

Il Presidente di FdI: «Non ci faremo anche mettere il cappio al collo da chi ieri ha dato fuoco a casa nostra». Bagnai: «Lagarde irresponsabile come Ponzio Pilato»

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia CLAUDIO PERI ANSA

ROMA – «L’Italia deve difendersi: lunedì c’è l’Eurogruppo il governo italiano dimostri che non piega la testa, deve chiedere la rimozione della Lagarde e un piano straordinario di investimenti per fronteggiare l’emergenza Coronavirus e dire no al Mes perchè non ci faremo anche mettere il cappio al collo da chi ieri ha dato fuoco a casa nostra». Lo ha detto la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni in un video su Facebook. A proposito della posizione assunta dalla Bce ieri Meloni ha aggiunto: «Esporre l’Italia alla speculazione finanziaria mentre da sola cerca di combattere l’emergenza è un atto cinico e ignobile ma purtroppo la Bce a guida Lagarde altro non è che l’immagine di una Ue ad asse franco-tedesco. Vari osservatori temono la possibilità che Francia e Germania usino l’eurozona per mettere in ginocchio l’Italia e poi saccheggiarla come ha fatto con la Grecia»

Bagnai: «Lagarde irresponsabile come Ponzio Pilato»

«Il drammatico ampliamento dello spread cui si è assistito oggi è il frutto dell’evidente inadeguatezza della nuova Presidente della BCE, Christine Lagarde». È quanto dichiara il presidente della commissione Finanze del Senato, il leghista Alberto Bagnai, commentando le ondate di vendite che hanno colpito i Btp italiani, il cui spread nei confronti dei Bund tedeschi ha raggiunto i livelli massimi da giugno 2019.

«In presenza di uno shock economico che sta assumendo proporzioni globali – prosegue – dichiarare che non è compito della Bce ridurre lo spread è da irresponsabili. Questo atteggiamento da Ponzio Pilato non è stato apprezzato dai mercati. Quella della Lagarde è probabilmente la frase più infelice mai pronunciata da un banchiere centrale. I cittadini europei – conclude il senatore della Lega – sono stanchi di istituzioni che li vessano nei periodi normali e li danneggiano in periodi di crisi. L’Unione Europea ha perso l’ennesima occasione per dimostrare la sua utilità».

Urso: «Da Lagarde nessuna gaffe, ma linea politica»

«Conosco Christine Lagarde molto bene, abbiano lavorato insieme come ministri del Commercio Estero nel Consiglio Europeo. Non è affatto una sprovveduta ma una convinta assertrice degli interessi francesi. La domanda era concordata e la sua risposta ponderata. Benissimo ha fatto il presidente Mattarella a reagire subito con grande autorevolezza. Se qualcuno gioca contro l’Italia, la nostra risposta deve essere corale, forte e netta. Uniti più che mai». È quanto ha scritto su Facebook Adolfo Urso, senatore di Fratelli d’Italia, il quale ha aggiunto: «Non credo affatto che si sia trattato di una ‘gaffe’ ma della malaccorta espressione di una chiara linea politica, molto diversa da quella realizzata da Mario Draghi nel suo esercizio di Governatore della BCE e da quella che tanto più ora necessita alla luce della emergenza coronavirus».

«Proprio per questo, occorre non solo denunciare ma imporre alle istituzioni europee una corale reazione sin dalla riunione di oggi con la sospensione del Patto di stabilità e l’adozione di un piano straordinario di investimenti e sostegno a imprese e famiglie anche con misure non convenzionali», conclude il senatore di FdI.

UE: no al virus, si alla guerra

http://www.altrenotizie.org/rubriche/analisi/8821-ue-no-al-virus-si-alla-guerra.html?fbclid=IwAR3qBmkUuA1GnAUIABOhQtGy5PF536RlJG_LRxlmWzqUoo0IZVEKNJpq0v8

I ministri della Difesa dei 27 paesi della Ue, 22 dei quali membri della Nato, si sono incontrati il 4-5 marzo a Zagabria in Croazia. Tema centrale della riunione (cui ha partecipato per l’Italia il ministro Guerini del Pd) non è stato come affrontare la crisi da Coronavirus che blocca la mobilità civile, ma come incrementare la «mobilità militare». Test decisivo è l’esercitazione Defender Europe 20 (Difensore dell’Europa 2020), in aprile e maggio.

Il segretario generale della Nato Stoltenberg, che ha partecipato alla riunione Ue, la definisce «il più grande spiegamento di forze Usa in Europa dalla fine della Guerra Fredda». Stanno arrivando dagli Usa in Europa – comunica lo Us Army Europe (Esercito Usa in Europa) – i 20.000 soldati che. insieme ad altri 10.000 già presenti e a 7.000 di alleati Nato, «si spargeranno attraverso la regione europea». Le forze Usa portano con sé 33.000 pezzi di equipaggiamento militare, dagli armamenti personali ai carrarmati Abrams.

Occorrono quindi adeguate infrastrutture per il loro trasporto. C’è però un problema, evidenziato in un rapporto del Parlamento Europeo (febbraio 2020): «Dagli anni Novanta le infrastrutture europee sono state sviluppate puramente a scopi civili. La mobilità militare è però ritornata ad essere una questione chiave per la Nato. Poiché la Nato manca degli strumenti per migliorare la mobilità militare in Europa, l’Unione europea, che ha gli strumenti legislativi e finanziari per farlo, svolge un ruolo indispensabile». Il Piano d’azione sulla mobilità militare, presentato dalla Commissione europea nel 2018, prevede di modificare «le infrastrutture non adatte al peso o alle dimensioni dei mezzi militari».

Ad esempio, se un ponte non può reggere il peso di una colonna di carrarmati, deve essere rafforzato o ricostruito. In base a tale criterio, la prova di carico del nuovo ponte, che a Genova sostituirà il ponte Morandi crollato, dovrebbe essere fatta con carrarmati Abrams da 70 tonnellate. Tali modifiche, inutili per usi civili, comportano forti spese a carico dei paesi membri, con un «possibile contributo finanziario Ue». La Commissione europea ha destinato a tale scopo un primo stanziamento di 30 miliardi di euro, denaro pubblico proveniente dalle nostre tasche.

Il Piano prevede inoltre di «semplificare le formalità doganali per le operazioni militari e il trasporto di merci pericolose di tipo militare». Lo Us Army Europe ha richiesto l’istituzione di «un’Area Schengen militare», con la differenza che a circolare liberamente non sono persone ma carrarmati. L’esercitazione Defender Europe 20 – è stato detto all’incontro di Zagabria – permetterà di «individuare nella mobilità militare qualsiasi strozzatura, che la Ue dovrà rimuovere». La rete dei trasporti Ue sarà quindi testata da 30.000 soldati Usa, che «si spargeranno attraverso la regione europea», esentati dalle norme sul Coronavirus.

Lo conferma il video dello Us Army Europe sull’arrivo in Baviera, il 6 marzo, dei primi 200 soldati Usa: mentre in Lombardia, a poche centinaia di km di distanza, vigono le norme più severe, in Baviera – dove si è verificato il primo contagio europeo di Coronavirus – i soldati Usa, scesi dall’aereo, stringono le mani delle autorità tedesche e abbracciano i commilitoni senza alcuna mascherina.

Sorge spontanea la domanda: forse sono già vaccinati contro il Coronavirus? Ci si domanda inoltre che scopo abbia «il più grande spiegamento di forze Usa in Europa dalla fine della Guerra Fredda», ufficialmente per «proteggere l’Europa da qualsiasi potenziale minaccia» (con chiaro riferimento alla «minaccia russa»), nel momento in cui l’Europa è in crisi per la minaccia del Coronavirus (c’è un caso perfino nel Quartier generale Nato a Bruxelles). E poiché lo Us Army Europe comunica che «movimenti di truppe ed equipaggiamenti in Europa dureranno fino a luglio», ci si domanda se tutti i 20.000 soldati Usa ritorneranno in patria o se una parte resterà invece qui con i suoi armamenti. Il Difensore non sarà mica l’Invasore dell’Europa?

fonte: www.voltairenet.org

L’Italia firmerà il MES, nonostante tutto. Un governo di avventuristi

https://contropiano.org/news/news-economia/2020/03/08/litalia-firmera-il-mes-nonostante-tutto-un-governo-di-avventuristi-0124921?fbclid=IwAR1qV8eWXKA-zOqwnsJfe7KSC63Fp-z-I_2QWGB3fqiwcarjItEUL6ee1as

Apprendiamo da indiscrezioni stampa che il 16 marzo il MES, asceso agli onori della cronaca qualche mese fa e troppo presto consegnato all’oblio, tornerà sul tavolo dei Ministri dell’Economia e delle Finanze della zona euro e se i Ministri daranno l’ok (all’unanimità) potrà partire il processo di ratifica dei parlamenti nazionali

Una classe politica che abbia minimamente a cuore l’interesse generale dovrebbe fermarsi a riflettere sugli effetti devastanti che politiche europee tutte orientate al taglio della spesa sociale e in primis di quella sanitaria, hanno prodotto e che ora emergono in tutta la loro drammaticità a seguito della diffusione del Coronavirus.

Ed invece niente, come nulla fosse l’UE  procede come un rullo compressore nel perseguimento dei suoi obbiettivi, senza farsi minimamente scalfire dagli effetti dirompenti che la pandemia sta producendo a livello sociale, sanitario ed economico approfondendo una crisi che, è bene ricordarlo, tornava a bussare alle porte già prima dell’avvento del Covid 19.

Dalle pagine di questo giornale le varie sfaccettature della riforma del Meccanismo europeo di stabilità (MES) e le sue devastanti implicazioni sociali sono state ben analizzate nei mesi precedenti

Giusto per rinfrescare la memoria e in estrema sintesi: si tratta di un dispositivo che prevede due linee di credito, quella precauzionale e quella rafforzata.

Per accedere alla prima linea di credito occorre essere in regola con una serie di requisiti rigorosamente fissati da paletti che di fatto coincidono con i parametri stabiliti dal Fiscal compact (rapporto deficit/Pil del 3%; debito pubblico inferiore al 60% del Pil o riduzione dello stesso nei due anni a una media di 1/20 l’anno, ecc): insomma si tratterebbe di un caso di salvataggio ordinario rivolto a Stati già con i fondamentali a posto. Una vera e propria manna dal cielo per le banche tedesche che in tal modo potrebbero ricorrervi per fronteggiare e risolvere le pesanti criticità dei loro istituti bancari che detengono in pancia titoli illiquidi, ovvero prodotti finanziari derivati.

Per i paesi non in regola con i parametri economici (per esempio l’Italia) sono invece previste le linee di credito rafforzate che spalancherebbero le porte alla ristrutturazione del debito.

Tali paesi, infatti, potrebbero subire una valutazione di non sostenibilità del debito pubblico con obbligo di ristrutturazione ben prima di ottenere il finanziamento. Solo dopo tale ristrutturazione scatterebbe il prestito subordinato a un piano di aggiustamento macroeconomico sotto stretta osservanza delle istituzioni europee. E la sanità pubblica e i suoi “angeli” oggi tanto osannati torneranno ad essere una voce di spesa non sostenibile.

Se qualcuno si è illuso che i 7,5 miliardi di deviazione dalla traiettoria dei conti pubblici accordati al nostro paese dalle istituzioni europee indicassero un cambio delle politiche ordoliberiste dovrà ricredersi per almeno due ragioni.

La prima riguarda la stesura stessa della clausola contenuta nel Trattato sulla stabilità.

La norma prevede infatti che gli Stati contraenti potranno temporaneamente deviare dall’obiettivo a medio termine o dal percorso di aggiustamento solo nel caso di circostanze eccezionali, ovvero eventi inusuali che sfuggono al controllo dello Stato interessato e che abbiano rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria della pubblica amministrazione, oppure in periodi di grave recessione, a patto che tale disavanzo non infici la sostenibilità di bilancio a medio termine.

Siamo in presenza di un classico caso in cui una parte della disposizione  smentisce o limita fortemente la prima. Se infatti è vero che la norma non  contiene limiti numerici allo sforamento del deficit, è altrettanto vero che la sostenibilità del bilancio resta il punto di riferimento. E questo spiega almeno in parte l’irrisorietà degli stanziamenti contenuti nel decreto governativo a fronte di una crisi economica galoppante e dagli sviluppi imprevedibili.

La seconda riguarda proprio la procedura per la riforma del MES: l’UE guarda al bersaglio grosso e punta a strangolare definitivamente la nostra economia e più in generale quella dei paesi con un debito pubblico alto.

Quando l’emergenza Coronavirus terminerà e il nostro debito sarà finito definitivamente sotto il tiro degli speculatori, gli stessi “benefattori” che oggi gentilmente concedono spesa in deficit hanno apparecchiato la tavola per far pagare un conto salatissimo affinché tutto ricominci come e peggio di prima..

Visto che per l’approvazione occorrerà l’unanimità la domanda è d’obbligo: il Ministro Gualtieri firmerà la riforma del MES magari approfittando dell’opinione pubblica concentrata sul Coronavirus e della “benevolenza” momentaneamente accordata dall’UE?  Temiamo di conoscere in anticipo la risposta.

C’è un virus pericoloso come e forse più del Covid 19: si chiama Unione europea. Specula sulle disgrazie e le utilizza come ulteriore forma di disciplinamento sociale

*Piattaforma Eurostop

8 Marzo 2020 –