NORD: MASSIMO INQUINAMENTO D’EUROPA + TAGLI SANITÀ + INFLUENZA = 3.400 MORTI —– UNA SOCIETA’ DELLA RECLUSIONE E PUNIZIONE —— LA STORIA NERISSIMA – E IGNORATA – DI CHI CI HA PORTATO FIN QUI

https://fulviogrimaldi.blogspot.com/2020/03/nord-massimo-inquinamento-deuropa-tagli.html

MONDOCANE

VENERDÌ 20 MARZO 2020

 

Fear=paura

Una (sola)voce dal sen fuggita

“Essere eretici. Avere il coraggio e la modestia di mettere in discussione tutto e onorare il dubbio”. Questa è un’infezione che fa ammalare il 10% degli infettati e provoca la morte non come causa primaria” (Maria Rita Gismondo, direttore Microbiologia clinica e Virologia Ospedale Sacco, Milano). Ma la Polizia Postale sta arrivando….

E meno male che c’è l’ISS, antidoto ai mediauntori

https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/bollettino/Report-COVID-2019_17_marzo-v2.pdf Rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità, momento eccezionale di sobrietà contro i trombettieri e tamburoni dell’OMS e suoi banditori. Non risulta epidemia da Coronavirus. Gli autori del rapporto verranno puniti per fake news?? Gli manderanno l’esercito? Oppure, a neutralizzare questi sabotatori, arriverà l’anatema dell’uomo-vaccino Burioni, o dell’uomo OMS, Ricciardi, se questa trova un attimo fuori dagli schermi?

Ma se la Cina, ma se i sanitari…

Registrato che al 20 marzo in Italia siamo a oltre 3000 morti di polmonite, cardiopatie, tumore, diabete, epatite, influenza normale (sempre meno degli altri anni, secondo l’Istituto Superiore di Sanità), tutti attribuiti dai solerti contabili della Protezione Civile e dai propagandisti mediatici al Covid-19, invece responsabile solo dell’08% (ISS)), per prima cosa rispondo ad alcune obiezioni e contestazioni. I gentili interlocutori alla mia serie di articoli sull’imbroglio Covid-19 dubitano di un’operazione truffaldina. Citano la fortissima reazione della Cina e i dati catastrofici del collasso sanitario italiano (non quella di altri paesi, meno isterici, più che meglio dotati, peraltro). Intanto sappiano che, grazie all’ISS, finalmente si è fatto un confronto col passato. Se all’inverno ‘19-‘20 siamo a 3000 decessi, di cui solo lo 0,8 di diretta derivazione coronavirus, la media deli altri anni è di 7/8.000, di cui mezzo migliaio circa, meno del 10%, causati direttamente dal virus. Vale a dire senza la causa primaria di cui parla la Dr. Gismondo (l’Olimpo ce la preservi!), che invece è polmonite, epatite, tumore, ischemia, età.

Più sei inquinato, più muori. Di covid-19?

Più inquinati d’Italia e d’Europa, più morti di influenza

https://www.byoblu.com/2020/03/17/inquinamento-atmosferico-il-convitato-di-pietra-di-cui-nessuno-parla-loretta-bolgan-byoblu24/

Il link qui sopra, confortato da illustri e onesti scienziati (ci sono anche gli illustri non troppo onesti), ci spiega perché nel Lombardoveneto, Valle del Po, regione di governatori che davano la colpa ai cinesi che mangiano topi vivi e si beccano i virus dai pipistrelli, ci si accalca di più negli ospedali e si muore di più. Semplicissimo. Si tratta della zona a più alta e demenziale concentrazione di industrie e grandi opere a fortissimo inquinamento da polveri sottili, del quale ogni anno muoiono oltre 40.000 persone. Una popolazione oggi, con tale rischio sistemico e conseguente abbassamento delle difese immunitarie, ancora più facile preda dell’influenza, visto che, nel bergamasco, bresciano, la Bassa, decine di migliaia, quasi solo anziani, soffrono di broncopatie, insufficienze respiratorie, cardiopatie tumori, tutto da smog.

 A questo proposito resta di un cinismo terroristico efferato la sfilata di decine di mezzi militare che da Bergamo portano via le bare di morti che non avrebbero potuto essere gestite in quella città. Sarebbe bastato un solo camion funebre. Ma si doveva dare spettacolo. A parte che a Bergamo c’è un solo forno crematorio, che le cerimonie sono state proibite e che i morti vi si sono stati ammassati per giorni, senza essere smistati, ecco che si crea l’emergenza. E l’epidemia. Approfondirò la questione inquinamento, particolato, polveri sottili, nel prossimo post sul programmato smantellamento della sanità italiana. Con conseguenti benefici per Big Pharma.

Cina, concentrazione industriale, carbone, inquinamento, 5G

Wuhan

E allora, la Cina? Quanto a smog il discorso, lo si sa, non cambia molto. In più a Wuhan si è realizzata la massima concentrazione sperimentale del 5G, la connessione di quinta generazione che richiede, essendo a onde cortissime, milioni di antenne ravvicinate e decine di migliaia di satelliti e, come denunciano migliaia di scienziati sbigottiti, conseguente bombardamento elettromagnetico e abbassamento delle difese immunitarie. Dice, però la Cina ha preso misure eccezionali, rigorosissime. Già, lasciando la storia dei topi e pipistrelli agli scemi del Lombardoveneto, Pechino ha colto l’occasione per porre in opera una gigantesca difesa contro un’aggressione batterio-virologica. Virtuale, ma sempre possibile da parte di un nemico che, dall’agente Orange in Vietnam al fosforo su Falluja e al progetto MK-Ultra della Cia, anni ’50 e ’60, con lo spargimento di sostanze chimiche nelle metropolitane delle maggiori città Usa, ha dimostrato tutta la sua capacità di provocare stermini.

Qualche fatto su come è partito tutto

Gli è che i cinesi sapevano già quanto sta trasparendo da noi solo oggi. Che nell’autunno scorso il più importante centro Usa per le ricerche sulle armi biologiche, Fort Detrick, nel Maryland, fu chiuso (e lo è tuttora), per una perdita di sostanze pericolose. Tutti gli addetti in quarantena. Che, più o meno nello stesso periodo, Bill Gates finanziò alla John Hopkins University una simulazione di pandemia da Coronavirus che avrebbe ucciso milioni di persone. Che duecento militari Usa a ottobre si trovarono a Wuhan per i Giochi Olimpici Militari. Trarne motivo per una mega-operazione di controllo dell’epidemia scoppiata a Wuhan e rimasta sostanzialmente lì, parrebbe cosa ragionevole. E riuscita.

Tanto, che oggi i cinesi corrono in aiuto a mezzo mondo colpito da un virus, con ogni probabilità, di origine americana. Intanto Washington pretende che un possibile vaccino tedesco venga riservato ai soli Usa e ordina a mezzo mondo di impedire che tamponi, mascherine e farmaci giungano ai reprobi di Iran e Venezuela. Intanto noi abbiamo avuto la grazia di spedire 500mila tamponi, mancanti ai nostri sanitari, agli Stati Uniti, tramite aereo USAF da Aviano! Ci vuole altro per capire dove dovremmo fuggire?

Tamponare tutti, tampinare ognuno. E senza esercito che Stato di Polizia è?

”il manifesto” eccelle

Gli inetti, buffoni, arraffoni, e perciò famelici di “Pieni Poteri”, che dettano al Conte per ogni stagione (giallo-verde, giallo-rosa, giallo-nera) norme “più stringenti, drastiche, severe, rigorose”, hanno ottenuto, nel paese con più polizie per cittadino d’Europa, che ci venisse addosso anche l’esercito. Totalmente inutile, come prima, quando soldati smarriti e annoiati giravano su se stessi negli ingressi di metro e stazioni, ma servivano a preoccuparti. E questo è niente.

La National Security Agency (NSA), cupola dell’Intelligence Usa, il cui spionaggio universale ci fu rilevato da Edward Snowden, ci fa un baffo. Grazie al virus, ai cellulari e alle celle telefoniche, ora saremo tutti indistintamente sorvegliati, monitorati negli spostamenti e nelle abitudini di vita. E se sgarriamo, zac!, ci saranno le misure “più stringenti, più rigorose, più severe”. Con sulla testa la spada di Damocle dello spostamento dal carcere domestico a quello statale, ciò che ci rasserena è che si provvederà a coronavirusarci tutti. Basta un tampone, due linee di febbre e stai nel novero che serve.

Tele-tutto. Il corpo fermo va a male. Tanto non serve.

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O perché particolarmente zelante, o perché più aggiornato dal Conte Pippo, un carabiniere, alla mia esibizione dell’autocertificazione con scritto “spesa”, da fare a 200 metri da lì, mi ha così redarguito: “La spesa se la faccia portare a casa”. Ecco ci siamo: il teletutto ha vinto e Amazon e compari, che già tenevano in mano mezzo globo (esclusi russi, cinesi e i Guarany del Brasile) e avevano da soli più ricchezza di metà umanità, hanno fatto un’altra decina di pioli della scala verso il dominio assoluto. Da telestudio a telelavoro a telesesso a telecalcio a telecena a telefamiglia (da stanza a stanza, via whatsapp, skype, citofono), a teletutto, a televita. Missione compiuta. C’era perfino il telepartito, s’è visto com’è finito. Missione compiuta.

Poi magari ci sarà la moria da colesterolo, ipertensione, obesità, demenza senile, per mancanza di movimento e medici, ma, tranquilli, andrà tutto sullo stesso conto. E tutto questo, viene ordinato dalla scienza (certa scienza) a colui che si presta a caudillo di turno, come gli industriali ordinarono a Salandra il massacro e l’esecuzione dei renitenti e disertori nel 1915. Solo che allora le fucilazioni colpirono chi si rifiutava al truffaldino massacro. Oggi, multe e galera sono minacciati a chi gira l’angolo da casa sua. Per la soddisfazione dei buoni e bravi che ballano e cantano sui balconi. Un popolo di lemmings.

Un 2020 come il 1915. Conte come Salandra

E se non ti fidi, accendi la tv, affacciati sui giornali e fatti convincere dalle orripilanti immagini di pazienti con gli occhi sbarrati, boccheggianti sotto il respiratore che ti farfugliano “resta in casa!” Ma ti solleva subito dallo sgomento il/la lieta esperta, il/la velina, il/la cantante, il/la signora dal balcone, il/la ministra, che ti certificano che siamo i più bravi del mondo, un modello copiato da tutti gli imbecilli ritardatari, una specie di Piave davanti alla Caporetto di tutti gli altri che continuano ad andare al bar e a spasso e a congiungersi carnalmente, o via mano, o via altri strumenti corporei. Già, il Piave. Quando una manica di generali e ministri celebravano a champagne il massacro di oltre 600.000 concittadini loro subordinati. Macelleria evitabile e, dunque, servita a lanciare una rivoluzione industriale in ritardo sugli altri. Proprio così oggi, che ci vede travolti e ammutoliti dalla quarta rivoluzione capitalista, nella quale “ci pensano i tecnici”. La Storia, si sa, si ripete. Soprattutto per coloro che, a forza di “giornate della memoria” e “giornate del ricordo”, si sono giocati, o che si sono fatti giocare, la memoria.

Big Pharma, cosa ci è voluto per arrivare al comando

Ora, amici, mi dilungo. Potrete procedere a puntate. Ma sono fatti che è utile conoscere, perché sono quelli, tra altri, che ci hanno portato nella situazione di oggi e che ci aiutano a capire. Vado rapido e per titoli.

A capo di tutto il pastrocchio farmaceutico c’è l’OMS. L’OMS è strettamente intrecciata alle compagnie farmaceutiche che campano di malattie. Dirigenti di queste vanno a lavorare in media per due anni all’OMS. Per poi tornare alle società, “meglio qualificati”, per continuare a finanziare l’OMS “amica”. Curioso, sbalorditivo, agghiacciante: sei mesi fa, a settembre, l’OMS pubblica un report in cui praticamente annuncia una pandemia-fine-del-mondo: “C’è una minaccia molto reale di una pandemia in rapido movimento, altamente letale, di un agente patogeno respiratorio che uccide da 50 a 80 milioni  di persone e spazza via quasi il 5% dell’economia mondiale”. Sei mesi fa! Quando neanche l’ombra di un Covid-19 era stato, ufficialmente, neanche immaginato. Fate voi.

Dal Talidomide dei bambini deformi, all’AZT che uccide gli affetti da HIV

Battesimo del fuoco. Nel 1968 sono ad Aquisgrana per Paese Sera a seguire il processo alla Gruenenthal GmbH che dal 1950 produce per donne incinte il Talidomide, un farmaco che nel tempo produrrà nella sola Germania 2625 bambini deformi, perlopiù senza braccia, come quelli iracheni da Uranio Usa. Sapevano e hanno continuato a commercializzarlo. Nel 2009 l’OMS dichiara pandemia il virus H1N1. Causò 10mila morti. L’influenza stagionale uccide ogni anno 500mila persone. Fu la direttrice dell’OMS, Margaret Chan, a dichiarare la pandemia e a ordinare a Big Pharma milioni di vaccini, inutilizzati. 2014, Takeda Pharmaceutical e Eli Lilly &Co., statunitensi, multate per 9 miliardi di dollari per aver nascosto l’effetto cancerogeno del farmaco Actos per diabetici. Nel 1964 la Burroughs Wellcome crea il farmaco AZT, un topicida. Quando scoppia l’AIDS, viene utilizzato per curare i malati. Tutti i luminari lo prescrivono. Si oppongono tre premi Nobel, ma non sono ascoltati. L’AZT non uccide il virus, indebolisce il paziente e provoca altri cancri. E’ esso a uccidere migliaia di persone dalle immunodifese scassate, non l’AIDS. Viene tolto di mezzo solo nel 1996. La curva delle morti attribuite all’AIDS precipita. Del resto, che è ‘sto HIV che non è masi stato isolato?

La fabbrica dei malati

Sorvoliamo sulla pillola contro la timidezza, quella contro l’eccessiva, o l’insufficiente vitalità dei bambini, quella contro la fame (anfetamina killer) e altre invenzioni che hanno fatto della popolazione occidentale la più medicata e più malata del mondo. A un aumento del tutto virtuale di pazienti, pure del tutto virtuali, ma origine di giganteschi profitti per i produttori di farmaci, sono certe procedure degli enti legati al farmaco che cambiano i connotati a soglie oltre le quali si sarebbe malati e si spenderebbe per curarsi. Ecco le modifiche imposte negli ultimi anni. Pressione: prima, ipertesi con valori superiori a 160-90; oggi con valori superiori a 120-80. Finiamo ipertesi uno su due. Trigliceridi: prima troppo alti da 200mg, oggi da 150. Colesterolo: prima pericoloso da 240mg, oggi deve stare sotto i 200. E le vendite crescono del 3.200% . Poi si scopre che gli “scienziati” nei pannelli che stabiliscono questi limiti hanno tutti ricevuto finanziamenti da Big Pharma, da Myers Squibb, a Pfizer, da GlaxoSmithKline a Merck, da Novartis a Solvay.

Tamiflu e altri fiaschi

La Roche, colosso svizzero, acquista dall’americana Gilad Sciences, direttore e azionista Donald Rumsfeld (neocon ministro della Difesa al tempo della guerra all’Iraq), i diritti dello sfruttamento dell’antivirale Tamiflu, riconosciuto e promosso dall’OMS per combattere l’influenza dei polli (Aviaria). Il farmaco è un successo mondiale. Tra il 2004 e il 2006 gli stabilimenti lavorano h 24 per soddisfare la richiesta. Gli stati investono miliardi di dollari nel vaccino. Che resterà per lo più inutilizzato. La sua efficacia è quasi nulla, lo dichiarano i centri di ricerca più qualificati. Aggiunge poco al tradizionale latte e miele. L’aviaria fa massacrare 180 milioni di poveri polli, con le relative perdite per gli allevatori e tutta la filiera. Di morti umane ce ne sono….100. Nel 2013, l’altro gigante, Merck ammette di aver inoculato nella popolazione di tutto il mondo virus del cancro per mezzo dei vaccini (intervista alla TV pubblica Boston WGBH, documentario “In Lies we trust”). Il vaccino Marck, venduto soprattutto al Sud del mondo, conteneva l’ormone B-hCG, un anti-fertile cancerogeno. Nelle sole Filippine 3,5 milioni di donne hanno fatto uso del vaccino.

Frodi e crimini

A Milano, nel luglio dell’anno scorso, vengono indagati per frodi scientifiche sette eminenti professori e meritorie istituzioni per la ricerca sul cancro. Sono accusati di aver taroccato documentazioni scientifiche per poter pubblicare i loro lavori su prestigiose riviste scientifiche, cosa che esalta il valore professionale degli autori.e procura fondi ai loro istituti.

La Johnson & Johnson (borotalco ecc.), avendo già subito migliaia di denunce per il contenuto di amianto scoperto nel proprio borotalco per neonati e che provoca tumori vari, compreso quello alle ovaie, viene condannata nel Missouri a pagare 4,69 miliardi di danni a 22 donne e alle loro famiglie. Le azioni di J&J crollano quando si apprende che i suoi dirigenti erano al corrente, tra il 1971 e il 2000, che quantitativi di amianto erano stati trovati nei loro talchi. Assassini come quelli del Talidomide.

Altre perle di una collana senza fine. 68.000 medici negli Usa corrotti per 46 milioni di dollari complessivi da potenti ditte farmaceutiche perché prescrivessero oppiacei, compresa eroina, che inducono dipendenza e morte. Il cartello Roche-Novartis faceva pagare allo Stato italiano, sollecitato dall’Agenzia del Farmaco, mille euro il farmaco Lucentis per la maculopatia, quando ne esisteva uno perfettamente uguale, l’Avastin, dal costo di 80.

Anche attraverso le donazioni ai politici, come, nel caso delle elezioni del 2016, i 9,6 milioni ai candidati, di cui oltre un terzo alla favorita di Big Pharma, Hillary Clinton, attraverso il lobbying ricco e pressante sulle istituzioni nazionali, europee e internazionali, i rapporti professionali e finanziari stretti con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’industria multinazionale farmaceutica controlla quasi completamente la scienza. Quella che, a dispetto di questa montagna di delitti e misfatti, oggi detta alla politica i provvedimenti che riguardano le condizioni fondamentali della nostra vita e libertà. Per le violazioni dei quali, ogni giorno si stabiliscono punizioni più pesanti.

Vedremo in che modo in Italia e nella UE si è provveduto a spianare la strada a questa nuova forma orwelliana di governo della società. Intanto vediamo chi fa dell’umorismo di regime e chi no.

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 19:31

Virano: nonostante il corona virus avanti tutta col TAV

https://www.notav.info/senza-categoria/virano-nonostante-il-corona-virus-avanti-tutta-col-tav/?fbclid=IwAR32_3riklyecGBnuwlRhT1tTdGskjhbYt7_xjyp40eucBH-QhQa4aoEDvA

notav.info

Newspost — 19 Marzo 2020 at 13:07

Pochi giorni fa era arrivata la notizia della chiusura del cantiere del tunnel esplorativo per il TAV a causa del Corona virus. Al ricevere la notizia, avevamo modestamente fatto la proposta di lasciarlo arrugginire per sempre per farne un monumento alla stupidità umana. Perché un’epoca in cui la velocità delle merci veniva prima della salute delle persone non torni mai più.

Queste sono le parole pronunciate da un irresponsabile quanto arrogante Mario Virano, direttore di TELT, la società incaricata di costruire il TAV, nel commentare la notizia: “L’opera nonostante tutto va avanti: entro fine mese ci sarà la firma a Bruxelles sull’accordo per i finanziamenti e a fine aprile le offerte per il bando di gara per il tunnel di base lato francese”.  Come se far arrivare le olive ascolane in mezz’ora di meno a Lione (cit.) costituisse una attività essenziale.

Ma davvero i signori del TAV sono così FUORI DAL MONDO da non rendersi conto di cosa sia successo in Italia, in Francia e in tutta Europa nelle ultime settimane?

Davvero pensano che possa avere futuro una seconda linea AV tra Torino e Lione lunga 67 km e che per OGNI METRO costa come 110 giorni di terapia intensiva?

Davvero non hanno capito che niente sarà più come prima, A PARTIRE DALLA VAL DI SUSA?

VIRUS: SCATTA LA COLPEVOLIZZAZIONE DEI CITTADINI

https://www.italia.attac.org/virus-scatta-la-colpevolizzazione-dei-cittadini/?fbclid=IwAR3Ww8vtqWyHk6whk1lRN8l1608vn4mR0ZkTsyw3XO9DbxqnAbda5lHAM8A

di Marco Bersani

Una delle strategie più efficaci messe in campo dai poteri forti durante ogni emergenza consiste nella colpevolizzazione delle persone, per ottenere dalle stesse l’interiorizzazione della narrazione dominante su ciò che accade, al fine di evitare qualsiasi ribellione verso l’ordine costituito.

É una strategia ampiamente messa in campo nell’ultimo decennio con lo shock del debito pubblico, presentato alle persone come la conseguenza di vite dissennate, vissute al di sopra delle proprie possibilità, senza alcuna responsabilità verso le generazioni future.

Lo scopo era evitare che la frustrazione per il peggioramento delle condizioni di vita di ampie fasce di popolazione si trasformasse in rabbia verso un modello che aveva anteposto gli interessi delle lobby finanziarie e delle banche ai diritti delle persone.

É una strategia che si sta ora dispiegando nella fase più critica dell’epidemia prodotta dal virus Covid19.

L’epidemia ha reso il re nudo e ha dimostrato tutti gli inganni della dottrina liberista.

Un sistema sanitario come quello italiano, fino a un decennio fa tra i migliori al mondo, è stato fatto precipitare sull’altare del patto di stabilità: tagli da 37 miliardi complessivi e una drastica riduzione del personale (-46.500 fra medici e infermieri), con il brillante risultato di aver perso più di 70.000 posti letto, che, per quanto riguarda la terapia intensiva di drammatica attualità, significa essere passati dai 922 posti letto ogni 100mila abitanti nel 1980 ai 275 nel 2015.

Tutto questo dentro un sistema sanitario progressivamente privatizzato e, quando anche pubblico, sottoposto ad una torsione aziendalista con l’ossessione del pareggio di bilancio.

É quasi paradigmatico che il re sia visto nudo a partire dalla Lombardia, considerata l’eccellenza sanitaria italiana e ora messa alle corde da un’epidemia che, nella drammaticità di queste settimane, ha dimostrato l’intrinseca fragilità di un modello economico-sociale interamente fondato sulla priorità dei profitti d’impresa e sulla preminenza dell’iniziativa privata.

Può essere messo in discussione questo modello, con il rischio che, a cascata, l’intero castello di carte della dottrina liberista crolli? Dal punto di vista dei poteri forti, è inaccettabile.

Ed ecco scattare la fase della colpevolizzazione dei cittadini.

Non è il sistema sanitario, de-finanziato e privatizzato, a non funzionare; non sono i folli decreti che, da una parte, tengono aperte le fabbriche (e addirittura incentivano con un bonus la presenza sul lavoro), e dall’altra riducono i trasporti, facendo diventare le une e gli altri luoghi di propagazione del virus; sono i cittadini irresponsabili che si comportano male, uscendo a passeggiare o a fare una corsa al parco a inficiare la tenuta di un sistema di per sé efficiente.

Questa moderna, ma antichissima, caccia all’untore è particolarmente potente, perché si intreccia con il bisogno individuale di dare nome e cognome all’angoscia di dover combattere con un nemico invisibile: ecco perché indicare un colpevole ( “gli irresponsabili”), costruendogli intorno una campagna mediatica che non risponde ad alcuna realtà evidente, permette di dirottare una rabbia destinata a crescere con il prolungamento delle misure di restrizione, evitando che si trasformi in rivolta politica contro un modello che ci ha costretto a competere fino allo sfinimento senza garantire protezione ad alcuno di noi.

Continuiamo a comportarci responsabilmente e facciamolo con la determinazione di chi ha da sempre nella mente e nel cuore una società migliore.

Ma iniziamo a scrivere su tutti i balconi “Non torneremo alla normalità, perché la normalità era il problema”.

Coronavirus, ora l’alta Val di Susa ha paura: troppi contagi in pochi giorni

https://www.lastampa.it/torino/2020/03/20/news/coronavirus-ora-l-alta-val-di-susa-ha-paura-troppi-contagi-in-pochi-giorni-1.38615672

Ai due casi di Sestriere e a uno a Bardonecchia, si aggiungono i sei contagiati a Sauze d’Oulx

Coronavirus, ora l’alta Val di Susa ha paura: troppi contagi in pochi giorni

SAUZE D’OULX (TORINO). Le Montagne olimpiche sono diventate un nodo critico? Pare proprio di sì, quanto a meno la situazione è preoccupante a Sauze d’Oulx. Dopo i primi casi segnalati a Sestriere, dove nei giorni scorsi erano risultati positivi al virus una donna milanese, ricoverata a Pinerolo, e un inglese, e a Bardonecchia (positivo un vigile del fuoco della Sitaf), ora l’attenzione si sposta sulla vicina Sauze d’Oulx, dove sono saliti a sei i casi positivi.

E così si comincia ad avere paura, compresi coloro che occupano le seconde case che si erano «rifugiati» quassù prolungando il weekend dell’8 marzo. A Sauze il virus, dopo aver colpito due anziani residenti in frazione Jouvenceaux, ha contagiato anche un maestro di sci e un direttore d’albergo del gruppo Abc. Ai due si aggiunge un cameriere che ha lavorato in un rifugio sulle piste e un pizzaiolo residente però nel vicino comune di Salbertrand, ma che ha lavorato durante la stagione sciistica in un’attività nel centro paese.

Il sindaco Mauro Meneguzzi è chiaramente molto preoccupato ed è al lavoro per reperire mascherine da distribuire alla popolazione. «Per ciò che riguarda il direttore di hotel – spiega Meneguzzi – al Comune non è arrivata ancora la comunicazione da parte dell’Asl. Immagino comunque che la notizia, data dallo stesso gruppo alberghiero, sia attendibile. Per il giovane pizzaiolo, anche se ha lavorato per tutta la stagione da noi, il Comune di competenza è Salbertrand. Lo so – conclude il sindaco che in montagna è forse più difficile, ma il mio appello è chiaramente quello di stare tutti a casa». –

COVID19 CONTAGI IN VAL DI SUSA. TURISMO SPECULATIVO E CANTIERE TAV

https://www.notav.info/post/covid19-contagi-in-val-di-susa-turismo-speculativo-e-cantiere-tav/?fbclid=IwAR2jh44-SGbtnYlM986iu_X9SsTWdhKBR66b8of0qQA_IPOOoZBWtYcqXYU

notav.info

post — 20 Marzo 2020 at 21:23

Lo schifo dello schifo e ora anche il coronavirus…

L’alta valle di Susa e le sue speculazioni.

Possiamo dirlo con serenità, ogni territorio ha il suo schifo e la declinazione del tav Torino Lione ed il suo cantiere di Chiomonte ne sono un esempio. Primo caso di coronavirus in valle di Susa a Chiomonte, un militare di guardia al cantiere. Movida e comportamenti criminali nonostante le zone rosse in Lombardia, in alta valle di Susa, sponsorizzate da amministratori locali e si tav. Di questo stiamo parlando, di comportamenti che stanno distruggendo la vita e l’ambiente uccidendo e sprecando oggi risorse preziosissime per la sanità e il futuro del nostro paese.

Ma riavvolgiamo il nastro.

La valle di Susa è divisa geograficamente in due grandi porzioni. La bassa e media valle di Susa che parte da Torino e arriva a Susa, dove il nuovo progetto dovrebbe correre sopra suolo e dove il movimento no tav è nato. L’alta valle, 50 km che corrono stretti da Susa al confine con la Francia dove la nuova linea neanche si vedrebbe in quanto in galleria tutta quanta scavata prima di toccare il territorio. Nell’alta valle da sempre, sfruttando il territorio sono state devastati i monti per costruire impianti di sci e resort. Avete presente lo sviluppo dolce di alcune valli alpine in trentino? Ecco, tutto il contrario. Villaggi turistici, pulman, navette, affollamento, musica ad alto volume a ogni ora. Poi arriva il progetto tav Torino Lione e i sindaci, benchè no toccati dal progetto, per “vicinato” si sono prestati al giochetto di Telt e tutti di corsa a sostenere la bontà dell’opera. Nelle ultime elezioni comunali spopolava, x nascondersi dal prender posizione il detto “guardiamo oltre”. Tra favorevoli e contrari i più squallidi di tutti si sono inventati una terza posizione, neutra proprio per niente. E giù a elemosinare soldi e favori.  Poi arriva il virus e guarda caso spunta proprio in mezzo a queste vicende. Nel cantiere tav ormai fermo da anni con solo i militari dentro e nella movida si tav delle vacanze da resort sulla neve. E sì, perchè i fenomeni, nonostante ci fosse già il blocco delle scuole da inizio marzo hanno pensato bene di sponsorizzare un ultimo grande fine settimana sulla neve il 7-8 marzo. Gli slogan ancora risuonano e gridano vendetta “La valle di Susa va avanti… in montagna non c’è alcun rischio corona virus”. Mentre a Codogno già si piangeva e a Lodi il dramma avanzava molte località sciistiche avevano chiuso i battenti, consapevoli dei rischi e consigliate dai sanitari. La valle d’Aosta con senso di responsabilità senza nessun dpcm dichiarava chiusa la stagione ma l’alta valle di Susa no, guardava oltre. Ecco dunque spuntare i turisti in fuga da Milano e dalla Lombardia ormai chiusa dallo spettro del virus. Sono due giorni di terrore il 7 e l’8 marzo.

Oggi dopo 15 giorni nei comuni della valle si aprono i centri comunali di emergenza e i casi spuntano come funghi. Possiamo dirlo, meno male che se ne sono andati, ma … l’infezione rimane. Solo le pesanti misure di distanziamento sociale apprese dal popolo cinese stanno ora permettendo di non vedere le persone ammalarsi per le strade contagiandosi a vicenda.Di questo ce ne ricorderemo a tempo debito e non saranno due scuse con delle lacrime di coccodrillo a farla passare liscia di fronte ai morti. Le colpe ci sono e sono gravi. Nuova Torino Lione un’opera inutile per Italia ed Europa da 22 mld di euro di soldi pubblici. Pensiamo a quanti miliardi in pochi giorni per un ko sanitario e facciamoci due domande su dove devono essere investiti questi soldi. Un fine settimana sulla neve, quanti contagi? Quanti morti? Speriamo davvero di non contarne troppi.

Covid-19, Lopalco: “Chi pensa che si potrà tornare a vivere come prima si sta illudendo”

https://www.globalist.it/news/2020/03/23/covid-19-lopalco-chi-pensa-che-si-potra-tornare-a-vivere-come-prima-si-sta-illudendo-2054941.html?www-globalist-it-pub=sunltshjg7afk8ch8g84lr6lth&fbclid=IwAR3xYFyYNKmyHhwHcMQPVzsh5IhEPKMvFpiI3fcuQJfkx9_Fg2ci9L2oXgk

L’epidemiologo: “Questo virus non sparirà fino a quando non avremo il vaccino, e potrebbero volerci anni. Servirà molta cautela”

Pier Luigi Lopalco

Pier Luigi Lopalco

globalist 23 marzo 2020

Quando finirà tutto questo? Quando potremo tornare ‘ad abbracciarci come prima’, per dirla come Giuseppe Conte? È questa la domanda che attanaglia la mente degli italiani e di tutti i paesi colpiti dal Coronavirus. L’irruenza con cui questo mostro è entrato nelle nostre vite ci dà l’illusione che un giorno, forse non tanto lontano, potremo tornare alle nostre vite di prima come per magia, velocemente come siamo entrati in questa crisi. 
Purtroppo, non sarà così. E questa consapevolezza, che già si insinua nella mente delle persone, è bene che sia ben radicata in ognuno di noi. Il virus non scomparirà come per magia, e ci vorrà molto tempo prima di tornare alla normalità. Di sicuro c’è che, anche quando le misure di quarantena si saranno allentate, le nostre vite dovranno procedere con estrema cautela. Gli assembramenti probabilmente continueranno a venire vietati, dovremo abituarci a non frequentare più tante persone tutte insieme e a stare molto più tempo a casa. 
Ma c’è una data di scadenza? Sì, esiste, ed è – lo spiega l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, professore di Igiene all’università di Pisa, ritornato per un po’ a casa in Puglia per guidare la task force regionale per l’emergenza coronavirus – il vaccino. Fino a che non avremo il vaccino in tasca, e questo potrebbe richiedere anche anni, le nostre vite non saranno più le stesse. 
“Tutti aspettano che la curva dei contagi scenda, scenda, scenda. Che le misure di distanziamento sociale funzionino. Che tutto torni come prima. Ma se in realtà qualcosa di buono già si vede, per il ritorno alla normalità bisognerà aspettare e avere cautela. Molta” spiega Lopalco, che aggiunge anche che non trova da ridire sulle misure adottate dal Governo: “Ad essere sinceri più di quello che abbiamo fatto è difficile, a livello nazionale, oggettivamente prendere decisioni così gravi in situazioni di emergenza, con pressioni da parte del mondo economico, pressioni dall’opposizione. Non è una situazione facile, si potrà discutere nel futuro sui dettagli, ma a livello nazionale come impostazione generale credo si sia fatto tutto quello che si doveva fare”. E “con la Cina purtroppo non possiamo fare grandi paragoni perché il lockdown della Cina è stato totale e brutale, e oggettivamente non credo che si potrà mai fare così in un Paese europeo”. Inoltre “in Hubei il lockdown era totale ma dal resto della Cina arrivava tutto, cibo, medici, medicine. Sarebbe come se potessimo chiudere l’Italia e la Germania ci mandasse tutto quello che serve”.
“Io credo che le misure di distanziamento sociale stiano già funzionando, non si vedono in maniera evidente perché il grosso dei casi oggi viene dalla Lombardia, dove ormai l’epidemia, il fuoco era divampato”, risponde Lopalco, e “quello che bisogna fare è circoscrivere l’incendio, fare in modo che il resto del bosco rimanga salvo. L’impatto delle misure di distanziamento si vede soprattutto nelle prime fasi di un epidemia, quando ancora si ha il tempo di bloccare la diffusione. Io credo che un po’ tutte le regioni italiane stiano già avendo dei risultati, il rallentamento del contagio si vede. Non abbiamo avuto un’impennata esponenziale come c’è stata in Lombardia. E questo è stato grazie alle misure di distanziamento sociale e insieme a tutta l’azione che si sta facendo sul territorio”.
Sul territorio infatti si gioca un’altra partita importante: “Il lavoro grosso che va fatto è molto a livello locale, adesso che sono qui in Puglia me ne rendo conto, qui si sta facendo un lavoro fortissimo di spegnimento dei focolai, uno ad uno sul territorio. E questo lavoro va fatto in tutte le Regioni, so che molte regioni lo stanno facendo e bisogna impegnarci molto su questo, perché questo lavoro insieme alle misure di distanziamento sociale può avere effetto”, sottolinea prof Lopalco, come sui social è conosciuto, ora che guarda anche dalla Puglia, dove guida la task force contro l’emergenza coronavirus, le curve epidemiologiche.
“Se noi abbiamo un po’ di pazienza il rallentamento si vede anche in Lombardia. Ma soprattutto in Lombardia bisogna curare le persone, bisogna sforzarsi per curare le persone, non possiamo fare altro, quando c`è quel livello di circolazione del virus”. “Curare chi si ammala e continuare assolutamente ad osservare le misure di distanziamento. Guai – avverte l’epidemiologo – a pensare di mollare. Io credo che nei prossimi giorni un rallentamento dei contagi si vedrà, ma guai a pensare che siamo fuori dal tunnel o che ormai abbiamo svoltato l’angolo, perché dietro l’angolo ci può essere un altro tunnel e un altro burrone”.
Il messaggio è chiaro: “Se una volta calata la curva epidemica ci si illude che possiamo tornare a fare quello che facevamo prima, un mese fa, ci stiamo sbagliando di grosso, non è così. Per il ritorno alla normalità servirà tempo. E dobbiamo essere certi che tutte le strutture sanitarie siano in sicurezza, che il sistema di sorveglianza territoriale funzioni, che la diagnostica per la rilevazione precoce dei casi funzioni, et cetera et cetera et cetera. Questo è un messaggio che dobbiamo dare chiaro, dobbiamo avere cautela, cautela massima”.
Quando finirà? “È difficile da dire. Ora curiamoci di quello che sta succedendo adesso, sperando che non scoppi nessun altro focolaio stile Lombardia, che in nessun altra regione si ripetano gli eventi della Lombardia. Una volta che siamo sicuri di questo, potremmo iniziare a pensare al post-epidemia. Per il momento siamo in epidemia dobbiamo curarci dell’epidemia”.
La cura? “Io non nutro grosse speranze sul farmaco, si sta facendo tanto clamore sui farmaci che spuntano come funghi. Noi abbiamo degli antibiotici efficaci contro i batteri ma fino ad oggi non abbiamo un antivirale, uno, che funzioni contro i virus. Per poter tenere sotto controllo l’Hiv, il virus dell’Aids, ci sono voluti decenni di ricerca e comunque serve un cocktail di farmaci per tenerlo a bada”. Quindi nessuna illusione da Lopalco: “Non pensiamo che ci sia la pillola miracolosa, perché per questo virus non ci sarà la pillola miracolosa, come non c’è mai stata per i virus dell’influenza, abbiamo antivirali che sono un po’ acqua fresca anziché avere 5 giorni di tosse ne abbiamo 3. Non vorrei nei farmaci si riponesse molta speranza”.
“La mia speranza – aggiunge – è questa: riuscire a passare il grosso picco epidemico e nel frattempo che venga fuori il vaccino. Questo è quello a cui dobbiamo puntare. Con tutte le forze tenere sotto controllo il picco epidemico, farlo scendere e poi estrema sorveglianza ed estrema cautela fino a quando non avremo in tasca il vaccino. Poi vedremo, il livello di contagio che si avrà dopo il picco epidemico, soltanto allora sapremo quanto potremo ritornare alla vita precedente. Ma io penso che prima dell’estate sarà molto difficile riuscire a fare delle grosse previsioni e strategie post epidemia”.
È un virus globale, è un virus contagioso… “Un virus del genere non si può eliminare dal territorio ma si può gestire, si può fare in modo che non dia fastidio, che non faccia troppi danni”.
“Il virus della spagnola ad esempio ha continuato a girare per decenni, fino all’altro ieri, ma dopo le ondate tragiche ha continuato a girare come un virus stagionale perché la popolazione umana si è adattata, ha sviluppato anticorpi e quindi il virus è diventato stagionale. Ed è esattamente quello che succederà con il virus SarsCov2. La spagnola fece milioni e milioni di morti ma era il 1918 oggi è il 2020: i polmoni si curano, noi curiamo le polmoniti. Le vittime ci saranno, ogni anno i virus uccidono tante persone, ma cercheremo di proteggere i più fragili col vaccino e curare i pochi casi di polmonite. Una persona se viene curata adeguatamente guarisce”.
Ma “prima di avere un vaccino in tasca dobbiamo essere molto cauti”, per evitare altri incendi. E quando arriverà il vaccino: “Speriamo per l’inizio del prossimo anno, se qualche gruppo di ricerca lo azzecca, potrebbe arrivare anche per l’inizio del prossimo anno”.