Nei giorni più tragici mascherine vendute al 200-250%. La GdF risale la filiera che porta alla leghista

https://www.laretenonperdona.com/nei-giorni-piu-tragici-mascherine-vendute-al-200-250-la-gdf-risale-la-filiera-che-porta-alla-leghista/?fbclid=IwAR13qXrfRrPEadW5KmjETvtgVbWLqr_cqa8QKkql9Xe1qqY94qBkEA-kqqo

Tutto inizia ai primi di aprile, nel momento più drammatico della pandemia. Nel Savonese vengono denunciati i proprietari (senza scrupoli) di alcune farmacie, che vendevano mascherine di protezione con ricarichi esorbitanti: 200-250%. La procura di Savona affida le indagini alla guardia di finanza, che inizia a risalire la filiera di questa fornitura. E gli uomini delle Fiamme gialle arrivano fino ad un hangar commerciale del terminal 2 dell’aeroporto di Malpensa, dove sono custodite appunto migliaia di mascherine Fpp2 (modello che garantisce protezione medio-alta: di meglio di sono solo le Fpp3, usate quasi esclusivamente negli ospedali. Qui l’inchiesta di Milena Gabanelli). Il carico viene sequestrato su disposizione della procura di Savona, che contesta l’assenza del marchio di certificazione.


Irene Pivetti con Umberto Bossi

La Finanza scopre un particolare non da poco: le mascherine sono state importate dalla Cina dalla Only logistics Italia srl, società di cui è amministratrice unica Irene Pivetti, che nel 1994 (a 31 anni) con la casacca della Lega Nord diventò la più giovane presidente della Camera. Archiviata la carriera politica, Pivetti ha poi iniziato a fare l’imprenditrice, stabilendo tra l’altro una solida di rete di relazioni con l’estremo oriente.


Irene Pivetti con la Lega di Salvini

Nei giorni più tragici del Covid-19, con un’ondata di morti che sembra inarrestabile, le mascherine di protezione sono pressoché introvabili. La Protezione civile, per ragioni di estrema urgenza, firma con la società di Pivetti un contratto per la fornitura di 15 milioni di mascherine, al prezzo di 30 milioni di euro. E una buona parte di queste vengono appunto sequestrate a Malpensa.

Il motivo? «La mia società ha iniziato a importare questa partita sulla base della legislazione prevista dal decreto legge del 2 marzo, che poi è stata recepita in senso assai restrittivo nel Cura Italia — spiega Irene Pivetti, interpellata dal Corriere — . Noi abbiamo rispettato quanto previsto dal contratto con la Protezione civile, soltanto che poi le regole sono cambiate in corsa, affidando all’Inail la competenza di certificare i dispositivi di protezione», certificazioni che poi non sono state ritenute consone.

1945: in Valle si prepara la Liberazione. A Susa “il sogno si avvera” sabato 28 aprile

https://www.laboratoriovalsusa.it/blog/un-po-di-storia/1945-valle-si-prepara-la-liberazione-susa-il-sogno-si-avvera-sabato-28-aprile?fbclid=IwAR0a9aq_chp0qwdc1bE3Jvh1zZqmLpIrVZOoJk9KomMo6yuiX3IqYJd6QNo

Nella primavera del 1945 le formazioni partigiane valsusine si riorganizzano: in alta valle viene costituita la 41° Divisione Unificata ed in bassa valle la 3° e la 13° Divisione Garibaldi, che già hanno all’attivo molti uomini e brigate, cambiano nome e diventano 42° e 46° Divisione.

In alta Valle, i partigiani si preoccupano di difendere le dighe e le centrali idroelettriche dagli attacchi dei tedeschi in fuga, mentre le formazioni della bassa Valle mettono in atto azioni di disturbo, ostacolando i movimenti delle truppe tedesche con azioni di sabotaggio. I partigiani sono inoltre impegnati nella bonifica dei ponti e delle strade minate dai tedeschi: gran parte delle cariche vengono rese inoffensive ad eccezione di quelle poste su alcuni ponti a Bardonecchia, Cesana, Oulx ed Exilles.

Proprio il 25 aprile iniziano gli scontri per la Liberazione dei territori dell’alta Valle. Le operazione hanno avvio la sera del 24 quando i Partigiani della Compagnia Assietta si scontrano con i tedeschi in ritirata in una furiosa battaglia nei pressi di Exilles.

6 maggio 1945, manifestazione per la liberazione di Torino

6 maggio 1945, manifestazione per la liberazione di Torino.

Il 26 aprile altre formazioni partigiane valsusine scendono verso Torino; l’obiettivo è quello di incalzare il ripiegamento dei tedeschi e di ricongiungersi in città con le altre formazioni che qui stavano convergendo. I gruppi valsusini rimangono a Torino fino ai primi giorni di maggio e, il 6, partecipano alla grande sfilata in piazza Vittorio Veneto

Sabato 28 aprile 1945 è il giorno della Liberazione di Susa. Il 5 maggio il giornale La Valsusa racconta quelle ore:”Dopo una triste vigilia, nella quale i nazi-fascisti consumarono gli ultimi delitti, varie formazioni di patrioti occuparono la città che imbandierata e vestita a festa, come per incanto, con ardenti manifestazioni espresse la sua gioia e la sua gratitudine ai liberatori. Suonarono tutte le campane come nelle feste più grandi, e nel pomeriggio si volle onorare la memoria dei caduti per la libertà deponendo corone alle tombe dei cimiteri di Susa e Mompantero”.

Un racconto in “presa diretta” di quel giorno lo si trova nel diario del Comandante Aldo Laghi (Giulio Bolaffi) pubblicato nel volume “Giulio Bolaffi, un partigiano ribelle”, Daniela Piazza Editore. Così il Comandante della IV Divisione alpina G.L. Stellina scandisce le ore del 28 aprile 1945:

“Nella notte una grande esplosione. Alle 6 una sparatoria dei miei partigiani. Susa è libera… Raggiungo i miei uomini. Grande entusiasmo. La folla ci acclama: in tutta la città entusiasmo delirante. Raggiungiamo il Castello. Organizziamo tutti comandi. Ianni arriva e dice che ha preso contatto con la Brigata Monte Assietta.

Giulio Bolaffi parla dal Municipio di Susa.

Giulio Bolaffi parla dal Municipio di Susa. In alto, sopra al titolo,  i partigiani sfilano a Susa (foto di Giacinto Contin, detto Nino).

Circolano voci che le truppe di Exilles arriveranno. Mr. Mastro dice di concentrare le armi pesanti al Castello, che è difendibile e ha varie strade che portano fuori città. Lavoro febbrile. Vengono fuori tutti i marescialli. Li prendiamo e li facciamo lavorare. Al Castello affluiscono i prigionieri. Organizzo il servizio.

Pubblico l’ordinanza n.1 che è un appello sul coprifuoco, dalle ore 21 alle 5, e sulle sanzioni: tribunali di guerra contro i predoni.

Visita di Ferrua che vuole portare Piero al Castello ed effettuare un collegamento con la centrale Aem. Impiantiamo un ufficio nelle scuole. Bottazzi mi dice che il mattino alle 8.30, 18 uomini della Olivieri, di guardia a Vertice, dove c’è il salto dell’acqua, hanno attaccato una compagnia tedesca di 50 uomini in zona Piano San Martino per impedire sabotaggi alle tubazioni. C’è stato un combattimento fino alle 18.30 perché sono intervenuti altri tedeschi ad appoggiare quelli già impegnati. È morto Piero, carabiniere, e ferito Marais.

È stata impedita la distruzione delle centrali elettriche e di Venaus per rappresaglia; i tedeschi si sono ritirati a Curnà dove c’è lo sbarramento anticarro. Feriti 5 uomini tedeschi dei quali 2 gravi, forse morti.

Apprendo che sabato mattina alle 9.30, 10 uomini di Martino issavano la bandiera italiana sul Moncenisio all’ospizio; Sergente Maggiore Sten, Vittorio, Luigi e altri della squadra di guardia alle tubazioni, precedendo di un’ora la pattuglia francese comandata dal Capitano Stephane.

Al pomeriggio alle 17 vado in municipio e parlo al balcone alla folla plaudente ed entusiasta, con un ufficiale francese. Parliamo dei patrioti. Poi portiamo due corone ai caduti al cimitero di Susa e di Urbiano”.

Il sogno si è avverato

Gia.Col.

Bibliografia: “Giulio Bolaffi, un partigiano ribelle”, Daniela Piazza Editore. Andrea Maria Ludovici: “Una Comunità e il suo territorio”, Susa, Centro Culturale Diocesano

Chernobyl continua a bruciare nel silenzio generale. La nube radioattiva supera l’Italia

https://www.greenme.it/informarsi/ambiente/chernobyl-continua-a-bruciare-nel-silenzio-generale-la-nube-radioattiva-supera-litalia/?fbclid=IwAR2OpGXa9YdHETLfQ5ACIAiIQVTZS_FBge7dw5atAT7ncbzL1DJFvbrsQ7o

Chernobyl continua a bruciare. Nessuno ne parla più, solo i residenti continuano a postare testimonianze delle fiamme che divorano le foreste attorno alla centrale ma anche quelle del resto dell’Ucraina.

Oggi è il 17° giorno ma la situazione sembra lontana dalla risoluzione. Quattro incendi sono in corso e i vigili del fuoco sono allo stremo.

La situazione nelle foreste attorno a Chernobyl è drammatica, come mostra il video girato da Yaroslav Yemelianenko, che fa parte del comitato consultivo pubblico del servizio di emergenza:

Al momento tre sono le sorgenti degli incendi: una situata a circa 70 km a ovest della centrale di Chernobyl e che si estende per 25 km. Un’altra è in un’area a circa 30 km a ovest del Centrale di Chernobyl ai margini della zona di esclusione e altri due camini più piccoli si trovano nella zona di esclusione molto vicino alla centrale elettrica (a circa 2 km).

Secondo quanto postato da Greenpeace Russia su Facebook

“L’ incendio intorno a Chernobyl è ripartito con nuova forza. La situazione nelle aree occupate della centrale nucleare di Chernobyl sta peggiorando di nuovo, le piogge hanno fermato l’incendio solo per un giorno. Nella notte dal 16 al 17 aprile, l’incendio divampato nella regione è diventato ancora più forte”.

Secondo le stime dell’associazione, adesso l’area coinvolta dai primi incendi supera i 40.000 ettari.

“La situazione desta serie preoccupazioni anche perché nella zona di esclusione sono divampati nuovi incendi. Ora ce ne sono almeno tre. I più gravi di oggi si sono verificati al di fuori della zona di esclusione, nei distretti di Ovruch e Narodich, nella regione ucraina di Zhytomyr. Il più vicino si trova a 10 chilometri dalla zona di esclusione. Sulla base delle immagini satellitari, gli esperti russi di Greenpeace ritengono che proprio questi incendi abbiano provocato un notevole fumo a Kiev e nei suoi dintorni”

spiega Greenpeace, secondo cui questa settimana, le situazioni meteo non saranno affatto favorevoli. Non sono previste piogge che possano aiutare i vigili del fuoco a domare le fiamme. Inoltre, è previsto l’arrivo di un forte vento che potrebbe favorirne la diffusione.

Secondo Volodymyr Demchuk, direttore del dipartimento di risposta alle emergenze, oltre 1.000 persone sono state coinvolte nel tentativo di estinguere gli incendi ma le radiazioni nella regione di Kiev sono entro i limiti normali.

Tuttavia, gli esperti di radiazioni di Greenpeace hanno evidenziato che in condizioni di smog, qualsiasi ulteriore esposizione all’inalazione di aria con un alto contenuto di radionuclidi aumenta il rischio di cancro e altre malattie. E ciò è particolarmente pericoloso sullo sfondo della pandemia da coronavirus.

Nube radioattiva: aggiornamenti

La scorsa settimana, l’Istituto francese di radioprotezione e sicurezza nucleare ha ipotizzato, sulla base di una simulazione, che le masse d’aria provenienti dalla zona degli incendi verificatisi il 5 e 6 aprile potrebbero aver raggiunto la Francia dal 7 aprile. Adesso arriva un nuovo aggiornamento, che da una parte conferma che gli incendi in Ucraina che il governo aveva dichiarato estinti il 15 aprile, sono stati riattivati sotto l’effetto di forti venti.

Dall’altra, la nuova nota informativa pubblicata dall’IRSN ha fornito una nuova modellizzazione delle traiettorie delle masse d’aria aggiornata fino al 20 aprile 2020.

“La simulazione è stata effettuata partendo dal presupposto che le emissioni radioattive medie, avvenute tra il 3 e il 12 aprile 2020, continueranno dal 14 al 20 aprile 2020” spiega l’Istituto.

L’IRSN ha continuato a simulare il trasporto di masse aeree tra il 14 e il 20 aprile 2020. Questa simulazione è stata effettuata partendo dal presupposto che i rilasci radioattivi che si sono verificati tra il 3 aprile e il 14 aprile continueranno dal 14 al 20.

Per fortuna, secondo quanto confermato anche dall’Istituto francese per la sicurezza nucleare

“la stima dell’impatto derivante dall’inalazione della radioattività portata dalle masse l’aria che arriva in Francia rimane invariata e senza conseguenze per la salute”.

Gli ultimi dati forniti dall’Istituto, risalenti al 15 aprile, rivelano che

“A partire dal 14 aprile, queste masse aeree stavano ancora coprendo metà del territorio. I livelli di radioattività previsti in Francia sono estremamente bassi, inferiore a 1 µBq / m3 nel 137C”.

Fonti di riferimento: IrsnGreenpeace RussiaReutersGreenpeace Russia/Facebook

LEGGI anche:

Incendi Chernobyl: ancora non si riescono a domare le fiamme che hanno quasi raggiunto i depositi radioattivi

Brucia la foresta radioattiva vicino alla centrale nucleare di Chernobyl

Radiazioni 16 volte superiori al normale, dopo l’incendio boschivo vicino a Chernobyl

Francesca Mancuso
Giornalista pubblicista specializzata in Editoria, Comunicazione Multimediale e Giornalismo. Nel 2011 ha vinto il Premio Caro Direttore e nel 2013 ha vinto il premio Giornalisti nell’Erba grazie all’intervista a Luca Parmitano.

IMPADRONIRSI DELLA FASE TRE —– IN GALERA! —– CON CONTRIBUTI A CINQUE STELLE (NON SPENTE)

https://fulviogrimaldi.blogspot.com/2020/04/impadronirsi-della-fase-tre-in-galera.html

MONDOCANE

DOMENICA 26 APRILE 2020

“Viviamo in un mondo in cui i medici distruggono la salute, i giuristi distruggono la giustizia, le università distruggono la conoscenza, i governi distruggono la libertà, la stampa distrugge l’informazione, la religione distrugge la morale e le nostre banche distruggono l’economia” (Chris Hedges, giornalista e scrittore statunitense, premio Pulitzer, professore a quattro delle maggiori università USA)

A convalida di quanto qui sopra epitomizzato da un illustre giornalista, poniamo una citazione, tanto celebre quanto artatamente fatta dimenticare, di un personaggio centrale nella strategia economica, sociale e biologica dell’UE. Una personalità francese di altissimo rango, ascoltata dai potenti, venerata dai media e che riassume in sé le categorie citate da Hedges. Jacques Attali è giurista amministrativo, eminenza grigia politica e capo di gabinetto di Mitterand, massimo consigliere economico dello stesso Mitterand e poi di Sarkozy e Macron, banchiere internazionale quale presidente della Banca Europea per lo Sviluppo e presidente della Commissione Attali incaricata di promuovere il neoliberismo finanzcapitalista in Europa e specialmente nei paesi ex-comunisti. Infine autonominato, ma riconosciuto, medico e biologo, come risulta dal programmino di sfoltimento dell’umanità riassunto in questa sua dichiarazione. Per pura coincidenza, appartiene alla stessa confessione di tutti i protagonisti della strategia del vaccino e della depopolazione mondiale.

Un programmino per lo sfoltimento

Quando si sorpassano i 60-65 anni, l’uomo vive più a lungo di quanto non produca e costa caro alla società. L’eutanasia sarà uno degli strumenti essenziali delle nostre società future. Macchine per sopprimere permetteranno di eliminare la vita allorché essa sarà troppo insopportabile, o economicamente troppo costosa” (Jacques Attali, “La médicine en accusation“, in AA.VV., L’avenir de la vie, Seghers, Paris 1981)

In galera!

I più pivelli tra noi ricorderanno l’urlo strozzato dalla rabbia e indignazione del comico di stirpe arboriana Giorgio Bracardi? Eccolo: https://youtu.be/pKKOXbRMwUY E’ un urlo che allora proveniva da un fascistuccolo cartonato (come quelli contro cui si scatenano oggi gli appassionati violinisti del nuovo, vero, bio-tecno-fascismo in marcia), ma che ora dovrebbe scaturire dai polmoni di 60 milioni di italiani, al netto di alcune decine di migliaia tra untori politico-economico-sanitari e monatti mediatici e dello spettacolo. A questi ultimi, invece, l’urlo dovrebbe essere diretto, per travolgerli e spazzarli via. Però viene da chiedersi, ci sarà mai una magistratura, come quella di Woodcock, Borsalino, Di Matteo, De Magistris, piuttosto che l’altra dei Palamara, Bruti Liberati, Pignatone e vastissima compagnia passata e presente?

Antifascismo in direzione ostinata e contraria

Perché se ci fosse, quell’invocazione di Bracardi, che oggi riecheggia, ancora flebile, ma segno di primi sussulti di rivolta, nelle camere penali di Cagliari e Trieste, tra i magistrati di Aosta, in un numero crescente di professionisti della Costituzione e della Giustizia, ma anche tra iniziali frammenti di popolo, dovrebbe portare a un rovesciamento del paradigma. Da una carcerazione collettiva nazionale di innocenti, che si dice a termine, ma che si prevede reiterabile a capriccio di chi la decide, a una detenzione selettiva in base ai reati e delitti commessi contro il popolo, lo Stato di Diritto, la Costituzione, il vivere civile, la libertà, i diritti umani. Da un regime che oggi vede gli istinti belluini di gendarmi di varia natura, grazie all’arbitrio concessogli dai decreti del caudillino, scatenati contro vecchietti in panchina, ragazzini isolati su spiagge vuote e sconfinate, ragazzine cicliste, runner solitari nei boschi, signore che cercano fuori paese un farmaco introvabile, si passerebbe ad altri soggetti che delinquono. Tutti, per una volta, dagli immacolati colletti bianchi, con cravatta e pochette. E se il criterio punitivo precedente era di 3000 euro per una camminatrice di bosco con pensione sociale di 500 euro, quello nuovo sarà delle stesse proporzioni rispetto a un reddito lievemente diverso. Il che, tuttavia, non smorzerà l’urlo di cui sopra: In galera!!!

http://www.milanotoday.it/video/polizia-via-democrito-25-aprile.html  L’Italia oggi. Complimenti Pippo Conte!

Abbiamo circa 60mila detenuti nei nostri 231 istituti di pena. Basterebbe costruirne altrettanti per ospitare coloro che verrebbero processati per aver fatto all’Italia quello che vediamo. Per avere cancellato la Costituzione, imprigionato un popolo intero senza colpa e sotto falsi pretesti, circonvenzionato quasi 60 milioni di resi incapaci, abusato di potere, distrutto un’intera economia, provocato milioni di disoccupati e nuovi milioni di poveri assoluti, azzerato la cultura, la socialità, l’associazione, la comunità. Tutto ai fini di un potere spietato, irrazionale, ma che garantisca profitti incommensurabili a una ristretta schiatta di cospiratori finanziari, farmaceutici, digitali. E, a tali fini, provocando una diffusione di patologie e di decessi senza precedenti. Con al seguito tutto il grottesco cucuzzaro di eroici bonzi della medicina, in delirio di protagonismo (e non parliamo di infermieri e medici di corsia), delle milizie fondamentaliste mediatiche, di una grottesca iperfetazione di task forces chiamate ad avallare, con pretesti scientifici strumentali, la strategia della distruzione del paese insieme al resto dell’umanità

Siamo sopravvissuti alla rivoltante colata di retorica, ipocrisia, paternalismo, patriottismo d’accatto, inflittaci dagli schermi dagli ominicchi che ci governano per conto di terzi da raffigurare con le corna e lo zoccolo di caprone. Melensaggini e consolazioni, avvertimenti e zuccherose minacce per farci accettare di stare rinchiusi un altro po’. Dal colle più alto ai bassifondi di ottusi pubblicitari, analfabeti culturali, che ci rifilano i loro formaggi avvolti in santimonia e tartufismo repellenti. Solenni solitudini pontificali e quirinalizie, che interrompono il loro agiato vissuto tra lussi ambientali e sconfinati spazi verdi e che dovrebbero muoverci alla compassione. Tartufi e baldracche dello spettacolo, intellighenzie da incarichi ministeriali, tutti avvolti in antifascismi da passerella, con addosso la chincaglieria luccicante della più impudica ipocrisia, con l’unico scopo di distoglierci dalla contemplazione, pur passiva, del colpo di globalizzazione tecno-bio-fascista in atto.

E dal taxi uscì nessuno. Era Zingaretti.

Dall’inciucio, di cui Pippo Conte Decretista e Manganellaro è una manifestazione altrettanto spudorata, ma più chic, di Scilipoti o Razzi, è emerso dal nulla Nicola Zingaretti, a dispetto di tutto ancora presidente del Lazio. E l’ha fatto con un botto, tale da imbarazzare non dico l’inetto Luigi XIII, mandatario, ma addirittura il Richelieu vero, Burioni, e financo il mandante papa Paolo V, cioè Bill Gates, che tutti si erano finora astenuti dal rivelare e ordinare la vaccinazione coatta dell’universo mondo. Si parva licet componere magnis, il piccino Zingaretti ciò che i suoi superiori preparano a 7,3 miliardi di persone, lui lo farà subito ai suoi 2,3 milioni corregionali sopra i 65 anni: vaccino antinfluenzale obbligatorio, coatto, forzato, forzoso, ineludibile. Naturalmente volontario. Solo che se non lo fai, sei fuori, out, kaputt. Ti schiferà perfino il parroco.

Ma questa prodezza del fratello scarsetto di Montalbano ci porta a un argomento un po’ più tonificante. Il troppo stroppia e come gli eccessi carcerari hanno portato a qualche sussulto nella cittadinanza, soprattutto oltre le Alpi e oltre oceano, anche l’ignominia del PD-IV e della ruota di scorta (fattasi ruotino) Cinque Stelle nel lasciar sodomizzare l’Italia alla greca da Bruxelles con il MES, ha suscitato un inizio di reazione. Al Grillo, ormai pienamente rientrato nel suo ambito comico, che plaude a UE e al PD e li incita a continuare nella pratica sodomitica e al Di Maio che, a proposito, farfuglia di “pragmatismo”, ha risposto Alessandro Di Battista. Uno che annusa l’aria quando diventa davvero irrespirabile.

Di Battista, un ritorno? Una ripartenza?

Ha anche rinnovato l’appello contro un Descalzi confermato alla guida dell’ENI, ovviamente per il giusto tic pentastellato dell’integrità morale e legale (della cui mancanza, però, Descalzi deve essere ancora sentenziato). Da una vita mi batto contro gli idrocarburi- E da anni il Fatto Quotidiano, meno interessato alle rinnovabili, vicediretto da uno Stefano-Bilderberg-Feltri, conduce la più feroce delle sue campagne contro l’Eni di Descalzi per accuse non provate e, comunque, valevoli per ognuna delle Sette e più sorelle. Allora una botta all’ENI potrebbe significare uno sgabello alle petrolifere angloamericane per il petrolio libico ed egiziano, come ai tempi di Mattei. Se viene dall’organo antlanto-sionista FQ non mi convince. Se viene da Dibba, mi viene da pensare che non ha considerato questo aspetto.

David Barillari

Comunque ben venga Dibba, e ben vengano altri come Paragone e Cunial e come coloro che hanno votato per la proposta anti-MES della Meloni, o, in Europa, contro la Von der Leyen e contro i coronabond (Corrao, Pedicini, D’Amato). E ben venga Davide Barillari, consigliere regionale, espulso dal Movimento per essersi differenziato dalla scellerata politica coronavirus della maggioranza. E, dunque, per essere rimasto un Cinque Stelle autentico, diversamente da altri mangiati vivi dal velluto delle poltrone parlamentari.

Barillari è la risposta

Se non è questo il momento, mentre si stanno davvero decidendo le sorti del nostro paese per decenni, forse per secoli, che dal Movimento 5Stelle si facciano sentire gli autentici, coloro che ne hanno fatto la prima forza politica d’Italia. Se ci si muove e si fa quel che i 5Stelle avrebbero dovuto fare dall’inizio, con i leghisti e, dopo, con il PD, cioè mandarli al diavolo e al macero, compiendo finalmente la scissione che sola può salvare il progetto tradito. Farci uscire dalla Fase Due, che ci vuole dettare l’uomo di due organismi tutta vita, giustizia sociale e salute, l’ennesimo uomo delle banche americane, ma anche del 5G. In mancanza, ci dovremo rassegnare a un altro piantarello e chissà a quanti anni di domiciliari. Se gli si rovina la Fase Due, la Fase Tre è nostra.

Mazzucco vs Zingaretti

Qui sotto la dichiarazione di Barillari. E, prima, una sistematina a Nicolino Zingaretti da parte del grande Massimo Mazzucco (sito luogocomune): tutto da godersi.

https://www.youtube.com/watch?v=ITC4pHZv2T8 è il link all’imperdibile disintegrazione che il giornalista e regista maestro Massimo Mazzucco infligge allo sventurato diffamatore istituzionale e vaccinatore abusivo, fratello minus habens del commissario Montalbano.

David Barillari

Invito tutti voi ad unire le forze.
Combatto Zingaretti da 7 anni proprio dall’antro buio della sua tana, la Regione Lazio.
E’ una lotta impari contro il “sistema di potere” del PD nel Lazio che ha corrotto, svenduto e poi privatizzato la sanita’ pubblica, ha infettato le nomine di tutti gli organismi indipendenti di controllo, ha premiato i dirigenti yes-men con la tessera del partito in tasca mettendo all’angolo tutte le persone capaci ed indipendenti.
Dopo un lungo travaglio, la battaglia politica contro Zingaretti è stata la causa della mia espulsione dal M5S, mentre i miei colleghi si sono venduti in cambio di poche briciole.

In questo particolare momento, nel quale con il pretesto di una pandemia gonfiata ad arte subiamo per la prima volta nella storia repubblicana un cosi’ forte attacco ai nostri diritti costituzionali, v invito quindi a unire tutte le forze….partendo proprio dalla nostra rete di informazione libera ed indipendente, che deve reagire con rigore per bloccare subito questo rigurgito censorio, questo attacco alla libertà di stampa e all’informazione indipendente non allineata al mainstream del terrorismo psicologico delle mascherine e del “state tutti a casa”.

Io sto portando avanti, proprio nel cuore della tana di Zingaretti, interrogazioni, mozioni e proposte di legge per la tutela della salute, contro il 5G, contro i vaccini obbligatori, contro il sistema corrotto, mafioso e clientelare che governa il Lazio e questo paese. E per questo sto subendo tutte le ritorsioni possibili. Ma non ho la minima intenzione di abbassare la testa o rinunciare alla battaglia, perchè migliaia e migliaia di cittadini sono consapevoli e pronti ad attivarsi.

Uniamo le forze.
Se deve nascere un coordinamento fra noi, per una Nuova Resistenza….allora….che nasca subito, senza tentennamenti o timori.
Se deve nascere un nuovo contenitore politico, senza più capi o capetti, che non si venda al sistema, che abbia come bandiera tutte le battaglie concrete dei comitati e delle associazioni sul territorio, che avvii veri processi partecipativi di intelligenza collettiva e democrazia dal basso, che restituisca speranza e coraggio a milioni di italiani delusi e rassegnati…..allora….che nasca grazie a tutti noi.

Una rete di reti, ognuno con la propria identità ma con una strada comune.
Una Nuova Resistenza.

Questa è la tempesta perfetta.
Scateniamo la rivoluzione.

Presidente della III CommissioneVigilanza sul Pluralismo dell’Informazione
Commissario della VII CommissioneSanità, Politiche sociali, Integrazione sociosanitaria e Welfare
Coordinatore intergruppo consiliare “Innovazione digitale nella Pubblica Amministrazione” e intergruppo consiliare “Insieme per un impegno contro il cancro”

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 19:28

“CAMBIARE IL MONDO CON UN VIRUS – GEOPOLITICA DI UN’INFEZIONE”

https://fulviogrimaldi.blogspot.com/2020/04/cambiare-il-mondo-con-un-virus.html

MONDOCANE

VENERDÌ 24 APRILE 2020

A partire dal 5 maggio il mio libro “CAMBIARE IL MONDO CON UN VIRUS – Geopolitica di un’infezione” è in libreria.

Intanto si può già ordinare al link qui sotto dell’editore Zambon. Alcune copie sono anche ottenibili dal mio indirizzo email.

Accludo anche un altro link dell’editore, relativo al libro di Udo Ulfkotte, “Giornalisti Venduti”, la drammatica rivelazione di un professionista dell’informazione su etica, integrità e deontologia dei nostri giornalisti.

https://zambon.net/shop/it/shop/310/fulvio-grimaldi-cambiare-il-mondo-con-un-virus

E’ uscito questo mio instant-book sull’ Italia e un bel po’ di mondo nell’era del coronavirus (Zambon Editore,160 pp, €12.00).

Viviamo nella morsa di coloro a cui è capitato di poter assumere un comando assoluto, senza precedenti, sulla nostra vita, sui nostri diritti fondamentali, violando Costituzione e ogni legge giuridica, morale, civile, umana. E’ il racconto di fatti, con relative riflessioni e analisi, che hanno alterato il nostro modo di vivere e di pensare come era successo solo nel capovolgimento che, con i successori di Costantino, a partire dal quarto secolo dopo Cristo, uccise una civiltà. Molto meno vi si può paragonare quanto abbiamo subito sotto occupazioni straniere, o nel fascismo. 

Tutta questa catastrofe nella quasi totale assenza di resistenza, come, invece, la percepiamo manifestarsi, alla faccia dei media occultatori, in altri paesi a noi vicini. Il tritapensiero, nel quale siamo stati inseriti da molti anni, ha di nuovo spurgato il dogma. Un pensiero unico cui adeguarsi, pena ostracismo e peggio. Il libro annovera voci di scienziati, osservatori, pensatori liberi, che non si piegano alla terrificante manipolazione in atto. Riporta dati che smentiscono l’alluvione di propaganda intimidatrice cui ci sottopone il complesso scientifico-mediatico che si è completamente messo sotto i piedi la politica.. E, soprattutto, contiene una vasta disanima, che il lettore giudicherà azzeccata o meno, su cosa e chi ha preceduto, determinato, guidato, l’operazione coronavirus e su quali prospettive si prova a trarne sul piano dei rapporti di potere, sulle libertà individuali, collettive, nazionali e sugli assetti economici, sociali e geopolitici che ne dovranno sortire.

Udo Ulfkotte

https://zambon.net/shop/it/shop/308/udo-ulfkotte-giornalisti-comprati-come-i-politici-i-servizi-segreti-e-l-alta-nanza-dirigono-i-mas

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 17:10

Incendi Chernobyl: nube radioattiva avrebbe raggiunto anche il Mediterraneo e l’Italia

no tav, generale russo venaus, susa, chiomonte, torino-lione, chianocco, davi lucianohttps://www.meteolive.it/news/Notizie/78/incendi-chernobyl-nube-radioattiva-avrebbe-raggiunto-anche-il-mediterraneo-e-l-italia/85301/?fbclid=IwAR2O7dOatyyc2pVpn-JMSXSNaJwI1AwhszlvrjF5l6o8TJ1bRsCi2__EV_M

Notizie – 18 Aprile 2020, ore 06.49

Nei giorni scorsi vi abbiamo informato sull’emergenza incendi a Chernobyl, con le fiamme che avevano raggiunto all’inizio della settimana la zona circostante il deposito di Pidlisny, dove sono conservati i rifiuti più radioattivi dell`intera area della ex centrale nucleare. 

Secondo le ultime notizie, anche se i roghi risultano ormai domati, una vasta nube radioattiva si è sprigionata nella bassa atmosfera diffondendosi su una area piuttosto ampia.

Da una simulazione condotta in Francia dal`Institut de Radioprotection et Sûreté Nucléaire (IRSN), è emerso che le masse d`aria provenienti dalla zona degli incendi potrebbero aver raggiunto buona parte dell’Europa, compreso la Francia e l’Italia, a partire dal 7 aprile (gli incendi a Chernobyl sono divampati fra 6-7 Aprile).  Ciò è avvenuto anche grazie alle correnti prevalentemente nord-orientali in quota. 

Nel video pubblicato dall’IRSN si nota come la nube si diffonda verso sud, sud-ovest, raggiungendo (seppur attenuata) la nostra penisola. Il triangolo rosso rappresenta il punto di partenza, la posizione degli incendi in Ucraina. 

In base alla modellazione, in Francia è arrivata una nube con livelli di radioattività estremamente bassi, inferiori a 1 µBq / m 3 in cesio 137. In Italia invece i livelli di radioattività sarebbero maggiori, attestandosi fra 1 e 10 µBq / m 3, valori comunque ben inferiori rispetto a quelli dell’Ucraina e dei paesi vicini (colore arancione/rosso nella cartina). 

Come detto, si tratta comunque di una simulazione e non si hanno per ora dati certi. Gli esperti hanno dichiarato: “Sono in corso il campionamento di aerosol su filtri da dispositivi di grande volume della rete OPERA-AIR dell`IRSN (dispositivi per misurare minuscole tracce di radioattività), nonché le misurazioni associate. Queste misurazioni di tracce richiedono l`implementazione di mezzi molto precisi, i risultati non saranno disponibili fino alla prossima settimana” si legge nel comunicato ufficiale.”

L’Istituto ha inoltre rassicurato:
“L`impatto derivante dall`inalazione della radioattività trasportata dalle masse nell`aria che arrivano in Francia dovrebbe essere insignificante”.
Ben più preoccupante la situazione in Ucraina e nella capitale Kiev, dove la vicinanza degli incendi ha determinato un forte aumento dei livelli di inquinamento dell’aria.
Secondo quanto riportato da Reuters, gli incendi hanno fatto sì che l`aria di Kiev conquistasse un triste primato: negli ultimi giorni è risultata infatti la città più inquinata (o comunque fra le più inquinate) del mondo.

Le fiamme divampate nei pressi della centrale nucleare hanno spinto l`inquinamento di Kiev a livelli importanti, dando agli abitanti un altro motivo per rimanere al chiuso, oltre al coronavirus.

Autore : Redazione MeteoLive.it

Il Pertus di Colombano Romean, un’opera titanica che risale a quasi 500 anni fa

https://www.laboratoriovalsusa.it/blog/un-po-di-storia/il-pertus-di-colombano-romean-unopera-titanica-che-risale-quasi-500-anni-fa?fbclid=IwAR2IiR-cPM85NjXjk_Frh2PKuL2qmJWu9yX8ggNypRrSID49b8pQp6tZLGE

In piemontese, pertus vuol dire buco. Ma quello che è visibile sulla montagna di Chiomonte, conosciuto con il nome di Pertus di Colombano Romean, non è un semplice foro. È un’opera titanica, una testimonianza, di quasi 500 anni fa, di incredibile forza di volontà e di notevole ingegno.

Il fatto più stupefacente è che porti la firma di un solo uomo, appunto Colombano Romean, uno scalpellino originario di Chiomonte, nato alla Ramats ed in seguito emigrato a St.Gilles, nella diocesi francese di Nimes, per fare fortuna.

Posto a circa 2 mila metri di quota, proprio sotto i Quattro Denti di Chiomonte, il Pertus è un tunnel di 433 metri di lunghezza, largo circa un metro, per un’altezza di poco meno di due. Colombano aprì il varco da solo, utilizzando il suo scalpello. Un lavoro durato 7 anni, al ritmo di 20 centimetri al giorno, che gli fu commissionato il 14 ottobre 1526. Già nell’ottobre del 1504, i Comuni di Exilles e Chiomonte si erano accordati per lo scavo, ma ci vollero oltre 20 anni, tra discussioni e ricerca della persona idonea, affinchè si giungesse all’avvio dei lavori.

I denti di Chiomonte (versante sud)

I denti di Chiomonte (versante sud)

La galleria si rendeva necessaria per portare l’acqua del Rio Touilles dal versante nord della cresta dei Denti di Chiomonte al versante sud, e consentire così l’irrigazione dei terreni di Cels e Ramats. A questo scopo esisteva già un acquedotto sospeso in legno, che aveva però una una portata molto ridotta e necessitava di ingenti spese di manutenzione. Il suo apporto, inoltre era disponibile solo nei mesi estivi.

Colombano Romean accettò di portare a termine l’impresa. In cambio, i consorzisti gli avrebbero garantito, per ogni mese di lavoro, due emine di segale, del vino, attrezzi per lo scavo, un mantice e la necessaria fornitura di carbone. Per permettergli i lavori fu realizzato, all’imbocco della galleria un capanno con letto, madia, botte e lanterne per illuminazione, che divenne la sua nuova casa. Inoltre, il duro impegno di Colombano sarebbe stato riconosciuto con il compenso di 5 fiorini e 12 soldi per ogni tesa (m. 1,786) scavata nella roccia.

L’impresa fu ardua: nella galleria bisognava garantire aereazione, che, con tutta probabilità, veniva immessa tramite una canalizzazione in tela collegata ad un mantice. Il cane di Colombano ogni giorno percorreva il tratto dal villaggio della Ramats alla galleria per condurre il cibo al suo proprietario.

Ma quando l’opera fu conclusa, nel 1533, e venne il tempo di fare i conti, ecco la sorpresa: la morte dello scalpellino. Sul suo decesso esistono due versioni contrastanti: la prima dice che Colombano Romean, dopo tanta fatica, fu avvelenato per evitare il pagamento della somma pattuita. L’esborso era infatti considerevole: 1600 fiorini, pari a 320 scudi. Per avere un’idea dell’importo avere un’idea va considerato che all’epoca il bilancio del Comune di Chiomonte era di circa 500 scudi.

Un’altra versione dice che l’uomo morì di idropisia, provocata dal freddo e dall’umidità patiti durante lo scavo, aggravati da un’insana passione per il vino. Come andarono i fatti, non lo sappiamo.

Quello che è certo, è che ancora oggi il Pertus di Colombano Romean consente ai pendii di Cels e Ramats di godere di un buon apporto idrico.

Colombano Romean, la targa commemorativa

Chi fa visita alla galleria può ancora vedere su di essa i segni dello scalpello, i visi, le croci ed un giglio del Delfinato scolpiti al suo interno, insieme alle nicchie dove venivano appoggiate le lanterne per verificare che lo scavo stesse seguendo la giusta direzione. Consigliamo di effettuare questa esperienza nei mesi di minore portata idrica, tra agosto ed ottobre, muniti di stivali e torcia frontale. Per maggiori informazioni potete consultare questa escursione proposta dal Rifugio Levi Molinari).

Al fondo della galleria, una targa posta dal CAI e dai comuni interessati celebra l’opera di Colombano, mentre una data incisa sul cemento ricorda i lavori di manutenzione straordinaria portati a termine sul tratto meridionale del tunnel nel 1931 (un getto di calcestruzzo con volta a botte armata mediante centine lignee).

Il Pertus di Colombano Romean in una cartolina d'epoca

Il Pertus di Colombano Romean in una cartolina d’epoca

Concludiamo con una notazione letteraria: nel 2000 lo scrittore torinese Alessandro Perissinotto ha pubblicato La canzone di Colombano, un bel romanzo storico che ricostruisce questa vicenda (Sellerio editore). A noi è piaciuto molto.

Piemonte, arriva l’obbligo di mascherine per tutti “Ne serviranno 80 milioni ogni mese”

La Regione ha annunciato che sarà garantita la consegna gratuita di un kit per ogni famiglia

Anche per la nostra regione, come per la Lombardia, scatta l’obbligo di mascherine per tutti.  Dal 4 maggio, e per il proseguimento della Fase 2, in Piemonte il divieto è di uscire di casa senza protezioni sul viso.
Un obbligo che sarà subordinato, ovviamente, alla distribuzione di mascherine all’intera popolazione regionale.

A partire dai prossimi giorni, come annunciato ieri, mercoledì 15 Aprile, saranno consegnate ai Piemontesi 5 milioni di mascherine per una spesa complessiva di 6 milioni di euro, coperta grazie alle donazioni arrivate nelle ultime settimane.

E mentre continua a non sopirsi la polemica per il caro prezzo delle mascherine (spesso introvabili) la Regione ha annunciato che sarà garantita la consegna gratuita di un kit per ogni famiglia.
Nel piano della Regione, l’obbligo di indossare la mascherina in strada scatterà a partire dal 4 maggio, giorno in cui, secondo l’ultimo decreto del governo, dovrebbe iniziare la riapertura di alcune aziende, accompagnata dall’allentamento delle vigenti misure di contenimento.

Secondo le stime del Politecnico, solo per il mondo produttivo, in Piemonte, serviranno oltre 80 milioni di mascherine al mese per operai e lavoratori.
Così hanno  piegato il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, l’assessore alla Protezione civile Marco Gabusi e l’assessore alla Sanità Luigi Icardi:
“Ad aggiudicarsi la gara realizzata attraverso Scr sono state tre aziende del Piemonte. Insieme a Poste italiane e alle associazioni che rappresentano gli enti locali stiamo definendo le modalità migliori per organizzare la distribuzione alle famiglie su tutto il territorio. Ringraziamo tutti i capigruppo del Consiglio regionale per la sensibilità dimostrata e la generosità di chi ci ha permesso con le proprie donazioni di coprire la spesa. Prima di rendere le mascherine obbligatorie era, infatti, fondamentale poterle garantire a tutti, ancor più in vista della fase di ripartenza”

BASTA CON IL CAPITALISMO PARACULO

https://www.dagospia.com/rubrica-4/business/basta-capitalismo-paraculo-grandi-famiglie-capitalismo-233559.htm?fbclid=IwAR0m3loUrsnb30bPVlOlHjwkwA4JinRv-BgJp6L9L2-it9IZ8Jqcj3oTZ6M

dago

16 APR 2020 11:44

BASTA CON IL CAPITALISMO PARACULO: LE GRANDI FAMIGLIE DEL CAPITALISMO ITALIANO RIPORTINO IN PATRIA I SOLDI CHE HANNO SISTEMATO NEI PARADISI FISCALI – ANCHE L’AD DI INTESA, CARLO MESSINA, LE HA PUNGOLATE SFIDANDOLE A FAR RIENTRARE LE RICCHEZZE ALL’ESTERO – DAGLI AGNELLI AI ROCCA, DAI FERRERO AI PERFETTI FINO ALLA FAMIGLIA GARAVOGLIA: LA LISTA DEI FLUSSI DI DENARO…

Fabio Pavesi per https://www.affaritaliani.it/

Carlo MessinaCARLO MESSINA

Chiamatelo Cura-Italia, Salva-Italia o come volete. Mentre tutti si affannano a cercare di reperire risorse pubbliche e private per fronteggiare il feroce contraccolpo economico della pandemia del Secolo, c’è qualche convitato di pietra che andrebbe scosso. E che da anni più che rinvenire risorse per il Paese è più che propenso a svuotarle, portandole oltreconfine. La stoccata l’ha lanciata nei giorni scorsi Carlo Messina, l’amministratore delegato della più grande banca italiana che tra le altre cose ha rammentato che ci sono grandi famiglie imprenditoriali italiane abituate a trasferire capitali e ricchezze all’estero.

john elkann 1JOHN ELKANN 1

E che oggi potrebbero essere manna se rimpatriate e reimpiegate nell’economia del nostro Paese. Un “torni a bordo Schettino” che non dovrebbe cadere nel vuoto. Già ma chi sono queste grandi famiglie che da tempo traslocano capitale e dividendi nei paradisi fiscali oltre frontiera? L’elenco include i bei nomi dell’imprenditoria: dagli Agnelli, ai Rocca, ai Ferrero alla famiglia Perfetti,  alla famiglia Garavaglia (Campari) che da poco ha deciso di trasferire le sede legale in Olanda insieme alla Mediaset post-riassetto con la controllata spagnola e post-acquisizione Prosiebensat.

Quel che pochi sanno sono i flussi impressionanti di risorse trasmigrate fuori confine negli ultimi anni. Affaritaliani.it ha provato a documentarlo per i gruppi più significativi con l’ausilio degli analisti dell’Area studi di Mediobanca. Ecco i risultati.

gianfelice rocca 1GIANFELICE ROCCA 1

LA LUNGA CATENA SOCIETARIA DEL GRUPPO TENARIS DEI ROCCA

Tra i più attivi a trasferire risorse all’estero ecco la Tenaris della famiglia Rocca. Un impero che spazia in tutto il globo e che ha al suo vertice la Tenaris Sa domiciliata in Lussemburgo. Ebbene la Tenaris investment sarl anche’essa nel granducato ha cumulato dividendi dalle partecipate del colosso mondiale per la bellezza di 3 miliardi di euro nel periodo dal 2014 al 2018. L’ultimo dividendo incassato del 2018 vale da solo 743 milioni di euro.

Soldi incassati lì che poi in parte finiscono per risalire lungo un’impressionante catena societaria. Tenaris Investment sarl è posseduta al 100% da Tenaris Sa. A sua volta, Tenaris sa è partecipata da Techint holding luxembourg. A sua volta partecipata dalla San Faustin che ha sede legale a Curacao nei Caraibi per approdare infine, in cima alla fantasiosa catena, alla Rocca&Partners che ha sede in Olanda. Come si vede una sorta di giro del mondo di buona parte dei quattrini prodotti dal colosso nella produzione di tubi per l’industria petrolifera che escono dal nostro Paese per non tornarci.

Tenaris è una macchina da guerra come profittabilità. Nel 2019 Tenaris quotata su tre mercati tra cui Piazza Affari ha registrato un giro d’affari di 7,3 miliardi di dollari, producendo utili netti per 742 milioni di dollari. Oltre la metà dei profitti netti finisce abitualmente in dividendi distribuiti lungo la catena societaria dei Rocca, stabilmente collocata fuori dai confini domestici.

giovanni ferrero 4GIOVANNI FERRERO 4

L’IMPERO DELLA NUTELLA DELLA FAMIGLIA FERRERO

Altro grande protagonista del trasloco estero di parte consistente degli utili è la casa della Nutella. La Ferrero che fattura globalmente a livello consolidato oltre 11 miliardi di euro all’anno, ha la sua testa domiciliata in Lussemburgo sotto l’egida di Ferrero International Sa. Ebbene solo nel 2019 la capogruppo lussemburghese della famiglia di Alba ha incassato 1,11 miliardi di euro di dividendi. Il livello più alto di sempre. E dal 2014 al 2019 Ferrero International Sa ha portato nei suoi forzieri esteri la bellezza di 4,4 miliardi di euro di flussi cedolari. Una manna per la famiglia proprietaria della Nutella.

LA GALASSIA EXOR DELLA FAMIGLIA AGNELLI

Perfetti Van del MellePERFETTI VAN DEL MELLE

E che dire degli Agnelli? Da anni trasmigrati in Olanda con le varie Fca, Cnh e la cassaforte Exor. Ebbene le partecipate della galassia Exor, da Fca a Cnh, a Ferrari e via dicendo hanno distribuito a Exor in Olanda, solo nel 2019, 999 milioni di euro. E tra il 2017 e il 2018 gli incassi ad Amsterdam delle controllate di Exor sono stati di oltre 1 miliardo. Poi parte di questa ricchezza viene a sua volta distribuita alla Giovanni Agnelli Bv, anch’essa olandese che possiede il 53% di Exor ed è la cassaforte della grande famiglia torinese.

STM

Altra società che ha sede legale nei paesi bassi è Stm. Il produttore di micro-chip ha incassato fuori confine 930 milioni di euro di dividendi nell’arco di tempo dal 2014 al 2019.

luca garavoglia campariLUCA GARAVOGLIA CAMPARI

I CHEWING GUM E LE CARAMELLE DELLA FAMIGLIA PERFETTI

La Perfetti Van del Melle è la famiglia della gomma del ponte. I produttori di caramelle e gomme hanno da sempre la sede in Olanda. Lì sono arrivate risorse sotto forma di dividendi per oltre 300 milioni di euro solo tra il 2014 e il 2017. In questo momento così drammatico per le sorti dell’economia prostrata dal Coronavirus, forse una moratoria nel copioso flusso di ricchezza che prende la strada oltre le Alpi, aiuterebbe. Non si può imporre per legge ovviamente. Sta alla sensibilità dei “capitani coraggiosi” delle dinastie imprenditoriali. Chissà.

 

Coronavirus. Dietro il disastro in Piemonte anche una vecchia conoscenza dei notav: il PM Rinaudo

https://www.notav.info/senza-categoria/coronavirus-dietro-il-disastro-in-piemonte-anche-una-vecchia-conoscenza-dei-notav-il-pm-rinaudo/?fbclid=IwAR0Uvak6mDN5cm53L0c86kbKziwOYDkNYyV0EacywpmZv0Q4LkK9Rl1UiOg#.XpRNTisH9i0.facebook

Newsposttop — 13 Aprile 2020 at 08:48

In Piemonte, dopo qualche settimana di contagi relativamente più bassi rispetto alle aree del nord-est, l’epidemia sta esplodendo e seguirà probabilmente molto da vicino la curva di contagio della Lombardia. Venerdi, per la prima volta, il numero di decessi registrati in 24 ore ha segnato cifra doppia, arrivando a 104, senza che nei giorni successivi si vedesse un significativo miglioramento. Le terapie intensive sono tutt’ora sotto forte pressione e come altrove, ma più che altrove, il numero di malati effettivi resta ignoto visto che siamo la regione che ha eseguito meno test tra quelle del nord. D’altronde non poteva essere altrimenti. Il ceto politico sabaudo, tutto impegnato negli ultimi anni parlare di tav e del futuro radioso che ci aspetterebbe in fondo al tunnel, ha in realtà passato la maggior parte del suo tempo a spolpare la sanità piemontese a colpi di spending review e “razionalizzazioni”. L’eredità lasciata da questi signori la stiamo pagando carissima. Negli ultimi 10 anni sono stati tagliati 515 medici ospedalieri e 1.560 posti letto, facendo del Piemonte una delle regioni col numero di posti in terapia intensiva tra i più bassi delle regioni del nord (7.3 posti letto per 100.000 abitanti contro gli 8.9 della Lombardia, i 10 del Veneto, i 12 della Liguria e 10 dell’Emilia Romagna). A inizio epidemia c’erano solo due laboratori capaci di analizzare i tamponi diagnostici del covid19.

Per gestire questa situazione, che si presentava già catastrofica a inizio dell’epidemia, nella nostra regione è stata attivata un’Unità di crisi sulla falsariga di quanto fatto a livello nazionale. Un organismo che si trova oggi al centro di violentissime critiche da parte dell’Anaao, il solitamente molto pacato sindacato dei medici, che ha denunciato la scarsissima capacità del sistema sanitario regionale a intercettare i malati, la mancanza di tempestività e coordinamento degli interventi nonché la cronica incapacità della regione a fornire dispositivi di protezione individuale agli operatori sanitari e socio-sanitari. Inoltre, per i dottori piemontesi, la comunicazione giornaliera della situazione sanitaria regionale da parte dell’unità di crisi è opaca. In un primo comunicato, diffuso giovedi assieme al sindacato infermieri, hanno parlato un “gioco delle tre carte inqualificabile” portato avanti a favor di telecamere  “per nascondere incompetenze e lentezze”. In una seconda durissima nota, diffusa sabato, i medici si sono scagliati ancora una volta contro l’arroganza di quelli che si trovano a “dirigere da dietro una scrivania” l’emergenza corona virus in Piemonte, qualificati di generali che, dalle comode retrovie, hanno mandato il personale ospedaliero in prima linea allo sbaraglio

Grande è stata la nostra sorpresa nello scoprire che dietro una di queste scrivanie della sciagurata Unità di crisi della regione Piemonte c’è una vecchia conoscenza del movimento notav: il PM Rinaudo. Un losco personaggio dalle imbarazzanti amicizie di cui abbiamo già lungamente reso conto, noto per aver fatto parte del pool anti-valsusa che ha contribuito negli anni a infliggere centinaia di anni di carcere a decine di notav. Proprio al magistrato anti-notav è toccato il compito di difendere, in una grottesca conferenza stampa tenuta venerdi scorso, la folle decisione presa dal consiglio regionale di trasferire i pazienti di covid19 nelle RSA. All’inizio della diffusione dell’epidemia, avendo letteralmente smantellato la rete sanitaria territoriale e l’assistenza domiciliare a forza di tagli, la Regione ha dovuto ripiegare su un approccio esclusivamente ospedaliero che ha moltiplicato i contagi. Accortisi del disastro e con gli ospedali che iniziavano a saturare, a metà marzo è stata presa la decisione di far ritornare i malati più fragili, gli anziani, nelle case di riposo. Grazie a questa brillante mossa, che la giunta Cirio ha poi inizialmente cercato goffamente di nascondere, abbiamo anche in Piemonte tanti casi Trivulzio. Il numero di morti nelle case di riposo è arrivato ad almeno 450 le RSA di sono letteralmente “trasformate in obitori” come ha di nuovo denunciato il sindacato dei medici.

Insomma, invece di avere dei virologi attenti e con risorse adeguate, capaci di stilare protocolli rapidi ed efficaci, abbiamo una banda di dilettanti allo sbaraglio tra cui spicca un miracolato che ha fatto carriera sulle spalle dei notav. Un “sistema Piemonte” compatto nel suo criminale pressapochismo, drogato di marketing confindustriale da due soldi, zeppo di baroni universitari e professionisti con le conoscenze giuste che sta facendo danni incalcolabili nella nostra regione, causando morti che potevano probabilmente essere evitate con un approccio più attento e circostanziato. Speriamo se ne ricordino tutti i piemontesi, a emergenza finita. Bisognerà pur fare i conti, presto o tardi, con chi ci ha portato nel disastro in cui ci troviamo oggi.