La foto di Alessandro Barbero per la No Tav Nicoletta Dosio: «Libertà»

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2 marzo 2020 – 14:58

di Valeria Catalano

Alessandro Barbero per Nicoletta Dosio, la pasionaria No Tav ora in carcere. Sabato lo storico torinese ha preso parte ad un incontro all’ex Opg occupato di Napoli. Al termine della discussione si è lasciato immortalare con un cartello «Io sto non Nicoletta. Libertà».

«Il professore – raccontano gli attivisti napoletani su Facebook – conosce benissimo la storia e la vicenda di Dosio. Ed ha voluto dimostrarle solidarietà e vicinanza ricordandola in un passaggio della bella lezione che ha tenuto davanti a tanti e tante giovani all’ex Opg occupato».

Notissimo volto tv nonché docente dell’università del Piemonte orientale, Alessandro Barbero ha parlato alla folta platea di «sovranità popolare e rivoluzioni». Il centro sociale che ospitava il dibattito è lo stesso in cui nel 2018 è nato il movimento nazionale «Potere al popolo», presente alle ultime elezioni politiche.

Torino, il giudice conferma: “In procura la cricca dei favori esisteva davvero”

https://torino.repubblica.it/cronaca/2020/03/02/news/torino_il_giudice_conferma_in_procura_la_cricca_dei_favori_esisteva-250003719/?fbclid=IwAR3Z2i4GXOk9IwgE0wV-qyJ5Hz37MZFDZ-2o_N5HW-AjIRzUoANXi_Bgv00

Sentenza del tribunale civile respinge la richiesta di risarcimento di uno dei protagonisti

di OTTAVIA GIUSTETTI

02 marzo 2020

Non c’è dubbio che una cricca sia esistita davvero, e abbia trovato terreno fertile all’interno della procura di Torino, quantomeno da gennaio 2016 ad aprile del 2018. E’ un giudice civile il primo ad affermarlo, in una sentenza che riconosce la legittimità di quella espressione giornalistica – ” cricca” – usata per raccontare le cronache di quanto è accaduto intorno ad alcuni uffici al sesto piano del Palazzo di giustizia in quei mesi. Si tratta di un pronunciamento che mette un primo punto fermo in quella storia dolorosa, che ha inaspettatamente travolto l’ufficio giudiziario e tutti suoi equilibri nella primavera del 2018. In molti, allora, avevano tentato di sminuire la gravità dei fatti, raccontati sulla scia di una indagine penale partita sempre dalla procura di Torino. E avevano stigmatizzato i giornali che ne riportavano gli episodi, più che le persone che se ne erano rese protagoniste. Il tribunale di Torino invece, con la sentenza del 18 febbraio spazza via ogni precedente indulgenza, respingendo le lamentele dell’avvocato indagato, che si era sentito danneggiato da quella lettura dei fatti e chiedeva un risarcimento a Repubblica.
” Nel bilanciamento tra diritto all’informazione e diritti della persona alla reputazione e alla riservatezza – obietta il giudice Giacomo Oberto – , il primo tendenzialmente prevale sui secondi, atteso che l’esercizio della sovranità popolare, solo in presenza di una opinione pubblica compiutamente informata può correttamente dispiegarsi “.
La cricca, dicevamo. Impossibile sostenere che non sia mai esistita. Anche solo per il fatto che l’espressione è stata utilizzata dagli stessi protagonisti della vicenda. “Gli atti di indagine, poi, dimostrano in modo lampante l’esistenza di un complesso intreccio di favori reciproci aventi, secondo gli inquirenti, rilevanza penale, all’interno degli uffici della Procura della Repubblica di Torino, fra l’avvocato Bertolino e l’appuntato Renato Dematteis (assegnato all’ufficio del pubblico ministero dott. Padalino), e gli altri imputati – scrive il Tribunale – . Tale intreccio di favori giustifica, senza ombra di dubbio, l’utilizzo dell’espressione giornalistica “cricca di favori””.
I fatti sono riassunti brevemente: è ” una circostanza incontestabile ” che l’appuntato Renato Dematteis, violando i propri doveri d’ufficio e i criteri di assegnazione automatica dei procedimenti, “facesse in modo che determinati procedimenti penali fossero assegnati in carico al pm Padalino e che l’avvocato Bertolino fosse, effettivamente nominato difensore, fornendo al medesimo informazioni sui procedimenti a cui non avrebbe dovuto avere accesso. Così, di fatto, piegando le procedure giudiziarie a scopi di natura personale dei soggetti coinvolti”. Ne deduce il giudice che non sono illegittime nemmeno espressioni come ” organizzazione parallela”, “volte a evidenziare come i soggetti coinvolti nelle indagini facessero in modo di deviare il normale corso dei procedimenti penali ” . Nessun dubbio neppure sulla “veridicità ” dei fatti raccontati. E riguardo alla ” pertinenza ” , dice il tribunale, ” potrebbe veramente dirsi che res ipsa loquitur ( i fatti parlano da soli)”.

Infine, risponde il giudice a chi obiettava che nessun personaggio pubblico fosse coinvolto nei fatti, e che perciò il diritto alla riservatezza dovesse prevalere: ” Allorquando si è protagonisti ( o co- protagonisti) di avvenimenti del genere, inevitabilmente, piaccia o meno, personaggi pubblici si ” diventa” “

CHI CONTROLLA LA NARRAZIONE, CONTROLLA IL MONDO —– SIRIA, UNA LIBERAZIONE MANIPOLATA IN CATASTROFE UMANITARIA —– BERGOGLIO, DI MAIO, AMNESTY, NATO: VAI CON AL QAIDA

https://fulviogrimaldi.blogspot.com/2020/02/chi-controlla-la-narrazione-controlla.html

MONDOCANE

VENERDÌ 28 FEBBRAIO 2020

I meglio fichi del bigoncio in soccorso al carnefice

Quaquaraquà e uomini

https://twitter.com/i/status/1230448143973732352   Colonna prima di russi e di turchi pattuglia il confine turco-siriano. Notare la differenza tra come la popolazione accoglie i russi e poi i turchi

Una novena per Al Qaida

Che il papa argentino (che in Argentina non mette piede), connivente dei generali dei Desaparecidos e il suo Segretario di Stato Parolin, motore della Chiesa antichavista venezuelana e ospite di Bilderberg, si inserissero, anzi, prendessero la guida morale della campagna contro la Siria e in difesa del terrorismo erdoganian-jihadista, non stupisce. Bergoglio si era già qualificato con i suoi “appelli”, ispirati all’inversione zanotelliana della verità, a denunciare le “violenze”, non del carnefice invasore e terrorista, ma del difensore della pace, della civiltà, del diritto, Bashar el Assad. Niente di sorprendente neanche qui, se si guarda al ruolo di protagonista assoluto che la Chiesa globalizzante di quest’uomo assume nel promuovere lo sradicamento dei popoli dal Sud del mondo, per fornire a lui pecorelle tramite tanto Caritas quanto Ong e, ai suoi affini laici, materiale schiavistico per incrementare gli utili.

Sapendo abbastanza della Chiesa Cattolica, cristiana tutta, e dei suoi 2000 anni di collusione con i più brutali, sanguinari e manipolatori sistemi di dominio sugli umani normali, non è tanto questo allineamento con gli odiatori ontologici di vittime potenziali e effettive che sconvolge. E’quell’omino incolto, disconoscente, di un’ambizione e una pretenziosità pari solo all’incontrollato opportunismo, della cui continua esistenza politica e del cui continuo, disastroso ruolo nel Movimento Cinque Stelle, mi scandalizzo. Avete presente un guscio d’uovo vuoto, su cui qualcuno ha dipinto una faccia? Ecco Di Maio.

Tra Di Maio e Di Battista….

Metto al confronto, che è di una abbagliante evidenza, con la recente vergognosa uscita dell’omino Di Maio, i reportage che Alessandro Di Battista ci ha fatto dall’America Latina, prima e, ora, dall’Iran. Dimostrano studio, osservazione diretta, sensibilità umana, consapevolezza storica, conoscenza dei termini del particolare e del generale, enorme rispetto per i giusti e deboli e capacità di valutare chi è vittima e chi è aggressore, a dispetto delle deformazioni di un sistema politico-mediatico odiosamente prostituito ai distruttori di nazioni e popoli. E questo al netto della sua azione politica a casa che, segnano la maturità politica del popolo 5Stelle, gli ha meritato, a grande maggioranza, il primo posto nei favori del movimento.

Gli sguatteri dei padroni e i pifferai della menzogna si sono precipitati ai ripari di quella che prometteva di essere la liberazione di uno degli ultimi pezzi di terra strappato alla Siria dalla cospirazione militare e terroristica Usa-Nato-Turchia-Golfo, la vera Coalizione del Male che imperversa oggi sul Globo. Spicca tra i meglio fichi sopra nominati questo geopolitico, perfettamente consapevole di chi è oppresso e chi sfruttato, cui una congiunzione astrale nella galassia del Muselide, di quelle che capitano ogni par di milioni d’anni, ha concesso la nomina di ministro degli esteri, non del Lichtenstein, del paese crocevia nel Mediterraneo tra Nord e Sud, Est e Ovest.  ll diversamente anglofono che per virus dice “vairus”.

Un appello per Erdogan e Al Qaida

L’appello della vergogna (ingrandire), da assolutamente leggere e provando a non rimettere

Luigi Di Maio, di cui nessuno metterebbe in discussione la potenzialità di ottimo sindaco di Pomigliano, brilluccica addirittura primo nella lista dei 14 ministri degli esteri europei che hanno firmato un appello degno delle loro divinità #MeToo agli Esteri, come Madeleine Albright (“500mila bambini da noi uccisi in Iraq valgono la candela”), o Hillary Clinton (“Gheddafi linciato, Libia massacrata, che ridere!”). L’ominicchio anticasta e antisistema capeggia una fila di maitre del banchetto imperiale che vanno a stracciarsi le vesti di sicari, insanguinate dalle vittime siriane, perché a Idlib ci sarebbero stragi di civili, scuole, ospedali, donne, bambini (ricordate Aleppo alla vigilia della liberazione?), addirittura le ampiamente smentite armi chimiche, tutte ovviamente di Assad. Per cui, spapagallando Pompeo, ci vorranno altre sanzioni a Damasco, se non la smette e si ritira. E ha ragione Erdogan, quando rivendica il suo diritto di capo-tagliagole, a impazzare con soldati e bruti mercenari in casa altrui e far fuori chi gli dice di togliersi dai maroni. Un tempo il M5S chiedeva la fine delle sanzioni e condannava la guerra alla Siria.

L’inversione della colpa

Sull’attacco degli Alleati in Europa, carnefici di guerra vincenti contro carnefici di guerra vinti, ma detto della “liberazione”, chi oserebbe condannare i “liberatori” per le vittime che lo scontro ha comportato? E, anche dopo, in Algeria, Vietnam, Cuba, Cina, si sono addossate ai liberatori dai predatori colonialisti i caduti, i profughi, le distruzioni? Avevamo ancora una minima capacità di individuare colpe e chi ne era colpito. Delle apparenti 500mila vittime del crimine antisiriano, di tutte indistintamente le distruzioni, di ogni atrocità commessa da chiunque, tutta la responsabilità risiede esclusivamente su chi ha aggredito. E’ scientifico.

Al Qaida al lavoro su prigionieri siriani

Un grottesco concentrato d’odio per la Siria, in procinto di ricuperare, a costo di oceani di sangue versato dai suoi eroici figli e dalle sue figlie in armi, o sotto le bombe, una parte della sua terra amputata dalle più orrende orde di subumani che impero abbia mai saputo mettere in campo. Quelli che i mandanti e loro presstitute, e anche qualche testa di minchia “democratica” che si ritiene pacifista, chiamano, strizzando l’occhio, “ribelli”, o (“il manifesto”), “opposizione islamista”. Per Di Maio, che forse, spostando Pinochet dal Cile al Venezuela, non sa di cosa parla, ci sarebbe da ridere. Solo che quella voglia si disintegra a vedere attraverso la lettera, in trasparenza, le centinaia di siriani morti e il grande paese fatto a pezzi. Non gliela perdono, a Giggino.

Due M5S

A parte tutto il resto, come anche i punti di programma ultimamente indicati da Alessandro Di Battista, basterebbe la voragine tra questo Di Maio delle sanzioni a chi difende patria, diritto, civiltà, vita, l’umanità intera, dalla cospirazione USA-NATO, e il Di Battista della penna puntata sui misfatti di questa coppia di moloch, per rendere chiara l’esistenza, ormai, di due movimenti 5Stelle. Quello della resa e dell’inserimento nel sistema e quello della terza via, fuori dall’establishment, dai suoi somari di razza e dalle sue turpitudini. A me paiono inconciliabili e che una scelta si imponga a tutti, pena la fine. Oblio al primo, affogato nelle polverose poltrone, lunga vita al secondo, nelle strade, piazze e case d’Italia. Purchè ci si muova! Si fallirà, si verrà fatti secchi. Ma  si andrà contenti di averci provato. E’ il messaggio che si lascia, che conta.

Libertà come “disastro umanitario”

Da un paio di mesi, l’Esercito Arabo Siriano è alla riconquista e liberazione della provincia di Idlib, a nordovest. Con il nord-est petrolifero occupato dagli americani e dai loro ascari curdi, la zona di Afrin al centronord, invasa dai turchi e una base americana nel Sud, ad al-Tanf, sono gli ultimi territori della Siria che le forze armate del popolo, assistite da russi, Hezbollah e iraniani, dopo vent’anni di guerra d’aggressione da parte di mezzo mondo, con il corredo delle atrocità più terrificanti prodotte dalla manipolazione degli esseri umani, non hanno ancora ricuperate.

Aleppo ora in corso di ricostruzione dopo le devastazioni turco-jihadiste

Come al tempo della liberazione di Aleppo, la legittima, sacrosanta, operazione che uno Stato conduce per ricuperare integrità e sovranità e restituire al proprio popolo una società in pace, un cammino di civiltà da riprendere, una ricostruzione da mettere in campo e una vita giusta, libera e serena, dovrebbe suscitare approvazione, gioia, concorso. In Occidente suscita collera e invocazioni a supporto dei carnefici. Sono politici della stazza di Di Maio, guardioni di palazzo come tutti i nostri governanti, o informatori venduti che si abbeverano alle fonti tossiche manovrate dagli aguzzini, i famigerati “Elmetti Bianchi” creati e pagati dai servizi britannici, o tale “Osservatorio dei Diritti Umani” installato dagli stessi servizi e gestito da una spia siriana a Coventry sulla base di telefonate e dispacci di amici.

Indecente, la vittima predestinata resiste

L’allarme è scattato quando l’esercito siriano e le forze aeree russe si sono permesse di reagire a mesate e mesate di attacchi da parte della feccia terroristica rastrellata da Nato, turchi e petrodespoti dal Marocco alla Cecenia alla Bosnia e allo Xinjang. Incessanti bombardamenti e incursioni nelle zone liberate di Aleppo e della stessa Idlib, perfino sulla base aerea russa di Khmeimim. Il sultano che ha eletto il ricatto di tutti a strumento del proprio imperialismo ottomano e fondamentalista, aveva finto di concordare con i russi, a Sochi e ad Astana, la demilitarizzazione di Idlib ed il disarmo e ritiro dei jihadisti di Al Qaida (poi al Nusra e Hayat Tahrir al-Sharm, per mimetizzare la propria identità di crocifiggitori, stupratori, scuoiatori, torturatori ed essere chiamati “opposizione” dai media). Ingolositi dalla prospettiva di creare crepe tra Turchia, Usa e Nato, ovviamente a vantaggio della Siria e del loro ruolo in Medioriente, ma dimentichi di quel loro Sukhoi abbattuto nel 2015, da due F16 turco, a titolo di avvertimento, i russi si sono fidati. E il loro ambasciatore, minacciato e vessato, ne sta facendo le spese adesso.

Uno dei 12 presidi armati turchi in Idlib

E questa specie di terminator, il cui scopo è sempre stata l’annessione di larga parte della Siria (a partire dalla zona “di sicurezza” lunga 100 km e larga 35, concessagli in Siria dai russi), e l’abbattimento della repubblica laica di Assad, ne ha approfittato per riarmare, rimpinzare e rafforzare con propri uomini e mezzi militari la provincia in cui la marmaglia Al Qaida e Isis, cacciata dal resto, si era rintanata ed esercitava, insieme alla Sharìa, il regime del terrore sulla popolazione. Da miserabile ladro, s’è portato via anche tutti gli impianti industriali e idraulici dalle aree invase.

Ma è solo ora, quando i combattenti siriani, accolti da popolazioni festanti che nessuno vi fa vedere, ha liberato decine di città e paesi, centinaia di km quadrati e la strada strategica che collega Damasco ad Aleppo, che l’Occidente responsabile di una della più terribili tragedie del nostro tempo, su cui ultimamente taceva nella speranza che Erdogan e tagliagole prevalessero, si sveglia e grida alla “tragedia umanitaria”, alla fuga di “un milione di profughi” (alcune decine di migliaia di bruti psicopatici, con la cui invasione l’energumeno Fratello Musulmano, la genìa cara al “manifesto” e a Soros, ora ricatta gli europei). E berne fa la Grecia a bloccare tutto. Sentirete gli strilli di papa e “manifesto”! Intanto il papa pianta la sua bandiera accanto a quella di Al Qaida

Scontro finale? 

Pompeo, Di Maio, Salvini, Zingaretti, Renzi, Von der Leyen,….Ed è proprio il disastro umanitario, quello vero, quello inflitto agli umani, cui, dopo 10 anni di indicibili sofferenze e sacrifici, i siriani e i loro alleati stanno mettendo fine. Cosa dirà di questa gente e dei loro carnefici la Storia se, stavolta, saranno le gazzelle, e non i leoni, a scriverla?

Anche la Nato, fin lì in speranzosa attesa che Erdogan rientrasse a pieno titolo nell’alveo (da cui aveva solo fatto finta di uscire, benedetti russi!), ha colto l’occasione. Se Assad, se un popolo che ha voluto restare libero, vincono anche qui, cambia qualcosa nella direzione del mondo. E forse anche nella sua regia. E allora, visto che un paese Nato attaccato (sic!”), seppure da liberatori della terra che ha occupato, comporta che la Nato accorra in sua difesa, assisteremo a qualcosa che altro che “disastro umanitario”. Sarà interessante, forse drammatico, vedere cosa succede dopo le promesse di Pompeo di “soccorrere” il compare co-sbranatore di Siria e Libia. Erdogan pensa di sapere su quale lato della sua fetta di pane sia spalmato il burro. Quella di sempre. Quella di gente come lui. E Putin lo sa?

Il corollario paradigmatico che forniscono alla nostra, così rinnovata, valutazione del bene e del male le invocazioni a interventi “umanitari” contro la “tragedia umanitaria”, fatte dal papa e dai vari nanetti da giardino imperiale, significa una cosa enorme. Che umani sono solo quelli cari al papa e ai nanetti, anche se tagliano gole, o violentano nel nome di un dio pervertito nel suo contrario. Implicitamente, disumani, anzi, non umani, sono gli altri. Nella fattispecie, i siriani e i loro difensori. Un giochino già fatto 75 anni fa, a Norimberga. Ce la sentiamo di vivere in un mondo in cui il monopolio dell’umano ce l’hanno gli assassini?

Donne dalla parte giusta. Asma, moglie del presidente Assad, con combattenti siriane

Ne vedremo delle belle. Qui, a casa, la più bella sarebbe il ritorno di Di Maio al San Paolo, lavoro degnissimo, senza rischi di ignominia. Prima che quanto resta del MoVimento muoia. E che 14 ministri degli Esteri, sfregiati dalla benedizione del papa, vadano a chiedere scusa a 17 milioni di siriani.

E ai quattro milioni e mezzo che non ci sono più, ammazzati, o in fuga da coloro per i quali hanno scritto l’appello più schifoso dai tempi dell’editto di Costantino, o, se mi volete al passo, dalle leggi razziali del ‘38).

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 21:33

Putin denuncia le nuovi armi biologiche USA: virus che riconoscono il DNA dei popoli da attaccare

https://informarexresistere.fr/putin-denuncia-le-nuovi-armi-biologiche-usa-virus-che-riconoscono-il-dna-dei-popoli-da-attaccare/?fbclid=IwAR0qL21PyA9nlWUaS2yZNdntWL6jYg2vpIpvPJWMgQyWont5oqHNW6VIN_0

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PUTIN: STANNO PRELEVANDO CAMPIONI BIOLOGICI DAI RUSSI (una nuova guerra batteriologica)

  • di Maurizio Blondet

“Sapete che viene raccolto materiale biologico in tutto  il paese, prelevato da differenti gruppi etnici, da persone che vivono i regioni geografiche diverse della Federazione Russa?  Lo si fa deliberatamente e con metodi professionali. La domanda è: perché viene fatto? Sembra che siamo un oggetto di grande interesse”.

Vladimir Putin ha fatto questa rivelazione  lunedì, mentre presiedeva il Consiglio dei Diritti Umani in Russia.  Uno dei membri, Igor Borisov (che è direttore della Commissione Elettorale centrale, dunque si occupa di voti), ha riferito trasmissioni dal  vivo dai seggi elettorali  durante le recenti elezioni regionali sono state inondate di spettatori stranieri. Circa un milione di  “guardate” venivano dall’estero.  Borisov s’è domandato come mai tanti stranieri erano interessati a raccogliere immagini e facce di votanti, e come sarebbero state usate.

Bisogna sapere che dal 2012  in tutti i 93 mila seggi elettorali russi sono state installate telecamere proprio per accrescere la trasparenza delle operazioni e contrastare l’accusa, elevata dalle note centrali occidentali, che le elezioni in Russia sono truccate per fare eleggere Putin.  Da un sito web aperto nel 2012, chiunque sia interessato può guardare le operazioni di voto in qualunque seggio del paese.  Ma per quanto di valore civico, la  visione non  è, ammettiamolo, tanto appassionante da attrarre un milione di spettatori  dall’estero. Da cui il sospetto che Borisov ha espresso ad alta  voce.

La rivelazione del  presidente Putin è molto più che   un sospetto.  Nel luglio scorso, la US Air Force (dipartimento  Air Education and Training Command)   ha fatto una offerta pubblica per acquistare “campioni di acido ribonucleico (RNA) e  liquido sinoviale di russi”. Nell’offerta si specifica che il materiale biologico, 12  RNA e 27  di fluido sinoviale – deve provenire da donatori russi di origine caucasica –  quindi non asiatici o turcomanni – e  che occorre  la scheda completa: sesso, età,peso, altezza, storia medica. Molto indicativo: la Air Force non accetterà campioni provenienti dall’Ucraina.

Igor Nikulin,che è  stato commissario ONU per le ispezioni nei siti  di armi biologiche, ha subito concluso l’ovvio: “Stanno sviluppando nuovi tipi di armi biologiche,  più precisamente, vogliono “militarizzare” virus. Non c’è altro motivo per cui un ente militare faccia una simile richiesta”.

“Gli Usa stanno sviluppando vari tipi di armi biologiche specificamente mirate contro individui che hanno uno specifico patrimonio genetico, e i caucasici sono la maggioranza della nostra popolazione”.

La rivelazione del presidente Putin “viene giusto in tempo”, ha detto Franz Klintsevich, vicepresidente della Commissione Difesa e Sicurezza del consiglio federale: “Le agenzie  occidentali  implicate in questa “mietitura” è bene che sappiano  che noi sappiamo del loro  interesse”.

Vladimir Putin non ha  aggiunto altre spiegazioni. Solo una sua tipica frase: “Che loro facciano  quel che vogliono, e noi facciamo quel che dobbiamo”.

L’amico lettore che mi ha segnalato la notizia l’ha commentata così:

“Come le dico spesso, con grande timore, stiamo avvicinandoci  molto velocemente ad una singolarità tecnologica che stravolgerà qualsiasi equilibrio. Vorrei sbagliarmi, ma questa questione potrebbe essere una delle facce di questa sinistra prospettiva”.

Fonte: Maurizio Blondet

Nicoletta Dosio, una donna esemplare in carcere per una grande opera inutile

Fabio MarcelliFabio Marcelli – Giurista internazionale

CRONACA– 6 GENNAIO 2020

Nicoletta Dosio, una donna esemplare in carcere per una grande opera inutile

La scelta della leader del movimento No Tav, Nicoletta Dosio, di scontare in carcere la pena ingiustamente inflittale – rifiutando i benefici che le sarebbero consentiti anche in ragione dei suoi 73 anni di età – appare esemplare per varie ragioni. Proviamo ad elencarle.

1. In primo luogo va rilevata la portata del suo gesto dal punto di vista etico e morale. Nicoletta, che è stata condannata in quanto leader riconosciuta del movimento No Tavsi assume tutta la responsabilità delle azioni che ha compiuto per fermare, insieme alla grande maggioranza dei cittadini direttamente interessati, un’opera non solo inutile, ma suscettibile di arrecare danni gravissimi e irreparabili all’ambiente, nonché espressione di una visione dell’intervento pubblico che aggrava anziché contrastare i deleteri fenomeni di degrado ambientale in corso, primo fra tutti il cosiddetto cambiamento climatico.

Evidente la portata esemplare di questo gesto in un Paese nel quale coloro che vedono delinearsi la prospettiva della galera sono pronti a tutto pur di evitare di finirci dentro. E gli esempi non mancano, a cominciare da politici di vertice imputati di gravi reati o ritenuti collusi con la criminalità. Nicoletta invece, che ha agito sia pure al di fuori della legalità strettamente intesa in nome della sua comunità ma anche dell’umanità tutta, ripercorre con il suo gesto generoso il sentiero di grandi leader come Fidel, Mandela, Gandhi e altri, che non hanno esitato ad affrontare la sfida del carcere per affermare una più alta legalità.

2. In secondo luogo Nicoletta contribuisce, con il suo gesto, ad evidenziare la cruda realtà del carcere, luogo che oggi è tutto tranne che un ambito destinato a promuovere la rieducazione dei condannati, secondo la visione fatta propria dall’art. 27 della nostra Costituzione. Troppo spesso coloro che si eccitano all’idea del carcere e delle manette dimenticano questa elementare e banalissima realtà. Un carcere come quello che abbiamo in Italia, che istiga ogni giorno al suicidio coloro che vi vivono, è una mostruosità che va abolita, trasformandola radicalmente.

A tale fine vanno finalmente adottate misure risolutive per evitare la sovrappopolazione carceraria, depenalizzando molti reati e riservando la detenzione ai criminali peggiori, che fanno parte tutti dei settori di vertice o intermedi della nostra società, a cominciare dai mafiosi di ogni genere e dei politici e imprenditori con essi collusi. Il vero garantismo non è un buonismo indifferenziato o solo enunciazione astratta di garanzie valide per tutti, ma un movimento di pensiero che esprime la necessità di tutelare, anche nell’ambito penale e carcerario, anzitutto i diritti e gli interessi dei soggetti economicamente e socialmente più deboli.

3. In terzo luogo Nicoletta rilancia in tal modo la lotta e l’iniziativa contro il Tav. Una grande opera che, oltre che presentare i difetti profondi già accennati dal punto di vista ambientale, è stata decisa in netta contrapposizione con la volontà delle popolazioni coinvolte e che esprime esclusivamente gli interessi di un ceto imprenditoriale. In un caso è stato anche appurato l’interessamento di una cosca della ‘ndrangheta ai lavori del Tav.

Se partiamo dal presupposto che i principali problemi dell’Italia di oggi sono la corruzione e la criminalità organizzata, non vi è davvero contraddizione tra i movimenti partecipativi – che come quello No Tav vogliono impedire grandi opere inutili e dannose – e quelli più generali contro la ‘ndrangheta e le altre mafie.

Ciò detto, è quindi ora che lo Stato abbandoni ogni pretesa punitiva nei confronti di protagonisti del movimento No Tav, approfondendo invece il rapporto esistente tra l’obbrobrio del Tav e la criminalità organizzata e procedendo a identificare imprenditori e politici coinvolti. Nicoletta Dosio, donna esemplare, e i suoi compagni vanno liberati al più presto.

Riaffermiamo, come fanno i giuristi democratici, il sacrosanto diritto alla protesta, e chiediamo con forza “un radicale cambio di rotta nella gestione dei conflitti sociali e ambientali, quale è certamente quello relativo al progetto Tav, che dovrebbe tornare a essere materia di un serio, civile, realistico e produttivo confronto tra comunità e governi locali e centrali, anziché materia di giudizi penali e ostentazione di potere militare e di ordine pubblico”.