TAV – Le gallerie sono radioattive: c’é uranio ovunque!

https://zapping2017.myblog.it/2019/09/11/tav-le-gallerie-sono-radioattive/?fbclid=IwAR2VsomzhFyK5DaPTabmMtvAXtNbTiOx6PVrckV-s5Gtco_UpDQ8LkOkKcI

TAV

 

 

TAV – Le gallerie sono radioattive: c’é uranio ovunque!

Mentre continua la retorica del Palazzo aumentano le conferme di chi si oppone alla ex TAV  Val di Susa.

Rischio amianto e rischio radiazioni”. È scritto nero su bianco nella delibera del Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) che di fatto dà il via al progetto della Lione-Torino [nato come “alta velocità” per i passeggeri, trasformato in “alta capacità” per le merci, che non ci sono – n.d.r.]. Nelle carte allegate ai progetti della società Ltf. E in tanti studi universitari, come quelli del Politecnico di Torino.

Per affrontare tutti i nodi legati al Tav non bisogna guardare soltanto a valle, dove si consumano gli scontri, le polemiche. Bisogna alzare lo sguardo e guardare la roccia che domina la valle, quella pietra che le trivelle dovrebbero penetrare per 57 chilometri. È una terra fine, rossastra, perché contiene ferro. Ma non solo. La Val Susa è terra di amianto. E di uranio.

Se ne sono accorti gli ingegneri che, in vista delle Olimpiadi invernali del 2006, cominciarono a scavare per realizzare la pista di bob a Salice e dovettero fermarsi per colpa di quel maledetto minerale: l’amianto. Niente da fare. Stessa sorte quando si trattò di scavare una galleria per la circonvallazione di Claviere, al confine con la Francia: di nuovo amianto. Di nuovo uno stop per le ruspe. E anche la cava di pietra di Trana (vicino a Giaveno) fu bloccata quando ci si accorse che oltre alla pietra la montagna sputava fuori amianto.

“Un bel guaio, soprattutto, in una valle ventosa come la nostra dove le polveri rischiano di sollevarsi e arrivare lontano, di infilarsi nei polmoni della gente”, racconta il meteorologo Luca Mercalli, da sempre contrario al Tav. Un problema noto da decenni. Ma che gli stessi ingegneri impegnati negli studi del progetto hanno sollevato. Soprattutto quando hanno analizzato la zona dove sbucherebbe il tunnel, non lontana dagli abitati: “Gli studi precedenti hanno messo in evidenza come in alcuni campioni di roccia prelevati in superficie siano state riconosciute mineralizzazioni contenenti amianto con caratteristiche asbestiformi”. Si parla di una zona superficiale di ampia circa cinquecento metri.

Da anni in valle si sta cercando di monitorare i casi di mesotelioma, ma studi compiuti su solide basi scientifiche non ci sono. La delibera del Cipe contiene oltre 220 osservazioni che dovranno essere rispettati da chi realizzerà l’opera. Ben nove riguardano il “rischio amianto”. Si chiede un “efficace controllo sulla dispersione di fibre connessa all’attività” di cantiere. Un monitoraggio indipendente, chiede il Cipe, compiuto da un ente terzo. Se verranno superati i valori previsti, avverte senza mezzi termini il Cipe, “dovranno essere interrotte le attività lavorative”. Ancora: in presenza di amianto, vietato l’uso di esplosivi. Il progetto definitivo del tunnel dovrà adottare adeguate misure per proteggere i lavoratori e per lavorare il materiale.

Insomma, elementi di cautela per gli abitanti, ma anche per chi lavora nei cantieri. Ma non c’è soltanto l’amianto. Nella delibera del Cipe si parla anche di presenza di uranio. Non è una novità: nel 1977 l’Agip chiese l’autorizzazione per compiere sondaggi in nove comuni della valle convinta di poter estrarre il minerale: ecco Venaus, Chiomonte e altri comuni interessati dai lavori per la Lione-Torino. Amianto e uranio, ma il pericolo è stato adeguatamente affrontato? I tecnici di Ltf sono convinti di sì: “Con le più avanzate tecniche di scavo si possono lavorare sia l’amianto che l’uranio senza rischi per la popolazione. Mentre si scava si annaffia costantemente l’amianto in modo da rendere impossibile una sua dispersione nell’aria. Poi si utilizzano imballaggi stagni caricati su camion anch’essi annaffiati e lavati”. Ma dove sarebbero smaltiti i materiali pericolosi? “Noi li metteremo dove ci indicheranno, garantendo la massima sicurezza, nell’interesse anche dei nostri lavoratori”.

Ecco l’altra preoccupazione dei No Tav: “Le zone di smaltimento non sono ancora state individuate. Non è un dettaglio. E poi servono zone sicure al cento per cento, al riparo anche dai rischi idrogeologici”.

Fuga dall’epidemia da coronavirus, boom di spostamenti in montagna: «Qui si sentono al sicuro»

https://www.open.online/2020/03/07/coronavirus-fuga-dallepidemia-boom-di-spostamenti-in-montagna-qui-si-sentono-al-sicuro/?fbclid=IwAR08uLOH_8B7L6w6AkoxNVVnYZGt7hUjcxtbEg_EH8g1Kxtayr97IEGmfLo

7 MARZO 2020 – 07:53

La grande fuga, ci raccontano da Sestriere, è dovuta soprattutto a tutti quei genitori che si sono rifiutati di tenere i figli in città, a casa da scuola

Una transumanza umana, di quelle che bene si prestano a romanzi distopici o a film su cataclismi e sventure: si potrebbe definire così quello che sta avvenendo in molte località montane e sciistiche del nord Italia. E sembra non esista coronavirus che la montagna possa temere. Qui si stanno rifugiando molti italiani delle zone colpite dall’emergenza sanitaria perché, spiegano dai consorzi turistici, «psicologicamente i monti danno rassicurazione, assumono l’aspetto di luogo protetto, incontaminato, cosa fondamentale per alcuni».

Si parte dalla Via Lattea, l’area montana del Piemonte costituita dalle località di Sestriere, Claviere, Sauze d’Oulx, San Sicario, Cesana e Pragelato. Qui, da più di una settimana, è un andirivieni senza sosta di gente che, dalle città vicine, ma anche dalla Lombardia e dalla Liguria cerca un posto per sottrarsi agli stop e alle limitazioni previste da ordinanze e decreti ministeriali.

I consorzi turistici dicono di aver visto un’impennata, soprattutto a Sestriere e Sauze d’Oulx, non tanto di turisti, «ma di coloro che hanno la seconda casa di proprietà qua su». Si stimano circa 25mila posti letto nelle case private. Si rifugiano sui monti per cercare via di scampo da una situazione di disagio vissuta a valle. «Impianti sciistici saturi, maestri di sci in affanno per la troppa domanda, sci club pieni». Si lavora, senza sosta.

Il picco si avverte nel weekend: venerdì, sabato e domenica sono giorni cruciali anche per le strutture alberghiere, che nel frattempo registrano un calo sensibile di prenotazioni da parte dei turisti stranieri (costretti altrimenti a sorbirsi la quarantena di 15 giorni al loro rientro), ma che guadagnano in richieste di camere da italiani, fosse anche per un paio di giorni. «Abbiamo messo in conto che perderemo circa il 60% delle settimane bianche in programma già prenotate: olandesi, danesi, svedesi si sono tirati indietro. Un buco di prenotazioni sarà formato anche da tutti gli istituti scolastici che hanno declinato il viaggio d’istruzione in montagna. Certo non andremo a pari, però qualcosa recupereremo grazie a questa insolita migrazione».

Fonte: Ufficio stampa consorzio turistico | Sestriere

La grande fuga, ci raccontano da Sestriere, è dovuta soprattutto a tutti quei genitori che si sono rifiutati di tenere i figli in città, a casa da scuola. «Anziché una vita cittadina costretta tra quattro mura e poco altro, preferiscono portare i ragazzi a fare lezione di sci o nei cinema di montagna, o nei pub. Qui tutto è aperto e funzionante». Certo, perché per ora le aree montane non hanno subìto né variazioni, né costrizioni: le misure messe in atto dal Governo non sfiorano neanche di striscio le attività commerciali ad alta quota.

Opportunità succulenta per le tasche: «Un pensiero cinico, in effetti non si era mai vista una situazione così fortunata. Nel weekend non abbiamo perso entrate. Abbiamo perso il 10% la scorsa settimana; la cosa è peggiorata questa settimana, siamo scesi del 30% e contiamo di arrivare a -50% la prossima. Facendo un rapido calcolo, però, guadagneremo il 15% a settimana. Siamo fortunati».

Spostandosi a est, la stessa cosa avviene a Cortina d’Ampezzo, luogo simbolo del turismo montano di lusso, quadro perfetto per un film invernale dei fratelli Vanzina. Anche tra queste montagne, le guide alpine hanno il loro bel da fare: gli operatori turistici sono inondati di telefonate, ristoranti e bar quasi sempre al completo. «Stiamo addirittura lavorando a pacchetti vacanze e agevolazioni per chi arriverà, ci siamo accorti che nelle ultime settimane la situazione è anomala anche per noi, cosa che abbiamo osservato sia per chi possiede una casa di proprietà ma anche gli alberghi stanno lavorando più del previsto. Non si vedono tutti i giorni fiumane del genere che chiedono ski pass o un posto letto. Quindi sì, stiamo studiando un piano organizzativo sul lungo termine per rendere più accessibile il soggiorno a chiunque. Da noi sono tutti benvenuti e capiamo la necessità di volersi spostare».

Fonte: Dolomiti.org | Cortina

Link utili

Il parere degli esperti

Leggi anche:

Giuseppe Conte: «E’ la nostra ora più buia ma ce la faremo»

https://www.diariodelweb.it/politica/articolo/?nid=20200309-546075&utm_source=onesignal&utm_medium=push&utm_campaign=friends

Il Premier: «Anche io ho fatto il tampone: sono negativo. È difficile fare previsioni perché siamo di fronte a un virus nuovo». E sulla fuga di notizie dice: «Adotteremo misure rigide per evitare che si ripeta»

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte ANGELO CARCONI ANSA

ROMA – «In questi giorni ho ripensato a vecchie letture su Churchill, è la nostra ora più buia, ma ce la faremo». A spiegarlo è il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in un’intervista a Repubblica. «Voglio essere onesto e chiaro, come sempre – spiega il premier – adesso è assai difficile fare previsioni, perché siamo di fronte ad un virus nuovo e con un tasso di virulenza che ancora stiamo sperimentando. Il governo coordina con la massima intensità e concentrazione la macchina organizzativa. Due sono gli obiettivi da raggiungere: contenere la diffusione del virus e potenziare le strutture sanitarie perché possano reggere a questa sfida. Siamo un Paese forte».

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si è sottoposto al tampone per il coronavirus che è risultato negativo. a spiegarlo è stato lo stesso presidente del Consiglio. «I miei medici sono premurosi. Mi seguono con attenzione e ho piena fiducia in loro» aggiunge Conte.

Conte: «Atto irresponsabile da chi ha diffuso bozza»

«Chi ha fatto circolare all’ esterno la bozza del provvedimento ha compiuto un atto irresponsabile, perché l’ indebita diffusione del testo non definitivo ha causato confusione e incertezza presso i cittadini». Conte conferma che no non è stato Palazzo Chigi a far trapelare quella bozza. «Assolutamente no – evidenzia il premier – A tarda sera, quando la bozza è stata inviata – come prevede la legge – ai ministri e ai presidenti delle Regioni, ci siamo ritrovati con un paese che discuteva di misure provvisorie su cui io stesso mi ero riservato di effettuare definitive valutazioni. D’ ora in poi adotteremo contromisure severe affinché situazioni del genere non si ripetano più. La riservatezza degli atti normativi in corso di formazione va tutelata al massimo grado».

«Dobbiamo fidarci degli scienziati»

«Continuiamo ad agire seguendo la linea della massima precauzione e della proporzionalità delle misure messe in campo rispetto all’ evolversi della situazione. Ma la vera differenza ora la devono fare tutti i cittadini. Faccio un appello a tutti gli italiani: dobbiamo fidarci degli scienziati, manteniamo la distanza di un metro, evitiamo baci, abbracci, strette di mano, rispettiamo le altre regole».

«Per parte nostra, con il decreto-legge approvato venerdì sera abbiamo predisposto un piano straordinario per rinforzare il personale medico e infermieristico, mentre con altre iniziative ci siamo garantiti alcune linee produttive, qui in Italia, per disporre di attrezzature specialistiche per terapia intensiva e sub-intensiva» aggiunge ancora Conte.

Speranza: bene la campagna «Io resto a casa»

«In queste ore è partita una campagna social – ‘Io resto a casa’ – che mi piace ricordare, fatta anche da molti artisti e uomini di cultura del nostro Paese, che credo dia un segnale giusto. Ci sono spostamenti che sono inevitabili, per ragioni di salute o di lavoro, ma dobbiamo provare a limitare il più possibile le occasioni di contagio». Lo ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza durante una conferenza stampa questa sera alla Protezione civile aggiungendo che «il messaggio di fondo resta lo stesso: abbiamo bisogno di una grande collaborazione tra istituzioni e cittadini. Non basta un decreto».

Mattarella, arresti Conte. Ha rovinato l’eurogolpe.

https://www.maurizioblondet.it/mattarella-arresti-conte-ha-rovinato-leurogolpe/

Per risparmiare tempo, riporto  il commento del professor Filippo Taddei, Professore associato di Economia internazionale, SAIS Johns Hopkins University; Direttore del Bologna Institute for Policy Research (BIPR) SAIS Europa,  quindi un sicuro europeista, progressista e  cosmopolita:

“Il PM italiano @GiuseppeConteIT

ha convocato una conferenza stampa senza precedenti alle 2:30 di domenica mattina per annunciare le principali caratteristiche della risposta italiana. Questo non ha senso: potrebbe innescare il panico e non offrire alcun chiarimento sostanziale. Perchè mai @Palazzo_Chigi non hai aspettato fino a domani?”.

Poi vabbé, c’è  l’opposizione..

Claudio Borghi: “Il Presidente dice niente panico, il governo pensa di chiudere un’area di dieci milioni di persone ma fa uscire una bozza quindi tutti scappano dall’area quindi per non avere panico si fa una conferenza stampa all’una di notte”.

Il risultato:

Coronavirus, “fuga” da Milano: la stazione ferroviaria presa d’assalto da centinaia di persone

Centinaia di persone stanno prendendo d’assalto le stazioni ferroviarie di Milano e del resto della Lombardia dopo la decisione del governo – che dovrebbe diventare ufficiale nelle prossime ore – di decretare la zona rossa in tutta la regione. Biglietterie automatiche prese d’assalto, vagoni che si stanno riempiendo all’inverosimile in barba alle indicazioni più volte ripetute in questi giorni, in particolare quella di evitare assembramenti e mantenere una distanza di almeno un metro uno dall’altro. Lo stesso avverrà nelle prossime ore e nella giornata di domani nelle altre province interessate dal decreto, quelle di Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell’Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria, aree del paese dove non si potrà più entrare e da dove non sarà più possibile andarsene salvo motivi “gravi e indifferibili”.

https://twitter.com/LegaSalvini/status/1236442652402487301

https://twitter.com/LegaSalvini/status/1236440965361082368

Sono, credo, le folle di meridionali che tornano a casa. Tanto, restare a Milano perché, visto che non c’è più  lavoro?

Ha ragione Capezzone: “Non può finire così, con Conte che si loda da solo, evocando (sic) “lucidità-fermezza-determinazione” e dicendo: “State tranquilli”. Dopo danni inenarrabili e inestimabili. Situazione TRAGICA ma non SERIA”.

Voce dai servizi svizzeri: “Dopo aver  visto Zingaretti sottoporsi al tampone e risultare  positivo,  qui sono tutti d’accordo: tutti vogliono la crisi per fare il governissimo di emergenza che stra-tassi gli italiani “per colpa di nessuno”.

(In Svizzera  il tampone a Zingaretti, asintomatico, sul coronavirus, non l’avrebbero mai fatto. Lo ha spiegato  il medico cantonale (pari a ministro della Sanità) Giorgio Merlani…

Presidente del Quirinale,  giudichi lei: si può rovinare  tutto così? Conte ha creato il panico: era voluto? Il  popolo italiano, anche se molto passivo , rischia di mangiare la foglia.  Chieda  al vero capo del governo, quel Gualtieri che mai ha aperto un libro di economa e che  ci ha messo sul collo l’Europa, di fare arrestare il sovversivo dalla GdF.  O dalle sardine.

 

VANTAGGIO PER LA UE, SCOMPARSA DELLE DUE REGIONI D’OPPOSIZIONE

https://www.maurizioblondet.it/vantaggio-per-la-ue-scomparsa-delle-due-regioni-dopposizione/?utm_medium=push&utm_source=onesignal

L’epidemia è reale. Ed è seria:  ricevo informazioni di medici, sulla prima linea, che  sono spaventati dall’altissimo  numero di polmoniti interstiziali bilaterali che richiedono respirazione assistita; e  angosciati dai respiratori che mancano per far fronte.

Ma il  beneficio politico che questa sciagura porta al governo meno legittimo della storia, ai grillini e ai piddini, e  anzi a tutto l’establishment “europeista”, è –   casualmente  – enorme.

Anzitutto ad essere colpite, messe in quarantena e segregate  sono   le 1) due  Regioni che  votano per l’opposizione  al  governo  illegittimo, sono contrarie  a tutte le politiche (accoglientiste, crescita-zeriste) della coalizione;  hanno espresso pulsioni euro critiche e  aspirazioni all’autonomia.

2) le due Regioni che, per  laboriosità,   varietà  delle sue  imprese e  competenze del personale,  avevano la prosperità economica su cui potevano concretamente  poggiare le loro aspirazioni autonomiste; tanto più  che erano abituate a fare da sé.  Adesso  la loro  solida compagine di attività (dall’agricoltura all’industria di nicchia, dalla logistica al turismo,  dagli alberghi alle fiere internazionali alla  moda)  sono devastate, io credo, irreversibilmente.

Complice  la recessione globale, l’economia lombarda e veneta non torneranno più quelle di prima. Soprattutto, nemmeno sopravviveranno in qualche modo,  senza forti iniezioni di denaro pubblico, miliardi per mantenere al suo posto il personale competente, miliardi per gli alberghi vuoti, miliardi per le  fiere rimandate,  e  la perdita di quote del mercato globale e  come subfornitore della Germania in crisi  altrettanto irrimediabile.

Quindi, le due sorelle  populiste-sovraniste del Nord diverranno simili a quelle del Sud:  bisognose di assistenzialismo, dipendenti da sussidi pubblici  permanenti, piene di disoccupati di lunga durata,  speranzosi  e desiderosi di assegni di cittadinanza e  di casse integrazione perpetue.

Fine di ogni aspirazione,anzi di ogni possibilità di autonomia.  Fine della base sociale del populismo-sovranismo, qualunque cosa ciò voglia dire.

E’ un regalo fenomenale che il coronavirus ha donato  al blocco  dello status quo eurocratico e che vuol proseguire la soggezione  (patologica) in cui l’Italia si trova verso gli altri  paesi UE, il parente povero indebitato che “non cresce” perché “non fa le riforme”.

Un vantaggio insperato (?) che è venuto dalla epidemia virale, che hanno gestito  nel modo più insipiente e allarmistico, palesemente senza la minima preoccupazione alla prospettiva di gettare sul lastrico milioni di lavoratori e imprenditori lombardi e veneti.  La sensazione è che siano indifferenti ai danni umani e sociali che portano a quelle due regioni che non li votano. Stanno chiedendo col cappello in mano ai “grigi Eichmann di Bruxelles”   l’elemosina di piccoli sforamenti in deficit, che non sono nemmeno lontanamente sufficienti nemmeno per la stretta emergenza,  senza nemmeno parlare di una ricostruzione.  E non possono non saperlo. Vuol dire che l’impoverimento delle due regioni ostili,  compreso  il collasso dell’introito fiscale  che danno al paese (e ai loro emolumenti e privilegi)  viene ritenuto  un prezzo politicamente accettabile, compensato dalla sparizione dell’opposizione  euro critica e sovranista, e della sua base sociale?   Vantaggio di cui possono vantarsi con i grigi Eichmann.

L’ipotesi sembra assurda. Ma lo sembra meno quando si apprende che, mentre chiudono al mondo e all’economia due regioni, e i malati italiani del Nord  affollano i reparti di emergenza, Emma Bonino di Più Europa chiede alla ministra dell’Interno di assicurare che  “gli immigrati ospitati nei CPR “ non prendano il coronavirus.

https://www.ilgiornale.it/news/cronache/coronavirus-bonino-sollecita-lamorgese-garantire-salute-1837517.html

“Che non si ammalino i migranti!”

Un’assuefazione all’odio del “nemico  interno”, di insensibilità verso i destini degli italiani colpiti,  fino a questo punto, nemmeno da nasconderlo per tatto o ipocrisia, ci dice che questo è l’atteggiamento  generale dei circoli che oggi hanno il potere.  Da Dombrovski a Draghi, da Gualtieri  al Quirinale.  Possono davvero calcolare che la rovina di veneti e lombardi, in fondo, vale la candela: li si è assoggettati, e resi  dipendenti dai loro favori assistenziali.

Perché no?  Una mentalità perfettamente omogenea al disprezzo egoista espresso dai “governatori” meridionali: che dispongono l’isolamento e la quarantena dei “milanesi” che hanno affollato i treni l’altra notte . “Quarantena obbligatoria con sorveglianza attiva e obbligo di comunicazione alle autorità competenti per tutti coloro che arriveranno in Calabria, Puglia, Basilicata e Campania, ma anche in Sardegna, Lazio e Toscana”.

“No all’epidemia lombarda”

Emiliano, della Regione Puglia, dispone arresti (è stato un giudice) e  proclama ai fuggitivi: “Non portate nella vostra Puglia l’epidemia lombarda, veneta ed emiliana”. E Cottarelli  schernisce le volontà autonomiste:

Cottarelli – quello che Mattarella voleva capo del governo – se la ride. Perché ha capito il beneficio per “loro”.

Defender Europe non è un’invasione militare americana

https://www.limesonline.com/defender-europe-esercitazione-usa-invasione-russia/117104?fbclid=IwAR3khPYhqRK6vs5fPcZ1-ffm_mioFF5865qHgvNY2Y9R2HXAqY1SgDmPuNw

Carta di Laura Canali, 2019

Carta di Laura Canali, 2019.

Con la gigantesca esercitazione in Europa, gli Usa mettono in chiaro che da qui non se ne vanno. Anzi, occupano lo spazio tra Mosca e Berlino. Messaggio a Putin: la Russia resti al suo posto.

Durante questi giorni complicati, l’articolo sarà leggibile gratuitamente da tutti.

Per approfondire, leggi America contro tutti

[Articolo aggiornato il 12 marzo 2020]


Gli Stati Uniti detengono le chiavi militari dell’Europa. Coerentemente con la loro strategia geopolitica, cercano di contenere i loro rivali, Russia e Cina in testa. I paesi del Vecchio Continente non hanno alcuna voglia di occuparsi della propria sicurezza.


È da queste tre considerazioni strategiche che bisogna partire per capire Defender Europe-20, gigantesca esercitazione iniziata in questi giorni in Europa. E attorno alla quale sono nate le più fantasiose teorie del complotto e l’infondata impressione dell’imminenza di una guerra mondiale.


Eppure, la più grande manovra militare dai tempi della guerra fredda porta alla luce alcune delle questioni geopolitiche fondamentali, e inaggirabili, del nostro tempo.


Partiamo dai numeri, perché danno l’idea dell’enorme mobilitazione. Gli Usa avevano previsto di spedire in Europa 20 mila militari da praticamente metà del paese (23 Stati su 50), cui aggiungerne 9 mila già presenti nel nostro continente e 8 mila forniti da una quindicina di membri della Nato, Italia inclusa. Totale: 37 mila. L’11 marzo il Comando per l’Europa (Eucom) ha annunciato che il numero di soldati sarà ridotto a causa della pandemia del coronavirus, per garantire la sicurezza delle truppe. In ogni caso, questo è il dato importante, l’esercitazione si svolgerà lo stesso.


Non si tratta di un’invasione. In Europa sono stabilmente stanziati oltre 66 mila militari statunitensi, dislocati in basi in una dozzina abbondante di paesi, dalla Spagna alla Norvegia, dal Regno Unito alla Grecia. I principali paesi che li ospitano sono la Germania (più di 35 mila in 194 installazioni) e l’Italia (circa 13 mila in una decina di strutture). Non è un caso che siano gli sconfitti della seconda guerra mondiale: dal Giappone al Kuwait, è prassi che l’America si conquisti sul campo il diritto di acquartierare truppe all’estero.


Carta di Laura Canali, 2020

Carta di Laura Canali, 2020


Il dato più rilevante è che l’America si sta addestrando a trasportare massicci contingenti sull’altra sponda dell’Atlantico. Non è un’operazione banale: da sempre la logistica è uno dei crucci bellici principali. Anche nel fatato mondo della globalizzazione, in cui tutto sembra subito disponibile. Una delle chiavi del successo statunitense nelle tre guerre (due mondiali e una fredda) del Novecento per il dominio sull’Europa è stata proprio la capacità di far arrivare uomini, mezzi e rifornimenti attraverso l’Oceano. Winston Churchill riteneva la battaglia dell’Atlantico fra i convogli americani e i sottomarini tedeschi il fronte più importante del conflitto con la Germania nazista.


L’apertura della rotta atlantica è l’emblema della supremazia a stelle e strisce sull’Europa. Ma il ritorno della Russia a una postura militare normale e i suoi potenti sottomarinprovenienti dall’Artico obbligano gli strateghi di Washington a non darla per scontata. Senza inutili enfasi: il punto non è tanto se Mosca sia o no minacciosa (non lo è), è che sul primato nei mari l’America si gioca la leadership. Non può tollerare che nessuno rappresenti neanche un vago rischio sulle onde. Deve rassicurare se stessa di saperle ancora tenere aperte. Per questo la Marina ha rispolverato la tattica dei convogli. E per Defender Europe ha messo a disposizione una portaerei, sommergibili e velivoli da ricognizione antisottomarina per scortare le navi mercantili. Sulle quali sono caricate enormi quantità di armamenti: 20 mila pezzi, dai carri armati alle mitragliatrici. Si calcola che occupino una superficie di 120 mila metri quadrati, quasi due volte il Circo Massimo.


Carta di Laura Canali - 2018

Carta di Laura Canali – 2018


Oltre alla libertà delle rotte marittime, gli Stati Uniti vogliono saggiare quella delle rotte terrestri. Dai porti di Brema (Germania), Anversa (Belgio) e Vliessigen (Paesi Bassi), militari e armamenti attraverseranno mezza Europa per addestrarsi in Polonia e nelle tre repubbliche baltiche. Attingeranno altri mezzi, 12 mila pezzi dai depositi di Zutendaal in Belgio e Dulmen e Mannheim in Germania. Familiarizzeranno con strade e ferrovie, ponti e colli di bottiglia (come la breccia di Suwałki), cronometrando quanto ci si mette da A a B, dove bisogna potenziare le infrastrutture perché di lì non si passa. Paracaduteranno truppe nei paesi orientali e in Georgia. Condurranno altre sei esercitazioni minori (Allied Spirit, Dynamic Front, Joint Warfighting Assessment, Saber Strike, Swift Response e Trojan Footprint), testando nuovi modi di combattere, in particolare quelli che integrano la dimensione cibernetica e quella spaziale.


A livello geopolitico, Defender Europe lancia tre messaggi.


Primo, l’America non sta abbandonando l’Europa, anzi. Narrazione fin troppo diffusa alle nostre latitudini, nella convinzione che Washington voglia dedicarsi esclusivamente all’Indo-Pacifico, dismettendo gli impegni in questo spicchio di mondo. Ma non è ciò che sta accadendo. Sotto Trump le truppe nel nostro continente sono aumentate e i fondi assegnati al Comando militare per l’Europa (Eucom) sono cresciuti. Defender Europe è figlia di questi investimenti. Solo due anni fa non sarebbe stata possibile, ha ammesso il comandante di Eucom, generale Tod Wolters. Il fatto che si svolga nonostante la diffusione del coronavirus testimonia quanto le Forze armate ritengano cruciale questa penisola per gli equilibri mondiali. Hanno cancellato manovre simili, per esempio in Norvegia e Corea del Sud. Non questa. Nell’emergenza, gli Stati Uniti scelgono l’Europa per dire a russi e cinesi che i loro militari non fanno marcia indietro.


Peraltro, nessun governo europeo vorrebbe che l’America se ne andasse. Nemmeno il presidente francese Emmanuel Macron, che quando ha parlato di “morte cerebrale della Nato” intendeva provocare per aggiustare gli equilibri interni all’alleanza a favore di Parigi. Figurarsi poi la Germania, troppo spaventata dal suo oscuro passato per assumersi responsabilità militari. L’America si è ritagliata un impero europeo grazie alla vittoria nel 1945 e nella guerra fredda. Ma è stata anche invitata a farlo dalle nostre prostrate nazioni.


Carta di Laura Canali, 2019

Carta di Laura Canali, 2019


Secondo, la Russia deve stare al suo posto. L’esercitazione svolge una funzione di deterrenza, di intimidazione. Gli americani sono tornati a ritenere possibile la guerra in Europa. Non se lo sono inventati, è la principale conseguenza della crisi in Ucraina del 2014. Quando il tentativo di Kiev, incoraggiato e cavalcato dall’Occidente, di sottrarsi alla sfera di Mosca ha spinto Putin a prendere la Crimea e a spedire i carri armati nel Donbas. La posta in gioco è proprio la legittimità per il Cremlino di esercitare influenza nel suo ex impero. Ciò che gli Stati Uniti, per ragioni tanto strategiche quanto sentimentali, intendono negargli. Così una nuova cortina di ferro è tornata a calare sul continente. Solo che stavolta corre lungo le frontiere russe e produce instabilità. Defender Europe discende da questa strategia di contenimento. Tiene impegnata Mosca a guardarsi dall’avversario sull’uscio di casa.


Terzo, gli Stati Uniti stanno occupando lo spazio tra Mosca e Berlino. È l’Europa di mezzo, cordone sanitario che separa fisicamente le due massime potenze del continente. E allontana l’incubo che si saldi mai un’intesa fra Russia e Germania. Sembra inconcepibile, vedendo quanto poco si amano Merkel e Putin. Eppure nella storia i due imperi si sono usati a vicenda, rigorosamente sulla pelle delle nazioni nel mezzo. La guerra fredda era esattamente questo: evitare che nelle mani dei sovietici cadesse l’intero spazio germanico, cuore degli equilibri del continente. Nel bene e nel male. Defender Europe serve a includere il territorio a est di Berlino nella piena disponibilità strategica di Washington. Suo contraltare economico è lIniziativa dei Tre Mari, lautamente finanziata dagli americani per creare infrastrutture stradali, ferroviarie ed energetiche nei 12 membri centro-orientali dell’Ue – quindi per aiutarli a smarcarsi dalle dipendenze russo-tedesche e sigillarli dallavanzata della Cina.


Il comune denominatore di questi tre messaggi è che le collettività europee non sono padrone delle scelte di strategia militare che le riguardano direttamente. Da questa condizione geopolitica deriva lo sbigottimento popolare nei confronti di Defender Europe. Parigi e Berlino, per non parlare di Roma, desidererebbero una relazione più accomodante con Mosca. Perché le sono abbastanza lontane da non temere un’invasione, ma sufficientemente vicine per essere obliterate per prime in caso di guerra Usa-Russia, che potrebbe comportare l’uso dell’atomica. Tuttavia, questa condizione fa a pugni con un’altra costante delle nostre società: l’imperante mentalità pacifista ed economicista. Nessuno ha un esercito in grado di combattere da solo. Nessuno deve pensare alla propria sicurezza da tre quarti di secolo. Nessuno sarebbe disposto a stanziare i mastodontici fondi necessari, a recuperare lo spirito violento che sottende tanta impresa.


Sotto l’ombrello protettivo americano non si sta poi così male. Dolce trappola d’Europa.


Carta di Laura Canali

Carta di Laura Canali