PROVOCAZIONI IN VISTA SIRIA, ARMI CHIMICHE: GLI USA CI RIPROVANO A IDLIB

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MONDOCANE

GIOVEDÌ 23 AGOSTO 2018

 

Da qualche giorno è in atto, accompagnata dagli interventi dell’aeronautica russa, l’offensiva dell’Esercito Arabo Siriano, cioè delle forze governative, contro la regione di Idlib, a nord.ovest della Siria. Idlib è diventata nel corso della graduale liberazione delle regioni siriane occupate o infiltrate da Al Nusra (Al Qaida), Isis e altre fazioni jihadiste o cosiddette dell’Esercito Libero Siriano (Turchia e Nato), il santuario del mercenariato terrorista internazionale, inventato, addestrato e armato dalle potenze occidentali, dai loro regimi clienti del Golfo e dalla Turchia.

Nell’imminenza della battaglia per Idlib, come c’era da aspettarselo visti i precedenti, i servizi di intelligence statunitensi e britannici hanno diffuso la notizia della probabilità di un “attacco chimico di Assad”. Stancamente, gli aggressori, sconfitti su quasi tutta la linea, ripetono come estrema risorsa, le fake news stereotipate sulle “armi chimiche di Assad”. Quelle di cui l’ONU ha certificato la totale eliminazione dal territorio siriano fin dal 2013.

Era successo al tempo della liberazione di Aleppo, nella quali MSF (non presente nell’area) si distinse per false affermazioni circa bombardamenti siriani su ospedali, poi smentite dagli stessi abitanti e dalla realtà, come apparsa dopo la liberazione, quando si affermò l’uso di armi chimiche ad Idlib, mentre la diffusione di sostanze chimiche era risultata dal bombardamento di un deposito di tali sostanze gestito dai jihadisti. Le accuse di MSF provenivano dai famigerati Elmetti Bianchi, leati all’Isis, autori di infinite sceneggiate su presunti massacri e salvataggi, finanziati da Usa e Regno Unito e poi riparati in Israele.

L’impiego di altre armi chimiche, addirittura Sarin, poi ridicolizzato dai video girato sul posto e radicalmente smentito da giornalisti, testimoni e dagli stessi esperti dell’OPAC, l’organizzazione internazionale per la proibizione delle armi chimiche, sarebbero state usate dall’esercito siriano contro il sobborgo di Damasco, Est Ghouta, occupato dai terroristi. Non ne è stata trovata traccia sul luogo.

La grottesca ripetizione dell’accusa a Damasco nell’occasione dell’imminente sconfitta dell’ultimo importante fortilizio dei mercenari jihadisti, qui protetti dai turchi, è chiaramente finalizzata a giustificare, nel caso della provocazione effettuata, un intervento militare Usa, con tutte le conseguenze geopolitiche del caso. Dal momento che la Turchia di Erdogan, che già si è appropriata della regione siriana di confine di Afrin, ha l’interesse a mantenere il controllo anche su questa regione nell’immediata prossimità di Aleppo, c’è da ipotizzare un nuovo riallineamento delle alleanze.

In ogni caso è fondamentale che si attivi con il massimo della forza la controinformazione internazionale per sventare l’ennesimo complotto ai danni della Siria libera, laica, indipendente, unita e vittoriosa. Controinformazione che dovrebbe anche denunciare l’altra occupazione residua di territori siriani, nella straordinaria misura di oltre un terzo del paese, a opera di curdi sostenuti dagli Usa e dalle loro basi installate in tutta la zona detta Rojava. Al momento, le trattative tra Damasco e i curdi, di cui si vocifera in vista della reintegrazione del Rojava nel sovrano stato siriano, in forma di regione autonoma,  con parallelo ritiro delle truppe e basi Usa, non hanno portato ad alcun risultato.

Un’occupazione che si estende ben al di là dei territori originariamente a maggioranza curda e che viene imposta a forza di una pulizia etnica caratterizzata da espropri, espulsioni, violenze e atrocità contro la maggioranza araba.

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 12:59

Dal Tav alla Gronda, le inutili Grandi opere

 

Territorio. L’unica vera modernità possibile è la cura e la manutenzione, che è anche difesa di tutto il paese e dell’intero pianeta

Genova

Ai sostenitori senza se e senza ma delle Grandi opere, che nel crollo del ponte Morandi vedono solo l’occasione per recriminare la mancata realizzazione della Gronda, passaggio complementare e non alternativo al ponte crollato, va ricordato che anche quel ponte è (era) una «Grande opera»: dannosa per l’ambiente e per le comunità tra cui sorge e pericolosa per la vita e la salute di tutti. L’idea di piantare dei pilastri di 90 metri in mezzo a edifici abitati da centinaia di persone e di farvi passare sopra milioni di veicoli era e resta demenziale; come lo era e resta la sopraelevata che ha cancellato e devastato uno dei fronte-mare più belli e pregiati (forse il più bello e pregiato) del mondo: non a vantaggio di Genova, ma per fluidificare il traffico del turismo automobilistico delle Riviera di Levante, così come il ponte Morandi serviva a quello della Riviera di Ponente, negli anni “gloriosi” (?) della moltiplicazione delle automobili. Con la conseguenza che quei nastri di asfalto sono stati presi in ostaggio dal trasporto merci su gomma, per il quale non erano stati pensati, lasciando languire la ferrovia, tanto che la linea Genova-Ventimiglia (principale collegamento tra Italia e Francia e, se vogliamo, con Spagna e Portogallo; altro che Torino-Lione!) è ancor oggi a binario unico.

Un’invasione di campo, quella dei Tir, moltiplicata dalla successiva produzione just-in-time che li ha trasformati in magazzini semoventi, cosa impossibile se le autostrade non fossero state messe a loro completa disposizione e la ferrovia avesse mantenuto il primato che le spetta.

Da almeno 30 anni si sa che il cemento armato, specie se sottoposto a forti sollecitazioni come il passaggio di milioni di Tir ed esposto alla pioggia, al gelo, ai veleni delle emissioni, al sale antigelo, non dura più di cinquant’anni o poco più; e forse anche meno; ma nessuno, e meno che mai i fautori della Gronda, avevano programmato una data certa per la demolizione di quel ponte che oggi richiede anche la demolizione delle case sottostanti. E oggi si scopre che i ponti autostradali nelle stesse condizioni pre-crollo sono almeno 10mila in Italia; e altrettanti in Francia, Germania e in qualsiasi altro paese. Perché la grande “esplosione” automobilistica del miracolo economico, che doveva aprire le porte al futuro, al futuro proprio non guardava: né in Italia, paese orograficamente disadatto a quel mezzo, né in paesi ad esso più consoni.

Chiunque abbia anche solo ristrutturato il bagno di casa sa che costruire è (relativamente) facile; demolire è più complicato, rimuovere (le macerie) è difficilissimo; anche se forse non sa che smaltirle è devastante, soprattutto in Italia dove scarseggiano gli impianti di recupero e mancano le leggi per promuovere l’utilizzo dei materiali di risulta. Così, del futuro di tutti quei manufatti stradali non ci si è mai occupati, nonostante che oggi, “cadendo dalle nuvole”, si scopra che la loro demolizione e sostituzione rientra nell’ordinaria, perché necessaria, manutenzione.

No. Il futuro del ponte Morandi non era la sua demolizione; era la Gronda: 70 e più chilometri di gallerie e viadotti (in cemento armato) lungo le alture di Genova: un’opera devastante in uno dei territori più fragili della penisola, come dimostrano gli smottamenti e le alluvioni sempre più gravi che ormai colpiscono la città quasi ogni anno. E cinque miliardi, ma probabilmente molti di più, regalati ai Benetton con l’aumento delle tariffe autostradali in tutta Italia invece di destinare quelle e altre risorse al risanamento di un territorio ormai vicino al tracollo; il tutto per liberare il ponte, se fosse rimasto in piedi, da non più del 20 per cento del suo traffico… Non c’è esempio che spieghi meglio quanto le risorse destinate alle Grandi opere inutili e dannose siano sottratte al riassetto idrogeologico del territorio e alla manutenzione di ciò che già c’è, abbandonandolo a un degrado incontrollato: lo stesso vale per il Tav (Torino Lione, ma anche Genova-Tortona),

il Mose; la Brebemi (che vuol dire Brescia-Bergamo-Milano, ma che stranamente non passa per Bergamo) le autostrade in costruzione in Lombardia e Veneto; il ponte sullo stretto (altro che ponte Morandi!) che ha già divorato più di 500 milioni; un gasdotto che attraversa territori in preda a eventi sismici quasi permanenti invece di ricostruire quei paesi crollati per incuria e puntare all’abbandono dei fossili. E così via. Con altrettante opportunità di creare lavoro finalmente utile.

E giù a dare del “troglodita”, del nemico del progresso, dell’oscurantista medioevale a chi, in nome della salvaguardia del territorio, della convivenza sociale, della necessità di mettere in sicurezza, e possibilmente di valorizzare, l’esistente, si oppone alle tante Grandi opere inutili e devastanti promuovendo l’unica vera modernità possibile, che è la cura e la manutenzione del proprio territorio, che è anche difesa di tutto il paese e dell’intero pianeta: da restituire alla cura di chi vi abita, vi lavora e lo conosce a fondo. Si discute di queste cose prigionieri di un eterno presente, senza passato né futuro, come se tutto dovesse continuare allo stesso modo; mentre si sa – o si dovrebbe sapere – che tra non più di due o tre decenni, se vorremo sopravvivere ai cambiamenti climatici che incombono, saremo costretti, volenti o nolenti, a cambiare radicalmente stili di vita, modi di coltivare la terra e di nutrirci, uso dei suoli, modalità di trasporto. Con tanti saluti sia al ponte Morandi, da non ricostruire, che alla Gronda, da non realizzare.

https://ilmanifesto.it/dal-tav-alla-gronda-le-inutili-grandi-opere/

Zibechi: «Dagli zapatisti ai No Tav, lotta globale all’estrattivismo»

Intervista al giornalista e scrittore uruguiano Raúl Zibechi sul modello economico imperante oggi e le resistenze popolari: «Intere comunità sono ostacoli da rimuovere per lasciar spazio a miniere a cielo aperto, monocolture, grandi opere. Ma c’è anche un estrattivismo di tipo urbano, la gentrificazione»

https://ilmanifesto.it/zibechi-dagli-zapatisti-ai-no-tav-lotta-globale-allestrattivismo/

TORINO-LIONE, LA PRIVATIZZAZIONE DI DUE LINEE FERROVIARIE

http://www.presidioeuropa.net/blog/torino-lione-la-privatizzazione-di-due-linee-ferroviarie/

PresidioEuropa.net

Ci siamo svegliati in questo mese di agosto 2018 al frastuono della caduta di un ponte e così abbiamo scoperto che le privatizzazioni, promesse agli italiani come un sogno per alleggerire il debito pubblico, sono in realtà un incubo. [1]

Per alcuni è forse una scoperta tardiva, ma è certo meglio tardi che mai.

Vediamo come la Torino-Lione sia stata concepita per divenire parte integrante del sistema delle privatizzazioni.

Il modello di privatizzazione adottato: il PPP [2]

Il progetto della Torino-Lione, finanziato per il momento dall’Italia, dalla Francia e dall’UE, è un’opera pubblica come le autostrade.

L’intervento di soggetti privati per il finanziamento dei lavori (PPP-Partenariato Pubblico Privato) è stato annunciato e sollecitato più volte dai promotori senza risultato, la stessa cosa sta accadendo per il tunnel del Brennero. Anche nella Delibera CIPE dell’agosto 2017 se ne parla per la realizzazione del Lotto n. 5, attrezzaggio tecnologico dell’importo di 1.714,30milioni [11].

NellAccordo del 2012 [3] è presente la preoccupazione di accogliere i capitali privati, ma solo dopo che la realizzazione dell’opera avrà superato le fasi del rischio geologico, con l’usuale motivazione “di limitare l’incidenza sulle finanze pubbliche”.[4]

Il progetto è stato calato sulla testa dei cittadini di Italia e Francia, Paesi che non hanno rispettato il procedimento decisionale previsto dalla Convenzione di Århus che è legge in Italia, Francia e UE.

L’ente promotore TELT (già LTF), di proprietà paritetica di Francia e Italia:

  • è una società privata di diritto francese, definita “ente aggiudicatore –  gestore” [5], alla quale sono stati dati poteri eccezionali,
  • è stato costituito per gestire il progetto in tutti i dettagli, l’art. 6 dell’Accordo del 2012 gli ha dato una tale forza da permettergli di sostituirsi agli Stati, con il benevolo accordo della CIG,
  • TELT è l’unico responsabile nei confronti di Italia, Francia e UE per la direzione strategica e operativa, la conclusione, il seguito dell’esecuzione, la realizzazione, lo sfruttamento della sezione transfrontaliera del progetto (di fatto il concessionario),
  • TELT ha la proprietà delle opere della sezione ferroviaria transfrontaliera da St-Jean-de-Maurienne a Bussoleno fino al dissolvimento della società [6] previsto nel 2114 [7],
  • TELT è il concessionario privato della futura nuova linea tra Bussoleno/Susa e Saint-Jean-de-Maurienne, e di quella esistente (cfr. art. 6.2 Accordo del 2012[8],
  • TELT ha la qualità di gestore della sezione transfrontaliera della linea ferroviaria (Tunnel) e potrà delegare completamente o in parte le missioni che deve assicurare, concludendo accordi con altri gestori di infrastrutture italiani o francesi, ossia dare in concessione a privati la gestione del tunnel (concessionario-concedente !),
  • TELT diverrà in prospettiva il gestore della linea storica del Fréjus.

Già un dossier per la stampa di LTF del 2013 [9] anticipava la necessità del PPP: “Si parla dei rischi connessi alla costruzione unicamente per i lavori di genio civile. In tutti i casi studiati [10], i lavori di armamento (binari, catenarie, segnalamento …) sono attribuiti ad un partner privatoche sarà in seguito incaricato di gestire la linea nel quadro di un Partenariato Pubblico Privato” (è da verificare se vi è l’obbligo di una gara internazionale), privando l’Italia e la Francia della possibilità di gestire “in house” la linea ferroviaria di proprietà statale.

Al termine della costruzione del tunnel, ma prima della posa delle infrastrutture che lo rendono “ferroviario”, TELT, in quanto promotore e gestore della NLTL procederà a “delegare tutte o alcune delle missioni che le sono affidate”, ad esempio, la cessione di parte dei servizi della linea ad altri soggetti da lei scelti in via esclusiva, come indicato all’art. 6.2 dell’Accordo di Roma del 2012.

La Delibera CIPE n. 67/2017 del 7 agosto 2017 conferma quanto sopra nell’Allegato n. 1 nel quale è descritto l’attrezzaggio tecnologico (Lotto n. 5) dell’importo di €1.714,30 milioni [11].

La geografia della linea storica del Fréjus e la sua privatizzazione

L’art. 2 dell’Accordo di Roma del 2012 ha stabilito che “La linea storica del Fréjus è la sezione della linea ferroviaria tra le stazioni di Modane e Bardonecchia, stazioni escluse.”

L’art. 24 dell’Accordo di Roma del 2012 ha creato i presupposti giuridici per trasferire in futuro a LTF/TELT la qualità di gestore della linea storica del Fréjus.

L’art. 1 dell’Accordo di Parigi del 2015 ha confermato la definizione geografica della linea storica del Fréjus già indicata nell’art. 2 dellAccordo di Roma del 2012: “La linea storica del Fréjus” è la sezione della linea ferroviaria tra le stazioni di Modane e Bardonecchia, stazioni escluse.”

Ma nel successivo art. 6 dellAccordo di Parigi del 2015 è stata modificata la definizione dell’art. 2 dell’Accordo 2012: l’itinerario della linea storica diviene la sezione della linea ferroviaria “tra le interconnessioni con la nuova linea”, ossia tra Bussoleno e Saint-Jean-de-Maurienne, così trasferendo in prospettiva a TELT la qualità del gestore dell’infrastruttura della linea storica del Fréjus.  Una vera e propria privatizzazione.

NOTE

[1] Gli argomenti di questa nota sono in parte trattati in questo post Il progetto Torino – Lione: impegno Italia/Francia – geografia – chi paga – costo 2017 – TELT – proprietà – privatizzazione. La critica di Marco Ponti e la replica No TAV

[2] Il PPP è una delle opzioni auspicate già nel Libro bianco europeo del marzo 2011. Nel Regolamento CEF 1316/2013  è scritto: “(40) … i PPP sono stati considerati un sistema efficace per realizzare i progetti infrastrutturali garantendo … la Commissione si è impegnata a migliorare l’accesso dei PPP …”

[3] Accordo di Roma 30.1.2012,it – Accord de Rome 30.1.2012, fr

[4] Cfr. l’Allegato n. 2 Accordo di Roma 30.1.2012 “Principi del montaggio giuridico, economico e finanziario dell’opera” richiama questo principio: “il montaggio finanziario del progetto dovrà ricercare il miglior modo di mobilitare i capitali privati”.

[5] Ai sensi dell’art. 6.2 dell’Accordo del 2012 (Gestore) e della Direttiva europea 2004/17/CE (Ente aggiudicatore).

[6] Art. 11 dell’Accordo del 2012: “Le opere costitutive della sezione transfrontaliera diventano proprietà del Promotore pubblico. All’estinzione del Promotore pubblico le opere di sua proprietà diventano di proprietà dello Stato sul cui territori sono situate.”

[7] Dato che TELT è stata costituita nel 2015, ai sensi del suo Statuto cesserà nel 2114.

[8] Accordo 2012 – Art. 6.2. Il Promotore pubblico ha la qualifica di gestore dell’infrastruttura della sezione transfrontaliera ai sensi della direttiva 2001/14/CE e potrà delegare tutte o alcune delle missioni che gli sono affidate in tale qualità, concludendo accordi con altri gestori di infrastrutture dei due Stati. Nell’ipotesi in cui il Promotore pubblico decidesse di procedere a tale delega della messa in Servizio dell’opera, tale decisione dovrebbe essere presa almeno 2 anni prima della messa in Servizio.

[9] Il dossier Stampa di LTF – luglio 2013, cfr. Pag. 16 http://lyonturin.eu/documents/docs/Dossier-de-presse-LTF-fevrier-2014.pdf:

[10] Gli schemi di PPP http://www.presidioeuropa.net/blog/wp-content/uploads/2017/08/PPP-Torino-Lione-CORI_-Osservatorio-Torino-Lione.pdf

[11] Il quinto Lotto costruttivo (Attrezzaggio tecnologico € mil. 1714,30) della fase di realizzazione delle opere principali prevede l’attuazione dei seguenti interventi relativi all’attrezzaggio tecnologico dell’intera sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino-Lione. Tale lotto non è ancora coperto da finanziamento; nel merito degli aspetti economico-finanziari, la Commissione intergovernativa ha chiesto di valutare la possibilità di un Partenariato pubblico privato.

PONTI E PONTEFICI —– MOLESTIE: SPUNTANO I MEETOO MASCHI

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MONDOCANE

LUNEDÌ 20 AGOSTO 2018

Transfert

Si divincolano e sparano discorsi dell’odio del rancore e dell’invidia (hate speech) di cui, peraltro, sono titolari storici. Basta pensare all’Islam integralista, estremista, terrorista, ai populisti razzisti, xenobofi, fascisti, ai “Hitler Milosevic”, “Hitler Saddam”, “Hitler Gheddafi”, “Hitler Assad”, “Hitler Chavez”, ma anche prima ai negri cannibali,  ai pellerossa selvaggi. Discorsi dell’odio di classe dei dominanti che si sentono perennemente minacciati dai dominati (e quando non dai dominati, da subconsci sensi di colpa), con i quali esorcizzano e criminalizzano a favore di censure High Tech il conflitto politico e sociale chiamandolo, con classico transfert freudiano, appunto “discorso dell’odio”.

Si divincolano sotto l’incessante tramontana di fischi a loro, seguito dal robusto libeccio di applausi al governo (e chissà perché al capo dello Stato, da loro espresso e amato). Fischi e applausi uditi a Genova, ma che hanno riecheggiato in tutta Italia, rilanciando e potenziando in misura del tutto insospettata il celebre e profetico vaffa! di Beppe Grillo. Abbarbicati agli scanni parlamentari, scogli in mezzo a un mare in tempesta su cui si abbattono i marosi dell’indignazione popolare (populista?), finiscono travolti e non sanno se salvarsi  attaccandosi alla ciambella di salvataggio dell’”Unità nazionale”, lanciatagli dal presidente della Repubblica, oppure salire sul barcone di Lego con cui un  ex-primo ministro, dalla divisa sbrindellata di capitano, conta di essere accolto in qualche porto.

Ritransfert

Pensate cosa scrive Ezio Mauro a proposito del Ponte Morandi, orrore dai dominanti fatto costruire, male, in testa alla gente, in un’Italia degli orrori cementizi inflitti  da settant’anni ai dominati e al loro habitat allo scopo di renderli tutti succubi o vittime di catastrofi “naturali”, che in compenso incrementassero PIL e conti e banche.: “Un insieme fradicio e marcio di élite, baronie, vecchi partiti, istituzioni e poteri economici e finanziari forti”(Repubblica 17 agosto). Dopo una tale intemerata, chi mai oserebbe affermare che il gruppo Repubblica, ora “Stampubblica”, fosse, come sostenevano gli hate speecher,l’organo proprio di quell’ “insieme fradicio e marcio”, di quei “poteri economici e finanziari forti”?  Chi oserebbe parlare di transfert? E pensate che a ergersi a vindice di quelle macerie di materiali, corpi, vite, “Repubblica” sia l’unica testata di quel giornalone unico e schermo unico al quale siamo felicemente giunti grazie a una civiltà monopolistica e globale che, così, ci evita confusioni e contraddizioni e conflitti?

Gli invisibili

Evitando basse speculazioni e strumentali accuse a chi con la classe dominante, seppure fradicia e marcia, ha collaborato per lo sviluppo, anzi, il progresso d’Italia, l’informazione unica per ben tre giorni dal 14 agosto dell’ “incidente”, si è ben guardata di menzionare la famiglia titolare della società. Questione di  discrezione, privacy, stile di chi ce l’ha. Saggia prudenza anche. Si sarebbero potuti scatenare tra i malintenzionati, pencolanti verso il populismo, odii, rancori e invidie, tutti sentimenti contrari all’unità nazionale, agli imprenditori dello sviluppo e loro fiduciari politici. Al giornalone unico, che, prima dell’auto-lavata di capo di Mauro, si diceva di sinistra, ma qualcuno diceva che era di destra, si affianca un giornalino parimenti di destra, populisticamente parlando, ma che nella testatina si mimetizza da “comunista” . Più sbarazzino, della famiglia dei così simpatici e anticonformisti colori uniti dopo un po’ ha, sì, parlato, ma solo per porvisi a difesa, cannoneggiando  di anatemi tipo “populismo penale” chi ne pretendeva scuse e, soprattutto, ammende e riparazioni. Populisti forcaioli e giustizialisti   che avanzano accuse di malagestione del tutto arbitrarie, prima che i cento passaggi della giustizia penale, civile e amministrativa, e magari anche canonica, l’avessero accertata.

Come pareva ventilare anche un malaccorto e precipitoso procuratore generale genovese. A quanto pare, populisticamente non ha voluto tenere conto delle possibili concause del crollo: il fulmine, la tormenta, un meteorite, il terremoto, Al Baghdadi, gente che ha voluto suicidarsi…..

Populismo penale

Veniva avviata, dal “populismo penale”,  addirittura la cessione del privilegio di poter aumentare i pedaggi, anno dopo anno, di oltre il doppio rispetto all’inflazione, riducendo in parallelo la manutenzione, potendo così contare su un utile netto di 10 miliardi in 10 anni di concessione. Eccessivo? Ma come potrebbe diversamente la bella famiglia Benetton aver investito nel Sud del mondo, al punto da aver reso produttivo il desolato sud dell’Argentina, una “terra del fuoco” ora popolata, anziché da arcaiche popolazioni indio improduttive, da milioni di ovini senza i quali non avreste i vostri bei maglioni colorati e neppure le belle foto di Toscani che ve li promuovono con tanto di bimbetti, anche loro antirazzisticamente di vari colori.

C’è, sempre in una delle testatine del giornalone unico, stavolta sedicente di opposizione, chi ha investito del commento-principe all’evento una penna di assoluta rinomanza, di incomparabile prestigio. Furio Colombo l’ha presa alla larga, tanto larga che di responsabilità, colpe, costruttori, manutentori, non v’è accenno. Inezie rispetto alla ciccia della storia. Un evento che ha avuto il “merito” (sic!) di aver giocato un brutto scherzo, a Autostrade? Ad Atlantia? Ai Benetton? Macchè, non divaghiamo: “ai due schieramenti (giallo e verde) costretti a distrarsi un po’ dalla caccia ai migranti… dalla manomissione su milioni di pensioni degli italiani… dall’accusa di tutti coloro che hanno governatodal progettino sul lavoro che forse provocherà solo qualche licenziamento”.

Ah, come gli è andata male al governo! “Stavano proclamando il trionfo ed è caduto il ponte di Genova”. Ah, che soddisfazione…! E poi giù con i i vaccini e la superstizione contro la scienza, l’abolizione nefanda della legge Mancino , adulti bambini che feriscono migranti. Capitreno nazisti che offendono i rom….E il ponte? E autostrade?  Colombo, come sempre, ci ha dato una lezione giornalistica: se un ponte cade, fallo cadere su chi ti sta sul piloro.

La grande grigliata di riparazione

Non solo. Sappiamo che ospitalità e accoglienza sono i nostri valori, quelli che i populisti xenofobi hanno in disprezzo e odio. E se i dirigenti della società Autostrade a Genova si sono dovuti rammaricare della mancata accoglienza delle loro scuse, che avevano pur tentato, a forza di silenzi, di far “percepire” dal popolo vissuto o morto sotto il ponte, così non è stato per la famiglia. Non erano passate che 24 ore dalla frantumazione del demenziale e osceno manufatto, tirato su – badate! – prima che Luciano Benetton cucisse il suo primo maglione, che la vita ha trionfato sulla morte, la festa sulla disperazione, l’accoglienza e l’ospitalità su populismi, esclusivismi, case, frontiere e porti chiusi, muri eretti. Ben 90 cittadini comuni di questo paese sono stati accolti e nutriti a base di pesce nella più bella villa di Cortina d’Ampezzo. La generosità dei Benetton non ha conosciuto limiti e ha compreso anche un aperitivo in piedi prima della cena seduti, con catering arrivato dal più rinomato ristorante delle Tre Venezie, il “Da Celeste” di Venegazzù.

Vigili del fuoco, parenti e volontari stavano ancora grattando i massi malamente appiccicati dall’ingegner Morandi e peggio mantenuti insieme, per rintracciare corpi ancora caldi prima che si freddassero per sempre, già questa famiglia di coraggiosi capitani veneti si affannava a superare “il fortissimo chock, il silenzio e la ritrosia” che le aveva attribuito il Corriere della Sera. Estendendo tale alleviamento della pena a una novantina di convitati, per la spesa non indifferente di 8000 euro, alla quale andava il contributo di 90 euro da ogni commensale. Senza calcolare 90 costi di viaggio e alloggio. Un primo gesto concreto per la riparazioni e la rinascita di Genova. E non venite a parlarmi di cattivo gusto, intempestività, cinismo. Non sareste che populisti trasudanti hate speech.

Toh, ci sono anche i vittimi di molestie

Poi c’era quel sottotitolo in cima all’articolo. Siamo fuori tema, ma dentro al mondo delle mistificazione di tendenza, che siano a vantaggio di pontieri irresponsabili, o di manovratori che, essendo pochi ma dotati di quasi tutti i mezzi, devono inventarsi trucchi e cospirazioni per frantumare e depotenziare la società in settori che si avversano a vicenda. Avete capito che il sottotitolo si riferisce al regista Brizzi, delle cui moleste, davvero trucide, a base di pippe sparate in faccia a verginali fanciulle, il giudice ha concluso che non sono mai esistite: “Il fatto non sussiste”. Sussiste invece il fatto che le tre molestate ci avevano già provato prima con Brizzi e poi s’erano affrettate a rabbonire la vittima con anche recentissimi sms di carinerie e affettuosità.

Ma quanto ad anticlimax, come gli inglesi chiamano il contrario dell’orgasmo, “improvvisa caduta nel vieto o nel ridicolo di uno stile, situazione o argomento solenni, doccia fredda, sgonfiatura”  (Il Nuovo Ragazzini). Quale migliore definizione si potrebbe dare della notizia, di cui al momento sono informati ancora pochi perché è della notte scorsa, secondo cui la romana Santa Giovanna d’Arco, l’Antigone, la Santa Maria Goretti del Quarticciolo, la vessillifera italica del movimento Metoo delle donne molestate, è stata accusata dello stesso reato infamante di cui lei, lacrimando e giustamente sacramentando, ha dichiarato colpevole il celebre produttore erotomane di Hollywood?

E’ stato uno che 5 anni fa aveva 17 anni, dunque pure minorenne, che ha accusato la star allora trentasettenne di averlo “molestato”, insomma di essergli saltata addosso, mentre insieme erano impegnati in un film. Sarà un millantatore, un mitomane, un misogeno, sarà un vendicativo frustrato del successo sperato e mancato. Come no, possibilissimo. Lo auguriamo all’accusata e a tutto il movimento per non dover incominciare a dire che è stato tutto, il movimento dico, non le molestie, una trovata di George Soros. Solo che vorremmo vedere se al ragazzo, maschio, viene attribuita la stessa credibilità che onora qualunque donna che si ricordi dopo trent’anni che qualcuno le ha pizzicato il culo e con ciò rovini vite e carriere. Magari, di credibilità ne merita un po’ di più, visto che l’eroina italiana di metoo lo ha risarcito con 300mila dollari.

Avete notato che non ho fatto nomi. Con i facebook che corrono è elementare cautela.

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 18:49

Foietta: “Tav, ridimensionare la stazione di Susa proposta di buon senso”

http://torino.repubblica.it/cronaca/2018/08/19/news/foietti_tav_ridimensionare_la_stazione_di_susa_proposta_di_buon_senso_-204468987/

Foietta: "Tav, ridimensionare la stazione di Susa proposta di buon senso"
I lavori della Tav 
 Per il sottosegretario Giorgetti l’opera si farà, ma in versione più sobria. Il commissario: “Il tracciato però è intoccabile”
 

19 agosto 2018

“Il ridimensionamento della Tav ipotizzato da Giorgetti è una proposta di buon senso. Costruire la stazione di Susa costerebbe 100 milioni, spendendo dieci volte meno si metterebbe a posto quella di Bussoleno”. Così Paolo Foietta, commissario straordinario del Governo per l’asse ferroviario Torino-Lione, che ha commentato le parole del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio su un possibile ridimensionamento della Torino-Lione e, in particolare, del progetto riguardante la stazione di Susa, definita da Giorgetti “avveniristica e megagalattica”. Giorgetti ha parlato in un’intervista al Messaggero di andare avanti con una versione “più sobria” del progetto e ha ipotizzato anche di “evitare alcune varianti di percorso che impatterebbero sui centri abitati”. “Il progetto ferroviario è bloccato e intoccabile”, ha sottolineato Foietta, “mentre sulle stazioni, una sul versante italiano e l’altra su quello francese, si può anche cambiare idea. Le stazioni saranno finanziate dopo il 2026, a linea ferroviaria completata, con Telt che dovrà indire una gara d’appalto internazionale.

Adattando la stazione di Bussoleno e rinunciando a quella di Susa si risparmia e non si viola nessun accordo. Sarebbe solo una variante di progetto, che non mette in discussione la realizzazione della Torino-Lione”.

DEBAT : QUE PENSER DE LA QUERELLE TRUMP VS ERDOGAN ? LA TURQUIE PEUT-ELLE QUITTER L’OTAN ?

 

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Flash Vidéo Géopolitique/ Geopolitical Flash Video/

2018 08 13/

Le Flash Vidéo du jour …

Le géopoliticien Luc MICHEL dans LE DEBAT du 12 août 2018 sur PRESS TV (Iran)

turkey-lira-crisis-Erdogan-vladimir-putin-donald-trump

La querelle médiatique entre Trump et Erdogan – les deux hommes sont des adeptes de la « théâtralité » comme mode de gouvernement (que l’on peut aussi qualifier de stratégie visant à occuper la Une des médias en permanence et à tout prix), dit Luc MICHEL, s’amplifie dans le cadre des opérations de la guerre commerciale globale lancée par le président américain. Quelle part de bluff et de théâtre dans tout cela ? Luc MICHEL explique les raisons pour lesquelles, selon lui, il s’agit »d’une grande comédie ». Et pourquoi les projets géopolitiques « néo-ottoman » d’Erdogan le contraignent à l’alliance américaine et au maintien dans l’OTAN …

Sources :

* La video sur PCN-TV/

PRESS TV (IRAN) DEBAT AVEC LUC MICHEL:

TRUMP VS ERDOGAN. QUE PENSER DE LA CONFRONTATION USA-TURQUIE ? (12 AOÛT 2018)

sur https://vimeo.com/284743705

* L’article

sur https://www.presstv.com/DetailFr/2018/08/12/570971/Guerre-conomique-US–la-Turquie-persiste-et-signe

* Que dit Press TV :

« La guerre économique déclarée par Donald Trump à la Turquie s’est intensifiée et a pris un tournant agressif. Le bras de fer s’est subitement durci vendredi, lorsque Donald Trump a annoncé le doublement des taxes douanières sur l’acier et l’aluminium turcs. La livre turque s’est ainsi effondrée en fin de semaine. De l’avis des experts, la dégringolade de la valeur de la livre turque résulte des tensions avec les États-Unis, mais surtout de la fragilité économique du pays. La Turquie est minée par d’importants problèmes structurels.

Ses banques sont en mauvaise santé. Ces dernières années, l’endettement des entreprises turques a explosé : elles ont emprunté des milliards de dollars, ce qui les rend vulnérables aux variations des taux de change.

La Turquie a un déficit chronique de sa balance commerciale. Elle importe plus de biens et de services qu’elle n’en exporte et doit emprunter de l’argent étranger pour payer la différence. Au début des années Erdogan, beaucoup d’argent a afflué en Turquie. Mais il a été investi dans des activités improductives comme la construction de nouveaux logements permettant aux villes de s’agrandir.

Habib Tawa, analyste politique, et Luc Michel, géopoliticien, partagent leurs analyses. »

# LES ANALYSES DE REFERENCE SUR

LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY …

* DUPLICITE TURQUE EN SYRIE :

DAMAS DEMANDE LE RETRAIT IMMEDIAT DES TROUPES TURQUES DE LA VILLE D’IDLIB

Sur http://www.lucmichel.net/2017/10/15/luc-michels-geopolitical-daily-duplicite-turque-en-syrie-damas-demande-le-retrait-immediat-des-troupes-turques-de-la-ville-didlib/

* DUPLICITE TURQUE EN SYRIE (II) :

LA PRESSE D’ETAT IRANIENNE S’INTERROGE SUR LE ‘GRAND JEU SYRIEN’ D’ERDOGAN

Sur http://www.lucmichel.net/2017/10/17/luc-michels-geopolitical-daily-duplicite-turque-en-syrie-ii-la-presse-detat-iranienne-sinterroge-sur-le-grand-jeu-syrien-derdogan/

* DUPLICITE TURQUE EN SYRIE (III) :

LE DOUBLE JEU D’ERDOGAN EN SYRIE CONTINUE DE PLUS BELLE

sur http://www.lucmichel.net/2017/12/03/luc-michels-geopolitical-daily-duplicite-turque-en-syrie-ii-le-double-jeu-derdogan-en-syrie-continue-de-plus-belle/

* LE SOI-DISANT ‘RAPPROCHEMENT RUSSO-TURC’(II) :

COMMENT LES PROJETS GEOPOLITIQUES NEOEURASISTE RUSSE ET TURC (INTEGRATION DANS L’UE OU PANTOURANISME) SONT ANTAGONISTES !?

sur http://www.lucmichel.net/2017/11/08/luc-michels-geopolitical-daily-le-soi-disant-rapprochement-russo-turcii-comment-les-projets-geopolitiques-neoeurasiste-russe-et-turc-integration-dans-lue-ou/

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

(Flash Vidéo Géopolitique/

Complément aux analyses quotidiennes de Luc Michel)

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire – Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme (Vu de Moscou et Malabo) :

PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

________________

* Luc MICHEL (Люк МИШЕЛЬ) :

WEBSITE http://www.lucmichel.net/

PAGE OFFICIELLE III – GEOPOLITIQUE

https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel.3.Geopolitique/

TWITTER https://twitter.com/LucMichelPCN

* EODE :

EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

WEBSITE http://www.eode.org/

LUC MICHEL: RDC. QUE VEUT RELLEMENT L’OPPOSITION COMPRADORE CONGOLAISE EN PROPOSANT UN CANDIDAT UNIQUE ?

 

* Voir sur PANAFRICOM-TV/

LUC MICHEL:

RDC. « LA VOIX DE SON MAITRE » NEOCOLONIAL.

QUE VEUT RELLEMENT L’OPPOSITION COMPRADORE CONGOLAISE EN PROPOSANT UN CANDIDAT UNIQUE ?

sur https://vimeo.com/285171302

vignette oppositionrdc

* Thème de l’émission :

RDC/PRÉSIDENTIELLE 2018: COALITION DE SIX OPPOSANTS

* Le géopoliticien Luc MICHEL répond aux questions essentielles :

Que peut cette coalition contre le dauphin de kabila ?

Qui sera le candidat de cette coalition ?

Quel programme sera choisi pour défendre la candidature commune ?

Quel est le dessous des cartes de cette réunion de l’opposition congolaise qui voudrait Katumbi comme candidat unique ?

Quels sont les véritables enjeux et la situation en RDC ?

Vous dites que ce qui est en cause c’est le nouveau Code minier adopté par le président Kabila ?

Luc MICHEL dans ‘LIGNE ROUGE’

Emission matinale en direct du 15 août 2018 Sur AFRIQUE MEDIA

Images : EODE-TV

(pour le Duplex audio depuis Bruxelles)

Montage : PANAFRICOM-TV

# COMPRENDRE LA SITUATION AU CONGO :

Sur la présidentielle, voir :

* PANAFRICOM-TV/

RDC. LE PRESIDENT KABILA DESIGNE SON SUCCESSEUR (ZOOM AFRIQUE’ DE PRESS TV DU 10 AOUT 2018 – AVEC LUC MICHEL)

sur https://vimeo.com/284380208

Sur le nouveau code minier :

* Sur PANAFRICOM-TV/

LUC MICHEL SUR ZOOM AFRIQUE (PRESSTV):

LA GUERRE DES MINES EN AFRIQUE II.

KABILA & LE NOUVEAU CODE MINIER EN RDC

sur vimeo.com/259365870

* Sur PANAFRICOM-TV/

LA GUERRE DES MINES EN AFRIQUE III.

RDC. KABILA ET LE NOUVEAU CODE MINIER. SUITE (PRESS TV, 14.08.2018)

sur https://vimeo.com/284998102

_______________

# PANAFRICOM/

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LUC MICHEL: QUELLE ANALYSE DU NOUVEAU RAPPORT DE L’ONG ICG (SORÔS) SUR LA LUTTE CONTRE BOKO HARAM AU CAMEROUN ?

* Voir sur PANAFRICOM-TV/

LUC MICHEL:

QUELLE ANALYSE DU NOUVEAU RAPPORT DE L’INTERNATIONAL CRISIS GROUP (ONG ICG DE SOROS) SUR LA LUTTE CONTRE BOKO HARAM AU CAMEROUN ?

sur https://vimeo.com/285168765

vignette icgsoros

* Thème de l’émission :

CAMEROUN/RAPPORT DE L’INTERNATIONAL CRISIS GROUP: « BOKO HARAM AFFAIBLI » …

* Le géopoliticien Luc MICHEL répond aux questions essentielles :

L’ICG c’est quoi ? Qui la dirige et la finance ?

Que veut l’ICG avec ce nouveau rapport ?

Que prône-t-elle dans la lutte contre Boko Haram au Cameroun ?

Doit on accorder de la crédibilité à ce rapport ?

Comment analyser cet autre rapport de ICI ?

Quelle attitude devrait adopter le gouvernement camerounais après une telle sortie ?

Luc MICHEL dans ‘LIGNE ROUGE’

Emission matinale en direct du 15 août 2018 Sur AFRIQUE MEDIA

Images : EODE-TV

(pour le Duplex audio depuis Bruxelles)

Montage : PANAFRICOM-TV

# ALLER PLUS LOIN :

* Voir sur PANAFRICOM/

ENQUETES SUR LA DESTABILISATION DE L’AFRIQUE (IV) :

LES BUTS DE L’ACTION DE DESTABILISATION DE L’ « INTERNATIONAL CRISIS GROUP » (RESEAUX SORÖS) AU CAMEROUN http://www.panafricom-tv.com/2017/09/06/panafricom-enquetes-sur-la-destabilisation-de-lafrique-iv-les-buts-de-laction-de-destabilisation-de-l-international-crisis-group-reseaux-soros-au-came/

* Et voir sur PANAFRICOM/

ENQUETES SUR LA DESTABILISATION DE L’AFRIQUE (XI) :

NOUVELLE DESTABILISATION DE L’’INTERNATIONAL CRISIS GROUP’ (RESEAUX

SORÖS) AU CAMEROUN : UN NOUVEAU RAPPORT ANNONCE ‘UNE INSURRECTION ARMEE’ !

http://www.lucmichel.net/2017/10/22/panafricom-enquetes-sur-la-destabilisation-de-lafrique-xi-nouvelle-destabilisation-de-linternational-crisis-group-reseaux-soros-au-cameroun-un-nouveau-ra/

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IL MIO REGALO PER FERRAGOSTO

Si tratta di un racconto. Parla dei miei amici, quelli che hanno finora fermato la Grande Opera, la Torino – Lyon, quella che noi abbiamo imparato a conoscere come “la Grande Truffa”.
Ho riletto recentemente questo racconto che ho scritto 12 anni fa scoprendo che per molti aspetti il tempo si è fermato qui in Valle di Susa. Noi però come la maggioranza degli italiani siamo andati avanti, invecchiando e rendendoci conto di come ci volessero prendere in giro, di come probabilmente volessero impadronirsi delle poche risorse di questo Paese. 
Chi leggerà per la prima volta queste pagine o le rileggerà scoprirà che in Valle è avvenuto un miracolo, qualcosa di incredibile, che può far paura a molti di quelli che vorrebbero decidere passando sopra alle nostre teste. Paura perché il nostro “esempio” può dare speranza anche ad altri che si sentono sopraffatti, derisi, insultati, maltrattati, non rispettati.
Leggendo provate anche ad immaginare i 1000 indagati di questi lunghi anni, le detenzioni, le perquisizioni, le migliaia di metri di recinzioni e filo spinato per difendere il “fortino del cantiere”. Pensate alle enormi spese per mantenere un apparato militare lassù in quel cantiere fantoccio fin dal luglio 2011. Neanche una centrale nucleare francese o tedesca è difesa in modo tanto accanito e puntiglioso, nemmeno una base militare americana, neppure i palazzi del potere. Poi pensate ai progetti ancora oggi indefiniti, lacunosi, alle parole spese sui giornali, alle prese di posizione dei “pasdaran del TAV” ed infine provate a pensare quante volte avete sentito parlare di dati di traffico reali da un fautore dell’opera. 
Leggete e trasferite anche ai vostri amici i post contenenti i vari capitoli, e non stupitevi se alla fine di questa bella storia scritta tanti anni fa troverete un doveroso aggiornamento utile forse a capire perché in valle si usa dire che non ci sono governi amici e non ci servono i “capipololo”.
Eccovi la presentazione.

Oscar Margaira

Una Bella Storia
Volevano fare in fretta, ma non potevano riuscirci.
Più passava il tempo più noi capivamo…

Dedicato alle prime vittime
dell’alta velocità ferroviaria italiana: quelli che la stavano costruendo.
Giovanni Damiano, 42 anni Pasquale Costanzo, 23 anni Giorgio Larcianelli, 53 anni Pietro Giampaolo, 58 anni Pasquale Adamo, 55 anni Francesco Minervino, 57 anni Biagio Paglia, 34 anni Kristian Hauber 23 anni Mario Laurenza, 37 anni
Dedicato a tutte le vittime degli incidenti ferroviari ed ai ferrovieri che da anni denunciano il generale stato di abbandono delle linee ferroviarie utilizzate
dai pendolari.
Dedicato ai cittadini che continuano ancora a sperare

Presentazione

Una brutta vicenda può diventare una bella storia

Queste pagine raccontano dell’opposizione al TAV in valle di Susa. Le vicende narrate sono avvenute in un periodo ben preciso: tra il 19 marzo 2005 ed il gennaio 2006. Ho già raccontato la mia versione di alcuni fatti avvenuti precedentemente al marzo 2005 e, devo ammetterlo, ricominciare a scrivere potrebbe servire almeno a sfogarmi. Ma non solo. Ciò che vorrei comunicare è anche la sensazione che ho avuto in questi mesi, quando una brutta storia, almeno per me e molti altri valsusini, si è improvvisamente trasformata in un’altra, parallela e popolare. Una vicenda cresciuta giorno per giorno, questa volta una storia bella, coinvolgente, sentita intensamente da una miriade di persone semplici: giovani, insegnanti, anziani, agricoltori, metalmeccanici, artigiani, medici, professionisti, pensionati, ammi- nistratori, persone che hanno alzato la testa in una valle da sempre restia a mettersi in mostra.
Proverò a fare un piccolo salto di qualità, alternando alla cronaca di parte degli avvenimenti che ho vissuto, alcuni dati tecnici sull’opera che ne chiariranno la grandiosità. Cercherò inoltre, senza velleità, di trarre conclusioni, di analizzare economicamente la questione, sperando di stimolare nel lettore qualche curiosità sulle origini dell’opera, sull’interesse politico che la circonda e sulla probabile con clusione della vicenda.
Il racconto prova a tracciare una sorta di diario degli avvenimenti e a narrare le peripezie mie e di una gran fetta della popolazione che si oppone ad opere grandiose, ritenute inutili, faraoniche e devastanti per l’ambiente e l’economia. Il filo conduttore sarà l’attività incessante, prorompente e decisa dei valsusini e di tanti nuovi amici che insieme, ancora una volta, vollero “resistere per esistere” con l’unico intento di voler continuare ad incidere sul proprio futuro e su quello dei loro figli.
Qualcuno potrà pensare che l’agitarsi dei nostri valligiani sia inutile, altri penseranno che “tanto è tutto deciso”. Altri ancora affer meranno che forse dovrebbero agitarsi ancora di più. Io non saprei dire chi ha la verità in tasca, di certo ho capito in questi anni che l’ingiustizia, la mancanza di rispetto, causano più danni di ciò che si crede, che “la nostra gente” sente col cuore, ma agisce con la testa. I fatti lo dimostrano. Di tutto si potrà dire, giudicando “da fuori” i fatti che racconterò, ma certo ognuno dovrà riconoscere la determinazione delle azioni e la contemporanea misura negli atteggiamenti dei valsusini. Non era facile trasformare un simile conflitto sociale in un’occasione d’incontro e di cultura, di conoscenza reciproca. Qui da noi è successo.
Tutto ciò non è un miracolo e può capitare anche altrove. Questa è la storia bella che vorrei raccontare, magari con la pretesa di far dimenticare quella brutta, che come un Blob colossale rischiava di spalmarsi su di noi. Un primo successo lo abbiamo dunque già raggiunto: non farci invischiare in quella catramosa, schifida, attaccaticcia emanazione strisciante che ha nella propaganda uno dei motori. Tralascio per pietà di nominare gli altri, credo che chiunque li potrà facilmente individuare leggendo queste pagine.

Prefazione di Diego Novelli

TAV: un problema nazionale
di Diego Novelli
ex sindaco di Torino

Detesto i tuttologi, coloro che ostentano e sfoggiano competenze su tutto, che presumono di sapere tutto e di poter discorrere e scrive- re con cognizione di causa su qualsiasi argomento.
Ho accettato l’invito di Oscar a scrivere questa breve nota perché leggendo il suo testo ho arricchito la mia conoscenza sulla vicenda TAV e anche perché mi è piaciuto il suo modo di narrare, qualità che si è un po’ persa, e che, per un vecchio cronista come me, rimane fondamentale per chi vuole comunicare.
Ho incontrato l’Alta Velocità per la prima volta nella mia attività giornalistica, 35 anni fa, nel luglio del 1971. Mi trovavo in Giappone per un’inchiesta sui sopravvissuti ai bombardamenti atomici a Hiroshima e Nagasaki, nell’anniversario del grande macello. I colleghi del quotidiano “Akata”, al quale mi appoggiavo, mi invitarono all’inaugurazione della linea ferroviaria ad Alta Velocità Tokyo-Osaka. Seicento chilometri, tempo di percorrenza, due ore ed un quarto. Stupendo!
Queste le mie conoscenze sul TAV sino ad un anno fa, quando alla redazione di “Narcomafie” (il mensile pubblicato dal gruppo Abele al quale collaboro) è giunto un ampio servizio sulle battaglie in corso da 15 anni nella Valle di Susa. L’antica curiosità del cronista mi ha spinto a cercare di ricostruire tutta la storia dell’Alta Velocità in Italia; non da un punto di vista tecnico e scientifico, ma politico, amministrativo, legale, etico.
Sono partito dai primi atti compiuti dal governo Craxi (ministro dei trasporti Signorile, presidente delle ferrovie dello Stato, Ligato) per giungere ai giorni nostri. Ne ho scoperte di tutti i colori. Qualcuno mi accuserà di essere rimasto un inguaribile”berlingueriano”, un “cretino moralista”, non importa, ma come scriveva il compianto Paolo Sylos Labini “non ci può essere separazione tra etica e politica”.
Leggendo montagne di carte per documentarmi mi sono fatto
questa convinzione: la storia dell’Alta Velocità in Italia è molto più affine ad una associazione a delinquere, piuttosto che ad un’impresa che interessa lo Stato. Ecco perché mi permetto di suggerire, non solo ai Comitati No TAV, ma a tutte le persone pulite (favorevoli o contrarie alla nuova ferrovia), una petizione popolare per chiedere alle nuove Camere una Commissione d’inchiesta parlamentare, per smascherare tutti coloro che in questi ultimi 15 anni hanno parteci- pato alla grande abbuffata TAV. Si tratta di un problema nazionale, non solo della Valle di Susa.

Seguirà il primo capitolo con la prefazione al racconto di Claudio Giorno. ecco il link per chi non lo avesse visto sul suo profilo:https://www.facebook.com/omargaira/posts/10215047457093123

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

I BEI CORPI E LE BELLE MENTI ALLA SALVEZZA DELL’ITALIA — SAVIANO &CO CONTRO L’ABOMINIO GIALLOVERDE (C’È ANCHE LAGA..CHI?)

http://fulviogrimaldi.blogspot.com/2018/08/i-bei-corpi-e-le-belle-menti-alla.html

MONDOCANE

VENERDÌ 17 AGOSTO 2018

Ragazzi, ci ho messo tre giorni a scriverlo, non ci volete mettere 20 minuti per leggerlo? Del resto è solo una comica.

http://www.neldeliriononeromaisola.it/2018/08/236853/ (appello di Cacciari)

http://www.repubblica.it/cronaca/2018/07/21/news/rompiamo_il_silenzio_contro_la_menzogna-202372216/  (appello di Saviano)

Tempi di caldo rovente, tempo di colpi di sole, tempo di appelli.  Dicono le statistiche che col caldo aumentano i delitti.  C’è quello di Veronesi, di appelli dico, quello di Cacciari, quello, enciclopedico, di Saviano. E c’è una buona fetta della nostra intellighenzia che si è mossa per la salvezza del paese. Tutti giù dagli attici, fuori dalle ville e dalle spiagge di Capalbio, a brandire penne e precipitarsi a firmare. Un’avanguardia civile e culturale contro una maggioranza populista, razzista, sovranista, contro l’inverno nucleare che, calando da Montecitorio e Palazzo Madama, gelerà il paese da Trento a Capo Passero.

Dell’appello di Sandro Veronesi è presto detto. La sua proposta chiedeva agli esponenti della bella gente, i combattenti VIP, di mettere “ i propri corpi” a disposizione della lotta ai razzisti: “Imbarchiamoci su una nave Ong per salvare i migranti”… “pensa se su una di quelle navi ci fosse Totti, o Checco Zalone, o Claudio Baglioni, Federica Pellegrini, Jovanotti, Monica Bellucci, Sofia Goggia,  Chiara Ferragni, o Giorgio Armani…”  Un concentrato di estetica e di soldi da sbaragliare qualunque razzista che intendesse bloccare barconi, raccoglitori di pomodori e cococò di Amazon.

Correggendo il tiro, via dai flutti comunque fastidiosi, Saviano ha suggerito  di lasciar perdere i corpi e far invece sentire le voci negate dalla più agevole terra, per “una grande insurrezione civile e democratica”. Per i naviganti è morta lì e il bel corpo del povero Fratoianni, alla pesca di migranti dei VIP insieme ai medici dell’lsis (MSF), è rimasto solo.

Rimasti a terra i bei corpi, ecco le belle menti

Non presentandosi i bei corpi, ecco che si sono presentate le belle menti. E quale prima, tra tutte, se non quella del filosofo-sindaco per tutte le stagioni, quelle senza Mose, quella del Mose, ma soprattutto quelle del tutto e del contrario di tutto purchè espresse con l’iraconda e impaziente grazia del maitre à penser? Maestro del pensiero squash (lo sport in cui puoi tirare la pallina contro qualsiasi muro, basta che ti rimbalzi), Massimo Cacciari, ci conferma che quanto dicono i nuovi barbari al governo è lontano dalla cultura europea e occidentale (ma non dovevamo essere “multiculturalisti?). Che è tutta un sorriso mentre questi sono intrisi di  “inaccettabile disumanità”. Scombinano il buon ordine sociale “contrapponendo il popolo alla casta”. Scongiurare “il pericolo mortale per l’Europa di una deriva sovranista” Cacciari sa che l’ha già detto Socrate. La sovranità è meglio che rimanga dove sta. Da Juncker.

Le ragioni degli appellanti

Il TAV e TAP, pilastri dell’economia italiana e occidentale, messi in forse per demagogicamente esaminarne i bassi costi e alti benefici; Un ministro, che si pretende dell’Ambiente, rivede il gasdotto appenninico solo perché privo di VAS (Valutazione Ambientale Strategica); Vaccini irresponsabilmente rinviati al 2019per compiacere i No Vax; pensioni d’oro, classisticamente tagliate sopra i 4000 euro; decreto Dignità pro riders, precari e licenziati ingiustamente, pro imprese che assumono a tempo indeterminato e contro delocalizzatori, biscazzieri, precarizzatori: una rovina dell’apparato produttivo; migranti risorsa di cui privare l’Italia per regalarla agli imprenditori europei e Ong che spostano la miserabile Africa nella ricca Europa bloccate; sospesa l’operazione salva-ILVA benchè razionalizzata grazie a 4000 lavoratori in meno e avvelenamenti pubblici solo fino al 1923; stop al CETA, trattato con il Canada (e gli USA)  e quindi al ricco mercato nordamericano; via libera alla stampa sulle intercettazioni con tanti saluti alla privacy di delinquenti solo presunti; alla RAI un incontrollabile candidato alla presidenza, senza nulla osta di Nato, Israele e Mattarella; via dalle FFSS coloro che ci hanno regalato l’alta velocità  e ridimensionato un trasporto regionale obsoleto e stop al matrimonio ANAS – FFSS  che avrebbe messo i viaggiatori italiani sotto protezione di un unico gestore (magari Benetton); pace con lo zar Putin a dispetto dell’invasione della Crimea e disconoscimento della democrazia di Kiev; a settembre reddito di cittadinanza, legge anticorruzione, Alitalia torna di bandiera: tutto con i soldi di Babbo Natale; 150mila metri quadrati di costa sottratti agli stabilimenti e restituiti al popolino che non si può neanche permettere 50 euro/giorno per cabina, lettino e ombrellone; Autostrade tolte ai Benetton, che da decenni fanno viaggiare sicuri e a basso costo gli italiani; e, colmo dei colmi, il ministro dell’Ambiente, contro le delibere di alcune province alpine assediate da animali feroci, decide che i lupi non saranno abbattuti, ma difesi e preservati.

In bocca al lupo

Quando gli hate speech vanno bene

Sono queste scelleratezze del regime razzista, xenofobo, demagogo, incompetente, fascistoide, nemico dell’impresa e degli investitori (detti mercati), sovranista, anti-europeo, che hanno fatto imbufalire un padre della patria che è al contempo il perseguitato numero uno d’Italia. Le nequizie del governo del cambiamento bastano e avanzano per uno che ha ispirato filmati e serie televisive pedagogiche con cui ai giovani, specie napoletani, ha fatto capire che per uscire dalla fogna tocca fare come gli eroi di quei lavori. Da cui l’urlo savianeo “Rompiamo il silenzio contro la menzogna”. E, a parte il contenuto, degno di Pericle, è la forma una figata. Saviano ha fatta sua quella degli haters, odiatori, proprio per dimostrarne la perniciosa forza quando rivolta contro gli amici di Washington, il papa, Mattarella, Soros, Boldrini, Bonino, lo stipendio di Fazio, i salvatori di migranti, i datori di lavoro…

Saviano si indirizza ai suoi “amici cari”: scrittori, medici, attori, youtuber, cantanti, filosofi, cuochi, produttori, tutte le persone pubbliche. Quelle non pubbliche, tipo licenziati di Alcoa, operai dell’Ilva, maestre d’asilo, precari di Amazon, laureati in fuga, sono date per perdute. Affranto, chiede a questi suoi amici cari: “perché vi nascondete?” Il che, visto a chi si rivolge, ti lascia un po’ basito: l’uragano  contro coloro che distruggono “70 anni di pace e prosperità”,  a El Niño dei tropici gli fa un baffoI “decenni di pace e prosperità”, assicurati anche da Berlusconi che, in fondo era solo un’innocua “macchietta italica” estratta dalla commedia dell’arte, li hanno garantiti anche i nostri soldati, in difesa della “nostra storia e dei nostri valori di democrazia giovane e fragile, ma prima di tutto antifascista e antirazzista”. E a chi  antirazzisticamente li hanno garantiti? Un po’ a tutti: serbi, afghani, iracheni, libici, siriani. Quanto alla prosperità, garantita è stata soprattutto ai quasi 18 milioni di italiani che, a partire dall’abolizione della scala mobile, si ostinano a non fare gli start up e si crogiolano nella miseria.

Un governo che “usa come arma di distrazione di massa l’attacco ai migranti e alle Ong”, è arrivato “all’orrore” di far credere a quasi 60 milioni di italiani “che il nostro problema siano i migranti”. Vuoi non concluderne, con Saviano, che “le cose si stanno mettendo male, male per tutti”? “Male per tutti”, mica negli Stati africani o mediorientali, che deperiscono visto che li bombardano, o gli tirano via le generazioni migliori. Niente paura, saranno sostituite da missionari, Ong e manager Monsanto.

Con. S’Agostino all’ultima crociata

Saviano il furioso non le manda a dire. E non le si poteva dire in modo più sacro einoppugnabileviste  che sono di S. Agostino. I gialloverdi? “ Associazione di ladri, bande funeste, briganti”. E, superando addirittura il santo caro ai picchiatori morali, “potere iniquo… ingiusto incapace…criminale-.. colpi mortali che questo governo sta infliggendo allo Stato di Diritto…”

Vicino a Boldrini, Bonino, Mattarella e altri galantuomini e filantropi come Soros, agli Elmetti Bianchi, cari all’ISIS, alla Nato e a Israeledemocrazie come “l’unica del Medioriente”, specie quando la promuove tra i bambini di Gaza, giustiziere di  brutta gente come Gramsci, Gheddafi, Castro feroce dittatore che “non ha mai realizzato i suoi ideali”, Assad, Chavez, Putin l’omicida che ispira il “ministro della malavita”, Milosevic, Galasso (del pool di Falcone), o di criminali come Hezbollah o Hamas, Saviano, parla ex cathedra.Il suo appello è una lectio magistralis.

Ci rassicura che l’immigrazione “non può essere bloccata” (in Africa la chiamano spopolamento), che è “una risorsa” (specie per terratenientes e Grande Distribuzione) e niente affatto “un pericolo per la tenuta sociale del nostro paese, che è un paese multietnico, fieramente multietnico” . Chi nega che i migranti siano una risorsa “non capisce niente di politica ed economia”, aggiunge e credo che si riferisca a chi non gioisce del senegalese integrato che butta il camiciotto colorato e mette la cravatta, della sudanese che dall’hijab passa al perizoma, dell’iracheno che anziché Avicenna e Averroè studia Alberoni, della somala che, per campare, cede il figlioletto per i pappa degli spotantifame, del chirurgo siriano che anziché ad Aleppo opera al Bambin Gesù. Che bello un multietnicismo così.

Il finale dell’appello è da tempesta wagneriana. Fa impallidire il Catone che rade al suolo Cartagine, o il Cicerone che manda al patibolo Catilina: “Mobilitatevi per diritti che a breve non ricorderete nemmeno più di aver avuto … truppe cammellate di bugiardi di professione al cospetto dei quali gli scherani di Berlusconi erano dilettanti… era così che Mussolini trattava Matteotti prima che venisse ammazzato…comunicazione criminale …

Comunicazione a sostegno di chi “delegittima dall’occuparsi del sociale figli di benestanti”, chi applica la “deriva autoritaria per disconoscere la fatica intellettuale”, “chi ci offende dicendo che criticare questo governo sia un favore a qualche potente” (fareste male a pensare a code di paglia, o a Soros, De Benedetti, Elkann, Cairo, Boccia, UBI, le lobby di Bruxelles). Qui si tratta di essere “o complici o ribelli”. Perché, come dice Grossman, “è la lotta del grande male che cerca di macinare il piccolo seme dell’umanità. Voi siete il piccolo seme dell’umanità, senza di voi l’Italia è perduta”. Ma, coraggio, c’è chi questo piccolo seme lo sa far germogliare. “Sono io, Roberto Saviano”, e qui la si vede tutta, la tempra dell’uomo:  “Non mi fa paura la querela, non mi fa paura la solitudine… non vi ho chiamato per difendere me…”  

Roberto, non sei solo. Siamo con te, tutti. Il Corriere, il Tg1, il Tg5, il manifesto più di tutti,La Stampa, La Repubblica, la “comunità internazionale”, la Nato, Juncker e tutta la UE, Soros, gli Usa che si apprestano alla battaglia finale con Mordor-Russia, gente che sa di avere ragione oggi, come aveva ragione quando ci avvertì che con il No al referendum saremmo precipitati in Grecia, che Saddam aveva le armi di distruzione di Massa, che un paio di aerei avevano fatto crollare tre torri, una senza neanche sfiorarla, che la guerra alla Jugoslavia era per i diritti umani, che Mario Draghi vuol bene non alle banche ma ai loro clienti, che con Renzi stavamo entrando nell’Eldorado, che i russi assediano l’Occidente e non viceversa, che non c’è elezione andata male che non sia stata manipolata da loro,  che andare da Torino a Lione 10 minuti più veloci unisce l’Europa, che l’euro ci avrebbe reso tutti signori con piscina…

Il “manifesto”: la pistola giocattolo ferisce. Solo se sei nero

E che se si spara con una scacciacane a salve si ferisce il colpito. Solo se è un migrante. E questa non è di Saviano, bensì del giornale che ne ha intessuto la corona d’alloro. Il “manifesto” riprende la vicenda dei cretinetti tredicenni che con una scacciacani a salve hanno fatto bang contro un immigrato. Però ci mette del suo, in prima pagina e nel paginone interno: vittima del razzismo sparato e… ferito. Nel testo ovviamente niente: illeso. E alloraE’ il razzismo che li ha lanciati contro il “negro”. E la lotta al razzismo consente certe licenze. Non sarà mica la solita deformazione complottista sospettare che i ragazzetti siano stati invece ispirati da quegli affascinanti videogiochi americani dove vince chi più spara, incendia, devasta, ammazza. Quei videogiochi che, ogni due per tre, il “manifesto”, con Federico Ercole, promuove ed esalta nei suoi inserti Alias. Ma questo il “manifesto” lo esclude. Il quotidiano Piddin-Sorosian-savianeo, da sempre antirazzista, con i bimbetti neri, gialli e bianchi dell’United Colors of Benetton, sa come schierarsi sui cattivi e buoni del Ponte Morandi crollato. A quegli sciacalli di Di Maio e compagni, irriconoscenti verso una famiglia sostenitrice di cause buone, mediatiche e politiche, per le quali tosava pecore e Mapuche, non la manda a dire con Michele Prospero: “Il governo,che ha osato annunciare revoche di concessioni ai Benetton autostradali, approfitta dei cadaveri e delle macerie ancora calde per sperimentare gli effetti del populismo penale e per scatenare le reazioni più regressive”:  “la vendetta contro i Benetton”.  Gente che si è acconciata a contenere i pedaggi e a limitare i profitti netti a1 miliardo all’anno.

Poltrone in vista

E’ una pura malignità dei soliti barbari vedere sullo sfondo di queste intemerate alcune mete dorate. Che so, una bella candidatura alle prossime europee, o capitanare la nave della prossima “sinistra” che saprà finalmente, spiaggiata la carretta renziana, fare da Arca e traghettare il suo popolo riunito al di là del cataclisma gialloverde in un’Italia desovranizzata, tutta europea e atlantica. Oppure, hai visto mai, una bella presidenza RAI? Non ce lo vedreste bene un filosofo in vetta alla RAI? O un perseguitato dalle mafia e alleato dei “produttori” e VIP contro i barbari? O, ancora meglio, chi in Rai ci sta dentro e, scoprendo le magagne di tutti, s’è conquistato la fama di cavaliere senza macchia e paura, a cavallo di un bianco destriero chiamato “Rai bene comune-Indignerai”?

L’asso nella manica e i “raccomandati e parassiti”

Riccardo Laganà, perito industriale e tecnico Rai, non aveva finito di denunciare al capo dello Stato la scandalosa proposta pentaleghista di un giornalista indipendente, Marcello Foa,  a presidente Rai  che un coro di followers in Rai ha rimediato candidando proprio lui. La consigliera Rita Borioni, renziana  e addirittura orfiniana del PD, tutta Forza Italia nel CDA e il giornalista Peter Gomez.Insieme alle grandi firme, pesanti argomenti a suo favore. Si era erto contro il di Di Maio dei “ parassiti e raccomandati” in Rai, individuandovi una “minaccia di rastrellamenti contro chissà quale razza di delinquenti tra i dipendenti RAI”.

Mentre 13mila dipendenti RAI facevano l’ola, io mi sono dovuto convincere che avevo visto male quando, mentre gracchiando in Rai per una ventina d’anni, m’era parso di averne pur visti di “parassiti e raccomandati”. Titoli per aspirare degnamente all’alta carica, Laganà ne ha tanti e, tra questi, oltre alla lettera contro Foa a Mattarella, la proposta di intitolare al buon Fabrizio Frizzi, scomparso simbolo di una Rai “massima istituzione culturale del paese”, gli studi televisivi DEAR. A seguire, Via Teulada potrebbe essere dedicata a Mara Venier.

Laganà e Saviano: un duo da RAI liberata

Ma dove Laganà s’è guadagnato un primato assoluto su candidati presenti e presidenti passati è stato il suo schierarsi accanto a Roberto Saviano senza se e senza ma contro i nuovi barbari, rieccheggiandone le ragioni e addirittura il lessico: fascismo, atteggiamento mafioso, orrore… Al becero Salvini, che aveva ventilato la sospensione di qualche scorta,ecco  la sfida dello scudiero di Saviano: “Noi vogliamo celebrare oggi Roberto Saviano  e il suo coraggio… sosteniamo oggi più che mai Roberto Saviano giornalista coraggioso e libero… la Rai è la casa di Saviano…ci batteremo perché nessuno possa sfiorarti”….

Una candidatura alla presidenza Rai al posto della sua, svanita? In questa sua accorata savianeide, il Laganà ha affiancato al martire ancora vivo, altri che non lo sono più: Impastato, Siani, Tobagi, Spampinato, Falcone e Borsellino. Solo un maligno potrebbe parlare di cattivo gusto. Per Laganà lottano mica solo Lopez, Borioni e i nazareni di PD e FI. Al suo fianco c’è anche MoveOnMica bruscolini. MoveOnvicina al Partito Democratico, è la più grande operazione online americana, ora estesa nel mondo,formatasi per contrastare l’impeachment di Bill Clinton per aver mentito al Congresso e al popolo americano. Oggi è il”portale di pressione” (lobby) che diffonde ai quattro punti cardinali tutto ciò che frulla in testa ai cosiddetti “liberal progressisti”. A suo tempo sostenne che Bernie Sanders era simpatico, ma che era meglio candidare Hillary. Il direttore è Ilya Sheyman, ebreo russo, figlio di una famiglia di dissidenti fuggiti dall’URSS negli anni ’70. Che altro?

Concludendo non possiamo che rendere grazie a Saviano, Cacciari, Laganà, manifesto: I vostri appelli ci hanno convinto: piuttosto spediti alla Cajenna da facebook, che con gli oppositori di questo governo.

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 18:56