Operazione di polizia con fogli di via ed avvisi orali per i No Tav

notav.info
post — 28 settembre 2018 at 11:30

 

E’ in corso da stamattina una tiepida operazione della Questura di Torino a danno di diversi attivisti del Movimento No Tav.

La chiameremo l’operazione “ogni maledetta domenica” poichè si può dire che mai operazione fu più annunciata (nella ultime settimane l’ufficio stampa della questura ha mandato un numero illimitato di veline a tutti i giornali dicendo che le reti non si possono tagliere e che prima 70, poi 50, poi altre 60 persone e così via erano state denunciate) ed è diretta conseguenza di ciò che scrivevamo giusto qualche giorno fa Ogni maledetta domenica-any given sunday

Sintetizzando, poiché le notifiche sono ancora in corso, si tratta di decine di provvedimenti di varia natura, dai fogli di via (Giaglione o Giaglione e Chiomonte o solo Chiomonte), denunce, avvisi orali e chi più ne ha più ne metta. Colpiti attivisti No Tav abitanti in Valle o a Torino (abbiamo anche un caso noto in Toscana), una forbice ampia di età che va dai 22 anni ai 72 anni e che di fatto cerca di individuare tutti quelli che nelle ultime settimane più di frequente si sono recati alle reti o hanno partecipato alle iniziative organizzate dal movimento No Tav.

Con la notizia rimbalzata oggi anche sui telegiornali di come Telt abbia annunciato che ritarderà l’allargamento del cantiere ed altre azioni tipo il bando per il tunnel definitivo in attesa delle direttive di governo, il questore Messina appare sempre più guardiano di una fortezza vuota.

Il cantiere è fermo, non vola mosca che non siano militari e forze dell’ordine li schierati ad annoiarsi, ma nonostante questo il Prefetto emette le ordinanze che impediscono l’avvicinamento alla zona strategico nazionale per chilometri, e il Questore  tira su dispositivi per garantire l’ordine pubblico che oltre a costare un sacco di soldi sistematicamente i No Tav aggirano e/o danneggiano (vedi jersey, filo spinato nei boschi, filo spinato sopra i cancelli, telecamere nascoste e chi più ne ha più ne metta).

Mentre ci si inventerà qualche idea in stile No Tav per rispedire al mittente questa ennesima schifezza, qualcuno informi il questore Messina, tra un’intervista e l’altra che concede cercando la notorietà, che i tempi cambiano e che quel cantiere grazie al Movimento No Tav è destinato a chiudere. E’ rimasto solo lui, insieme ai suoi sottoposti della Digos ad averne cura. Che brutta fine!

Solidarietà invece a tutti i No Tav, non ci fermeranno mai!

La Stampa: TAV “la partita è aperta”

Da approfondire per dare una nostra interpretazione.

La Stampa, o non capisce nulla o tenta ancora una volta di imbroglire le carte.

Potrebbe essere la risposta a questo ? 

L’ACCORDO 2012 DELLA TORINO-LIONE FERMA IL PROGETTO.

Oppure TELT si prepara a dover dichiarare che non riuscirà a completare i lavori in corso entro il 31/12/2019 per sua incapacità ?

Da capire perché La Stampa scrive di appalti da € 2,3 Mld. quando i lavori in corso sono stati appaltati a fronte di un dono della UE di 813,781milioni per lavori di €1,915 Mld.

Grant Agreement, cfr. anche le Schede progetti della Commissione Europea:

https://ec.europa.eu/inea/sites/inea/files/fiche_2014-eu-tm-0401-m_final.pdf  

Novembre 2015

Studi € 477.600.000 – contributo UE 50,0% = € 238.795.500,principalmente per terminare la prima fase degli studi geognostici in Italia, la cui scadenza era 2013, poi prorogata al 2015 – Attività 3, e gli studi “geognostici” in corso in Francia Attività 4.

Lavori € 1.437.463.750 – contributo UE 40,0% = € 574.985.500

totale   €  1.915.054.750  per un contributo totale di € 813.781.000 (42,49% degli studi e dei lavori previsti)

31 luglio 2018 La Stampa – Tav, il mega-appalto da 2,3 miliardi è stato è stato congelato

http://www.lastampa.it/2018/07/31/economia/tav-il-megaappalto-da-miliardi-stato-congelato-NwQzS60K6UrQt43T40RhAO/premium.html

I vertici di TELT per evitare conflitti con i ministri M5S hanno rinviato il lancio della gara per il tunnel di base previsto alla fine di luglio. Per evitare prove di forza con i cinquestelle al governo dell’Italia, evitando che decisioni pur legittime possano essere lette come un atto di arroganza e insensibilità rispetto ad una parte della maggioranza di governo. ….

28 sett 18 Stampa Tav, sfuma la gara per il tunnel. A rischio gli 813 milioni dell’Ue

Maurizio Tropeano Torino

http://www.lastampa.it/2018/09/28/cronaca/tav-sfuma-la-gara-per-il-tunnel-a-rischio-gli-milioni-dellue-2E04cFMPgk1Dl42cmZSx5J/pagina.html

Adesso il rischio di perdere, in parte o del tutto, gli 813 milioni che l’Unione Europea ha messo a disposizione per la realizzazione del tunnel di base della Torino-Lione è diventato concreto.

Infatti Telt, la società incaricata di costruire e gestire l’opera e che avrebbe dovuto pubblicare il bando di gara internazionale per 2,3 miliardi di euro entro l’estate, ha deciso di non farlo «perché la società non intende agire contro la volontà dei due Paesi», fanno sapere dall’impresa. In realtà il Paese che si sta opponendo alla Tav è uno solo, cioè l’Italia del governo giallo-verde guidato da Giuseppe Conte.

Nella bozza del Def circolata ieri pomeriggio, infatti, viene ribadito che per quanto riguarda la Torino-Lione sarà sottoposta al riesame di un’attenta analisi costi e benefici.  

Secondo il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, la verifica dovrebbe essere pronta a novembre, cioè due mesi dopo la dead line fissata nel planning dei lavori concordato con l’Ue per la concessione dei finanziamenti. In realtà il ritardo è più ampio.

Alla fine di luglio Telt decise di lasciare nei cassetti il bando di gara già pronto dopo l’aut aut arrivato via social da Toninelli: qualsiasi avanzamento dei lavori in mancanza dell’analisi costi e benefici sarebbe interpretato come atto ostile.  

Da allora il ministro e il governo non hanno adottato atti formali per bloccare l’opera – tra le proteste dei No Tav – tanto che Telt ha lanciato un bando da 37 milioni e mezzo per il monitoraggio ambientale.

In molti avevano interpretato quella scelta come l’anticipo della gara da 2,3 miliardi da pubblicare sulla Gazzetta Europea a fine settembre, al limite dei tempi del cronoprogramma internazionale.  

Ieri è arrivata la scelta di Telt di non forzare la mano. A questo punto, in caso di mancato rispetto dei tempi Bruxelles potrebbe decidere di ridurre o rimodulare i finanziamenti. A meno di un accordo politico internazionale. Non è un caso, allora, che Telt abbia inviato a Bruxelles e non solo a Roma e Parigi, la conclusione delle analisi tecnico-giuridiche legate a un eventuale scelta di non andare avanti con i cantieri.  

Il bando, insomma, sarà lanciato solo con il via libera dei governi.

Nelle scorse settimane Parigi non ha messo fretta a Roma anche se non ha mai messo in discussione la realizzazione del tunnel di base.

E nei giorni scorsi il nuovo ministro dell’Ambiente, François de Rugy, ha puntato a scoraggiare il traffico merci su gomma, ipotizzando una tassazione sui Tir con targa straniera. Bruxelles ha sempre ribadito che ritiene l’opera strategica. A questo punto anche se le risposte di Parigi e Ue arrivassero a breve è improbabile che il governo italiano decida prima dei risultati dell’analisi costi e benefici.  

E in caso di risposta affermativa italiana alla Tav l’entità dei finanziamenti sarà legata alla benevolenza o meno della Commissione. Intanto oggi a Torino, chiamati a raccolta dal governatore Chiamparino, si troveranno le forze economiche e sociali a favore della Torino-Lione. Ci saranno gli assessori ai Trasporti di Liguria e Lombardia colpite dal taglio delle risorse per il Terzo Valico. La partita è aperta.  

No TAV – Comunicato Stampa 27 settembre 2018 —> L’ACCORDO 2012 DELLA TORINO-LIONE FERMA IL PROGETTO

Comunicato Stampa

PresidioEuropa

Movimento No TAV

27 settembre 2018

http://www.presidioeuropa.net/blog/?p=16634

L’ACCORDO 2012 DELLA TORINO-LIONE

FERMA IL PROGETTO

La Commissione consiliare Trasporti del Comune di Torino richiede che i fondi siano trasferiti alla mobilità collettiva e sostenibile nel territorio della

Città Metropolitana di Torino e della Regione Piemonte

Ieri 26 settembre 2018 la 2ª Commissione consiliare Viabilità e Trasporti del Consiglio Comunale di Torino ha approvato la Proposta di Ordine del Giorno presentata dal M5S che sostiene l’abbandono della Torino-Lione, opera che il Vice Sindaco Guido Montanari ha giudicato “Grande Opera Inutile”.

Il testo, presentato e difeso dalle Consigliere del M5S  Viviana Ferrero e Maura Paoli, sarà sottoposto nelle prossime settimane al Consiglio Comunale di Torino per la votazione finale in aula, impegna la Sindaca di Torino e la Giunta Comunale con un articolato programma di otto punti a spronare il Governo ad accelerare tutte le iniziative annunciate per il riesame del progetto ferroviario Torino-Lione, la revoca dell’attuale Direttore generale di TELT, per abolire il ruolo del Commissario Straordinario del Governo per la Torino-Lione e per sospendere le attività dell’Osservatorio tecnico.

In questo contesto spicca per il positivo effetto che avrebbe per tutti i cittadini dei Torino e del Piemonte la decisione di chiedere al Governo di “destinare i fondi attualmente previsti dal Governo per la Torino-Lione sia per la parte internazionale che per la parte italiana, alla mobilità collettiva e sostenibile nel territorio della Città Metropolitana di Torino e della Regione Piemonte”.

Nel corso dei lavori è stato nuovamente richiamato il fatto che il progetto è fermo perché l’articolo 16 dell’Accordo tra Italia e Francia del 2012 non permette l’avviamento della fase di scavo del tunnel fino a quando Italia e Francia non abbiano assicurato tutti i fondi necessari al completamento dell’opera.

L’inserimento di questa previsione nell’Accordo del 2012 è stato un atto meritorio che richiama oggi il Governo ad operare con responsabilità e prudenza.

Questa fase di pausa permette infatti al Governo non solo una più matura riflessione sull’autentica “necessità” di iniziare i lavori definitivi del progetto (scavo del tunnel) ma anche e soprattutto di attivare “la partecipazione del pubblico in una fase iniziale (del progetto, N.d.R.), quando tutte le alternative sono ancora praticabili e tale partecipazione può avere un’influenza effettiva l’ascolto di tutte le parti”, come previsto dalla Convenzione di Århus, legge dello Stato in Italia, Francia e Unione europea.

Vi è stata un ricco dibattito che il consigliere Claudio Lubatti del PD ha inutilmente tentato di ostacolare ricorrendo a cavilli regolamentari, prima di abbandonare sconfitto l’aula.

La consigliera Eleonora Artesio di Torino in Comune – La Sinistra ha sostenuto il testo dell’Ordine del Giorno.

Il Vice Sindaco Guido Montanari ha quindi invitato i tecnici della Commissione Torino-Lione nominati dalla Giunta Comunale nel 2016 che collaborano a titolo gratuito, prof. Angelo Tartaglia, prof. Alberto Poggio e ing. Roberto Vela, ad illustrare alcuni aspetti tecnici relativi allo stato dei lavori (… non un metro del tunnel di base è stato scavato) e ai traffici delle merci con la Francia attraverso le montagne piemontesi (… in diminuzione da decenni).

È stato anche ricordato dai tecnici che l’investimento, al netto dei contributi dell’UE sempre che questi siano confermati nel prossimo bilancio pluriennale UE 2021-2027 la cui approvazione è prevista nel 2020, sarà a carico soprattutto dall’Italia che dovrebbe pagare il 57,9% di tutto il tunnel (per riceverne solo 12 km) a fronte del 42,1% per la Francia (sul cui territorio giacciono 45 chilometri).

Allo stato attuale, il progetto Torino-Lione, ormai terminate le attività di studio geologico nel cantiere della Maddalena in Italia e in via di completamento quelle in Francia, non può passare alla fase successiva di scavo del tunnel di base perché l’articolo 16 dell’Accordo tra l’Italia e la Francia del 2012 impone di stanziare tutti i fondi necessari all’intera realizzazione dell’opera, decisione non ancora presa dalla Francia e dall’Italia.

Il Governo francese, anche se il maggior costo dell’intero tunnel di base ricadrà sulle spalle del Bilancio italiano, non ha ancora messo a disposizione i suoi fondi per realizzare il tunnel di base. La Francia si trova quindi ancora nella fase definita pausa dalla Ministra dei Trasporti Elisabeth Borne il 19 luglio 2017.

Il Governo italiano non ha ancora assicurato la disponibilità di tutti i fondi, come richiesto negli Accordi con la Francia, per iniziare i lavori di scavo del tunnel di base, lo ha confermato la Delibera CIPE 67/2017: “l’opera comporta un importo residuo da finanziare per la quota italiana pari a 2.681,59 milioni di euro, inclusa la quota a carico dell’Unione europea ancora da determinare, più 57,26 milioni di euro per ulteriori misure di accompagnamento, per un totale di 2.738,85 milioni di euro”.

I fondi europei necessari per realizzare il tunnel di base non sono ancora disponibili tanto che la Commissaria Violeta Bulc ha dichiarato il 13 settembre 2018 che per “i finanziamenti post 2020 è prima necessario concludere i negoziati sul quadro finanziario pluriennale” (it is first necessary to conclude the negotiations on the Multi-Annual Financial Framework).

APRES L’AFGHANISTAN, LA SYRIE : WASHINGTON SE PREPARE A UNE AUTRE GUERRE ILLIMITEE

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2018 09 26/

LM.GEOPOL - Guerre eternelle us en syrie (2018 09 26) FR (2)

« Et surtout, un lien aussi direct change la nature de l’intervention en Syrie, justifiée légalement par la lutte contre les jihadistes après plusieurs attentats meurtriers en Europe: il ne s’agit plus d’une guerre contre l’EI mais d’une guerre indirecte contre l’Iran »

– AFP (ce 26 sept. 2018).

Derrière la grande hypocrisie de l’assemblée générale de l’ONU, une autre réalité prend place dans la coulisse. Là où se forge la véritable géopolitique mondiale. « Washington se prépare à une autre guerre illimitée, en Syrie », titre ce jour l’AFP !

Après l’Afghanistan où l’armée américaine est embourbée depuis 17 ans, les Etats-Unis se préparent à une autre guerre illimitée, en Syrie cette fois: l’administration Trump a fait savoir cette semaine « qu’elle restera sur le territoire syrien tant que l’Iran n’en partira pas ». « Nous ne partirons pas tant que les forces iraniennes resteront en dehors des frontières iraniennes, et cela inclut les alliés de l’Iran et les milices armées », a déclaré ce lundi à des journalistes le conseiller à la sécurité nationale de la Maison Blanche, John Bolton.

Ce n’est pas la première fois qu’un responsable américain laisse entrevoir une présence américaine prolongée sur le sol syrien, où Washington a déployé quelque 2.000 soldats, sous prétexte de la « lutte internationale contre le groupe Etat islamique » (EI) et sans y avoie été invitée par Damas : en janvier, le Pentagone avait fait savoir que les Etats-Unis maintiendraient une présence militaire en Syrie “aussi longtemps que nécessaire” pour prévenir tout retour de l’EI (sic). Et en juin, le ministre de la Défense, Jim Mattis, avait prévenu les alliés des Etats-Unis que « quitter la Syrie dès la fin des combats contre l’EI serait une bourde stratégique ».

LA VRAIE NATURE DE L’INTERVENTION AMERICANO-OCCIDENTALE EN SYRIE :

DERRIERE LE PRETEXTE DU TERRORISME, LA CONFRONATION IRAN VS USA-ISRAEL

Mais c’est la première fois qu’un départ des forces américaines est lié aussi directement à la présence de soldats iraniens et pro-iraniens en Syrie. C’est vrai qu’avec l’arrivée du neocon Bolton, issu du Régime Bush II, le cynisme et la brutalité des néoconservateurs ont renforcé ceux de Trump ! « Et surtout, un lien aussi direct change la nature de l’intervention en Syrie, justifiée légalement par la lutte contre les jihadistes après plusieurs attentats meurtriers en Europe: il ne s’agit plus d’une guerre contre l’EI mais d’une guerre indirecte contre l’Iran », commente avec raison l’AFP.

Questionné sur les propos de M. Bolton, M. Mattis a assuré que la politique américaine en Syrie n’avait pas changé. “Nous sommes en Syrie pour vaincre l’EI (…) et nous assurer qu’il ne revient pas dès que nous aurons tourné le dos”, a-t-il déclaré. Le ministre de la Défense, qui apparait souvent plus mesuré que le bouillant John Bolton, a affirmé “lire la même partition de musique” que lui. Mais la situation sur le terrain est “complexe”, a-t-il ajouté. “Il y a des centaines de subtilités et de nuances, je suis le premier à le reconnaître.”

LA “GUERRE PERPETUELLE” AMERICAINE :

UNE INSECURITE ORGANISEE

La perspective d’une telle guerre illimitée inquiète notamment la France. “C’est de la responsabilité de Bachar al-Assad, mais aussi de ceux qui le soutiennent, d’engager une solution politique (…) sinon on risque d’aller vers une forme de guerre perpétuelle dans la zone”, a osé avertir ce lundi le chef de la diplomatie française Jean-Yves Le Drian. “Il y a aujourd’hui cinq armées qui se font face en Syrie et les récents incidents montrent que le risque de guerre régionale est bien réel”, a-t-il ajouté.

« Outre le risque de divergences au sein de la coalition antijihadiste menée par les Etats-Unis qui mène les opérations dans le nord de la Syrie en coopération avec les Forces démocratiques syriennes (FDS), une coalition de combattants kurdes et arabes, ce virage stratégique est dangereux », souligne Andrew Parasiliti, du centre de réflexion Rand Corporation (un think tank influent US). « En tant que candidat et en tant que président, Trump a dit que la guerre en Irak était une erreur et qu’il voulait retirer les soldats américains de Syrie », rappelle cet expert des questions de sécurité nationale. « Mais la politique américaine est maintenant de rester en Syrie aussi longtemps que l’Iran y restera, et l’Iran ne semble pas pressé de partir », ajoute-t-il. « Il y a donc un risque d’escalade ou d’accidents avec l’armée russe, comme on l’a vu la semaine dernière avec Israël ».

LES AVERTISSEMENTS DE DAMAS ETAIENT MOTIVES …

Washington, annonce aujourd’hui ne pas vouloir se retirer de la Syrie même après l’éradication du groupe terroriste Daech et elle a révélé sa véritable intention d’envoyer des militaires sur le sol syrien.

C’était en 2014 où on murmurait sur la création d’une soi-disant « coalition anti-Daech » en Syrie et en Irak. La question a été petit à petit médiatisée et on a vu que les États-Unis se sont déclarés commandant de cette alliance. Mais après la publication des nouvelles sur le lancement d’une telle coalition, le gouvernement de Damas avait annoncé que toute présence américaine sur le territoire syrien est considérée comme une occupation insistant sur le fait que le véritable objectif des États-Unis n’était pas de combattre Daech, mais de garder la présence de leurs forces en Syrie ad vitam aeternam.

Aucune information détaillée n’est disponible pour le moment sur le nombre exact des forces américaines présentes dans le nord et l’est de la Syrie, mais il semble qu’il y ait plus de 4.000 hommes. Sans oublier les forces alliées françaises et britanniques …

# L’ANALYSE DE REFERENCE :

La guerre permanente en Syrie, C’est déjà ce que j’analysais début janvier 2018 :

* Cfr LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

COMMENT WASHINGTON ET TEL-AVIV ENTENDENT PROLONGER LA GUERRE EN SYRIE ET DESTABILISER DAMAS ET TEHERAN !?

sur http://www.lucmichel.net/2018/01/04/luc-michels-geopolitical-daily-comment-washington-et-tel-aviv-entendent-prolonger-la-guerre-en-syrie-et-destabiliser-damas-et-teheran/

 

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

 

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire – Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme (Vu de Moscou et Malabo) :

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LE MYTHE ROMAIN DANS LE SOFT POWER CHINOIS. OU COMMENT LE CINEMA CHINOIS FAIT LA PROMOTION DES ‘NOUVELLES ROUTES DE LA SOIE’

 

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2018 09 25/

vignette DRAGONBLADE

Un de mes lecteurs parisien (et professeur de philosophie et d’histoire) me pose ce matin une question importante à propos de mon analyse « Terre et Mer au XXIe siècle » ; je le cite longuement et je salue la qualité de son questionnement :

« Cher M. Michel, je vous lit depuis fort longtemps, j’étais déjà abonné à votre revue « La Cause des Peuples » à la fin des Années ’90.

Et je salue votre constance à propos de l’utilisation du mythe de Rome dans la construction de vos thèses géopolitiques. Mythe dans son sens de construction mentale fondatrice. J’en viens à votre dernière et passionnante analyse. Où comment passer des théories sur « l’Europe de Vladivostock à Lisbonne » (slogan repris par Poutine et Lavrov, vous annonciez déjà l’avenir il y a des décennies) à votre « Axe Eurasie-Afrique ». Je comprends parfaitement la nécessité de l’utilisation des mythes (Rome, Carthage, etc.) pour populariser la Science géopolitique (puisque sur les traces du général Haushofer vous revendiquez avec talent le statut de « science majeure du XXIe siècle » pour la Géopolitique). Et je comprends encore mieux comment la nostalgie de la civilisation romaine peut à la fois séduire un Russe, qui connaît déjà le mythe de la « 3e Rome moscovite », et un européen de l’Ouest qui refuse le mercantilisme épuisé de l’Union Européenne (tout en refusant le retour aux tribus des petits nationalismes que vous dénoncez justement). Je peux encore comprendre, et vous l’avez encore démontré hier (1), que le mythe méditerranéen de la « Mare nostrum », puisses séduire des africains. Mais n’y a-t-il pas une faiblesse dans vos thèses sur le passage de la théorie géopolitique au mythe mobilisateur (condition de votre praxis). Au cœur de votre Axe Eurasie-Afrique, il y a la Chine et ses « nouvelles routes de la soie ». Comment intéresser des chinois à vos mythes historiques romains ?

Telle est ma question ».

COMMENT LE SOFT POWER CHINOIS UTILISE DEJA LA DOUBLE NOSTALGIE DE L’EMPIRE ROMAIN ET DE L’EMPIRE CHINOIS DE LA ROUTE DE LA SOIE ANTIQUE !?

La réponse est déjà donnée par le Soft power chinois (2) et l’on connaît bien à Pékin la nécessité de l’utilisation des mythes historiques pour populariser les thèses politiques et géopolitiques.

AUX SOURCES DE LA GEOPOLITIQUE CHINOISE

Jusque là, la Géopolitique chinoise reposait sur une assise historique, celle de la renaissance de l’Empire chinois avec la dynastie Ming (après 1368). Et sa géopolitique suivait les lignes de direction de celle de l’Empire chinois : expansion vers la Mer de Chine, la Mer du Japon, l’Océan indien, l’indochine et l’indonésie (3). C’est aussi les Mings qui lancèrent les grandes expéditions maritimes chinoises, celles de l’amiral Zheng He (1371 – 1433) notamment. Depuis l’Océan indien, Zheng He explore, durant toutes ces années de voyage, de nombreuses îles de l’océan Indien (notamment l’actuel Sri Lanka). Il remonte la mer Rouge jusqu’en Égypte et descend les côtes africaines jusqu’au Mozambique. Xi Jinping se souviendra de tout cela dans sa vision géopolitique et géoéconomique des « nouvelles routes de la Soie » et de leur extensions africaines.

Mais surtout avec ce projet que l’on appelle aussi en chine OBOR (acronyme de One Belt One Road), Pékin renoue avec la géopolitique chinoise antique, celle des Années –100 à +400, et de la Route de la Soie antique !

LE FILM CHINOIS « DRAGON BLADE » :

UNE UCHRONIE LOURDE DE MESSAGES POLITIQUES …

Un film à grand spectacle, qui a aussi été une énorme réussite commerciale, a été produit par le Cinéma chinois, en guerre contre Hollywood : c’est DRAGON BLADE. Et il répond précisément à la question de mon lecteur parisien. Car il utilise et fusionne, vu de Pékin, les mythes de Rome, de l’empire chinois et la Route de la Soie antique.

Car une route va dans les deux sens, et celle-ci reliait précisément les empires chinois et romain !

* Voir la présentation du film sur EODE-TV/ SOFT POWER CHINOIS ET EURASIE :

PROMOTION DES « NOUVELLES ROUTES DE LA SOIE » ET DE LA FRATERNITE D’ARMES CHINE-ROME ( LIRE PEKIN-MOSCOU, LA 3e ROME) AVEC LE FILM ‘DRAGON BLADE’

sur https://vimeo.com/291497176

Dragon Blade est un film chino-hongkongais, écrit et réalisée par Daniel Lee. Avec Jackie Chan, qui sert désormais le cinéma chinois. Le film, qui réunit trois stars internationales, a connu un grand succès commercial en Chine. Il s’agit d’un film avec des milliers de figurants et des batailles spectaculaires. Important succès commercial, le film a rapporté 120 millions de dollars US rien que sur le territoire chinois. Je l’ai moi-même découvert par hasard dans un avion des ‘Ethiopian Airlines’ qui me menait d’Addis-Abeba à Malabo … Uchronie historique dans un passé eurasiatique, le film se déroule en 48 avant JC et Jackie Chan incarne Huo An, commandant d’un bataillon de soldats chinois (de la garde de la « Route de la Soie », qui reliait, dans la réalité historique antique, la Chine impériale à l’Empire romain) qui va s’allier avec un centurion romain, Lucius, interprété par John Cusack, pour protéger les frontières chinoises et « les 36 nations traversées par la route de la soie » de potentiels envahisseurs.

Le méchant est un dictateur occidental, ivre de puissance, et qui parle le langage … des neocons du régime Bush II ! Et dont les bannières bleues ont la couleur de l’OTAN … Il se termine par une allégorie géopolitique : ayant vaincu le dictateur occidental, gardes chinois et légionnaires romains partent ensemble assurer la paix sur la Route de la Soie. « Empire chinois vs Occident. Et nous perdons », disait une critique américaine du film !

Le moment de bravoure du film chinois étant la chanson du film :

l’hymne romain « Fidèle à la Rome éternelle ». On se rappelle alors opportunément, pour ceux qui n’auraient pas encore compris le message: la Chine d’aujourd’hui marche la main dans la main sur les « nouvelles routes de la Soie » avec les héritiers de l’Empire romain, cette 3e Rome moscovite … J’espère avoir répondu à mon cultivé lecteur philosophe.

PS :

Un salut particulier aux amis chinois de Shenzhen et d’Addis-Abeba, qui me suivent par Satellite sur ‘Afrique Media’.

NOTES ET RENVOIS :

(1) Voir sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

COMMENTAIRES: CARTHAGE IMPLANTATION COLONIALE SUR LE SOL AFRICAIN (TERRE ET MER AU XXIe SIÈCLE III)

sur http://www.lucmichel.net/2018/09/24/luc-michels-geopolitical-daily-commentaires-carthage-implantation-coloniale-sur-le-sol-africain-terre-et-mer-au-xxie-siecle-iii/

(2) Sur la notion de Soft Power, voir sur EODE-TV/

* LUC MICHEL:

A BATONS ROMPUS SUR LE ‘SOFT POWER RUSSE’ ET LA ‘DIPLOMATIE PARALLELE’

D’EODE – (SOFT POWER PARTIE 1)

Sur https://vimeo.com/242079030

* Et LUC MICHEL:

A BATONS ROMPUS SUR LE ‘SOFT POWER RUSSE’ ET LA ‘DIPLOMATIE PARALLÈLE’

D’EODE – (SOFT POWER PARTIE 2)

Sur https://vimeo.com/242637227

(3) Voir sur EODE THINK TANK / LUC MICHEL :

GÉOPOLITIQUE. LA CHINE ET L’AVENIR DE L’EURASIE AU XXIe SIECLE

Sur http://www.lucmichel.net/2015/03/16/eode-think-tank-luc-michel-geopolitique-la-chine-et-lavenir-de-leurasie-au-xxie-siecle-2/

# COMMENTAIRES SUITE AUX ANALYSES DE REFERENCE :

LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

TERRE ET MER AU XXIe SIÈCLE (I) :

AU CŒUR DE LA CONFRONTATION GEOPOLITIQUE FONDAMENTALE

sur http://www.lucmichel.net/2018/09/21/luc-michels-geopolitical-daily-terre-et-mer-au-xxie-siecle-i-au-coeur-de-la-confrontation-geopolitique-fondamentale/

LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

TERRE ET MER AU XXIe SIÈCLE (II) :

COMMENT LES FONDEMENTS DE LA GEOPOLITIQUE, SCIENCE DU XXIe SIECLE, VONT DETERMINER LES CENTS PROCHAINES ANNEES

sur http://www.lucmichel.net/2018/09/22/luc-michels-geopolitical-daily-terre-et-mer-au-xxie-siecle-ii-comment-les-fondements-de-la-geopolitique-science-du-xxie-siecle-vont-determiner-les-cents-prochaines-annees/

(Sources : EODE-TV – EODE Think Tank)

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire – Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme (Vu de Moscou et Malabo) :

PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

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* Luc MICHEL (Люк МИШЕЛЬ) :

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* EODE :

EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

WEBSITE http://www.eode.org/

CARTHAGE IMPLANTATION COLONIALE SUR LE SOL AFRICAIN (TERRE ET MER AU XXIe SIÈCLE III)

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2018 09 24/

LM.GEOPOL - COMMENTS terre et mer III (2018 09 24) FR (()

Un de mes lecteurs burundais me pose une question importante pour les africains à propos de mon analyse « Terre et Mer au XXIe siècle » :

« M. Michel je vous ai lu avec passion. La projection que vous faites de vos thèses géopolitiques à la fois sur l’Espace (votre « géopolitique mondiale ») et surtout le temps (le lien que vous faites entre les guerres puniques il y a 2250 ans et les deux guerres froides

actuelles) est passionnante. Mais elle me pose un problème en tant qu’africain. Vous prônez un « Axe Eurasie-Afrique » et vous nous dites que la confrontation entre cet Axe et le Bloc américain serait « la 4e guerre punique ». Mais Carthage, que vous désignez comme l’ennemi à la fois du lointain passé et du présent, n’était-elle pas une ville africaine ? N’y a-t-il pas une contradiction dans votre position ? «

CARTHAGE COLONIE PHENICIENNE SUR LE SOL AFRICAIN !

J’avais déjà répondu à cette objection dans mon analyse video.

Carthage n’était pas africaine et encore moins une civilisation africaine ! Colonie de l’empire commercial phénicien (Tyr), elle avait implanté sur le sol africain une civilisation phénicienne, avec ses dieux avides de sang et de sacrifices humains, la langue punique étant une langue sémitique proche-orientale sans aucune racines africaines.

Pour reprendre ma comparaison entre antiquité et temps présent, Carthage était en Afrique une implantation coloniale du type de l’Algérie française (1830-1962) ou encore d’Israël au sein du monde arabe. Et Carthage s’opposait au royaume nord-africain numide (Massinissa), de civilation berbère et donc nord-africaine. Lors des trois guerres puniques, Rome était alliée à ce royaume numide (1).

Déjà un Axe Rome-Afrique …

Aujourd’hui, l’Etat tunisien entend prendre ses racines dans la Carthage antique. Mais cette Carthage dont elle présente les ruines n’est pas la ville punique. Qui fut entièrement détruite par les romains. C’est Jules César, un siècle après la 3e guerre punique, qui décida de refonder une carthage romaine sur leterritoire de l’ancien ennemi punique devenu province romaine. Ce sont ces ruines romaines que l’on présente aujourd’hui. Carthage refondée sera une des grandes cités de l’Empire romain, empire méditerranéen, et ceci jusqu’à la conquête islamique et l’établissement d’une nouvelle civilisation.

ROME EN AFRIQUE :

UNE SYNTHESE FECONDE QUI DEBOUCHERA SUR DES EMPEREURS AFRICAINS…

L’Afrique romaine jouera un grand rôle et donnera même une dynastie d’empereurs africains : les Sévères, native de Leptis Magna (aujourd’hui en Libye) (2). Alliés à une grande famille syrienne, les Domna, ils représentent l’ère des empereurs africains et syriens, qui pendant un peu moins d’un demi-siècle dirigeront l’empire.

Sous la Jamahiryah libyenne de Khadafi, le passé romain de la Libye et la gloire des sévères étaient intégrées au patriotisme jamahiriyen .

Leptis Magna, la ville des Sévères, était devenue une ville-musée contribuant à la renommée de la Jamahiriah. A plusieurs reprises, passionné de la Rome antique, j’ai fait visiter Leptis Magna à des groupes de visiteurs venus assister aux Congrès du MCR libyen (3).

Parcourir la ville des Sévères, engloutie 13 siècles sous les sables (abandonnées lors de la conquête musulmane), est une plongée fascinante dans le temps …

NOTES ET RENVOIS :

(1) Massinissa, ou Masnsen (en tamazight), né vers 238 av. J.-C. et mort en janvier 148 av. J.-C., était un roi berbère, fils du roi Gaïa,. Il fut le premier roi de la Numidie unifiée. Massinissa, s’alliant à Rome après la mort de Gaïa, contribue en 204 av. J.-C. à la défaite de Syphax, roi des Massæsyles. En remerciement de son aide, les Romains accordent le royaume de Syphax à Massinissa. À la tête de sa fameuse cavalerie numide, celui-ci contribue largement à la victoire de Rome sur Carthage lors de la bataille de Zama contre Hannibal.

(2) Les Sévères sont une dynastie d’empereurs romains. Fondée par Septime Sévère, elle vit se succéder cinq empereurs qui régnèrent de 193 à 235 apr. J.-C. À strictement parler, seuls les trois premiers empereurs étaient des Sévères : Septime Sévère, le fondateur de la dynastie (193-211) et ses deux fils, Caracalla (211-217) et Geta (211). À la mort de Caracalla en 217, aucun héritier mâle ne pouvait revendiquer le trône. Les deux derniers représentants de la dynastie, Élagabal (218-222) et Sévère Alexandre (222-235), n’étaient pas des parents consanguins de Septime Sévère, mais des petits-enfants par alliance d’une princesse syrienne, Julia Maesa, belle-sœur de Septime Sévère et sœur de Julia Domna, seconde épouse de celui-ci. Ces deux « empereurs syriens » insistèrent toutefois sur leur lien de parenté avec le fondateur de la dynastie et avec celle des Antonins qui l’avait précédée pour asseoir leur pouvoir.

Avec cette dynastie s’ouvre l’ère des empereurs africains et syriens qui pendant un peu moins d’un demi-siècle dirigeront l’empire. En s’appuyant sur l’armée et les provinces (l’Afrique du Nord fournissait Rome en blé et en huile alors que la Syrie était le carrefour du commerce international), ils substitueront à l’ancienne aristocratie sénatoriale une nouvelle aristocratie administrative et militaire constituée principalement de membres de l’ordre des chevaliers. Rome et l’Italie furent dépouillées de leurs prérogatives traditionnelles et la fiction républicaine du Principat céda la place à une « monarchie militaire » …

(3) Voir mon « parcours libyen » :

Ma vie engagée s’est doublée d’un parcours en Afrique, une seconde vie parallèle et co-existant avec mes combats en Eurasie, avec la Jamahiriyah de Kadhafi et ses Comités Révolutionnaires (dont j’ai dirigé le Réseau paneuropéen à partir de 2003), puis avec PANAFRICOM et son « Néopanafricanisme » (les africains, dont je partage le combat, dans la ligne de Joe Slovo ou de Gaston Donnat, m’ont surnommé « le panafricaniste blanc »).

Voir mon parcours libyen (1985-2011) vu par ‘La Voix de la Russie’

(Radio Moscou) :                                       

sur http://www.elac-committees.org/2015/04/14/lucmichel-net-le-parcours-libyen-de-luc-michel-vu-par-la-voix-de-la-russie-moscou/

# COMMENTAIRES SUITE AUX ANALYSES DE REFERENCE :

LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

TERRE ET MER AU XXIe SIÈCLE (I) :

AU CŒUR DE LA CONFRONTATION GEOPOLITIQUE FONDAMENTALE

sur http://www.lucmichel.net/2018/09/21/luc-michels-geopolitical-daily-terre-et-mer-au-xxie-siecle-i-au-coeur-de-la-confrontation-geopolitique-fondamentale/

LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

TERRE ET MER AU XXIe SIÈCLE (II) :

COMMENT LES FONDEMENTS DE LA GEOPOLITIQUE, SCIENCE DU XXIe SIECLE, VONT DETERMINER LES CENTS PROCHAINES ANNEES

sur http://www.lucmichel.net/2018/09/22/luc-michels-geopolitical-daily-terre-et-mer-au-xxie-siecle-ii-comment-les-fondements-de-la-geopolitique-science-du-xxie-siecle-vont-determiner-les-cents-prochaines-annees/

(Sources : ELAC Website – EODE Think Tank)

Photos :

Luc MICHEL, dans son parcours libyen, en 2005 et en 2007 à Leptis Magna.

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire – Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme (Vu de Moscou et Malabo) :

PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

________________

* Luc MICHEL (Люк МИШЕЛЬ) :

WEBSITE http://www.lucmichel.net/

PAGE OFFICIELLE III – GEOPOLITIQUE

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TWITTER https://twitter.com/LucMichelPCN

* EODE :

EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

WEBSITE http://www.eode.org/

No TAV – Comunicato Stampa 23 settembre 2018 —> LETTERA APERTA AL MINISTRO TONINELLI

Comunicato Stampa

PresidioEuropa

Movimento No TAV

23 settembre 2018

http://www.presidioeuropa.net/blog/?p=16518

LETTERA APERTA DEL MOVIMENTO NO TAV

AL MINISTRO DANILO TONINELLI

La realizzazione del tunnel di base non è oggi permessa nel rispetto

degli accordi internazionali tra Italia e Francia

 Valle di Susa, 23 settembre 2018

Con riferimento al progetto Torino-Lione, l’ANSA[1] ha riportato il 20 settembre 2018 che il Ministro Danilo Toninelli ha comunicato a Violeta Bulc, Commissaria europea ai Trasporti, che non deve preoccuparsi perché il Governo troverà il modo migliore per andare avanti e allo stesso tempo onorare gli impegni presi”.

Il Governo italiano ha assunto con gli elettori l’obbligo di “ridiscutere integralmente il progetto nell’applicazione dell’Accordo con la Francia” e non “il modo migliore per andare avanti e allo stesso tempo onorare gli impegni presi”.

I lavori fino ad oggi realizzati e finanziati dall’Unione europea (ma solo fino al 2019), dall’Italia e dalla Francia si riferiscono unicamente ad attività geologiche e di preparazione dei futuri cantieri, nessuno scavo del tunnel definitivo è stato realizzato.

Il Governo francese, anche se il maggior costo dell’intero tunnel di base ricadrà sulle spalle del Bilancio italiano (57,9% per 12,2 chilometri di tunnel sul totale di 57,2 chilometri), non ha ancora messo a disposizione i suoi fondi per realizzare il tunnel di base. La Francia si trova quindi ancora nella fase definita pausadalla Ministra dei Trasporti Elisabeth Borne il 19 luglio 2017[2].

Il Governo italiano non ha ancora assicurato la disponibilità di tutti i fondi, come richiesto negli Accordi con la Francia, per iniziare i lavori di scavo del tunnel di base.

I fondi europei necessari per realizzare il tunnel di base non sono ancora disponibili tanto che la Commissaria Violeta Bulc ha dichiarato il 13 settembre 2018[3] che per “i finanziamenti post 2020 è prima necessario concludere i negoziati sul quadro finanziario pluriennale” (it is first necessary to conclude the negotiations on the Multi-Annual Financial Framework).

Come conseguenza la realizzazione del tunnel di base non è oggi permessa nel rispetto degli accordi internazionali tra Italia e Francia.[4]

_____________________________

[1]http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2018/09/20/tav-bulc-governo-mi-ha-assicurato-che-onorera-impegni_8c721442-63f1-4be0-855e-2a4704a288d1.html

2 La Francia  consegna all’Italia la “Dichiarazione di pausa”

3 http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=WQ&reference=E-2018-003577&language=EN4 Art. 16  dellAccordo di Roma 30.1.2012,it  che saggiamente impone la disponibilità integrale dei fondi per avviare i lavori del tunnel.

[1]http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2018/09/20/tav-bulc-governo-mi-ha-assicurato-che-onorera-impegni_8c721442-63f1-4be0-855e-2a4704a288d1.html

[2] La Francia  consegna all’Italia la “Dichiarazione di pausa”

[3] http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=WQ&reference=E-2018-003577&language=EN

[4] Art. 16  dell’Accordo di Roma 30.1.2012,it  che saggiamente impone la disponibilità integrale dei fondi per avviare i lavori del tunnel.

No Tav ai cancelli del cantiere di Chiomonte con i flessibili: “E’ la nostra analisi costi-benefici”

https://torino.repubblica.it/cronaca/2018/09/23/news/no_tav_ai_cancelli_del_cantiere_di_chiomonte_con_i_flessibili_e_la_nostra_analisi_costi-benefici_-207176603/

Dispersi con i lacrimogeni: in cinquanta denunciati

di CRISTINA PALAZZO

23 settembre 2018

Domenica di tensioni in val di Susa fra No Tav che hanno cercato di rompere la recinzione del cantiere della linea dell’Alta velocità e forze dell’ordine che hanno lanciato i lacrimogeni per disperdere i manifestanti e proceduto con le denunce. Gli attivisti, circa un’ottantina, nel pomeriggio si sono avvicinati al cantiere della Torino-Lione, nel territorio di Chiomonte percorrendo i sentieri tra le montagne. Con le maschere antigas sul volto e utilizzando delle seghe elettriche hanno provato a tagliare la recinzione del cantiere inattivo. “Iniziativa a sorpresa in Clarea – hanno scritto gli attivisti No Tav sulla pagina Facebook -. Di nuovo cancelli e filo spinato, offesa al territorio e alle nostre vite” per poi aggiungere “così continua la nostra analisi costi-benefici”.
Cinquanta sono stati denunciati dalla Procura. Polizia e carabinieri, presenti come disposto dal questore di Torino, hanno lanciato i lacrimogeni per fermare e disperdere i manifestanti, che si ritiene appartengano al centro sociale Askatasuna, capeggiati da Rossetto insieme con altri esponenti locali No Tav. Quello di oggi è stato l’ennesimo tentativo, nelle ultime settimane, di abbattere le recinzioni.

LA GEOPOLITIQUE SCIENCE DU XXIe SIECLE ! (TERRE ET MER AU XXIe SIÈCLE)

LM DAILY / COMPLEMENT 273 bis

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE-TV

Luc MICHEL :

« Derrière la confrontation mondiale entre la Superpuissance américaine et les partisans d’un monde multipolaire, on plonge au plus profond des fondements de la Science géopolitique. »

COMPL.LM.GEOPOL - 273bis terre et mer II (FR)

* Voir sur EODE-TV/ LUC MICHEL:

TERRE ET MER AU XXIe SIÈCLE (II).

COMMENT LES FONDEMENTS DE LA GEOPOLITIQUE VONT DETERMINER LE XXIe SIECLE

Sur https://vimeo.com/290233798

PARTIE II/ QUE SERA LA 3e GUERRE MONDIALE ?

RETOUR AUX FONDAMENTAUX GEOPOLITIQUES DE LA TERRE CONTRE LA MER.

* Le géopoliticien Luc MICHEL :

– Affirme la primauté de la Géopolitique, « science du XXIe siècle » … « La Géopolitique, je le dis, et c’est une affirmation personnelle, est la science majeure du XXIe siècle. Au XIXe siècle, la science majeure était l’Economie politique. L’Economie politique de Marx.

L’Economie politique de Friedrich List qui est le père du Nationalisme économique. La science également d’Adam Smith, le père du libéralisme.

A l’époque, l’Economie politique expliquait le monde. Aujourd’hui, et vous pouvez faire le tour des laboratoires idéologiques, il n’y a que la Géopolitique qui explique le monde. Mais il faut que cela soit une Géopolitique scientifique. Il faut que cela soit une Géopolitique pragmatique. Actuellement, la Géopolitique est passée du statut de science maudite en 1945, en un ornement du discours de la plupart des commentateurs politiques » (LM, Colloque international sur le Néopanafricanisme à l’Assemblée nationale ivoirienne « regards sur une nouvelle génération panafricaine », Abidjan, avril 2016).

– Esquisse les visions de la future et inévitable 3e guerre mondiale, dans un monde où chacun parle de paix mais où chacun prépare cette guerre. En particulier il expose comment et avec quels participants se déroulera celle-ci dans les projets des géopoliticiens américains (comme Georges Friedman), qui veulent à nouveau « un XXIe siècle amé&ricain » …

# L’ANALYSE DE REFERENCE :

* LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

TERRE ET MER AU XXIe SIÈCLE (II) :

COMMENT LES FONDEMENTS DE LA GEOPOLITIQUE, SCIENCE DU XXIe SIECLE, VONT DETERMINER LES CENTS PROCHAINES ANNEES LM DAILY 273

sur https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel/posts/1399038016897279

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* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire – Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme (Vu de Moscou et Malabo) :

PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

LUC MICHEL PAGE OFFICIELLE I/

https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel/

WEBSITE http://www.lucmichel.net/

LUC MICHEL Official International Fan Club https://www.facebook.com/groups/LUCMICHEL.OfficialFanClub/

TERRE ET MER AU XXIe SIÈCLE (II) : COMMENT LES FONDEMENTS DE LA GEOPOLITIQUE, SCIENCE DU XXIe SIECLE, VONT DETERMINER LES CENTS PROCHAINES ANNEES

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2018 09 22/

Voici la suite de mon analyse TERRE ET MER AU XXIe SIÈCLE … Je viens de traiter pour AFRIQUE MEDIA et EODE-TV une longue analyse video de 45 minutes(dont une partie a été diffusée sur la TV panafricaine), où je rappelle ces fondamentaux et de façon prospective, prévisionnelle, pourquoi ils vont déterminer le XXIe siècle. Commencez par visionner la seconde partie de cette video :

LM.GEOPOL - Terre et mer II fondements geopol (2018 09 22) FR (3)

* Voir sur EODE-TV/

LUC MICHEL: TERRE & MER AU XXIe SIÈCLE (II).

COMMENT LES FONDEMENTS DE LA GEOPOLITIQUE VONT DETERMINER LE XXIe SIECLE

Sur https://vimeo.com/290233798

# III- MAHAN – SPYKMAN – HAUSHOFER – THIRIART – BRZEZINSKI – VON LOHAUSEN :

LES GEOPOLITICIENS DE « LA TERRE VS LA MER »

La Géopolitique, conçue comme Science (suivant les thèses du général Haushofer, le théoricien des « Blocs continentaux »), utilise évidemment des concepts et des grilles d’analyse à valeur universelle.

Ce qui est particulier c’est la façon dont la Géopolitique est vue par chacun de ses acteurs ou de ses théoriciens. Visions particulières qui sous-tendent des façon d’envisager le monde et son organisation.

Lorsque cette vision s’appuie sur un projet idéologique, nous parlons alors de Géoidéologie (comme le Néoeurasisme ou le Néopanafricanisme).

Venus de camps opposés, radicalement ennemis, tous ces géopoliticiens sont pourtant les concepteurs de la « Géopolitique de la Terre contre la Mer » : l’amiral britannique MACKINDER, les américains MAHAN – SPYKMAN – BRZEZINSKI (la naissance de la Géopolitique est tout autant américaine qu’allemande), le général allemand HAUSHOFER et les européens Jean THIRIART et son disciple le général autrichien Jordis VON LOHAUSEN

LE FONDATEUR DE LA GEOPOLITIQUE CLASSIQUE :

L’AMIRAL BRITANNIQUE H.J. MACKINDER (1861-1947)

L’amiral britannique H.J. Mackinder (1861-1947), qui fut professeur de géographie à Oxford puis à la London School of Economics and Political Science, est le fondateur de la Géopolitique classique, celle qui oppose la terre et la mer. Il est connu notamment pour être l’auteur de la théorie selon laquelle il existerait au début du XXème siècle un “pivot géographique du monde”, le cœur du monde (heartland) protégé par des obstacles naturels (le croissant intérieur, inner crescent, composé de la Sibérie, du désert de Gobi, du Tibet, de l’Himalaya) et entouré par les océans et les terres littorales (coastlands).

Ce cœur du monde, c’est la Russie, la Russie qui est inaccessible à la puissance maritime qu’est la Grande-Bretagne. C’est pourquoi le cœur du monde doit être encerclé par les alliés terrestres de la Grande-Bretagne. La Grande-Bretagne doit contrôler les mers mais également les terres littorales qui encerclent la Russie, c’est à dire l’Europe de l’Ouest, le Moyen-Orient, l’Asie du sud et de l’Est. La Grande-Bretagne elle-même, avec les Etats-Unis et le Japon, constituent le dernier cercle qui entoure le cœur du monde.

Selon Mackinder ce qu’il faut absolument éviter c’est l’union de la Russie et de l’Allemagne, un concept que Thiriart modernisera en “Empire euro-soviétique”, la constitution de ce que Mackinder appelle « l’île mondiale » (world island), un puissant Etat ayant d’immenses ressources et de vastes étendues terrestres, ce qui permettrait à la fois d’avoir de grandes capacités territoriales de défense et de construire une flotte qui mettrait en péril l’Empire britannique.

AUX SOURCES DE LE THALASSOCRATIE AMERICAINE (1) :

L’AMIRAL ALFRED T. MAHAN (1840-1914)

Le premier grand théoricien de la vision impérialiste US qui vise à la domination mondiale est l’amiral Alfred T. Mahan, dont le livre principal “The influence of sea power upon history” est publié à Boston en 1890. Alfred T. Mahan (1840-1914) a construit une géopolitique destinée à justifier l’expansionnisme mondial des Etats-Unis à une époque où le monde est encore dominé par la Grande-Bretagne, un expansionnisme qui doit se fonder sur la puissance maritime (“sea power”). Mahan est convaincu que les Etats-Unis, puissance industrielle contrôlant les Amériques, peuvent, en imitant la stratégie maritime qui fut celle de l’Angleterre à partir du XVIème siècle, obtenir la domination mondiale grâce à la maîtrise des mers.

Il leur faut pour cela non seulement des bases, des ports, mais surtout des bâtiments, des navires, qui soient en permanence capables d’intervenir partout dans le monde, et donc constamment opérationnels.

Donc, en 1897, Mahan préconise la politique stratégique suivante : il faut s’allier à la Grande-Bretagne pour contrôler les mers, il faut maintenir l’Allemagne sur le continent européen et s’opposer à son développement maritime et colonial, il faut associer les Américains et les Européens pour combattre les ambitions des asiatiques et en particulier surveiller de près le développement du Japon.

Tous les grands thèmes du “grand échiquier” de Zbigniew Brzezinski sont déjà présents : stratégie planétaire, intervention en Europe, isolement de la puissance continentale (alors l’Allemagne). Mahan donne un corps idéologique à la vision américaine d’une mission prédestinée des USA dans le monde : la “manifest destiny”.

AUX SOURCES DE LE THALASSOCRATIE AMERICAINE (2) :

NICHOLAS J. SPYKMAN (1893-1943)

Son oeuvre est continuée par Nicholas J. Spykman (1893-1943), qui développe la notion de “containment”, consistant à organiser un système d’états-tampons destiné à briser la puissance russe. Après la victoire sur l’Allemagne il faut donc contrôler ces Etats tampons qui constituent le rimland, le pivot (une notion centrale de cette géopolitique), si l’on veut contrôler le cœur du monde. Cette nécessité conduira à la mise en place d’une politique d’endiguement

(containment) de par la constitution de l’Alliance atlantique dominée par les Etats-Unis, face au Pacte de Varsovie, dominé par la Russie soviétique. Notez que tout cela est pensé en 1941 et 42 – Spykman meurt en 1943 – c’est-à-dire au moment même ou l’URSS fait face aux armées nazies. Le discipline de Spykman est Georges F. Kennan, le principal théoricien américain de la guerre froide, auteur de “The sources of soviet conduct”.

AUX SOURCES DE LE THALASSOCRATIE AMERICAINE (3) :

JAMES BURNHAM (1905-1987)

Le plus brutal théoricien de l’impérialisme américain est James Burnham. Moins connu en dehors des spécialistes des sciences politiques (c’est le père des néo-machiavéliens américains), c’est un ancien trotskyste reconverti dans le néo-conservatisme et l’ancêtre idéologique des néoconservateurs de Bush II, les neocons). Il fonde notamment la “National Review”. En 1945, il publie un livre fondamental mais passé inaperçu en Europe dont le titre anglais est “The Struggle for the World”. Le titre de l’édition française (1947) est lui plus explicite encore : c’est “Pour la domination mondiale”.

Burnham y donne les conditions de la puissance destinée à assurer la domination planétaire des Etats-Unis.

LA GEOPOLITIQUE US A L’HEURE DE LA SUPERPUISSANCE (1) :

LE « NOUVEL ORDRE MONDIAL » (1991)

La victoire américaine de 1991, qui est largement surestimée dans les cercles conservateurs qui entourent le président Bush I, va donner lieu à une nouvelle théorisation de l’impérialisme yankee. Les proches conseillers de Bush en donnent immédiatement une nouvelle définition :

c’est le “Nouvel Ordre Mondial” au nom duquel les USA reçoivent la mission de “pacifier” le monde et d’y imposer les pseudo-valeurs du “libre commerce”. Les principaux théoriciens de l’impérialisme américain à l’aube du XXIeme siècle sont Francis Fukuyama, Samuel P.

Huntington et Zbigniew Brzezinski. Leurs théories, médiatisées par leurs livres et leurs articles dans les grandes revues américaines de politique internationale, prennent place dans un ensemble de recherches et d’activités liées directement au Pentagone et au State Department. En apparence, elles présentent des contradictions entre elles mais celles-ci ne sont qu’apparentes. Elles sont en effet plus liées qu’il n’y parait car elles représentent différents niveaux de la même pensée, notamment quand à leur projection dans le temps.

Fukuyama est le théoricien de la “fin de l’histoire” où il prophétise que le “dernier homme” sera celui de la vision idéologique américaine.

On présente souvent les thèses de Fukuyama comme une vision trop optimiste liée à la victoire de 1991 et donc dépassée. C’est ignorer les travaux ultérieurs de cet auteur. Fukuyama représente au contraire la vision à long terme de l’impérialisme yankee. Celle de ses buts ultimes.

Huntington théorise les justifications idéologiques de l’affrontement de Washington avec le reste du monde. C’est une oeuvre à moyenne vision – les trois ou quatre prochaines décennies – destinée bien plus aux alliés supposés de Washington qu’au public américain. Ses théories sur “le choc des civilisations” visent à dissimuler les pratiques cyniques de la politique internationale américaine et à fournir une justification à une nouvelle politique de “containment”, qui vise surtout la Russie et la Chine mais aussi l’Europe en voie d’unification, et à pérenniser celle-ci.

LA GEOPOLITIQUE US A L’HEURE DE LA SUPERPUISSANCE (2) :

ZBIGNIEW BRZEZINSKI (1928-2017) ET SON “GRAND ECHIQUIER”

Disciple de Henry Kissinger, souvent qualifié de “Richelieu américain”

pour sa politique cynique et réaliste, Brzezinski donne, lui, les conditions de la puissance américaine, destinées à assurer une domination planétaire durable. C’est la théorisation géopolitique de l’impérialisme américain.

Dans ces théories on trouve un curieux mélange de cynisme, de brutalité et de faux moralisme. C’est la traduction au XXIeme siècle de la “manifest destiny”. Les USA ont une mission à accomplir. Ce qui est bon pour eux est bon pour le monde. Et le “libre commerce”

assurera la paix mondiale. Chez Brzezinski cela frise parfois la caricature, les plus brutales théories géopolitiques voisinant avec des réflexions idéalisantes sur la paix et le bonheur des peuples.

Après l’idéologie avec Fukuyama et l’Histoire comme fondement opérationnel de l’action avec Huntington, le troisième grand théoricien de l’impérialisme américain au XXIeme siècle est Zbigniew Brzezinski dont le domaine est la géostratégie et la géopolitique et qui publie “The Grand Chessboard” en 1997, titré “Le grand échiquier.

L’Amérique et le reste du monde” pour son édition française. Disciple de Henry Kissinger et adepte de la “real politique” comme lui, Brzezinski, d’origine polonaise, est expert au Center for Strategic and International Studies (Washington DC) et professeur à l’Université Johns Hopkins de Baltimore. Il fut conseiller du président des Etats-Unis de 1977 à 1981, puis sous Obama en 2008.

La réflexion de Brzezinski est centrée sur les conditions géopolitiques de la puissance américaine et de son contrôle sur l’Eurasie, le “grand échiquier” où Washington doit éliminer tout rival potentiel ou réel. Nous avons vu que Huntington n’était pas le créateur du concept des “guerres civilisationnelles” emprunté à un professeur marocain. De même, Brzezinski s’inspire largement des Théories de Jean Thiriart.

KARL HAUSHOFER (1869-1946)   :

LE GEOPOLITICIEN DES « BLOCS CONTINENTAUX »

Influencé par les travaux de Friedrich Ratzel, Rudolf Kjellén (les pères de la Géopolitique en Allemagne) et Halford John Mackinder, Karl Haushofer (1869-1946) développe ses théories géopolitiques et fonde en

1924 la revue ‘Zeitschrift für Geopolitik’ (La Revue de Géopolitique).

« Ouverte aux chercheurs en géographie de nombreux pays, notamment l’Union soviétique, celle-ci obtient rapidement une audience internationale. S’adressant à un large public, la revue ne présente cependant que la position de la géopolitique allemande, les membres du comité de rédaction se montrant tous favorables à la révision des clauses territoriales des traités mettant un terme au Premier conflit mondial. Durant ces années, Haushofer souhaite faire de son approche « une science appliquée et opérationnelle ». »

Partisan d’une alliance avec l’Union soviétique, il la défend dans les colonnes de son journal; il réserve un accueil chaleureux au Pacte germano-soviétique (Août 1939), puis, cohérent, condamne le déclenchement de la guerre à l’Est, ce qui entraîne l’arrêt de la publication de son journal en 1941. Après la tentative d’assassinat de Hitler du 20 juillet 1944, la Gestapo fait interner Karl Haushofer à Dachau tandis qu’Albrecht Haushofer, son fils, lié aux conspirateurs, disparaît dans la clandestinité. Ce dernier est toutefois arrêté quatre mois plus tard. Deux semaines avant la fin du conflit, un commando SS l’exécute, de nuit en pleine rue. On retrouve sur lui le recueil de poèmes Les sonnets de Moabit — du nom de la prison berlinoise où il a été incarcéré — qui est considéré comme un témoignage important de la littérature résistante allemande.

Haushofer influencera directement Ernst Niekisch (1889-1967), le père du concept géopolitique dit du « Grand Espace continental de Vladivostok à Flessingue » (Pays-Bas). Un bloc continental germano-slave. Sa perspective est celle d’Haushofer, mais d’Est vers l’Ouest, depuis Vladivostok comme la nôtre ! Niekisch a été aussi le premier des résistant à Hitler, le théoricien du « National-bolchévisme allemand » et un des fondateurs de la DDR (1) …

JEAN THIRIART (1922-1992) :

LE THEORICIEN DE LA QUATRIEME ROME

D’origine belge, Thiriart est méconnu en Europe occidentale où l’impasse a été faite sur ses thèses (2). Il n’en va pas de même eu Russie où il inspire aussi bien les théories géopolitiques et économiques des nationaux-communistes de Ziouganov que les concepteurs des thèses eurasistes mises à l’honneur par le président Poutine. Le manuel d’instruction géopolitique pour les officiers russes lui consacre un long chapitre élogieux. Au début des Années 80, Thiriart fonde l’école “euro-soviétique” (3), où il prône une unification continentale de Vlazdivostok à Reykjavik sur le thème de “l’Empire euro-soviétique” et sur base de critères géopolitiques.

Théoricien de l’Europe unitaire, Thiriart a été largement étudié aux Etats-Unis, où des institutions universitaires comme le Hoover Institute ou l’Ambassador College (Pasadena) disposent de fonds d’archives le concernant. Ce sont ses thèses anti-américaines “retournées” que reprend largement Brzezinski, définissant au bénéfice des USA ce que Thiriart concevait pour l’unité continentale eurasienne. Le succès médiatique des emprunts de Huntington ou de Brzezinski comparé au silence pesant qui entoure en Occident des théoriciens comme Thiriart s’explique par le monopole médiatique américain. A l’antique “ex Oriente lux” a visiblement succédé un “Ex America lux”.

Géopoliticien de l’Empire européen, Jean THIRIART axe ses réflexions sur l’intégration de la Russie et de l’Europe occidentale dans un Etat continental eurasien unitaire. THIRIART insiste sur la nécessité de l’organisation économique de l’Europe sur une base autarcique, reprenant les théories de Friedrich LIST et du général Haushofer.

THIRIART qui conçoit l’Empire européen comme une nouvelle Rome, la quatrième Rome qui fait écho au concept messianique russe de la “troisième Rome” (Moscou après Rome et Byzanze), expose la nécessité de faire de la Méditerranée un Lac dont seront exclus les USA, une nouvelle “Mare nostrum”.

JORDIS VON LOHAUSEN(1907-2002) :

“PENSER EN CONTINENTS”

Le général et géopolitologue autrichien Von Lohausen (1907-2002), ancien membre de l’Etat major du Maréchal Rommel, proche des patriotes anti-nazis du 20 juillet 1944, s’inscrit dans la suite des thèses géopolitiques de Jean Thiriart sur « l’Europe de Vladivostok à Dublin ». Jordis VON LOHAUSEN a écrit des pages élogieuses sur le projet européen de THIRIART dans les Années 1960-75, sous le titre « REICH EUROPA », en Français « L’EMPIRE D’EUROPE ». Nous avons largement diffusé cette longue analyse publiée en Allemand et l’avons traduite en Français, Anglais, Italien, Espagnol et Russe.

Le livre principal de géopolitique du général, « MUT ZUR MACHT. DENKEN IN KONTINENTEN » (Vowinckel, Berg am See, 1979), traduit pour la petite histoire en Français par une des secrétaires de THIRIART, s’inscrit dans l’Ecole d’HAUSHOFER, mais reprend aussi de nombreuses conceptions de THIRIART.  LOHAUSEN parle notamment de « l’Europe de Madrid à Vladivostok ». Dans l’exemplaire offert par LOHAUSEN à THIRIART en 1983 (et qui m’a été légué avec sa bibliothèque en 1999) figure la dédicace suivante : « En respectueux hommage à un grand Européen ».

LOHAUSEN a aussi visiblement été influencé par le concept du « Grand Espace continental de Flessingue à Vladivostok » de Ernst NIEKISCH.

Dont on méconnaît profondément l’influence sur les jeunes officiers allemands des Années 1930-34, qui recherchaient une alternative au Nazisme (notamment avec les initiatives du Général SCHLEICHER, le « général rouge »  qui voulait barrer la route à HITLER avec un Front uni des syndicats, de la Reichwehr et des nationalistes à la gauche du NSDAP », le « Quer front », le Front Transversal).

Pour Lohausen, « l’Europe puissance passe par la réunion de la grande communauté de peuples européens au sein d’un espace continental allant de ‘Cadix à Vladivostok’, il s’agit donc de construire une ‘Europe grand-eurasienne’. »

LES THESES GEOPOLITIQUES DE MACKINDER, SPYKMAN ET THIRIART :

LA TERRE CONTRE LA MER

La géopolitique, science née en Allemagne à la fin du XIXeme siècle, doit beaucoup aux concepts de Mackinder et de Spykman. Dès la fin du XIXeme siècle, l’école géopolitique américaine, dont les têtes de file sont Mahan et Spykman, entendra substituer les Etats-Unis à la Grande-Bretagne en tant que puissance maritime hégémonique.

Disciple critique de Mahan, Nicholas J. Spykman est son continuateur en même temps que le continuateur partiel et dissident de Mackinder.

Comme le Britannique Mackinder, N.J. Spykman pense que le monde a un pivot. Mais ce pivot du monde n’est pas le heartland de Mackinder, la Russie. Le pivot du monde est composé des terres littorales (les coastlands de Mackinder) qu’il appelle le bord des terres, l’anneau des terres (rimland), ces terres constituant un anneau tampon entre le cœur, qui est soit la Russie soit l’Allemagne, et la puissance maritime britannique. Ces Etats tampons furent, par exemple, la Perse et l’Afghanistan utilisés par l’Angleterre contre la Russie entre le XIXème et le XXème siècle, comme la France fut utilisée contre l’Allemagne entre la deuxième moitié du XIXème siècle et la deuxième guerre mondiale.

Après la victoire sur l’Allemagne – Spykman écrit avant 1943 – il faut donc contrôler ces Etats tampons qui constituent le rimland, le pivot, si l’on veut contrôler le cœur du monde. Cette nécessité conduira à la mise en place d’une politique d’endiguement (containment) de la Russie soviétique, l’Europe de l’Ouest et la Turquie servant d’Etats tampons pour les Etats-Unis.

Fondateur de l'”Ecole euro-soviétique” au début des Années 80, Jean THIRIART développe le thème de la dimension vitale des Etats nécessaire pour garantir leur indépendance et qui requiert à l’époque moderne la taille des états continentaux. Théoricien de l’Etat unitaire paneuropéen, THIRIART étudie les causes de l’échec de l’Union Soviétique, qu’il pressent dès 1980 et dont il stigmatise le fédéralisme. Face à la superpuissance américaine, il plaide pour la fusion de la Russie (sur ses frontières sibériennes en Orient) avec l’Europe occidentale dans le cadre d’un Empire unitaire allant de Reykjavik à Vladivostok et du Groenland au Sahara.

LES FONDEMENTS GEOPOLITIQUES DE LA PUISSANCE AMERICAINE

Brzezinski s’inspire directement de ses théories pour définir les conditions de la puissance américaine au XXIeme siècle, la maintenir dans son rôle hégémonique de garants du “Nouvel Ordre Mondial” et pérenniser la sujétion de l’Europe occidentale. Pour maintenir leur leadership, qui n’est rien d’autre que la domination mondiale annoncée par Burnham, les USA doivent avant tout maîtriser le “grand échiquier”

que représente l’Eurasie, où se joue l’avenir du monde. Cette maîtrise repose sur la sujétion de l’Europe occidentale, étroitement liée aux USA dans un ensemble politico-économique occidental, la communauté atlantique cadenassée par l’OTAN. Thiriart parlait de l’OTAN non comme « d’un bouclier mais d’un harnais pour l’Europe ». Elle repose aussi sur l’isolement de la Russie qu’il faut affaiblir irrémédiablement et démembrer.

Le danger mortel pour les USA, puissance extra-européenne à l’origine de par sa situation même, serait d’être expulsée d’Europe occidentale, sa tête de pont en Europe. Dans cet objectif, tout rapprochement de l’Europe et de la Russie, toute union eurasienne, sans même parler de fusion comme l’évoquait Thiriart, doit être empêchée par tous les moyens.

Zbigniew Brzezinski écrit : “L’Europe est la tête de pont géostratégique fondamentale de l’Amérique. Pour l’Amérique, les enjeux géostratégiques sur le continent eurasien sont énormes. Plus précieuse encore que la relation avec l’archipel japonais, l’Alliance atlantique lui permet d’exercer une influence politique et d’avoir un poids militaire directement sur le continent. Au point où nous en sommes des relations américano-européennes, les nations européennes alliées dépendent des Etats-Unis pour leur sécurité. Si l’Europe s’élargissait, cela accroîtrait automatiquement l’influence directe des Etats-Unis. A l’inverse, si les liens transatlantiques se distendaient, c’en serait finit de la primauté de l’Amérique en Eurasie.”

LA BASE ESSENTIELLE D’UNE DEFAITE AMERICAINE :

ARRACHER L’EUROPE OCCIDENTALE DU BLOC AMERICAIN ET ARRETER LE NEOCOLONIALISME EN AFRIQUE

La Théorie léniniste de l’impérialisme, telle que nous l’avons révisée au milieu des Années ’60, reste un concept opérationnel pour l’organisation de la lutte mondiale. Mais elle n’explique plus le monde du XXIe siècle. Notre Ecole géopolitique a développé depuis les années 60 une autre théorie de l’impérialisme qui prend en compte la question ouest -européenne et qui prône donc non plus une tricontinentale mais un « front quadricontinental » contre l’impérialisme et l’exploitation.

La base de notre révision tient dans une analyse correcte de la subordination de l’Europe à l’impérialisme américain. L’Europe est « le deuxième poumon de l’impérialisme américain » et si on retire la puissance industrielle et militaire de l’Europe occidentale, on fait à nouveau des Etats-Unis une puissance régionale de second ordre. Notez que le géopoliticien américain, Zbigniew BRZEZINSKI développe exactement la même thèse dans LE GRAND ECHIQUIER (1997), mais à l’envers vue de Washington (comment assurer la superpuissance américaine).

Au début des années 80, nous animions l’ « Ecole euro-soviétique de géopolitique ». Nous voulions une « Grande-Europe de Vladivostok à Reikjavik » (en Islande, donc sur l’Atlantique), organisée autour de Moscou comme capitale et s’opposant à l’hégémonie atlantique de la grande puissance maritime que sont les USA, héritière de l’impérialisme anglo-saxon britannique. C’est cette idée qui est la base du Néoeurasisme actuel, tel qu’il existe en Russie. C’est un enfant naturel de notre théorie qui a été conçue au début des années 80. Nous avons depuis élargi notre vision avec « l’Axe Eurasie-Afrique », tout simplement parce que la caractéristique de la géopolitique c’est que la nécessité pour un état de rester indépendant requiert des dimensions de plus en plus grandes.

A la base de notre réflexion, il y a d’une part un axe géopolitique et d’autre part un axe idéologique :

Tout d’abord l’axe géopolitique. Nous pensons que la géopolitique est la base d’une véritable réflexion pour l’action politique lorsque l’on entend la mener au niveau transnational et international. Nous envisageons la géopolitique comme une science et la véritable manière de voir le monde, de lire l’actualité, mais aussi de lire le passé. On ne peut pas comprendre la géopolitique si on ne maîtrise pas l’Histoire. Ensuite la géopolitique n’existe pas dans le vide, mais vue de quelque part et défendant les intérêts d’un état ou d’un projet d’état. La géopolitique est une science dont le fondement, et on l’oublie trop souvent, c’est la puissance des états, leurs viabilité et leurs rapports de force. Il y a donc une géopolitique vue de Washington, une vue de Moscou, une autre de Pékin, ou encore d’Afrique. La nôtre est une géopolitique vue de Moscou, mais du futur de Moscou, parce que nous pensons que la Russie est le coeur de la résistance à l’impérialisme mondial et parce que aussi notre projet est un projet intégré à la fois eurasiatique et panafricain, articulé sur un « Axe Eurasie-Afrique » La géopolitique telle que nous l’appréhendons repose également sur la maxime du grand géopoliticien allemand, le général Karl Haushofer : il disait que « c’est un honneur de se faire enseigner par l’ennemi ». C’est ce que nous faisons. Ma réflexion géopolitique se base aussi sur une lecture quotidienne des géopoliticiens américains, de leur manière de voir le monde et de leur façon de concevoir le projet impérialiste américain dans le monde. »

NOTES ET RENVOIS :

(1) Cfr. Luc MICHEL, L’ALTERNATIVE NATIONAL-COMMUNISTE, MYTHES ET REALITES DU NATIONAL-BOLCHEVISME 1918-1993, Editions Machiavel, Bruxelles, 2e édition, 1995. Traductions en Anglais, Italien, Espagnol et Portuguais.

(2) Cfr. sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/ GEOIDEOLOGIE. AUX ORIGINES DU NEOEURASISME (I) : LES CONCEPTIONS GEOPOLITIQUES DE JEAN THIRIART, LE THEORICIEN DE LA ‘NOUVELLE ROME’

sur http://www.lucmichel.net/2018/03/28/luc-michels-geopolitical-daily-geoideologie-aux-origines-du-neoeurasisme-i-les-conceptions-geopolitiques-de-jean-thiriart-le-theoricien-de-la-nouvelle-rome/

(3) Au début des Années 80, THIRIART fonde avec José QUADRADO COSTA et moi-même l’Ecole de géopolitique « euro-soviétique » où nous prônions une unification continentale de Vladivostok à Reykjavik sur le thème de « l’Empire euro-soviétique » et sur base de critères géopolitiques.

Mes « Thèses sur la Seconde Europe » sont la continuation, actualisée, de nos positions géopolitiques des Années ’80.

Cfr. sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/ GEOIDEOLOGIE. AUX ORIGINES DU NEOEURASISME (II) : L’ECOLE EURO-SOVIETIQUE DE GEOPOLITIQUE (1982-1991)

sur http://www.lucmichel.net/2018/04/03/luc-michels-geopolitical-daily-geoideologie-aux-origines-du-neoeurasisme-ii-lecole-euro-sovietique-de-geopolitique-1982-1991/

(4) Sur les thèses du général Von Lohausen :

Cfr. sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/ GEOPOLITIQUE RETROSPECTIVE : LES GUERRES DES USA SONT DES GUERRES CONTRE LA ‘GRANDE-EUROPE’ ET POUR LA DOMINATION DE L’EURASIE AU XXIe SIECLE. OU COMMENT LES POLITICIENS DE L’UE ET DE L’OTAN FONT CES GUERRES CONTRE LES INTERETS VITAUX DE LEURS PEUPLES … (LES GUERRES DE YOUGOSLAVIE III) sur http://www.lucmichel.net/2017/11/26/luc-michels-geopolitical-daily-geopolitique-retrospective-les-guerres-des-usa-sont-des-guerres-contre-la-grande-europe-et-pour-la-domination-de-leurasie-au-xxi/

(Sources : EODE-TV, EODE Think Tank)

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

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