IL MIO REGALO PER FERRAGOSTO

Si tratta di un racconto. Parla dei miei amici, quelli che hanno finora fermato la Grande Opera, la Torino – Lyon, quella che noi abbiamo imparato a conoscere come “la Grande Truffa”.
Ho riletto recentemente questo racconto che ho scritto 12 anni fa scoprendo che per molti aspetti il tempo si è fermato qui in Valle di Susa. Noi però come la maggioranza degli italiani siamo andati avanti, invecchiando e rendendoci conto di come ci volessero prendere in giro, di come probabilmente volessero impadronirsi delle poche risorse di questo Paese. 
Chi leggerà per la prima volta queste pagine o le rileggerà scoprirà che in Valle è avvenuto un miracolo, qualcosa di incredibile, che può far paura a molti di quelli che vorrebbero decidere passando sopra alle nostre teste. Paura perché il nostro “esempio” può dare speranza anche ad altri che si sentono sopraffatti, derisi, insultati, maltrattati, non rispettati.
Leggendo provate anche ad immaginare i 1000 indagati di questi lunghi anni, le detenzioni, le perquisizioni, le migliaia di metri di recinzioni e filo spinato per difendere il “fortino del cantiere”. Pensate alle enormi spese per mantenere un apparato militare lassù in quel cantiere fantoccio fin dal luglio 2011. Neanche una centrale nucleare francese o tedesca è difesa in modo tanto accanito e puntiglioso, nemmeno una base militare americana, neppure i palazzi del potere. Poi pensate ai progetti ancora oggi indefiniti, lacunosi, alle parole spese sui giornali, alle prese di posizione dei “pasdaran del TAV” ed infine provate a pensare quante volte avete sentito parlare di dati di traffico reali da un fautore dell’opera. 
Leggete e trasferite anche ai vostri amici i post contenenti i vari capitoli, e non stupitevi se alla fine di questa bella storia scritta tanti anni fa troverete un doveroso aggiornamento utile forse a capire perché in valle si usa dire che non ci sono governi amici e non ci servono i “capipololo”.
Eccovi la presentazione.

Oscar Margaira

Una Bella Storia
Volevano fare in fretta, ma non potevano riuscirci.
Più passava il tempo più noi capivamo…

Dedicato alle prime vittime
dell’alta velocità ferroviaria italiana: quelli che la stavano costruendo.
Giovanni Damiano, 42 anni Pasquale Costanzo, 23 anni Giorgio Larcianelli, 53 anni Pietro Giampaolo, 58 anni Pasquale Adamo, 55 anni Francesco Minervino, 57 anni Biagio Paglia, 34 anni Kristian Hauber 23 anni Mario Laurenza, 37 anni
Dedicato a tutte le vittime degli incidenti ferroviari ed ai ferrovieri che da anni denunciano il generale stato di abbandono delle linee ferroviarie utilizzate
dai pendolari.
Dedicato ai cittadini che continuano ancora a sperare

Presentazione

Una brutta vicenda può diventare una bella storia

Queste pagine raccontano dell’opposizione al TAV in valle di Susa. Le vicende narrate sono avvenute in un periodo ben preciso: tra il 19 marzo 2005 ed il gennaio 2006. Ho già raccontato la mia versione di alcuni fatti avvenuti precedentemente al marzo 2005 e, devo ammetterlo, ricominciare a scrivere potrebbe servire almeno a sfogarmi. Ma non solo. Ciò che vorrei comunicare è anche la sensazione che ho avuto in questi mesi, quando una brutta storia, almeno per me e molti altri valsusini, si è improvvisamente trasformata in un’altra, parallela e popolare. Una vicenda cresciuta giorno per giorno, questa volta una storia bella, coinvolgente, sentita intensamente da una miriade di persone semplici: giovani, insegnanti, anziani, agricoltori, metalmeccanici, artigiani, medici, professionisti, pensionati, ammi- nistratori, persone che hanno alzato la testa in una valle da sempre restia a mettersi in mostra.
Proverò a fare un piccolo salto di qualità, alternando alla cronaca di parte degli avvenimenti che ho vissuto, alcuni dati tecnici sull’opera che ne chiariranno la grandiosità. Cercherò inoltre, senza velleità, di trarre conclusioni, di analizzare economicamente la questione, sperando di stimolare nel lettore qualche curiosità sulle origini dell’opera, sull’interesse politico che la circonda e sulla probabile con clusione della vicenda.
Il racconto prova a tracciare una sorta di diario degli avvenimenti e a narrare le peripezie mie e di una gran fetta della popolazione che si oppone ad opere grandiose, ritenute inutili, faraoniche e devastanti per l’ambiente e l’economia. Il filo conduttore sarà l’attività incessante, prorompente e decisa dei valsusini e di tanti nuovi amici che insieme, ancora una volta, vollero “resistere per esistere” con l’unico intento di voler continuare ad incidere sul proprio futuro e su quello dei loro figli.
Qualcuno potrà pensare che l’agitarsi dei nostri valligiani sia inutile, altri penseranno che “tanto è tutto deciso”. Altri ancora affer meranno che forse dovrebbero agitarsi ancora di più. Io non saprei dire chi ha la verità in tasca, di certo ho capito in questi anni che l’ingiustizia, la mancanza di rispetto, causano più danni di ciò che si crede, che “la nostra gente” sente col cuore, ma agisce con la testa. I fatti lo dimostrano. Di tutto si potrà dire, giudicando “da fuori” i fatti che racconterò, ma certo ognuno dovrà riconoscere la determinazione delle azioni e la contemporanea misura negli atteggiamenti dei valsusini. Non era facile trasformare un simile conflitto sociale in un’occasione d’incontro e di cultura, di conoscenza reciproca. Qui da noi è successo.
Tutto ciò non è un miracolo e può capitare anche altrove. Questa è la storia bella che vorrei raccontare, magari con la pretesa di far dimenticare quella brutta, che come un Blob colossale rischiava di spalmarsi su di noi. Un primo successo lo abbiamo dunque già raggiunto: non farci invischiare in quella catramosa, schifida, attaccaticcia emanazione strisciante che ha nella propaganda uno dei motori. Tralascio per pietà di nominare gli altri, credo che chiunque li potrà facilmente individuare leggendo queste pagine.

Prefazione di Diego Novelli

TAV: un problema nazionale
di Diego Novelli
ex sindaco di Torino

Detesto i tuttologi, coloro che ostentano e sfoggiano competenze su tutto, che presumono di sapere tutto e di poter discorrere e scrive- re con cognizione di causa su qualsiasi argomento.
Ho accettato l’invito di Oscar a scrivere questa breve nota perché leggendo il suo testo ho arricchito la mia conoscenza sulla vicenda TAV e anche perché mi è piaciuto il suo modo di narrare, qualità che si è un po’ persa, e che, per un vecchio cronista come me, rimane fondamentale per chi vuole comunicare.
Ho incontrato l’Alta Velocità per la prima volta nella mia attività giornalistica, 35 anni fa, nel luglio del 1971. Mi trovavo in Giappone per un’inchiesta sui sopravvissuti ai bombardamenti atomici a Hiroshima e Nagasaki, nell’anniversario del grande macello. I colleghi del quotidiano “Akata”, al quale mi appoggiavo, mi invitarono all’inaugurazione della linea ferroviaria ad Alta Velocità Tokyo-Osaka. Seicento chilometri, tempo di percorrenza, due ore ed un quarto. Stupendo!
Queste le mie conoscenze sul TAV sino ad un anno fa, quando alla redazione di “Narcomafie” (il mensile pubblicato dal gruppo Abele al quale collaboro) è giunto un ampio servizio sulle battaglie in corso da 15 anni nella Valle di Susa. L’antica curiosità del cronista mi ha spinto a cercare di ricostruire tutta la storia dell’Alta Velocità in Italia; non da un punto di vista tecnico e scientifico, ma politico, amministrativo, legale, etico.
Sono partito dai primi atti compiuti dal governo Craxi (ministro dei trasporti Signorile, presidente delle ferrovie dello Stato, Ligato) per giungere ai giorni nostri. Ne ho scoperte di tutti i colori. Qualcuno mi accuserà di essere rimasto un inguaribile”berlingueriano”, un “cretino moralista”, non importa, ma come scriveva il compianto Paolo Sylos Labini “non ci può essere separazione tra etica e politica”.
Leggendo montagne di carte per documentarmi mi sono fatto
questa convinzione: la storia dell’Alta Velocità in Italia è molto più affine ad una associazione a delinquere, piuttosto che ad un’impresa che interessa lo Stato. Ecco perché mi permetto di suggerire, non solo ai Comitati No TAV, ma a tutte le persone pulite (favorevoli o contrarie alla nuova ferrovia), una petizione popolare per chiedere alle nuove Camere una Commissione d’inchiesta parlamentare, per smascherare tutti coloro che in questi ultimi 15 anni hanno parteci- pato alla grande abbuffata TAV. Si tratta di un problema nazionale, non solo della Valle di Susa.

Seguirà il primo capitolo con la prefazione al racconto di Claudio Giorno. ecco il link per chi non lo avesse visto sul suo profilo:https://www.facebook.com/omargaira/posts/10215047457093123

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

IL MIO REGALO PER FERRAGOSTOultima modifica: 2018-08-18T08:15:55+02:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo