JOHN MCCAIN —- MORTO UN EROE DELLA CIVILTA’ NEI CUI VALORI INTEGRARE I MIGRANTI

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MONDOCANE

LUNEDÌ 27 AGOSTO 2018

 

John McCain con lo sponsor George Soros                                                                                                                                                                

Per  un tumore al cervello, è morto il 26 agosto 2018 John McCain, senatore degli Stati Uniti, sodale di George Soros, già prigioniero di guerra dei vietnamiti dai quali affermava di essere stato torturato. Altri raccontano che i nordvietnamit lo chiamavano “John  il canterino”  per la sua collaborazione “cantante”, onde ottenere un trattamento migliore. Aveva 81 anni. Battuto da Bush e da Obama in due corse per la presidenza, si incise nella storia delle campagne presidenziali soprattutto per aver scelto come suo vice un fenomeno da baraccone come Sarah Palin, quella del Tea Party e degli Stati Uniti in armi contro tutti, poveri in prima linea. Un suo affetto duraturo fu anche George Soros, di cui condivideva tutte le battaglie, dalle rivoluzioni colorate, agli spostamenti di popoli chiamati migrazioni, ai movimenti tipo Metoo e che lo ricambiava finanziandone la Fondazione famigliare con la sua Open Society Foundation.

 I media e politici della destrasinistra e sinistra destra, che si riconoscono nella guida degli Usa e nei valori dell’Occidente, lo descrivono come esemplificato dai due dei principali quotidiani italiani  che hanno affidato il necrologio alle proprie penne di maggior prestigio. Sono questi media e i loro editori di riferimento in politica ed economia ad alternare alle loro accuse di populismo, razzismo, xenofobia, incitazione alla violenza, fascismo, rivolte a critici e antagonisti, l’esaltazione di un personaggio che per tutta la sua vita matura ha fatto delle guerre imperiali, del terrorismo al servizio delle guerre imperiali, degli sterminii di interi popoli il valore suo e quello della “democrazia” da lui abitata. Il corto circuito di questi campioni delle fake news è quello per cui individuano razzismo, xenofobia, fascismo in chi si oppone alle deportazioni riconosciute come nuovo colonialismo, nuova tratta degli schiavi, nuovo strumento di dumping sociale, quando la forma estrema e più letale di razzismo, xenofobia e fascismo sta in quanto perseguito dall’eroe americano da loro rimpianto e additato a modello.

Seguono, in fondo, alcune note biografiche  da me compilate.

Federico Rampini, La Repubblica

I vecchi soldati non muoiono mai…McCain, a differenza di Trump, è stato un vero patriota… Veniva da una tradizione gloriosa, in cui anche l’élite bianca andava al fronte, rischiava la vita…A un uomo di quella tempra Trump fece l’oltraggio più ignobile…La requisitoria implacabile di McCain: viviamo in un paese fatto di ideali, non di terra e di sangue… McCain incarna la tradizione repubblicana più nobile e onesta, quella che diede all’America Abraham Lincoln… fu tra i primi a ostacolare l’idillio con Trump e varò le sanzioni contro la Russia al Congresso…”

Vittorio Zucconi, La Repubblica

McCain era l’ultimo leone del mondo pre-Twitter… pre-populismo, un mondo senatoriale e togato, spazzato via dalla furia distruttiva del trumpismo e dei suoi piccoli emuli di provincia…l’eroismo di McCain… In McCain l’idea dell’America era nel principio fondamentale di un governo di leggi, non di persone…era la cesura tra la concezione dispotica portata da Trump a Washington e la cultura del compromesso fra campi opposti per ottenere il meglio possibile…… la rappresentazione esemplare del cambio storico tra democrazia mediata, faticosa, di do ut des per costruire maggioranze bipartisan che tenessero conto anche degli sconfitti, e il nuovo tempo delle forzature e delle intimidazioni… era l’ultimo senatore repubblicano che ancora credeva nella Costituzione”.

Stefano Pistolini, Il Fatto Quotidiano

Addio al campione dell’altra America… McCain ha incarnato l’americano ideale, il modello dell’uomo da sposare, del padre da avere, dell’interprete dello spirito di altruismo ed empatia, sentimento fondante della nazione, il valore originale coltivando il quale si è arrivati fin qui” (come sanno bene i pellerossa, coreani, vietnamiti, latinoamericani, haitiani, yemeniti,  iracheni, libici, siriani, afghani, somali…n.d.r.)… “a cominciare dall’inestinguibile slancio a battersi per le buone cause… prototipo inossidabile dell’immaginario americano, conservatore indipendente e romantico, colto e spiritoso… ispirato a un culto del buonsenso e ai principi del buon vicinato, del mutuo soccorso… il testimone dei valori nazionali… era quello dell’onore prima di tutto e de ‘il mondo è un bel posto’ per cui vale la pena di battersi… un monumento stabile a qualcosa che non c’è più e di cui sentire una grandissima mancanza”.

Bernie Sanders, Partito Democratico

Il portabandiera della sinistra Statunitense, quello fatto fuori da un colpo di mano del Comitato Nazionale Democratico a favore di Hillary Clinton, quello che per la sinistra sinistra italiana (“manifesto” e affini) rappresenta lo standard aureo della politica statunitense, così si esprime su John McCain: “John McCain era un eroe americano, un uomo di decenza e onore e un mio amico. Non ci mancherà solo nel Senato Usa, ma a tutti gli americani che rispettano integrità e indipendenza.”

Le opere e i giorni di John McCain

Il critico più feroce del presidente Trump per i suoi tentativi, più o meno riusciti, ma probabilmente sinceri nella misura in cui riusciva a sfuggire alla tenaglia dello Stato Profondo Usa, di arrivare a un’intesa con Russia e Nord Corea e a un mondo con meno guerre, McCain ha un curriculum da vero eroe americano, come lo definiscono gli agiografi qui citati, contrassegnato da una serie lunga e ininterrotta di atti che, dalle parti che li subirono, furono definiti crimini di guerra e contro l’umanità. I suoi suggerimenti per risolvere problemi geopolitici erano fermi e costanti: fare guerra a Libia, Siria, Iraq, Afghanistan, Sudan, Cina, Russia, Ossezia del Sud, Ucraina, Eritrea e altre sentine del vizio di non obbedire a Washington e Israele. Ovunque, in intima intesa e collaborazione con il terrorismo del luogo, salafita o nazista che fosse. Echeggia ancora in Senato la sua invocazione: “Bomb, bomb, bomb… bomb, bomb Iran”.

A dispetto del suo estremismo guerrafondaio, a McCain fu consentito da Obama di gestire all’interno del Comitato per i Servizi Militari del Senato un illegale dipartimento di politica estera, grazie al quale potè assumere il ruolo di inviato speciale del Congresso e della Presidenza in situazioni di conflitto.

Afghanistan e Iraq. Il 12/9 2001, un giorno dopo l’attentato alle Torri Gemelle e al Pentagono, McCain elencò in tv i paesi che avrebbero ospitato Al Qaida e che avrebbero dovuto essere ripuliti. In testa, Afghanistan e Iraq.

Siria e Libia. Nella lista del 2001 era inclusa la Siria sotto lo slogan “Assad va eliminato”, gridato fino all’ultimo dei suoi giorni. Fu il primo a esigere massicci armamenti per le bande jihadiste e bombardamenti sui centri abitati. Sulla Libia invocò dal primo giorno della “rivoluzione colorata” una no-fly zone e bombardamenti a tappeto. Se la Libia fu ridotta allo stato della pietra e a piattaforma di partenza della tratta degli schiavi, è anche merito suo. Sia in Siria che in Libia, McCain si incontrò e concordò piani d’azione terroristica con i massimi dirigenti sia di Al Qaida che dell’Isis, compreso l’agente Mossad Al Baghdadi. Ne esiste un’ampia documentazione fotografica e video. Dal momento che ufficialmente gli Usa erano impegnati nella guerra a queste formazioni terroriste, i rapporti di McCain con esse si configurano come alto tradimento e collaborazione col nemico. MCain perorò anche interventi militari e di Forze Speciali inMali, Nigeria e Sudan. Nessun Obama mai  lo ostacolò. Anzi.

McCain e leader di Al Qaida-Isis 

McCain con Al Baghdadi

Iran. Il bersaglio di più lunga durata nell’elenco delle nazioni che, per McCain, avrebbero dovuto essere obliterate, è stato l’Iran. In perfetta sintonia con il premiere israeliano Netaniahu, ha incessantemente accusato Tehran di insistere segretamente nella costruzione di armi nucleari e di volere estendere il proprio dominio, comportante la distruzione di Israele, su tutto il Medioriente.

Bosnia e Kosovo. Sostenitore accanito delle guerre di Clinton-Woytila contro la Jugoslavia, ha favorito e coperto il trasferimento di jihadisti, con tanto di vessilli di AlQaida, in Kosovo e Bosnia negli anni ’90. Ha chiesto e ottenuto che gli Usa rifornissero di armi e sostenessero nei media la formazione terrorista UCK, impegnata nel traffico di stupefacenti e organi, diretto da Hashim Thaci, poi presidente del Kosovo proclamatosi indipendente.

Ucraina. A Kiev McCain è apparso per collegarsi alle formazioni politiche e militari naziste come Svoboda e il battaglione Azov, impegnate, tra l’altro, nella guerra terrorista ai resistenti delle repubbliche libere del Donbass che, secondo McCain, non sarebbero altro che mercenari russi inviati da Putin.

Russia. L’odio di McCain per la Russia e il suo costante incitamento  a provocarla, assediarla e attaccarla, risale alla guerra fredda. Un odio per il comunismo che poi si è evoluto in Russofobia, come condivisa dalle nostra sinistre sinistre. In  occasione dell’attacco lanciato dalla Georgia alla Russia nell’Ossezia del Sud, McCain fu il più virulento portavoce del partito della guerra alla Russia, invocando l’intervento del Consiglio del Nord Atlantico per un immediato attacco della Nato in “difesa della sicurezza della Georgia”. McCain approfittò anche dell’accusa, mossa dall’intelligence Usa e dai media liberal alla Russia, di aver interferito nelle elezioni americane, per esigere che questa ingerenza fosse definita un “atto di guerra”, con tutte le conseguenze del caso.

Corea del Nord. Anche questo paese era stato incluso da McCain nella famigerata lista del 12 settembre 2001. Profondamente irritato per le aperture di Trump verso Pyongyang e per il riavvicinamento tra le due Coree divise dagli Usa nel 1950, McCain attaccò duramente il presidente e non cessò di sostenere la necessità di un attacco anche nucleare.

Il bottino di un eroe americano

Questo è il curriculum di un eroe americano che, secondo i nostri media, ha difeso i valori di un’America come non ce l’abbiamo più e verso la quale proveremo una grande nostalgia. Possiamo consolare lo spirito inquieto del senatore amico di tutti i terroristi e fautore di tutte le guerre: quell’America, l’America emersa dall’oceano di sangue dei suoi popoli nativi, confermatasi negli assalti all’America Latina e negli orrori delle dittature da essa installate, rinnovatasi nel soggiogamento dell’Europa attuato nel segno della lotta al nazifascismo, lanciatasi nel futuro di un Nuovo Ordine Mondiale globalizzato mediante ininterrotte guerre e colpi di Stato ai danni di Stati liberi e non sottomessi. Il tutto al costo di appena 50 milioni di morti ammazzati dal 1945, di cui, a me noti e famigliari, 3 milioni di iracheni e, forse (hanno smesso di contarli), mezzo milioni di siriani, altri milioni di afghani, libici, somali, yemeniti, latinoamericani. Un bel bottino per l’eroe americano.

Del suo odio per Donald Trump gli resta un merito, o demerito, a seconda dei punti di vista: quello di averlo reso un punto d’onore per Trump. Gli resta un altro merito, quello di aver sostenuto l’immigrazione e conseguente integrazione. Visti i valori ai quali coloro che fuggono dai disvalori di Africa, Asia, Medioriente, Latinoamerica dovranno essere assimilati, abbiamo potuto capire meglio  con chi stiano e cosa vogliano i nostri, di fautori di migrazioni, accoglienze e integrazioni.

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 23:14

Tav, il ministro Toninelli visiterà i cantieri della Torino-Lione in Francia

http://torino.repubblica.it/cronaca/2018/08/27/news/tav_il_ministro_toninelli_vistera_i_cantieri_della_torino-lione_in_francia-205044377/

Gli stessi del sopralluogo di agosto di Tajani. Nessuna risposta ancora alle richieste di incontro di Chiamparino  e del commissario Fojetta

di MARIACHIARA GIACOSA

 

27 agosto 2018

Il ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli visiterà i cantieri della Tav in Francia. Lo fa sapere il comitato Transalpine, che si occupa di promuovere la realizzazione della Torino Lione in Francia, con un tweet nel quale si annuncia che il responsabile delle infrastrutture del governo Conte ha accettato, rispondendo con una mail, all’invito del presidente del Comitato francese Jaques Gounon a vedere di persona i cantieri di Saint Martin la Porte, gli stessi che visitati dal presidente del parlamento europeo Antonio Tajani, a inizio agosto. Proprio in quei giorni, la segreteria del ministro rispondeva alla lettera di Gounon spiegando che “compatibilmente con i suoi impegni istituzionali il ministro sarà felice quanto prima di visitare il cantiere del tunnel”. La disponibilità di Toninelli nei confronti dei francesi stupisce perchè in aperto contrasto con la più volte denunciata totale assenza di risposta da parte del ministro alle richieste di incontro di chi in Italia  si occupa della Torino-Lione (con l’unica eccezione degli esperti no tav del Comune di Torino). Richieste che Toninelli ha sempre rimandato, sostenendo che prima voleva attendere i risultati dell’analisi costi benefici della Torino-Lione commissionata dal suo ministero. Toninelli non ha ricevuto il commissario di Governo Paolo Foietta che da mesi attende di essere ricevuto dal ministro, così come il presidente della Regione sergio Chiamparino che, la scorsa settimana, giovedì, aveva stimato in 75 i giorni trascorsi in attesa di un cenno da parte del ministro o della sua segreteria. 

EXCLUSIF COTE D’IVOIRE : GUILLAUME SORO ATTENDU A LA HAYE CHEZ LAURENT GBAGBO !

LM pour PANAFRICOM/ 2018 08 27/

zzz

Guillaume Soro attendu à la Haye chez Laurent Gbagbo !

Le Président de l’Assemblée nationale , Guillaume Soro est attendu ce lundi 27 août 2018, pour une rencontre avec Laurent Gbagbo, détenu à la Haye dans les geôles de la CPI. Arrivé à Paris depuis peu, Guillaume Soro devait prendre le train pour les Pays Bas, en vue du rendez-vous. Affaire à suivre …

LA RÉCONCILIATION GBAGBO-SORO, CLÉ D’UN CHANGEMENT DE RÉGIME EN RCI :

JE L’AVAIS ANNONCÉE SEUL (SOUS LES INJURES) DÈS 2015 !

Sur AFRIQUE MEDIA, Le 1er mai 2015 dans l’émission ‘LE MERITE PANAFRICAIN’, je décryptais la crise politique en Côte d’Ivoire.

J’analysais la coupure en deux du pays, la situation du FPI et la stratégie des grands acteurs politiques. J’expliquais comment « la stratégie de Outtara est une impasse politique ».

Je terminais par une analyse prospective, qui avait détonné sur le plateau d’Afrique Media, mais qui avait été saluée par les téléspectateurs ivoiriens et la presse de RCI : « la solution à cette crise qui divise profondément le pays n’appartient plus à Outtara, homme du passé et des Occidentaux, mais passe par deux acteurs majeurs

: d’une part le couple Gbagbo et d’autre part Guillaume Soro, l’ex premier ministre aujourd’hui à la tête du Parlement ivoirien. En politique, il n’y a pas d’inimitiés éternelles » …

* Voir mon analyse de 2015 sur EODE-TV/

LUC MICHEL :

LA CRISE POLITIQUE EN CÔTE D’IVOIRE ET SES PERSPECTIVES A LONG TERME SUR AFRIQUE MEDIA TV

sur https://vimeo.com/126745083

Luc MICHEL

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