Primo sì per Appendino, ma arriva da Pd e destra

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Olimpiadi Invernali 2026 a Torino. La sindaca M5s ottiene il via libera dalla Città metropolitana (ex Provincia). Ma in Comune i consiglieri grillini dissidenti stanno affilando le armi e le proteste dei movimenti – No Tav in testa – sono quotidiane


La sindaca di Torino Chiara Appendino 

Una nuova maggioranza politica, a Torino, ha dato il via libera alla «lettera di interesse per la candidatura olimpica dei Giochi invernali del 2026». Sebbene la nuova maggioranza politica Pd-M5s-Forza Italia-Lega ieri abbia dato il via libera, questo potrebbe non bastare. Perché la votazione è avvenuta in Città Metropolitana, ovvero la ex Provincia, consesso in cui, ai tempi fondativi, i pentastellari rifiutavano perfino di candidarsi.
La votazione ha avuto momenti surreali, in cui democratici e cinque stelle si accusavano reciprocamente non si è capito di cosa, ma poi hanno votato congiuntamente.
In Comune, ovvero l’unica istituzione che ha il potere di dire sì o no alla candidatura ufficiale, regna invece una sorta di tregua armata tra la sindaca e i cinque dissidenti, che rifiutano l’idea di riportare i Giochi a Torino. E senza il loro voto favorevole in Consiglio comunale, le Olimpiadi a Torino sono una chimera. Infatti la lettera recante l’intestazione «Città Metropolitana», che sarà spedita al Coni di Malagò, vale poco più di un cartolina con la Mole Antonelliana.
Il tentativo di ignorare l’assenza di una maggioranza presso il Comune di Torino appare come l’ennesimo tentativo di rimozione della balcanizzazione interna del M5s. Ieri Grillo ha scritto una lettera ai cinque stelle, molto ecumenica, dove dice che capisce le preoccupazioni dei ribelli ma, insomma, le cose si devono fare: un’elaborazione non dissimile da quanto, da anni ormai, dice il commissario governativo della Torino – Lione, Mario Virano, sul tunnel di base del Tav. Non a caso in val Susa si inspessisce il fronte anti Olimpiadi tra le file del Movimento Notav.
La lettera di Beppe Grillo che doveva rasserenare gli animi, non ha sortito effetto: Viviana Ferrero, Daniela Albano, Marina Pollicino e Damiano Carretto, non partecipano più alle riunioni di maggioranza.
La giustizia sommaria via social network da giorni chiede le loro dimissioni, dato che «in quattro non possono bloccare la volontà di tutti. E poi i voti sono di Chiara (Appendino, ndr)».
Dopo lungo silenzio la consigliera Marina Pollicino ha dato voce alla protesta: «Finora ho tenuto un profilo sorvegliato, sperando che le azioni concrete fossero più chiare di mille parole. Ma adesso dico veramemente basta. La domanda vera che si dovrebbe porre ai torinesi, e non solo a loro, è: volete le Olimpiadi e un ulteriore aumento delle tariffe per la ztl, l’allargamento delle strisce blu, il taglio ai servizi educativi, le tariffe mensa più alte d’Italia, i tagli sul sociale?».
Al momento nessuno ha ancora risposto, men che meno i colleghi consiglieri che in camera caritatis definiscono il loro mandato con il neologismo «pigia tasti».
Nel caso in cui i cinque ribelli dovessero mantenere la loro posizione, cosa probabile ma non certa, Chiara Appendino non avrebbe più la maggioranza in Comune. Potrebbe correrle in soccorso, come già accaduto presso la Città Metropolitana, il Partito Democratico, o la Lega, o Forza Italia.
Così, nel momento in cui la sindaca trova nuovi alleati- solo sulle Olimpiadi al momento – la base del suo consenso si sgretola e le dichiara guerra: Assemblea 21, Comitato Acqua, No Tav, Pro Natura hanno ieri protestato con un presidio di fronte alla Città Metropolitana, denunciando «l’inciucio olimpico di Chiappendino e compagnia».
Protesta che si ripeterà lunedì prossimo, probabilmente molto più incisiva, quando il consiglio Comunale tornerà a riunirsi per discutere, forse, ancora di Olimpiadi.
E mentre a Torino il M5s lotta per le Olimpiadi, Milano sembra nutrire qualche dubbio. Il sindaco Beppe Sala: «Milano non si candida. Noi non ci facciamo avanti, la designazione spetta al Coni. Se il Coni ritenesse che Milano è una buona candidatura guarderemo con interesse alla cosa».
Definitivamente fuori dai giochi invece il governatore Zaia e la sua idea di candidatura delle Dolomiti. «Allo stato attuale sono impossibili Giochi ad impatto zero», ha dichiarato il presidente della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher (Svp).

Primo sì per Appendino, ma arriva da Pd e destraultima modifica: 2018-03-16T08:34:32+01:00da davi-luciano
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