La società “multiculturale”, senza frontiere, primo obiettivo dei mondialisti

no borders, significa una unica società appiattita senza alcuna differenza permessa, un pianeta omologato come in 1984
Gen 14, 2016
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Manifestazione contro le frontiere a Ventimiglia
 
di Luciano Lago
 
Non è ormai un segreto che esista un potere mondialista che persegue l’obiettivo di una trasformazione etnica e culturale dell’Europa ed in parallelo l’abolizione degli Stati nazionali destinati a scomparire per cedere il passo ad un ordinamento sovranazionale governato da alcuni organismi transnazionali.
Tutte le attuali sitituzioni europee “remano” per trascinare la barca dell’Unione Europea verso questo obiettivo e questa politica, che vuole imporre il dogma della società multiculturale, dei mercati aperti e del superamento delle frontiere nazionali, obiettivo che corrisponde a quello  del “politicamente corretto”, dominante in Europa a cui sono subordinati i grandi media, come le fondazioni culturali, le tante ONG con scopi umanitari, i grandi istituti Finanziari, così come l’orientamento degli Istituti Universitari e le varie organizzazioni transnazionali, ecc..
 
Bisogna considerare che il processo di globalizzazione, in atto da anni ed oggi entrato in una fase accelerata, ha già intaccato i poteri degli Stati nazionali, considerati una volta gli arbitri tra i molteplici interessi che caratterizzano ogni economia dinamica, e li ha progressivamente costretti nel gioco degli interessi dei grandi gruppi privati. Il processo si è realizzato con la creazione di reti transnazionali di potere che sono entrate in una osmosi sempre più intensa, man mano che che le nuove strutture d’influenza si andavano affermando nel contesto politico ed economico internazionale. Con il tempo ha preso piede e poteri una burocrazia globalizzata costituita da un esercito di dirigenti e di colletti bianchi che gestiscono le multinazionali, quelle che hanno conquistato un enorme potere d’influenza graze alla “deregulation” (privatizzazioni dei servizi pubblici). Attualmente questa burocrazia globalizzata forma una componente rilevante della burocrazia del potere mondializzato , che comprende anche alti funzionari, nazionali ed internazionali, dirigenti degli organismi sovranazionali, ricercatori dell grandi “think tanks” di indirizzo economico o politico, docenti universitari ed “opinion makers” della stampa e dei media, dirigenti delle grandi ONG con finalità umanitarie.
 
Tale burocrazia risulta etremamente variegata e presente in diversi luoghi ed istituzioni ma le sue molteplici componenti sono in contatto permanente le une con le altre. Gli alti funzionari politici nazionali sono a loro volta in contatto con i loro omologhi internazionali nei diversi settori (sanità, istruzione, sicurezza, finanze, giustizia, ecc.). Tutti sono in relazione con le grandi imprese, istituzioni private e con le ONG.
 
Questa rete organizzata costituisce una forte concentrazione di poteri, più o meno coordinati da grandi decisori pubblici e privati. Esiste quindi un potere di fatto che funziona come una rete sia transnazionale che trans-settoriale. L’instaurazione di tali reti ha provocato una concentrazione sempre più forte di poteri, di strumenti di influenza e di azioni coordinate, per lo meno in modo informale. Per “grandi decisori” bisogna intendere i responsabili principali delle grandi amministrazioni nazionali, i responsabili politici, quelli delle grandi società private, banche ed istituzioni finanziarie, tutte più o meno mondializzate. Oltre a questi i responsabili dei grandi media, i docenti delle più importanti Università private e pubbliche, gli alti funzionari delle Nazioni Unite e delle tante agenzie che gravitano intorno. A questo elenco va aggiunta la burocrazia dell’Unione Europea, anche questa al centro della strategia di mondializzazione grazie alla permanente crociata per il libero scambio.
 
Tutta questa sopra descritta costituisce una aristocrazia mondializzata che trae il proprio potere dalle reti di interessi collegate fra le varie componenti e sorrette da una complicità di intenti che si pò tradurre nella comune appartenenza all’ideologia neoliberista e mondialista.
La prova provata di questa subordinazione, in particolare quella dei media, è venuta proprio in occasione dei fatti di Colonia quando si è vista, oltre alla passività dei poteri pubblici, la complicità colpevole dei media che hanno oscurato per diversi giorni gli avvenimenti per non incrinare il mito della “integrazione” delle masse di immigrati provenienti da nord Africa, Medio Oriente ed Asia.
 
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Mussulmani in preghiera al Duomo di Milani
 
Lo scandalo è venuto fuori soltanto grazie alle proteste popolari che hanno perforato il muro di silenzio grazie anche ai social media che sfuggono dal controllo del potere politico dominante. In questo modo ci siamo resi conto che il fenomeno non è stato limitato solo nella città di Colonia ma che lo stesso fenomeno delle aggressioni alle donne è avvenuto anche in altre città della Germania e della Svizzera.
I governi, con la fondamentale collaborazione dei grandi media, in un primo tempo hanno voluto occultare e minimizzare i fatti. Più tardi, quando le denunce si sono moltiplicate in numero enorme, hanno optato per scaricare l’onere della prova sulle vittime e diffondere il profilo degli aggressori: erano semplicemte “uomini” quelli che avevano attaccato, non immigrati mussulmani con una alta componente di rifugiati. Tuttavia quando è emersa poi la realtà mostruosa, come divenuto chiaro e tanto generalizzata del fenomeno, allora tutti i sotterfugi utilizzati per minimizzare o camuffare gli avvenimenti sono caduti miseramente.
Le reazioni a questi avvenimenti e la rabbia manifestata da parte di molti cittadini tedeschi, esplosa in manifestazioni di piazza, sono state definite attacchi xenofobi e razzisti dagli stessi media che avevano occultato i fatti e coperto le responsabilità. La principale preoccupazione dei media e degli intellettuali ed opinionisti allineati è quella di non colpevolizzare collettivamente gli immigrati, piuttosto non si sono riparmiati perfino nel criticare le vittime per aver tenuto un comportamento non conforme.
 
Ci si potrebbe domandare come siamo arrivati a questa situazione, come sia stato possibile che il potere abbia dettato un ordine implicito di silenzio su una aggressione tanto deprecabile come questa e come, la magioranza dei media, solitamente tanto loquaci per altre cose, abbiano accettato questa direttiva. Questo vuole dire che ci troviamo di fronte ad una operazione di grande portata. Consideriamo che, quando si manifestò l’ondata di migranti nella scorsa estate, il potere, con la complicità della maggior parte dei media, si era inventato un racconto destinato a  permettere l’entrata massiccia di stranieri in Europa,  utilizzando un ondata di emozione a comando,  dopo aver esibito le foto della piccola vittima arenatasi su di una spiaggia turca.  L’ondata di finto pietismo sollevata dai media, serviva a far accettare il concetto che bisognava essere accoglienti con questa massa di profughi e migranti che provenivano  da aree di guerra. In realtà si è visto dopo che i siriani erano soltanto una minoranza, visto che una buona parte dei profughi e migranti sono iracheni, afgani, pakistani e del Bangaldesh. La propaganda in ogni caso si è imposta sull’opinone pubblica.
 
Adesso che la realtà  è venuta alla luce, il potere dei media deve prolungare la sua opera di falsificazione.
 
Queste occasioni fanno comprendere, per chi ancora non lo avesse compeso,  come la maggioranza dei media europei siano al servizio del potere e degli interessi dei gruppi finanziari che li controllano. La conseguenza è anche quella che si va accrescendo sempre di più il solco fra il sentire popolare e l’oligarchia di potere che controlla anche i media e lavora per il progetto mondialista in cui assume un ruolo fodamentale l’immigrazione di masse di persone provenienti dal terzo mondo, utili per arrivare a creare una società depauperata e senza indentità, più facilmente manovrabile con una massa di lavoratori di riserva per lo sfruttamento da parte delle grandi multinazionali.
 
Tutto favorisce questo progetto anche il silenzio dei media e la complicità delle classi politiche al potere nella maggior parte dei paesi europei. Il progetto mondialista, oltre all’esautoramento degli Stati nazionali, prevede anche la modifica della composizione demografica delle vechie nazioni europee con l’affossamento delle identità culturali a favore del sorgere di una società multiculturale omogenea e prona alle esigenze delle oligarchie dominanti.
 
Le identità culturali dei popoli sono considerate superflue e destinate ad essere superate dalla nuova identità globalista, cosmopolita e progressista dell’uomo consumatore, omologato e facilmente orientabile alle mode ed alle tendenze espresse dai grandi “maitres a pensier”, dagli opinionisti dei grandi media e dalla pubblicità.
 
Questo il prossimo ineluttabile futuro che l’oligarchia mondialista prospetta per i popoli che accetteranno passivamente il cambiamento di identità e di status, futuro non privo di svago, di consumi superflui  e diversione, con spettacoli e musica offerti per le masse ipnotizzate dal mito del “progresso” e della modernità.  Niente di nuovo nella Storia: “panem et circenses”.
La società “multiculturale”, senza frontiere, primo obiettivo dei mondialistiultima modifica: 2016-01-15T21:15:09+01:00da davi-luciano
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