Venduti da Poroshenko e Yatsenyuk seggi del Parlamento per milioni di dollari a lobbisti

è la democrazia bellezza, è la sua essenza, vedi europa dei popoli che va difesa contro i populismi.
11:43 27.08.2015
 
I seggi del Parlamento ucraino (Verchovna Rada) alle ultime elezioni parlamentari sono stati acquistati da imprenditori e uomini d’affari al prezzo di 3-10 milioni di dollari, ha dichiarato in un’intervista con “Der Spiegel” il presidente dell’associazione europea di business in Ucraina Tomáš Fiala.
 
Secondo Fiala, nelle ultime elezioni legislative dell’Ucraina il presidente Petr Poroshenko e il premier Arseniy Yatsenyuk hanno messo ai primi posti delle loro liste gli “eroi di guerra” e gli attivisti di Maidan più popolari e “presentabili”. Tuttavia nelle liste elettorali è finito un gran numero di uomini d’affari.
 
Secondo Fiala, gli imprenditori hanno acquistato i seggi parlamentari “per fare lobby e difendere i propri interessi” nel Parlamento ucraino.
 
Ritiene che i leader ucraini siano ricorsi alla compravendita dei seggi per potersi finanziare la loro campagna elettorale.
 
“Yatsenyuk non aveva proprie risorse finanziarie. Poroshenko preferisce non attingere dal suo patrimonio. Alla fine sono diventati ostaggi del vecchio sistema. Questi fatti sono ben noti in Ucraina e in conversazioni private lo ammettono entrambe le parti, sia i compratori dei seggi sia i leader dei partiti,” — ha riferito al giornale Tomáš Fiala.
 
Inoltre Fiala ha notato che uno dei principali problemi in Ucraina è la corruzione.
 
Al posto di combatterla, 19mila funzionari pubblici “si sono fatti travolgere.”

Vertice a porte chiuse fra Regione Sardegna e Fondo sovrano del Qatar

che il cielo protegga questa democrazia fatta di incontro a porte chiuse con i migliori offerenti….
Complimenti
 giovedì, 27, agosto, 2015
Il futuro della Costa Smeralda, con nuovi investimenti, sono stati al centro del vertice, a porte chiuse, fra il Fondo sovrano del Qatar e la Regione Sardegna, svoltosi a Olbia.
 
La Qatar Investment Authority, rappresentata dal Ceo Abdullah Mohammed Bin Saud Al Thani, ha discusso con gli amministratori regionali, guidati dal governatore Francesco Pigliaru, e comunali della Gallura sullo sviluppo turistico dell’area. Un punto fermo è stato ribadito: il principio della sostenibilità ambientale. ansa

VATICANO RESPINGE PROFUGO E LO AFFIDA ALLE AUTORITÀ ITALIANE

Da Sabrina Boni – 23 ago, 2015
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Si, Bergoglio e Galantino predicano accoglienza, ma a casa vostra. Non nelle loro lussuose residenze.
 
FACILE FARE I BUONISTI CON IL CULO DEGLI ALTRI
 
Se ne è accorto un nigeriano, che ha tentato di essere accolto nella basilica di Santa Maria Maggiore, area extraterritoriale a favore della Santa Sede.
 
Ieri mattina verso le nove, il nigeriano si è presentato per essere accolto, secondo i predicozzi bergogliani, ma è stato bloccato da un agente della gendarmeria vaticana.
 
Tutto è cominciato nei bagni ai quali si accede dall’interno della basilica, il gendarme ha notato il viavai del nigeriano, l’ha bloccato e invitato ad uscire: perché sì, Bergoglio invita ad ‘accogliere il forestiero’, ma a casa vostra.
 
E l’immigrato erano un po’ di giorni che aveva preso sulla parola Bergoglio e Galantino, utilizzando Santa Maria Maggiore come sua residenza: bagni compresi. Ma la sua presenza dava fastidio ai turisti, e visto che, a differenza di Renzi e Marino, Bergoglio ci tiene ai soldi dei turisti, è scattato l’allontanamento.
 
RESPINGIMENTO – Ad un certo punto, durante lo ‘scontro verbale’ con i gendarmi, lo straniero dalle parole è passato ai fatti, mentre i fedeli si allontanavano impauriti, così i gendarmi di Bergoglio hanno avvertito gli alpini del Settimo reggimento di presidio sulla piazza nell’ambito dell’operazione “Strade Sicure”, invitandoli a ‘riprendersi il nigeriano’: un po’ come fanno i francesi a Ventimiglia
 
«Correte, c’è un immigrato che ha aggredito un agente della gendarmeria» – Due militari hanno immobilizzato il nigeriano, con precedenti per stupro ma comunque in Italia.
 
Poi è intervenuta la polizia che ha accompagnato l’uomo in commissariato. «Quel tipo come tanti altri disperati d’abitudine va al bagno nel cortile interno da cui si accede dalla navata destra della Basilica – racconta un usciere – il problema è un altro: «a mezzogiorno era di nuovo qui, l’ho visto uscire dalla basilica».
 
Come da copione, dopo l’identificazione, lo sbandato è tornato libero: in Italia, non in Vaticano.
 
Non fate quello che Bergoglio predica, fate quello che fa.

Notizie allarmanti dalla Francia: il governo prepara l’Esercito per fronteggiare rivolte della popolazione ed ondate di attacchi terroristici

Secondo diverse fonti di intelligence, le forze di sicurezza francesi si stanno preparando ad affrontare eventuali rivolte di massa della popolazione delle “banlieue”, da parte di immigrati di seconda/terza generazione fanatizzati dagli estremisti che si potrebbero arroccare nei quartieri degradati di Parigi e di Marsiglia.
 
Secondo queste fonti, l’Esercito francese si starebbe preparando con piani di emergenza per presidiare le zone in rivolta e recuperare il controllo di interi quartieri delle città dove si dovessero verificare sommosse, considerando la possibilità che questi gruppi di rivoltosi ottengano armi e mezzi per l’insurrezione.
 
“Ci sono una gran parte dei giovani immigrati di terza e quarta generazione molto risentiti per la situazione economica e fanatizzati dalla propaganda islamica salafita e wahabita diffusa dalle centrali dell’Arabia Saudita e del Qatar. Lo sostiene una fonte dell’intelligence francese rilasciate anche al giornale inglese The Telegraph.
 
Secondo questa fonte, “le reti altamente organizzate dei militanti islamisti salafiti sarebbero riusciti ad acquistare di contrabbando fucili automatici Kalashnikov e missili anti-carro, che sono stati introdotti in Francia”.
Dette armi proverrebbero dalla Libia, dopo che il governo francese aveva armato i ribelli jihadisti durante il rovesciamento di Gheddafi, fortemente voluto da Sarkosy e dal suo governo. In pratica si tratterebbe delle stesse armi francesi fornite agli jihadisti libici che adesso ritornano in Francia per armare i radicali islamici francesi.
 
“I missili potrebbero essere utilizzati anche per abbattere aerei o elicotteri”, sostiene la fonte autonoma, aggregando che “i piloti commerciali sono stati addestrati per realizzare manovre evasive in questi casi”.
La Francia si sta ancora recuperando dalla commozione per gli attacchi terroristici avvenuti contro Charlie Hebdo in Gennaio e la  scorsa settimana, da parte di un jihadista radicalizzato che ha tentato di realizzare un massacro su un treno ad alta velocità da Amsterdam a Parigi, che è stato opportunamente bloccato da tre “validi soldati americani”.
 
Inoltre risulta da una inchiesta realizzata l’anno passato ha rivelato che un sorprendente 15% dei cittadini francesi avevano una visione positiva dello Stato Islamico e che un 27% dei giovani tra i 18 e i 24 anni esprimono il loro appoggio all’organizzazione terrorista.
 
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Secondo Yuri Rubinsky, il capo del Centro degli Studi Francesi dell’Accademia delle Scienze della Russia, l’appoggio all’ISIS tra i mussulmani francesi rappresenta “una manifestazione di rifiuto contro il sistema del paese nel suo insieme. Si tratta di una forma di ripudio delle elites, una forma di protesta”.
 
A questo si aggiunge l’allarme lanciato già da tempo dai servizi di intelligence circa il rientro in Francia di alcune centinaia di jihadisti francesi che erano stati arruolati per combattere in Siria tra le milizie dell’ISIS, di Al Nusra e di altri gruppi terroristi e che adesso stanno progressivamente rientrando nel paese transalpino. Questo è stato il caso di Ayoub al-Qahzzani, un terrorista marocchino di 26 anni, già conosciuto dai servizi di intelligence francesi e belgi, che ha colpito sul treno veloce Amsterdam Parigi, armato di Kalashnikov e che aveva ricevuto addestramento in Siria.
 
Il governo di Francois Hollande, nonostante questa situazione, ha continuato fino ad oggi a fornire appoggio, armi e addestramento ai gruppi terroristi in Siria con l’obiettivo di rovesciare il governo di Bashar al-Assad. Un atteggiamento  dovuto alla stretta alleanza della Francia con l’Arabia Saudita che risulta notoriamente la diretta ispiratrice del terrorismo wahabita e salafita, così come i gruppi terroristi sono stati sostenuti e finanziati dallo stesso governo di Washington, del Regno Unito, oltre che dalle complicità della Turchia e di altri paesi regionali.
 
Soltanto in Siria,  i servizi di intelligence di Francia e Gran Bretagna, calcolano che vi siano non meno di 3.500 elementi provenienti dall’Europa, principalmente da Gran Bretagna, Francia e Belgio. Molti di questi, quelli che non sono caduti sotto il fuoco dell’esercito siriano e degli Hezbollah , sono intenzionati a rientrare in patria e continuare la lotta, nel loro delirio di costituire un califfato islamico anche in Europa.
 
Lo stesso presidente Hollande ripete continuamente appelli altisonanti contro il terrorismo ma cerca di occultare le sue precise responsabilità che sono le medesime  di Cameron e di Obama, mentre la stampa del sistema atlantista continua a deviare l’attenzione dell’opinione pubblica. D’altra parte la minaccia terroristica costituisce anche un buon espediente per invitare l’opinione pubblica a stringersi con le istituzioni  e con il governo, con la NATO e con  Israele,  ripudiando i movimenti di opposizione come il Front national di Marine Le Pen, considerati estremisti ed additati come un pericolo per l’ordine e la stabilità.
 
Fonti:  The Telegraph         El Periodico
 
Traduzione e sintesi: Luciano Lago

Coop e Caritas abbandonano i profughi che non fruttano 35 euro

ci pensano gli antirazzisti ad accoglierli nelle proprie case a proprie spese o è sufficente banfare e basta?
 Niente spazio nel dormitorio comunale. Porte chiuse negli altri centri di accoglienza. E il sindaco Pd fa finta di non vederli. La Lega: “Solo business. L’accoglienza gratuita non è nelle loro corde”
Giuseppe De LorenzoVen, 28/08/2015 – 12:49
 
Accolgienza senza condizioni, predicavano cooperative e Caritas. Lo hanno detto e ripetuto i rappresentanti locali, quelli nazionali e anche i Vescovi. Monsignor Galantino, tra un attacco e l’altro alle forze di centrodestra che si oppongono all’immigrazione di massa, ha invitato le sue parrocchie e tutte le istituzioni ad accogliere chiunque approdi in Italia, senza fare distinzioni.
 
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E a chi accusa la Chiesa di averla resa un’attività remunerativa ha sempre risposto: “Una banalità spaventosa. Vengano a dare un’occhiata: Noi ci arrangiamo, tiriamo fuori soldi di tasca nostra e nessuno ci guadagna”. Ma sembra non essere così. A Biella, infatti, cooperative sociali e Caritas hanno lasciato alla porta 13 pakistani che non portavano con loro la dote dei 35 euro che lo Stato assicura a chi ospita i profughi sbarcati a Lampedusa.
 
Difficile crederci, ma è così. Senza il rimborso, non c’è accoglienza. Bell’esempio di carità cristiana. Succede che a Biella i pakistani in questione siano arrivati attraverso le vie che passano dall’Ungheria. Quindi non sono scesi in Sicilia dove, dopo lo sbarco, vengono fotosegnalati e smistati nei centri di accoglienza. Giunti in città si sono rivolti alla questura per ottenere l’ospitalità che in molti predicano e in pochi si prodigano a fare gratuitamente. Gli uffici del questore hanno consegnato loro un foglio che ne registra la domanda per entrare nel sistema degli Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), ma che non gli assicura né il posto nei centri di accoglienza, né la dote dei 35 euro.
 
Nell’attesa che la loro richiesta venga esaminata, nessuno si è preso a cuore la loro situazione. Sono andati al dormitorio comunale gestito dalla Caritas, dove la risposta è stata secca e al tempo stesso glaciale: qui non c’è posto, trovate un’altra soluzione. “Predicano l’accolgienza e poi se ne infischiano – dice a ilgiornale.it Giacomo Moscarola, capogruppo della Ln a Biella – questi signori dormono nel parco da una settimana. Quando non ci sono i soldi di mezzo, i campioni dell’accoglienza se ne lavano le mani”.
 
Ieri sera il capogruppo, insieme al deputato leghista Roberto Simonetti, si è recato nei giardini pubblici diventati la casa dei pakistani. “La Caritas e le cooperative fanno solo business – continua Moscarola – in una città amministrada dal Pd ci siamo mossi noi della Lega per preoccuparci di queste persone: o le rimandi a casa o gli trovi una sistemazione, non puoi lasciarli per strada. Sembra paradossale, ma l’accoglienza gratuita non è nelle corde di chi predica bene e fa l’esatto contrario”.
 
Secondo quanto raccontato agli esponenti della Lega e alla polizia che ieri si è recata sul posto, i 13 immigrati stanno fuggendo da zone di guerra e al momento non hanno creato problemi alla sicurezza. Anche se per il decoro della città avere persone che vivono e bivaccano in un parco non è certo positivo. “C’è anche da capire per quale motivo, e come, siano arrivati a Biella – si chiede Mascarola – mi viene da pensare che ci sia un traffico o qualche organizzazione che gli fornisce le informazioni per giungere fin qui”.
 
Biella ospita già 350 profughi su una popolazione di 150.000 abitanti. “Tanti, troppi – continua Moscarola – le strutture sono al collasso”. La prefettura invece ha appena emesso un bando per la gestione di ulteriori 50 migranti. Le associazioni che gestiscono l’accoglienza sono alla ricerca di strutture dove ospitare questi ulteriori 50 migranti “certificati”. Per i 13 pakistani senza la dote dei 35 euro, invece, nessuno si è mosso.
 
Solo dopo la denuncia a mezzo stampa della situazione dei pakistani, il Comune si è mosso per trovare una soluzione alternativa. “È stata trovata una soluzione alla situazione dei nove migranti pakistani che dormivano accampati ai giardini Zumaglini”, ha scritto su Facebook il sindaco di Biella Marco Cavicchioli. E una nota del comune precisa che “Da stasera, grazie anche all’azione della Caritas, tutti avranno un luogo caldo e sicuro in cui dormire”. Nel frattempo è iniziato il trasferimento dei profughi al Santuario di Oropa a 12 km da Biella.
 
“Il dormitorio di Biella ha 16 posti maschili – precisa Daniele Albanese, referente della Caritas di Biella – da pochi mesi ampliato a carico della Caritas fino a 20 maschili. Attualmente sono tutti occupati”.Il Regolamento del dormitorio che avrebbe rifiutato ospitalità ai pakistani prevede che per i non residenti in Italia il periodo di permanenza sia di massimo 30 giorni. Alla fine del periodo si possono ripresentare e se sono disponibili posti possono entrare, altrimenti no. “Lunedì c’erano 3 persone in lista di attesa – continua Albanese – tre pachistani ai quali erano scaduti i giorni di permanenza”. Non c’erano posti disponibili, quindi sono stati lasciati alla porta. Ma è un problema di strutture, non di soldi. “La Caritas per questa accoglienza non prende soldi pubblici – aggiunge Albanese – Non gestiamo accoglienza dell’emergenza”. Un gruppo di migranti era quindi giorni che dormiva all’aperto, mentre tra ieri e l’altro ieri sono arrivate gli altri pachistani, costretti a dormire una notte sotto gli alberi del parco.
 
Ora il Comune di Biella ha messo a disposizione un mediatore, mentre la Caritas le risorse e il santuario i locali. Ma il problema non è risolto, perché stanno arrivando altre persone e non ci sono luoghi a disposizione. Al santuario di Oropa la disponibilità già finita.
 

Casamonica, minacce al comico Dadoper la satira sui funerali-show

che si pretende, in un paese gestito dalla mafia, vedi Mafia Capitale guai a non essere d’accordo, si è xenofobi
 

il caso

Casamonica, minacce al comico Dado per la satira sui funerali-show
Centinaia gli insulti e «avvertimenti» da parte degli affiliati del clan sulla pagina Facebook dell’artista
di Redazione Roma online
 
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«Minacciato di morte per la canzone-parodia sul funerale choc dei Casamonica. La vittima è il comico romano Dado: sulla pagina Facebook insulti e minacce. E pensare che doveva essere solo un modo per strappare un sorriso e per sdrammatizzare una vicenda per cui da ridere c’è ben poco. Una semplice parodia per scherzare sul funerale-show, quello di Vittorio Casamonica, che ha suscitato sdegno e reazioni per una settimana su tutti i giornali italiani e anche all’estero. E invece, in questa Roma fuori controllo, il video pubblicato dal comico Dado su YouTube e poi sulla sua pagina Facebook ha scatenato un putiferio di commenti e minacce da parte, tra gli altri, di presunti appartenenti alla famiglia Casamonica o di loro amici».
 
28 agosto 2015
 
«Presto il tuo funerale»
«Stai attento che se ti vedono x strada… lo avrai subito il funerale m…», minaccia Alex Di Giorgio, seguito a ruota da tanti altri, come Tamara Roma, che non risparmia gli insulti (abbiamo lasciato gli errori grammaticali e la sintassi incomprensibile, mentre i termini più offensivi preferiamo censurarli): «Che faccia di m… che ciai dado il cacasang». E ancora: «Brutto finocchio che non sei altro pezzo di m… anzi m… intera è anche bella grande» – prosegue il quotidiano online – Non solo, perché Romolo Di Silvio scrive: «Sì può darsi domani schiatti pure te e te famo un bel funerale così fai il pagliaccio pure in paradiso pezzo di m…».
 
Satira sotto attacco
E ci fermiamo qui. Ma il numero degli insulti e la violenza degli attacchi è come un fiume in piena. Ma cosa sarà stato a scatenare una tale bufera? Il comico Dado ha pubblicato su YouTube una canzone, con la quale ha scherzato sul caso Casamonica riadattando il famosissimo brano «Non voglio mica la luna» portato a Sanremo da Fiordaliso nel 1984. Dado più che altro prende in giro le istituzioni romane prese a «schiaffi» dal clan che imperversa da anni nella Capitale. Ma il clan (o gli amici del clan?) non l’ha capito. E non hanno perso tempo, e non hanno avuto nemmeno timore di esporsi. Questo naturalmente non ha fatto alcuna differenza, perché le minacce sono volate comunque. Diversi cittadini hanno cercato di difendere il comico con il risultato di essere minacciati pure loro».
 
28 agosto 2015 | 20:49

Consigliere di Hollande si lascia sfuggire che gli ucraini violano la tregua nel Donbass

In un incontro all’Eliseo tra il presidente Hollande e i suoi consulenti, il consigliere diplomatico ha affermato testualmente che “noi tutti paghiamo la mancata attenzione sul fatto che gli ucraini violano la tregua”: in Occidente è la prima “ammissione” sulle responsabilità di Kiev nell’escalation del conflitto nel Donbass.
Il canale televisivo francese Canal+ lo scorso 19 agosto nel programma “Settimana con il presidente”, dedicato alla vita e al lavoro nell’Eliseo, ha mostrato l’incontro del presidente Francois Hollande con i suoi consiglieri dedicato alla situazione internazionale. C’è una discussione sull’Ucraina.
Hollande osserva che in termini generali la situazione ucraina è molto instabile.
Jacques Audibert, consigliere diplomatico del capo di Stato francese osserva: “Noi tutti paghiamo la mancata attenzione sul fatto che gli ucraini violano la tregua.”
Il montaggio della pellicola non consente di sentire la risposta di Hollande.
Ha posto l’attenzione sulle parole del consigliere di Hollande il deputato francese Thierry Mariani. In un’intervista con “Sputnik”, ha commentato l’episodio avvenuto nell’Eliseo:
— Stavo guardando questa trasmissione con la coda dell’occhio, come capita spesso in questi programmi fatti su misura, ma come spesso accade durante situazioni tali il regista si è dimenticato di disattivare rapidamente il volume. Si può chiaramente vedere nelle immagini che il presidente Hollande dice che in Ucraina ci sono problemi, dopodichè Jacques Audibert afferma che tuttavia ci sono ipotesi che trovano conferma nel fatto che gli ucraini violano la tregua. Poi si vede nel volto di Hollande tutta la sua irritazione. L’immagine successiva viene tagliata.
 
– Perché un tale commento è passato inosservato in Francia?
— Perché? Perché non è una verità ufficiale (…) Tutti sanno che in Francia per la maggior parte dei mezzi di comunicazione ci sono i buoni e i cattivi. Naturalmente gli ucraini sono sistematicamente vittime, non hanno mai violato la tregua e naturalmente le forze delle Repubbliche di Lugansk e Donetsk si macchiano di queste violazioni. Le parole del consigliere diplomatico, vorrei ricordarlo, sono confermate dalle dichiarazioni del controspionaggio militare rilasciate poche settimane fa: vanno in questa direzione. Sapete, ha detto la verità, pertanto le immagini devono essere tagliate e censurate.

Bologna, Serracchiani: il Pd riconferma Merola che ha ben operato

i moralmente superiori sono AL DI SOPRA DELLA LEGGE
Guai scandalizzarsi o esigere che i giornali si occupino dei loro loschi affari
 giovedì, 27, agosto, 2015
“Il Pd ha fatto una scelta molto chiara per quanto riguarda Bologna. C’e’ un’amministrazione uscente che ha ben operato. Siamo assolutamente convinti di doverlo e poterlo riconfermare. Stiamo lavorando per questo”: lo ha detto Debora Serracchiani, vicesegretario del Pd in merito alla candidatura bis del sindaco di Bologna, Virginio Merola, in pista per un secondo mandato.
“Il Pd – ha concluso Serracchiani a margine dell’inaugurazione a Bologna della Festa dell’Unita’ – e’ assolutamente cosciente della grande responsabilita’ che ha quando c’e’ una buona amministrazione sul territorio”. (AGI)
 
 

Dalla Cassazione un elenco di clausole vessatorie nel contratto di assicurazione sulla vita

26/08/2015
 
Cassazione Civile, Sez. III, 20 agosto 2015, n. 17024
 
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Con sentenza del 20 agosto 2015 n. 17024 la Corte di Cassazione ha confermato la nullità per vessatorietà ex art. 33, comma 2, lettera (q), d.lgs. 6 settembre 2005, n. 206, svolgendo un’interessante analisi delle diverse sue previsioni, come di seguito riportato.
 
– La previsione per cui il beneficiario deve formulare domanda di indennizzo su un modulo predisposto dall’assicuratore si pone in contrasto col principio di libertà delle forme, che permea di sé l’intera materia delle obbligazioni.
 
– La previsione per cui il beneficiario deve sottoscrivere la richiesta di indennizzo “presso l’Agenzia (…)di competenza” viola addirittura la libertà personale e di movimento del beneficiario, imponendogli di fatto una servitù personale senza nessun beneficio o vantaggio per l’assicuratore.
 
– La previsione per cui il beneficiario deve produrre una relazione medica sulla morte del portatore di rischio non solo pone un non irrilevante onere economico a carico del beneficiario, ma per di più pone a suo carico l’onere di documentare le cause del sinistro, onere che per legge non ha. Nell’assicurazione sulla vita, infatti, il beneficiario ha il solo onere di provare l’avverarsi del rischio, e quindi la morte della persona sulla cui cita è stata stipulata l’assicurazione (c.d. portatore di rischio). La circostanza che la morte possa essere avvenuta per cause che escludano l’indennizzabilità secondo le previsioni contrattuali, in quanto fatto estintivo della pretesa attorea, va provato dall’assicuratore, non dal beneficiario.
 
– La previsione per cui il beneficiario, a semplice richiesta, deve proporre le cartelle cliniche relative ai ricoveri della persona deceduta per un verso è di sconfinata latitudine, in quanto – non ponendo limiti temporali – facoltizza l’assicuratore, in teoria, a domandare sinanche cartelle cliniche relative a ricoveri subiti dal portatore di rischio in gioventù o comunque molti anni prima del decesso; per altro verso addossa al beneficiario l’onere economico di estrazione delle relative copie, e l’onere materiale di contrastare eventuali eccezioni di insostenibilità che la struttura sanitaria potrebbe opporgli, invocando le norme a tutela della riservatezza.
 
– La previsione per cui il beneficiario deve produrre un atto notorio riguardante lo “stato successorio” del deceduto è inutile, posto che il beneficio acquista il diritto all’indennizzo jure proprio, non certo jure haereditario, e per l’assicuratore è irrilevante sapere se il deceduto sia morto ab intestato oppure no.
 
– La previsione per cui il beneficiario deve produrre l’originale della polizza, infine, è anch’essa inutilmente gravosa, posto che di essa l’assicuratore è necessariamente già in possesso (art. 1888 c.c.), e per evitare pagamenti erronei l’unica esigenza dell’assicuratore è accertare l’identità personale del richiedente l’indennizzo, fine per il quale il possesso della polizza è irrilevante.
 
Secondo la Cassazione, tutte queste previsioni, ciascuna delle quali già di per sé gravosa, messe insieme formano un cocktail giugulatorio ed opprimente per il beneficiario, e per di più senza alcun reale vantaggio per l’assicuratore, che non sia quello di frapporre formalistici ostacoli al pagamento dell’indennizzo.

Atac: paperoni cinesi, gomme turche e malaffare italico

e bravo il compagno Marino, che racconti agli operai di Breda ed Irisbus? Che tanto anche se vengono licenziati i loro mutui, affitti, bollette, cibo sarà pagato dallo stato??????
 
Aggiunto da Redazione il 27 agosto 2015
 
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Roma, 27 ago – Diciamo che il disegno c’era: mandare tutto in malora e “privatizzare” Atac al miliardario cinese Wang Chaunfu .La faccenda, dopo i primi segnali registrati a fine 2014, prende corpo a inizio marzo 2015 quando il Comune di Roma (azionista di maggioranza dell’Atac) annuncia l’acquisto di nuovi autobus per circa un miliardo di euro, roba da risollevare l’economia nazionale e far schizzare alle stelle le quotazioni delle nostre aziende storiche che producono mezzi pubblici.
Invece no, si presenta appunto Wang Chaunfu (180.000 dipendenti in Cina, patrimonio personale stimato a oltre 50 miliardi di euro) che tratta per la fornitura degli autobus inviandone uno in prova che viene esibito per le strade di Roma e una possibile partecipazione nell’azionariato di Atac.
E, fra il compiacimento dell’amministrazione si verifica che l’autobus cinese, ebbene, cammina! Esattamente come quelli di produzione nazionale della Breda o della Irisbus. Ed è anche elettrico! Esattamente come quelli nazionali già in servizio da anni sui percorsi attrezzati allo scopo (in realtà gli autobus elettrici erano in servizio a Roma già negli anni ’50 e ’60, poi li abbiamo regalati ad Atene dove ancora funzionano)
 
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Ai primi di luglio la situazione esplode a causa dello “sciopero bianco” di alcuni macchinisti della metropolitana che esaspera una situazione già incandescente coi passeggeri letteralmente “torturati” dalla ressa e dal caldo, e non si trova di meglio che additare gli autisti alla pubblica esecrazione per coprire le magagne dell’amministrazione (è il “metodo Cadorna”, Caporetto, le decimazioni)
Parte una campagna stampa dove li si accusa senza mezzi termini di essere privilegiati fancazzisti, una sorta di corporazione che lavora pochissimo creando il disagio ai cittadini e che si ribella al nobile tentativo dell’Amministrazione di Sinistra di riportarli all’ordine e alla legalità.
Uno di loro “non ci stà” e in una celebre intervista resa proprio mentre va a lavorare denuncia la carenza di mezzi di trasporto, moltissimi dei quali sono fermi in manutenzione. Peggio! Lui viene sospeso e le colpe si riversano anche sugli addetti alla manutenzione, ancora una volta fancazzisti, corporativi e nullafacenti. Ancora il metodo Cadorna.
 
Ma accadono due episodi:
 
Un treno della metropolitana viaggia con le porte aperte, documentato dai video girati dai passeggeri. E’ una evidente gravissima carenza di manutenzione perchè il treno con le porte aperte “non deve poter partire”, automaticamente.
 
Un bambino muore nella metropolitana precipitando da un ascensore guasto durante una manovra di soccorso. Ma l’ascensore non era stato messo a norma con il sistema di ritorno automatico al piano, obbligatorio.
 
E il “caso Atac” diventa un caso nazionale. Anche il paperone cinese Wang Chaunfu si tira indietro denunciando che dell’autobus dato in prova non gli sono stati pagati nemmeno cinque canoni da 7.000€ scaduti, altro che fornire un miliardo di € di autobus e pagare qualche altro miliardo per la partecipazione azionaria in Atac. Facciamo chiarezza. Se ci sono “privilegi” vanno rimossi. Ma non risulta che ci siano. C’è una intervista dell’assessore ai Trasporti di Roma Capitale, Guido Improta, 29 ottobre 2014:
 
Atac, stangata sugli abbonamenti Autisti quattro ore di più alla guida – Corriere.it
 
«Nel settore degli autisti abbiamo immaginato un aumento delle ore medie settimanali di guida da 32 a 36. Non stiamo chiedendo delle cose in più, ma il rispetto del contratto nazionale.
Poiché la settimana è di 7 giorni di cui 5 lavorativi per un totale di 40 ore, se fanno 36 ore/sett. di guida sono 7,2 h/giorno. Prima erano 6,4 h/giorno.
Quindi direi che gli autisti stanno a posto, il “metodo Cadorna” vale come nel 1918: pararsi il sedere dando la colpa ai dipendenti.
 
E quindi a fronte dei disservizi veri, verificati ogni giorno dall’utenza romana ci sono altri motivi: l’enorme numero di mezzi fermi in “manutenzione”, su circa 2.000 autobus Atac si legge di circa un terzo, oltre 600. Anche qui nelle ultime settimane si era parlato di dipendenti fancazzisti, ancora “metodo Cadorna”.
 
Troviamo un articolo de Il Messaggero, 22 febbraio 2014:
 
Un debito colossale di oltre mezzo miliardo di euro verso i fornitori. I conti di Atac fanno paura. Anche perché oggi, spiegano sindacati e alcuni dirigenti, l’azienda sta intaccando i fondi per la sicurezza per pagare le manutenzioni ordinarie più urgenti, in attesa che Comune e Regione Lazio sblocchino la situazione e i fondi. La copertura economica, deliberata dal Campidoglio con la proroga dei contratti di servizio copre fino a fine marzo, dopo di che l’azienda potrebbe avere seri problemi con le banche, con il conseguente blocco del credito (l’approvazione del Salva Roma potrebbe risolvere l’empasse). Ciò che preoccupa, inoltre, è la continua esternalizzazione di servizi che – secondo i rappresentanti Rsu dei lavoratori – l’azienda è in grado di fare internamente, «con un netto risparmio di costi». Condizioni che hanno convinto il sindacato a proclamare un nuovo sciopero il 19 marzo.
 
Una recente comunicazione interna, recapitata ai vertici dell’azienda, dà l’allarme sulla mancanza di ricambi e di materiale di consumo per la manutenzione ordinaria, per esempio a Grottarossa, tirando in ballo i 135 mezzi fuori servizio ai quali potrebbero aggiungersene di nuovi. C’è poi la questione di Gommeur, l’azienda che ha in appalto la fornitura degli pneumatici (al centro di un’inchiesta interna di Atac finita in Procura), cui Atac deve quasi 4 milioni di euro di arretrati e che da un paio di settimane si è «ritirata» dal servizio: nei giorni scorsi ci sarebbe stato un intervento con la prefettura per scongiurare lo stop.
 
E quindi vediamo la “questione Gommeur”. Sarebbe ovvio che una azienda come l’Atac con oltre 2.000 autobus quando deve comprare i ricambi si rivolga a un “produttore”, in fabbrica. Così se deve ad esempio comprare le turbine dei compressori potrebbe andare alla YKK, per i pneumatici può rivolgersi a Pirelli, Continental, Good Year e così via, tutti produttori di livello internazionale.
 
Troviamo ancora un articolo del Il Messaggero, 17 febbraio 2014:
 
Perché una delle perizie che è finita nella grande inchiesta calderone sugli sprechi della municipalizzata dei trasporti capitolina racconta la storia della Gommeur, l’azienda di Teramo che aveva in gestione la fornitura e l’assistenza per i mezzi Atac.
 
Nel 2010 Adalberto Bertucci, ad di Atac finito al centro di numerose polemiche sull’assunzione in azienda di persone vicine al Pdl provenienti da Roma Nord, firma l’appalto per la fornitura con Gommeur di Francesco Massi che vince la gara. Un capitolato di circa 10 milioni di euro in tre anni.……..«Capitolati più scrupolosi di quelli di Atac – spiega il rapporto – impongono gomme non più vecchie di un anno». I ricostruttori di pneumatici solitamente rifiutano di ricoprire carcasse più vecchie di 4-5 anni. Quelli ritrovati sui mezzi Atac, invece, hanno anche 12 anni, arrivano anche da Turchia e paesi dell’Est Europa, molti non si sa nemmeno da dove provengono.
 
La Gommeur del gruppo Ettorre di Teramo, appalto da 10 milioni di € concesso dal Sindaco di centrodestra, viene eliminata perché mollava a Atac carcasse di pneumatici recuperate in Turchia etc. Adesso che comanda la sinistra si farà pulizia! Almeno questo è il mantra ripetuto fino allo sfinimento.
 
Settembre 2014, sei mesi dopo lo scandalo delle gomme Atac… L’Entrust di Notaresco si aggiudica una commessa di 20 milioni di euro in tre anni per le attività di pronto intervento sui mezzi dell’Atac.
 
«Alle aziende servivano costi certi», spiega il giovane direttore generale, Enrico Massi, «comprensivi di tutto il servizio, dallo pneumatico al motore fino alla carrozzeria e all’elettronica, agli interventi sui guasti e al rimorchio in caso di problemi. Abbiamo fatto un progetto che c’è stato finanziato da diversi istituti di credito del territorio»… «È una scommessa per l’azienda», spiega l’imprenditore di 32 anni, figlio di Francesco Massi ed Evelina Ettorre, a loro volta fondatori 30 anni fa del Gruppo Ettorre, impresa di fornitura, gestione e manutenzione degli pneumatici dalla quale, un anno e mezzo fa circa, la Entrust ha preso le mosse come start up… «Siamo stati gli unici a rispondere al bando dell’Atac», aggiunge Massi, «per le difficoltà tecniche di gestione della gara».
 
Insomma, invece che 10 milioni col centrodestra, 20 milioni col centrosinistra! E’ strepitoso: una “start up” nata da un anno e mezzo si presenta a un bando di 20 milioni. Da sola!
 
Ricapitolando…
 
– Invece che comprare le gomme in fabbrica l’Atac appalta tutto per 10 milioni di € a un gommista di Teramo, Gommeur del Gruppo Ettorre.
 
– Questo fornisce pneumatici rimediati usati nei balcani, in Turchia o chissà dove. Li ricostruisce approssimativamente, crea una situazione addirittura di pericolo, c’è una inchiesta che finisce alla magistratura, viene cacciato.
 
– Dopo sette mesi l’Atac bandisce un’altra gara stavolta per 20 milioni di € che viene aggiudicata, per assenza di altri concorrenti, dalla “start-up” Entrust srl del Gruppo Ettorre di Teramo.
 
E’ facile fare un controllo sul web sulla Entrust srl, che a settembre 2014 si presenta in gara da sola, evidentemente sbaragliando multinazionali come Pirelli o Continental: contro Entrust srl non c’è niente da fare, neanche ci presentiamo!
 
– L’ultimo bilancio depositado da ENTRUST S.R.L. nel registro delle imprese corrisponde all’anno 2013 e riporta un range di fatturato di ‘Meno di 300.000 Euro’.- Il fatturato di ENTRUST S.R.L. durante il 2013 è diminuito del -99.24% rispetto a 2011.
 
– Il Capitale Sociale di ENTRUST S.R.L. durante il 2013 è rimasto invariato rispetto al 2011.- Il risultato netto ottenuto da ENTRUST S.R.L. durante il 2013, dopo gli oneri finanziari, le tasse e gli ammortamenti è diminuito del 101.43% rispetto a 2011.ENTRUST S.R.L. di NOTARESCO
 
Ma l’Amministrazione di Sinistra non doveva riparare i guasti dell’Amministrazione di Destra? O raddoppiarli?
 
Non ci sarebbe nulla da aggiungere se non mandare questo articolo alla Procura di Roma perchè ne tragga le conseguenze. Invece c’è da aggiungere che se i mezzi sono fermi per un terzo, se i fornitori non consegnano i ricambi per mancati pagamenti, se si “esternalizza” come fatto con Gommeur e Entrust… prendersela coi dipendenti usando il “metodo Cadorna” è proprio incommentabile.
 
E ancora c’è da dire sul “Paperone Cinese” che per fortuna ha capito con chi ha a che fare ed è fuggito (se non mi pagano cinque rate da 7.000€, come fanno a pagarmi il miliardo?) Con la crisi occupazionale che c’è per comprare un miliardo di € di autobus mi rivolgo a una ditta cinese invece che a Iveco o Irisbus o comunque un produttore italiano. Ma lo hanno fatto anche altri Comuni! Male, malissimo. Ma gli autobus cinesi sono elettrici! L’Ecologia!
 
Ma anche quelli italiani sono elettrici, sono in servizio da anni. E poi gli autobus cinesi sono a batteria, e le batterie hanno una limitata autonomia (circa 200 km e dopo hanno bisogno di ore di ricarica), sono pesanti pregiudicando l’efficienza del mezzo, durano 5/6 anni e poi si deve cambiarle con spesa notevolissima, e sono costose da smaltire come rifiuto pericoloso.
Le aziende italiane invece hanno sviluppato la tecnologia del filobus che prende l’elettricità col pantografo, sono praticamente eterni, esistono credo dagli anni ’30, manutenzione modestissima, e non inquinano lo stesso. Come quello in immagine in servizio a Milano.
E seppure risultasse conveniente sviluppare gli autobus a batteria li si progetta e li si costruisce in Italia, senza Paperone Cinese. Un miliardo di € di lavoro per i nostri tecnici, le nostre maestranze e le nostre aziende. Occupazione, PIL, crescita, proprio quello che tutti a chiacchiere vanno cercando.
 
Luigi Di Stefano