RADIO SPUTNIK.FR : LUC MICHEL. OBAMA EN AFRIQUE, UNE IMPOSTURE NEOCOLONIALISTE (GROS PLAN SUR L’AFRIQUE)

PCN-TV & RADIO SPUTNIK.FR (Moscou)/ Avec PCN-SPO/ 2015 07 30)

PCN-TV - SPUTNIK lm obama en afrique (2015 07 30)  FR

Interview de Luc MICHEL (version complète 25 min),

par le journaliste russe Igor Yazon pour l’Emission hebdomadaire « Gros plan sur l’Afrique » des Services Afrique de Radio SPUTNIK.

Il analyse la visite d’Obama en Afrique et en dénonce le caractère d’imposture néocolonialiste…

 Podcast audio sur le Website de PCN-TV  https://vimeo.com/135170110

Diffusé sur RADIO SPUTNIK

Ce 30 juin 2015

interview et commentaires par Igor YAZON.

 PCN-TV / PCN-SPO /

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FOR AFRICAN WAY TO DEMOCRACY: THE SG OF PDGE OF EQUATORIAL GUINEA MEETS OBAMA!

Jeronimo Osa answers Obama: The 36 years of democracy, development and freedom in Equatorial Guinea show that he is wrong

PANAF - PDGE réponse à Obama (2015 07 31) ENGL

PANAFRICOM/ 2015 08 01 / With PDGE Press Office –

Office of Information and Press of Equatorial Guinea /

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 After Barack Obama’s criticism of some African leaders who remain a long time in power, the Secretary of PDGE replied: “Your assessment is wrong. The best example is precisely the 36 years of democracy, development and freedom brought about by H.E. Obiang Nguema Mbasogo in Equatorial Guinea. His tenure has meant unparalleled social stability for our country, unprecedented in our history. Unlike other countries, young African democracies need to become established with stable and reliable leaders.”

 Jeronimo Osa Osa Ecoro, Secretary General of the ruling Democratic Party of Equatorial Guinea (PDGE), responds to the statements of the President of the United States, Barack Obama, during his visit to the headquarters of the African Union (AU) in Addis Ababa (Ethiopia). In this speech, Obama criticized the fact that some African leaders remained in power for a long time.

Osa Osa responds to this criticism, just at the time when the PDGE, like the rest of Equatorial Guinea, is immersed in the celebrations of the 36th anniversary of the Freedom Coup, which marks the moment the Head of State of Equatorial Guinea, H.E. Obiang Nguema Mbasogo, rose up against the state of internal chaos that was ravaging the country then. In response, Jeronimo Osa highlights how Equatorial Guinea has gone from being a miserable and unknown country on the map to being one of the most advanced States in Africa, and an example of peace and stability, precisely because of the 36-year rule of President Obiang, who has directed the country into a state of economic growth, democracy and peaceful coexistence.

WHAT ANSWERS THE SG OF THE PDGE TO OBAMA?

“Despite his undoubtedly excellent intentions, the President of the United States lacks knowledge of the true African cause. Barack Obama makes the typical error of searching for Western models and find solutions for people -the African people- who have lived a completely different history and evolution and that, therefore, needs different models and solutions,” said Osa Osa.

And continued: “We must remind the President of the United States that Africans were exploited by the inhabitants of his country, and elsewhere. This stage of history brutally cut off our development, preventing us from evolving like the rest of the world population. He himself, in his own family, can examine the background of such a brutal crime against humanity.”

Recalling that Africa has also suffered colonization of Western States, Osa Osa indicated that African countries are very young democracies and in the process of development, they need their own time: “We have only been living in the Western fashion for a short time, largely due to the abuses that Western peoples exerted on our continent. Therefore, we cannot ask that now, in only fifty years, we live the same, feel the same and be as organized as they are, for example, in the United States. We ask the President of the United States and the rest of the Western world to understand that each country needs its own time and its evolution.”

“The permanence or longevity in office of H.E. Obiang Nguema Mbasogo has never been because he personally held onto power against popular will, but his election is due to popular vote, and renewed his mandate as a charismatic leader elected by his people,” also said the Secretary General of the PDGE, who also reiterated his wish that the 36 years of President Obiang’s rule last even longer. “His tenure has meant for our country a long and short time simultaneously, which allowed us to live an unparalleled social stability, unprecedented in our history.”

 

“In these 36 years, the people of Equatorial Guinea have gone from being miserable and anonymous Africans, to being able to exercise that sense of pride and dignity that President Obama spoke of in his speech to the African Union,” said Osa Osa. “We are, therefore, the example that long terms, if they truly direct their people on the right path, may offer a period of establishment, peace and stability to a country that is in full development and reborn as ours was.”

The Secretary General of the PDGE ended by saying that “the thirty-six years of democracy, development and freedom of Equatorial Guinea alone answer Barack Obama in his incorrect assessment.”

PANAFRICOM

Photo : The secretary-general of the PDGE, the Democratic Party of Equatorial Guinea.

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Niente crisi per i Monti: si fanno la terza villa

Per gli italiani la casa è diventata un incubo dopo la stangata dell’Imu. Per Mario Monti è invece un pezzo di una magnifica collezione privata che il premier ha messo insieme fra Milano, Varese e il lago Maggiore. Così mentre i suoi connazionali sceglievano come tirare la cinghia volenti o nolenti, Monti insieme alla sua famiglia decideva di mettere mano al portafoglio.
 
E il 24 marzo scorso davanti al notaio Renato Giacosa di Milano acquistava intestando ai figli Giovanni Emilio Paolo e Federica Maria e riservando l’usufrutto alla moglie Elsa Antonioli Monti la metà di una bella tenuta che la famiglia già da tempo abitava nei week end e nei periodi di vacanza a Lesa, sul lago Maggiore. Due ville separate e un villino di dependance, più un bell’appezzamento di terreno: circa tre ettari e mezzo di bosco ceduo e altri tre ettari e mezzo classificati come «vigneto». La tenuta apparteneva alla famiglia del suocero di Monti, che la lasciò in eredità alle due figlie: Elsa e Donata Beatrice, di cinque anni più giovane. È stata tenuta in comproprietà per lunghi anni, ma abitata di fatto dalla famiglia Monti che gli stessi abitanti di Lesa conoscono da tempo e vedono ogni tanto la domenica a messa quando sono da quelle parti.
Con la stangata Imu varata dal premier per la cognata Donata Beatrice si è fatto troppo oneroso mantenere il 50% della proprietà di un complesso immobiliare per altro non abitato dalla stessa se non saltuariamente. Così ha chiesto e ottenuto di vendere la sua quota ai comproprietari. Monti è già pieno di case e uffici a lui intestati sia a Milano che a Varese, e si è scelto così di dividere in parti uguali il 50% appena acquistato fra i due figli, riservando ad Elsa (e quindi allo stesso premier di fatto) l’usufrutto. La signora Monti aveva per altro fatto accenno alla sua quota di proprietà della casa ereditata dalla famiglia nella dichiarazione di redditi e patrimonio recentemente depositata insieme al marito in Parlamento. Con grande sobrietà di linguaggio la signora Elsa l’aveva definita così: «Il 50% di casa di campagna con giardino a Lesa (Novara)». La casa è di campagna perché è subito alle spalle del Lago Maggiore, le cui rive si vedono bene dalla tenuta. Ma non è esattamente una casetta: le due ville hanno rispettivamente 14,5 e 10 vani (con la riforma Monti del catasto sapremo anche i metri quadri effettivi). La dependance classificata come abitazione in villino ha invece 3,5 vani. I quasi sette ettari fra bosco e vigneto classificati al catasto sembrano a dire il vero qualcosina in più di un giardino. Non si conosce al momento il prezzo della transazione, anche perché l’atto di vendita è stato depositato al catasto solo il 23 aprile. Complessivamente la tenuta dei Monti è forse meno prestigiosa, ma non è molto più piccola di quella che a mezzo chilometro di distanza si è scelto nel 2009 sulle rive del lago (nella parallela strada del Sempione)  l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
 
I coniugi Monti sommeranno quindi questa proprietà alle numerose che hanno già in comune: dall’appartamento a Bruxelles, alle 4 case di Milano, ai box auto e alla comproprietà di un ufficio e due negozi in galleria Buenos Aires. Il solo Mario ha intestato anche un appartamento a Milano, e un negozio e nove appartamenti a Varese. Per il figlio Giovanni Emilio Paolo, che si occupa di finanza e a lungo è stato in Parmalat,  quella porzione della tenuta di Lesa è la prima proprietà immobiliare intestata. Per la figlia Federica Maria si tratta invece della seconda casa. La prima è stata acquistata in zona Fiera a Milano esattamente due anni fa, ed è di 9,5 vani più un box auto.
 
Con questa collezione immobiliare, i Monti non saranno certo risparmiati dalla stangata dell’Imu, anche se dove si farà più sentire (a Milano) loro hanno la residenza e godranno quindi dell’aliquota prima casa. A Varese e sul lago di Como l’imposta sarà comunque più clemente. Basti pensare che la rendita catastale sul semplice appartamento della figlia Federica a Milano Fiera è superiore a quella – modesta –  dell’intera tenuta Monti sul lago Maggiore.
 
di Franco Bechis

Jet privato si schianta su parcheggio 4 morti. «È della famiglia Bin Laden»

il corriere si affretta a precisare che è un caso
 
L’aereo era partito da Malpensa. A bordo il pilota e tre passeggeri, tra cui la matrigna e la sorella di Osama. Il velivolo era diretto allo scalo di Blackbushe, nell’Hampshire
di Redazione Online
 
Uno schianto in un parcheggio dopo un tentativo di atterraggio fallito. Quattro morti. È successo nel Sud dell’Inghilterra, in un piccolo aeroporto nell’Hampshire, quello di Blackbushe, non lontano dal Canale della Manica. Il velivolo precipitato era partito da Malpensa nel primo pomeriggio Secondo i media britannici, che citano a loro volta media sauditi, il Phenom 300, un jet che può portare fino a nove passeggeri, era di proprietà della famiglia Bin Laden e a bordo c’erano parenti di Osama, la matrigna Rajaa Hashim e la sorella Sana, oltre al pilota giordano e un’altra persona. La notizia è stata confermata dall’ambasciatore saudita in Gran Bretagna, il Principe Mohammed Bin Nawaf Bin Abdel-Aziz, che ha fatto le sue condoglianze su Twitter alla famiglia bin Laden senza però specificare i nomi delle vittime.
 
La partenza da Milano
Come hanno confermato fonti aeroportuali interpellate da Corriere.it, l’aereo privato era decollato dall’hub lombardo, in particolare dall’aviazione generale di Malpensa, quella da cui partono i voli gestiti da società private. Qui era atterrato in precedenza – ancora non è chiaro quando – proveniente proprio dalla Gran Bretagna. Insomma: uno scalo sul suolo italiano non «tecnico». Ovvero rifornimento o altri motivi di tipo aeronautico. Forse una sosta prolungata, da mettere in relazione a quelli che la stampa britannica definisce «interessi della famiglia Bin Laden» nel Nord Italia. Confermata la notizia che l’aereo fosse saudita dalla Saudi General Authority of Civil Aviation (la massima autorità aeronautica del Regno arabo) che ha inviato degli ispettori in Gran Bretagna per chiarire la dinamica dell’accaduto. Stando ancora a quanto scrive la stampa britannica, l’aereo avrebbe avuto difficoltà durante l’abbassamento di quota. Restano quindi lontane le ipotesi di terrorismo e incidente doloso.
 
La dinamica dello schianto
Il Phenom era partito da Milano alle 13 e 30 e si è schiantato alle 15 (ora britannica) sul parcheggio di una rivendita di automobili vicino all’aeroporto di Blackbushe, nell’Hampshire dov’era diretto. I quattro passeggeri a bordo sono rimasti uccisi, mentre non vi sono vittime a terra, ma l’esplosione dell’aereo ha provocato un incendio ed una grande colonna di fumo tra le auto esposte. Per la società AvGen Limited che monitora gli aerei che arrivano e decollano da Heathrow, il bimotore si sarebbe avvicinato normalmente alla pista di Blackbushe ad un’altezza di circa 400 metri per poi effettuare una repentina impennata di 175 metri e quindi iniziare a precipitare perdendo quota ad una velocità impressionate, 1.000 metri al minuto, fino allo schianto.
 
«Jet dei Bin Laden»
Il numero di serie del velivolo caduto – HZ-IBN – era lo stesso di un altro aereo dei Bin Laden precipitato nel 1967. Il jet apparteneva alla Salem Aviation ribattezzato così quando il fratello maggiore di Osama morì su un altro aero finito contro le linee dell’alta tensione a San Antonio in Texas nel 1988.
 
La testimonianza: «Visto aereo andare in fiamme»
«Abbiamo visto l’aereo andare in fiamme» ha detto un testimone dell’incidente. Il velivolo è quindi esploso all’impatto con il suolo vicino a un sito di aste per auto, secondo quanto riporta la Bbc.