D’Attorre (Pd): annientamento dell’Italia programmato. Da Monti a Renzi tutto scritto

domenica, 3, maggio, 2015
L’ammissione di D’Attorre (PD) – da Monti a Renzi Tutto Scritto ,  la disccupazione non deve diminuire.  Non deve andare sotto il 12%, scritto NERO SU BIANCO NEL DEF. Il jobs act serve a solo per abbassare i salari. Non ci sarà nessuna ripresa perché così è deciso.
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Rossi scatenato: 4 palazzi, 1 villa e 4 appartamenti per i “profughi” – ECCO DOVE

gli sfrattati italiani dove sono alloggiati? Ah giusto, come detto da Chaouki non esistono italiani poveri
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La giunta Rossi è scatenata, nemmeno l’allagamento di Firenze ferma il fanatismo del galoppino di Renzi, che individua un’altra serie di centri di accoglienza, di proprietà delle aziende sanitarie, in modo da proseguire l’accoglienza secondo il “modello toscano”: quello della capillare diffusione. Che mostra i suoi effetti, con l’ennesimo arresto di un profugo spacciatore ad Arezzo, ieri.
Ad ospitare i clandestini, perfino l’ex sanatorio di Arliano a Lucca, una struttura di epoca fascista, in collina: doveva essere venduta, e i 3 milioni e mezzo dei ricavi utilizzati per un nuovo ospedale unico della Piana. Nulla: va ai profughi. E niente ospedale.
Anche la lussuosa villa che ospita la Asl 10 di Firenze.
In base alle indicazioni della Regione, dunque, gli immobili delle Asl che si vanno ad aggiungere a quelli dell’elenco di giugno, per l’accoglienza dei profughi, nelle varie province, sono sette.
 
RIEPILOGO: LE NUOVE STRUTTURE DI ACCOGLIENZA
  • Capannori: ex dipartimento di prevenzione, località Carraia
  • Lucca: centro socio-sanitario, via A. Mordini, 48; ex ospedale Arliano, via dell’Ospedale
  • Livorno: grattacielo dell’Attias, via Marradi, 37; appartamento in via della Madonna, 97; due appartamenti in via San Francesco, 51
  • Massa: ex sede educazione sanitaria, via Alberica, 21
  • Firenze: villa Basilewsky, via Lorenzo il Magnifico, 100

Senza lavoro, 5 figli e moglie a carico: “Chiedo asilo anch’io”. E occupa

ogni italiani in questa situazione deve essere aiutato, dice sto signore. Che abominio, è razzismo
«I proprietari dell’albergo dovranno presentare il conto alla Prefettura e all’Europa, perché io non ho un soldo, non ho un lavoro, ho cinque figli e moglie a carico, non pago l’affitto da mesi e francamente ritengo che ogni italiano nella mia situazione debba essere aiutato»
di Milla Prandelli
 
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Salvatore Brosco, bresciano di 47 anni: è disoccupato con figli
 
Sulzano (Brescia), 5 luglio 2015 – «Lo scorso sabato mi sono presentato all’Hotel Alpino di Sulzano e, verificato che una camera fosse libera, ho presentato i documenti e l’ho occupata, naturalmente dopo che gli albergatori me ne hanno dato le chiavi. Ora i proprietari dell’albergo dovranno presentare il conto alla Prefettura e all’Europa, perché io non ho un soldo, non ho un lavoro, ho cinque figli e moglie a carico, non pago l’affitto da mesi e francamente ritengo che ogni italiano nella mia situazione debba essere aiutato». Parola di Salvatore Brosco, 47 anni, di Brescia, non nuovo alle proteste ad effetto dopo che tre anni fa ha perso il lavoro. Brosco ha scelto uno degli alberghi del Bresciano dove sono alloggiati richiedenti asilo politico. All’Alpino di via dei Molini dall’anno scorso il loro numero oscilla da 15 a 20 circa. Sono per lo più africani e afghani.
 
«Ritengo – dice Brosco – di avere diritto anche io ad essere mantenuto dallo Stato e dall’Europa, visto che non ho un euro e nessuno mi dà un lavoro. Non ho nessuna nessuna intenzione di lasciare Sulzano e l’albergo Alpino. Il dieci la camera che ho preso non sarà più libera. Non avrò nessun problema a trasferirmi in una delle stanze dei richiedenti asilo politico, a dormire con loro e a mangiare quello che mangeranno loro. Siamo tutti persone bisognose di aiuto: dobbiamo starci vicino. Non vedo perché non debba spettare a me che sono italiano e che all’Italia ho sempre dato il mio contributo».
 
Brosco assicura che non lascerà l’hotel per nessuna ragione e per questo sabato ha organizzato con amici  e sostenitori un presidio in via dei Molini per chiedere uguaglianza di trattamento per italiani in difficoltà e richiedenti asilo politico. «Al sindaco di Sulzano vorrei fare sapere che mi trovo in paese, un paese che so essere sensibile e accogliente a differenza di Brescia dove ho sempre vissuto». Dai gestori dell’albergo Alpino non è stato fatto nessun commento. Sembra però che ieri nel pomeriggio abbiano avvisato le forze dell’ordine della presenza di Salvatore Brosco in una delle loro stanze.

Grave Bufala dell’Ansa: “in Senegal c’è la guerra”

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Quando leggete sui media di distrazione di massa i soliti panegirici demenziali sull’immigrazione, in gran parte è dovuto all’utilizzo massiccio di articoli copincollati da agenzie di stampa.
La principale è ANSA, che dovrebbe essere rigorosa, ma che come tutto il giornalismo italiano è appaltata agli interessi di chi vuole la destrutturazione della nostra società.
L’osceno articolo su due africani che sono stati fatti partecipare a Pesaro ad una ricostruzione storica, il Palio dei Bracieri – rievocano le tradizioni e importano africani, nemmeno colgono l’ossimoro:
 
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 Demba ha 21 anni e viene dal Senegal; Lamin 18, ed è scappato dal Gambia. In fuga con altri due coetanei da guerriglia
 
Questo è molto grave. E’ disgustoso, che un’agenzia di stampa come Ansa si presti a divulgare una bufala del genere: quale cavolo di guerriglia ci sarebbe in Senegal? E in Gambia?
 
Tralasciando il Senegal, uno dei paesi africani meno poveri, anche in Gambia non c’è alcun disordine. Non c’è alcuna guerriglia.
 
L’unica guerriglia, i gambiani amici dell’Ansa l’hanno fatta a Roma:
 
Se l’Ansa mente così, su una cosa del genere, quale affidamento si può fare sui media tradizionali? Nessuno.
Il problema è che i lettori  di Ansa e dei giornali di regime, finiscono per convincersi che in Senegal ci sia la guerra, perché il lettore medio è piuttosto ignorante in geopolitica. E se oltre a leggere Ansa è anche poi poco intelligente, quando poi legge su Vox che la guerra in Senegal non c’è, grida: bbbufala! rassismo!
Perché l’Ansa passa per qualcosa di credibile. Anche la Pravda lo era nell’Urss. E i giornali clandestini erano accusati di ‘disinformatia’. Ricorda qualcosa?
PS. Questo articolo di Ansa lo ritroverete pari pari su centinaia di giornali online che non fanno altro che copiare gli articoli lanciati dall’agenzia. Molti senza dolo, solo perché per ‘pigrizia intellettuale’. E’ così che la dis-informazione di regime si diffonde.

Portogruaro: Imprenditore avicolo 52enne in difficoltà economiche si suicida

E’ entrato nella sede della sua azienda e ha deciso di farla finita, in quel capannone da sempre frutto di soddisfazioni ma anche di preoccupazioni per D.D.A., imprenditore di 52 anni trovato privo di vita verso le 12.30 di martedì. Sul posto, in via Fossalon in località Viola a Portogruaro, sono stati chiamati pompieri e sanitari del 118, ma per l’uomo, residente a Teglio Veneto dov’è situata la sede principale della ditta, non c’è stato nulla da fare. Suicidio. L’imprenditore agricolo (la sua azienda avicola si chiama “Le Uova Oggi”) si è ucciso impiccandosi, e non è escluso che alla base possano esserci anche motivazioni economiche. Sulla vicenda stanno cercando di far luce i carabinieri della compagnia della città del Lemene, intervenuti su segnalazione del Suem. Sul fatto che si sia trattato di un gesto estremo nessun dubbio. Ora servirà ricostruire tassello per tassello la vita privata della vittima, per capire quale possa essere stata la motivazione principale che ha portato alla tragedia. Di certo si tratta dell’ennesimo imprenditore morto in una terra, quella del Veneto, che continua a convivere con una piaga che si approfondisce sempre più.(…)
 
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Pretende che il treno vada a Chivasso, extracomunitario pesta il capotreno

capotreno razzista
 martedì, 4, agosto, 2015
Ancora una aggressione ai danni del personale viaggiante delle Ferrovie. Il capotreno del regionale 4747 Fossano-Torino Stura è stato picchiato da un extracomunitario, che è poi fuggito.
L’aggressore, ricercato dai carabinieri, pretendeva che il treno proseguisse la sua corsa fino a Chivasso e si è accanito con violenza nei confronti del capotreno: prima gli ha fatto sbattere la testa contro un pilastro, poi, quando era già a terra, lo ha preso a calci e pugni.
 
È accaduto ieri sera all’arrivo del treno nella stazione di Torino Stura e solo l’intervento del macchinista ha evitato il peggio. Trasportato all’ospedale San Giovanni Bosco, il capotreno ha riportato un trauma cranico e facciale che i sanitari hanno giudicato guaribile in una settimana.

Il pugno duro di Cameron: “Cinque anni di carcere per chi ospita i clandestini in casa”

Il governo inglese di David Cameron prosegue la sua battaglia contro gli immigrati irregolari. A Londra è stata proposta una legge che permetterà ai proprietari di una casa di sfrattare gli inquilini clandestini senza che ci sia bisogno di attendere l’ordine di un giudice. La nuova legge, che dovrebbe essere approvata nei prossimi mesi, inoltre prevede la reclusione per 5 anni contro gli affittuari che ospitano consapevolmente le persone senza un regolare permesso di soggiorno nelle proprie abitazioni.
 
Calais – La legge è una risposta alla situazione che si è venuta a creare al confine con la Francia, una situazione ormai ingestibile. Il governo di Parigi, infatti, fatica a controllare le migliaia di migranti che occupano le strade che conducono all’Eurotunnel e il porto di Calais. La posizione del governo di Cameron si è fatta ancor più netta da quando pochi giorni fa, per l’ennesima volta, alcuni centinaia di migranti sono riusciti ad attraversare il tunnel della Manica nascosti sotto ai tir. L’ultimo episodio, uguale a molti altri precedenti, che ha portato il primo ministro a prendere delle contromisure per arginare il fenomeno.
 
Le prossime misure – Tolleranza zero, dunque, promossa dal partito conservatore, che ha annunciato di voler presto ulteriormente incrementare il numero degli agenti di sicurezza e dei cani addestrati nell’area adiacente al confine. Inoltre Cameron finanzierà la costruzione di nuove barriere di protezione per le aree di sosta dei tir dove attualmente ci sarebbero cinquemila i migranti accampati pronti a tentare l’ingresso nell’Eurotunnel. Di questi, mille sono stati respinti dalle forze di sicurezza mentre altri 700 sono stati intercettati già all’interno del passaggio.
 

Spending review, 300 miliardi di farsa. E la spesa è salita

mercoledì, 5, agosto, 2015
 
Chiunque entra a Palazzo Chigi viene contagiato dal virus della promessa. E al primo posto c’è sempre quello del taglio agli sprechi che va a braccetto con la riduzione delle tasse. Ogni premier fa a gara con il suo predecessore a spararla grossa, nomina commissari ad hoc che a loro volta costituiscono squadre di super esperti che sfornano voluminosi dossier dati in pasto a stampa e tv.
I temi sono sempre gli stessi: sfoltire la miriade di poltrone clientelari, chiudere gli inutili enti sanguisuga, applicare costi standard, intervenire sulle invalidità fasulle, chiudere i rubinetti dei ministeri e soprattutto mettere a dieta la casta. Obiettivi che vengono puntualmente disattesi mentre la spesa cresce.
La più antica traccia di spending review, ma allora si chiamava solo «controllo della spesa pubblica», si ha in una legge del marzo 1981 con il governo Forlani che istituiva presso il ministero del Tesoro una Commissione tecnica per la spesa pubblica. Dopo trent’anni siamo ancora punto e a capo con una spesa pubblica che dal 2008 al 2014 è cresciuta in rapporto al Pil dal 47,8% al 51,1%: un balzo in avanti di 3,3 punti percentuali superiore sia alla media dei paesi dell’Unione Europea (+1,6%) che a quelli dell’Eurozona. La nostra spesa pubblica è passata dai 780 miliardi di euro del 2008 agli 826 miliardi del 2014, un balzo in avanti di 45,5 miliardi.
 
Vediamoli questi annunci. Monti chiama a Palazzo Chigi Enrico Bondi, anziano manager che vanta di aver rimesso a posto Montedison e Parmalat che insieme al ministro Giarda, altro super esperto di spesa, deve mettere a punto un ambizioso piano di tagli. Ecco cosa dicono ai giornali. «Giarda: Via subito 100 miliardi di sprechi. Ma è possibile agire su altri 300 miliardi nel lungo periodo» (Corriere, 28-5-2012); «I tagli di Bondi: 14 miliardi in 2 anni» (Stampa, 13-6); «Via 1 statale su 10. Risparmi fino a 36 miliardi» (Corriere, 4-7-2012). «Subito i tagli: risparmi da 26 miliardi in tre anni» (Corriere, 6-7-2012). E per la «dismissione di beni pubblici: una partita da 500 miliardi» (Corriere, 15-6). E poi: «Mannaia di Monti sulle auto blu» (Stampa, 14-1); «Un esercito di 61 mila auto blu: via il 50%» (Repubblica, 14-8). Numeri in libertà difficili da seguire.
 
Arriva Letta e pesca dal Fondo monetario internazionale Carlo Cottarelli e gli dà carta bianca sulla spesa. Cottarelli prepara un corposo dossier mentre il ministro Saccomanni rilancia la centralizzazione degli acquisti presso la Consip. Risparmi: 5 miliardi. Ma fanno muro subito gli enti locali, che non vogliono perdere l’autonomia degli acquisti. Letta riesce a realizzare pochi tagli. È il turno di Renzi che annuncia subito 30 miliardi di tagli ma appena apre il librone di Cottarelli suda freddo: 83 mila esuberi nel pubblico impiego, tagli alla polizia, la chiusura degli uffici decentrati, per non parlare delle pensioni considerate troppo alte. «Solo ipotesi tecniche» smentisce Matteo. Nel 2015 i risparmi dalla spending review potrebbero arrivare a 18 miliardi di euro mentre nel 2016 si potrebbero toccare i 36 miliardi. Ma alla fine il risultato per il 2015 è di appena 5 miliardi, un quarto esatto di quanto inizialmente ipotizzato, a cui si aggiungono tre miliardi già programmati.
 
Laura Della Pasqua  IL TEMPO

PD, D’Alema avvisa Renzi: ‘Il tuo governo cadrà, so perchè e per mano di chi’

Pubblicato da Redazione
 
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Gigi Rovelli, articolista di Blastingnews ci da in esclusiva alcune rivelazioni di D’Alema in merito al Premier:
 
Massimo D’Alema è tornato a parlare di Matteo Renzi e sappiamo bene come l’ex Presidente del Consiglio non risparmi nulla all’attuale capo del governo. In fatto di ‘profezie’ poi, se ne intende eccome: basti pensare all’estate del 2009 quando D’Alema predisse lo ‘scossone’ ai danni del governo Berlusconi, ‘scossone’ poi puntualmente arrivato con lo scandalo della escort Patrizia D’Addario.
 
Nel corso di un’intervista pubblicata dal quotidiano ‘Il Foglio’, l’ex segretario PD afferma che Matteo Renzi non cadrà per mano delle minoranze ribelli, per sgambetti parlamentari o, peggio ancora, per complotti orditi dall’opposizione. No, niente di tutto questo. Il governo Renzi cadrà per mano dei giudici.
 
D’Alema a Renzi: ‘Saranno i PM a farti cadere’ In effetti, i segnali ostili lanciati dai PM all’indirizzo dell’attuale premier non sono di certo mancati negli ultimi tempi. Non è piaciuta certamente la libertà di coscienza che il Partito Democratico ha concesso ai suoi senatori in merito al caso Azzollini, ma ci sono altri ‘casi’ che potrebbero diventare dei veri e propri ‘boomerang’ per l’ex sindaco di Firenze: ci riferiamo alla vicenda della CPL Concordia e delle Coop del golfo di Napoli, oppure al famoso TFR incassato da Renzi (48mila euro lordi) pagato dai contributi versati dai fiorentini o ancora al decreto approvato lo scorso 23 giugno che modifica la legge sulla bancarotta e che piace così tanto alle banche. Mafia Capitale e Cara Mineo: lo scandalo che provocherà il terremoto politico? La goccia che potrebbe far traboccare il vaso, però, potrebbero essere le dichiarazioni rilasciate da Luca Odevaine nel corso degli interrogatori per lo scandalo ‘Mafia Capitale’.
 
L’ex componente del Ministero dell’Interno starebbe collaborando con i magistrati in merito al caso relativo al Centro di accoglienza immigrati di Mineo (CT).
 
Del resto, lo scorso mese di marzo, Salvatore Buzzi, colui che viene considerato il vertice finanziario di ‘Mafia Capitale’ ebbe a dire: ‘Sul Cara di Mineo casca il governo’. Le rivelazioni che potrebbero emergere dall’inchiesta potrebbero essere talmente clamorose da provocare un vero e proprio terremoto politico.
 

Asti: Famiglia da 5 anni senza lavoro, gas luce e cibo. “E’ stato un errore tornare in Italia”

La società civile tanto solidale che governa anche la regione piemonte per questa famiglia NON HA SPAZI DI ACCOGLIENZA 
Il Comune il massimo che ha fato è segnalare i nominativi ad aziende della zona per farli lavorare. 35 euro al giorno per loro non possono essere stanziate.
Solidarietà, ma solo verso i non italiani altrimenti è razzismo
 
 
La disperazione che nasce dall’indigenza, il senso di frustrazione e la sofferenza per una vita che non si riesce a cambiare nonostante gli sforzi e la buona volontà. La crisi economica è un bulldozer che cancella progetti, sogni e futuro soprattutto se non si ha più l’età per chiudersi la porta alle spalle e cercare futuro altrove, magari all’estero. Lo sa bene Angela Falcone, 49 anni di Refrancore, lei che all’estero ci ha vissuto trent’anni prima di ritornare in Italia. Una decisione che senza preamboli definisce «il più grande errore della sua vita».
Lo spiega al fotografo, ai giornalisti e ai suoi concittadini in un giovedì sera come tanti sulla piazza del paese, davanti alle scuole elementari. In mano uno striscione per chiedere «lavoro e dignità», nel cuore la paura di affrontare un altro mese senza gas, luce e cibo. Il marito di Angela, Vincenzo (53 anni) lavora nei cantieri messi a bando dall’Unione Collinare Via Fulvia e a casa porta 500 euro. Troppo pochi per sfamare una famiglia di tre persone, in cui c’è un figlio ventenne disoccupato. Dopo lo sfratto, la famiglia di Angela vive da due anni e mezzo ospite nella casa di un’amica. «Non le posso pagare l’affitto, così come le spese. Per campare ci affidiamo all’aiuto della Caritas o dei vicini che ci portano da mangiare. Non può andare avanti così» spiega Angela, la voce strozzata per l’emozione e la rabbia.
La rabbia sì, perché in Germania il lavoro c’era. E’ stata dura la vita di Angela, malata diabetica. A 12 anni si trasferisce con il fratello dalla provincia di Salerno in Germania dove lavora in una pizzeria. A 15 sposa Vincenzo, muratore, e ha il primo figlio. Ne seguiranno altri quattro. «Tutti ragazzi fantastici» spiega. Nel 2004 la decisione di tornare in patria con quattro dei cinque figli, seguendo una famiglia di Refrancore conosciuta oltre confine. Qui arrivano i primi lavoretti saltuari per il marito e i figli poi però sopraggiunge la grande crisi. I ragazzi tornano in Germania, tranne il più piccolo che rimane con i genitori ma per lui, così come per il padre, il lavoro manca. «Chiedo al Sindaco e al Comune di darmi una mano. Di aiutare la mia famiglia. Abbiamo bisogno di lavoro, senza quello non abbiamo dignità».
Dal Comune rispondono che quanto era possibile è già stato fatto. «Abbiamo ascoltato le problematiche della signora, purtroppo comuni a molte altre famiglie astigiane in questi tempi di crisi. Abbiamo segnalato i nominativi ad alcune ditte della zona ma purtroppo non c’è lavoro. Come amministrazione cerchiamo di fare il possibile» spiega il sindaco Mario Mortara. Due settimane fa, rivela Angela, lo sconforto ha avuto la meglio sul coraggio che la contraddistingue. Sdraiata sul suo letto rivela che avrebbe ingurgitato qualche tranquillante di troppo. Voleva farla finita. «E’ stato mio marito a salvarmi. Mi ha vista priva di sensi ed è intervenuto, schiaffeggiandomi e facendomi vomitare quello che avevo preso» sospira Angela.
In piazza davanti alle scuole elementari la donna è combattiva, sembra aver recuperato determinazione e voglia di vivere. «E’ stato un momento di debolezza, di disperazione. Ad animarmi ora è la rabbia perché non è giusto: non vogliamo la carità, solo un lavoro. Siamo gente onesta. In Germania avevamo un futuro, delle certezze. Lì lo Stato c’era». Chiediamo se pensa mai di ripartire. «Sì se potessi ma con i miei problemi di salute è impossibile ricominciare da capo. E’ stato un errore tornare in Italia. Mi piange il cuore ad ammetterlo, ma se potessi non lo farei più».
 
Lucia Pignari