Legnano: Rientrano dalle ferie e trovano la sorpresa, licenziati in tronco

ah beh se ci sono i sindacalisti a “proteggerli”. Anche a questi 50enni licenziati saran date al termine della CIG vitto e alloggio gratuito??
 
 
Rientrano dalle ferie e non hanno più il posto di lavoro. E’ il dramma che stanno vivendo 12 dei 28 dipendenti della Ramallumin di Legnano, azienda che produce macchinari per il settore tessile presente in città da almeno 40 anni. I lavoratori sono stati licenziati in tronco, con una sola comunicazione, ancor prima che per loro finissero le vacanze estive.
Si tratta del 40 % dei dipendenti, tutti tra i 40 e i 55 anni, lasciati a casa senza adeguati ammortizzatori. Un taglio drastico che «non è determinato da un momento di crisi dell’azienza», denunciano i sindacalisti della Fiom Cgil che, insieme a tre dipendenti della Rsu, stanno seguendo la procedura di apertura di licenziamento dalla fine di maggio. «Il lavoro c’è – assicura Massimiliano Preti, segretario generale della Fiom Ticino Olona -. L’azienda lavora con l’estero, ha diverse commesse in Iraq e in Medio Oriente che necessitano diverse ore di straordinario. Fino a pochi mesi fa si lavorava, infatti, dieci ore al giorno, facendo anche straordinari al sabato. Non sono mai state chieste ore di cassa integrazione. Pare che la proprietà che subentrerà all’interno di Ramallumin non voglia rilevare tutti i lavoratori, avendo già personale con le stesse professionalità. Non ci sembra un’operazione trasparente».
Il sindacato ha avanzato più proposte, tutte rifiutate dalla proprietà: «Avevamo proposto il contratto di solidarietà – racconta Preti – ma l’azienda ha rifiutato, nonostante il costo fosse pari a zero. Abbiamo quindi rilanciato la cassa integrazione straordinaria, ma anche questa possibilità è stata preclusa. Il 12 agosto siamo stati in Regione e abbiamo ricevuto dall’ente la disponibilità a sostenere l’ammortizzatore, ma anche in questo caso l’azienda si è opposta». Al sindacato non resta che impugnare i licenziamenti. L’8 settembre i lavoratori e i sindacati chiederanno il parere di un legale.
 
(Valeria Arini)
lished On: ven, ago 21st, 2015
 

Zuccherificio del Molise spegne i forni, oltre 300 addetti senza lavoro

COLPA DEI choosy italiani, troppo ricchi. Alla società civile della mafia capitale non interessa certo la sorte di queste persone, sono individui di serie B, quelli che non rendono più del business della droga
 
Per la prima volta i forni dello Zuccherificio del Molise sono rimasti spenti. E, se questa micro campagna si farà, questo non avverrà con le procedure tradizionali che rimettono in moto tutto l’impianto. ‘Un lusso accendere i forni’ con un fallimento per la Spa e uno stato di insolvenza per la srl dichiarato dal Tribunale nella sentenza. Ad ‘attivarsi’ presumibilmente a ottobre sarà solo uno zuccherificio mobile che, se da un lato abbatterà di gran lunga i costi, dall’altro non consentirà di utilizzare la maggior parte della manodopera ancora in cassa integrazione. Dieci addetti, più o meno, rispetto agli ottanta a riposo forzato.
Questo ‘stop’ alla campagna ordinaria porta con sé tutta una serie di riflessi a livello di occupazione. Perché negli anni in tanti, giovani e meno giovani, hanno scommesso sullo Zuccherificio per farsi la «stagione». Rinunciando alle giornate al mare pur di raggranellare uno stipendio dignitoso e di campare più di una famiglia. I numeri sono significativi e anche in tempi di «magra» si possono considerare alcune stime. Oltre agli ottanta dipendenti stabili ci sono circa sessanta avventizi e duecentocinquanta stagionali. A questi vanno aggiunti trasportatori e imprese e, ovviamente, i bieticoltori.
Oggi tutto questo ‘bacino occupazionale’ è, in sostanza, azzerato. Non ci sono opportunità né a luglio, tantomeno in agosto. Perché la minicampagna si farà solo a ottobre con le poche bietole seminate sui terreni della Regione e macinate con questo impianto mobile, salvo novità.Guida Turistica 2015 Per il resto ‘deserto’, una considerazione emblematica che riguarda tante famiglie che in passato hanno campato grazie a una delle più importanti fabbriche del Basso Molise.
Oggi, in questi giorni di piena estate, quelli che in passato erano anche i giorni di piena campagna, passando davanti allo Zuccherificio non si avverte il classico ‘odore’ che richiamava alla fabbrica in piena attività e non si vedrà il fumo. Solo silenzio e tanta amarezza aspettando qualche passo avanti per l’acquisto dell’impianto. Il problema riguarda non solo i dipendenti in cassa ordinaria (per i quali è stata richiesta anche la straordinaria) ma anche chi non ha nessuna tutela: gli avventizi e gli stagionali. Dove andranno a lavorare? In quale campo del Basso Molise? Ci sono delle opportunità?
 
Published On: mer, ago 19th, 2015

Disoccupato 58enne minaccia di incendiare un cantie

tutti tutti solidali, un branco di mafiosi tanto in pena per chi sbarca MA se non ci sono 35 euro da guadagnare al giorno a cranio QUESTA STRABICA SOLIDARIETA’ NON ESISTE
 
Paura a Veroli. Un 58enne disoccupato ha contatto questa mattina all’alba la linea di emergenza 113 e annunciato di volersi recare a Roma per dare fuoco al cantiere edile nel quale aveva lavorato. Dopo pochi minuti, l’anonimo ha effettuato un’altra chiamata per far sapere che, armato anche di fucile, avrebbe ucciso una persona. L’operatore della Sala Operativa ha cercato di raccogliere più informazioni possibili sull’interlocutore e allertato la Polizia di Stato di Frosinone per individuare l’autore delle minacce. Le indagini hanno così portato ad un uomo residente a Veroli che, messo alle strette dagli investigatori, ha confessato di essere stato lui a chiamare per via della sua precaria situazione lavorativa. Il cinquantottenne ha detto di essere disoccupato e di nutrire un forte risentimento nei confronti del suo ex datore di lavoro che ancora deve corrispondergli una parte di retribuzione. L’uomo è stato ricondotto alla ragione e dovrà ora rispondere di procurato allarme.
 ago 20th, 2015

Bridgestone: “Tagliatevi lo stipendio” No degli operai, 2 giorni di sciopero

per fortuna ci saranno le risorse a rimpiazzare questi choosy italiani
Hanno avuto l’intera pausa estiva per pensarci. E ieri, alla riapertura della fabbrica, gli operai della Bridgestone di Bari hanno deciso di confermare lo sciopero di 4 ore, oggi e domani, per protestare contro la richiesta di rinunciare alle maggiorazioni individuali in busta paga. Un appello arrivato in maniera inusuale: direttamente dall’amministratore delegato Italia Roberto Mauro con una lettera inviata a ognuno dei 750 dipendenti a ridosso della chiusura estiva dello stabilimento dello scorso 2 agosto: «Cara collega, caro collega» l’incipit della missiva con cui il numero uno dell’azienda ha avvertito i dipendenti che «senza la firma di ciascuno di voi sul documento allegato non sarà possibile proseguire il dialogo sindacale con l’obiettivo di scongiurare la chiusura dello stabilimento in una prospettiva di continuità nel gruppo Bridgestone come auspicato da te e dalla tua famiglia». Ecco perché per i 750 dipendenti dello stabilimento barese — unico sito produttivo in Italia del colosso giapponese degli pneumatici, presente anche a Roma con il centro ricerche e a Milano con il ramo commerciale — non è stata una pausa estiva come le altre. L’allegato da firmare, infatti, è una scrittura privata che contiene la rinuncia a scatti di anzianità, compenso sostitutivo del cottimo, indennità turno, contingenza e altre indennità varie, compresa quella per la doccia. Un taglio a cui la maggior parte dei dipendenti aveva già detto no a fine luglio con una consultazione interna — una sorta di referendum in forma anonima — alla quale hanno partecipato circa 550 operai, il 60% dei quali si è dichiarato contrario alle richieste dell’azienda. Circostanza che ha indotto l’amministratore delegato a scrivere a ognuno dei dipendenti, suscitando l’irritazione dei sindacati: «Abbiamo ritenuto giusto — spiega Giuseppe Altamura, segretario generale Filctem Cgil della provincia di Bari — dare un segnale di risposta forte alla lettera dell’amministratore delegato». La conferma dello sciopero è arrivata dopo la ricognizione fatta ieri dai sindacati: circa 250 dipendenti — un terzo, quindi — ha aderito alla richiesta aziendale e quindi la maggioranza è ancora contraria al taglio della retribuzione individuale. In caso contrario lo sciopero non avrebbe avuto senso. Per Bridgestone, invece, non ha senso opporsi alle richieste: «L’azienda — è la posizione ufficiale — non sta chiedendo ai dipendenti e alle organizzazioni sindacali nulla che non sia incluso nell’accordo firmato da tutte le parti il 30 settembre 2013». E l’amministratore delegato lo ha sottolineato anche nella lettera: del percorso iniziato nel 2013 «manca l’ultimo miglio» e l’auspicio è che possa essere completato «prima dell’incontro decisivo già convocato al ministero dello Sviluppo economico il 2 settembre». All’indomani del quale gli operai della Bridgestone rischiano di ritrovarsi nella situazione del 4 marzo 2013, quando l’azienda annunciò la chiusura dello stabilimento di Bari. Poi evitata grazie all’accordo ricordato dall’amministratore delegato che prevedeva 377 operai in meno, su 950, entro fine 2015 (restano ancora circa 180 esuberi) e la riduzione del costo del lavoro per complessivi 4,2 milioni. Che per i dipendenti si è già realizzata con il taglio medio di 400 euro in busta paga (da 1.700 a 1.300 contro i 1.100 richiesti inizialmente dall’azienda) e che per Bridgestone è da completare con «l’ultimo miglio»: all’incirca altri 200 euro.
 
di Michelangelo Borrillo
 
Fonte corriere

Padova: Punto Snai, 35 dipendenti licenziati per posta

a queste famiglie sarà garantito vitto e alloggio una volta terminata, se la riceveranno, la cassa integrazione???? La solidarietà della mafia è assai selettiva, o meglio , discriminante, se non arrivi con la barca, non puoi essere in difficoltà economiche
 
Una lettera di licenziamento è arrivata in questi giorni ai trentacinque dipendenti del Punto Snai sito sul piazzale della stazione ferroviaria. A denunciare il taglio del personale è stato un impiegato, che al momento vuole tenere l’anonimato. «Siamo 35 famiglie che di punto in bianco ci siamo ritrovate con le serrande abbassate da parte del.(…)
Leggi tutto su ilgazzettino

LE CHAOS GREC ANNONCE L’ECHEC DEFINITIF DE L’UNION “EUROPEENNE” COMME PROJET POLITIQUE !

Luc MICHEL pour PCN-INFO/ 2015 08 21 /  Avec Libération – LLB – Nouvel Obs – PCN-SPO/ https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.office http://www.scoop.it/t/pcn-spo

“Nous avons trahi la grande majorité du peuple grec !”

PIH - LM chaos grec et echec de l'Ue (2015 08 21)  FR (1)

– Yanis Varoufakis.

Le chaos grec (1) démontre que les formations populistes ne représentent pas une alternative à gauche comme à droite. Parce qu’elles restent intrinsèquement des formations DU système (de la droite ou de la gauche du système) et pas CONTRE ce système, dirigées par des créatures du système, franc-maçons comme ceux de Syriza ou du FdG français, ou millionnaires comme les Le Pen et cie).

Ce chaos est le résultat non seulement de la corruption de la particratie grecque mais surtout de l’égoïsme de Berlin et Bruxelles. Il débouche sur la misère du peuple et même la menace néofasciste (Aube dorée). A noter que la politique atlantiste appuyée par Berlin et Bruxelles en Ukraine a donné les mêmes épouvantables résultats, y compris là bas la réalité d’un néofascisme (Praviy Sektor et Svoboda, lié au FN jusqu’en 2013) associé au pouvoir de la Junte de Kiev (via les ministères de forces et la Garde Nationale).

Athènes et Kiev ne sont pas des erreurs de casting politique mais bien le résultat d’une politique erronée conduite aveuglément.

UNE IMPOSTURE NOMMEE TSIPRAS

Tsipras, politicien rusé et habile, n’est pas le parangon de « démocratie » vanté par ses partisans de gauche ou Marine Le Pen. Il aurait été cet homme modèle s’il avait accepté la main tendue par Poutine (cà aurait été un séisme géopolitique) et sil avait respecté les résultats du Référendum grec …

PIH - LM chaos grec et echec de l'Ue (2015 08 21)  FR (2)

Mais qu’a fait Tsipras en bon politicien du système ?

Il s’est fait tout d’abord élire, avec Syriza, en janvier 2015, en promettant n’importe quoi (et on comprend donc immédiatement l’empathie de Marine Le Pen, autre pro de « l’attrape tout »). Il a ensuite fait tout le contraire de ses promesses électorales, dès le début du gouvernement Syriza. Il a ensuite organisé le référendum populaire de Juillet 2015, manipulant une opinion publique grecque et mondiale qui voyait là la réapropriation du pouvoir par le peuple contre les oligarchies politico-financières de Bruxelles, Berlin et New-York … Et comme en janvier, il n’a tenu aucun compte des résultats du référendum, a pris des positions strictement inverses et a signé un accord validant des mesures entièrement opposées aux promesses électorales de Syriza et au résultat du référendum !

Ce sont maintenant des élections anticipées, simplement pour prendre de vitesse l’aile non-opportuniste de Syriza qui a fait scission (2), et rester au pouvoir.

NE PAS JETER LE BEBE AVEC L’EAU DU BAIN :

LE REFERENDUM RESTE L’ARME POPULAIRE PAR EXCELLENCE !

De tout cela il restera l’idée du Référendum, instrument premier de la Démocratie Directe, comme arme du retour au véritable pouvoir du peuple. Trahit par Tsipras, nié par Bruxelles, où l’on hait l’idée même du Référendum de la Crimée à la Grèce, mais qui inspire désormais les masses en colère. En Afrique notamment dans la lutte contre le colonialisme économico-financier du Franc CFA, imposé par Paris dans l’ancien « pré carré français », cette Françafrique toujours bien vivante.

A la question posée par les journalistes du NOUVEL OBS « A quoi aura servi le référendum finalement ? », Yanis Varoufakis, le flamboyant et tout impuissant ex ministre grec des fiances, répond :  « Pour la Grèce, il n’aura servi à rien. Il n’a pas aidé le gouvernement. Il n’a pas non plus aidé le peuple qui a voté “Non”. Le peuple a été abandonné et trahi. Et pourtant, à cette occasion, les peuples européens ont vu qu’il pouvait y avoir des citoyens fiers qui refusaient les chantages et ne se faisaient pas manipuler par leurs médias. Les Grecs ont montré l’exemple aux autres peuples européens. Mais le leadership politique grec, moi y compris, n’a pas su capter cette résistance populaire et la transformer en une force pour mettre fin à l’autoritarisme et l’absurdité du système. »

L’UE A TUE L’IDEE EUROPEENNE A BRUXELLES …

La CEE, puis l’UE, ont été construites sur le double principe de la solidarité et de la subsidiarité, et leur politique extérieure sur la pierre angulaire de la paix en Europe (“plus jamais de guerre entre européens”). Du bombardement de Belgrade en 1999 (première capitale européenne bombardée depuis 1945) au dépeçage de la Yougoslavie, de la politique dite du “partenariat oriental” (cheval de Troie de l’OTAN à l’Est) à la confrontation agressive avec Moscou, des diktats de Mme Merkel au protectorat sur la Grèce (certains dénonçant avec raison un «coup d’Etat» de l’Union européenne), l’UE a débouché sur un échec global. Il sera définitif.

L’UE n’est plus un projet émancipateur pour le continent européen. EtoufFement des peuples, soumission à la finance mondiale et vassalisation aux USA (que s’apprête à consacrer le “traité transatlantique”), l’Europe occidentale reste un marché néocolonial organisé au profit des intérêts géopolitiques et économiques de Washington. Les trente dernières années ont été des années totalement perdues pour l’UE.

… C’EST AUJOURD’HUI MOSCOU QUI PORTE L’ESPOIR DU CONTINENT

Car ce constat d’échec politique, nous le dressions déjà il y a trois décennies avec notre “Ecole géopolitique euro-soviétique” (3), qui voyait déjà dans Moscou la seule alternative pour unifier et libérer la Grande-Europe eurasiatique de Vladivostok à Reykjavik. En 2015, rien n’a hélas changé et la “seconde Europe” (4) qui se construit autour de Moscou (Union Economique Eurasienne, OCS, OTSC, etc) (5) est le dernier espoir de l’Eurasie, dont l’Europe-croupion, la petite Europe américanisée de Bruxelles n’est que la version impuissante et la partie colonisée.

Le chaos grec, si révélateur du chaos ouest-européen annoncé, n’est ici que le symptôme du mal, un bouton de fièvre qui précède la maladie.

LM

(1) Lire : Grèce: “Unité populaire”, le nouveau parti des dissidents de Syriza

http://www.lalibre.be/actu/international/grece-unite-populaire-le-nouveau-parti-des-dissidents-de-syriza-55d72ebd35708aa437a47500

(2) «Tsípras ne donne pas le temps à son opposition interne de s’organiser»

http://www.liberation.fr/monde/2015/08/21/tsipras-ne-donne-pas-le-temps-a-son-opposition-interne-de-s-organiser_1366934

(3) Lire : PCN-TIMELINE / IDEOLOGIE / 1984 : LE PCN REINVENTE L’‘EURASISME’ MODERNE

http://www.lucmichel.net/2014/05/30/pcn-timeline-ideologie-1984-le-pcn-reinvente-leurasisme-moderne/

Et :

PCN-SPO / L’EURASIE EST UNE IDEE EN MARCHE. MAIS QUI PARLAIT DE L’EURASIE ET DE L’EURASISME IL Y A 30 ANS ?

http://www.lucmichel.net/2014/05/31/pcn-spo-leurasie-est-une-idee-en-marche-mais-qui-parlait-de-leurasie-et-de-leurasisme-il-y-a-30-ans/

(4) Lire : EODE THINK TANK/ GEOPOLITIQUE / THESES SUR LA « SECONDE EUROPE » UNIFIEE PAR MOSCOU

http://www.eode.org/eode-think-tank-geopolitique-theses-sur-la-seconde-europe-unifiee-par-moscou/

(5) Voir : EODE-TV/ GEOPOLITIQUE/ COMMENT MOSCOU ET PEKIN BATISSENT L’ALTERNATIVE A LA DOMINATION MONDIALE AMERICAINE / LUC MICHEL SUR AFRIQUE MEDIA TV

http://www.eode.org/eode-tv-geopolitique-comment-moscou-et-pekin-batissent-lalternative-a-la-domination-mondiale-americaine-luc-michel-sur-afrique-media-tv/

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LA GEOPOLITIQUE VUE DES USA : LE CAUCASE A NOUVEAU POINT DE CONFRONTATION ENTRE LA RUSSIE ET L’OCCIDENT SELON STRATFOR

BL pour EODE think tank / avec Stratfor/ 2015 08 20/

http://www.eode.org/

https://www.facebook.com/EODE.org

EODE TT - VU DES USA caucase confrontation (2015 08 20)  FR (2)

“Se faire enseigner par l’ennemi est un devoir et un honneur”

– Général Haushofer, géopoliticien allemand

(le père du concept de « Bloc continental »).

Le Bloc américano-atlantiste tente toujours d’empêcher l’expansion de l’influence russe sur les territoires de l’ancienne “périphérie soviétique”, cetr « étranger proche » vital pour Moscou. Et le Caucase pourrait bien devenir à nouveau (se souvenir des années 2003-2008) une nouvelle zone de conflit après l’Ukraine, notent les analystes de STRATFOR (1). La confrontation entre la Russie et l’Occident américanisé s’est accentuée avec l’aggravation du conflit ukrainien. L’épicentre de cette confrontation, qui a pris des allures de nouvelle guerre froide (2), pourrait se déplacer de l’Ukraine vers le Caucase, et plus précisément en Géorgie, en Arménie et en Azerbaïdjan, estiment les experts de Stratfor, le principal Think Tank américain de renseignement privé et d’analyse stratégique.

GRANDES MANŒUVRES DANS LE CAUCASE :

WASHINGTON ET BRUXELLES (OTAN ET UE) VERSUS MOSCOU

Le Think Tank US précise qu’après le conflit militaire osséto-géorgien en 2008, où la Russie avait du intervenir pour protéger la petite République auto-proclamée d’Ossétie du Sud (3) agressée par le régime géorgien pro US de Sakhasvili, la Russie avait renforcé sa présence militaire en Arménie et atteint des positions économiques et politiques très fortes dans ce pays (qui a notamment adhéré en 2015 à l’Union Economique Eurasiatique ; la « Seconde Europe » organisée autour de Moscou). La présence militaire en Arménie, en Abkhazie et en Ossétie du Sud, ainsi que la coopération avec l’Azerbaïdjan dans le domaine de la sécurité, assure à la Russie la position de puissance extérieure dominante dans la région, estiment les analystes de STRATFOR.

« Cependant, l’Occident n’a pas l’intention de permettre l’expansion de l’influence russe sur les territoires de l’ancienne périphérie soviétique. Pendant l’insurrection en Ukraine, les USA et l’UE ont soutenu le renversement du gouvernement prorusse de Kiev en faveur d’un autre, plus orienté vers l’Occident. Et les pays occidentaux ont clairement laissé entendre que leur soutien ne se limiterait pas à l’Ukraine seule. L’Occident a commencé à construire des bases militaires en Europe centrale et orientale, et à élargir sa coopération dans le domaine de la sécurité avec certains autres pays des anciennes périphéries soviétiques” (Géorgie et Moldavie, notamment), expose l’analyse du Think Tank US.

LES EXERCICES MILITAIRES DE L’OTAN EN GEORGIE

Les manœuvres annuelles de l’Otan Agile Spirit 2015 ont eu lieu du 7 au 22 juillet 2015 en Géorgie. La cérémonie du début des exercices a eu lieu dans la base militaire de Vaziani près de Tbilissi. Ces manœuvres sont organisées chaque année depuis 2011. Cette fois-ci, un bataillon géorgien ainsi que 220 Marines américains et 20 soldats de Bulgarie, de Lettonie et de Lituanie y prenaient part. “L’Otan aide la Géorgie à développer ses forces armées. Les manoeuvres Agile Spirit contribue à ce développement”, a déclaré le général britannique Adrian Bradshaw, commandant adjoint de l’Otan en Europe. Les exercices au cours desquels les militaires géorgiens « acquièrent une préparation spéciale pour participer aux opérations militaires internationales », notamment en Afghanistan, sont organisés dans le cadre de la coopération militaire des Etats-Unis et de l’Otan avec la Géorgie.

EODE TT - VU DES USA caucase confrontation (2015 08 20)  FR (4)

RETOUR AUX ANNEES 2003-2008 :

LE CAUCASE A NOUVEAU POINT DE CONFRONTATION CENTRAL ENTRE LA RUSSIE ET L’OTAN

Les analystes de STRATFOR concluent donc que le Caucase pourrait devenir à nouveau un point de confrontation central entre la Russie et l’Occident. En témoigne aussi l’ouverture du centre de formation de l’Otan en Géorgie prévue fin août 2015.

En outre, souligne STRATFOR, après l’éclatement de la crise en Ukraine, le conflit territorial entre l’Azerbaïdjan et l’Arménie au sujet du Nagorno-Karabakh s’est aussi brusquement aggravé, après deux décennies de calme relatif (4).

Le patron d’EODE, Luc MICHEL, résumait récemment la question du Haut-Karabakh :

« le Nagorny-Karabakh (capitale Stepanakert), qui se veut « le deuxième Etat arménien », enclave à majorité arménienne en Azerbaïdjan, a fait sécession de Bakou au terme d’un conflit armé qui a fait, entre 1988 et 1994, des milliers de morts. Le Haut-Karabakh bénéficiait, au sein de la république soviétique d’Azerbaïdjan, du statut de région autonome. En 1988, à la faveur de la perestroïka gorbatchévienne, la population locale a exigé la réunification de l’enclave à la république soviétique d’Arménie. Malgré de multiples tentatives de Moscou de faire revenir le calme dans le pays, une véritable guerre a éclaté entre la région et l’Azerbaïdjan après la chute de l’URSS en 1991. Le 2 septembre 1991, les autorités séparatistes ont proclamé l’indépendance de la République du Haut-Karabakh englobant la région autonome du Haut-Karabakh et le district de Chaoumian. Un cessez-le-feu est intervenu en 1994 mais la situation reste tendue, malgré des efforts de médiation du groupe de Minsk de l’OSCE. Depuis, des négociations sont en cours à différents échelons entre Bakou et Erevan. »

* Lire :

Luc MICHEL pour EODE Think Tank,

GEOPOLITIQUE / CAUCASE : LA GUERRE « GELEE » DU NAGORNO-KARABAKH

Sur http://www.eode.org/eode-think-tank-geopolitique-caucase-la-guerre-gelee-du-nagorno-karabakh/

« La Russie occupe une position diplomatique modérée à l’égard de cette question », notent les analystes de STRATFOR. Moscou appelle en effet à un dialogue entre les deux pays et, en tant qu’élément de dissuasion, continue ses livraisons militaires aux deux pays.

LB / EODE THINK TANK

(1) “Certain areas of the Caucasus are strategically valuable and thus subject to frequent tensions”, in STRATFOR, THE MEANING OF PLACE: THE CAUCASUS FLASHPOINT, June 25, 2012.

(2) Cfr. TENSION USA-RUSSIE : LUC MICHEL ANALYSE LA NOUVELLE COURSE AUX ARMEMENTS SUR LA RADIO IRANIENNE ‘IRIB’, Téhéran, 20 juin 2015,

sur https://vimeo.com/131976652

(3) Ex-région autonome de la Géorgie d’après la division administrative de l’URSS, l’Ossétie du Sud (capitale Tskhinvali) a proclamé son indépendance le 20 septembre 1990. Tbilissi a alors riposté et les opérations militaires ont fait des milliers de morts de part et d’autre de 1990 à 1992. Lors du premier référendum de janvier 1992, au lendemain de la disparition de l’URSS, l’Ossétie du Sud s’est massivement exprimée en faveur de son indépendance envers la Géorgie. Les Sud-Ossètes mettent le cap sur le rapprochement avec l’Ossétie du Nord, république du Caucase du Nord russe, notant que les Ossètes, du Nord comme du Sud, ont bénévolement intégré la Russie en 1774, une bonne trentaine d’années avant la Géorgie. Près de 99% des Sud-Ossètes ont dit « oui » au référendum organisé le 12 novembre 2006 par les autorités séparatistes et proposant de faire de la région un Etat indépendant. Tskhinvali ne cache pas son objectif stratégique de réunification avec l’Ossétie du Nord, une république russe du Caucase du Nord, et refuse catégoriquement de reconnaître la souveraineté géorgienne sur son territoire.

(4) “As violence escalates in the disputed region, Stratfor looks back at the recent history of the Caucasus”, in STRATFOR, WITH RENEWED VIOLENCE IN NAGORNO-KARABAKH, A CHRONOLOGY OF ARMENIAN-AZERBAIJANI RELATIONS, August 5, 2014.

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# POURQUOI LIRE STRATFOR ?

Luc MICHEL pour EODE Think Tank :

LA GEOPOLITIQUE VUE DES USA : LES ANALYSES GEOPOLITIQUES ET GEOSTRATEGIQUES DE “STRATFOR INTELLIGENCE” SUR EODE

Sur http://www.eode.org/eode-think-tank-la-geopolitique-vue-des-usa-les-analyses-geopolitiques-et-geostrategiques-de-stratfor-intelligence-sur-eode/

Selezioni di docufilm di Fulvio Grimaldi

Qui di seguito i link per tre brevi selezioni di docufilm di Fulvio Grimaldi, selezioni trasmessi da Pandora TV.

Il primo è da “L’ITALIA AL TEMPO DELLA PESTE – GRANDI OPERE, GRANDI BASI, GRANDI CRIMINI”.. In questa selezioni ci si limita al capitolo sulle basi della morte in Sardegna, ma l’intero film, di 90′, tratta alcune delle più emblematiche aggressioni al nostro territorio, come sancite dal renziano SBLOCCA ITALIA”: trivelle in mare e in Basilicata, gasdotti in puglia, rifiuti a La Spezia, basi in Friuli, grandi navi e Mose a Venezia, Camp Darby a Pisa…..

Il secondo è tratto da un docufilm sull’Iran di oggi: “TARGET IRAN” e rovescia l’immagine di questo paese, definito “Canaglia”, che ci viene data dai media in linea con Washington e Israele.

Il terzo si intitola “MESSICO: ANGELI  E DEMONI NEL LABORATORIO DELL’IMPERO”  e illustra cosa è successo al Messico, di Emiliano Zapata e Pancho Villa dopo l’adozione del Nafta, trattato di libero scambio con gli Usa, modello del TTIP che Usa e UE vogliono imporre all’Italia.

I docufilm di Fulvio Grimaldi, come elencati su www.fulviogrimaldicontroblog.info, si possono richiedere a visionando@virgilio.it

http://www.pandoratv.it/?p=3824=  Peste

http://www.pandoratv.it/?p=3763    Iran

https://youtu.be/BnRZB8W7Jc4   Messico

Appetiti delle cosche di San Mauro sulla Tav in Val di Susa: scarcerato uno degli indagati chiave

due pesi e due misure…

http://laprovinciakr.it/cronaca/appetiti-delle-cosche-di-san-mauro-sulla-tav-in-val-di-susa-scarcerato-uno-degli-indagati-chiave

TORINO – Le dichiarazioni di due pentiti e l’amicizia con il boss non bastano: per questo motivo la Cassazione ha annullato l’ordine di custodia cautelare per Alberto C., una delle 31 persone coinvolte nell’inchiesta ‘San Michele’ della procura di Torino sulla presenza della ‘ndrangheta in Piemonte e sui tentativi di infiltrarsi negli appalti pubblici, compresi quelli per il cantiere della ferrovia Tav in Valle di Susa [LEGGI ARTICOLO http://laprovinciakr.it/cronaca/tentativo-infiltrazione-sulla-tav-in-valle-susa-la-procura-di-torino-chiude-inchiesta-con-31-indagati ] Alberto C., secondo gli inquirenti, fa parte del ‘locale’ di San Mauro Marchesato (Crotone) che sarebbe diretto da Angelo Greco e che aveva delle propaggini nel Torinese. La Corte, nelle motivazioni, si è pronunciata su un’ordinanza del tribunale del riesame di Torino e ha affermato che i due pentiti hanno reso indicazioni “generiche” e non hanno descritto “con puntualità le mansioni” all’interno della cosca. Inoltre, il fatto che C. nel 2012 accompagnò Greco al matrimonio della nipote (alla cerimonia presero parte “numerosi esponenti della cosca”) o che abbia fatto diversi viaggi con lui dalla Calabria a Torino non giustificano, sempre secondo la Corte, l’accusa di far parte dell’associazione. L’udienza preliminare dell’inchiesta San Michele è in corso a Torino da maggio.