A BRUXELLES LE LINEE GUIDA EUROPEE DEL DIRITTO DEI ROBOT

se lo dice la stampa quindi, non si può parlare di “gomboddisti”..
E poi il transumanesimo sarebbe fantasia eh?

Dalle protesi biomeccaniche alle auto che si guidano da sole, servono nuove leggi per stabilire diritti e doveri delle macchine. E c’è chi propone di dare agli automi un’entità giuridica: ecco perché.
2 ottobre 2014 
[La Stampa] Presto saranno tra noi, sempre più numerosi e in tante forme diverse.
Gireranno senza carta d’identità, si orienteranno con sensori e software, dovrebbero renderci la vita più facile e confortevole.
Ma si porteranno dietro una domanda: a quali leggi obbedisce un robot? La risposta è che non c’è una risposta sola, valida per tutti i casi.
Servirà un “codice robotico” dettagliato e di respiro europeo, che distingua in base al tipo di robot e alle sue funzioni e magari sia pronto in tempo, prima che il futuro sia già qui.
È questa – in estrema sintesi – la conclusione degli esperti che sul tema lavorano ormai da un anno e mezzo, cinque atenei riuniti nel consorzio universitario RoboLaw e guidati dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Un rebus a cinque dimensioni
Il documento prodotto dagli esperti di RoboLaw è stato presentato qualche giorno fa a Bruxelles, a Commissione e Parlamento europei. Spiega tutta la complessità della questione ma propone un approccio “morbido”, senza vincoli troppo rigidi che finiscano per frenare un settore che – secondo uno studio McKinsey – rischia di valere 4,5 trilioni di dollari all’anno entro il 2025.

Trovare leggi a misura di robot dovrà essere un processo condiviso tra istituzioni, produttori, consumatori. Su cinque grandi temi. Primo: sicurezza e ambiente. Secondo: responsabilità. Terzo: proprietà intellettuale. Quarto: privacy e protezione dei dati. Quinto: capacità dei robot di completare transazioni con valore legale.
Constatazioni amichevoli problematiche
L’esempio più evidente di quanto la robotica abbia bisogno di regole è quello dei veicoli a guida assistita, delle automobili capaci di moderare la velocità in base alle indicazioni che arrivano da sensori posti sulla strada, o calibrare lo stile di guida in funzione del traffico. Una frontiera prossima, ben più dell’auto che si guida da sola, e che basta a sollevare tante questioni. Chi paga se il sistema non funziona e crea un incidente? Chi garantisce la sicurezza degli utenti?

“Limitare le responsabilità dei produttori”
Le stesse domande si pongono anche per tecnologie mature e in parte già adottate, come le protesi robotiche. «Sono arti meccanici progettati per riprodurre i movimenti di un braccio o una gamba, quindi possono creare danni a terzi, in caso di malfunzionamento», spiega Erica Palmerini, docente di diritto privato alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e coordinatrice di “RoboLaw”.

«In questo caso l’assenza di norme specifiche è uno dei limiti all’innovazione: produttori e sviluppatori corrono il rischio di trovarsi coinvolti in controversie, con esiti imprevedibili. Limitare la loro responsabilità, consentendo però alle vittime di essere compensate, diventa importante».

Dati al sicuro, fin dall’inizio
L’altro, enorme fronte da prendere in considerazione è quello della privacy. Un tema che già oggi è al centro del dibattito e che – in un futuro di robot chiamati a seguirci passo dopo passo – sarà questione ancor più decisiva. La soluzione proposta dagli esperti di RoboLaw è in tre parole: “privacy by design”. I nuovi sistemi vanno cioè progettati fin dall’inizio in modo che integrino sistemi per la protezione di dati e informazioni.

Robot con personalità giuridica
Guardando ancora più in là e al mondo – ancora tutto in via di sviluppo – dei robot umanoidi, la frontiera legale è un’altra ancora: trovare una collocazione nella società per i nuovi individui cibernetici.

Spiega Palmerini: «C’è chi propone di dar loro addirittura personalità soggettiva e diritti, ma ci arriveremo se e quando avremo davvero macchine pensanti. Quelle che si stanno sviluppando oggi non lo sono, però potranno essere usate come ‘badanti’, per l’assistenza a malati, anziani o disabili.

Dare a questi robot un’entità giuridica significa abilitarli a fare piccoli acquisti o pagare bollette. E potrebbe servire anche a risolvere il nodo della responsabilità, che ricadrebbe direttamente sul robot. Certo, un robot non ha un patrimonio per compensare eventuali danni, ma potrebbe essere dotato di un fondo misto, con il contributo di utenti, produttori e – perché no? – anche delle istituzioni».
http://www.ilnavigatorecurioso.it/2014/10/02/a-bruxelles-le-linee-guida-europee-del-diritto-dei-robot/

DIETRO L’UNDERSTATEMENT DI OBAMA-KERRY, L’ATTACCO ALLA SIRIA E ALL’EUROPA

kerry-obama
La vera notizia di questi giorni non riguarda i video-omicidi dell’ISIS, ma il fatto che, con il pretesto dell’ISIS, gli USA stiano bombardando la Siria. Da molti giorni gli aerei USA stanno colpendo le installazioni petrolifere siriane, con la giustificazione che sarebbero sotto il controllo dell’ISIS, ma nessuna prova è stata mai fornita a riguardo. La campagna mediatica sull’ISIS denota le tipiche tecniche dell’infantilizzazione dell’opinione pubblica, costretta ad inseguire i fantasmi di fiabe/horror, mentre le notizie autentiche rimangono sullo sfondo. Ad esempio, il nuovo emiro del Qatar fa sapere al mondo che non vi è speranza di sconfiggere l’ISIS se non si liquida prima Assad.
 
Quale potrebbe essere il nesso tra le due cose, la sconfitta dell’ISIS e l’eliminazione di Assad? Il nesso è lo stesso Qatar. Infatti, in base alle notizie non di Russia-Today, ma della stessa stampa “occidentale”, è tuttora proprio il Qatar il maggiore finanziatore dell’ISIS; e siamo sull’ordine dei miliardi di dollari. Il Qatar è, dopo Israele, il più importante alleato/complice degli USA nella regione del Vicino-Medio Oriente, e ciò deve pur indicare qualcosa riguardo la vera natura dell’ISIS.
 
Oggi per molti c’è di che spassarsi con dibattiti storici infiniti su quale sia il vero Islam; ma la fiaba-ISIS è fornita anche in una versione hard per un pubblico a cui piacciano le trame più intricate. Come già aveva fatto in passato per Al Qaeda, Hillary Clinton ha ammesso che i jihadisti dell’ISIS (o ISIL) sono una creazione degli USA, che poi sarebbe sfuggita di mano. L’ex segretario di Stato USA attribuisce però la colpa di tutto alla eccessiva prudenza di Obama, il quale non avrebbe saputo affondare il colpo contro Assad quando era il momento, ed ora si ritroverebbe con la grana ISIS da gestire. La Clinton fa ricorso a tutto il repertorio del machismo occidentalistico, arrivando ad indicare Netanyahu come il modello da imitare. Peccato che Netanyahu, nonostante il divario di forze a suo favore e la sua escalation criminale, non l’abbia affatto spuntata con Hamas.
 
  Ma queste sono circonvoluzioni demenziali per filoamericani ad ogni costo, infatti la Clinton non ci spiega in che modo la caduta di Assad avrebbe potuto rendere maggiormente gestibili le milizie ISIS, visto che la Libia dopo la caduta di Gheddafi è diventata appunto una base per milizie jihadiste. Obama e Kerry sono spesso rimproverati dai commentatori più “occidentalisti” per essersi dimostrati deboli nella vicenda siriana e di essersi ritirati ingloriosamente di fronte ai “niet” di Putin. Al contrario, l’attacco alla Siria, grazie all’invenzione dell’ISIS, ora è in pieno svolgimento. L’ISIS non è per niente sfuggita di mano, visti i risultati che sta dando. Obama dice che non invierà truppe ad occupare terre straniere, ed infatti oggi agli USA non conviene affrontare i costi di un’occupazione, dato che è più che sufficiente la destabilizzazione per ottenere i propri scopi.
 
  Obama e Kerry sono probabilmente soltanto dei public relation-men a cui è affidata la messinscena dell’understatement, cioè di questi USA in panni dimessi, incerti e di basso profilo; mentre invece l’aggressività imperialistica si esercita in modo sempre più spregiudicato dietro le quinte del palcoscenico mediatico. Le cose non vanno diversamente in Europa, dove pure vige il rituale lamento circa una presunta carenza di leadership negli USA, che sarebbe alla base del presunto stallo nei negoziati per il nuovo mercato transatlantico, il TTIP.
 
Che il negoziato USA-UE sul TTIP tenda allo stallo, è del tutto normale, visto il grado di incompatibilità delle legislazioni delle due aree. Ma le prospettive del TTIP non sono affatto legate alle sorti del negoziato. Un noto economista come Stiglitz ha potuto facilmente osservare che già attualmente non esistono norme o dazi che impediscano il crescere del volume di scambi commerciali tra USA e UE, e che il vero oggetto del contendere riguarda l’allargamento del margine di manovra per le multinazionali, ed il conseguente restringimento della possibilità per gli Stati di introdurre norme di tutela per i consumatori e per l’ambiente. In base a queste considerazioni, era stata consegnata alla Commissione Europea una petizione popolare con un milione di firme per opporsi al TTIP, ma la Commissione di Barroso l’ha respinta. Anche se le trattative non procedono, il TTIP comunque non si tocca.
 
Il punto è che ciò che non può raggiungere il negoziato, può ottenerlo invece un annichilimento politico/istituzionale non solo dell’UE, ma degli Stati europei. In questo senso, ancora una volta qualsiasi catastrofismo giunge in ritardo, dato che la catastrofe è già avvenuta. Oggi infatti in Europa il soggetto dominante è già un’istituzione esterna all’Unione Europea, cioè il Fondo Monetario Internazionale, il componente principale della cosiddetta Troika. Le “cure” del FMI stanno riducendo la UE a quella condizione di agonia che consentiranno agli USA di varare il TTIP presentandosi non come un semplice partner commerciale, ma ancora una volta come il salvatore dell’Europa, magari contro la tirannia del presunto “Quarto Reich” tedesco. Ma il “Quarto Reich” è solo il paravento mediatico per l’ingerenza e la destabilizzazione di marca FMI.
 
Il FMI è oggi la massima potenza europea, ma non si è insediato in Europa solo ieri o l’altro ieri. Non provengono dal FMI solo Padoan o Saccomanni, o Dini. Eugenio Scalfari propone oggi di commissariare l’Italia affidando definitivamente le chiavi di casa al FMI. Ma già negli anni ’60 e ’70, Scalfari era un supporter di Guido Carli, il governatore della Banca d’Italia dal 1960 al 1975. Ebbene, Carli proveniva – guarda la coincidenza – proprio dal FMI, dove aveva militato come direttore esecutivo per l’Italia dal 1947 al 1950. Se si considera che il FMI è stato reso operativo solo dal 1946, Carli può essere considerato il pioniere di una pluridecennale conquista coloniale.
 
Agli inizi degli anni ’70 sul settimanale “l’Espresso” comparvero degli articoli di argomento finanziario con la firma “Bancor”, che vennero attribuiti a Guido Carli. Come al solito si fornì un diversivo ludico: far discutere su chi fosse Bancor, e non su chi fosse veramente Carli. Oggi il problema è lo stesso. Basta un piccolo spostamento dell’attenzione, e si è pronti a farsi abbindolare dagli slogan dell’esercito di ghost writer messo a supporto di Matteo Renzi.
 
Fonte: Comidad

SE LO DICE LUI…..

2 Ottobre 2014

1. la tenuta del tessuto sociale E’ A RISCHIO

2. la ricchezza delle famiglie E’ MINACCIATA

3. le prospettive dei giovani SONO COMPROMESSE

4. la caduta del PIL Italia E’ SUPERIORE alla depressione del ’29

5. la tenuta del tessuto sociale E’ A GRAVE rischio

Lo ha detto il Ministro dell’Economia, Padoan e nessun ministro si era mai espresso in questi termini prima di lui…..SIAMO AL CAPOLINEA E NON SANNO NEMMENO COME DIRLO…
http://informare.over-blog.it/2014/10/se-lo-dice-lui-1-la-tenuta-del-tessuto-sociale-e-a-rischio-2-la.html

SHISH ECONOMY ANTEPRIMA di domattina: PROMETTE MENO TASSE ED INVECE STANGA, TRUCCA LA CRESCITA SUL DEF PER FAR CREDERE CHE LE TASSE LE HA TAGLIATE

giovedì 2 ottobre 2014
 
  
SHISH ECONOMY
 
Come il peggior truffatore seriale della storia, il Salsicciaio:
 
– DICE DI VOLER TAGLIARE LE TASSE
 
– INVECE LE AUMENTA CONSIDEREVOLMENTE
 
– QUINDI NEI DOCUMENTI UFFICIALI FA FIGURARE UNA CRESCITA CHE NEANCHE SE SI SVALUTASSE LA MONETA SOVRANA (che oggi in tempi di deflazione consente al massimo una crescita del 3%) SI POTREBBE AVERE = 2,23%
 
Come al solito pensate che io sia un folle?
Eccovi il dettaglio scovato all’interno di un bel documento di 80 pagine la cui sostanza è tutta nascosta qua:
 
SHISH-DUE-E-VENTITRE-DI-CRESCITA
Il Diavolo fa le pentole MA ancora qualcun altro è più bravo di lui a fare i coperchi!
 
Maurizio Gustinicchi: scenarieconomici.it

Senatore McCain ammette i contatti con “Stato Islamico”

jueves, 2 de octubre de 2014

mccain-isis

Il senatore McCain, nel corso di una intervista televisiva, ha confermato di aver incontrato e -dal maggio 2013- di mantenere relazioni con i capi delle bande terroriste che agiscono indistintamente in Iraq e Siria. Ha replicato in tono sferzante alle critiche di Rand Paul che lo accusa di collusione con il capo del “Califfato islamico” Al-baghdadi.
McCain ha perso le staffe ed ha così ammesso implicitamente la grave accusa. “Rand Paul è stato qualche volta in Siria? No, non c’è stato. Si è incontrato qualche volta con lo Stato Islamico? No, non l’ha mai fatto. Si è riunito con qualcuna di queste persone? No, no! Conosco a questa gente e sto in contatto con loro. Lui no..” E’ una ammissione pubblica di complicità secondo il sito Counter Current News
: “¿Ha estado Rand Paul alguna vez en Siria? ¿Se ha encontrado alguna vez con el Estado Islámico? ¿Se ha encontrado alguna vez con alguna de estas personas? ¡No, no, no! (…) Conozco a esta gente. Estoy en contacto con ellos todo el tiempo. Y él, no. No lo está. No lo está”
 

L’Isis, strumento mondiale per l’instaurazione del NWO

Di Salvatore Rocca
 
“Le guerre mondiali cambiano i mondi e se si possiede un’agenda globale i problemi globali permettono di offrire soluzioni globali.” Inizia così l’intervista rilasciata da David Icke a Luke Rudkowski, ex giornalista BBC ed attualmente attivista di “We Are Change”, per spiegare come il mondo si stia dirigendo sempre più verso lo scoppio della Terza Guerra Mondiale. Tra le cause scatenanti del prossimo conflitto planetario potrebbe esserci anche l’Isis, il gruppo jihadista che sta promuovendo il ritorno del califfato in Iraq e Siria e la formazione dello Stato Islamico.
 
Icke, giornalista autore di numerosi volumi sulla teoria della cospirazione globale, spiega che la Terza Guerra Mondiale rappresenterebbe l’unica via per la costituzione di “uno stato globale con un governo mondiale e un esercito mondiale. L’Isis – prosegue Icke – è venuto fuori dal nulla ed è incredibilmente ben armato, incredibilmente finanziato” con addirittura “2 miliardi di dollari a sua disposizione e stanno entrando nelle città irachene e ne stanno assumendo il potere. Si sono stabiliti in luoghi chiave di frontiera tra Siria e Giordania. Il piano consisteva nel creare un conflitto massiccio di “dividi e vincerai” tra i musulmani sciiti e sunniti. Tutti si stanno mantenendo a distanza per permettere che l’Isis consolidi la sua posizione in questa regione ed allora, se arriverà al punto di iniziare a minacciare Israele, schiacceranno il bottone, dunque i nordamericani e la Nato entreranno in azione perchè si sono impegnati a difendere la sicurezza di Israele.”
 
obama
Come era infatti prevedibile, il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama l’8 agosto 2014 ha dato il via ai bombardamenti in Iraq per colpire in “nemico” e frenare l’avanzata dello Stato Islamico. Ciò non è bastato perchè, proprio in questi giorni, Obama ha dichiarato di aver “sottostimato quello che stava accadendo in Siria”, divenuta “l’epicentro per i jihadisti di tutto il mondo”. Già l’anno scorso gli 007 americani avevano avvertito la Casa Bianca del pericolo costituito dall’Isis, ma non fu dedicata poca attenzione. Questo ulteriore passaggio confermerebbe la teoria di Icke nella quale spiega che “tutti si stanno mantenendo a distanza” per permettere all’Isis di consolidarsi.
 
“L’idea – continua Icke –  è di fare in modo che la Terza Guerra Mondiale coinvolga la Russia e la Cina. Quello che sta succedendo in Medio Oriente, in Siria, in Libia non è casuale. L’Isis non è casuale, fa parte di un piano a lungo raggio per assumere il controllo del mondo creando un caos enorme affinchè loro possano offrire un ordine dopo il caos, il loro ordine, il loro Nuovo Ordine Mondiale”. Bisogna connettere le tessere del puzzle: andare in Afghanistan è stato il primo passo, giustificato dalle menzogne dell’11 settembre e di chi c’era veramente dietro, in seguito sono andati in Iraq e questo ha creato le condizioni affinché Isis possa ora prenderne il pieno controllo. Loro vogliono andare in Africa e per questo stanno provocando terrorismo in tutta l’Africa.
 
Former Northern Alliance Soldiers
Dunque l’Isis non sarebbe un nemico per gli Usa? No, o meglio, non lo è più. Isis utilizza strategie e mezzi simili a quelli praticati da Al Qaida, altra organizzazione che combatte per e promuove l’odio contro la superpotenza occidentale. Ricordate la “primavera araba” in Siria? I guerriglieri che hanno generato il rovesciamento del governo siriano sono stati finanziati da Qatar, Kuwait e Arabia Saudita, stati appartenenti all’Islam sunnita, più mercenari provenienti da altri paesi come Usa, Regno Unito, Francia e Italia. Gli stessi guerriglieri che avevano contribuito alla fine del regno di Gheddafi. Alla protesta civile, immediatamente repressa dal governo, si era infatti sostituita una vera e propria lotta armata. Qatar e Arabia Unita hanno fornito aiuti economici e militari, ai quali si sono uniti quelli di Stati Uniti e Gran Bretagna.
Assad (pallino di Obama) non è caduto e i guerriglieri hanno deciso di spostarsi verso l’Iraq, attaccando il governo di Baghdad. Altro tassello: le milizie armate hanno invaso la capitale irachena a porto di mezzi come Pick Up e Jeep. Tra questi le Toyota Hilux fornite dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ai cosidetti “moderati”. Gli stessi “moderati” che stanno creando terrore in queste zone del mondo. L’Occidente, dunque, sta sponsorizzando massicciamente la crescita e gli spostamenti dell’Isis. E non da oggi. Nel corso di queste settimane, però, i media hanno iniziato a bombardarci di notizie, video, immagini, testimonianze sull’Isis come un gruppo autonomo ed improvvisamente uscito dal nulla giustificato da un estremismo religioso che ha nuovamente risvegliato la fobia occidentale nei confronti dell’Islam.
La preoccupazione nazionale è cresciuta, milioni di americani sono rimasti disgustati e terrorizzati dalla brutalità dell’Isis e Obama non ha fatto altro che cavalcare quest’onda, dicendo di aver “sottovalutato” il rischio. Oggi l’Isis viene dunque mostrata agli occhi del mondo (specialmente agli occhi dei cittadini americani) come il “cancro” (parole di Obama) da eliminare. Ma attenzione. L’Isis può essere certamente un rischio, ma nessun membro del gruppo ha mai attaccato l’Europa o gli Usa per suscitare così tanto clamore. Perchè adesso gli Usa, dopo aver sonnecchiato per tanti mesi, spingono così tanto per distruggere l’Isis? A molti non sarà sfuggita la notizie del sedicente sostenitore dello Stato Islamico “arrivato” a New York che ha postato su Twitter una foto che mostra un cellulare, la scritta dell’Isis in campo nero e sullo sfondo, Ground Zero, laddove crollarono le Torri Gemelle. “Isis in New York City, Groud Zero” scrive l’utente, il quale però non si mostra mai in volto e non chiarisce la sua identità.
 
Stessa tattica utilizzata da un altro utente che aveva inquadrato la Casa Bianca ed aveva postato la frase “Siamo nel vostro stato, siamo nelle vostre città, siamo nelle vostre strade”. In contemporanea con il tweet di Grond Zero gli Usa hanno bombardato un impianto di Gas in Siria “controllato dall’Isis”. Certo, in Siria. Ma in Siria, lo ricordiamo, c’è ancora Assad, nemico giurato degli Usa ed uno degli ultimi regnanti ancora non destituiti all’indomani della “primavera”. E proprio in queste ore il Ministro degli Affari Esteri Saudita Saud el Faissal si è lasciato scappare che l’Arabia (alleata Usa) ha come principale obiettivo il rovesciamento di Assad. Ricordate le armi chimiche e il loro utilizzo fantasticamente attribuito dalla Cia al numero uno siriano? Recentemente l’Opac, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, ha rincarato la dose dichiarando che “Bashar al Assad continua a usare armi chimiche ripetutamente e sistematicamente”. Proprio come il 21 agosto 2013? Dunque, l’Isis è anche un prezioso strumento per riaprire le ostilità con Damasco. Inoltre a metà settembre due razzi hanno colpito quartiere dei Muhajirin a Damasco, vicino al palazzo presidenziale di Assad. Casualità? Non proprio.
 
Ed ancora, davanti all’eventualità di un possibile attacco ad Assad, il Presidente della Russia Vladimir Putin ha dichiarato che fornirà supporto a Damasco per respingere l’offensiva statunitense. È infatti noto che oltre gli Urali si tema he dietro l’intervento della coalizione contro l’Isis ci sia l’intenzione di Washington di rovesciare Assad. Un allarme che riecheggia dopo le ennesime dichiarazioni di Obama, intento a riconfermare la presunta supremazia degli Usa in campo economico e militare: “Siamo il paese indispensabile, abbiamo capacità che gli altri non hanno e le nostre forze armate sono le migliori. Quando c’è un problema nel mondo non chiamano Pechino o Mosca, chiamano noi”.
 

Referendum Scozia, ancora prove di brogli: trovate buste piene di “si” nell’immondizia.

altro esempio di democrazia europea, quella che si accoda ai bombardamenti americani per “civilizzare” tutti gli altri

2 ottobre – Ancora prove di brogli sul referendum scozzese. Lo riporta Martin Armstrong sul suo blog. Un uomo scozzese ha trovato buste piene di voti “si” nell’immondizia e lo storico americano (che si era occupato della questione anche qui) scrive come sulla base delle informazioni e del modello imposto, l’UE si è adoperata per garantire che la Scozia rifiutasse la separazione dal Regno Unito per i timori di un possibile contagio a livello europeo.Gli scrutatori inviati dall’UE non erano affatto indipendenti, ma erano lì per assicurarsi che il voto andasse in una direzione.

 
L’UE ha, del resto, bloccato il regolare svolgersi di referendum in Grecia e Spagna e ha messo in scena un colpo di stato segreto per cacciare Berlusconi dalla politica italiana, quando l’ex premier italiano aveva avvertito il pericolo di Bruxelles e aveva iniziato a pensare di tirare l’Italia fuori dall’euro. Ora, prosegue Armstrong, l’Italia è entrata in deflazione e tutte le tasse imposte per volere di Bruxelles hanno distrutto l’economia, con un conseguente forte calo della spesa. L’Italia è stata venduta lungo il fiume e questo si trasformerà in qualcosa di molto violento dopo il 2016.
 
ANTIDPLOMATICO che rigraziamo
 
Tratto da: Imola Oggi

La “rivoluzione colorata” di Napoli contro il tiranno

manifestazione-bce
 
Mentre ad Hong Kong vi dicono che si lotta per la democrazia, in Europa è sempre vandalismo. Proviamo a capovolgere il frame
 
Mentre ad Hong Kong i giornali di regime vi parlano di una ribellione positiva di libertà e democrazia che la “tiranna” polizia cinese reprime “addirittura” con il lancio di lacrimogeni, a Napoli l’atto di scendere in piazza diviene vandalismo di una banda di teppisti che non si sa per quale ragione non ha accolto con gratitudine Mario Draghi e il resto dei paladini di libertà, democrazia e benessere riuniti a Palazzo Reale.
 
A Napoli, fortunatamente, oggi migliaia di persone sono scese in piazza con lo slogan #blocBce, per dimostrare che esiste ancora una parte di società non disposta a piegarsi ai diktat finanziari europei e all’esperimento di precarizzazione di massa che la triade del male Bruxelles, Francoforte e Berlino sta attuando in modo sistematico in tutto il continente.
 
Si è arrivato allo scontro tra polizia e manifestanti e La Stampa riporta come: “Faccia a faccia duro tra gli agenti e un gruppetto di dimostranti con il volto coperto. La tensione è scoppiata in pochi attimi ed in maniera alquanto inspiegabile. I manifestanti si erano fermati, a circa una decina di metri dal cordone delle forze dell’ordine completamente fermi. A un certo punto l’idrante ha iniziato a colpire i manifestanti con un forte gettito d’acqua spezzando di fatto il corteo. Le forze dell’ordine hanno lanciato i lacrimogeni, Alcuni manifestanti hanno risposto lanciando alcuni oggetti. Altri, invece, hanno cercato di mediare dopo l’intervento della polizia”. Quindi per il giornalista della Stampa: “La tensione è scoppiata in pochi attimi ed in maniera alquanto inspiegabile. I manifestanti si erano fermati…”. I momenti di tensioni si sono definitivamente conclusi alle tre di oggi pomeriggio, quando uno degli organizzatori, Alfonso de Vito, ha annunciato che il ragazzo fermato sarebbe stato presto liberato.
 
La manifestazione di Napoli è molto significativa ed emblematica del momento che stiamo vivendo, soprattutto se letta in parallelo con quello che sta accadendo nell’ex colonia inglese. A Hong Kong vi dicono che si sta combattendo per democrazia e libertà quando in realtà è ampiamente documentato come sia l’ennesima “sovversione colorata” (come ha felicemente scritto Diego Angelo Bertozzi) finanziata dagli Stati Uniti per destabilizzare un paese, la Cina, che, insieme alla Russia e agli altri Brics, si sta emancipando dal dollaro e sta gettando le basi per una nuovo modello di comunità internazionale. Quello che Washington ha fatto con Mosca – destituendo l’ex presidente ucraino Yanukovich e creando le premesse per un’escalation di tensioni che evoca spettri di terza guerra mondiale – ora si tenta di ripetere con Pechino. E’ un atteggiamento criminale di una potenza che vede a rischio il suo primato economico e si gioca tutte le sue ultime carte, qualunque esse siano, prima di lasciare lo scettro.
 
Questo i giornali non ve lo scrivono. Al contrario vi descrivono sempre come sovversive, liberticide e anti-democratiche le manifestazioni che in occidente (in entrambe le sponde dell’Atlantico) vengono organizzate contro i responsabili politici del disastro sociale ed economico. Ma provate a dimenticare per un attimo i decenni di indottrinamento che avete subito e capovolgete il frame di riferimento.
 
In primo luogo, la macelleria sociale, le privatizzazioni selvagge e la povertà diffusa che questi “gendarmi” hanno imposto a milioni di europei sono completamente immotivate a livello economico e ve lo scrivono ogni giorno i principali esperti del mondo in materia (da Krugman a Stiglitz, da De Grauwe a Sen e la lista potrebbe ormai essere infinita). Se a questo aggiungete che ogni qualvolta un governo nazionale ha provato a ribellarsi ai diktat è stato destituito o fatto tacere con le armi finanziarie – dal referendum tentato in Grecia da Papndreaou, a quello scozzese con brogli sempre più evidenti, dalla destituzione di Berlusconi nel 2011 alle ammissioni di Zapatero della coercizione subita nell’agosto di quell’anno, fino alle recenti e similari dichiarazioni del presidente della Banca centrale irlandese e la lista potrebbe essere molto lunga – comprendete come per Draghi e gli altri “gendarmi” che si sono riuniti a Napoli, democrazia, libertà e diritti non sono, diciamo così, prioritari nel loro agire quotidiano.
 
Se fosse quindi ristabilita un minimo di verità storica sul momento che stiamo vivendo e quindi venissero decritti come liberticidi e anti-democratici i protagonisti del disastro in corso in Europa, la manifestazione di Napoli assumerebbe un’altra fisionomia. Ma per questo dovremmo avere una stampa libera ed indipendente.
I diktat di Bruxelles, Berlino e Francoforte, che i valvassori alla Renzi continuano a rispettare alla lettera nei vari Stati (una volta) sovrani, prevedono la fine delle Costituzioni democratiche e la perdita di gran parte di quei diritti sociali, frutto di anni di lotte ed emancipazioni. Protestare contro Draghi e i suoi “gendarmi” è stato, per questo, un atto di libertà, democrazia e di difesa dei valori costituzionali. Una vera “rivoluzione colorata”.
 
P.S. Ah per la cronaca, lo spostamento da Francoforte a Napoli, ha portato Draghi a prendere la storica decisione di lasciare i tassi d’interesse invariati.
 

Eurodemocrazia in salsa lituana

ecco, così fin da subito sanno cosa significa “democrazia” e Europa.

Chissà se anche ai lituani estorceranno una tassa per entrare nel mondo dei beati euro assassinati
 

mercoledì 1 ottobre 2014

E cosi’ la Lituania nel 2015 adotterà l’euro…

Una decisione democratica?

Come no….

Iniziamo con Wikipedia:

<<In origine la Lituania aveva fissato il 1º gennaio 2007 come data obiettivo per l’adozione dell’euro, ma la sua richiesta è stata rifiutata dalla Commissione europea a causa dell’inflazione, leggermente superiore al consentito>>

<<Un sondaggio d’opinione pubblicato nel gennaio 2007 mostrò che i lituani contrari all’adesione erano la maggioranza>>

<<A febbraio 2013, il governo ha approvato il piano per l’adozione dell’euro nel 2015[12]. Il 4 giugno 2014 la Commissione europea, visto il parere favorevole della Banca centrale europea, ha dato il proprio assenso, constatando che il paese rispetta tutti i criteri di convergenza>>

http://it.wikipedia.org/wiki/Allargamento_della_zona_euro

Forse che adesso l’opinione dei lituani è cambiata?

La risposta ce la fornisce direttamente l’Europa, attraverso una comunicazione ufficiale chiamata “eurobarometro”

http://ec.europa.eu/public_opinion/flash/fl_402_sum_en.pdf

E cosa rivelano i sondaggi ufficiali pubblicati qui?

Ok? La maggioranza dei lituani è contraria (48% contro 44%) nonostante un immaginabile martellamento della <<libera>> stampa mainstream….

Inoltre dice che nell’Aprile 2013 il 55% era contrario e solo il 35% favorevole.
 
Allora, riporto per comodità la citazione da Wikipedia citata qui sopra:
 
<<A febbraio 2013, il governo ha approvato il piano per l’adozione dell’euro nel 2015>>
 
Ok? Nel 2013 col 55% dei lituani contrario e il 35% favorevole il governo ha approvato l’adozione dell’euro...
 
Ma mica si può permettere che l’opinione pubblica interferisca coi loro piani, vero?
 
Ah come mi piace questa Europa, democratica