Banche turche con sede a Londra fanno arrivare fondi all’Isis

martedì, 14, ottobre, 2014

 isis-londra

 14 ottobre . BORGHEZIO: TURCHIA PAESE DI TRANSITO DEI FINANZIAMENTI ALL’ISIS

In un’interrogazione indirizzata alla Commissione europea, l’On. Borghezio fa riferimento alla rivelazione apparsa su un giornale francese (Marianne) nella quale si afferma che “certe banche turche con sede a Londra fanno arrivare all’Isis fondi provenienti da reti saudite private“.

“Queste banche – continua Borghezio – accettano nelle loro filiali londinesi trasferimenti bancari dai finanziatori jihadisti negli Stati del Golfo ed in Arabia Saudita e poi li trasferiscono a società di facciata in Turchia, che a loro volta li trasferiscono all’Isis. Marianne fa notare che le autorità turche chiudono un occhio su queste attività”.

L’On. Borghezio chiede quindi alla Commissione “come valuta queste pesanti rivelazioni sul ruolo della Turchia, candidata all’adesione alla UE, nel finanziamento dell’Isis”.

FISCHER CONTRO LA MERKEL: “COSÌ DISTRUGGE L’EUROPA”

“È ora che cadano i tabù tedeschi: l’austerità è devastante”

Il Verde Joschka Fischer è stato ministro degli Esteri del governo Schröder dal 1998 al 2005 

14/10/2014
TONIA MASTROBUONI
INVIATA A BERLINO
 
 

È «deprimente» constatare che se la maggioranza della Bce non avesse seguito le decisioni di Mario Draghi ma le obiezioni dei tedeschi, a quest’ora «l’euro non esisterebbe più».  

 Ed è altrettanto avvilente, per un politico di razza come Joschka Fischer, ammettere che il suo Paese sia attualmente il più grande pericolo per l’Europa. «Se non cadono i tabù tedeschi», ossia la messa in comune dei debiti e una maggiore integrazione finanziaria, e se non si esce dallo stallo provocato dalla politica dei «piccoli passi», tanto cara ad Angela Merkel e bollata come pragmatismo «pigro» e «difensivo», l’epilogo tragico è certo. «Bisogna prepararsi seriamente alla fine del progetto europeo» scrive l’ex ministro degli Esteri tedesco nel suo nuovo libro dal titolo eloquente, «Scheitert Europa?» («L’Europa fallisce?» Kiepenheuer & Witsch) che è anzitutto un durissimo atto di accusa contro la Germania della Cancelliera.  

 L’ex enfant prodige dei Verdi tedeschi, figura chiave dei governi Schroeder, traccia un bilancio amaro della crisi, che ha messo in luce una verità fondamentale sulla moneta unica: era stata progettata «per il bel tempo». L’uragano della bolla immobiliare americana e lo scoppiare della Grande crisi l’hanno colta impreparata. Ma se lo tsunami da subprime ha preso piede nel Vecchio continente, è anche per l’incapacità di molti politici di capirne la portata. Un anno dopo il crash, il ministro delle Finanze Peer Steinbrueck continuava a parlare di «crisi americana». Senza accorgersi che «i lembi del suo frac stavano già prendendo fuoco», scrive Fischer, che alle sue spalle si era accesa la miccia greca. E nell’autunno caldo del 2008, Angela Merkel si rese responsabile di una decisione che contribuì secondo l’ex ministro degli Esteri ad accelerare il disastro finanziario: rifiutò una soluzione comune europea sin dall’inizio, inaugurò il triste filone dell’«ognun per sé».  

 Fischer ritiene inoltre devastante l’austerità «alla tedesca», perché ha imposto ai Paesi del Sud Europa una deflazione interna dei salari e dei prezzi che avrebbe ora bisogno di essere mitigata da una «soluzione comune per tutti i debiti pregressi». Bloccando quest’opzione, Berlino sta condannando il Sud Europa alla «trappola» della spirale dei debiti, cioè a non uscire mai dalla crisi. E il politico accusa il suo Paese di avere la memoria troppo corta, in questo accanimento pedagogico contro i partner meridionali. «Sorprendente», scrive, che la Germania abbia dimenticato la storica Conferenza di Londra in cui l’Europa nel 1952 le abbonò tutti i debiti. Senza quel regalo, «non avremmo riconquistato la credibilità e l’accesso ai mercati», la Germania «non si sarebbe ripresa e non avremmo avuto il miracolo economico». 

 All’inizio della crisi, osserva Fischer, l’Europa si è trovata nella situazione di un viandante che attraversando il fiume viene travolto da una piena. Ha tre opzioni: tornare indietro, restare fermo o andare avanti. Guidata dalla Germania, leader riluttante, Paese egemone «suo malgrado», l’Europa ha scelto la seconda opzione, di restare dov’era. Merkel ha delegato al «governo sostitutivo dell’eurozona», come Fischer chiama la Bce, l’onere del salvataggio. Ma si tratta di una soluzione, alla lunga, destinata a fallire.  

 Né Schmidt, né Kohl, è l’affondo finale di Fischer, avrebbero reagito in modo così «indeciso» e «con lo sguardo rivolto all’indietro» alla crisi come la Cancelliera: avrebbero anzi approfittato dell’impasse per fare un altro passo importante verso l’integrazione europea. 

Sanzioni Russia, imprenditori UE: a rischio un milione di posti di lavoro e 170 miliardi di investimenti

 

 http://www.imolaoggi.it/2014/10/14/sanzioni-russia-imprenditori-ue-a-rischio-un-milione-di-posti-di-lavoro-e-170-miliardi-di-investimenti/

Imola Oggi

martedì, 14, ottobre, 2014sanzioni-russia

“Se queste misure saranno rimosse in fretta, almeno parzialmente, l’effetto potrebbe essere in qualche modo limitato, perche’ siamo ancora qua e abbiamo investimenti: 170 miliardi di euro“, scandisce in un’intervista a TMNews Philippe Pegorier, president dell’Aeb, l’associazione delle imprese europee in Russia. Sottolineando che la questione “va sistemata”. “E’ quello che ci aspettiamo dal vertice di Milano (16-17 ottobre), ed e’ anche quello che ci aspettiamo dal dialogo di questa sera di Sergey Lavrov con John Kerry e con Laurent Fabius”. Il tutto dopo che oggi il ministro degli estri russo ha incontrato rappresentanti dell’imprenditoria del Vecchio continente a Mosca, in un meeting fortemente voluto e organizzato proprio dal manager francese all’Hotel Ucraina.

Obama ha obbligato i Paesi europei ad adottare le sanzioni contro la Russia”.

Lavrov nell’incontro ha sottolineato che per i rapporti Ue-Russia e’ giunto il momento della verita’. Specificando che il presidente Vladimir Putin e la sua delegazione andranno “a Milano per capire meglio il sentimento dei nostri partner europei” anche alla luce degli ultimi sviluppi della crisi ucraina. E che il business non deve agire in maniera frammentaria, ma piuttosto faccia “pressioni” sui rispettivi governi.

Fondata negli anni ’90, l’Associazione delle imprese europee rappresenta e promuove gli interessi delle societa’ del Vecchio continente che svolgono attivita’ nel e con la Federazione russa. Il suo presidente, Pegorier, eletto all’unanimita’ a maggio, e’ anche country president di Alstom in Russia, e gia’ dal 2004 sino al 2007 e’ stato consigliere del ministro del Commercio francese, anche sotto Christine Lagarde. “Penso che il punto positivo sia che il signor Lavrov sia venuto a incontrare la comunita’ europea del business. Questo significa che la discussione con le autorita’ russe e’ ancora in corso, che noi possiamo dire la nostra con loro e che loro ascoltano le nostre preoccupazioni”, afferma Pegorier dopo l’incontro, oggi, con il capo della diplomazia russa.

TMNews: Cosa si aspetta dal vertice Asem di Milano, dove saranno presenti anche Putin e Poroshenko?

Pegorier: Quello che ci aspettiamo dal vertice di Milano e’ anche quello che ci aspettiamo dal dialogo di questa sera di Sergey Lavrov con John Kerry e con Laurent Fabius, ossia la soluzione della questione. Siamo molto arrabbiati per essere stati sacrificati, essendo stranieri. Noi siamo europei, noi abbiamo tra 500.000 e un milione di persone che lavorano nell’Unione Europea su ordinativi russi. Non e’ normale sacrificare tutto questo. Pensiamo che la ragione prevarra’ e capiamo il problema, capiamo che i russi non sempre rispettano i loro obblighi, ma credo che per noi valga lo stesso. Non va bene che siano i cittadini europei a fare le spese di questa situazione. Se continuiamo in questa direzione, la disoccupazione aumentera’ e gli estremisti aumenteranno. I partiti estremisti stanno prendendo forza, sia in Francia che e’ il mio Paese, ma anche in Svezia, recentemente, e in Grecia. Qui sta il pericolo

Maxiprocesso No Tav, avvocato di Stato: “Carabiniere sequestrato e torturato”. Chiesto reato di terrorismo

Maxiprocesso No Tav, avvocato di Stato: “Carabiniere sequestrato e torturato”. Chiesto reato di terrorismo
ottobre 14 2014
Nonostante la Procura abbia a suo tempo aperto un fascicolo contro ignoti, ora Mauro Prinzivalli, avvocato dello Stato e parte civile al maxiprocesso contro i No Tav, che vede imputate 53 persone, denuncia che su un episodio avvenuto il 3 luglio 2011 in Val di Susa non si è indagato abbastanza.
Il legale che rappresenta il Ministero dell’Interno, dell’Economia e della Difesa si riferisce alla vicenda del carabiniere rimasto isolato dal suo gruppo e finito in mezzo ai No Tav. Durante la collutazione con i manifestanti, il militare perse l’alrma, ritrovata e riconsegnata alle forze dell’ordine. Il carabiniere dopo 400 giorni di malatia andò in congedo. Secondo Prinzivalli il vicebrigadiere dell’Arma sarebbe stato «sequestrato» e «torturato». Per quanto riguarda le indagini l’avvocato di parte civile sostiene che gli autori del presunto rapimento sarebbero di facile identificazione: «Gli autori sono evidenti – dice – altri sono occulti, ma individuabili». Il legale inoltre chiede che vengano riconosciuti «4omila euro a titolo di rivalsa per le spese sostenute» e anche che il tribunale trasmetta le carte in Procura per nuove imputazioni. Infatti, secondo Mauro Prinzivalli si potrebbe ipotizzare il reato di sequestro a scopo di eversione. 

LYON TURIN: CADE IL COFINANZIAMENTO EUROPEO DEL 40%

Comunicato Stampa | 14 ottobre 2014

Communiqué de Presse | 14 octobre 2014 

Il Movimento No TAV e l’Opposizione francese alla Lyon-Turin

richiamano l’attenzione dei media su quanto sotto riportato

L’Opposition française à la Lyon-Turin e le Mouvement No TAV

demandent l’attention des médias sur ce qui suit 

L’Europa non coprirà il cofinanziamento del 40% della Torino-Lione. I fondi devono andare alla Genova-Rotterdam. Michael Cramer (Presidente della Commissione trasporti del Parlamento Europeo) lo ha detto oggi a Bruxelles insieme al Movimento No TAV. Le “talpe” non danno lavoro. Da domani i parlamentari europei GUE, Verdi e Movimento 5 Stelle lavoreranno insieme ai No TAV contro questo progetto inutile e improduttivo.

L’Europe ne donnera pas son cofinancement de 40% à la Lyon-Turin. Les fonds doivent aller à la Gênes-Rotterdam. Michael Cramer (Président de la Commissione des transports du Parlement Européen) l’a dit aujourd’hui à Bruxelles ensemble au Mouvement No TAV. Le “taupes” ne donnent pas de travail. A partir de demain les députés GUE, les Verts et le Mouvement 5 Etoiles travailleront ensemble avec le No TAV contre ce projet inutile et improductif.

Testo del comunicato stampa

Gli oppositori italiani e francesi al progetto Torino-Lione sono stati ricevuti oggi a Bruxelles dal Presidente della Commissione trasporti del Parlamento Europeo.

Michael Cramer ha ricordato che il progetto non è ancora oggetto di un accordo di finanziamento che in ogni caso non potrà essere deciso che dopo un’analisi comparativa tra differenti progetti che verranno proposti entro la fine di febbraio 2015.

Egli ha inoltre ricordato che le direttrici Nord-Sud costituiscono le priorità per affrontare i problemi di trasporto in Europa.

Successivamente gli oppositori hanno illustrato le loro analisi attraverso la presentazione di numerosi documenti e risposto alle domande dei parlamentari europei. I MEPs hanno potuto scoprire o verificare che gli oppositori dispongono della documentazione che dimostra:

–      L’effettiva capacità non utilizzata nella linea esistente

–      La variazione dei costi del progetto del tunnel di base e del progetto complessivo da Lione Saint Exupéry a Torino

–      Il taglio di 276 milioni del cofinanziamento europeo del 5 marzo 2013 (Decisione C(2013) 1376 final)

–      Le infiltrazioni mafiose nel cantiere e le condanne di primo grado dei dirigenti di LTF

–      I problemi di inquinamento e salute pubblica derivanti dal mancato utilizzo della linea esistente appena ammodernata

–      La riduzione del traffico merci (strada+ferrovia) tra Italia e Francia dal 1994

–      I ritardi già constatati in merito agli impegni dell’Italia e della Francia verso l’Europa

–      Le conseguenze irreversibili sull’idrogeologia a causa delle perdite d’acqua dovute allo scavo dei tunnel progettati

Nelle loro conclusioni, i parlamentari dei gruppi GUE, Verdi e Movimento 5 Stelle hanno deciso la costituzione di un’organizzazione nella quale si ritroveranno eletti e cittadini per diffondere informazioni che contraddicono puntualmente gli argomenti largamente diffusi senza alcuna dimostrazione da parte dei promotori politici e industriali del progetto Torino – Lione.

Texte du communiqué de presse

Ce 14 octobre 2014 les opposants italiens et français au projet Lyon-Turin ont été reçu a Bruxelles par le Président de la Commission des transports du Parlement Européen.

Michael Cramer a rappelé que le projet ne fait toujours pas l’objet d’un accord de financement qui en tout état de cause ne pourra intervenir qu’après un arbitrage entre différents projets qui doivent être proposés avant la fin février 2015.

Il a également rappelé que des axes Nord Sud constituent des priorités pour traiter les problèmes de transports en Europe.

Les opposants ont ensuite présenté leurs analyses en présentant de nombreux documents et répondu aux questions des parlementaires européens. Les MEPs ont pu découvrir ou confirmer que les opposants disposent de l’ensemble de la documentation démontrant:

–      Les capacités avérées de la ligne existantes non utilisée

–      Les variations de coûts du projet de tunnel de base et de l’ensemble du projet de Lyon Saint Exupéry à Turin

–      La réduction du cofinancement européen de 276 millions le 5 mars 2013 (Décision C(2013) 1376 final)

–      Les infiltrations mafieuses sur le chantier et les condamnations de dirigeants de LTF en première instance

–      Les problèmes de pollution et de santé publique consécutifs à la non utilisation de la ligne existante déjà rénovée

–      Les baisses de trafics de marchandises (route+rail) entre la France et l’Italie depuis 1994

–      Des retards déjà constatés au regard des engagements de la France et de l’Italie envers l’Europe

–      Des conséquences irréversibles sur l’hydrologie par le drenage des eaux du au percement des tunnels projetés

Dans leurs conclusions, les parlementaires des groupe GUE, VERTS et MOUVEMENT 5 Etoiles ont appelé à la mise en place d’une organisation dans laquelle se retrouveront élus et citoyens pour diffuser ces informations qui contredisent point par point les arguments largement diffusés sans aucune démonstration par les promoteurs politiques et industriels du projet Lyon-Turin

Allegati

Pièce jointe

Declaration of Michael Cramer, President of the Committee on Transport at the European Parliament – Bruxelles, 14 October 2014

“The European Commission and the European Parliament confirm that this project has been approved in Regulations 1315/2013/EC on CEF and 1316/2013/EC on TEN-T.

But it is not likely that the EU will be able to take over 40% of the total costs of the Lyon-Turin project, as hoped for by the governments of Italy and France.

Italy is involved in three big projects: the Rotterdam-Genova corridor, the Lyon-Turin Base Tunnel and the Brenner Base Tunnel.

The EU must go for the most important project with the best cost-benefit effects: the Rotterdam-Genova corridor. It was agreed in the Treaty of Lugano back in 1996 between the Netherlands, Germany, Switzerland and Italy. It now also is the first corridor on which the European Rail Traffic Management System (ERTMS) has been deployed and on which rail freight corridors rules apply.

The Treaty should be respected. This corridor should be the priority, in Italy and the EU.” 

Dichiarazione di Michael Cramer, Presidente della Commissione Trasporti del Parlamento Europeo –Bruxelles, 14 ottobre 2014

“La Commissione Europea e il Parlamento Europeo confermano che questo progetto è stato approvato nel Regolamento 1315/2013/EC sul programma CEF (Connecting Europe Facilities) e 1316/2013/EC sul programma TEN-T (Trans European Network – Transport).

Ma non è verosimile che l’Unione Europea sia in grado di coprire il 40% del costo totale del progetto Torino Lione, come sperato dai governi di Italia e Francia.

L’Italia è impegnata in tre grandi progetti: il corridoio Genova – Rotterdam, il Tunnel di Base Torino – Lione e il Tunnel di Base del Brennero.”

L’Unione Europea deve indirizzarsi verso il progetto più importante con la migliore analisi costi benefici: il corridoio Genova – Rotterdam. Fu deciso nel Trattato di Lugano nel 1996 tra Olanda, Germania, Svizzera e Italia. Attualmente è anche il primo corridoio sul quale è stato sviluppato il Sistema di Gestione del Traffico Ferroviario Europeo (ERTMS) e sul quale risultano applicate le regole dei corridoi ferroviari merci.

Il Trattato di Lugano dovrebbe essere rispettato. Questo corridoio dovrebbe essere la priorità, in Italia e in Europa. 

Déclaration de Michael Cramer, Président de la Commissione des transports du Parlement Européen – Bruxelles, 14 octobre 2014

La Commission Européenne et le Parlement Européen ont confirmé que ce projet a été validé par les réglementations 1315/2013/EC du CEF et 1316/2013/EC du TEN-T.

Mais il est peu probable que l’UE sera capable de prendre en charge 40% du coût total du projet Lyon-Turin, comme espéré par les gouvernements de la France et de l’Italie.

L’Italie est engagée dans trois grands projets; le tunnel Rotterdam/Gènes, le tunnel de base Lyon-Turin, et le tunnel de base du Brenner.

L’union européenne doit choisir le projet le plus important, avec le meilleur rapport coût bénéfice: le tunnel Rotterdam-Gènes. Cela a été validé dans le traité de Lugano en 1996 entre les Pays-bas, l’Allemagne, la Suisse et l’Italie. C’est maintenant aussi le premier tunnel sur lequel l’European Rail Traffic Management System (ERTMS) a été mis en service et sur lequel les règles du fret en tunnel s’appliquent.

Le traité doit être respecté. Ce tunnel doit être la priorité, en Italie, et dans l’Union Européenne.

Videoregistrazione dell’incontro

Vidéo de la rencontre

https://www.youtube.com/watch?v=ii3kiClm-uo

Dossier

http://www.presidioeuropa.net/blog/stopping-devastating-scheme-lyon-turin-opposition-europeas-parliament/

Info: PresidioEuropa +39 320 265 9560

Dichiarazione di Michael Cramer, Presidente della Commissione Trasporti del Parlamento Europeo

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Bruxelles, 14 ottobre 2014 – “La Commissione Europea e il Parlamento Europeo confermano che questo progetto è stato approvato nel Regolamento 1315/2013/EC sul programma CEF (Connecting Europe Facilities) e 1316/2013/EC sul programma TEN-T (Trans European Network – Transport).

Ma non è verosimile che l’Unione Europea sia in grado di coprire il 40% del costo totale del progetto Torino Lione, come sperato dai governi di Italia e Francia.

L’Italia è impegnata in tre grandi progetti: il corridoio Genova – Rotterdam, il Tunnel di Base Torino – Lione e il Tunnel di Base del Brennero.

L’Unione Europea deve indirizzarsi verso il progetto più importante con la migliore analisi costi benefici: il corridoio Genova – Rotterdam. Fu deciso nel Trattato di Lugano nel 1996 tra Olanda, Germania, Svizzera e Italia. Attualmente è anche il primo corridoio sul quale è stato sviluppato il Sistema di Gestione del Traffico Ferroviario Europeo (ERTMS) e sul quale risultano applicate le regole dei corridoi ferroviari merci.

Il Trattato di Lugano dovrebbe essere rispettato. Questo corridoio dovrebbe essere la priorità, in Italia e in Europa.

Una Precisazione (ndr)

In questi giorni è stato reso evidente quale dovrebbe essere la priorità per la Liguria e il basso Piemonte.

Che i Parlamentari europei parlino ancora della Genova – Rotterdam è quantomeno bizzarro, al massimo dovrebbero parlare del corridoio Reno -Alpi (approfondisci qui). L’importanza di questo corridoio è comunque tutta da dimostrare visto che per il Terzo Valico non c’è mai stato uno studio sul rapporto costi -benefici  se non quello indipendente di Marco Ponti con esiti spaventosi.

Inoltre il traffico Teu non giustifica in nessun modo la costruzione di un nuovo valico. Che “questo corridoio (Genova Rotterdam) dovrebbe essere la priorità in Italia e in Europa” potrebbe essere vero solo se lo si realizzasse con l’utilizzo delle linee esistenti Genova – Arquata con i necessari interventi di ammodernamento e non con un nuovo buco negli Appennini per la gioia di Impregilo.

Consiglio Metropolitano. Intervista al neo consigliere Dimitri De Vita

Intervista al neo eletto consigliere metropolitano Dimitri De Vita.

di Leonardo Capella

A ridosso dalla recente elezione a consigliere metropolitano abbiamo intervistato Dimitri De Vita. Il suo nominativo nella lista “Movimento Cinque Stelle” ha ricevuto 63 preferenze che con il metodo di calcolo del voto ponderato valgono 1.033 (il voto degli amministratori ha un valore proporzionale alla popolazione del Comune di appartenenza. N.d.R.).

De Vita è visto quale portavoce non solo degli amministratori M5S ma anche degli amministratori non schierati nella compagine partitica. Sul nostro territorio il rifermento va principalmente a quegli amministratori che si rifanno alle Liste Civiche Valsusa. Con questa intervista cercheremo di capire meglio in quali spazi De Vita intende muoversi.

La fase precedente al voto ti ha visto impegnato in un confronto con le Liste Civiche Valsusa, è stato un confronto costruttivo?

Conoscevo de visu qualche amministratore già dapprima, altri solo attraverso i loro elaborati via mail come Luigi Casel sulle cui posizioni mi sono sempre rispecchiato talora trovando ancor più di quanto mi appartenesse e questo mi ha arricchito, gliene sono grato. I sottoscrittori della lista M5S sono stati un centinaio ma sul voto nei miei confronti si è espresso solo il 60%, evidentemente altri più conosciuti hanno saputo reindirizzare la fiducia che credevo ricevuta in prestito. La stramaggioranza ha saputo andare oltre il logo che mi rappresenta ed al quale sono indissolubilmente legato, ne ha compreso il valore strumentale di partecipazione diretta e quindi non rappresentativa, ha accettato volentieri l’impegno che questo comporta e che va a sommarsi a quello già straordinario di essere liberi amministratori in valle.

Una delle maggiori preoccupazioni dei piccoli comuni è quella di essere fagocitati, quali saranno le tue azioni in proposito?

Le preoccupazioni sono evidenti, anche chi per protesta ha rifiutato la sola partecipazione al voto ovvero lo ha annullato, sarà interpellato fidando nel suo aiuto. La stessa ponderazione elettorale che spezza le gambe alle piccole comunità fa da preludio ad uno statuto orientato ad attribuire solo un parere consultivo ai Sindaci e non di veto: sarebbe una catastrofe come quella di non potersi esprimere validamente sul bilancio metropolitano o di essere obbligati ad associarsi per la riscossione dei tributi che metterebbe in serio pericolo le autonomie finanziarie. Sono invece dell’idea che le zone omogenee debbano coincidere con le unioni dei Comuni, che le stesse unioni possano convenzionarsi con la Città Metropolitana e che quest’ultima rivendichi i ruoli dell’ATO sostituendosi ad essa.

Come pensi di poter rappresentare la Valle di Susa e su quali terreni?

Non penso di rappresentare la Val di Susa, non credo nella capacità di rappresentare il prossimo se non se stessi, del resto la politica non fa altro. Mi colma il petto invece essere un servo consapevole della volontà e dei desideri espressi dai valsusini che mi adottarono nel maggio 1999 quando giunsi a Susa come medico per la prima volta.La lotta al TAV è non è soltanto quella contro la menzogna di Stato, è un esempio di massima espressione democratica di crescita e coesione comunitaria e mi si conceda pure il termine di amore. La Val di Susa chiede dignità e giustizia, lo leggi nei volti marcati di quanti devono fare i salti mortali per arrivare alla fine del mese e di quanti non ci sono mai arrivati, di chi non riesce più a sopportare la violenza mediatica con la quale ci trattano. Giustizia sociale, equità e vera democrazia, questo vogliamo e ci spetta!

L.C. 14.10.14

L’Atlantismo è un totalitarismo (2° parte)

Proseguiamo la pubblicazione, in tre parti, del breve saggio di Guillaume de Rouville, autore francese e curatore del sito l’idiot du village. geopolitique, chaos & idiotie.
Traduzione di M. Guidoni.
 
Autoritratto del totalitarismo
Vediamo ora, a grandi linee e per dare qualche riscontro, le principali caratteristiche che ci permettono di dire che l’Atlantismo è a tutti gli effetti un totalitarismo.
 
1. L’Atlantismo è un imperialismo
 
“Quale dovrebbe essere quel ruolo? Una egemonia globale benevolente. Avendo sconfitto “l’impero del male”, gli Stati Uniti godono di un predominio strategico e ideologico. Il primo obiettivo della politica estera statunitense dovrebbe essere di preservare e innalzare quel predominio rafforzando la sicurezza dell’America, sostenendo i propri amici, curando i propri interessi, e difendendo i propri principi nel mondo”.
Toward a Neo-Reaganite Foreign Policy, di William Kristol e Robert Kagan, Foreign Affairs, luglio/agosto 1996.
 
Ѐ un’ideologia che serve uno Stato militarizzato (gli Stati Uniti [2]) che ha fatto ricorso (a) al terrore – guerre preventive, rapimenti, deportazioni nei campi di tortura, assassini extragiudiziali quotidiani, ecc.- (b) alla paura – minaccia terroristica strumentalizzata fra le sue popolazioni e (c) alle minacce – di ritorsioni economiche contro gli Stati recalcitranti, di guerre su tutti i fronti, di colpi di Stato – per imporre sulla superficie del globo la sua visione ultra-liberista e per accaparrarsi, con la forza distruttiva, le risorse naturali di cui essa pensa di aver bisogno per il suo dominio.
Ѐ un’ideologia al servizio di una visione egemonica della potenza americana. Quest’ultima rivendica il suo carattere egemonico: (i) nel dominio militare, attraverso i think tanks neoconservatori come il Project for a New American Century (e la sua manifesta volontà di impedire l’emergere di qualunque potenza capace di rivaleggiare con quella degli Stati Uniti) o l’American Entreprise Institute e, infine, attraverso la sua dottrina militare ufficiale chiamata Full Spectrum Dominance; (ii) nel dominio economico e finanziario con, fra le altre cose, l’imposizione del dollaro come moneta di scambio internazionale; (iii) nel dominio culturale, con la messa in atto di un programma di corruzione delle élites occidentali e internazionali, soprattutto attraverso, l’operazione Mockingbird [3] negli anni 50 e il National Endowment for Democracy oggi.
L’Atlantismo aderisce, senza proferir parola e come un buon soldato, a questa proiezione planetaria di un ego che non è il suo. Senza l’Atlantismo la visione egemonica degli Stati Uniti non potrebbe avere il carattere globale che essa ha oggi. L’Atlantismo partecipa pienamente all’insieme dei crimini commessi in nome di quest’ego smisurato, sia direttamente, sia giustificandoli o trasformandoli, davanti ai suoi popoli, in “azioni umanitarie’.
 
2. L’Atlantismo è un terrorismo
 
“Alla fine della Guerra Fredda, una serie di inchieste giudiziarie condotte su misteriosi atti di terrorismo commessi in Francia costrinse il Primo ministro italiano Giulio Andreotti a confermare l’esistenza di un’armata segreta in Francia come in altri Paesi dell’Europa occidentale membri dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO). Coordinata dalla sezione delle operazioni militari clandestine della NATO, quest’armata segreta era stata messa in piedi dall’Agenzia centrale americana d’informazioni (CIA) e dai servizi segreti britannici (MI6 o SIS) all’indomani della seconda guerra mondiale allo scopo di lottare contro il comunismo in Europa occidentale. […] Se dobbiamo credere alle fonti secondarie oggi disponibili, le armate segrete si sono ritrovate implicate in tutta una serie di azioni terroriste e di violazioni dei diritti umani per le quali sono stati accusati i partiti di sinistra al fine di screditarli agli occhi degli elettori. Queste operazioni, che miravano a diffondere un clima di paura fra le popolazioni, comprendevano attentati a treni o mercati (in Francia), l’uso sistematico della tortura contro gli oppositori al regime (in Turchia), il sostegno ai tentativi di colpi di Stato d’estrema destra (in Grecia e in Turchia) e il pestaggio di gruppi di oppositori.”
Les Armées secrètes de l’OTAN, Daniele Ganser, Éditions Demi- Lune, pagina 24.
 
Dagli attentati degli Anni di piombo in Italia al conflitto in Afghanistan, dalla guerra del Kosovo all’aggressione contro la Libia e dalla destabilizzazione della Siria fino alla preparazione dun attacco contro l’Iran [4], il terrorismo è stato uno dei mezzi privilegiati dall’Atlantismo per il raggiungimento dei suoi obiettivi.
Per imporsi all’Europa del dopoguerra, l’Atlantismo non ha esitato ad utilizzare il metodo terrorista degli attentati sotto falsa bandiera: in Italia, per esempio, per screditare le forze di sinistra gli Atlantisti hanno usato le bombe, negli anni 60 (attentato di piazza Fontana a Milano), 70 e 80 (attentato della stazione di Bologna) nei luoghi pubblici con l’intenzione di uccidere persone innocenti. Grazie alla potenza dei suoi media l’Atlantismo ha potuto attribuire quelle stragi all’opera di gruppuscoli d’estrema sinistra e giustificare, così, la progressiva emarginazione del pensiero progressista in quei Paesi e assicurare il trionfo della loro ideologia.
Oggi, per destabilizzare i Paesi che contestano uno dei suoi sei pilastri, esso strumentalizza su larga scala, sotto la spinta degli Stati Uniti, il terrorismo islamico (principalmente wahabita-salafita) con l’aiuto dei suoi alleati, che sono l’Arabia Saudita e il Qatar: è stato visto all’opera, in particolare, in Serbia, in Cecenia, in Libia e in Siria. Esso utilizza la stessa leva per creare sacche di terrorismo che gli consentano (i) di arricchirsi vendendo armi e consulenze nel quadro della guerra al terrorismo, (ii) di estendere il numero dei suoi interventi e basi militari (quelle della NATO o solo degli Stati Uniti, a seconda delle situazioni) là dove esso vi vede un interesse geostrategico e (iii) di dare sostanza alla teoria dello scontro di civiltà, che gli permette di ottenere l’approvazione popolare delle sue politiche di conquista.
Il terrorismo è, più generalmente, nel cuore della dottrina e delle strategie militari delle democrazie occidentali e in particolare di quelle degli Stati Uniti (dottrina Shock and Awe) che le mettono in opera, soprattutto, attraverso la NATO (per maggiori dettagli su questo argomento, rinviamo ad un articolo precedente: Dommages Collatéraux: la face cachée d’un terrorisme d’État).
Qui si vede bene che l’Atlantismo è sempre e solo l’esecutore docile, ma consenziente, dell’imperialismo americano da cui deriva tutti i concetti (guerra contro il terrorismo, scontro di civiltà) e le strategie (manipolazione del terrorismo islamico). Quando gli fa comodo (per gestire la sua opinione pubblica interna), l’imperialismo americano lascia giocare il ruolo di protagonista agli Atlantisti europei, ma solo in apparenza, come in Libia, dove Nicolas Sarkozy e David Cameron hanno fatto a gara per mettersi in mostra, anche se tutte le operazioni militari erano dirette, in realtà, dall’esercito americano.
 
3. L’Atlantismo è un razzismo
 
“Questa logica del “Mussulmano colpevole per natura’, solo perché Mussulmano, è alla base dell’istituzionalizzazione della tortura da parte degli Stati Uniti che possono così sottoporre a trattamenti disumani migliaia di persone in giro per il mondo (Guantanamo non è che uno dei campi di tortura diretti dall’amministrazione americana) sulla base di un semplice sospetto di “terrorismo”, sospetto che non è oggetto di alcun controllo giudiziario. La colpevolezza di un Mussulmano non ha bisogno di essere provata, essa si deduce dalla sua stessa natura. Si tratta qui di una forma di essenzialismo, che è esso stesso una forma radicale di razzismo” .
 
Per giustificare la sua guerra contro il terrorismo e lo scontro di civiltà, l’Atlantismo stigmatizza l’Islam e cristallizza il Mussulmano con tratti poco lusinghieri: il Mussulmano sarebbe per natura un nemico degli Occidentali, perfino del genere umano, dei valori democratici e della pace. Una volta cristallizzato, è più facile andare a ucciderlo; poiché le popolazioni occidentali non vedranno altro nelle sofferenze dei Mussulmani che la giusta punizione da riservare alla feccia dei popoli.
L’islamofobia, il nazionalismo pro-occidentale e il sionismo – che è una forma di razzismo e di etnicismo – sono al centro della matrice ideologica atlantista. La cosa più sorprendente, senza dubbio, e la più inquietante, è che questi elementi sono condivisi dalle élites (e in parte dai popoli occidentali) al di là del divario politico destra-sinistra. Si può arrivare all’islamofobia radicale per vie opposte: il difensore della laicità vi arriverà in nome del suo odio per le religioni, il piccolo borghese socialdemocratico in nome del femminismo o della difesa dell’omosessualità; il conservatore in nome della protezione delle sue radici minacciate; il sionista in nome del diritto di un popolo eletto al suo spazio vitale, anche se ciò deve passare per la pulizia etnica di un altro popolo, ecc.
 
4. L’Atlantismo è un antiumanesimo
 
A partire dal 2001, l’Europa ha fallito nel difendere i diritti dell’uomo sul proprio suolo e si è resa complice di gravi violazioni del Diritto internazionale in nome della “guerra al terrorismo”. Dei cittadini europei o stranieri sono stati prelevati dai servizi segreti americani sul suolo europeo al di fuori di qualunque disposizione legale – si tratta delle “extraordinary renditions” – e sono stati condotti nelle prigioni segrete della CIA, alcune delle quali situate in Paesi europei“.
 
Esso si fonda sul dogma dell’infallibilità democratica, che vuole che gli Occidentali non possano mai agire male né commettere dei crimini di massa, perché essi rappresenterebbero delle società democratiche aperte. Essi sono dunque liberi di bombardare civili e obietivi economici, di assassinare cittadini di tutto il mondo, di destabilizzare i regimi che non gradiscono e, così facendo, eserciteranno semplicemente il diritto del migliore, un modo per dire, in modo più aristocratico, il diritto del più forte. L’altro non è il simile o il fratello umano; l’altro è l’avversario, il nemico, un essere non civilizzato, a malapena un essere. Si può allegramente negare la sua umanità o trattarlo come una variabile geopolitica.
Vincere non gli basta, deve disumanizzare, torturare, umiliare, violare, degradare, distruggere. Gli Atlantisti hanno collaborato militarmente, economicamente, diplomaticamente, mediaticamente a tutti i progetti disumani degli Stati Uniti: per limitarsi ad esempi recenti, si potranno citare il campo di tortura di Guantanamo (diventato campo di addestramento di gihadisti al servizio dell’impero), Abu Ghraib in Irak e l’umiliazione dei prigionieri, la morte filmata di Gheddafi, le esecuzioni sommarie (in special modo quelle coi droni), i rapimenti effettuati dalla CIA in suolo europeo (extraordinary rendition) e i danni collaterali in Afghanistan, ecc.
Da un altro punto di vista, si può anche dire che l’Atlantismo è un’alienazione consumista: l’uomo non è sacro; può essere ucciso per realizzare obiettivi economici e geostrategici. Questa profanazione dell’uomo che viene fatta a vantaggio della merce (i cui marchi, essi, sì, sono intoccabili) è intrinsecamente mortale. Il profitto è al di sopra dell’uomo: per quanto riguarda la Francia, possiamo fare gli esempi dello scandalo del sangue contaminato e del Mediator del gruppo Servier.
Hollande e Jules Ferry
Non è un caso che François Hollande abbia scelto Jules Ferry come patrono laico della sua “presidenza normale”. Jules Ferry rappresenta perfettamente l’ideale atlantista: l’uomo che è capace di utilizzare la democrazia per servire le banche e il colonialismo, ingannando la gente con qualche concessione sociale di sinistra. Non recherà mai danno ai pilastri del potere bancario e ai capitalisti colonizzatori. Conquistatore al servizio dei potenti, è un razzista che non si rammarica di nulla, nonostante i crimini dei suoi amici partiti per colonizzare terre lontane.
 
5. L’Atlantismo è un neo-colonialismo
 
Se il braccio armato dell’Atlantismo è la NATO, il suo braccio economico è costituito dal binomio FMI-Banca Mondiale. Queste due istituzioni (nelle mani degli Stati Uniti e degli Europei), per mantenere i Paesi in via di sviluppo alle dipendenze degli Occidentali, hanno utilizzato le tre leve principali seguenti [5]: (i) l’indebitamento degli Stati e dei popoli [6], (ii) la privatizzazione delle loro economie e delle funzioni sovrane dello Stato a beneficio delle grandi aziende occidentali (i famosi piani di aggiustamento strutturale) e (iii) l’apertura forzata delle loro economie al libero scambio e alla concorrenza mondiale (anche se non vi sono preparati e si trovano in una situazione di sicura vulnerabilità di fronte all’Occidente).
L’Atlantismo commette consapevolmente dei crimini economici di massa per il profitto di pochi eletti: così facendo, dimostra la sua fedeltà ai principi dell’ultra-liberalismo esaltato dalla prima potenza mondiale, che subordina i valori umani al fondamentalismo del mercato.
 
Note
[2] Gli Stati Uniti hanno un bilancio militare annuo equivalente a quello di tutti gli altri Paesi messi insieme.
[3] Si veda infra.
[4] Nel settembre 2012, gli Stati Uniti hanno ritirato dalla lista delle entità da loro considerate terroriste l’organizzazione dissidente iraniana Moudjahidin-e Khalk (MEK) che compie regolarmente attentati sul suolo iraniano.
[5] L’Europa cerca di imporre ciò, chiaramente, attraverso gli Accordi di Partenariato Economico.
[6] Per i popoli, attraverso lo sviluppo incontrollato della microfinanza.
 

L’Atlantismo è un totalitarismo (1° parte)

di Guillaume de Rouville –
 
Iniziamo la pubblicazione, in tre parti, del breve saggio di Guillaume de Rouville, autore francese e curatore del sito l’Idiot du village. geopolitique, chaos & idiotie.
 
Un dovere d’introspezione
 
L’Atlantismo è l’ideologia dominante delle società europee attuali, quella che avrà di sicuro più influenza sul divenire dei nostri destini comuni; tuttavia è una di quelle ideologie quasi nascoste di cui si parla apertamente solo nel cerchio ristretto del mondo alternativo. Sono Atlantisti tutti gli europei che collaborano alla visione egemonica degli Stati Uniti e condividono la sua particolare ideologia che risponde al candido nome di imperialismo.
 
In altre parole, l’Atlantismo è l’ideologia degli esecutori servili dell’ideologia imperialista americana; esso le è subordinata e dalla sua sottomissione non raccoglie che le briciole cadute a terra dalla mensa dopo il banchetto dell’imperatore.
 
Ѐ un’ideologia minore che fa parte di un’ideologia maggiore. Ѐ a un tempo vile e aggressiva: vile, perché gioca solo ruoli secondari; aggressiva, perché prende in prestito dal proprio padrone d’oltre atlantico le sue visioni egemoniche deliranti e tutte le sue caratteristiche totalitarie. Ѐ un totalitarismo nel totalitarismo, un dominio dei dominati, un imperialismo di servi e di schiavi diventati maestri nell’arte di sottomettersi.
 
Parlare dell’Atlantismo europeo è parlare del progetto imperialista americano e viceversa. La sola cosa che li distingue è la loro posizione nella gerarchia totalitaria: il primo non è che l’emanazione del secondo, non si definisce che attraverso di esso, si accontenta di imitarlo e di obbedirgli in tutto; in compenso, non gli è alla pari in nulla.
 
Ogni continente ha i suoi collaboratori al servizio dell’imperialismo americano, ogni zona d’influenza di quest’ultimo ha il suo proprio Atlantismo. Potremmo così accontentarci di evocare le caratteristiche totalitarie dell’imperialismo americano per comprendere l’Atlantismo. Ma la posizione di subordinazione che gli Europei hanno adottato in relazione al loro modello nordamericano è il risultato di una scelta delle nostre élites con la quale dobbiamo confrontarci direttamente, piuttosto che imputare ogni forma di responsabilità sull’oligarchia americana. Prendiamoci la nostra parte di responsabilità, guardiamo come veramente siamo, facciamo il lavoro d’introspezione necessario prima di rialzare la testa e ritrovare la nostra dignità. Poiché, prima di poter ribellarsi contro i propri padroni, bisogna sapersi percepire come schiavi e riconoscere la parte di consenso e di codardia che c’è in questa situazione.
 
Da un totalitarismo all’altro
 
Le caratteristiche di questa ideologia sono numerose e non rivestono tutte la stessa importanza, ma evidenziano molto chiaramente una ideologia totalitaria che ha sue proprie specificità che non si ritrovano necessariamente nella stessa forma nei totalitarismi eretti a modelli cristallizzati come lo stalinismo o il nazismo. Non ci sembra utile, in effetti, paragonare l’Atlantismo ad altri totalitarismi del passato, poiché può esserci un totalitarismo a sé stante che non condivide necessariamente tutte le caratteristiche dei modelli più compiuti, modelli che appartengono a un’altra epoca.
 
 
Ci sono gradi diversi nel totalitarismo atlantista; come ci sono diversi modi di subirlo. A seconda che si sia un popolo dell’Africa o del Medio Oriente o un cittadino tedesco o francese appartenente alla classe dei privilegiati, il totalitarismo atlantista non sarà vissuto nella stessa maniera. Se globalmente è assassino, esso può essere localmente benefico per una minoranza. In altre parole, il totalitarismo atlantista è a geometria variabile (il suo carattere è ambiguo): tanto spietato e brutale verso gli uni, può divenire più compassionevole e portatore di qualche beneficio per coloro che lo rispettano e chinano il capo di fronte alla sua potenza. Esso è ugualmente presente ovunque e quasi mai tollera la contestazione, soprattutto quando questa assume un carattere di minaccia per il suo dominio.
 
Infatti, se potete contestarne gli aspetti secondari e godere, nel farlo, della più totale libertà, non vi sarà mai permesso di attaccarne, con la forza dei fatti [1], i fondamenti: (1) il liberismo finanziario e la potenza delle banche, (2) il dominio del dollaro negli scambi internazionali, (3) le guerre di conquista del complesso militar-industriale volte all’accaparramento delle risorse naturali dei Paesi lontani dai suoi valori; (4) l’egemonia totale degli Stati Uniti (in campo militare, economico e culturale) da cui riceve le sue direttive e la sua ragion d’essere; (5) l’alleanza incrollabile con l’Arabia Saudita (principale Stato terrorista islamico del mondo); (6) il sostegno senza eccezione al sionismo.
 
L’Atlantismo è, in effetti, un totalitarismo che definisce una libertà controllata, limitata agli elementi che non la rimettono in causa; una libertà senza conseguenza; una libertà senza portata contestataria; una libertà consumistica e libidica; una libertà impotente. Ѐ una libertà che ci rivolge questo messaggio: «Schiavo, fa’ ciò che vuoi, purché mi baci i piedi e lavori per me».
 
Per giudicare il carattere totalitario dell’Atlantismo, conviene averne uno sguardo generale e vedere come opprime e come uccide, in un luogo qualsiasi del pianeta. Poco ci importa che possa essere tollerabile per intere popolazioni (le élites occidentali e i loro protetti), se poi si rende terribile e spietato per il resto dell’umanità, poiché la sua mansuetudine agli occhi di alcuni non lo rendono migliore o meno criminale.
 
Così, la sua ambiguità è il risultato della percezione che possiamo averne quando ci mettiamo nella pelle dell’uomo bianco occidentale. Perché, se proviamo per un istante a metterci al posto degli Iracheni, dei Libici, dei Siriani (tre esempi fra i tanti), la sua essenza perde l’ambiguità e si rivela per ciò che è: una potenza criminale che corrompe l’umanità e i valori democratici.
 
Nota
[1] Le parole delle minoranze alternative sono raramente dei fatti nel senso che possono cambiare il corso delle cose.
 
Traduzione di M. Guidoni.
 
Fonte: byebyeunclesam

ARTICOLO ASSOLUTAMENTE DA LEGGERE – “Golpe di stato: la lista nera dei traditori della Patria”

Se ci troviamo, come dimostrato nei precedenti articoli, sotto un regime di dittatura da parte dell’oligarchia bancaria, dove la BCE e la Commissione Europea decideranno le politiche sociali degli stati, imponendo loro tasse e licenziamenti, lo dobbiamo a una strategia che parte da lontano nel tempo e che si è potuta estrinsecare grazie all’aiuto di politici con loro collusi.
 
Vediamo quindi chi sono gli artefici principali di questa strategia in Italia e se possono essere imputabili di alto tradimento nei confronti dello stato, della sua sovranità e della sua costutizione.
 
Nel 1981 il ministro del Tesoro Andreatta e il Governatore della Banca d’Italia Azelio Ciampi decretano il divorzio tra il ministero del tesoro e Banca d’Italia. Cessa quindi l’obbligo di Banca d’Italia di acquistare tutti i titoli di stato che venivano emessi dal ministero del tesoro per finanziare il deficit dello stato stesso. Questo porterà all’acquisto di titoli di stato da parte delle grandi banche commerciali che, comprando i titoli, costringerà lo stato a pagare loro interessi, generando così un debito vero che passerà dai 142 miliardi dell’81 (falso debito, in quanto alla Banca d’Italia bastava stampare il denaro per ripianarlo) a ben 850 miliardi nel 1992 (debito vero, in quanto contratto con banche commerciali private, che lo stato e quindi il popolo dovrà ripagare sotto forma di tassazione forzata).
 
29 gennaio 1992, legge 35/92 Amato-Carli: viene emanata la legge per la privatizzazione di istituti di credito e di enti pubblici. Banca d’Italia viene privatizzata in palese violazione con l’art. 3 del suo statuto che recita: “In ogni caso dovra essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale della banca da parte di enti pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia posseduta da enti pubblici”.
 
Si è quindi ceduta la sovranità monetaria, violando due articolo fondamentali della costituzione: l’art. 1 (“La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione”) e l’art. 11 (“L’Italia […] consente in condizioni di parità con gli altri stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni”).
 
Non bastasse, il 7 febbraio 1992 viene varata la legge 82 con cui il ministro del Tesoro Guido Carli (ex governatore di Banca d’Italia) attribuisce alla Banca d’Italia la “facoltà di variare il tasso ufficiale di sconto senza doverlo più concordare con il Tesoro”, cosicché, da questo momento, è Banca d’Italia a decidere per il nostro stato il costo del denaro, ovvero gli interessi con cui ripagare la stampa del denaro.
 
Successivamente, il presidente del Consiglio Giulio Andreotti, il ministro degli Esteri Gianni De Michelis e il ministro del Tesoro Guido Carli firmano il trattato di Maastrich, con cui viene istituito il sistema europeo di banche centrare (SEBC) e europea (BCE), che ha il compito di emettere la moneta unica (Euro) e di gestire la politica monetaria.
Il 4 gennaio 2004 si scoprono le quote di partecipazione di Banca d’Italia che è in mano, per il 95%, a banche private, mentre solo il 5% è ancora in mano allo stato attraverso l’INPS.
 
Nel 2006 il governo Prodi modifica lo statuto 3 di Banca d’Italia che la voleva un ente di diritto pubblico.
In questi passaggi si sono violati i due articoli sopraccitati della costituzione, in quanto oltre alla perdita di sovranità appartenente al popolo, l’art. 11 della costituzione consente limitazioni – ma non cessioni! – della sovranità nazionale, che inoltre, per quanto riguarda la sovranità monetaria, non è stata ceduta neanche in condizioni di parità, poiché le quote di partecipazione non sono sono paritarie e vi fanno inoltre parte stati, come l’Inghilterra, che non fanno parte dell’euro, ma che partecipano alle decisioni di politica monetaria del nostro stato.
 
Tutti i signori sopraccitati, nonché i senatori e i deputati dei vari governi che hanno firmato questi accordi, hanno violato il codice penale 241 che recita: “Chiunque commette un fatto diretto a sottoporre il territorio dello Stato, o una parte di esso, alla sovranità di uno stato straniero, ovvero a menomare l’indipendenza dello Stato, è punito con l’ergastolo.”
 
Viene violato inoltre l’art. 283 del codice penale che recita:“Chiunque commette un fatto diretto a mutare la costituzione dello stato o la forma del governo con mezzi non consentito dall’ordinamento costituzionale dello stato, è punito con la reclusione non inferiore ai 12 anni.”
 
Infatti i nostri cari politici hanno ceduto un potere indipendente e sovrano del nostro stato ad un organismo privato ed anche esterno allo Stato stesso. Rendendosi conto della gravità di questi reati, il 24 febbraio 2006 con la legge n. 85 vengono introdotte “modifiche al codice penale in materia di reati d’opinione” e verranno modificati proprio gli art. 241, riguardanti gli attentati contro l’indipendenza, l’integrità e l’unità dello stato, 283, relativo all’attentato contro lo stato, 289, che riguarda l’attentato contro organi costituzionali e contro le assemblee regionali, ovvero attentati alle istituzioni democratiche del nostro stato.
 
Cittadini! Iniziamo a far tremare i politici, traditori dello stato, creando una lista nera di tutti coloro che invece di essere puniti con l’ergastolo, o con la reclusione fino a 12 anni, si sono salvati modificando le leggi stesse che li condannavano. Facciamo sapere loro che il giorno in cui il popolo verrà a conoscenza di questo alto tradimento e si libererà dalla dittatura cui è stato sottoposto verranno ricancellate le leggi che si sono modificate e sconteranno la condanna che gli è dovuta ed il sequestro di tutti i loro beni.
 
Facciamoli tremare.
 
Alessandro De Angelis
 
scrittore e ricercatore antropologo