LUC MICHEL PARLE DE MOAMMAR KADHAFI (PCN-TV & AFRIQUE MEDIA TV)

ELAC & ALAC présentent

le duplex de Bruxelles avec ‘Afrique Media TV’ de ce 19 octobre 2014

Filmé en direct par PCN-TV à Bruxelles ELAC - LM parle sur AMTV de Kadhafi (2014 10 19) FR

Luc MICHEL (dirigeant du Réseau paneuropéen du MCR libyen) et Fabrice BEAUR (fondateur du MCR, Mouvement des Comités Révolutionnaires libyens, en France et en Belgique) sont les deux seuls parmi les panelistes du DEBAT PANAFRICAIN à avoir non seulement rencontré le guide Kadhafi mais aussi à avoir longtemps combattu avec la Jamahiriya et ses Comités Révolutionnaires.

Luc MICHEL répond à la question « Quels souvenirs gardez-vous de l’homme et du leader ? »

 Video intégrale sur : https://vimeo.com/109530519

 Luc MICHEL sur AFRIQUE MEDIA TV

dimanche 19 octobre 2014 dans le ‘Débat panafricain’

avec Bachir Mohamed Ladan.

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https://vimeo.com/pcntv

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La Corte Costituzionale dice STOP all’inquisizione del bancomat!

Stato di inquisizione fiscale: usare il bancomat non è più reato. La Corte Costituzionale ha deciso di FERMARE lo SCANDALO indecente secondo il quale chi prelevava i soldi con il bancomat doveva DIMOSTRARE COME HA SPESO I SOLDI, e nel caso non ci riuscisse, veniva considerato un EVASORE FISCALE!!! Proprio così: anche se i soldi disponibili sul conto corrente erano frutto di lavoro ben rendicontati e dimostrati, chi prelevava doveva essere in grado di dimostrare come e dove aveva impiegato i soldi utilizzati…

Molte persone, in particolare chi riceve lo stipendio con bonifico, ha l’abitudine di prelevare con bancomat: dopotutto prelevare agli sportelli della propria banca è gratuito, e questo evita di perdere tempo per recarsi in banca, fare la fila, etc: oltretutto per chi lavora spesso è impossibile recarsi allo sportello.

Ebbene chi prelevava soldi per le spese di tutti i giorni – mettere benzina, fare un po’ di spesa, comprare sigarette, ricaricare il telefonino, dare la paghetta al figlio rischiava di essere tacciato di evasore, anche perché quasi nessuno conosceva queste dinamiche, inoltre a chi verrebbe mai in mente di conservare gli scontrini per ANNI?!?

L’UNICO GIORNALE AD AVER PARLATO DELLA VICENDA è “IL GIORNALE”: DI SEGUITO VI PROPONIAMO L’ARTICOLO USCITO OGGI, A CURA DI NICOLA PORRO

Staff nocensura.com
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Usare il bancomat non è più reato
Chi prelevava contanti doveva dimostrare nel dettaglio a chi erano andati i soldi. Se non ci riusciva era considerato per legge un evasore

Di Nicola Porro – ilgiornale.it

Negli ultimi 10 anni esagerare con il Bancomat era davvero rischioso. Non tanto perché si rischiava di finire in rosso in banca, quanto perché si era certi di finire soffritti dall’Agenzia delle entrate. Facciamo un passo indietro.

Gli uomini di Attilio Befera (oggi è stato sostituito come ben sapete da Rossella Orlandi) nei confronti dei tanto odiati lavoratori autonomi, e in particolare dei professionisti, si erano dotati di un bazooka. Chiunque dal primo gennaio del 2005 si fosse permesso di utilizzare il Bancomat avrebbe dovuto dimostrare a chi erano destinati i contanti. Una roba da pazzi. Ma credeteci, vera. In caso di accertamento, gli uomini del fisco si presentavano dal lavoratore con un foglio elettronico con su scritti tutti i Bancomat e prelievi cash fatti negli ultimi cinque anni.

In modo del tutto arbitrario sostenevano che una percentuale potesse essere giustificata dal tenore di vita e dalle spese più spicce (sigarette, caffè, mance che si possono presumere pagate in contanti), ma sul resto era necessaria una prova dell’utilizzo da parte del povero contribuente. Una prova chiaramente diabolica. Ma ancora più diabolico era l’atteggiamento del fisco.

Mettiamo che il poveraccio avesse prelevato, in cinque anni, 10mila euro (ma per un reddito medio potrebbe essere ben di più) e che gli uomini del fisco gli abbuonassero 4mila euro. Il resto, e cioè 6mila euro, veniva considerato dal fisco come ricavo aggiuntivo, non dichiarato e dunque evaso, da parte del lavoratore autonomo. Secondo il principio che il nero genera il nero (cosa peraltro vera), per dieci anni professionisti e autonomi hanno pagato imposte su prelievi fatti con il Bancomat di cui non sono stati capaci di giustificare l’utilizzo. Se uno sprovveduto, dotato di buon reddito e sicuro di essere fiscalmente a posto, si fosse azzardato a giocare e perdere a poker o fare regali in contanti a sue amiche (sì, certo, non molto elegante, ma saranno fatti suoi) o a parenti o a figli, per più di 50mila euro l’anno, rischiava addirittura di finire in carcere per superamento delle soglie di evasione ai fini della rilevanza penale. Ai signori del fisco si dovevano giustificare anche le mance, se cospicue. Insomma, un inferno fiscale. E soprattutto un principio da Stato di polizia.

Ovviamente chi è stato colpito da simili indagini ha fatto ricorso. Ma la Cassazione per una buona serie di casi ha dato ragione all’impostazione del fisco. In effetti, dal punto di vista legale, l’Agenzia era blindata da un codicillo contenuto nella Finanziaria del 2005 (governo Berlusconi). Fino a quando un contribuente si è rivolto alla Commissione tributaria regionale del Lazio che, nel 2013, bontà sua, si è rimessa addirittura alla Corte costituzionale dubitando della legittimità di questa norma, che anche a un bambino sembra folle. Siamo così arrivati ai giorni nostri e alla decisione della Corte che, pochi giorni fa, con la sentenza numero 228, ha giudicato incostituzionale la procedura e questa diabolica presunzione legale. Evviva. Sono passati solo dieci anni. E molti professionisti hanno già subito la gogna dell’evasione e pagato la sanzione conseguente.

Finalmente un giudice, a Roma, ha stabilito che quell’assurda presunzione sui prelievi di contanti come costituzione di ricavi in nero sia stata lesiva del principio di ragionevolezza e capacità contributiva.

Alla fine viene da pensare sulla qualità del percorso legislativo in questo Paese. E qualche brivido corre lungo la schiena pensando all’ultima finanziaria (ora si chiama legge di Stabilità). Siamo piuttosto certi che l’idea di tassare la liquidità prelevata con i Bancomat non sia stata un’idea di Silvio Berlusconi all’epoca al governo. Eppure sono dieci anni che professionisti e autonomi pagano per questa scellerata previsione normativa.

All’interno della Finanziaria del 2005 fatta di un solo articolo e 572 commi, al comma 402 era previsto: le parole da «a base delle stesse» alla fine del periodo sono sostituite dalle seguenti: «o compensi a base delle stesse rettifiche e accertamenti, se il contribuente non ne indica il soggetto beneficiario e sempreché non risultino dalle scritture contabili, i prelevamenti o gli importi riscossi nell’ambito dei predetti rapporti od operazioni». Non state a perderci la testa: arabo. All’epoca, c’è da giurarci, l’astrusa previsione normativa fu presentata dagli uffici ministeriali come norma fondamentale per combattere l’evasione fiscale. E giù tutti ad applaudire. Ecco, quando vi dicono, come purtroppo si scrive anche nell’ultima legge di Stabilità, che sono previste nuove e più dure norme per combattere i furbetti, state certi che la fregatura è per tutti.
http://www.nocensura.com/2014/10/la-corte-costituzionale-dice-stop.html

Senza l’euro saremmo fagocitati dalla finanza? Grecia vs Ungheria.

Pubblicato su 20 Ottobre 2014 
 
L’affermazione, secondo la quale senza l’euro, la finanza, dipinta come un mostro, ci mangerebbe, appare una contraddizione per il fatto che i difensori della moneta unica esaltano il ruolo della finanza che controlla gli Stati, ma se gli viene mostrato uno scenario che preveda la disgregazione della zona euro, quella finanza che esaltavano allora diventerebbe un mostro mangia Stati.
Pertanto secondo il pensiero unico mainstream, l’euro difende gli Stati dalle speculazioni finanziarie, in primis dalla fluttuazione degli spreads, ovvero i rendimenti dei titoli di Stato legati al debito pubblico.
Detto questo, vorrei mettere a confronto due Stati europei, Grecia ed Ungheria, il primo nell’eurozona il secondo con la sua moneta sovrana fiorino:
essendo quest’ultimo fuori dall’euro in teoria questo dovrebbe essere soggetto a grosse speculazioni ed attacchi dei mercati finanziari ogni volta che il Paese decidesse di mettersi contro grossi organismi internazionali ad esempio, mentre la Grecia non sarebbe soggetta a nessun attacco dei mercati perchè tutelata dall’euro.
Andiamo in ordine: E’ notizia recente, precisamente relativa alla scorsa settimana, che il governo greco abbia alzato un pò la voce, annunciando l’anticipazione dell’uscita di Atene dal programma di “aiuti” concessi dalla TROIKA.
Per questo scatto di ”orgoglio” da parte del governo di Atene, in meno di 24 ore i bond decennali greci sono schizzati oltre il 9% quindi il tentativo di fuga anticipata dalla TROIKA è costato per le casse di Atene un 2% in più sugli interessi del debito e con una  borsa crollata di oltre 9 punti percentuali.
Con un attacco speculativo dei mercati sulla Grecia così fulminante, quale tutela ha mostrato l’euro?
 

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Sempre in riferimento agli artriti con il Fondo Monetario Internazionale, nel luglio 2013, il governo ungherese di Orban, ha annunciato l’anticipo del pagamento relativo al prestito elargito dall’istituto di Washington 5 anni prima (http://www.youtube.com/watch?v=BzToBNKVwBs) liquidandolo di fatti e non rinnovando ulteriori prestiti.

La presa di posizione dell’Ungheria è stata decisamente più marcata rispetto a quella della Grecia pertanto secondo la logica che senza l’euro non si è tutelati dalla finanza, in concomitanza con l’annuncio del governo di Budapest sui futuri rapporti con l’FMI , i bond decennali ungheresi sarebbero dovuti esplodere con rendimenti a due cifre magari.
Il fiorino ungherese ha protetto il suo Paese dall’ira dei mercati?

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I rendimenti segnarono un 5.7% INFERIORI a quelli greci della scorsa settimana ed oggi sempre con il fiorino i rendimenti sono al 4.29%, superiori certamente a quelli italiani e spagnoli, ma il debito ungherese e’ monetizzato, ovvero emesso in fiorini ed assicurato dalla sua banca centrale nazionalizzata.

In conclusione, ricordiamoci che durante i giorni del famoso FATE PRESTO l’Italia era come lo è tutt’ora nell’euro e nonostante ciò fummo fagocitati dalla finanza la quale ha già capito da tempo che l’eurozona è un bluff come lo sarà fra poco anche la famosa affermazione : “Whatever it takes to preserve the euro”
Chi vivrà vedrà…
Jean Sebatien S Lucidi
 

Legge di Bestialità: Taglio di 100 mln ai non autosufficienti, il Comitato 16 Novembre attacca il governo

20/10/2014 23:53 | WELFARE – ITALIA

Il Governo l’ha fatta grossa. Mentre Renzi va in tv a proclamare rivoluzioni e a promettere soldi a tutti, esce fuori che nella legge di stabilità viene tagliato il fondo nazionale per i non autosufficienti di ben 100 milioni di euro. Un taglio vergognoso contro le persone con disabilità gravi e gravissime che vivono condizioni di vita difficili. Il Comitato 16 Novembre, che rappresenta malati sla e persone con disabilità di tutta Italia, attacca pesantemente e annuncia una dura mobilitazione: “Il Comitato 16 Novembre sarà presente al tavolo organizzato al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per il 23.10.2014 sul tema del fondo della non autosufficienza (FNA) previsto nella legge di stabilità 2015 per 250 milioni, in calo di 100 milioni rispetto all’anno 2014. Ascolteremo le laconiche ragioni di un ministero che non riesce nemmeno a difendere l’esistente, figuriamoci a incrementare i fondi, come pomposamente dichiarato nei giorni scorsi. La verità è che siete semplici pifferai che dipendete da un uomo solo al comando. Non ci stiamo, contestiamo tutto, avete proclamato 18 miliardi di minori tasse e tagliate quella miseria di pane ai disabili gravi, siete dei CRIMINALI! Avete previsto 50 milioni per la ludopatia, bravi, prima li drogate, poi li volete redimere. Noi vogliamo almeno UN MILIARDO, il 4.11.2014 vi presenteremo un programma dettagliato al Ministero dell’Economia. Avete dato 80 euro a 10 milioni di lavoratori, bravi! E gli incapienti, i pensionati, i disabili gravi? Scusate, queste persone sono ricche, non hanno problemi, navigano nell’oro. Sapete a quanto corrisponde 80 euro al mese per oltre un milione di disabili gravi? Ve lo diciamo noi! UN MILIARDO! Non bastano docce gelate, caro Matteo Renzi, ci vuole ben altro per la disabilità. IL 4 NOVEMBRE 2014 DALLE 10,30 SAREMO IN PRESIDIO PERMANENTE, GIORNO E NOTTE, DAVANTI AL MINISTERO DELL’ECONOMIA”.
Il comunicato si conclude con un grido di rabbia e determinazione: “Vi dimostreremo quali attributi abbiamo, non come questo scialbo Governo che non ha chiare le priorità del paese. Preferiamo morire che vivere in un paese indegno e incivile. E non vi permettiamo di darci dei violenti o peggio, dei ricattatori, perchè siete Voi e solo Voi ad armarci e siete solo Voi a ricattarci, imponendoci decisioni inaccettabili per chi vive drammi senza soluzioni!”.

Ricordiamo che proprio grazie alle mobilitazioni del Comitato 16 Novembre il fondo nazionale per le non autosufficienze è stato rifinanziato negli ultimi anni, fino ad arrivare a 350 milioni nel 2014. Adesso arriva questa doccia gelata, ma non a favore dei malati sla, anzi.
http://www.controlacrisi.org/notizia/Welfare/2014/10/20/42751-legge-di-bestialita-taglio-di-100-mln-ai-non/  

CORSA AGLI ARMAMENTI BANCARI

20 OTTOBRE 2014 ALBERTO FORCHIELLI

Nella Guerra Fredda le superpotenze gareggiavano nelle testate nucleari; nella globalizzazione esiste un’arma non così apocalittica. È la banca multilaterale, lo strumento ambito dalla Cina per contrastare la supremazia degli Stati Uniti. Il paese, seppur con notevole ritardo, vuole usare con acume le sue riserve. Ha compreso che non può più accumularne all’infinito, acquistando l’altrui debito pubblico. Esiste un uso prettamente politico del loro impiego: questa è l’avventura che Pechino vuole iniziare, con tutte le incertezze dettate dall’inesperienza. L’obiettivo è relativamente semplice: aiutare i paesi emergenti per farne alleati nell’inevitabile contrapposizione con gli Stati Uniti. Il primo tentativo ha avuto luogo in Brasile lo scorso Luglio. A Fortaleza, durante il summit dei 5 paesi Brics, è stato deciso di istituire una “New Development Bank” per aiutare i paesi emergenti o in via di sviluppo. Senza sorprese, la sua sede sarà in Cina, a Shanghai. L’India esprimerà il Presidente, Russia, Brasile e Sudafrica il top management. La capitalizzazione iniziale sarà di 50 miliardi di dollari; in aggiunta sarà creato un fondo di riserva di 100 miliardi per controllare eventuali crisi nelle bilance dei pagamenti. “Ciò consentirà sicurezza, una specie di rete di protezione per i Brics e gli altri paesi”, secondo le parole del presidente Dilma Roussef. Ironicamente, le dotazioni sono espresse in dollari, proprio la valuta che si vuole contrastare. La sua volatilità è infatti fuori dal loro controllo e monopolio di Washington, mentre la distribuzione dei fondi internazionali avviene attraverso la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, cioè le istituzioni spesso accusate di perpetuare il potere europeo-americano in un mondo sottoposto invece a forti riposizionamenti economici.

L’ultimo tentativo cinese è il lancio di una “Banca delle infrastrutture”, una prossima creazione che dovrebbe accrescere il ruolo della Cina in Asia. Attraverso un impegno inziale di 50 miliardi di dollari, Pechino intende smentire le critiche di esercitare un dominio economico de facto, senza interpretare le necessità dello sviluppo della regione. L’istituzione dovrebbe finanziare le reti di trasporti, comunicazioni e l’accesso a nuove fonti energetiche. Per la Cina è essenziale coinvolgere i paesi donor , per non diffondere la percezione di un nuovo ordine basato sulla sua supremazia finanziaria. Il Giappone – per ovvi motivi politico-militari – è insensibile all’offerta. L’Australia e la Corea del Sud sono disponibili alla trattativa; Singapore ha già offerto la sua adesione. Sul futuro grava tuttavia l’opposizione statunitense, finora espressa ufficiosamente ma facilmente comprensibile. La nuova banca colpirebbe il potere dell’Asian Development Bank, la roccaforte degli aiuti multilaterali controllata da Washington e Tokyo.  Per ora le opposizioni appaiono di stampo sociale e umanitario. Gli Stati Uniti temono che la nuova banca consenta costruzioni che violano i criteri etici, che rimuovano forzatamente la popolazione per la costruzione di dighe. Esprimono la loro preoccupazione per il rispetto delle condizioni ambientali, l’uso eccessivo dei fossili, le procedure di assegnazione che dovrebbero garantire trasparenza, stesse opportunità, assenza di corruzione. Stiamo assistendo alle schermaglie iniziali, dove le posizioni di principio nascondono la sostanza dei contrasti. È molto probabile che durante il prossimo loro incontro a Pechino il 12 Novembre, Xi e Obama discuteranno delle banche nel loro valore più cristallino: un tassello nella battaglia per la ricerca di equilibri più vantaggiosi.
http://www.pianoinclinato.it/corsa-agli-armamenti-bancari/?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews  

DRAGHI UBER ALLES – TRA DUE SETTIMANE BANKITALIA CEDE ALLA BCE ANCHE LA VIGILANZA SULLE PRIME 15 BANCHE NAZIONALI – I PROSSIMI CASI MONTEPASCHI O CARIGE LI GESTIRÀ DRAGHI DA FRANCOFORTE

Dopo aver parso la politica monetaria, in via Nazionale restano la vigilanza sugli intermediari del risparmi, sulle assicurazioni e sul riciclaggio, la produzione e distribuzione di banconote, il controllo del contante e la gestione della tesoreria statale…

Fabio Tamburini per il “Corriere della Sera – CorrierEconomia”

Chi l’avrebbe mai detto. Anche Banca d’Italia volta pagina e, tra un paio di settimane, finisce in soffitta. Naturalmente non è proprio così, ma certo non sarà più la Banca d’Italia come l’abbiamo conosciuta finora. Il cambiamento, una svolta epocale, è il passaggio di buona parte della vigilanza sugli istituti di credito alla Bce.
 
Lo prevedono le regole dell’Unione Europea che, inesorabilmente, vengono applicate secondo la tabella di marcia prevista. Ormai da tempo Bankitalia, come tutte le banche centrali dei Paesi europei, ha perso la responsabilità della politica monetaria, non controlla più né la moneta né i cambi. Ora perderà la vigilanza sulle 15 banche maggiori, ma la Bce avrà voce in capitolo anche sulle altre nel nome dell’unicità dell’azione di supervisione.
 
Funzioni peraltro, quelle di vigilanza, che spesso non hanno funzionato come avrebbero dovuto, lasciando alla magistratura il compito d’intervenire quando la frittata era fatta in scandali come quelli del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi e, più recentemente, del Monte dei Paschi di Siena o della Carige di Genova. Storie passate perché nei prossimi giorni le competenze passeranno alla Bce.

È facile prevedere che ciò riaccenderà polemiche e riflessioni critiche su una macchina organizzativa potente: 58 filiali nei capoluoghi regionali e sparse per l’Italia, oltre 7 mila dipendenti (di cui 606 dirigenti) che costano complessivamente 600 milioni di euro all’anno tra stipendi ed emolumenti vari, un patrimonio immobiliare tra i più consistenti del Paese. Servono davvero? In altri tempi nessuno avrebbe osato porsi il problema. «Valeva la regola che anche solo pensarlo significava commettere peccato mortale», commenta uno dei più brillanti banchieri d’affari.
 
Chi difende Bankitalia ricorda che un certo ridimensionamento delle spese è già stato avviato e cita le parole del governatore, Ignazio Visco, pronunciate nelle considerazioni finali svolte in occasione dell’assemblea annuale, tenuta nel maggio scorso. «L’integrazione nel contesto europeo non ha determinato e non determinerà una diminuzione delle responsabilità delle autorità nazionali nel campo della politica monetaria e della vigilanza», ha detto Visco, aggiungendo che «la qualità della vigilanza europea dipenderà strettamente dal contributo delle autorità che hanno maturato maggiore esperienza nell’attività di supervisione». In più ha sottolineato che Banca d’Italia «per partecipare in modo incisivo al processo decisionale della vigilanza bancaria europea, estenderà le analisi all’industria bancaria e ai maggiori intermediari degli altri Paesi».

Resta il fatto che il pallino è passato alla Bce, completando la perdita di potere della Banca d’Italia che dopo il Trattato di Maastricht, punto di partenza dell’Unione Europea, ha avviato un percorso opposto a quello avvenuto dal 1926 in poi, quando diventò l’unico istituto in Italia autorizzato all’emissione di banconote e le furono affidati i poteri di vigilanza sulle banche. Compiti poi ampliati con la legge bancaria del 1936. Da quel momento Bankitalia ha assunto un ruolo determinante nelle vicende del potere economico ma anche di quello politico.

E i momenti di vera gloria, alternati ad altri drammatici e meno esaltanti, non sono mancati. Da quando, nel lontano 1947, il governatore Luigi Einaudi chiuse in bellezza la manovra di stabilizzazione della lira stroncando l’inflazione post bellica alle scelte di politica monetaria fatte da Donato Menichella per favorire il miracolo economico degli anni Cinquanta e Sessanta, fino alle grandi manovre di Guido Carli e alle barricate in difesa della lira dagli attacchi della speculazione organizzata, nel 1992, da Carlo Azeglio Ciampi.
 
La consolazione, per Visco, sono le altre, numerose funzioni che l’istituto centrale continuerà a svolgere: dalla consulenza al governo all’attuazione degli indirizzi europei di politica monetaria, dalla produzione e distribuzione delle banconote al controllo del contante, dalla gestione di piattaforme e infrastrutture tecnologiche per i pagamenti in area euro alla gestione della tesoreria statale, dalla vigilanza sugli scambi finanziari fino all’ufficio studi. Ma, soprattutto, la vigilanza sugli intermediari mobiliari e sulla gestione del risparmio, sulle assicurazioni e sul riciclaggio.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/draghi-uber-alles-due-settimane-bankitalia-cede-bce-anche-86810.htm?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews  

La Coop Sei Tu!!! Chi ti Ruba di Più? (Spariti i Soldi dei Soci Risparmiatori)

20 ottobre 2014

Ohhh e adesso tocca al “prestito sociale”. Sapete quella roba parabancaria e paracula che alcune Cooperative (Rosse) offrono come gentile facilitazione e omaggio ai loro iscritti. Ma quanto sono buone e magnanime.

 Solo che, oooooops, è bene sapere che se qualcosa andasse storto NON ESISTE GARANZIA BANCARIA.
 
Non ci credete? E fate male.
 
Coop operaie, spariti i soldi di 17mila soci
L’avvocato Carbone: “Gli importi versati non sono risparmi, ma prestiti tutelati da una fidejussione. Sono garantiti solo al 30 per cento” . Gli uffici di via Gallina presi d’assalto da una folla di risparmiatori fin dalle prime ore del mattino
Oltre 103 milioni di euro del prestito sociale delle Cooperative operaiedi fatto non esistono. È il denaro dei piccoli risparmiatori, circa 17mila, che è sparito. È servito in questi anni come una stampella per reggere tutta la struttura: lo scrivono a chiare lettere i pm Federico Frezza e Matteo Tripani che hanno chiesto al Tribunale civile il fallimento della società e nel contempo la nomina dell’amministratore giudiziario Maurizio Consoli. Si legge nel provvedimento: «Questi 103 milioni di euro la Coop non li ha. Non è che non ne ha 100, non ne ha nemmeno 50 e forse nemmeno 10».
Non ha dubbi l’avvocato Gianfranco Carbone da sempre vicino alla realtà delle Cooperative operaie. «Dopo i provvedimenti dell’autorità giudiziaria e la nomina dell’amministratore tutti coloro che hanno depositato i propri risparmi alle Coop avranno, da oggi, l’amara sorpresa di non poterli ritirare».
Sorpresa che hanno potuto constatare di persona i tanti risparmiatori che questa mattina si sono presentati, inferociti, davanti agli uffici delle Coop di via Gallina. Ufficio che, dopo un primo tentativo di apertura, è stato prontamente richiuso.
Ma concretamente, cosa potranno fare i risparmiatori? «Va fatta una premessa», risponde Carbone. «Gli importi versati alle Coop, tecnicamente, non sono “risparmi” (che come tali sarebbero garantiti fino a 100mila euro dal Fondo interbancario) ma “prestiti” dei soci garantiti dal patrimonio della società e da una fideiussione pari al 30% delle somme depositate di un Istituto bancario».
«Dunque concretamente – continua – se le Coop dovessero fallire coloro che hanno depositato i loro soldi (e si tratta di piccoli risparmiatori con un tetto di depositi di 30 mila euro) avrebbero la certezza di recuperare il 30 per cento dei depositi. La differenza potrebbero sperare di recuperarla solo dopo la liquidazione (fallimentare) del patrimonio delle Cooperative stesse».
E ancora. «Va detto – precisa Carbone – che il loro credito non ha “privilegio” (verrebbero pagati prima i dipendenti, l’ Inps, lo Stato per le imposte). Sarebbe un credito “chirografario” e, al momento, non so prevedere in che percentuale (superiore al 30 per cento) recupererebbero i loro soldi». Dunque poche speranze? «Girando il ragionamento – risponde l’avvocato – in caso di fallimento è certo che perderebbero una percentuale elevata dai loro risparmi fra il 70 ed una quota significativamente minore collegata alla vendita dei beni delle Cooperative».
Ma chi doveva controllare e garantire? «Devo ricordare – risponde – che si sta consolidando una giurisprudenza che attribuisce la responsabilità di risarcire i depositanti all’Ente che avrebbe dovuto controllarne i conti: nel nostro caso la Regione e le sue inutili revisioni ordinarie e straordinarie che non hanno mai fatto emergere la voragine accertata dal consulente della Procura. Ma in questo caso sarebbe necessario avviare azioni giudiziarie contro la Regione, certamente, almeno all’inizio, costose, lunghe e, come ogni causa, incerte nell’esito finale». Secondo Carbone dunque l’unica alternativa a tutto ciò «è che le Coop Operaie non falliscano ed è questo l’auspicio della stessa Procura. In tale caso si tornerebbe a una gestione ordinaria e gli stessi “risparmiatori” vedrebbero riconosciuti i loro crediti. Ritengo sia questo l’obiettivo cui debbono guardare gli stessi risparmiatori contribuendo a creare in città un clima di attenta solidarietà nei confronti dell’impegno dell’amministratore sperando che anche i creditori non avanzino richieste di fallimento».
I tempi sono strettissimi: «Si tratta – dice ancora l’avvocato – di operare per due mesi al massimo. È questo il tempo necessario per capire se è percorribile il piano di salvataggio impostato da alcuna grandi Cooperative nazionali. La tutela effettiva anche dei risparmiatori si può ottenere consolidando la gestione delle Coop e facendole ripartire nel solco della loro centenaria tradizione. Non è né semplice ne facile. Ma non vedo altre strade».
 
Mi spiace ma devo essere maligno e cattivo: posso ipotizzare che la stragrande maggioranza dei risparmiatori della cooperativa operaia è sempre stata fedele ad un certo credo politico e ad un certo modo di votare? Beh io lo ipotizzo, e come dire non mi sento gran che solidale. (per tutti gli altri, sorry, shit happens)
 
Vi siete fidati dei compagni?
 
Cazzi vostri, godetevi il socialismo.

Per colpa della UE e del veleno-euro i lavoratori spagnoli sono diventati i più poveri d’Europa (Bruxelles killer)

contestare l’euro è da fascisti, zitti e venerare la moneta dei banchieri

20 ottobre 2014  
– di Max Parisi –

MADRID – Il lavoro retribuito non e’ piu’ una garanzia contro la poverta’ in Spagna, dove il 12,3 per cento della popolazione attiva vive in famiglie con reddito inferiore alla soglia di poverta’. Lo riferisce “La Vanguardia”.

Il rapporto “Poverta’ e lavoratori poveri in Spagna”, elaborato dalla Fondazione 1° maggio (del sindacato Ccoo), pone i lavoratori spagnoli in cima alla classifica della poverta’ nell’Unione Europea, superati solo dai rumeni (19,1 per cento) e dai greci (15,1 per cento).

La relazione, presentata il 17 ottobre in occasione della celebrazione della Giornata internazionale per l’eliminazione della poverta’, fornisce dettagli sulle condizioni che accentuano il rischio di poverta’ in Spagna dove “non solo ci sono sempre piu’ poveri”, ma questi lo sono “in modo sempre piu’ grave”.

Lo studio spiega che uno spagnolo su tre e’ in una situazione di poverta’ e di esclusione sociale, e 740.000 famiglie (almeno tre milioni di persone) non hanno alcun tipo di reddito. Questo perche’, secondo il rapporto, le indennita’ di disoccupazione sono “insufficienti”, dal momento che solo il 44% della popolazione in eta’ lavorativa e’ attualmente occupato e circa 5,6 milioni di persone sono in cerca di lavoro, ma non lo trovano.

La relazione spiega che la poverta’ colpisce maggiormente i lavoratori con minori a carico, gli autonomi, i giovani, quelli con contratti a tempo determinato o a tempo parziale, e coloro che hanno un basso livello di istruzione.

Per quanto riguarda i giovani, ad esempio, i lavoratori spagnoli di eta’ compresa tra i 18 a 24 anni hanno un rischio maggiore di poverta’ che ha raggiunto il 12,4% del totale, superiore anche alla media registrata dai giovani europei (11,9%). Secondo la Fondazione 1°maggio, riporta il quotidiano, l’impoverimento della popolazione e’ “strettamente legato” alle politiche di austerita’ “incentrate sul pagamento del debito e non sulle esigenze delle persone”: politiche che hanno generato perdite di posti di lavoro, diminuzione dei salari, insicurezza e mancanza di lavoratori e tagli ai diritti sociali.

La UE dimostra d’essere sempre più una gabbia per dannati, e l’euro una sciagura universale. La somma di euro e UE ha semplicemente distrutto la Spagna, che quando usava la propria moneta, la peseta, aveva indici di sviluppo e occupazionali invidiabili, in Europa. Oggi, per colpa delle folli politiche di auterità imposte dalla Troika alla Spagna per salvare gli interessi delle oligarchie bancarie europee, che sarebbero state abbattute dal crollo delle banche spagnole legate a doppio filo proprio a quelle oligarchie, la Spagna è in testa alla classifica della povertà.

Questo, è il destino di chi ha voluto l’euro e non si è ribellato a Bruxelles.

Fonte: Il Nord

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Le cose non sono come ce le fanno sembrare

“Il disegno di legge contro le società segrete è stato presentato alla Camera come un disegno di legge contro la massoneria: esso è il primo atto reale del fascismo per affermare quella che il partito fascista chiama la sua rivoluzione. Noi, come Partito comunista, vogliamo ricercare non solo il perché della presentazione del disegno di legge contro le organizzazioni in generale ma anche il significato del perché il Partito fascista ha presentato questa legge rivolta prevalentemente contro la massoneria”
Chi parla? Gramsci alla Camera nel mese di maggio 1925 (estratto da La Storia della Massoneria italiana, pag. 536 di Aldo Mola). Non sembra affatto contento Gramsci di questo disegno di legge che si prefigge di  vietare la massoneria e di  regolamentare l’appartenenza alla massoneria, ad associazioni enti e istituti da parte del “personale dipendente dallo Stato, dalle amministrazioni comunali e provinciali e da istituti sottoposti per lege alla tutela dello Stato e degli enti locali” (estratto da La massoneria smascherata).
“In Germania, in Inghilterra, in America i massoni sono una confraternita caritatevole e filantropica. In Italia, invece, i massoni costituiscono un’organizzazione politica segreta. Di più e di peggio, essi dipendono completamente dal Grande Oriente di Parigi. Io auspico che i Massoni italiani diventino quello che sono gli inglesi e gli americani (sic !!!) : un’associazione fraterna apolitica di mutuo soccorso…”. Benito Mussolini in risposta a un giornalista sullo stesso disegno di legge

N. Forcheri 20/10/2014
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Crisi: prosegue boom fallimenti, +13%

Dati Cribis D&b: nel terzo trimestre 3mila, record storico

(ANSA) – MILANO, 20 OTT –

Nei primi nove mesi dell’anno in Italia sono fallite 11.103 imprese, con un aumento del 13% rispetto allo stesso periodo del 2013. In media sono fallite 61 aziende ogni giorno (sabato e festivi esclusi), più di due imprese ogni ora. Lo afferma una ricerca della Cribis D&b basata su dati delle Camere di commercio: secondo lo studio i default sono 3.002 solamente nel terzo trimestre, record negativo storico del periodo, e risaltano le difficoltà del settore del commercio e dell’edilizia.
http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2014/10/20/crisi-prosegue-boom-fallimenti-13_fb10ecfa-f842-4004-90dd-a9700052cb11.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews