La “rivoluzione colorata” di Napoli contro il tiranno

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Mentre ad Hong Kong vi dicono che si lotta per la democrazia, in Europa è sempre vandalismo. Proviamo a capovolgere il frame
 
Mentre ad Hong Kong i giornali di regime vi parlano di una ribellione positiva di libertà e democrazia che la “tiranna” polizia cinese reprime “addirittura” con il lancio di lacrimogeni, a Napoli l’atto di scendere in piazza diviene vandalismo di una banda di teppisti che non si sa per quale ragione non ha accolto con gratitudine Mario Draghi e il resto dei paladini di libertà, democrazia e benessere riuniti a Palazzo Reale.
 
A Napoli, fortunatamente, oggi migliaia di persone sono scese in piazza con lo slogan #blocBce, per dimostrare che esiste ancora una parte di società non disposta a piegarsi ai diktat finanziari europei e all’esperimento di precarizzazione di massa che la triade del male Bruxelles, Francoforte e Berlino sta attuando in modo sistematico in tutto il continente.
 
Si è arrivato allo scontro tra polizia e manifestanti e La Stampa riporta come: “Faccia a faccia duro tra gli agenti e un gruppetto di dimostranti con il volto coperto. La tensione è scoppiata in pochi attimi ed in maniera alquanto inspiegabile. I manifestanti si erano fermati, a circa una decina di metri dal cordone delle forze dell’ordine completamente fermi. A un certo punto l’idrante ha iniziato a colpire i manifestanti con un forte gettito d’acqua spezzando di fatto il corteo. Le forze dell’ordine hanno lanciato i lacrimogeni, Alcuni manifestanti hanno risposto lanciando alcuni oggetti. Altri, invece, hanno cercato di mediare dopo l’intervento della polizia”. Quindi per il giornalista della Stampa: “La tensione è scoppiata in pochi attimi ed in maniera alquanto inspiegabile. I manifestanti si erano fermati…”. I momenti di tensioni si sono definitivamente conclusi alle tre di oggi pomeriggio, quando uno degli organizzatori, Alfonso de Vito, ha annunciato che il ragazzo fermato sarebbe stato presto liberato.
 
La manifestazione di Napoli è molto significativa ed emblematica del momento che stiamo vivendo, soprattutto se letta in parallelo con quello che sta accadendo nell’ex colonia inglese. A Hong Kong vi dicono che si sta combattendo per democrazia e libertà quando in realtà è ampiamente documentato come sia l’ennesima “sovversione colorata” (come ha felicemente scritto Diego Angelo Bertozzi) finanziata dagli Stati Uniti per destabilizzare un paese, la Cina, che, insieme alla Russia e agli altri Brics, si sta emancipando dal dollaro e sta gettando le basi per una nuovo modello di comunità internazionale. Quello che Washington ha fatto con Mosca – destituendo l’ex presidente ucraino Yanukovich e creando le premesse per un’escalation di tensioni che evoca spettri di terza guerra mondiale – ora si tenta di ripetere con Pechino. E’ un atteggiamento criminale di una potenza che vede a rischio il suo primato economico e si gioca tutte le sue ultime carte, qualunque esse siano, prima di lasciare lo scettro.
 
Questo i giornali non ve lo scrivono. Al contrario vi descrivono sempre come sovversive, liberticide e anti-democratiche le manifestazioni che in occidente (in entrambe le sponde dell’Atlantico) vengono organizzate contro i responsabili politici del disastro sociale ed economico. Ma provate a dimenticare per un attimo i decenni di indottrinamento che avete subito e capovolgete il frame di riferimento.
 
In primo luogo, la macelleria sociale, le privatizzazioni selvagge e la povertà diffusa che questi “gendarmi” hanno imposto a milioni di europei sono completamente immotivate a livello economico e ve lo scrivono ogni giorno i principali esperti del mondo in materia (da Krugman a Stiglitz, da De Grauwe a Sen e la lista potrebbe ormai essere infinita). Se a questo aggiungete che ogni qualvolta un governo nazionale ha provato a ribellarsi ai diktat è stato destituito o fatto tacere con le armi finanziarie – dal referendum tentato in Grecia da Papndreaou, a quello scozzese con brogli sempre più evidenti, dalla destituzione di Berlusconi nel 2011 alle ammissioni di Zapatero della coercizione subita nell’agosto di quell’anno, fino alle recenti e similari dichiarazioni del presidente della Banca centrale irlandese e la lista potrebbe essere molto lunga – comprendete come per Draghi e gli altri “gendarmi” che si sono riuniti a Napoli, democrazia, libertà e diritti non sono, diciamo così, prioritari nel loro agire quotidiano.
 
Se fosse quindi ristabilita un minimo di verità storica sul momento che stiamo vivendo e quindi venissero decritti come liberticidi e anti-democratici i protagonisti del disastro in corso in Europa, la manifestazione di Napoli assumerebbe un’altra fisionomia. Ma per questo dovremmo avere una stampa libera ed indipendente.
I diktat di Bruxelles, Berlino e Francoforte, che i valvassori alla Renzi continuano a rispettare alla lettera nei vari Stati (una volta) sovrani, prevedono la fine delle Costituzioni democratiche e la perdita di gran parte di quei diritti sociali, frutto di anni di lotte ed emancipazioni. Protestare contro Draghi e i suoi “gendarmi” è stato, per questo, un atto di libertà, democrazia e di difesa dei valori costituzionali. Una vera “rivoluzione colorata”.
 
P.S. Ah per la cronaca, lo spostamento da Francoforte a Napoli, ha portato Draghi a prendere la storica decisione di lasciare i tassi d’interesse invariati.
 
La “rivoluzione colorata” di Napoli contro il tirannoultima modifica: 2014-10-03T14:09:31+02:00da davi-luciano
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