Boeing: non vogliono dirci la verità che hanno scoperto

Le chiavi del mistero della ‘Ustica ucraina’ sono saldamente nelle mani del governo di Kiev, che potrà decidere se tenerle per sé. [Giulietto Chiesa e Pino Cabras]

 

Redazione
sabato 30 agosto 2014 17:04
di Giulietto Chiesa e Pino Cabras.
Le chiavi del mistero della «Ustica ucraina» sono saldamente nelle mani del governo di Kiev, che potrà decidere se tenerle per sé. I risultati delle indagini sui resti del Boeing della Malaysia Airlinesabbattuto il 17 luglio 2014 sul quadrante sudorientale dello spazio aereo ucraino sono segreti e potranno rimanere tali a discrezione di alcuni paesi interessati, tra cui la stessa Ucraina.
La clamorosa rivelazione è rimasta sotto traccia per diverse settimane, nonostante ne avessero già parlato diverse insospettabili fonti ucraine, tra cui l’Agenzia Interfax-Ucraina e l’agenzia filogovernativa UNIAN. I grandi media occidentali non l’hanno ripresa.
La notizia è questa: l’Ucraina, i Paesi Bassi, l’Australia e il Belgiohanno firmato, in data 8 agosto, un «Non Disclosure Agreement», ossia un accordo per non rendere noti i risultati ottenuti fin qui dall’inchiesta sul volo MH17. A parlarne è stato il portavoce del procuratore generale dell’Ucraina, Jurij Bojčenko, nel corso di unbriefing tenutosi il 12 agosto.
L’esponente della magistratura ucraina ha definito questo accordo quadripartito «senza precedenti». È stato infatti firmato, irritualmente, mentre stavano indagando le autorità competenti, «senza il coinvolgimento dei ministeri degli esteri dei paesi» interessati. Pertanto il livello politico di governo è schermato, mentre la decisione formale sul segreto di Stato rimane in capo, in apparenza, solo a un livello “tecnico”. In realtà il peso politico dell’accordo internazionale è confermato da un passaggio successivo. Dopo la firma, infatti, la Verkhovna Rada (il Parlamento dell’Ucraina) ha ratificato l’accordo e ha consentito la partecipazione aggiuntiva alle fasi tecniche dell’inchiesta da parte di personale specializzato della Malaysia, paese direttamente interessato e colpito dalla tragedia.
La squadra dei firmatari (e decisori) comprende dunque, oltre all’Australia, due paesi chiave della NATO, Belgio e Paesi Bassi, anche se il Belgio ha avuto solo quattro vittime. Ma non comprende – in sede di decisioni – la Malaysia. Tuttavia il vero paese-chiave è l’Ucraina, cioè il primo responsabile del controllo del proprio spazio aereo, che ottiene una sorta di diritto agli “omissis” dai partner dell’inchiesta.
I risultati dell’indagine saranno pubblicati una volta che essa sarà completata soltanto se prevale un accordo di consenso di tutte le parti che hanno firmato l’accordo. Cioè ognuna delle parti, se ha interesse, ha diritto di veto alla pubblicazione. Il tutto «senza dover offrire ulteriori spiegazioni».
Si può star certi che l’insolito accordo quadripartito non esimerà laRussia dal sollevare la questione in termini giuridici e politici a livello internazionale. Al momento l’ICAO (International Civil Aviation Organization) non ha reagito alla notizia.
Sebbene i media e i governi occidentali avessero dichiarato all’istante la loro “certezza” su chi fosse responsabile dell’abbattimento, gli esperti internazionali ammettono che per l’indagine sui frammenti del Boeing 777 malaysiano ci vorranno parecchie settimane. La seconda fase riguarderà le ricerche sui resti delle vittime del disastro del volo MH17.
Il grande silenzio mediatico che ha ormai avvolto la vicenda fa presumere che i risultati dell’indagine siano effettivamente secretati e che la perizia finale non verrà diffusa (o che lo sarà solo dopo qualche anno, quando le cause politiche del disastro avranno già perduto la loro rilevanza, sostituite da altre tragedie).
Il sospetto è che risultati provvisori dell’inchiesta dimostrino già oggi che i responsabili del disastro non siano né a Mosca né fra i ribelli di Donetsk.

Tav, Renzi in cantiere a metà settembre. La talpa intanto rallenta

http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/08/28/news/tav_renzi_a_chiomonte_a_met_settembre-94574944/

Per la prima volta un premier visiterà il sito di Chiomonte. La grande macchina che scava il tunnel trova una faglia. Il direttore dei lavori, Bufalini: “Eventualità prevista: la galleria geognostica serve appunto a conoscere il terreno”

di PAOLO GRISERI

28 agosto 2014

Tav, Renzi in cantiere a metà settembre. La talpa intanto rallenta

La talpa della Tav 

La talpa che scava a Chiomonte incontra la prima faglia e rallenta il ritmo: “Una eventualità prevista”, dice il direttore del cantiere Maurizio Bufalini. Per trenta metri, nella settimana che ha preceduto Ferragosto, la macchina che realizza il cunicolo esplorativo ha incontrato terreno friabile e non consistente come era accaduto per i primi 700 metri di scavo con la fresa. Così si è dovuta armare la volta con i conci di cemento per evitare che la galleria franasse e questo ha ridotto la velocità di avanzamento. “La faglia – spiegano a Ltf – è stata trovata in corrispondenza della linea di incontro tra la zona geologica piemontese e quella del massiccio d’Ambin. E’ normale che lungo queste linee di demarcazione si creino fratture nella roccia”.

Secondo le previsioni dei geologi l’incontro con la faglia avrebbe dovuto avvenire qualche centinaio di metri più in profondità ma evidentemente la linea di demarcazione immaginata non era esattamente quella che il macchinario ha incontrato in realtà. “A questo – sottolinea Bufalini – servono appunto le gallerie geognostiche, a conoscere meglio la formazione dei terreni in cui si andrà a scavare”.

Il punto della faglia è stato comunque superato prima del 14 agosto. Il cantiere si è fermato nei giorni a cavallo di Ferragosto, quando sono stati effettuati solo lavori di manutenzione. Ora l’attività è ripresa. Lo scavo è arrivato a 1.200 metri e sta per giungere ad un altro punto delicato, quello in cui si passerà al di sotto del torrente Clarea, a nord dell’imbocco del tunnel. Anche in questo caso sarà necessario adottare particolari accorgimenti. Poi, a 1.400 metri dall’uscita, la talpa inizierà a scavare verso il basso: 2.678 metri di discesa prima di raggiungere il livello del tunnel di base e seguire il percorso della futura galleria in mezzo alle due canne per altri 3.463 metri. In quest’ultimo tratto il cunicolo esplorativo supererà, sia pur di poco, il confine francese e si troverà circa 2.500 metri al di sotto della vetta dell’Ambin (3.378 metri) diventando la galleria più profonda del mondo.

I lavori al cantiere potrebbero dunque concludersi tra meno di due anni. Nel frattempo (è una decisione che dovrebbe essere presa nei prossimi mesi, in concomitanza con l’approvazione del progetto definitivo) si stabilirà se i 12 chilometri del tratto italiano verranno realizzati partendo dal piazzale di Susa o continuando a scavare dal versante francese, dove si trova gran parte del tracciato (45 chilometri).

E’ di ieri la conferma che nelle prossime settimane sarà al cantiere di Chiomonte il premier Matteo Renzi. Il presidente del Consiglio è stato invitato già da luglio dal presidente del Piemonte, Sergio Chiamparino, “per dare un segnale dell’impegno dell’escutivo alla realizzazione dell’opera”. Ieri a Roma Chiamparino e Renzi hanno pranzato insieme e tra gli argomenti di discussione c’è stata anche la visita piemontese del capo del governo: “Sarò a Chiomonte tra poche settimane”, avrebbe confermato il premier. Una data potrebbe essere a metà settembre. Il 16 e 17 infatti è in programma a Milano il vertice tra i ministri dei Trasporti europei e in quell’occasione il commissario Brinkhorst ha organizzato un incontro tra i responsabili dei Paesi coinvolti dal Corridoio 5. È possibile che la visita dei ministri al cantiere di Chiomonte coincida con quella del premier Renzi. Sarà la prima volta che un presidente del consiglio vista gli scavi.

Il 6 settembre si concluderà invece, con una manifestazione che dovrebbe raggiungere le reti del cantiere in piena notte, anche il campeggio estivo del Movimento contro il supertreno.