La bufala degli “scudi umani” usati da Hamas contro Israele

di Antonio Rispoli. (Julienews)

In questi giorni, come è noto, si parla molto della guerra tra Israele e palestinesi; o meglio, della aggressione di Israele. Non si può parlare di guerra quando da una parte c’è un esercito dotato di carri armati, aerei ed altre armi moderne e dall’altra ci sono solo mitragliatrici. E come spesso avviene, la discussione si è accesa anche su Internet, sia attraverso forum, sia su Twitter, sia su Facebook. Una discussione che in sostanza vede la maggior parte delle persone divise tra filopalestinesi e filoisraeliani. Ognuno naturalmente con le proprie argomentazioni, qualcuna vera, qualcuna falsa. Ma tra quelle false, quella che mi colpisce, per l’assurdità e la granitica certezza con cui viene detta, è quella sul fatto che Hamas userebbe i bambini come scudi umani. Cioè li farebbe salire sui tetti degli edifici per farli bombardare e farli ammazzare, per poi far apparire le foto sui giornali occidentali ed ottenere una ondata favorevole di simpatia. Ora, cominciamo col dire che sui giornali occidentali o in Tv quelle immagini non appaiono mai, e quindi la teoria è già fallace. Ma vediamo la cosa nei dettagli.

Come costringere la gente a salire sui tetti?

Hamas come può costringere dei bambini a salire sui tetti? I sostenitori di questa tesi dicono che lo fa usando la religione per convincerli a fare i martiri, come i kamikaze. Peccato che Hamas è un partito (o una organizzazione, ognuno lo definisca come meglio crede) laico. Inoltre, una fetta cospicua dei palestinesi non è neanche musulmano, ma cristiano maronita. Quindi l’idea che usino la religione è squalificato. Allora con i mitra? “O salite sul tetto oppure vi sparo”? Paradossalmente, una cosa del genere con i bambini funziona poco. Chiunque di noi ha avuto un bambino sa che quando sono spaventati non ascoltano ragioni. Appena una bomba cade su una casa vicina, i bambini scapperebbero di corsa dalla mamma, non restano là fermi. Quindi, o mi fanno vedere le corde con cui li legano sui tetti oppure c’è qualcosa che non torna.

La potenza delle bombe israeliane

In realtà, chi sostiene questa teoria, non ha la minima idea di cosa sia una bomba sganciata da un aereo. Al massimo ha visto qualche film, dove – quando la bomba esplode – solleva un mucchio di polvere, magari si vede uno stuntman o due che fanno un volo acrobatico, e poi il rivoletto di sangue che esce dalla tempia. Ma una bomba vera non fa questo. Fa di peggio.

Una bomba d’aereo contiene 250 o 500 Kg. di un esplosivo molto particolare, che si chiama octol. L’octol ha una potenza esplosiva pari a tre volte il tritolo. Quindi ogni bomba è come se contenesse 750 Kg. oppure 1500 Kg. di tritolo. Inoltre bisogna ricordare che l’aereo sgancia la bomba da grande altezza (solitamente oltre i 5000 metri di quota). Quindi innanzitutto la bomba quando colpisce una casa, non si ferma sul tetto, ma lo sfonda, data l’altissima velocità che raggiunge in caduta libera. Perciò i 1500 Kg. di tritolo esplodono all’interno della casa, non sul tetto. Ma che significa l’esplosione di 1500 Kg. di tritolo? Forse è più semplice se lo raccontiamo con una immagine. Senz’altro tutti avranno visto in Tv le immagini dell’attentato di Capaci, quello in cui morì Giovanni Falcone. E tutti ricordano l’autostrada devastata, metri e metri di cemento lanciati per aria, una autovettura della scorta capovolta. Ebbene, quella esplosione, che non si può non giudicare tremenda, era fatta con una quantità di esplosivo pari ad un quarto di quello contenuto nella bomba. Se la mafia avesse avuto l’octol, 100 Kg. sarebbero bastati ad ottenere lo stesso effetto, anzichè usare 400 Kg. di gelatina da cava. Stando così le cose, provate ad immagine l’esplosione in una casa. L’asfalto è fatto per sostenere il peso dei camion, degli autocarri, dei Tir; e a Capaci venne lanciato a metri e metri di distanza. Qualcuno pensa che il muro di una casa possa essere più resistente? Ovviamente no. Quindi, non conta se un bambino è sul tetto o in cantina. Quando arriva una bomba d’aereo, se il bambino (ma anche l’adulto) è all’interno di quell’edificio, sul tetto come in cantina, è spacciato.

http://italian.irib.ir/analisi/commenti/item/165083

LIBIA: APPELLO AI FIRMATARI DI APPELLI

31 luglio 2014 By Redazione Sibialiria 2 211
Di fronte al baratro nel quale è sprofondata la Libia (attestato, ora, anche dalla precipitosa chiusura dell’ambasciata USA) ci sarebbe da chiedere ai vari firmatari degli appelli in difesa della “rivoluzione libica” (se volete sapere i loro nomi non avete che da clikkare qui o qui) se non sentano oggi il dovere di scusarsi con il popolo libico per una guerra che i loro appelli hanno, nei fatti, favorito e per il loro silenzio quando questa assumeva i connotati di un gigantesco massacro, come è stato, ad esempio, a Sirte. Non avremmo posto questa sgradevole domanda se quei distratti, se non colpevoli, appelli – così come quelli attuali inerenti la Siria o quelli già in cantiere sulla Nigeria – non si fossero basati su inequivocabili falsi che davvero stupisce non siano stati subito riconosciuti come tali. Primo tra tutti ilmitragliamento dagli elicotteri effettuato dagli scherani di Gheddafi su inermi manifestanti che faceva da pendant con lanotiziadei piloti libici disertori e atterrati a Malta per non voler sparare sui loro connazionali. Ovviamente, neanche una fotografia da un cellulare per attestare simili bufale; solo una anonima “testimonianza” rilasciata alla tv araba “al-Jazeera” subito certificata dalla “Lega libica per i diritti umani”, (fondata da tale Ali Zeidan, poi diventato Presidente della Libia e poi scappato in Germania con un container pieno di lingotti d’oro). Ma tanto bastò per dare la stura agli “appelli”.
Perché questenotizienon furono subito classificate come menzogne di guerra (al pari, ad esempio di come fu fatto per leincubatrici rubate nel Kuwait dai soldati di Saddam”) ma diedero vita, anzi, in Italia alle prime manifestazioni contro Gheddafi? Intanto perché Gheddafi aveva il torto di apparire allasinistra italiana come “amico di Berlusconi”, il che era un buon motivo per toglierselo davanti a tutti i costi. Ma ci sono altre più importanti motivazioni, sulle quali ci soffermeremo in seguito.
Ma, prima, – per capire la fogna mediatica nella quale siamo immersi – ricordiamo lefosse comuni dove Gheddafi faceva seppellire gli oppositori uccisi”. Oggi tutti sanno che si tratta di una bufala; ma, a dire il vero, le inoppugnabili documentazioni che lo dimostrano circolavano su internet già nel gennaio 2011. Nonostante ciò le foto, “prova dei i crimini di Gheddafi” (in realtà, raffigurano lavori di routine nel cimitero di Ashaat) per due mesi (due mesi!) hanno troneggiato sugli schermi TV e sulle prime pagine dei giornali. Con la complicità di noti e strapagati (per quanto riguarda la RAI, da noi) giornalisti che, certamente, già sapevano la verità. E che, finita la guerra, per rifarsi una verginità politica hanno tenuto conferenze e incontri pubblici, dove – accolti a braccia aperte da non pochi allocchi di “sinistra” – hanno avuto la spudoratezza di dichiarare di essere stati “ingannati”. E forti di questa aureola, sono poi andati in Siria: altre bufale, altri appelli.
Molte altre bufale hanno spianato l’attacco militare alla Libia del 19 marzo 2011 (una per tutte: le “donne stuprate” come arma di guerra, ancora oggi attestata dalla Boldrini) e se sono state fatte proprie da gran parte della “sinistra”, ciò non è certo da addebitare alla sua dabbenaggine. Vale la pena di soffermarsi sugli aspetti politici – e, quindi, anche psicologici – della questione, anche perché se oggi le manifestazioni contro i massacri a Gaza o in Ucraina sono ridotti a ben poca cosa, la causa – a nostro avviso – è anche il non aver fatto i conti con il “peccato originale” del sostegno dato, da non pochi compagni e “democratici”, alla guerra alla Libia.
Intanto, come recitano le leggi della propaganda, una menzogna per diffondersi e radicarsi ha assoluto bisogno di un terreno già predisposto ad accoglierla. Fa testo a riguardo l’esaltazione – quasi una mitizzazione – delle “primavere arabe” che ha impedito di vedere come in molti casi queste siano state, in parte, teleguidate dall’Occidente, ad esempio, con l’utilizzo di cecchini che sparano indiscriminatamente su polizia e manifestanti (una tecnica già impiegata in Romania nel 1989; poi nel Venezuela 2002; poi in Ucraina nel 2004; poi in Egitto nel 2010; poi in Libia e Siria nel 2011… infine, nel 2014 a Kiev). Perché molti compagni non hanno voluto tener conto di episodi come questi (che pure venivano segnalati anche da siti internet non certo “rosso bruni)? Perché la stagnazione dei movimenti di lotta e la conseguente demoralizzazione aveva finito per generare l’illusione che, in fondo, non poi era così importante come veniva abbattuto un regime; l’importante era sostenere quella “rivoluzione” che, qui da noi non si era stati in grado di attuare. E anche per questo sono stati ribattezzati “rivoluzionari” personaggi altrimenti impresentabili ad una platea di compagni o – per parlare della Siria – presenziare a manifestazioni efiaccolate in sostegno di altri “rivoluzionari” schierati su posizioni francamente abominevoli. Ugualmente sciagurato è stato affidarsi ciecamente alle dichiarazioni di ONG, ONLUS e varie “organizzazioni umanitarie“presenti sul campo” che, un tempo – forse – meritavano una totale stima ma chein molti casi, sono ormai diventate le vivandiere dell’imperialismo; soprattutto se, come accade in Italia, sono sempre più dipendenti per le loro attività – quasi a libro paga – dal Ministero degli Esteri.
Ovviamente, nelle mobilitazioni internazionaliste le cose non sono mai nettamente bianche o nere ed è certamente sbagliato addebitare ogni rivolta ad un “complotto” e additare, di conseguenza, chi le appoggia. Ma da qui a non voler vedere tutti quegli elementi che lasciavano presagire un diretto intervento militare dell’Occidente in Libia (primi tra tutti l’appoggio dei nostri governanti alle “rivolte” o la valanga di inequivocabili falsi riversati dalle TV) è molto peggio di una “disattenzione”. E, almeno oggi, dopo che è emersa la verità sulla essenza della “rivoluzione” in Libia, e la tragedia di quello che era un paese laico e relativamente florido trasformato in un abisso di miseria, violenze, integralismi, ci saremmo aspettati un generale ripensamento, in tutti, a cominciare dai firmatari degli appelli di cui sopra.
Così, (tranne rarissime eccezioni) non è stato. Anzi, è stato fatto di peggio. In una estrema sinistra che cerca come unica via di uscita al suo minoritarismo l’aggregazione, a tutti i costi, di rottami di questa, tenendosi strette organizzazioni assolutamente “filointerventiste” la parola d’ordine “contro la guerra” è stata, addirittura, bandita in tutte (ripetiamo, tutte) le manifestazioni nazionali che si sono svolte in Italia negli ultimi anni. Peggio ancora per chi, avendo appoggiato a tutti i costi la “rivoluzione libica” non è riuscito più a svincolarsi dal Qatar, che questa “rivoluzione” aveva finanziato. È il caso di Freedom Flottilla che – dopo la sfortunata, ed, ancora oggi, enigmatica, spedizione del 2010, capeggiata da tale Mahdi al-Harati (finito a fare prima il governatore militare di Tripoli e poi il capo di una banda di tagliagole in Siria) continua ad additare al pubblico ludibrio chiunque si permetta di dubitare della genuinità della “rivoluzione” libica o ad organizzare, come se niente fosse – insieme al PD, CGIL, “Un Ponte per” … – sempre più patetiche manifestazioni a sostegno di un’altra “rivoluzione” targata Qatar: quella siriana.
La Redazione di Sibialiria

PERUGIA: MARITO E MOGLIE MINACCIANO DI DARSI FUOCO. «DISOCCUPATI DA ANNI, VENDUTE ANCHE LE FEDI»

Qualche membro della società civile tanto solidale è andato ad aiutarli? Il prefetto ha percaso disposto per loro l’assegnazione di un posto in albergo e 30 euro al giorno? Eppure Perugia è feudo di compagni, i depositari della solidarietà che esempio stanno dando? Le amministrazioni tanto politically correct più care d’Europa (pressione fiscale più alta al mondo) che fanno per loro? Non ci sono soldi per loro vero? Ma i moralmente superiori sapranno come far rispettare l’amata costituzione che recita che i bisognosi devono essere sostenuti nelle necessità primarie….

già difficile situazione ci sarebbe la malattia della moglie, affetta da patologie che non le permettono di svolgere mansioni lavorative”, già perché se invece non avesse problemi di salute il lavoro ci sarebbe???????????
E se la donna è affetta da problemi di salute mi pareva che esistesse l’obbligo di assistere i malati….non costringerli a lavorare. Almeno così ci racconta chi descrive questo stato come uno stato di diritto. BALLE

2 agosto 2014

QUASI DUE ORE sotto il sole cocente, incatenati alle inferriate della Fontana Maggiore e pronti a darsi fuoco. È successo nella tarda mattinata di ieri in pieno centro storico a marito e moglie di Valfabbrica che, tanica di benzina alla mano e minacciando di usarla contro di sé, hanno messo in atto una protesta per chiedere ai rappresentanti di Provincia e Regione di essere ascoltati. «Lavoro e dignità», sono queste le richieste di Emanuele Fanesi, 38enne, e Giuseppa Di Miceli che da due anni vanno avanti senza stipendio e senza alcuna occupazione, con un figlio sedicenne da mantenere.

«NON CE LA FACCIAMO più a vivere così», gridano con forza e disperazione ai vigili urbani intervenuti sul posto per convincere i due a liberarsi da catene e benzina. Attimi di tensione che neppure la presenza del sindaco di Perugia, Andrea Romizi, riesce a stemperare. Il confronto con il primo cittadino, davanti allo striscione appeso dai coniugi al loro fianco e su cui campeggia la scritta «Vogliamo lavoro e la dignità – Stato criminale!», dura alcuni minuti e precede l’arrivo degli operatori del Pronto intervento sociale del Comune che parlano con i manifestanti ma senza convincerli a mollare. Fanesi, laureato in legge e disoccupato dal 2012, si è iscritto al Centro per l’impiego della Provincia dopo aver perso il posto da operaio nell’azienda Profilumbra di Valfabbrica: «Avevo un contratto di sei mesi che non è stato rinnovato — spiega — e prima lavoravo per un’altra azienda come responsabile di produzione ma, a causa della crisi e della riduzione del personale, sono stato licenziato».

A COMPLICARE la già difficile situazione ci sarebbe la malattia della moglie, affetta da patologie che non le permettono di svolgere mansioni lavorative e, quindi, di contribuire ai bisogni della famiglia. «Abbiamo venduto anche le fedi nuziali – afferma la Di Miceli – non ci resta più nulla, solo la casa di cui non riusciamo più a pagare le bollette». Aiuti e generi di prima necessità sono stati forniti dalla Caritas e anche il sindaco di Valfabbica è a conoscenza del caso. «Non vogliamo la carità – ripetono – ma risposte certe dalle istituzioni e il rispetto della Costituzione che garantisce ai cittadini il diritto al lavoro». E davanti alla Fontana le istituzioni si presentano tutte, come da richiesta. Senza mai allontanare la tanica di benzina, la coppia incontra prima l’assessore regionale Stefano Vinti e provinciale Domenico De Marinis, e poi il responsabile del Centro per l’impiego Elio Biccini. Dopo una lunga trattativa, intorno alle 13 la mediazione va in porto con l’accordo di affrontare la questione negli uffici di via Palermo e con l’intervento dei vigili del fuoco che liberano i coniugi dalle catene.(…)

 Leggi tutto su lanazione

http://www.crisitaly.org/notizie/perugia-marito-e-moglie-minacciano-di-darsi-fuoco-disoccupati-da-anni-vendute-anche-le-fedi/

“SIAMO CON VOI, ECCO QUI I MISSILI”: IL SENATO USA APPROVA UN FINANZIAMENTO DI EMERGENZA IN FAVORE DI ISRAELE PER POTENZIARE IL SISTEMA ‘IRON DOME’

 #USA – #ISRAELE – #IRON_DOME ~

Il Senato degli Stati Uniti d’America ha approvato a grande maggioranza un finanziamento di emergenza in favore di Israele per incrementare il sistema missilistico denominato ‘Iron Dome’.

Si tratta di 225 milioni dollari di entrate supplementari per Israele per potenziare l’armamentario sionista che é giá smisurato.

Il Pentagono ha inoltre approvato una recente richiesta israeliana di fornitura aggiuntiva di munizioni di ogni calibro fabbricate negli USA.

Ma…i ‘Premi Nobel per la Pace’…si possono anche revocare?

#SFP

https://syrianfreepress.wordpress.com/?p=35942

Non starci male. Sono solo “gentili”

Don’t feel bad… they’re only Gentiles

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“When the LORD your God brings you into the land you are to possess and casts out the many peoples living there, you shall then slaughter them all and utterly destroy them…You shall save nothing alive that breathes…You shall make no agreements with them nor show them any mercy. You shall destroy their altars, break down their images, cut down their groves and burn their graven images with fire. For you are a holy people unto the LORD thy God and He has chosen you to be a special people above all others upon the face of the earth…”

Book of Deuteronomy

But remember, Judaism is a religion of PEACE, and even though it explicitly states that Jews are to do EXACTLY what was done to these little children in the above pics, it has ABSOLUTELY NOTHING WHATSOEVER TO DO with Israel’s violence in the Middle East and worldwide Jewry’s support of it all. Judaism, as we are told by the Neturei Karta rabbis and others, is a ‘Godly’ and ‘holy’ religion that seeks to bring men closer to God… Judaism was practiced by Jesus and His apostles after all, we are told.

REPEAT AFTER ME PLEASE…NOTHING WRONG WITH JUDAISM… ZIONISM IS THE PROBLEM… ZIONISM IS THE PROBLEM… ZIONISM IS THE PROBLEM…

Auto ferma al semaforo, nomade spacca il finestrino e ruba la borsa Catturato un 30enne. La vittima era in auto con la figlioletta di 4 anni: colpita e lasciata in mezzo alla strada senza chiavi

Gip razzista. BIsogna rispettare la loro cultura…

PER APPROFONDIRE: Rapinata in auto con la figlioletta: in manette un nomade di 30 anni

Rapina una mamma ferma al semaforo a Padova

PADOVA – La polizia ha arrestato oggi il 30enne Sidney Broidic, nomade senza fissa dimora, per la violenta rapina, il 10 luglio scorso, ai danni di una automobilista. Il bandito, approfittando dell’auto ferma ad un semaforo, aveva infranto il finestrino per rubare la borsa che la conducente teneva sul sedile accanto.

 Nonostante la strenua difesa della vittima, preoccupata anche della presenza in auto della figlioletta di 4 anni, il rapinatore ha reagito colpendo la donna al volto e sottraendole anche le chiavi della vettura, lasciandola così in mezzo alla strada. Le indagini della Squadra Mobile euganea hanno permesso di individuare il responsabile, solito a frequentare i campi nomadi padovani, che è stato catturato dai poliziotti su ordine del gip Mariella Fino.

Venerdì 1 Agosto 2014

http://www.ilgazzettino.it/NORDEST/PADOVA/padova_rapina_auto_figlioletta_manette_nomade_30_anni/notizie/827197.shtml

Toritto, in corteo «insieme per Nikita» Centinaia di persone a Toritto nel nome del cucciolo torturato Ma sindaco e assessori disertano la manifestazione

ma che razza di luride merde indegne si deve essere per fare una cosa tanto malvagia, crudele e perversa??Si deve essere malati  e sociopatici
Come la bella giunta che si ritrova, evidentemente solidale con torturatori sadici

Si sono incontrati a Toritto, la cittadina nei cui dintorni la piccola Nikita è stata ritrovata qualche settimana fa, mentre si trascinava perdendo sangue dalle zampette posteriori. I medici avevano poi accertato che le zampe erano state tranciate con del filo di ferro, con l’intento deliberato di fare del male al cucciolo, che aveva poco più di due mesi. Associazioni animaliste – in testa la Lega Nazionale del Cane – e semplici cittadini amanti degli animali si sono dati quindi appuntamento nel nome di Nikita sabato 26 luglio in centro, dinanzi al Municipio, muniti di cartelli, fotografie, megafoni e di tutto l’amore possibile.

La piccola Nikita è ricoverata da due settimane al Centro Einaudi di Bari dopo aver ricevuto le prime cure ad Andria. ospite della locale sezione della Lega del Cane, patisce controlli su controlli, anestesie su anestesie, cure su cure. Ma la situazione di quelle due zampette – ormai due moncherini – è davvero critica e complicata, sostengono i medici. I volontari della Lndc comunque non si arrendono. Continuano a lottare per lei consultando medici e raccogliendo contributi per le cure. Ma anche organizzando appunto manifestazioni di protesta e sensibilizzazione.

 Toritto, in corteo per Nikita

 Quello di Nikita non è infatti un caso isolato. Nel territorio di Toritto, come in quello di Andria, altri cani hanno subito analoghi maltrattamenti. Qualcuno, nel corso del corteo, racconta la storia di Elvis, ritrovato il giorno della Vigilia di Natale dello scorso anno con il collo quasi penzolante. Anche in quel caso i torturatori avevano utilizzato del filo di ferro . Risultato: 120 punti di sutura, tanta sofferenza e un’adozione dietro l’angolo. La Lega continua dunque a battersi perché queste violenze vengano punite, perché le amministrazioni comunali prendano posizione, perché chi sa qualcosa parli. Offrono una ricompensa a chiunque permetterà di acciuffare i balordi che hanno mutilato Nikita e invitano il sindaco – di Toritto in questo caso – a costituirsi parte civile e a presentare denuncia contro ignoti alla Procura di Bari.

 Succede invece che Giambattista Fasano – eletto a maggio con la lista civica Toritto Rinasce – non partecipa al corteo, né vi partecipa alcuno dei componenti della Giunta. Il corteo regolarmente autorizzato è costretto a farsi largo fra le auto di passaggio, perché il traffico non viene fermato, mentre le forze dell’ordine pensano invece a ostacolare il flusso di persone, raccontano i volontari. Turbati e indignati anche per il comportamento dei cittadini di Toritto, che «chiudono le finestre al passaggio del corteo», dopo aver fatto presente che queste violenze altro non sono che gesti incoscienti di bambini, dunque non perseguibili.

 Un affronto, a parere di chi ha preso a cuore il caso di Nikita, e di tutti coloro che sabato hanno partecipato a quel corteo, desiderosi soltanto di garantire a quel cucciolo – e a tutti gli animali – le tutele che a ogni essere vivente sono dovute. «Soltanto dieci cittadini di Toritto sono scesi in piazza con noi», confermano Antonella Gerbi e Gabriella Mancino, appassionate animaliste e organizzatrici del corteo in quanto membri della Lega. «Abbiamo cercato di spiegare che quelle violenze non possono passare sotto silenzio, non possono essere giustificate», continua. «Perché quella violenza che a loro oggi sembra “normale”, domani potrà ritorcersi sui bambini, sulle donne, sui soggetti più deboli. La crudeltà non fa distinzioni», concludono amareggiate. Tornando a occuparsi della piccola Nikita, che nella struttura che la ospita prova a recuperare la parvenza di vita normale che qualche (crudele) balordo senza motivo le ha sottratto.

 28 luglio 2014 (modifica il 31 luglio 2014)

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/bari/notizie/cronaca/2014/28-luglio-2014/toritto-corteo-insieme-nikita-223643574779.shtml

L’UKRAINE IMPLOSE : VOICI LA TRANSCARPATHIE QUI DECLARE SON INDEPENDANCE !

Luc MICHEL / En Bref /

avec Correspondances en Ukraine – PCN-SPO/ 2014 08 02 / 

LM.NET - EN BREF soulévement Transcarpathie (2014 08 02) FR 1

L’Ukraine est un état artificiel où les ukrainiens ethniques (à l’ouest) sont minoritaires dans un pseudo « état » qu’ils veulent mono-ethnique …

Georges Bush (père) disait déjà à Kiev en 1991 que « le nationalisme ukrainien était suicidaire ».

 Lugansk et Donetsk ont proclamé des républiques indépendantes et subissent une sale guerre voulue par le FMI – qui en fait la condition de ses crédits usuraires -,les USA, l’UE et l’OTAN.

Odessa, Kharkov et Dniepropretrovsk en ont été empêchées par la terreur de la Garde nationale (fascistes de SVOBODA et néonazis de PRAVIY SEKTOR) et des bataillons spéciaux du criminel oligarque Kolomoisky. La haine anti-ukrainienne y couve sous la répression.

La renaissance de la « Novorossia » de la Grande Catherine est une idée qu’on ne pourra plus étouffer !

 A l’Ouest, les minorités roumaines (Tchernovisty) sont dans la rue et refusent que leurs enfants soient mobilisées dans le Donbass. Bucarest les soutient et a des visées sur la région.

 LM.NET - EN BREF soulévement Transcarpathie (2014 08 02) FR 2

Seule les minorités polonaises de l’ouest restent anesthésiées à la fois par la peur des pogroms de masse des polonais par les Banderistes en 1941-44 et par leur abandon par Varsovie. Le gouvernement de droite polonais, petit caniche modèle des USA, a en effet lâchement abandonné ses minorités en Ukraine et soutient la junte de Kiev bandériste et la sale guerre menée dans le Donbass.

 C’est maintenant la Transcarpathie qui vient de proclamer son indépendance et est en insurrection, comme nous l’annoncions déjà il y a 48 heures !

La « Transcarpathian Rus » (Uzhgorod, Moukatchevo, etc) est de plus en plus opposée à la junte de Kiev. Le siège de l’administration locale à Uzhgorod, la capitale régionale, a été saisi par les séparatistes (russo-hongrois) aujourd’hui dans leur révolte contre la clique dirigeante d’oligarques locaux qui soutiennent la junte. Les routes principales sont aussi sous contrôle.

Budapest, où Orban a entrepris une révolution géopolitique (dont on parle trop peu) au sein même du bloc UE-NATO et regarde désormais vers Moscou et l’Eurasisme, soutient en sous-main le mouvement. Là il sera plus difficile de mener une guerre de terreur et d’extermination comme dans le Donbass …

 Une info de plus que vous n’avez pas lue dans les médias de l’OTAN !

 Luc MICHEL

 Photo : un soutien venu des anti-maidan espagnols.

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Luc MICHEL /

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No Muos. Devastato il presidio di Niscemi

Divieti di dimora. Vietata la manifestazione. Ora la vandalizzazione del presidio. La repressione preventiva, in vista della manifestazione del 9 agosto.

di Daniela Giuffrida

Preso d’assalto nel pomeriggio del 2 agosto, intorno alle 16.00, il presidio permanente nei pressi della base americana NRTF in Contrada Ulmo a Niscemi.

I giovani del comitato No Muos di Niscemi sono impegnati da giorni nei preparativi del grande “campeggio resistente” che dal 6 al 12 agosto, accoglierà, come già avvenuto la scorsa estate, giovani siciliani e tanti provenienti da ogni parte d’Italia per contribuire, con la loro presenza anche alla grande manifestazione nazionale contro il Muos, di sabato prossimo, 9 agosto.

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Raggiunto telefonicamente, Fabio D’ Alessandro, del Comitato di Niscemi, ci ha raccontato di come fossero previsti per ieri pomeriggio, dei lavori all’interno del presidio per ultimare le strutture destinate alla ricezione degli ospiti “ma quando siamo arrivati al presidio ci siamo resi conto che era stato tutto devastato, distrutte suppellettili, dei mobili che avevamo sistemato, tagliato tutti i teloni, gli ombreggianti” ci ha detto D’Alessandro.

Avete idea di chi possa essere stato?

“No. Nemici ne abbiamo tanti ma arrivare a questo ci sembra insensato. Come si fa a capire chi possa essere stato…”

Credi ci sia la volontà da parte di qualcuno di creare problemi al campeggio?

“No, e perché qualcuno dovrebbe avere interesse a far fallire un campeggio che di resistente ha solo il fatto che “resisterà” fino a oltre la manifestazione del 9?

Non riusciamo a comprendere cosa possa aver spinto a compiere un gesto simile… Del resto, non c’è stato un grosso danno economico, i mobili erano usati, sebbene in buone condizioni e hanno portato via pochissime cose. Non sembra siano entrati per ‘rubare’ qualcosa, quanto solo per creare fastidio e problemi”.

Ma il campeggio si farà lo stesso?

“Certo che sì. Non abbiamo paura degli americani, pensi ci possano fermare quattro vandali?”

Nel frattempo proseguono i tentativi di spostare l’attenzione sul vero obiettivo contro il quale, qualcosa si vorrebbe fare, soprattutto da parte delle autorità, ovvero, la manifestazione nazionale di sabato 9.

Ormai è un dato di fatto, quando si prepara una manifestazione nazionale “la scure della repressione preventiva si abbatte sul movimento No Muos”.  Affermano gli attivisti del Comitato di base di Niscemi e così lo scorso 25 luglio vengono notificati a 29 attivisti altrettanti divieti di dimora.

“È chiaro l’intento, attraverso questa limitazione della libertà personale – affermano in un loro comunicato ufficiale gli attivisti – di far fallire il corteo previsto il prossimo 9 agosto. Gli attivisti colpiti dai provvedimenti provengono da ogni parte della Sicilia, da Siracusa a Palermo, da Catania a Caltanissetta. Non potranno, nel periodo del campeggio No Muos dal 6 al 12 agosto, accedere al territorio niscemese. In questo modo tentano di intimidire una protesta che non dà segni di cedimento, nemmeno dopo il montaggio delle parabole, nemmeno dopo il voto di Camera e Senato”.

Quindi nessuna limitazione potrà fermare gli attivisti No Muos.  Nemmeno il divieto della Questura di svolgere il corteo all’interno della Sughereta di Niscemi, perché giudicato pericoloso. Gli attivisti hanno deciso di sfilare lo stesso da contrada Ulmo, con partenza alle 15.00. Il corteo si snoderà su un percorso di quasi 4 km, ormai noto a tutti, ovviamente sotto il sole che non renderà certamente agevole il cammino.

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“Sembra curioso che la Questura – avevano dichiarato gli organizzatori della manifestazione –  abbia ritenuto ‘pericolosa’ la presenza dei manifestanti all’interno della riserva naturale Sughereta di Niscemi. Non sembra che abbiano avuto lo stesso trattamento gli invasori americani che dal 1991 hanno disboscato, distrutto e deturpato la meravigliosa zona boschiva per costruire reti, antenne, colate di cemento e parabole satellitari”.

Tutto ciò accade anche a due giorni dalla consegna al Verificatore del Tar, professore D’Amore (è stata consegnata il 31 luglio)  la relazione di 135 pagine preparata dal team di scienziati e tecnici sotto il coordinamento di M. Zucchetti, così come richiesto dallo stesso Tar, il cui pronunciamento è previsto per il prossimo 25 novembre…

Tutto ciò accade a Niscemi mentre le tre parabole, orientate in quella che dovrebbe essere la direzione definitiva dei  loro “raggi”, ovvero 17° sull’orizzonte l’una e 36° le restanti due… non fanno per niente bella mostra di sé.

D.G. 03.08.14