Lettera dal carcere di Niccolò, Claudio e Mattia

Lettera dal carcere di Niccolò, Claudio e Mattia

Il testo che segue è stato scritto da Niccolò, Mattia e Claudio arrestati il 9 dicembre scorso, insieme a Chiara. I tre compagni, per quanto isolati dal resto dei detenuti, hanno la possibilità di incontrarsi quotidianamente (Claudio e Niccolò condividono la stessa cella e si vedono con Mattia durante le ore d’aria e di socialità). Chiara è invece in un isolamento pressoché assoluto da ormai più di un mese, dato che nella sezione dove si trova non ci sono altre prigioniere in regime di Alta Sorveglianza. La censura cui è sottoposta tutta la loro corrispondenza provoca notevoli ritardi alla posta in entrata ed in uscita e così solo ora è possibile rendere pubblico questo testo scritto quasi un mese fa.

È di ieri la notizia che il Tribunale del Riesame ha rigettato ogni richiesta della difesa, compresa quella di derubricare i reati e le aggravanti di terrorismo. In aula i Pm Padalino e Rinaudo hanno ribadito come la condotta terroristica dei reati contestati ai compagni non sia da ravvisare tanto nelle modalità più o meno violente dell’azione contro il cantiere del maggio scorso, quanto nel contesto complessivo all’interno del quale questa si inserisce: l’opposizione alla realizzazione della Torino-Lione. A preoccupare realmente la procura torinese e l’intero Partito del Tav, è la lotta ormai ventennale contro il treno veloce, il tentativo di dare concretezza a quel No attorno al quale il movimento si è sviluppato.

Sono appena le 4 del pomeriggio e il sole sta calando dietro l’imponente termovalorizzatore metallico, mentre in lontananza si intravedono le prime montagne della valle e l’immaginazione completa i contorni accennati del Musiné. Siamo qui rinchiusi da 10 giorni ma il nostro pensiero viaggia ancora lontano…
Che la procura di Torino stesse preparando qualcosa di grosso lo sapevano pure i sassi. Lo si capiva dal crescendo di denunce contro il movimento, ma soprattutto da quell’intenso lavoro di propaganda con cui inquirenti, mass media e politici hanno cercato di traghettare la resistenza No tav all’ombra di quella parola magica che tutto permette: «terrorismo». Per mesi interi non hanno parlato d’altro, in un mantra ripetuto ossessivamente volto ad evocare una repressione feroce.
Infine hanno preso alcuni dei tanti episodi di lotta di questa estate su cui questo immaginario suggestivo potesse fare più presa e li hanno stravolti e piegati alla loro visione del mondo fatta di militari e paramilitari, gerarchie, controllo e violenza cieca.
Così hanno fatto per giustificare le perquisizioni di fine luglio, così fanno ora per argomentare i nostri arresti.
Ma c’è un abisso tra ciò che vogliono vedere in noi e quello che realmente siamo.
Non ci interessa sapere chi in quella notte di maggio si è effettivamente avventurato tra i boschi della Clarea per sabotare il cantiere – probabilmente non interessa neanche agli stessi inquirenti -. Quello che vogliono è avere oggi qualcuno tra le mani per far pesare la minaccia di anni di galera sul movimento e sulla resistenza attiva, per arrivare tranquilli e indisturbati all’apertura del cantiere di Susa.
Vogliono che le persone restino a casa a guardare dal balcone il progetto che avanza.
Eppure queste persone hanno già gli strumenti per mettersi in mezzo: abbiamo imparato a bloccare quando tutti insieme si gridava «No pasaran» e a passare a colpi di mazza quando il cemento dei jersey ci sbarrava la strada; abbiamo imparato a guardare lontano quando l’orizzonte si riempiva di gas e a rialzare la testa quando tutto sembrava perduto.
Non sarà il terrore che seminano a piene mani a rovinare i raccolti futuri di questa lunga lotta.
Occorrerà continuare a costruire luoghi e momenti di confronto per scambiarsi idee e informazioni, per lanciare proposte e per essere pronti a tornare nelle strade e in mezzo ai boschi.
Si è fatta sera alle Vallette, ma a parte il buio non c’è una gran differenza col mattino, dato che il blindo della cella resta chiuso ventiquattr’ore su ventiquattro: alta sicurezza!
Rispetto ai Nuovi Giunti c’è molta più calma e pulizia, ma l’assenza di contatto umano ci debilita.

La bolgia dei blocchi B, C o F (a parte l’isolamento cui è costretta Chiara) sono un pullulare di storie ed esperienze di vita con cui impastarsi, in cui trovare complicità e solidarietà. Già nel mese scorso, Niccolò, già arrestato a fine ottobre per un altro procedimento, ha potuto constatare come l’eco della lotta contro il Tav sia giunto fin dentro le galere e per molti rappresenti il coraggio di chi ha smesso di subire le decisioni di uno stato opprimente.
Per noi, costretti all’isolamento in una sezione asettica, è di vitale importanza rifiutare la segregazione e la separazione tra detenuti: siamo tutti «comuni».
Anche per questi motivi sarebbe bello se all’interno del movimento si sviluppasse un ragionamento e un percorso su e contro il carcere.
La maggior parte delle guardie delle Vallette vive qua, in dei grandi palazzoni all’interno delle mura, loro non si libereranno mai della galera.
Per quanto in questa sezione ci trattino educatamente, non si tireranno indietro nel farci rapporto su ordine di un superiore quando decideremo di lottare per qualsivoglia motivo.
Allora, coi ricordi che ci teniamo stretti, faremo rosicare questi «portachiavi» per la limitatezza dei loro orizzonti.

«Avete mai visto il mare farsi largo in mezzo ai boschi in un bel pomeriggio di luglio, e scagliarsi e andare contro le reti di un cantiere?»
«Avete mai sentito il calore umano di ogni età saldarsi spalla a spalla mentre gli scudi avanzano, l’asfalto dell’autostrada si fa liquido e le retrovie si riempiono di fumo?»
«Avete mani visto un serpente senza capo né coda o una pioggia di stelle nel cuore di una notte di mezza estate?»
Noi sì, e ancora non ci sazia.

La strada è lunga, ci saranno momenti esaltanti e batoste clamorose, si faranno passi avanti e si tornerà indietro, impareremo dai nostri errori.
Per ora guardiamo il nostro carcere negli occhi e non è facile, ma se «la Valsusa paura non ne ha», noi di certo non possiamo essere da meno.
Niccolò, Claudio, Mattia

“Quelle molotov a Esposito il peggior attacco alla Valle”

http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/01/14/news/quelle_molotov_a_esposito_il_peggior_attacco_alla_valle-75884092/

Il sociologo No Tav Revelli: a rischio anni di battaglie alla luce del sole. Mi inquietano questi sistemi da servizi segreti o da criminalità organizzata. C’è un’atmosfera torbida che suscita paura e rende difficile capire

di CLAUDIO MERCANDINO

"Quelle molotov a Esposito il peggior attacco alla Valle"
Marco Revelli 

“Quello contro Esposito e Numa è in realtà il peggior attacco che si potesse sferrare al movimento No Tav. L’autore è il più insidioso nemico dei valsusini e di ciò che hanno costruito in questi anni”. Il tono è pacato, le parole nette. Non usa mezzi termini lo storico e sociologo Marco Revelli, tra i più noti intellettuali No Tav, nel commentare le molotov sul pianerottolo del senatore Pd e il pedinamento del giornalista della Stampa e della sua famiglia.

Tre molotov al senatore “Sì Tav”. E lui: “Sto pensando di lasciare”

Professor Revelli, che cosa la inquieta di questi ultimi episodi?
“Il fatto che siano comportamenti da servizi segreti o da criminalità organizzata. Gesti che nulla hanno a che vedere con una mobilitazione civile”.

Nel ricostruire la successione di certi episodi sembra di seguire il filo di un’escalation progressiva. Dobbiamo aspettarci di peggio?
“Non so rispondere. Siamo nella sfera degli atti tipici dei poteri occulti (e intendo con questo non solo apparati dello Stato, ma anche gruppi estremi) che disarmano qualunque tentativo di ragionamento. Spari nel buio. Abbiamo già sperimentato il potere distruttivo che atti come questi esercitano su chi manifesta civilmente”.

Si sta creando un clima pesante: quali pericoli intravede?
“C’è un’atmosfera torbida, opaca, che suscita paura e diffidenza e rende difficile capire. La forza del movimento No Tav è stata proprio il far capire le cose, il documentarle. Questi gesti sono l’opposto, rendono tutto confuso, trasformano gli avversari in nemici: una logica devastante…”.

I due personaggi colpiti sono notoriamente bersaglio delle critiche anche pesanti dei No Tav. Eppure proprio nei confronti di chi ci appare più lontano vale la pena di riaffermare l’insegnamento volterriano sulla difesa della libertà altrui. Non crede?
“Assolutamente sì. È stato un gesto ignobile di minaccia e violenza. Per tutti. Per i due interessati è un’intrusione violenta nella vita privata, ma per il movimento No Tav è una ferita al lavoro svolto per anni alla luce del sole da migliaia di persone”.

Lei pensa che queste azioni possano raccogliere consenso?
“Credo di no, penso che rispecchino una realtà marginale. Poi, certo, in rete può circolare qualunque cosa: viviamo un’epoca di barbarie”.

Esposito ha dichiarato che, di fronte al clima che minaccia anche la sua famiglia, sta considerando anche l’ipotesi di lasciare la politica. Non crede che, se lo facesse in conseguenza dell’accaduto, sarebbe una sconfitta per il sistema democratico?
“Non solo della democrazia: sarebbe una sconfitta mia, sua, nostra. Smisurata e pesantissima. Quando entra in gioco una dimensione di questo tipo perdiamo tutti”.

Lei è ottimista o pessimista?
“Ah, le categorie… Io sono pessimista per natura. Osservo una deriva della società: fatti come questo sono il segno di un degrado antropologico”.

Però quella della battaglia intorno al Tav non è ancora una vicenda chiusa…
“E non lo sarà, frutto com’è di una indisponibilità all’ascolto che ha inferto una ferita difficile da riassorbire. Per superarla serve un cambio di rotta del potere”.

E se qualcuno dovesse farsi convincere dell’efficacia di certi sistemi?
“Quando si supera il limite del rispetto delle persone è una sconfitta per tutti”.

OGM: aumentano il rischio di sviluppare tumori, ma le lobby minacciano la stampa scientifica

no ma la ue ama e protegge i suoi cittadini….

13 gennaio 2014 – Uno studio shock, condotto per 2 anni dall’Università di Caen nella massima segretezza, ha testato gli effetti sulle cavie di un mais transgenico e di un pesticida prodotti dalla statunitense Monsanto. E per le cellule umane non è andata meglio.
La Francia e altri paesi hanno chiesto all’Unione di sospendere le importazioni del mais NK 603, non ancora coltivato in Europa come invece il Mon 810 e una patata.

All’indice anche regole e procedure inadeguate:
“Gli esami regolamentari sono su tre mesi e le grosse patologie, in particolare la morte dei topi per tumore, sopraggiungono al quarto mese”, spiega Joel Spiroux, presidente del comitato indipendente di ricerca e informazione sulla genetica Criigen, “Ciò significa che i test su tre mesi sono inefficaci ai fini di valutare l’impatto sulla salute di una terapia o di un’alimentazione Ogm sulla durata di una vita”.
Sono 46 gli Ogm autorizzati da Bruxelles, per lo più importati, utilizzati per l’alimentazione animale e la fabbricazione di prodotti per l’uomo. L’obbligo di segnalarne la presenza scatta superata la soglia del 0,9 per cento.
La stampa scientifica nel mirino delle lobby a favore degli Ogm. E’ la denuncia di Gilles-Eric-Séralini, ricercatore specializzato nei rischi per la salute prodotti dal consumo di mais geneticamente modificato . In uno studio pubblicato da Food and Chemical Toxicology appena un anno fa Séralini aveva denunciato la comparsa di tumori in ratti nutriti con mais Ogm.

Lo studio rischierebbe ora di essere ritirato dalla rivista, a capo della quale è arrivato un ex dirigente della Monsanto
Per l’eurodeputata Corinne Lepage si tratta di una vera minaccia per la salute:”Se questa rivista, che ha appena assunto uno degli ex uomini di punta della Monsanto, riuscirà a ottenere il ritiro dello studio, tutto il lavoro di Séralini non sarà praticamente mai esistito. Significa anche che le nostre richieste di condurre analisi sui rischi a lungo termine per la salute umana del consumo di Ogm e dei pesticidi cadranno nel vuoto”.
Oggi in Europa sono soprattutto le aziende produttrici a condurre test sugli Ogm. Le ricerche non superano quasi mai i tre mesi. Per Séralini, parte della responsabilità è delle stesse istituzioni europee:”Accusiamo la rivista di aver stretto accordi con la Monsanto, una compagnia che ha commesso frodi, oltre a evidenti errori nell’ottica di ottenere le autorizzazioni necessarie ai propri prodotti. Accusiamo anche la Commissione europea che considera validi solo questi dati”.

FONTE globochannel.com

http://sapereeundovere.it/ogm-aumentano-il-rischio-di-sviluppare-tumori-ma-le-lobby-minacciano-la-stampa-scientifica/

Italia: 10 milioni al giorno per le spese militari e nessuno ne parla!

13 gennaio 2013 – Nessuno dei “nuovi che avanzano” ne parla, a riprova che si può essere nuovi arrivati ma vecchi nei contenuti. O meglio obsoleti e ripetitivi del vecchio, ma sempre comodo e utile per alcuni. Un po’ per pigrizia mentale, o meglio di impotenza mentale, ma molto per opportunismo o per appartenenza di classe. L’argomento sono i 10 milioni di euro al giorno che ci apprestiamo a spendere in più nel solo 2014 per le spese militari. In più, oltre ai 350 milioni dei tre F35 già acquistati e per i prossimi altri tre da 430 milioni (già, perché il prezzo aumenta con il tempo).
Oltre al tutto il resto che non sto qui a ricordare. 10 milioni di euro al giorno per le spese militari sotto la voce di spese produttive e che non rientrano nelbilancio del ministero delle Difesa (della guerra, occorrerebbe sottolineare visto di cosa si sta comprando e del loro impiego), ma in quello delle attività produttive. E qui senza entrare nel merito moralistico o etico si deve dare atto che di attività produttive si tratta anche se per fini militari e di guerra, di distruzione di cose e di uomini. Dietro quegli investimenti vi sono anche le aziende italiane che ne ricavano benefici e commesse, anche se solo briciole, ma pur sempre di lavoro, come ebbe a dire l’allora sottosegretario alla difesa allora in forza al PDL (ora a Fratelli d’Italia) Crosetto. E non si guarda in faccia al caval donato se si tratta di lavoro.
E come lui tutti, e dico tutti, i nostri politicanti sia al governo che all’opposizione, sia vecchi che nuovi, scommetto vincendo facile, sono d’accordo con lui. Ma allora dove sarebbe il nuovo se non in queste cose? Se quei 10 milioni al giorno invece di spenderli per produrre strumenti di morte e distruzione si spendessero per cose utili e per i bisogni della gente non sarebbero comunque spese produttive, non si investirebbero per il lavoro, non sarebbe questo il vero “nuovo che avanza” invece delle stronzate che ci ripropongono con una litania di canto gregoriano?
Ma siamo abituati a sentir il canto delle sirene o il piffero del pifferaio e non a ragionar con la nostra testa.
Fonte: http://www.agoravox.it/10-milioni-al-giorno-per-le-spese.html

http://www.signoraggio.it/10-milioni-al-giorno-per-le-spese-militari-e-nessuno-alza-la-voce/

Dittatura Europa. Divieto di manifestare, da Atene ad Amburgo

certo, c’è da salvarsi da pericolosi estremisti per cui ben vengano le sospensioni delle libertà conquistate in questa fantomatica era civile no?
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 8 gennaio 2014: il grande giorno. La Grecia assume ufficialmente la Presidenza di turno dell’Unione Europea e celebra l’evento ad Atene in pompa magna. Il Ministro delle Finanze Yannis Stournaras evidenzia con grande enfasi i «nascenti segni di ripresa economica» e dichiara che la crescita – dopo sei anni di recessione durissima – è ormai alle porte, nonostante il tasso di disoccupazione sia oltre il 27%. «Dopo enormi sacrifici, la Grecia è in grado di dire che la crisi è quasi alle spalle», afferma trionfante Stournaras. Nella capitale greca arrivano anche il Presidente della Commissione Europea Barroso, il Presidente del Consiglio Europeo Van Rompuy e vari Signori dell’Austerità, che per l’occasionebanchettano con un menu non-troppo-austero preparato dallo chef Dominique Perrot (in passato cuoco ufficiale di François Mitterand). I funzionari europei pranzano con dell’ottimo risotto francese, una pregiata orata condita con verdure, cioccolata speciale e yogurt, innaffiando il tutto con vini rossi e bianchi. Fuori dalle stanze ufficiali, intanto, il centro di Atene è completamente blindato e qualsiasi tipo di protesta è severamente bandito. La ragione ufficiale del divieto di manifestare: «ordine pubblico»; quella ufficiosa: dobbiamo fare bella figura con i Padroni dell’Europa, quindi non rompete il cazzo. Qualcuno prova a sfidare il divieto, ma la polizia prontamente soffoca il dissenso con l’usuale zelo.
 
Abbastanza ironicamente, Atene (ossia una delle capitali più impoverite d’Europa) condivide la sospensione del diritto di manifestare con Amburgo, la seconda città della Germania del miracolo economico. Dalla notte del 4 gennaio 2014, infatti, nella città tedesca vige una specie di “coprifuoco” in un’ampia fetta della città (quartieri Sternschanze, St. Pauli e adiacenti), imposto unilateralmente dalle autorità dopo diverse settimane di tensione sociale e politica.
 
 

Lacrime per i lavoratori, risate di Saccomanni

Caso Scuola. Il Nuovo Diritto Bankitalia
di: Danilo Zongoli
info@rinascita.net
Il ministro bankitalia Saccomanni le combina veramente grosse.
Il caso scuola è da manuale. La vicenda inizia nel 2010 il governo Berlusconi decide di bloccare i contratti di lavoro e gli scatti di anzianità dei dipendenti statali. Ovvero di bloccare l’unico sistema di adeguare i salari all’inflazione fino al 2013. Un provvedimento molto duro direi quasi spietato. I lavoratori del settore privato perdono il lavoro o vengono collocati in cassa integrazione, i giovani, quando lavorano, sono sottopagati con un precariato interminabile e gli statali vedono un decremento del salario reale , quindi si pongono le premesse per la crisi che stiamo attraversando. La situazione dei docenti italiani è abbastanza grave. Sono tra i meno pagati d’Europa e, quando accompagnano le classi in gita, pur essendo gravati da una responsabilità enorme, debbono pagarsi anche un pasto e gli stipendi sono notevolmente più bassi del personale laureato, a volte soltanto diplomato, che lavora in altri settori. Non parliamo, per carità di patria, del raffronto con i colleghi, non solo tedeschi, ma anche spagnoli, francesi, austriaci, olandesi e belgi.. La cosiddetta riforma Gelmini del 2008 taglia notevolmente i costi del personale della scuola realizzando dei risparmi che gli esperti valutano del trentasette per cento. Quindi si arriva a un accordo tra i sindacati e Tremonti per pagare gli scatti di anzianità, ovviamente come spesso succede in Italia con notevole ritardo nell’anno 2012, maturati nell’anno solare 2010; tuttavia gli aumenti del contratto di lavoro rimangono congelati. Il governo Berlusconi cade a novembre 2011, sostituito dall’esecutivo “tecnico” guidato dal senatore Mario Monti, ma sostenuto dal pd con o senza elle. Lo “statista” bocconiano comincia una vera propria crociata contro gli insegnanti : propone l’aumento di sei ore settimanali di insegnamento, naturalmente senza alcuna retribuzione aggiuntiva, e di non pagare gli scatti di anzianità maturati durante l’anno 2012. L’atteggiamento vessatorio del senatore a vita è la classica goccia che fa traboccare il vaso e determina una ferma reazione da parte dei docenti. Viene indetto lo sciopero della scuola da tutti i sindacati di categoria e l’iniziativa, promossa dal sindacato autonomo Gilda, di bloccare le gite e tutte la attività aggiuntive ottiene un notevole successo. Monti rimasto isolato è costretto parzialmente a cedere.  Le ore aggiuntive non retribuite vengono cancellate e viene annunciato il pagamento degli scatti di anzianità maturati durante l’anno 2011; mentre gli aumenti contrattuali rimangono un miraggio. Non sono tutte rose e fiori, gli insegnanti subiscono una pesante decurtazione del fondo d’Istituto, comunque visti i tempi l’accordo risulta essere abbastanza vantaggioso. Tutti i sindacati ,ad eccezione della CGIL (Legata ideologicamente ai progetti, spesso inutili e sottopagati oltre che retribuiti solo annualmente e non pensionabili), approvano l’accordo, ma la GILDA continua il blocco delle gite e delle attività parascolastiche per ottenere lo sblocco del contratto fermo, nel 2012, da cinque anni. Finalmente nell’aprile 2013, guarda caso prima delle elezioni politiche, vengono liquidati gli scatti d’anzianità con i relativi arretrati per coloro i quali li hanno maturati nell’anno solare 2011. Poiché siamo in clima di elezioni, a pensar male si fa peccato ma…, viene annunciato il pagamento degli scatti di anzianità maturati durante il 2012 che vengono effettivamente liquidati a settembre 2013. Fin qui tutto bene o quasi ma il “bello” deve ancora venire. Dopo le elezioni si forma il governo Letta. Il 27 dicembre 2013 una diposizione del Ministero dell’economia stabilisce che coloro i quali maturano gli scatti nel 2012, liquidati nel 2013 debbono restituire gli aumenti già percepiti. Il ministero dispone delle detrazioni salariali, a partire da gennaio, di centocinquanta euro mensili fino all’estinzione del debito. Forse si salveranno quelli che maturano l’anzianità nel 2011 perché precedenti al piano di risparmio previsto dalla legge. I lavoratori, non solo docenti ma anche il personale non docente, che hanno già speso quei soldi cosa possono fare restituire gli acquisti e farseli rimborsare a rate? Il ministro che ora dichiara che è un atto dovuto, in quanto previsto dalla legge, non è a conoscenza che il suo predecessore ha firmato il relativo decreto? La norma che tutela i diritti acquisti dei lavoratori e la non retroattività delle norme di bilancio che fine fanno? Se qualcuno deve pagare  paghi chi firma i decreti! Il clima farsesco non finisce qui. Il titolare del dicastero dell’Istruzione Carrozza polemizza con Saccomanni dichiarando di non sapere nulla. Questi gli risponde sarcasticamente di trovare da sé i soldi per coprire quello che dichiara un buco di bilancio.
Una domanda sorge spontanea di cosa si discute durante le sedute del Consiglio dei Ministri? Forse del campionato di calcio? Visto le notevoli polemiche, interviene il presidente Letta e blocca le trattenute. Non bisogna però dimenticare che il governo Letta ha prorogato il blocco del contratto di lavoro e dei relativi aumenti altro che crescita. Lo squallore non finisce qui. Ora si fa lo scarica barile. Nessuno sa nulla, probabilmente  decide l’usciere di viale Trastevere. Viste anche le vicende dell’IMU e dell’IVA  possiamo dire parafrasando Cicerone usque tandem Saccomanni abutere patientia nostra, traduco : fino a quando Saccomanni abuserai della nostra pazienza.
09 Gennaio 2014 See more at: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22862#sthash.GM3sBRjN.dpuf

PCM, DOE, MIT, TRANSGENDER
di: Lorenzo Moore
direttore@rinascita.net
E’ sempre interessante sapere che fine fanno i soldi dei contribuenti.
Grazie alle leggi sulla trasparenza qualche notizia trapela. Non tutto, naturalmente. Ma, per esempio, “cliccando” su governo.it  si puo’ sapere come il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri (le maiuscole sono d’obbligo) disponga gli stanziamenti a sua disposizione.
Un caso emblematico, quello del 3 maggio scorso, diligentemente messo in rete da qualche addetto di tale Dipartimento.
Nella nota protocollata 0003835, si legge che “dopo attenta valutazione da parte dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali” (maiuscole sempre d’obbligo) “è stata ritenuta  economicamente congrua”  la proposta di “conferire formale incarico” all’ “Associazione Movimento Italiano Transessuali” (maiuscole d’obbligo) “per la realizzazione di due seminari ad un workshop nell’ambito della IV edizione del Cinema Transessuale “Divergenti” (maiuscole d’obbligo) dedicato alla narrazione e rappresentazione dell’esperienza transessuale e trans gender”.
Seguono le modalità, la determinazione del corrispettivo  (5940 euro) e le firme  del Cons. Avv. Patrizia De Rose – per il Dipartimento per le Pari Opportuni Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri – e dell’ignoto legale rappresentante del “mit Movimento Identità Transessuali” di Bologna. (Maiuscole sempre evidentemente d’obbligo).
Che per questo governo di camerieri le “pari opportunità” da tutelare siano in particolare quelle dei cosiddetti diversi, lo attesta lo stesso rilievo che il sito del Dipartimento offre – rispetto  ad esempio ai temi sulla tratta di esseri umani, sulla violenza o sulla discriminazione alle donne – ai cosiddetti “LGBT” (per loro maiuscole sempre d’obbligo, evidentemente soprattutto per Lesbiche Gay Bisessuali e Transgender). Ecco: notizia d’apertura, incorniciata e in grassetto. Che qui di seguito Vi riportiamo integralmente
 LGBT, Guerra: “Linee Guida semplice strumento per riflettere sulle discriminazioni”
“Mi fa piacere che il dibattito sulla condizione delle persone LGBT in Italia abbia preso tanto vigore e sollevato l’attenzione sul delicatissimo tema della discriminazione” così commenta il Viceministro Guerra le reazioni apparse sui media e sul web all’indomani della pubblicazione delle “Linee Guida per una informazione rispettosa delle persone LGBT”
Tanto per chiarire cotanta ViceMinistro (notate le maiuscole) Maria Cecilia Guerra, piddina da Nonantola, è la stessa che si dichiara non soltanto a favore delle unioni tra omosessuali, ma anche al diritto di questi di adottare un bambino.
Forse hanno ragione i giovani Italiani. Meglio emigrare.
11 Gennaio 2014 – See more at: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22869#sthash.WNdLfFDp.dpuf

La Bonino impegnata contro la pena di morte. In India? NO. In Benin!

Scritto da ImolaOggi martedì, 14, gennaio, 2014
14 genn – Il Benin si appresta a lanciare una conferenza continentale africana sulla abolizione della pena di morte, prima dell’Assemblea generale dell’autunno 2014, con l’obiettivo di favorire un aumento dei voti favorevoli a una moratoria delle esecuzioni capitali. L’iniziativa è stata annunciata oggi dal ministro degli Esteri Emma Bonino, al termine di un bilaterale con l’inviato del presidente del Benin, tenuto a margine della Conferenza sulla pena di morte organizzata in Sierra Leone da Nessuno Tocchi Caino.
Il ministro ha sottolineato come l’Italia sia “interessata a partecipare all’organizzazione di questa conferenza, magari con altri paesi europei”, con l’obiettivo di arrivare a “presentare una risoluzione molto forte all’Onu” il prossimo autunno. E in questa prospettiva, l’inviato del presidente del Benin ha definito possibile una visita in Italia, il prossimo marzo, del capo di Stato africano.
Nel suo intervento alla conferenza, davanti a società civile e ai rappresentanti di Sierra Leone, Benin, Niger, Togo e Ghana, Bonino ha auspicato che “l’Africa apra la strada a una migliore comprensione della moratoria della pena capitale” che si traduca poi in un aumento dei voti favorevoli alla quinta moratoria che verrà votata in autunno. Nel 2012, quando venne presentata l’ultima moratoria, il Niger si astenne e il Ghana non partecipò al voto. In Africa si contano fino ad oggi 17 paesi abolizionisti su 54 presenti sul continente.
Alla platea di Freetown, la titolare della Farnesina ha ricordato come nel mondo “alla fine degli anni ’70 solo 16 paesi avevano abolito la pena capitale, mentre oggi i paesi abolizionisti sono la stragrande maggioranza”. “Più dei due terzi dei paesi, oltre 150 dei 193 membri delle Nazioni Unite, stando all’ultimo rapporto del Segretario generale, hanno respinto il ricorso alla pena capitale o non procedono alle esecuzioni”, ha precisato.
Nonostante questi numeri “rimane però ancora molto lavoro da fare” per cui bisogna “unire le forze, avere un confronto franco”, certi che la “moratoria sia la strada giusta da seguire”, ha concluso il ministro. tiscali
http://www.imolaoggi.it/2014/01/14/la-bonino-impegnata-contro-la-pena-di-morte-in-india-no-in-benin/

Un enorme business dietro la lobby dei vivisettori, “Esperimenti sugli animali. Nessun aiuto per l’uomo”

Gli scienziati sposano la battaglia della Brambilla: “Un enorme business dietro la lobby dei vivisettori”
 
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M. Brambilla e Claude Reiss, fisico e biologo cellulare
 
Roma – La sperimentazione sugli animali è dannosa. Soprattutto per gli uomini. Michela Vittoria Brambilla, Presidente della Commissione per l’Infanzia e Adolescenza della Camera, prosegue la sua guerra in difesa degli animali vittime della ricerca.
 
La sua è una guerra «pacifica» ma non per questo meno decisa. Niente armi ma argomenti scientifici per sostenere una tesi che cerca di intaccare alcune granitiche certezze che grazie ai progressi della ricerca oggi non possono più essere considerate tali. La prima certezza da scalfire per la Brambilla è quella che vede contrapposta l’esigenza della salute dell’uomo e la difesa dell’animale che invece possono essere egualmente soddisfatte.
 
«Abbattiamo l’argomento demagogico sfruttato dalla lobby dei vivisettori, ovvero “chi scegli di salvare: il bambino o il coniglio?“ – attacca la Brambilla -. Argomento che offende l’intelligenza degli italiani perchè non è necessario uccidere il coniglio per salvare il bambino e soprattutto uccidendo l’animale non si trova la soluzione per salvare il bambino».
 
A sostenerlo anche ricercatori e scienziati che ieri alla Camera si sono confrontati durante il convegno «La ricerca scientifica senza animali ed il nostro diritto alla salute». Tra loro Claude Reiss, fisico e biologo cellulare, per 35 anni direttore del Centro nazionale di ricerca scientifica francese e Marcel Leist, direttore del Centro europeo per i metodi alternativi. Entrambi hanno spiegato come la ricerca stia andando verso una direzione che esclude progressivamente la necessità di sperimentare sugli animali per ragioni etiche certo ma soprattutto per ragioni scientifiche. Ogni anno dodici milioni di animali in Europa vengono sacrificati sull’altare della scienza, di questi 900.000 soltanto in Italia. Eppure, hanno evidenziato i ricercatori, il 92 per cento dei farmaci che danno buoni risultati sugli animali risultano poi inefficaci o dannosi per gli uomini. Tra gli esempi citati da Leist quello tristemente noto del Talidomide che era stato testato su conigli e topi senza alcun esito negativo mentre poi sulle donne in gravidanza produsse effetti devastanti per il feto. Ora in laboratorio è possibile sviluppare tessuti “artificiali“ umani complessi sui quali condurre ricerche in realtà molto più attendibili di quelle sugli animali.
 
«La sperimentazione sugli animali è solo un enorme business mentre è dannosa e fuorviante per la nostra salute -prosegue la Brambilla- Dal 2007 in Usa i centri di ricerca tossicologica stanno potenziando le tecniche di cultura in vitro e tutti gli altri metodi sostitutivi più efficaci della ricerca sugli animali».
 
Il prossimo obbiettivo per la Brambilla è la correzione del decreto applicativo approvato dal governo poco prima della pausa natalizia. Il decreto avrebbe dovuto attuare la legge delega europea recepita dall Parlamento che poneva alcuni precisi paletti alla sperimentazione animale mentre promuoveva i metodi alternativi. La legge vietava gli esperimenti sugli animali senza anestesia o analgesia; l’allevamento sul territorio nazionale di cani, gatti e primati destinati ai laboratori; la sperimentazione sugli animali per test di tipo bellico, xenotrapianti e ricerche su sostanze stupefacenti. «Il decreto del governo ha stravolto le norme rendendole inefficaci -denuncia la Brambilla. Mi aspetto che il governo rimedi subito a questo grave errore e soprattutto che si dica basta alle leggi scritte dalle lobby delle multinazionali della vivisezione».Fonte
 
Tutta la ricerca scientifica riguardo i farmaci è un’enorme business , con o senza vivisezione, tutta la ricerca e produzione di farmaco non a niente a che fare con la salute della gente
 
Va rimossa la  convinzione di fondo secondo cui le case farmaceutiche con l’aiuto delle ricerche di scienziati di provato ingegno e bontà d’animo lavorano per il benessere dell’umanità alla ricerca di farmaci che ne allevino la sofferenza.
 
Antar Raja
 

Le malefatte di Marino non si devono sapere: giornalisti via dal Campidoglio

Scritto da ImolaOggi
giovedì, 9, gennaio, 2014
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9 gen. – – L’Unione nazionale cronisti romani e il sindacato cronisti romani denunciano “l’inaccettabile giro di vite del Comune nei confronti della stampa con il pretesto di ‘fughe di notizie’, in realtà per impedire ai cronisti l’informazione in presa diretta e colta dal vivo”.
 
“Le porte del Campidoglio non possono essere aperte o chiuse a discrezione o, peggio, a capriccio di questo o quell’altro amministratore pro tempore o di questa o quella occasione ufficiale – sottolineano – In ragione della libertà di stampa e ai sensi della legge sulla trasparenza, l’ente locale deve garantire, specie ai cronisti, la libera circolazione e la massima accessibilità allo scopo di favorire il controllo critico sull’attività amministrativa in nome e per conto della cittadinanza”.
 
“Peraltro da sempre in Campidoglio, con il tesserino professionale o con la carta di accredito, si è garantito l’ingresso nel palazzo Senatorio in ogni ora del giorno e anche prescindere dallo svolgimento di eventi pubblici o di conferenze-stampa”, concludono.
 
«Tenere la stampa fuori del Campidoglio è l’inizio della fine del sindaco. Marino teme per la fuga di notizie e ‘incolpa’ i giornalisti ai quali impedisce di lavorare in quella che dovrebbe essere casa di tutti i romani, il Campidoglio, e non proprietà del sindaco, il quale dovrebbe temere più i telefoni della sua maggioranza dal quale presumibilmente escono notizie a lui sgradite, piuttosto che altre orecchie indiscrete». È quanto dichiara Dario Rossin, segretario d’Aula dell’Assemblea Capitolina.
«Fatto sta che con decisioni dispotiche e antidemocratiche come questa il Campidoglio rischia di trasformarsi nel Cremlino della vecchia Urss -conclude Rossin- un colpo durissimo al pluralismo d’informazione e alla dignità di Roma Capitale».