Sequestrato Il Furgone Del Presidio Notav Davanti Alla Regione

L’iniziativa di ieri davanti alla Regione aveva un carattere molto chiaro: portare davanti al palazzo dove Chiamparino aveva convocato parlamentari e consiglieri pro tav le vere priorità della Valle di Susa e del Paese.
Basta con il Tav Torino Lione e tutte le altre grande opere inutili a favore d’investimenti pubblici corposi verso la manutenzione degli edifici pubblici, la messa in sicurezza dei territori, la cura delle nostre scuole e dei luoghi che viviamo quotidianamente.
Non richieste campate in aria, ma sostanziate dagli avvenimenti che hanno colpito la nostra Valle, incendi e frane di fango, e la situazione italiana che necessita di tante piccole opere utili che porterebbero reddito a chi lavora e non ai grandi speculatori finanziari come per le grandi opere.
L’idea era quella di utilizzare una delle nostre caratteristiche cioè l’ironia e portare in piazza una bara per simboleggiare il funerale del Tav e alcune carriole con il fango di Bussoleno, da far vedere ai politici chiusi nel palazzo.
Le due cose non sono mai giunte in piazza perchè la digos, ha fatto di tutto per non farle giungere al presidio, fermando il furgone in Valle, portandolo in questura con la scusa di avere alla guida Giorgio, al quale doveva essere fatta una notifica perchè soggetto a dover scontare degli arresti per le condanne inflittegli (con la solerte generosità del tribunale di Torino) per le manifestazioni degli anni scorsi.
Così Giorgio e il furgone sono stati trattenuti in questura fino alla fine della manifestazione, con l’unico intento di non far arrivare carriole e bara in piazza.
Inoltre, non ravvisando reati particolari, visto che le cose che portavamo non erano illegali, hanno sequestrato il furgone, applicando anche un’ammenda di 3000 euro, cercando per un paio d’ore i cavilli necessari a cui attaccarsi.
Che fosse un fermo premeditato non ci sono dubbi e che il carattere del fermo fosse rivolto a non far arrivare il materiale in piazza, per poi non far parlare della manifestazione, è palese.
Non ci abitueremo mai a queste ingiustizie, che vedono questura e procura sempre coordinati a difendere chi vuole il Tav (a proposito consigliamo di leggere L’indagine sul pm Padalino (con l’elmetto) ), chi si dice “disposto a farsi passare sopra” pur di realizzarlo.
Infine ci teniamo a dire, a differenza di alcune ricostruzioni basate su qualche telefonata fatta da agenti della digos distratti ai giornali amici, che Giorgio deve scontare poco più di 3 mesi e non 12 come abbiamo letto, e di questo siamo molto contenti.

LA RUSSIE EST DE RETOUR EN AFRIQUE (II) : QUEL EST L’ENGAGEMENT DE LA RUSSIE EN AFRIQUE ? QU’APPORTE MOSCOU A LA LIBERATION AFRICAINE DU NEOCOLONIALISME ?

I- L’ACTU (II) – CE MARDI 19 JUIN 2018 SUR AFRIQUE MEDIA/

DANS ‘FACE A L’ACTUALITE’ AVEC LE GEOPOLITICIEN LUC MICHEL :

QUE PEUT APPORTER LA RUSSIE AUX ÉTATS AFRICAINS ?

En direct vers 20h30 (Douala/Yaoundé/Malabo/Bruxelles/Paris/Berlin)

Multiplex de Douala – Yaoundé – Ndjaména – Bruxelles

Présentation de Bachir Mohamed Ladan

Luc Michel en multiplex EODE-TV depuis Bruxelles

PUB LM.GEOPOL DAILY - Pub russie de retour en afrique II (2018 06 19) FR 1

* 1er Thème de l’émission :

RUSSIE-AFRIQUE:

QUE PEUT APPORTER LA RUSSIE AUX ÉTATS AFRICAINS ?

L’Afrique, perdante ou gagnante/honorée dans sa coopération avec la Russie ?

>> Le géopoliticien Luc MICHEL :

ANALYSE DE LA PRESENCE RUSSE EN AFRIQUE

Nouvelle analyse :

Pourquoi choisir Moscou ?

Qu’apporte Moscou à l’Afrique ?

PUB LM.GEOPOL DAILY - Pub russie de retour en afrique II (2018 06 19) FR 2

Le retour de la Russie « sur les champs de bataille de la guerre froide en Afrique », après le départ brutal de 1991-92 du à l’implosion de l’URSS, est une mauvaise surprise pour le Bloc américano-occidental, l’AFRICOM et l’OTAN. Et en particulier pour Macron et sa « nouvelle Françafrique 2.0 », choisie comme « nouveau sherif de l’Afrique » par le général Mattis, chef du Pentagone et homme fort de l’Administration Trump …
* AFRIQUE MEDIA

Rediffusion sur la WebTV AFRIQUE MEDIA

sur http://www.afriquemedia-webtv.org/

 II – VOIR L’ANALYSE DE REFERENCE SUR

LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY :

* AFRICAN GEOPOLITICS: HOW ‘RUSSIA REVISITS AN OLD COLD WAR BATTLEGROUND’ (SEEN FROM THE USA)

sur http://www.lucmichel.net/2018/01/17/luc-michels-geopolitical-daily-african-geopolitics-how-russia-revisits-an-old-cold-war-battleground-seen-from-the-usa/

La guerre froide – la nouvelle « Guerre froide 2.0″ – est de retour en Afrique !

Le Think-Tank STRATFOR (proche du Pentagone et du Lobby militaro-industriel US) consacrait début janvier une intéressante analyse au retour de la Russie sur « les champs de bataille » de la confrontation entre les USA et les soviétiques. Une analyse qui révèle les inquiétudes de Washington sur le grand retour de Moscou en Afrique. En commençant par l’Afrique sub-saharienne …

 III – VOIR AUSSI LES ANALYSES VIDEOS :

* Voir sur PANAFRICOM-TV/

ZOOM AFRIQUE DE PRESSTV (22.03.18) AVEC LUC MICHEL:

LE CONTINENT AFRICAIN SE TOURNE VERS LA RUSSIE DE POUTINE

sur https://vimeo.com/261330852

* Voir sur EODE-TV/ GEOPOLITIQUE AFRICAINE/

LUC MICHEL: MOSCOU DE RETOUR SUR LES CHAMPS DE BATAILLE DE LA GUERRE FROIDE (PARTIE I)

sur https://vimeo.com/252349360

* Voir sur EODE-TV/ GEOPOLITIQUE AFRICAINE/

LUC MICHEL: MOSCOU DE RETOUR SUR LES CHAMPS DE BATAILLE DE LA GUERRE FROIDE (PARTIE II)

sur https://vimeo.com/252349171

* Voir sur EODE-TV/ LUC MICHEL:

RCA-SOUDAN-LIBYE-EGYPTE, MOSCOU S’INSTALLE EN AFRIQUE

(LE GRAND RETOUR DE LA RUSSIE EN AFRIQUE III)

sur https://vimeo.com/255284315

* Voir sur EODE-TV/ LUC MICHEL:

POURQUOI MOSCOU SOUTIENT KINSHASA AU CS DE L’ONU

(LE GRAND RETOUR DE LA RUSSIE EN AFRIQUE IV)

sur https://vimeo.com/256037909

* Voir sur EODE-TV/ LUC MICHEL:

MOSCOU VA-T-ELLE S’ENGAGER EN RCA ET AU SAHEL?

(LE GRAND RETOUR DE LA RUSSIE EN AFRIQUE V)

sur https://vimeo.com/260800785

Photos :

Caricature du retour des russes en Afrique du Sud, vu par les médias britanniques. Toute la peur de l’Occident menacé dans son pré carré …

Et le souvenir cuisant de Brejev l’Africain …

# Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire –

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Marco Ponti: Scocca l’ora delle analisi costi-benefici? + una nota di Remy Prud’homme

19.06.18 La Voce Info Scocca l’ora delle analisi costi-benefici?

Marco Ponti

http://www.lavoce.info/archives/53691/scocca-lora-delle-analisi-costi-benefici/

Il ministro delle Infrastrutture ha promesso un riesame dei progetti di opere già programmate. Per Torino-Lione, Terzo valico e alta velocità Brescia-Padova si potrebbe decidere subito la sospensione. Da considerare gli effetti distributivi delle scelte.

Infrastrutture sotto analisi

Al Salone dell’auto a Torino, il neoministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, intervistato sul futuro della linea ferroviaria Torino-Lione ha affermato che “l’obiettivo è quello di analizzare costi e benefici di tutte le opere. In poche settimane inizieremo a dare le prime risposte”.

Sarà davvero la volta buona? Intenti analoghi del suo predecessore sembrano essere rimasti lettera morta, senza alcuna ricaduta sulle scelte di investimento. A quanto è dato sapere, non una sola opera è stata fermata perché ritenuta, alla luce di una valutazione quantitativa, troppo costosa in relazione ai benefici attesi.

La tempistica suggerita dal nuovo ministro sembra comunque poco realistica. Una valutazione dettagliata degli investimenti pianificati richiederebbe necessariamente tempi molto più lunghi. È però possibile assumere subito decisioni prudenziali. Per le principali opere in progetto sono stati infatti elaborate negli scorsi anni analisi semplificate che forniscono elementi sufficienti quanto meno a prevedere una pausa di riflessione, con uno stop alle procedure di autorizzazione di nuove spese.

Ci riferiamo in particolare alla linea ferroviaria Torino-Lione, al Terzo valico e all’alta velocità Brescia-Padova. Per queste opere, pur assumendo ipotesi favorevoli in termini di crescita della domanda e di capacità di acquisizione da parte delle nuove infrastrutture, i risultati ottenuti sembrano molto negativi. Per la Torino-Lione, Rémy Prud’Homme ha stimato un Van (valore attuale netto) negativo per 19 miliardi. I benefici per gli utenti e la riduzione dei costi esterni generati dal progetto sono dello stesso ordine di grandezza della riduzione delle entrate fiscali per gli stati e della diminuzione dei pedaggi per i concessionari autostradali.

Tavola 1

Fonte: Prud’Homme, R. 2007, Essai d’analyse coûts-bénéfices du tunnel ferroviaire

L’analisi assumeva un costo pari a -18,5 miliardi. La successiva revisione del progetto, realizzata dal Mit, ne ha determinato una significativa riduzione: l’attuale stima del costo di realizzazione del tunnel di base è intorno ai 9,6 miliardi, cui si devono aggiungere 2,7 miliardi di opere sul lato italiano. La perdita economica conseguente alla realizzazione dell’opera, assumendo inalterati i benefici, sarebbe dunque superiore ai 10 miliardi.

Negli ultimi mesi, quale argomento a sostegno della opportunità di proseguire i lavori, è stato a più riprese avanzato quello di una penale da pagare. In realtà non ve ne è traccia negli accordi sottoscritti. E alla luce dei dati appare difficile comprendere quale sarebbe il danno che Francia o Unione europea subirebbero con lo stop al progetto.

Per quanto riguarda il Terzo valico, i benefici sono stati stimati pari a 2,05 miliardi contro un costo di investimento di 6,3 miliardi. Una parte delle risorse è già stata impegnata. La valutazione se proseguire o meno con i lavori dovrebbe scaturire dal confronto tra i costi ancora da sostenere e i benefici preventivati.

Risultati non dissimili sono stati stimati da un’analisi indipendente per la linea alta velocità Brescia-Padova, dal costo previsto di circa 8 miliardi, pure in questo caso assumendo ipotesi molto favorevoli al progetto. Certo, sarebbe necessaria una analisi che tenesse in conto aspetti più complessivi del progetto e comunque i lavori non sono nemmeno iniziati.

Conviene passare dalla strada alla ferrovia?

Analoghe valutazioni dovrebbero essere effettuate per tutte le altre opere e dovrebbero altresì essere estese alle decisioni di spesa nel settore. Ad esempio, non vi è alcuna solida evidenza che gli incentivi previsti per il trasferimento di parte dei flussi di merce dalla strada alla ferrovia e al mare siano giustificati alla luce dei benefici conseguiti. Vi sono, anzi, fondate ragioni per dubitarne. Sulla lunga percorrenza infatti, come evidenziano anche i risultati dell’analisi della Torino-Lione, l’attuale livello di prelievo fiscale sui carburanti è tale per cui le esternalità risultano ampiamente recuperate. Il segmento degli spostamenti “critico” è quello relativo alle terminalizzazioni – la tratta iniziale e finale – che avvengono prevalentemente in zone suburbane caratterizzate in alcuni ambiti (si pensi in particolare alle “tangenziali” delle grandi città) e fasce orarie da elevati livelli di congestione. Tali criticità non possono però essere contenute con il trasferimento modale: tranne eccezioni, infatti, questa parte di collegamento sarebbe comunque effettuata con mezzi stradali.

Accanto all’efficienza della spesa, vi è un altro aspetto fino a oggi trascurato che dovrebbe invece essere approfondito, quello degli effetti distributivi. La spesa pubblica a favore del trasporto ferroviario e dei trasporti collettivi viene spesso motivata alla luce dei benefici che ne conseguirebbero per la collettività nel suo insieme. In realtà – si pensi ad esempio alle linee alta velocità – la parte largamente maggioritaria dei benefici conseguenti alla riduzione dei tempi di viaggio e al miglioramento della qualità degli spostamenti viene goduta da un numero molto limitato di soggetti: si tratta di circa 200mila passeggeri al giorno, tre italiani su mille.

Chi non se ne serve o ne fa un uso molto sporadico ha sostenuto come contribuente un costo molto più alto del vantaggio ricevuto, e nello spostarsi in auto sopporta un elevato carico fiscale.

Da: Remy Prud’Homme <remy.prudhomme@u-pec.fr>
Inviato: venerdì 12 gennaio 2018 17:11
A: INFO PresidioEuropa No TAV <info@presidioeuropa.net>
Oggetto: Re: No TAV – Communiqué de Presse 5 janvier 2017 – LYON TURIN Les Maires de la Vallée de Suse ont écrit au Gouvernement français : Ce projet ne doit pas être fait … 

Bonjour, 

Votre note fait référence à une analyse coûts-bénéfices du projet Lyon-Turin qui ferait apparaître un résultat “très faiblement positif”.

(N.d.R : Prud’homme ha ragione. Si riferisce a questo documento Les Maires de la Vallée de Suse ont communiqué leurs évaluations négatives sur le Lyon Turin au Gouvernement français) nel quale è citata l’Analisi Costi Benefici firmata da Olivier Baccelli che ovviamente non condividiamo ma critichiamo fortemente anche per il conflitto di interessi,  dato che Oliviero Baccelli è Consigliere di TELT). 

Un tel résultat ne me semble pas plausible. J’ai moi-même, à titre individuel, sans aucun financement, conduit une analyse coûts-bénéfices de ce projet. Je joins cette analyse. Elle fait apparaître un résultat très fortement négatif 

Mon analyse est certes assez sommaire, et pourrait être améliorée, mais le résultat est si massif qu’il est pratiquement impossible d’imaginer que des améliorations pourraient en changer la nature et la conclusion. J’ai d’ailleurs pris la précaution d’inclure une ne analyse de sensibilité, qui montre que mon résultat est robuste aux variations des valeurs des principaux paramètres de l’analyse (valeur qui sont bien entendu incertaines et discutables). J’ai présenté ce travail à une réunion publique du Cercle des Transports (une association qui regroupe des personnalités du monde français des transports); il y a été bien accueilli. 

Bien à vous, 

Remy Prud’homme 

Prof. Emeritus, Univ. Paris-Est

(33/0)1 48 87 48 38

remy.prudhomme@u-pec.fr

www.rprudhomme.com

Les Echos sul futuro delle infrastrutture ferroviarie en Francia : La decisione del Governo italiano di fare la Pausa è urgentissima perché decisiva

18 giugno 18 Les echos 

Infrastrutture di trasporto : il principio di una legge di programmazione non è rimesso in causa, assicura il ministero 

Lionel Steinmann 

https://www.lesechos.fr/industrie-services/tourisme-transport/0301839207991-infrastructures-de-transport-inquietudes-sur-la-future-loi-de-programmation-2185041.php

Philippe Duron, presidente del Consiglio di orientamento delle infrastrutture, difende i vantaggi della programmazione pluriennale, che si dice essere contestata da Bercy.

Già posticipata più volte, la presentazione in Consiglio dei ministri della futura legge per l’orientamento della mobilità (LOM) è stata annunciata per il prossimo autunno. Secondo diverse fonti, la causa di questo ritardo sarebbe dovuta ad una furiosa battaglia tra Bercy (Ministero dell’Economia e Finanze N.d.T.) e il Ministero dei Trasporti sui fondi da dedicare alle infrastrutture, ma anche sul principio stesso di una legge di programmazione in questo settore. Un ultimo punto che il Ministero dei Trasporti nega.

Le riflessioni del Governo sono state delineate dal Consiglio per l’orientamento delle infrastrutture. Questo organo, presieduto dall’ex deputato e specialista in materia Philippe Duron, ha sottolineato diverse priorità (a partire dalla ristrutturazione delle reti esistenti) e ha proposto tre scenari, più  o meno ambiziosi.  In ogni caso, il limite di budget stabilito deve essere tradotto in una legge di programmazione dettagliata per i prossimi cinque anni.

La Francia in ritardo sui suoi vicini europei

“Questo è uno strumento necessario, moderno, e dà visibilità alle parti interessate, indipendentemente dal fatto che le aziende che svolgono il lavoro o le autorità locali che co-finanziano, sostiene  Philippe Duron. In questo senso, siamo dietro a molti paesi europei, come la Germania o l’Olanda. In Francia, abbiamo esitato per vent’anni.”

La LOM deve essere un’occasione per fare il grande passo: Emmanuel Macron si è impegnato durante la campagna presidenziale, e lo ha confermato soprattutto nel suo discorso del 1° luglio 2017, che ha delineato i principali assi della sua politica dei trasporti.

Ma da allora, questo tema non avanza perché il Ministero delle finanze sta trascinando i piedi, suscitando i dubbi di diversi parlamentari e delle parti interessate nel settore. Bercy spingerebbe per una soluzione in cui la legge sulla programmazione sarebbe sostituita da semplici stanziamenti annuali di bilancio per modalità di trasporto (ferroviario, stradale, fluviale) senza ulteriori dettagli.

Non perdere di vista le priorità

Ciò avrebbe due grossi inconvenienti, afferma Philippe Duron: “La legge della programmazione, votata dai deputati, consente di definire le priorità, specificando specificamente le linee o le strade da rinnovare, o tipi di lavoro, come una modernizzazione di segnalazione su un asse ferroviario. Con una dotazione globale, il rischio è perdere di vista le priorità e mettere in discussione alcuni progetti lungo il percorso. Ma le aziende hanno bisogno di visibilità per diversi anni, per pianificare il lavoro di generazione, gestire le assunzioni, ecc.” insiste colui che è anche co-presidente del think tank specializzato TDIE http://tdie.eu/

Inoltre, “questo sistema è più esposto a potenziali tagli di bilancio nel quadro di un collettivo per limitare i deficit pubblici”, continua. E a questo proposito, il bilancio dedicato alla manutenzione delle  infrastrutture ha già dato molto negli  ultimi anni, il che contribuisce al degrado delle reti ferroviarie o stradali… alle quali la LOM deve giustamente porre fine.

Interrogato lunedì da “Les Echos”, il Ministero dei Trasporti è stato comunque molto positivo: “la legge di orientamento delle mobilità integrerà bene la legge sulla programmazione e il finanziamento delle infrastrutture”, assicurando che questo aspetto “non è mai stato messo in discussione”.

Cosa che metterà fine – finalmente – alle voci che si sono diffuse nel settore. “Le misure della legge, compresa la sua componente di programmazione, saranno gradualmente annunciate durante i mesi di giugno e luglio”, ha aggiunto il ministero.

Commento

Questo articolo apparso ieri 18/6 su es Echos dà conto delle difficoltà della Francia ad assumere le decisioni per il finanziamento di nuove infrastrutture di trasporto, i ministeri dell’Economia e dei Trasporti “litigano furiosamente”.

L’abbandono della Torino-Lione da parte della Francia non pare tuttavia che possa venire deciso a breve, ma nello stesso tempo non lo è la sua conferma irrevocabile. La Francia dovrebbe annunciare la programmazione e i fondi per i trasporti tra giugno e luglio. La legge potrebbe venire approvata nel prossimo autunno.

E’ dunque urgentissima una decisione pubblica del Governo italiano di “fare la pausa italiana della Torino – Lione” perché contribuirebbe alla sospensione del progetto da parte della Francia dando spazio alla programmazione e ai relativi investimenti verso le reti esistenti.

Comunicato Cinque associazioni francesi : No alla Lyon-Turin, Per respirare

PresidioEuropa

Movimento No TAV

Comunicato Stampa

18 giugno 2018

http://www.presidioeuropa.net/blog/?p=15442

No alla Lyon – Turin

… per respirare …

Le valli alpine hanno bisogno oggi del trasferimento modale verso la ferrovia

presidio europa

Cinque associazioni francesi hanno emesso oggi 18 giugno 2018 un comunicato che illustra la loro posizione contro la nuova linea ferroviaria Torino-Lione.

Le valli alpine soffrono di un grave inquinamento atmosferico, ma le capacità ferroviarie esistenti attraverso le Alpi tra la Francia e l’Italia sono sottoutilizzate.

La lobby pro Torino-Lione continua a promuovere il progetto di una nuova connessione ferroviaria tra Torino e Lione, il cui costo totale è stimato in 26 miliardi di euro e la sua realizzazione prevista entro 30 anni, mentre la ferrovia esistente, già rinnovata, ha grandi riserve di capacità e può essere usata immediatamente per il trasporto delle merci.

Il Consiglio per l’Orientamento delle Infrastrutture ha osservato, nella sua relazione di febbraio 2018 relativa alle linee di accesso al tunnel di base, che “non è stata dimostrata l’urgenza di avviare la realizzazione di queste tratte ferroviarie le cui caratteristiche socio-economiche sono a questo stadio chiaramente sfavorevoli”. Questa affermazione rafforza le conclusioni delle Alte Amministrazioni dello Stato francese (Consiglio Generale delle Strade e dei Ponti dal 1998, l’Ispezione generale delle finanze dal 2003 e la Corte dei conti dal 2009).

Inoltre, la realizzazione di una nuova linea di accesso al tunnel di base sul lato italiano è stata abbandonata dall’Italia nel novembre 2017 che ha scelto di adeguare la linea esistente.

In Francia, aggiungere una nuova infrastruttura alla linea esistente, che sboccherebbe sul nodo di Lione aggraverebbe una situazione già molto fragile.

Contrariamente alle conclusioni del Consiglio di Orientamento delle Infrastrutture, i rappresentanti eletti nella Regione Auvergne Rhône-Alpes hanno tuttavia affermato il desiderio che la Legge di Orientamento delle Mobilità confermi la realizzazione delle linee di accesso al tunnel di base nonostante i forti vincoli, argomentando in particolare con le presunte qualità ambientali del progetto.

Le Associazioni impegnate nella protezione dell’ambiente, e per il miglioramento della qualità dell’aria delle nostre valli, affermano invece che la creazione di una nuova linea ferroviaria non è rilevante oggi e non risponde all’urgenza di salute pubblica corrente.

Lanciare il grande progetto Torino-Lione sarebbe oggi un errore politico, economico e ambientale.

Per quanto riguarda la sezione transfrontaliera e il tunnel di base, la Ministra dei trasporti francese Elisabeth Borne ha confermato, il 31 marzo 2018 al Senato francese, la mancanza di fondi, ha confermato che i 23 km di gallerie finora perforate sono “lavori di ricognizione” e che i lavori definitivi non sono ancora iniziati.

È urgente fermare i lavori e scommettere su soluzioni ferroviarie credibili e orientate allo spostamento modale sulle linee esistenti.

Nell’ambito del “Rilancio del trasporto merci via ferrovia” annunciato dal Primo Ministro il 16 aprile scorso, chiediamo un migliore utilizzo della linea esistente per l’attraversamento delle Alpi, rinnovata nel 2012 ma utilizzata solo al 20% della sua capacità.

Tre milioni di tonnellate di merci transitano ogni anno per ferrovia, mentre la capacità della linea esistente è di 15 milioni di tonnellate all’anno.

È quindi possibile e desiderabile per la qualità dell’aria delle valli alpine fare un uso migliore di questo potenziale senza ulteriori ritardi. La Valle dell’Arve è una delle 12 aree per le quali la Francia sarà perseguita dalla Corte di giustizia europea per avere superato le norme europee per il biossido di azoto, un inquinante emesso per il 70% dal trasporto stradale nella valle di accesso al tunnel del Monte Bianco.

Associazioni firmatarie

FRAPNA – Gli Amici della Terra – Vivere e Agire in Maurienne – ARSMB – Inspire

Contatto Stampa Chantal Milliex +33 6 47 36 02 71 – Philippe Delhomme +33 6 87 36 15 93

FLASH INFO/ COMMENT MOSCOU S’EST FAIT ESCROQUER PAR LES USA ET L’OTAN LORS DE LA DISPARITION DE L’URSS

 

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Flash Info Géopolitique/ Geopolitical Flash News/

2018 06 19/ #006-2018

FLASH.GEOPOL - 007 - russie escroquerie occident (2018 06 19) FR 3

Dans une interview accordée au ‘Hufvudstadsbladet’ (Filande), la porte-parole de la diplomatie russe, Maria Zakharova a déclaré « qu’après la fin de la guerre froide, la Russie s’était totalement ouverte aux pays occidentaux, mais qu’elle avait été trompée » !

Nous avions déjà traité ce sujet dans un précédent Quotidien Géopolitique’, où le mélange d’arrogance incapable de Gorbatchev conjugué à l’opportunisme d’Eltsine avaient conduit l’URSS à l’implosion (soigneusement préparée par les USA et l’OTAN) et Moscou dans une décennie d’humiliation nationale. Gorbatchev a toujours affirmé que « l’URSS avait accepté la réunification en échange du non-élargissement de l’Otan vers l’est ». Mais il n’avait même pas signé d’accords …

Vois sur # LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/ EXPANSION DE L’OTAN A L’EST: COMMENT GORBATCHEV S’EST FAIT ROULER DANS LA FARINE EN 1990

sur http://www.lucmichel.net/2017/12/22/luc-michels-geopolitical-daily-expansion-de-lotan-a-lest-comment-gorbatchev-sest-fait-rouler-dans-la-farine-en-1990/

# REVUE DE PRESSE/

LA DIPLOMATIE RUSSE EXPLIQUE “L’ESCROQUERIE” DE L’OCCIDENT (‘HUFVUDSTADSBLADET’, FINLANDE, 18 JUIN 2018)

Iterview accordée au journal finlandais ‘Hufvudstadsbladet’ par la porte-parole de la diplomatie russe, Maria Zakharova :

Extrait :

« Depuis la fin de la guerre froide, nous avons entièrement rendu transparentes nos actions pour l’Occident. Non pas parce qu’on nous a vaincus. Nous le voulions nous-mêmes. Nous n’avons fait peur à personne. L’ancien président, Mikhaïl Gorbatchev voulait juste mettre fin à la course aux armements avec l’Occident, il voulait mettre fin à la guerre froide. Nous avons donc agi de manière transparente, mais à la place, ils nous ont menti. Nous nous sommes donc ouverts, et l’on nous a trompés. Vous nous avez répondu en nous entourant de barbelés », a-t-elle regretté.

Moscou n’a aucun besoin d’affronter l’Occident. La Russie ne s’intéresse que par l’élargissement de ses relations culturelles et commerciales avec les pays occidentaux. Nous souhaitons que no ressortissants puissent circuler librement dans d’autres pays. Nous voulons que les restrictions de visa soient supprimées. Mais on dresse toujours devant nous des obstacles. En Occident les masses médias essaient de faire peur aux Européens et de présenter la Russie comme une source d’appréhension ».

Maria Zakharova a également rappelé les pourquoi de la démonstration de force russe actuelle :

« À présent nous montrons maintenant à tout le monde que personne ne peut songer de nouveau à attaquer la Russie. Après avoir perdu 20 millions de personnes pendant la Seconde guerre mondiale, nous nous réservons le droit de montrer à tout le monde qu’un tel incident ne se reproduira plus. Au cours des vingt dernières années, on a essayé de nous entourer de toutes parts. Nous avons demandé à quoi servait le système anti-missile en Pologne. On nous a répondus pour contrer les éventuelles attaques en provenance de l’Iran. C’est de l’escroquerie pure (…) Alors qu’aucun risque ne menace jamais l’Europe. Mais les boucliers antimissiles ont été installés près des frontières russes ».

(Source : Hufvudstadsbladet)

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

(Infos géopolitiques en bref /

Complément aux analyses quotidiennes de Luc Michel)

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Guerra al precariato!

senza queste aziende parassite il servizio di consegna non era effettuato? Perché così la fanno sembrare, solo che prima erano dipendenti con tutti i diritti del caso. Se non sta bene loro, possono anche delocalizzare, magari in Germania dove i riders sono dipendenti e con tutti i diritti di un qualsiasi altro lavoratore

di Luigi Di Maio, ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico
Sono contento che finalmente si inizi a parlare dei diritti dei riders e di tutti i ragazzi che lavorano per le piattaforme digitali. Oggi il managing director di Foodora Italia ha criticato alcuni punti della bozza del Decreto Dignità che riguarda proprio i riders. È giusto che su questo tema ci si confronti pubblicamente e infatti dopo aver incontrato i ragazzi, domani alle 14 al Ministero del Lavoro incontrerò anche i rappresentanti delle aziende, compresa Foodora, ma anche Deliveroo, JustEat, Glovo e Domino’s Pizza.
Da Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico ho tutta la volontà di favorire la crescita di nuove attività legate alla gig economy e nessuno vuole demonizzare le attività legate all’uso di piattaforme innovative. Ma ho il dovere di tutelare i ragazzi che lavorano in questo settore. I riders oggi sono il simbolo di una generazione abbandonata dallo Stato.
Le innovazioni servono a far migliorare la qualità della vita dei cittadini e se si creano ingiustizie a scapito di giovani o meno giovani, spetta allo Stato intervenire con fermezza. Da Ministro ho deciso di dichiarare guerra al precariato. Lo stato continuo di precarietà e incertezza dei giovani italiani sta disgregando la nostra società. Sta facendo impennare il consumo di psicofarmaci. E facendo calare la crescita demografica.
La mia intenzione è garantire da un lato le condizioni migliori per i lavoratori, dall’altro consentire alle aziende di operare con profitto per creare nuovo lavoro. Se lavoriamo insieme l’Italia diventerà il modello da seguire per le attività legate alle imprese che operano su piattaforme digitali.
Ma sia chiaro. Non si accettano ricatti. I nostri giovani prima di tutto.

Straordinario… ecco il patto tra Di Maio e Salvini per la gestione della RAI, Tg2 alla Lega, Tg3 al M5s! Guarda e diffondi

ottimo, vediamo se la finiscano di sparare fregnacce 24h su 24h

18/06/2018 – L’inchiesta della Procura di Roma sulla costruzione del nuovo stadio nella Capitale ha rallentato la trattativa, ma l’accordo tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio per lo spoil system in Rai è praticamente definito.La «derenzizzazione» di Viale Mazzini è in cima alle priorità del governo giallo-verde.
Non è un caso che Di Maio e Salvini, da giorni, stiano preparando il terreno, riscaldando l’ambiente, per mettere le mani sul servizio pubblico televisivo. Il ministro dell’Interno, dallo studio di Otto e mezzo su La7, è stato il più esplicito: «I partiti non saranno fuori, ma faranno scelte intelligenti. Dobbiamo nominare noi. Faremo scelte equilibrate e intelligenti, a differenza di chi ci ha preceduto, perché alcuni tg della Rai sembrano quelli degli anni ’20 e degli anni ’30. Non faccio nomi e cognomi, lascio giudicare ai telespettatori». La missione sarà, dunque, far sentire anche nella tv di Stato il nuovo vento pentaleghista. C’è un ragionamento finale tra le due forze politiche sui nomi da spedire alla guida dei Tg, ma lo schema su cui poggia la spartizione delle poltrone è pronto. E rientra nell’accordo finale per sottosegretari e viceministri del governo Conte. Il punto di equilibrio prevede che nessuna delle due forze politiche possa avere un peso maggiore dell’altra nel controllo dell’informazione pubblica.
La strada seguita dalla coppia Di Maio-Salvini parte da un compromesso: la direzione del Tg2 andrà alla Lega mentre quella del Tg3 sarà indicata dal M5s. La poltrona più ambita, la guida del Tg1, su cui Salvini non intendeva mollare e che rischiava di far saltare l’accordo, sarà occupata da profilo super partes. Per la guida del telegiornale della prima rete nazionale si cerca un nome che stia bene sia a leghisti che grillini. In modo da non sbilanciare verso una sola forza politica tutto il potere dell’informazione pubblica. Enrico Mentana è una soluzione.
 
Si profilerebbe, inoltre, il ritorno sulla tv di Stato di Giovanni Floris ma non è ancora chiaro con quale ruolo. Lo schema di base dell’alleanza giallo-verde prevede la direzione del Tg2 al Carroccio: in pole per la poltrona ci sono il vicedirettore di Rai1 Gennaro Sangiuliano e la giornalista Grazia Graziadei. La direzione del Tg3 dovrebbe andare a un giornalista indicato da Di Maio. Le opzioni, al momento, sarebbero due: Milena Gabanelli e Alberto Matano, giornalista del Tg1 e conduttore di Sono Innocente ma soprattutto un fedelissimo del sottosegretario alle Pari opportunità Vincenzo Spadafora. Un compromesso in piena regola, che eviterebbe strappi, consegnando nelle mani di Salvini e Di Maio il controllo politico dell’informazione pubblica.
Accanto alla partita dei Tg, fondamentale nella strategia politica di Lega e M5s, c’è un’ altra partita: il rinnovo del Cda della Rai. A fine giugno scade il Consiglio di amministrazione dell’era renziana. Sul tavolo ci sono le poltrone del Cda e la nomina del direttore generale. Riproposto lo schema a specchio: presidenza del Cda ai Cinque stelle e direttore generale alla Lega.
Il 30 giugno Monica Maggioni e gli altri componenti lasceranno: 236 sono le candidature presentate per occupare la poltrona nel Cda. Se dovesse essere confermata la presidenza in quota M5s, sul campo ci sarebbe l’opzione di Carlo Freccero, già componente del vecchio Cda. Per il ruolo di direttore generale, vero braccio operativo di viale Mazzini, sarebbero due i nomi in pista: Ferruccio de Bortoli e Fabrizio Salini, ex La7 oggi al vertice di Stand by. L’ex direttore del Corriere della Sera avrebbe un profilo più giornalistico mentre Salini più manageriale. Due scelte con uno obiettivo: imporre anche in Rai il nuovo corso giallo-verde.

Gruppo Espresso, i vertici sono indagati per truffa milionaria all’Inps

tanto per ricordare chi sono quelli che (precisano estranei alla vicenda, però, che giornalisti, tanto attenti alle parole altrui ma alle truffe di chi li nutre non prestano attenzione) lanciano offese pesanti contro i nuovi ministri e governo

giugno 18, 2018
Il cuore del Gruppo Gedi, la società che edita il quotidiano Repubblica e il settimanale L’Espresso (estranei alla vicenda), finisce sotto inchiesta. Truffa ai danni dell’Inps è il reato che la Procura di Roma contesta all’amministratore delegato Monica Mondardini, al direttore delle Risorse umane Roberto Moro e a Corrado Corradi, capo della Divisione Stampa Nazionale. Per questo ieri i finanzieri sono entrati nelle sedi della Gedi – il gruppo che oggi edita anche La Stampa di cui è presidente onorario Carlo De Benedetti, presidente il figlio Marco – e della Manzoni Spa, la concessionaria di pubblicità del gruppo editoriale, per acquisire documentazione relativa al prepensionamento concesso, secondo la Procura senza averne diritto, ad alcuni dirigenti di nove società del gruppo.
Il punto è questo: il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Francesco Dall’Olio sospettano che per far ottenere il prepensionamento, ossia il riposo anticipato, ad alcuni dirigenti che non avevano accesso al beneficio, siano stati utilizzati alcuni escamotage come il demansionamento a quadri o i trasferimenti. Da ciò la presunta truffa di milioni di euro. Le contestazioni riguardano fatti dal 2012 a oggi. L’indagine – che ora crea qualche grana al gruppo che nel 2016 vantava 705 milioni di euro di ricavi e 11,9 milioni di utili – nasce da un’informativa dell’Ispettorato del lavoro che evidenzia le anomalie nell’ottenimento dei benefici dei prepensionamenti, e che è stata inviata in Procura.
Le ispezioni della Direzione Vigilanza dell’Inps, da cui si sono avviate le indagini della Procura di Roma, hanno avuto impulso da una notizia del Fatto del settembre 2016, in cui si riportava il carteggio interno tra la presidenza, la direzione generale e alcune direzioni dell’Istituto scaturito da alcune email di denuncia, inviate al presidente Tito Boeri a partire dal maggio precedente. Una figura evidentemente a contatto con la società editoriale e poi ascoltata dagli inquirenti capitolini, segnalava a Boeri una presunta truffa per decine di milioni di euro ai danni dell’Inps operata dal gruppo editoriale tra il 2012 e il 2015.
 
La questione si rimpalla per diverso tempo tra gli uffici fino a quando Boeri decide di inviare una ricostruzione di quanto accertato dalle sue direzioni al ministero del Lavoro e incarica il direttore generale pro tempore, Massimo Cioffi – dimessosi di lì a poco per i forti contrasti con il presidente sulla gestione dell’Ente –, di stendere una lettera da inviare al ministro del lavoro, Giuliano Poletti. In questa lettera, Cioffi racconta che in occasione di due operazioni di ristrutturazione aziendale – la prima che si è conclusa nel 2012 e la seconda nel 2015 –, la società Manzoni Spa avrebbe chiesto 117 esuberi: poco prima lo stato di crisi però aveva assunto altro personale, proveniente – ipotizza l’Inps –, da società appartenenti al medesimo gruppo e in qualche caso anche dall’esterno.
 
Cioffi scrive così che nell’ambito dei citati 117 esuberi sono stati segnalati all’istituto 7 nominativi di dirigenti, trasformati in quadri per poter essere prepensionati.
 
Sempre secondo le segnalazioni pervenute all’Inps, tutti i dipendenti assunti non sarebbero neppure usciti dalle aziende di origine. Dalla banca dati ministeriale delle comunicazioni obbligatorie sono emerse 248 segnalazioni di inizio di attività lavorativa nei 4 mesi che hanno preceduto la dichiarazione di esubero e la conseguente messa in cassa integrazione straordinaria dei dipendenti, con il prepensionamento di poligrafici e giornalisti.
 
Tra il 2011 e il 2015 sono stati concessi per decreto ministeriale al gruppo editoriale Gedi e alla Manzoni spa 187 prepensionamenti di poligrafici e 69 di giornalisti, mentre per altri 554 lavoratori sono stati attivati contratti di solidarietà. Il direttore dell’Inps accludeva anche la scheda di ciascuno dei dirigenti che sarebbero stati demansionati a quadro per permettere loro di accedere al pensionamento anticipato.
L’iniziativa di Cioffi arrivava dopo una serie d’informative interne che gli organismi centrali e regionali dell’Inps si scambiano fin dall’aprile del 2012. Tra silenzi e solleciti di verifiche, il rimpallo all’interno dell’istituto va avanti da anni. Le ispezioni avviate hanno investito anche altri gruppi editoriali, come la Mondadori, il gruppo Riffeser e del Sole 24 Ore (gruppi estranei all’indagine).
A dare notizia della presenza dei finanzieri nelle proprie sedi, ieri, è stato lo stesso gruppo Gedi. “L’ufficio del personale del Gruppo – scrivono in una nota – sta fornendo piena collaborazione agli inquirenti per consegnare copia dei fascicoli dei dipendenti demansionati e trasferiti. La Società fa sapere di avere piena fiducia nell’operato della magistratura e si dice certa di dimostrare la assoluta regolarità delle pratiche di accesso alla cassa integrazione e al prepensionamento”.
dal FattoQuotidiano.it del 22/Marzo/2018

Emiliano: “Con Di Maio sono rinato, prima su Ilva solo mortificazioni per me” [VIDEO]

OTTIMO DI MAIO COME SEMPRE, SALUTE NON PROFITTO, salute e posti di lavoro, SI PUO’ cari affaristi assassini PREDECESSORI di questo governo

19/07/2018 – “Voglio innanzitutto dire ai cittadini di Taranto che la comunicazione tra Regione Puglia e ministero è stata ripristinata. In precedenza questo rapporto non era mai esistito. Questo significa piena collaborazione. Il ministro è stato cordiale e i cittadini ora sanno di poter contare su un ministro che vuole dare un assetto a Ilva nei prossimi anni. Noi continuiamo a pensare che se si deciderà di far proseguire l’attività l’unica strada possibile è la decarbonizzazione.
Il contratto di governo non parla di riconversione immediata ma del blocco delle fonti inquinanti e su questo siamo d’accordo, la mitragliatrice deve smettere di sparare. Oggi sto molto meglio perchè la mortificazione del passato è stata terribile. non potermi sedere ad un tavolo di trattativa per difendere la salute dei miei cittadini è una cosa che non mi sarei mai aspettato, soprattutto da un governo del mio partito”. [ALA/NEWS]