14 paesi africani costretti a pagare tassa coloniale francese

LA FRANCIA QUELLA MORALMENTE SUPERIORE, IL SUO VERO VOLTO ECCO LA FRANCAFRIQUE, QUESTA NON E’ VOMITEVOLE MACRON?

Sapevate che molti paesi africani continuano a pagare una tassa coloniale alla Francia dalla loro indipendenza fino ad oggi?
 
Quando Sékou Touré della Guinea decise nel 1958 di uscire dall’impero coloniale francese, e optò per l’indipendenza del paese, l’elite coloniale francese a Parigi andò su tutte le furie e, con uno storico gesto, l’amministrazione francese della Guinea distrusse qualsiasi cosa che nel paese rappresentasse quelli che definivano i vantaggi della colonizzazione francese.
 
Tremila francesi lasciarono il paese, prendendo tutte le proprietà e distruggendo qualsiasi cosa che non si muovesse: scuole, ambulatori, immobili dell’amministrazione pubblica furono distrutti; macchine, libri, strumenti degli istituti di ricerca, trattori furono sabotati; i cavalli e le mucche nelle fattorie furono uccisi, e le derrate alimentari nei magazzini furono bruciate o avvelenate.
 
L’obiettivo di questo gesto indegno era quello di mandare un messaggio chiaro a tutte le altre colonie che il costo di rigettare la Francia sarebbe stato molto alto.
 
Lentamente la paura serpeggiò tra le elite africane e nessuno dopo gli eventi della Guinea trovò mai il coraggio di seguire l’esempio di Sékou Touré, il cui slogan fu “Preferiamo la libertà in povertà all’opulenza nella schiavitù.”
Sylvanus Olympio, il primo presidente della Repubblica del Togo, un piccolo paese in Africa occidentale, trovò una soluzione a metà strada con i francesi. Non voleva che il suo paese continuasse ad essere un dominio francese, perciò rifiutò di siglare il patto di continuazione della colonizzazione proposto da De Gaule, tuttavia si accordò per pagare un debito annuale alla Francia per i cosiddetti benefici ottenuti dal Togo grazie alla colonizzazione francese. Era l’unica condizione affinché i francesi non distruggessero prima di lasciare.Tuttavia, l’ammontare chiesto dalla Francia era talmente elevato che il rimborso del cosiddetto “debito coloniale” si aggirava al 40% del debito del paese nel 1963. La situazione finanziaria del neo indipendente Togo era veramente instabile, così per risolvere la situazione, Olympio decise di uscire dalla moneta coloniale francese FCFA (il franco delle colonie africane francesi), e coniò la moneta del suo paese. Il 13 gennaio 1963, tre giorni dopo aver iniziato a stampare la moneta del suo paese, uno squadrone di soldati analfabeti appoggiati dalla Francia uccise il primo presidente eletto della neo indipendente Africa. Olympio fu ucciso da un ex sergente della Legione Straniera di nome Etienne Gnassingbe che si suppone ricevette un compenso di $612 dalla locale ambasciata francese per il lavoro di assassino. Il sogno di Olympio era quello di costruire un paese indipendente e autosufficiente. Tuttavia ai francesi non piaceva l’idea. Il 30 giugno 1962, Modiba Keita , il primo presidente della Repubblica del Mali, decise di uscire dalla moneta coloniale francese FCFA imposta a 12 neo indipendenti paesi africani. Per il presidente maliano, che era più incline ad un’economia socialista, era chiaro che il patto di continuazione della colonizzazione con la Francia era una trappola, un fardello per lo sviluppo del paese. Il 19 novembre 1968, proprio come Olympio, Keita fu vittima di un colpo di stato guidato da un altro ex soldato della Legione Straniera francese, il luogotenente Moussa TraoréInfatti durante quel turbolento periodo in cui gli africani lottavano per liberarsi dalla colonizzazione europea, la Francia usò ripetutamente molti ex legionari stranieri per guidare colpi di stato contro i presidente eletti:
– Il 1 gennaio 1966, Jean-Bédel Bokassa, un ex soldato francese della legione straniera, guidò un colpo di stato contro David Dacko, il primo presidente della Repubblica Centrafricana.
 
– Il 3 gennaio 1966, Maurice Yaméogo, il primo presidente della Repubblica dell’Alto Volta, oggi Burkina Faso, fu vittima di un colpo di stato condotto da Aboubacar Sangoulé Lamizana, un ex legionario francese che combatté con i francesi in Indonesia e Algeria contro le indipendenze di quei paesi.
 
– il 26 ottobre 1972, Mathieu Kérékou che era una guardia del corpo del presidente Hubert Maga, il primo presidente della Repubblica del Benin, guidò un colpo di stato contro il presidente, dopo aver frequentato le scuole militari francesi dal 1968 al 1970.
 
Negli ultimi 50 anni un totale di 67 colpi di stato si sono susseguiti in 26 paesi africani, 16 di quest’ultimi sono ex colonie francesi, il che significa che il 61% dei colpi di stato si sono verificati nell’Africa francofona.
Numero dei Colpi di stato in Africa per paese
Ex colonie francesi
 
Paese
 
Numero di colpi di stato
 
Togo
1
Tunisia
1
Costa d’Avorio
1
Madagascar
1
Rwanda
1
Algeria
2
Congo – RDC
2
Mali
2
Guinea Conakry
2
SUB-TOTALE 1
13
Congo
3
Ciad
3
Burundi
4
Repubblica centrafricana
4
Niger
4
Mauritania
4
Burkina Faso
5
Comores
5
SUB-TOTAL 2
32
TOTAL (1 + 2)
45
Altri paesi africani
Paese
 
Numero di colpi di stato
 
Egitto 1
 
Libia 1
 
Guinea Equatoriale 1
 
Guinea Bissau 2
 
Liberia 2
 
Nigeria 3
 
Etiopia 3
 
Uganda 4
 
Sudan 5
TOTALE 22
 
Come dimostrano questi numeri, la Francia è abbastanza disperata ma attiva nel tenere sotto controllo le sue colonie, a qualsiasi prezzo, a qualsiasi condizione.
 
Nel marzo del 2008, l’ex presidente francese Jacques Chirac disse:
“Senza l’Africa, la Francia scivolerebbe a livello di una potenza del terzo mondo”
 
Il predecessore di ChiracFrançois Mitterand già nel 1957 profetizzava che:
“Senza l’Africa, la Francia non avrà storia nel 21mo secolo”
Proprio in questo momento mentre scrivo quest’articolo, 14 paesi africani sono costretti dalla Francia, attraverso un patto coloniale, a depositare l’85% delle loro riserve di valute estere nella Banca centrale francese controllata dal ministero delle finanze di Parigi. Finora, 2014, il Togo e altri 13 paesi africani dovranno pagare un debito coloniale alla Francia. I leader africani che rifiutano vengono uccisi o restano vittime di colpi di stato. Coloro che obbediscono sono sostenuti e ricompensati dalla Francia con stili di vita faraonici mentre le loro popolazioni vivono in estrema povertà e disperazione.
E’ un sistema malvagio denunciato dall’Unione Europea, ma la Francia non è pronta a spostarsi da quel sistema coloniale che muove 500 miliardi di dollari dall’Africa al suo ministero del tesoro ogni anno.
 
Spesso accusiamo i leader africani di corruzione e di servire gli interessi delle nazioni occidentali, ma c’è una chiara spiegazione per questo comportamento. Si comportano così perché hanno paura di essere uccisi o di restare vittime di un colpo di stato. Vogliono una nazione potente che li difenda in caso di aggressione o di tumulti. Ma, contrariamente alla protezione di una nazione amica, la protezione dell’occidente spesso viene offerta in cambio della rinuncia, da parte di quei leader, di servire il loro stesso popolo e i suoi interessi.
I leader africani lavorerebbero nell’interesse dei loro popoli se non fossero continuamente inseguiti e provocati dai paesi colonialisti.
Nel 1958, spaventato dalle conseguenze di scegliere l’indipendenza dalla Francia, Leopold Sédar Senghor dichiarò: “La scelta del popolo senegalese è l’indipendenza; vogliono che ciò accada in amicizia con la Francia, non in disaccordo.”
Da quel momento in poi la Francia accettò soltanto un’ “indipendenza sulla carta” per le sue colonie, siglando “Accordi di Cooperazione”, specificando la natura delle loro relazioni con la Francia, in particolare i legami con la moneta coloniale francese (il Franco), il sistema educativo francese, le preferenze militari e commerciali.
Qui sotto ci sono le 11 principali componenti del patto di continuazione della colonizzazione dagli anni 50:
 
#1. Debito coloniale a vantaggio della colonizzazione francese
I neo “indipendenti” paesi dovrebbero pagare per l’infrastruttura costruita dalla Francia nel paese durante la colonizzazione.
Devo ancora trovare tutti i dati specifici circa le somme, la valutazione dei benefici della colonizzazione e i termini di pagamento imposti ai paesi africani, ma ci stiamo lavorando (aiutaci con più info).
#2. Confisca automatica delle riserve nazionali
I paesi africani devono depositare le loro riserve monetarie nazionali nella Banca centrale francese.
 
La Francia detiene le riserve nazionali di quattordici paesi africani dal 1961: Benin, Burkina Faso, Guinea-Bissau, Costa d’Avorio, Mali, Niger, Senegal, Togo, Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad, Congo-Brazzaville, Guinea Equatoriale e Gabon.
La politica monetaria che governa un gruppo di paesi così diversi non è complicato perché, di fatto, è decisa dal ministero del Tesoro francese senza rendere conto a nessuna autorità fiscale di qualsiasi paese che sia della CEDEAO [la comunità degli stati dell’Africa occidentale] o del CEMAC [Comunità degli stati dell’Africa centrale]. In base alle clausole dell’accordo che ha fondato queste banche e il CFA, la Banca Centrale di ogni paese africano è obbligata a detenere almeno il 65% delle proprie riserve valutarie estere in un “operations account” registrato presso il ministero del Tesoro francese, più un altro 20% per coprire le passività finanziarie.
Le banche centrali del CFA impongono anche un tappo sul credito esteso ad ogni paese membro equivalente al 20% delle entrate pubbliche dell’anno precedente. Anche se la BEACe la BCEAO hanno un fido bancario col Tesoro francese, i prelievi da quel fido sono soggetti al consenso dello stesso ministero del Tesoro. L’ultima parola spetta al Tesoro francese che ha investito le riserve estere degli stati africani alla borsa di Parigi a proprio nome.
In breve, più dell’ 80% delle riserve valutarie straniere di questi paesi africani sono depositate in “operations accounts” controllati dal Tesoro francese. Le due banche CFA sono africane di nome, ma non hanno una politica monetaria propria. Gli stessi paesi non sanno, né viene detto loro, quanto del bacino delle riserve valutarie estere detenute presso il ministero del Tesoro a Parigi appartiene a loro come gruppo o individualmente.
 
Gli introiti degli investimenti di questi fondi presso il Tesoro francese dovrebbero essere aggiunti al conteggio ma non c’è nessuna notizia che venga fornita al riguardo né alle banche né ai paesi circa i dettagli di questi scambi. Al ristretto gruppo di alti ufficiali del ministero del Tesoro francese che conoscono le cifre detenute negli “operations accounts”, sanno dove vengono investiti questi fondi e se esiste un profitto a partire da quegli investimenti, viene impedito di parlare per comunicare queste informazioni alle banche CFA o alle banche centrali degli stati africani.” Scrive Dr. Gary K. Busch
Si stima che la Francia detenga all’incirca 500 miliardi di monete provenienti dagli stati africani, e farebbe qualsiasi cosa per combattere chiunque voglia fare luce su questo lato oscuro del vecchio impero.
Gli stati africani non hanno accesso a quel denaro.
La Francia permette loro di accedere soltanto al 15% di quel denaro all’anno. Se avessero bisogno di più, dovrebbero chiedere in prestito una cifra extra dal loro stesso 65% da Tesoro francese a tariffe commerciali.
Per rendere le cose ancora peggiori, la Francia impone un cappio sull’ammontare di denaro che i paesi possono chiedere in prestito da quella riserva. Il cappio è fissato al 20% delle entrate pubbliche dell’anno precedente. Se i paesi volessero prestare più del 20% dei loro stessi soldi, la Francia ha diritto di veto.
L’ex presidente francese Jacques Chirac ha detto recentemente qualcosa circa i soldi delle nazioni africane detenuti nelle banche francesi. Questo qui sotto è un video in cui parla dello schema di sfruttamento francese. Parla in francese, ma questo è un piccolo sunto:
 
“Dobbiamo essere onesti e riconoscere che una gran parte dei soldi nelle nostre banche provengono dallo sfruttamento del continente africano.”
#3. Diritto di primo rifiuto su qualsiasi materia prima o risorsa naturale scoperta nel paese
La Francia ha il primo diritto di comprare qualsiasi risorsa naturale trovate nella terra delle sue ex colonie. Solo dopo un “Non sono interessata” della Francia, i paesi africani hanno il permesso di cercare altri partners.
#4. Priorità agli interessi francesi e alle società negli appalti pubblici
Nei contratti governativi, le società francesi devono essere prese in considerazione per prime e solo dopo questi paesi possono guardare altrove. Non importa se i paesi africani possono ottenere un miglior servizio ad un prezzo migliore altrove.
Di conseguenza, in molte delle ex colonie francesi, tutti i maggiori asset economici dei paesi sono nelle mani degli espatriati francesi. In Costa d’Avorio, per esempio, le società francesi possiedono e controllano le più importanti utilities – acqua, elettricità, telefoni, trasporti, porti e le più importanti banche. Lo stesso nel commercio, nelle costruzioni e in agricoltura.
Infine, come ho scritto in un precedente articolo, Africans now Live On A Continent Owned by Europeans! [Gli africani ora vivono in un continente di proprietà degli europei !]
#5. Diritto esclusivo a fornire equipaggiamento militare e formazione ai quadri militari del paese
Attraverso un sofisticato schema di borse di studio e “Accordi di Difesa” allegati al Patto Coloniale, gli africani devono inviare i loro quadri militari per la formazione in Francia o in strutture gestite dai francesi.
La situazione nel continente adesso è che la Francia ha formato centinaia, anche migliaia di traditori e li foraggia. Restano dormienti quando non c’è bisogno di loro, e vengono riattivati quando è necessario un colpo di stato o per qualsiasi altro scopo!
#6. Diritto della Francia di inviare le proprie truppe e intervenire militarmente nel paese per difendere i propri interessi
In base a qualcosa chiamato “Accordi di Difesa” allegati al Patto Coloniale, la Francia ha il diritto di intervenire militarmente negli stati africani e anche di stazionare truppe permanentemente nelle basi e nei presidi militari in quei paesi, gestiti interamente dai francesi.
Basi militari francesi in Africa
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Quando il presidente Laurent Gbagbo della Costa d’Avorio cercò di porre fine allo sfruttamento francese del paese, la Francia ha organizzato un colpo di stato. Durante il lungo processo per estromettere Gbagbo, i carri armati francesi, gli elicotteri d’attacco e le forze speciali intervennero direttamente nel conflitto sparando sui civili e uccidendone molti.
Per aggiungere gli insulti alle ingiurie, la Francia stima che la business community francese abbia perso diversi milioni di dollari quando, nella fretta di abbandonare Abidjan nel 2006, l’esercito francese massacrò 65 civili disarmati, ferendone altri 1200.
 
Dopo il successo della Francia con il colpo di stato, e il trasferimento di poteri ad Alassane Outtara, la Francia ha chiesto al governo Ouattara di pagare un compenso alla business community francese per le perdite durante la guerra civile.  Il governo Ouattara, infatti, pagò il doppio delle perdite dichiarate mentre scappavano.
#7. Obbligo di dichiarare il francese lingua ufficiale del paese e lingua del sistema educativo
Oui, Monsieur. Vous devez parlez français, la langue de Molière! [, signore. Dovete parlare francese, la lingua di Molière!]
Un’organizzazione per la diffusione della lingua e della cultura francese chiamata “Francophonie” è stata creata con diverse organizzazioni satellite e affiliati supervisionati dal Ministero degli esteri francese.
Come dimostrato in quest’articolo, se il francese è l’unica lingua che parli, hai accesso al solo 4% dell’umanità, del sapere e delle idee. Molto limitante.
 
#8. Obbligo di usare la moneta coloniale francese FCFA
 
Questa è la vera mucca d’oro della Francia, tuttavia è un sistema talmente malefico che finanche l’Unione Europea lo ha denunciato. La Francia però non è pronta a lasciar perdere il sistema coloniale che inietta all’incirca 500 miliardi di dollari africani nelle sue casse.
 
Durante l’introduzione dell’Euro in Europa, altri paesi europei scoprirono il sistema di sfruttamento francese. Molti, soprattutto i paesi nordici, furono disgustati e suggerirono che la Francia abbandoni quel sistema. Senza successo.
#9. Obbligo di inviare in Francia il budget annuale e il report sulle riserve
Senza report, niente soldi.
In ogni caso il ministero della Banche centrali delle ex colonie, e il ministero dell’incontro biennale dei ministri delle finanze delle ex colonie è controllato dalla Banca Centrale francese/Ministero del Tesoro.
#10. Rinuncia a siglare alleanze militari con qualsiasi paese se non autorizzati dalla Francia
 
I paesi africani in genere sono quelli che hanno il minor numero di alleanze militari regionali. La maggior parte dei paesi ha solo alleanze militari con gli ex colonizzatori! (divertente, ma si può fare di meglio!).
Nel caso delle ex colonie francesi, la Francia proibisce loro di cercare altre alleanze militari eccetto quelle che vengono offerte loro.
#11. Obbligo di allearsi con la Francia in caso di guerre o crisi globali
Più di un milione di soldati africani hanno combattuto per sconfiggere il nazismo e il fascismo durante la seconda guerra mondiale.
Il loro contributo è spesso ignorato o minimizzato, ma se si pensa che alla Germania furono sufficienti solo 6 settimane per sconfiggere la Francia nel 1940, quest’ultima sa che gli africani potrebbero essere utili per combattere per la “Grandeur de la France” in futuro.
C’è qualcosa di psicopatico nel rapporto che la Francia ha con l’Africa.
Primo, la Francia è molto dedita al saccheggio e allo sfruttamento dell’Africa sin dai tempi della schiavitù. Poi c’è questa mancanza di creatività e di immaginazione dell’elite francese a pensare oltre i confini del passato e della tradizione.
Infine, la Francia ha 2 istituzioni che sono completamente congelate nel passato, abitate da “haut fonctionnaires” paranoici e psicopatici che diffondono la paura dell’apocalisse se la Francia cambiasse, e il cui riferimento ideologico deriva dal romanticismo del 19° secolo: sono il Ministero delle Finanze e del Budget della Francia e il Ministero degli Affari esteri della Francia.
 
Queste 2 istituzioni non solo sono una minaccia per l’Africa ma anche per gli stessi francesi.
Tocca a noi africani liberarci, senza chiedere permesso, perché ancora non riesco a capire, per esempio, come possano 450 soldati francesi in Costa d’Avorio controllare una popolazione di 20 milioni di persone!?
La prima reazione della gente subito dopo aver saputo della tassa coloniale francese consiste in una domanda: “Fino a quando?”
 
Per paragone storico, la Francia ha costretto Haiti a pagare l’equivalente odierno di $21 miliardi dal 1804 al 1947 (quasi un secolo e mezzo) per le perdite subite dai commercianti di schiavi francesi dall’abolizione della schiavitù e la liberazione degli schiavi haitiani.
 
I paesi africani stanno pagando la tassa coloniale solo negli ultimi 50 anni, perciò penso che manchi un secolo di pagamenti!
 
Fonte: siliconafrica.com

Il socialista Bernie Sanders e le migrazioni di massa: “Apertura delle frontiere? E’ una proposta di destra”

Il socialista Bernie Sanders e le migrazioni di massa: "Apertura delle frontiere? E' una proposta di destra"

Il problema delle migrazioni incontrollate è da anni al centro del dibattito politico italiano con varie fazioni che si contendono la palma della “ragione” sulla delicata e spinosa questione. Tuttavia il dibattito politico troppo spesso si concentra solo sul mero tifo tra i “no borders” e gli antimmigrazionisti. Ovviamente, a mio parere, nessuna delle due strade è praticabile. Sull’azione e sul piano politico su cui si muovono gli anti-immigrazionisti ad oltranza c’è poco da dire; far leva sulla paura per il diverso, e per il più povero, è da sempre stata l’arma per ottenere il consenso, a tempo, di una parte di società.

Più complesso è il problema per i “no borders” e per gli “immigrazionisti” tout court, soprattutto quando si collocano idealmente in un ambito di “sinistra”. Sebbene sia davvero impossibile semplicemente pensare di lasciar morire delle persone in mare o negargli aiuto e qualunque Stato Europeo, in questo caso, che si reputi minimamente democratico deve cooperare per aiutare queste persone, mi chiedo: è possibile perseguire la strada dei “senza confine” senza cadere nella trappola del capitale? È possibile perseguire questa strada senza mettere in discussione il sistema economico attuale e l’imperialismo che rappresentano le cause di povertà, guerre e divisioni sociali sempre più accentuate?
A questo proposito, senza andare troppo in là nel tempo riprendendo dichiarazioni del Pc Francese ed altre forze politiche europee e non, riproponiamo un passaggio sull’immigrazione, che non è verità assoluta, fatto da Bernie Sanders, il leader della “sinistra Usa”, nel 2015 durante una intervista a Vox, che può rappresentare uno spunto di riflessione:
Intervistatore. Da socialista democratico quale sei, hai naturalmente un approccio internazionalista alle cose. Se guardiamo alla questione della povertà globale, per esempio, immagino che questo approccio ti porti alla conclusione che negli USA dovremmo aumentare notevolmente il livello dell’immigrazione, e magari anche adottare una politica di apertura totale delle frontiere...
Bernie Sanders. Apertura delle frontiere? Questa è una proposta di destra.
Intervistatore. Ma arricchirebbe molti poveri nel mondo…
Bernie Sanders. Sì, e renderebbe più poveri gli americani.
sarebbe la fine del concetto di Stato-nazione. Se credi nell’idea di Stato-nazione, ritengo che tu abbia anzitutto il dovere di fare tutto il possibile per aiutare le persone nel tuo Paese. I conservatori, i padroni in questo Paese non sognano altro che una politica di frontiere aperte, per portare dentro gente disposta a lavorare per 2-3 dollari l’ora. Per loro sarebbe una manna dal cielo. Io la penso in maniera completamente diversa. Io penso dovremmo aumentare i salari. Penso che dovremmo fare tutto il possibile per creare milioni di posti di lavoro per le persone attualmente disoccupate in America.
 
Sai qual’è il tasso di disoccupazione giovanile negli USA oggi? Il 33% per i laureati bianchi, il 36% per gli ispanici, il 51% per gli afroamericani. Pensi veramente che dovremmo aprire i confini e portare dentro il Paese masse di lavoratori a basso costo? Non pensi che forse dovremmo cercare prima di tutto di creare posti di lavoro per quei ragazzi disoccupati? Penso che da una prospettiva morale abbiamo il dovere di lavorare con il resto del mondo industrializzato per affrontare il problema della povertà internazionale, ma non è impoverendo le persone in questo Paese che si affronta il problema.
Inoltre il senatore esponente della sinistra statunitense spiega cosa secondo lui dovrebbero fare i paesi più sviluppati per rimettere in moto le loro economie piegate da decenni di neoliberismo selvaggio e permettere agli Stati sottosviluppati di prosperare: «Credo che dovremmo creare milioni di posti di lavoro per ricostruire le nostre infrastrutture fatiscenti e chiedere alle persone più ricche di questo paese di iniziare a pagare la loro giusta quota di tasse. Credo che dovremmo alzare il salario minimo ad almeno 15 dollari l’ora, per far sì che le persone non vivano in povertà. Dovremmo porre fine alla vergogna rappresentata da circa il 20% dei nostri bambini che vivono in povertà in America».
«Come economia globale dobbiamo fare in modo che nei paesi poveri abbiano posti di lavoro dignitosi, istruzione, assistenza sanitaria, nutrimento per la loro gente. Questa è una responsabilità morale, ma non lo fai, come alcuni suggerirebbero, abbassando lo standard dei lavoratori americani, che è già calato molto significativamente».
Parole chiare e nette. Per non restare schiacciati tra gli opposti estremismi, anti-immigrazionisti ad oltranza e no borders, ben rappresentati rispettivamente da Matteo Salvini e il quotidiano ‘La Repubblica’, che ha compiuto una notevole giravolta in appena un anno, non possiamo non accogliere con favore le parole del vecchio socialista Bernie Sanders.
di Danilo Della Valle – 12/06/2018 Fonte: L’Antidiplomatico

Aquarius o dell’ipocrisia degli umanitari

Aquarius o dell’ipocrisia degli umanitari

Fonte: Opinione pubblica
Nelle ultime 48 ore, a causa dell’affaire Aquarius, e della fermezza mostrata da Salvini, stiamo assistendo a uno spettacolo surreale. Da una parte, il pianto greco delle sinistre condito del solito razzismo a base di “poi senza immigrati, i pomodori chi li raccoglie?”
Dall’altra, al naufragio (questo sì, reale) della sedicente solidarietà europea, e dei finti mea culpa, come quello della Merkel che, appena pochi giorni fa, ammetteva che l’Italia era stata lasciata sola sul fronte dell’immigrazione, e che l’Europa doveva fare di più.La stessa Europa che, per inciso, blindava i propri confini a Ventimiglia (Francia) ci metteva il filo spinato (Austria), o direttamente sparava ai clandestini (Spagna, in particolare nelle exclave marocchine di Ceuta e Melilla).
 
Ebbene, questa Europa che, per bocca della sua vera sovrana, la Merkel (non ce ne vogliano i poveri belgi) prometteva di cambiare rotta, continua a fare orecchie da mercante.
Sono piovute critiche e insulti, anche pesanti, da tutti i Paesi europei, compresa dalla Francia che respinge i clandestini a Ventimiglia, e fa i blitz a Bardonecchia, ma nessuna azione concreta.
I maltesi dicono di aver offerto alla Aquarius i propri porti; la nave scafista, pardon umanitaria, nega. Gli spagnoli proclamano a gran voce che prenderanno loro i clandestini, ma la nave si rifiuta di andare in Spagna, preferendo continuare a girare in tondo a Malta e nei pressi della Sicilia.Poi pare che gli spagnoli comunque siano disposti a prendere solo un decimo del carico umano, e comunque la ONG proprietaria della nave rifiuta di farli sbarcare in Spagna, dicendo che ci vuole troppo tempo a raggiungerla. Mentre, ovviamente, girare in tondo non è una perdita di tempo.
 
Ovviamente, ciò ha scatenato le reazioni scomposte dei soliti noti: soubrette, cantanti più o meno sconosciuti, cabarettisti, comici, intellettuali un tanto al chilo, giornalisti mainstream, politici trombati, opinionisti per tutte le stagioni, sindacalisti da tempo immemori dei lavoratori, e falliti di ogni tipo e specie. Immancabile, in un Paese in cui la laicità viene invocata solo a convenienza, l’intervento della CEI.
 
Quest’ultima, per bocca del cardinal Ravasi, ha permesso l’ennesima mutazione del benpensante italiano. Mentre, fino a qualche settimana fa, quest’ultimo si dilettava col costituzionalismo, cercando precedenti per il mezzo golpe (poi fallito) di Mattarella, adesso si cimenta con una nuova maschera, decisamente rara alle nostre sonnacchiose latitudini, e del tutto inedita sulla sponda sinistra: quella del predicatore biblico.
Da ieri, milioni di mangiapreti si sono affrettati a raddrizzare i crocefissi che tenevano rovesciati sin dai tempi dell’odiato papa Ratzinger, e hanno cominciato a vomitare sui social frasi estratte a caso dalla Bibbia, attaccando tutti i contrari all’immigrazione selvaggia, accusandoli di essere pessimi cristiani.
Il che è un esempio di involontaria comicità: quando il papa precedente osava dire la sua su aborto e relativismo, il benpensante laicista folgorato sulla via… di Malta, si affrettava a sottolineare (giustamente) che il nostro è un Paese laico, e che il parere della Chiesa, in materia politica, non deve avere alcun peso. Di colpo, quest’rda di spiriti liberi, di atei, di orgogliosamente scientisti e anticlericali, si è trasformata in un misto tra una setta evangelica americana della Bible Belt,  e i pasdaran iraniani.
 
E così non sono mancati richiami a Padre Pio, a Gesù, ai santi, al Vangelo, da parte di chi, fino a ieri, esaltava le vignette blasfeme del Charlie Hebdo, e voleva rimuovere non solo i crocefissi, ma pure tutti i cattolici.
 
Inutile dire che i soliti Orlando, Accorinti (ormai ex sindaco) e De Magistris – in una grottesca riedizione del Regno delle Due Sicilie – si sono affrettati a proclamare che i loro porti erano aperti, come se la decisione spettasse a loro.
O che Saviano abbia tirato fuori il solito pianto greco a base di antirazzismo e reductio ad Hitlerum.
Ed è anche inutile far notare la doppiezza delle sinistre, PD in testa, che quando al governo c’era Berlusconi, se ne uscì così.
 sbarchi
Del resto, lo stesso PD non ebbe nulla da ridire quando vennero chiusi i porti alle navi provenienti dall’Albania. Certo, a chiuderli non fu quel razzista di Salvini, ma quel sincero democratico di Napolitano, quindi va bene così.
 
Giuliano Ferrara, noto sostenitore delle politiche umanitarie israeliane, ha addirittura invitato il presidente Mattarella a ordinare il salvataggio dei clandestini, e poi si è rivolto a tutti i giuristi d’Italia invitandoli a denunciare Salvini e a “fermare il bullo.”
Come disse qualcuno, in Italia “la situazione è grave, ma non seria.”
Passiamo quindi ai fatti del giorno.
La nave Aquarius – grazie alla quale, da circa 48 ore, i 4/5 degli italiani sono diventati esperti di Bibbia, diritto navale, e perfino di navigazione – con a bordo un carico di clandestini raccolti in Libia, raggiunge le acque maltesi, ma invece di attraccare, fa quello che hanno sempre fatto le altre navi negriere con i precedenti governi: punta dritta sull’Italia.
Colpo di scena: il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che sulla questione clandestini si gioca faccia e carriera politica, decide di chiudere i porti.
Le motivazioni? Per le leggi e gli accordi internazionali, il carico umano va depositato nel più vicino porto sicuro. A ben vedere questo doveva essere in Tunisia, ma ormai è uno di quelli maltesi, non certo nel nostro Paese.
Malta reagisce in maniera confusa, e prima accusa l’Italia, poi dice di aver aperto i porti, ma che il capitano dell’Aquarius si è rifiutato di usarli, poi minaccia denunce contro il nostro Paese.
In ogni caso, il capitano della nave negriera si è rifiutato di scegliere altre destinazioni che l’Italia, adducendo prima il cattivo tempo (ma su Malta il cielo era sereno) poi la mancanza di viveri e la presenza di donne e bambini.
Allora il nostro Paese ha inviato delle navi di soccorso, rifornendo la Aquarius e offrendo di farsi carico di donne e bambini, ma la nave si è perfino rifiutata di rispondere, o perché non era vero che a bordo vi siano donne e bambini, o perché consegnarli alla Guardia Costiera avrebbe voluto dire che il committente del viaggio avrebbe ricevuto merce (perché di questo si tratta) in quantità inferiore a quanto pattuito, e di conseguenza anche il compenso sarebbe stato inferiore.
 
Cinismo? Cattiveria? No, semplice buon senso: ci sono, ormai è risaputo, numerosi interessi economici (e non) legati allo sfruttamento dell’immigrazione clandestina. Fu lo stesso Buzzi, uomo del PD, a dire “i clandestini rendono più della droga.”
Ma concediamo il beneficio del dubbio alla Aquarius e a Medici senza frontiere – la ONG proprietaria della nave.
Supponiamo che Malta fosse troppo piccola, supponiamo quello che si vuole. A un certo punto, però, la Spagna ha dato la disponibilità ad aprire i propri porti alla nave.
Al che è successo qualcosa di strano: il razzista e spietato Salvini ha esultato, mentre gli umanitari, a parole preoccupati delle sorti dei clandestini, hanno reagito con rabbia, e con i soliti insulti contro il nostro Paese.
Salvini esulta, proclamando la vittoria, e tale è, infatti.
“Battere i pugni sul tavolo aiuta” dice il Ministro dell’Interno. Anche il suo collega alle Infrastrutture, Danilo Toninelli.
Storia finita? No, perché la Aquarius da allora, e sono passate circa 24 ore, è ferma dalle parti di Malta, sostenendo che il viaggio fino alla Spagna (la Spagna, non il Costa Rica o l’Australia) sia troppo lungo.
Facciamo un passo indietro.
Nell’immaginario collettivo dei benpensanti, la Auqarius è una specie di grosso gommone, sul punto di affondare. Ecco com’è per davvero questa nave, un tempo appartenente alla flotta militare tedesca.
Una nave solida, in ottime condizioni, come ribadito da più parti. E’ atta alla navigazione oceanica, ma il capitano indugia per 24 ore, sostenendo che le 60 ore per arrivare in Spagna siano troppe.
Il che cozza con quanto fatto credere dalla sinistra, dalla Cei e dalle ONG, e cioè che la nave fosse sul punto di affondare: tu stai affondando, e stai fermo per tutto questo tempo, invece di puntare sul primo porto che ti ha dato la disponibilità?
La UE o tace o balbetta cose senza senso. La Francia, la stessa Francia che respinge le donne incinta, che fa i blitz a Bardonecchia, e che da tempo ha sigillato le frontiere, accusa il nostro Paese di atteggiamento vomitevole, di inumanità, di inciviltà.
Sul tema, un giudizio equilibrato è stato dato da Enrico Mentana.
Per inciso, la Francia ha chiuso i propri porti, compresi quelli della Corsica, che pure sarebbero stati ottimi.
Analogo atteggiamento da parte di Spagna e Malta, con tanto di minacce di azioni penali presso le corti internazionali. La Spagna, giova ricordarlo, ha messo il filo spinato nelle sue exclave in Marocco (Ceuta e Melilla) e addirittura usa cannoni ad acqua e proiettili di gomma contro gli immigrati che provano a passare.
Questo quando va bene. In altri casi hanno usato proiettili veri.
Dal canto suo, il Ministro dell’Interno tedesco, da tempo in rotta di collisione con la Merkel, proprio sulla questione migratoria, si è congratulato con Salvini, il quale a sua volta si è detto in perfetta sintonia col suo omologo tedesco.
Il secondo partito tedesco, l’AFD, si è addirittura congratulato con un “Grazie Mille!” (in italiano) per la fermezza nel chiudere i porti ai clandestini.
Nelle ultime ore, è infine cominciato il trasferimento di alcuni dei clandestini sulle navi italiane, che dovrebbero portarli in Spagna, assieme al resto, che rimarrà a bordo della Aquarius fino all’arrivo a Valencia.
Tutto è bene quel che finisce bene? Non è finita per nulla: ci sono decine di navi che – adesso o nei prossimi giorni – tenteranno l’impresa non riuscita alla Aquarius. E nel frattempo continueranno le manovre delle opposizioni e del clero per cercare di spaccare la coalizione di governo, facendo leva sull’ala più sinistra del Movimento 5 Stelle.
Manovra che comunque probabilmente è destinata al fallimento, non fosse altro che le opposizioni sono comunque le prime ad avere il terrore di andare al voto, specie su un tema come questo.
di Massimiliano Greco – 12/06/2018

#Aquarius. La nuova tratta degli schiavi

E basta raccontare bufale a gogò !! Tutti i giornaloni a raccontare che il governo SalviMaio sarebbe più Salvi e meno Maio, tutti a incensare Salvini che avrebbe fagocitato tutta la compagine di governo, praticamente sparita di fronte alla sua sapienza strategica. Senza rammentare naturalmente, raffinatezza mediatica, che la strategia di Salvini è stata concordata con Toninelli, Di Maio, e Conte. Quindi tutti d’accordo, in santa pace. Le contraddizioni del governo sono e saranno altre, basta aspettare ancora un po’ e le vedremo, ma per il momento la luna di miele procede a gonfie vele. Le vele dell’Aquarius invece sono state bloccate prima che potessero approdare sui porti italiani.

Proprio ieri infatti sono state fatte 45 nomine di 6 viceministri e 39 sottosegretari, e la netta maggioranza spetta al M5S. Restano fuori Borghi e Bagnai. Che fine hanno fatto? Forse sono tenuti a bagnomaria per il prossimo giro?
Intanto la chiusura dei porti per la ong Aquarius ha destato un vespaio senza precedenti, da parte di tutti i media nazionali e internazionali, di tutta la casta italiana e di Bruxelles, tranne qualche sporadica eccezione. Ma si sta già formando un fronte sinistrato nazionale, con diramazioni europee, che si è apertamente manifestato all’ultima trasmissione di Floris, Di Martedì.
Lo ha chiaramente espresso il leader di Diem 25, Yanis Varoufakis: «Oggi il signor Salvini dichiara guerra contro la civiltà, e sta portando in Europa e in Italia una nuova occasione per il fascismo» … «Vogliamo dichiarare una piena disobbedienza civile alla sua guerra contro la civiltà. Combatteremo i razzisti in acqua, nei porti. Combatteremo contro l’Internazionale razzista di Salvini, Orban, di Alternative fur Deutschaland, nelle nostre città. Combatteremo i razzisti e quell’establishment a Bruxelles, a Berlino, Roma, che ha consentito ai razzisti di arrivare al successo. Questo è il momento della solidarietà e di riprenderci la nostra Europa e i nostri spazi».
Ecco risorgere ad hoc l’antifascismo in assenza di fascismo, alla faccia di quelli che continuano a predicare la fine delle ideologie, ma soprattutto sintomo di una contrapposizione fanatica  perfettamente funzionale alla lotta tra correnti politiche per la presa della Bastiglia.
 
Il pragmatismo dei populisti e i loro possibili successi stanno fomentando reazioni scomposte quanto surreali, prive di fondamenti realistici e concreti. Vere e proprie bufale megagalattiche. Le solite forze funzionali al sistema continuano a raccontarci fandonie degne dei più beceri personaggi della fumettistica satirica, inventandosi delle verità facilmente confutabili e tristemente discutibili. Natangelo o Marione stanno in buona compagnia dunque.
L’odissea del Mediterraneo è appena iniziata e sulla stessa lunghezza d’onda di Yanis, detrattore ad effetto, si schiera anche Luigi De Magistris. Non usa mezzi termini e tira una stoccata decisa al governo «Finora l’unico elemento di storia del governo del cambiamento, è che stanno per far morire nel Mar Mediterraneo donne e bambini» … «Il porto di Napoli è aperto. Una nave che non trova approdo può venire nel porto di Napoli, dove accoglieremo i bambini, le donne alcune incinte, le persone, gli esseri umani e gli anziani. Se si perde il cuore non si ha più ragione di creare una comunità politica solidale» … inoltre chi impedisce a una nave di attraccare in un porto per salvare vite umane, commette un reato e «sarà chiamato a risponderne davanti ai tribunali internazionali».
Naturalmente Luigi non racconta nulla dei fatti, che la nave Aquarius di Sos Mediterranee è nota da tempo per le sue attività di deportazione di finti naufraghi, che non ha mai salvato sul canale di Sicilia, ma che ha imbarcato direttamente dalle coste libiche in accordo con gli scafisti. Tutto regolare naturalmente, basta nascondere le verità inconfessabili (vedi video di Luca Donadel).
Secondo la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), firmata anche dalla Tunisia, le persone salvate in acque internazionali andrebbero condotte nel porto sicuro più vicino, che in questo caso è quello di Zarzis in Tunisia, mentre Malta disterebbe il doppio, e la Sicilia rappresenta il porto più lontano. Allora perché andarli a prendere a 10 miglia dalla costa per poi portarli in Italia? Per salvare più vite? Non sembra visto che le morti in mare sono aumentate in maniera direttamente proporzionale all’aumento del numero delle ONG. Mare Nostrum e Triton di Frontex sono direttamente responsabili di migliaia e migliaia di morti.
Si sente anche dire che tutto l’ambaradan umanitario sarebbe pagato da mamma Europa, in realtà l’UE spende solo 100 milioni di €, mentre i contribuenti italiani ne spendono ben 5 miliardi. Naturalmente l’80% dei rifugiati è rappresentato da clandestini, e poi sappiamo bene che fine fanno i 35 € destinati al loro mantenimento.
Francia e Spagna hanno chiuso i loro porti da tempo. La Spagna ha praticato addirittura i respingimenti a caldo che sono stati anche condannati dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. La Francia respinge quotidianamente i migranti a Ventimiglia e tutti ci ricordiamo cosa è successo qualche mese fa a Bardonecchia.
Quindi è davvero imbarazzante che i rappresentanti di questi Paesi vengano a fare la morale all’Italia, solo perché il governo chiede un’Unione Europea più solidale e più equa. I fratelli europei perdono tempo in querelles demenziali, difendendo le loro posizioni di privilegio, senza uno straccio di prove documentate.
Ma il club dei sinistrati è piuttosto carico di sponsor, vedi Roberto Saviano, che commenta a sua volta le parole di Salvini sulle Ong: «Invitare il ministro Salvini ad avere maggiore educazione e capacità di comprensione sembra impresa inutile» dice sottolineando che non si può permettere di insultare le organizzazioni che salvano vite. E lancia un appello alle donne e agli uomini delle istituzioni: «Disobbedite a questo ministro dell’Interno, quest’uomo vuole fare annegare le persone. Salvini non ha risposte sull’immigrazione, ma solo generica repressione» … «utilizzeremo tutti gli strumenti della democrazia per fermare queste fanfaronate, per fermare tutta la violenza di Matteo Salvini». Urca!!
Ecco perché anche Toninelli è intervenuto dicendo che nessuno si dovrebbe permettere di dire che l’Italia, gli italiani o il Governo italiano tengono una politica xenofoba contro i migranti e che si disinteressano di questi richiedenti asilo, lasciandoli in condizioni di disperazione. Malta e gli altri partner europei, quelli che fanno sventolare la loro bandiera su queste navi Ong, dovrebbero assumersi finalmente le loro responsabilità. Perché non sta scritto da nessuna parte che i Paesi che espongono bandiera sulle navi Ong non debbano poi gestire anche tutte le pratiche di messa in sicurezza e di salvataggio dei migranti.
Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che questo meccanismo di accoglienza, gestito da Ong e Cooperative varie, rappresenta una nuova tratta degli schiavi, su cui lucrano molti soggetti privi di scrupoli, e mentre l’affarismo delle forze globaliste mira a destare emozioni sull’elettorato, per mantenere lo status quo, e permettere alle Ong di vendere il loro carico prezioso a qualche agenzia filantropica, in realtà sono proprio loro gli aguzzini negrieri. Se il governo populista riuscirà nel proprio intento, potrebbe finalmente mettere fine alla tratta degli schiavi, e costringere l’UE ad affrontare le proprie responsabilità.
#Aquarius? Non è opportunismo elettorale, significa sfidare l’UE, perché chi fa il furbastro sulla pelle dei poveracci si chiama Unione Europea, quella dell’imperialismo guerrafondaio, quella delle multinazionali tipo Monsanto, che spargono glifosato e Ogm, quella delle finte Ong che fanno sporco affarismo, quella del finto buonismo che deporta un esercito industriale di riserva per fare dumping salariale, e ci costringe ad esportare la meglio gioventù italiana e ad importare la meglio gioventù africana.
Poltroncina e pop corn … ne vedremo delle belle !!
Rosanna Spadini 13.06.2018
Fonte: www.comedonchisciotte.org