COSA UNISCE ITALIA E NICARAGUA, SOROS E IL MANIFESTO? MAIDAN E FAKE NEWS PER TUTTI SUL SALVIMAIO PIOMBA IL DESTABILIZZATORE GLOBALISTA

http://fulviogrimaldi.blogspot.com/2018/06/cosa-unisce-italia-e-nicaragua-soros-e.html

MONDOCANE

MARTEDÌ 5 GIUGNO 2018

Presstitute di vocazione e di occasione

C’è la callgirl, ragazza-squillo, che tra le tante professioni possibili sceglie quella che le risulta più connaturata, o facile, o remunerativa, o perché non ha gli strumenti per fare altro. E c’è la signora irreprensibile che, pissi pissi bau bau, la molla a Weinstein e affini, anche in altri campi, per fare quel film, quella carriera, ottenere quella celebrità, quella promozione, mettere all’angolo quella collega. Per poi magari arruolarsi tra le #me too per la guerra al maschio in quanto tale (sia detto con ogni rispetto per chi ha subito violenza). Le due categorie, ma storicamente di più la seconda, possono anche essere interpretate al maschile.

Qualcuno di lessico anglosassone, sempre fertile di azzeccati neologismi, riferendosi al mondo del giornalismo, ha coniato “presstitute”, dove la desinenza che richiama il termine con cui si definisce il cosiddetto più antico mestiere del mondo è preceduta dalla scritta che, di questi giorni, vediamo stampata sui giubbetti antiproiettile  di coloro che si avvicendano tra tiratori scelti israeliani e infermiere palestinesi da squarciare sghignazzando. Il lemma si carica di peso specifico maggiore quando riferito alla categoria delle fraschette amatoriali e di peso minore nel caso della battona professionale. La prestatrice d’opera amatoriale, mimetizzata da vergine dei sette veli, invece, vanta un indice di presstitutismo più alto, giacchè, ci frega: passata per Weinstein,.giura di aver lavorato esclusivamente con Ermanno Olmi.

La metafora sarà arzigogolata, ma calza. Parliamo con ogni evidenza dei giornaloni e delle televisionone di regime, nel primo caso e, nel secondo, di chi si presenta in edicola inalberando il vessillo della critica, della diversità, del fuori-dai-giochi-del-potere. E la metafora diventa addirittura trasparente se veniamo a due fatti di oggi, uno domestico, l’altro estero. Quello di rilevanza internazionale è la sommossa in corso in Nicaragua. Incredibilmente trattata alla stessa stregua dai media di regime, che fanno il loro mestiere (vedi prima categoria) e dalla stampa sedicente di sinistra, che parrebbe storicamente più vicina  a Fidel che al generale Pinochet. Per entrambi la versione è univoca e inconfutabile:  genocidio del proprio popolo per mano dell’ennesimo dittatore comunista, rivoluzionario sandinista partito dalle stelle e finito alle stalle. Ne parleremo più sotto. Partiamo con le cose di casa nostra.

Soros deflagra a Trento: Salvimaio al servizio dello zar!

comparielli

Nel mio ultimo articolo “Populisti ante portas, globalisti nel panico” mi sono ritrovato solo soletto, con il titoletto “Mamma, li russi!”, ad attribuire l’avversione di Mattarella e dei suoi sponsor euroamericani al governo Lega-Cinque Stelle, non tanto a conti e coperture, non tanto all’eurologo impertinente Savona, alla Flat Tax, o alla demolizione della Fornero, quanto ad altre, più gravi ragioni: l’apertura ai russi, il rifiuto delle sanzioni. la collaterale ostilità alle missioni militari (tutte intimamente anti-russe) e l’opposizione alla valanga migratoria.

 “Sono i russi a interferire e a pagarli”

Ricordate la foto del sorridente incontro tra il premier Gentiloni e George Soros, inaspettatamente schizzato fuori dal caveau di rapinatore più ricco del mondo (o quasi) e piombato a Palazzo Chigi per porre freno a quello che “il manifesto”, le varie monadi “di sinistra”, il papa e le cooperative prosperate sui migranti, consideravano il più grave crimine contro l’umanità dai tempi delle leggi razziali e di Auschwitz? Il sacrilegio che aveva precipitato l’arrivo dell’alto sacerdote della non-interferenza negli affari altrui era l’inaudita incriminazione  di alcune procure delle Ong per aver trafficato con i trafficanti e il modesto tentativo di Minniti di porre sotto sorveglianza giudiziaria e finanziaria il naviglio di queste Ong. Empia profanazione, poi, era stato il trasferimento a organismi pubblici, lo Stato italiano e la Guardia Costiera Libica, per quanto male in arnese, del controllo di un fenomeno sociale finito in mani private. In particolare di quelle prensili, artigliate e palmate sue, di Soros.

Il mondialista Soros, cui ogni epifania di sovranità, ovunque si manifesti fuori da Washington o Tel Aviv, fa lo stesso effetto di un cespuglio di aglio a Dracula, con le zanne che gli si arrotano e le rughe dei suoi vizi di killer monetario che gli si aggrovigliano, si è riprecipitato in Italia domenica a Trento, al congeniale Festival dell’Economia. Qui si è manifestato in pubblico con un tonitruante discorso su quanto fosse centrale ciò che a me era parso arguire dal pigolìo anti-Salvimaio di Mattarella e dagli ululati antitaliani dal Nord Europa. “Salvini e Di Maio sono la longa mano di Mosca e rappresentano una minaccia mortale alla comunità internazionale (intesa come Occidente, anzi come Nato). Dobbiamo sapere se il nuovo governo è a libro paga di Putin, un uomo che non vuole distruggere l’Europa, perchè ne ha bisogno (compra il suo gas), ma la vuole dominare, per cui Salvini e il nuovo governo sono da ascrivere ai nemici interni dell’Europa”. Ovviamente un misto pestifero di balle, illazioni, calunnie, ricatti, tipico del figuro. Un’accusa a Mosca di interferire, magari pure con i soldi, nelle vicende politiche italiane, mossa da uno come Soros che, per conto degli Usa, non c’è angolo del mondo dove non abbia messo i suoi soldi e le sue Ong mercenarie, significa, perdonatemi l’eleganza, davvero avere quella faccia di rospo incartapecorito come il suo culo.

Al megabotto di Soros, cocotte e mignotte hanno subito aggiunto i propri petardi, segno di quanto terrore suscita nel gangsterismo occidentale l’epifania di qualcuno che prospetta – solo prospetta! – di far qualcosa contro mafie, corruzione, speculazione, spoliazione, impoverimento, invasioni, guerre, sopraffazione, asservimento. Imbattibili i tabloid scandalistici (nel senso che non vi si fa giornalismo, ma scandalo) della stampa d’ordine: richiami in prima, peana editoriali alla denuncia della tremenda minaccia dell’unno del Cremlino e analisi terrorizzanti, per pompare il “j’accuse” dell’ebreo ungherese. Quello che testè è stato salutarmente cacciato dal suo paese d’origine e da altri latinoamericani dove, come al solito, sobillava. E non certo nell’interesse dei magiari.  

La transustanziazione dell’uomo con i padroni della stampa occidentale, di destra e sinistra, ci si presenta nel nome di solidarietà, fratellanza, integrazione. Ciò che non si vede tra tanta bontà è il segno di un’operazione colonialista intesa alla riproposizione di quanto  passò nell’Inghilterra dell’800, nelle sue colonie e nelle filande di Manchester. O anche a farci rivivere i fasti  di chi venne strappato dalla sua qualità di uomo in Africa per farsi ridurre a schiavo nei campi di cotone.

Un filantropo che nella sua sciaguratamente lunga attività ha fatto saltare la banca d’Inghilterra per ridurla al servizio della Federal Reserve, che, insieme a Draghi e Andreatta, nel ’92, ha attaccato e fatto svalutare del 30% la lira, facendo bruciare a Ciampi 40mila miliardi, onde permettere a premier fedifraghi di svendere, ridotta a saldi, la migliore parte del nostro apparato produttivo. E’ da tale soggetto che si lasciano reclutare, istigare, finanziare le varie Ong vendipatria nei paesi da destabilizzare e quelle che servono la strategia mondialista dello sradicamento dei popoli dalle terre da depredare, per farne rifiuti da riciclare nella discarica Italia (già sono iniziati gli annegamenti ricattatori, vedrete come aumenteranno). Un energumeno del finanz-banditismo che ha rovinato economie di intere nazioni speculando sulle valute nazionali, che ha finanziato tutti le rivoluzioni colorate, i golpe e i regime change dell’imperialismo, a partire dalla Belgrado di Otpor e di radio B-92, cara al “manifesto” e a Casarini, alla Maidan ucraina fino  e all’attuale sovversione nicaraguense.

Managua: manifestazioni non violente…

“Il manifesto” con Soros in Nicaragua

Non alla Siria, che resiste a 7 anni di stragi, non al Venezuela sabotato nella sopravvivenza del suo popolo, non a Kiev nel pantano della corruzione attraversato da caimani nazisti, non al Donbass da prendere con la fame, non al Congo decimato dai mercenari delle multinazionali, non all’Iran nella morsa delle sanzioni e delle minacce, non alla Grecia con l’ulteriore stretta del cappio della Troika al collo. No, il massimo spazio, fino a due paginoni zeppi di immagini spezzacuore di vittime della repressione di Ortega, le pagine estere del “manifesto” le impegnano sul Nicaragua. Sulla bellissima rivoluzione democratica e pacifica e sulla demonizzazione della sua direzione politica: Daniel Ortega e la moglie Rosario Murillo. E i reportages, firmati da Gianni Berretta, fanno apparire quelli della stampa di regime, pur veementemente antisandinista, analisi problematiche, con innesti di voci alternative.

Definire rivoltante queste cronache di una unilateralità pro-rivoltosi di stampo orwelliano, di una totale assenza di dubbi, di un livore anti-sandinista senza controllo, che offenderebbero il più lasco concetto di deontologia giornalistica, è poco. Definisce un evidentissimo pogrom, scattato ad aprile, con il pretesto di un provvedimento sulla previdenza, compensato da altre misure, elogiativamente “rivoluzioni colorata”, nella linea di un “quotidiano comunista”  che le “rivoluzioni colorate” di CIA, NED e Soros,.le ha sostenute tutte. Per Berretta, la rivolta è formata da società civile, impresa privata (sic!) e studenti. Che l’impresa privata sia la Confindustria e gli studenti siano tutti delle università private e scuole cattoliche e non delle statali, non suscita interrogativi. Le forze di polizia e militari attaccherebbero i pacifici contestatori,  laddove a tali forze Ortega ha ordinato di non usare armi da fuoco, per cui gli oltre 100 morti di due mesi di rivolta  dovrebbero far pensare ai “manifestanti non violenti” di Kiev, Bengasi e Deraa in Siria.  Naturalmente non una riga viene dedicata alle manifestazioni in appoggio al governo, sebbene di decine di migliaia di persone.

In Berretta i termini “dittatura, corruzione, potere patologico, massacri…” pervadono come un vaiolo una cronaca che si fa forte dell’evidente sostegno dell’episcopato agli insorti (come ovunque nell’America Latina di Bergoglio), seppure mistificato dall’invito al dialogo tra le parti, invito poi unilateralmente dalla Chiesa interrotto, perché “Ortega non ritira la polizia dalle strade”, lasciando campo libero alla teppa armata. Questo formidabile interprete della politica estera del “manifesto” riesce a marchiare la rivoluzione sandinista, per quanto annacquata, ma comunque responsabile di una grandiosa eliminazione delle diseguaglianze e del riscatto di milioni di poveri, di “analogia e continuismo con la dittatura di Somoza”, l’arnese più brutale e scellerato che gli yankees abbiano imposto all’America Latina. Quello da cui passava le sue vacanze Santa Madre Teresa di Calcutta.

Ovviamente passa sotto silenzio e del tutto irrilevante l’interesse che potrebbero avere gli Usa a rovesciare un governo  che già  aveva inflitto una sconfitta ai  mercenari Contras finanziati con la droga e il traffico d’armi con l’Iran.  Un governo che impedisce la normalizzazione del Centroamerica, iniziata con il golpe in Honduras e ormai affermata dal Messico alla Colombia. Un governo  che, facendosi costruire dai cinesi – orrore! –  il nuovo canale tra i due oceani minaccia di mettere fuori mercato quello amerikano del Panama. Quisquilie che non valgono certo un regime change. Che un abbattimento del governo Ortega significhi, come successo in Honduras, Brasile, Argentina, Ecuador e come tentato in tutto il subcontinente, una catastrofe sul piano geopolitico per i popoli in cerca di emancipazione, è un dato che non interessa al “manifesto”. O forse sì. Ma dall’altro lato.

Dal 23 aprile manipoli di estremisti di destra uccidono sostenitori del governo e passanti, attaccano e incendiano uffici amministrativi e stazioni di polizia, vandalizzano e saccheggiano il piccolo commercio, distruggono autobus, taxi veicoli privati, allestiscono posti blocco alla maniera delle guerimbas venezuelane.  Ortega accetta le quattro condizioni chieste dall’Episcopato, salvo il ritiro delle forze dell’Ordine, pur disarmate.. Il cardinale Brenes sospende il negoziato. Le sommosse bloccano l’economia, gli scambi, il commercio. L’obiettivo è chiaramente il collasso del paese e del governo.

In prima fila nella mobilitazioni sono Ong legate agli Usa. La leader dell’opposizione, Violeta Granero, è ufficialmente pagata da Washington. Tre “studenti” stanno attualmente girando il mondo (ora in Svezia) a sostegno della rivolta. Una è Jessica Cisneros , delMovimiento Civico de Juventude (MCJ) Creato, finanziato come parte integrale dell’Istituto Democratico Nazionale (NDI) statunitense, presieduto dalla famigerata Madeleine Albright, distruttrice della Jugoslavia. Insieme alla NED (National Endowment for Democracy) e a USAID,  si tratta del massimo organismo del Partito Democratico per le infiltrazioni nelle “società civili” dei paesi non subalterni agli Usa. Il segretario generale del MCJ è Davis Jose Lopez che è al tempo stesso coordinatore del NDI per il Nicaragua. Yerling Aguilera, altra studentessa peripatetica, esponente del movimento femminista è una dirigente dello IEEPP, associazione che lavora per “la migliore informazione del pubblico”  ed è finanziata dalla NED.  Esponente dei verdi e delle femministe è anche la terza studentessa, Madelaine Caracas. Si vanta il NDI: “Per assicurarci che la prossima generazione di leader sia in grado di governare il Nicaragua in maniera democratica e trasparente, dal 2010 abbiamo addestrato ben 2000 leader giovanili.

I finanziatori delle Ong, associazioni, istituti scolastici, enti di cooperazione,che regolarmente risultano matrice e fucina dei sovvertitori di governi considerati non obbedienti da Washington, sono sia di Stato, NED, NDI, la CIA, USAID, sia privati. Primo e ubiquo, davanti a Fondazioni come Ford e Rockefeller, c’è sempre lui: George Soros. A Roma come a Managua, a Kiev come a Caracas. E lui e i suoi sodali nei media hanno l’audacia di denunciare interferenze russe.

Imitando i terroristi libici, i rivoltosi in Nicaragua hanno sostituito alla gloriosa bandiera rossonera della rivoluzione sandinista, quella bianca e azzurra dei tempi coloniali. Quella di Somoza. L’uomo di cui Roosevelt disse: “Sarà un bastardo, ma è il nostro bastardo”. Vale per tanti altri, in Nicaragua, da noi, nel mondo.

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 19:57

Notizie dal Controsservatorio Valsusa

Controsservatorio valsusa logo250px

 

 


http://controsservatoriovalsusa.org

Newsletter  del 05 Giugno 2018

 
 

In questa Newsletter:

Tracce NO TAV
Un nuovo presidio della memoria
Il 5 Maggio 2018 a Venaus è stato presentato il nuovo Centro di Documentazione Emilio Tornior, curato dal Controsservatorio Valsusa “Per raccogliere e conservare tracce lasciate negli anni dai No Tav nel loro viaggio controcorrente. Per conservare le voci di chi ha lasciato un segno, per ascoltare nuove voci e lasciare nuove tracce. Per cogliere il senso profondo di un cammino di ostinata resistenza in difesa del territorio, per offrire uno strumento di navigazione a chi è ancora in viaggio e non intende fermarsi“…  [vedi scheda di presentazione]
Ti invitiamo a esplorare l’archivio online nel nuovo sito Tracce NO TAV  e, se ti riconosci nelle finalità del progetto, ti invitiamo a sostenerlo: sia  economicamente che offrendo la tua disponibilità a collaborare se possiedi competenze specifiche
(su traccenotav.it le info per sostenere il progetto e per i contatti).

Esposto alla Corte dei Conti
Un nuovo esposto per far luce su presunte irregolarità nelle vicende legate al TAV Torino-Lione è stato presentato da esponenti del Controsservatorio Valsusa supportati da docenti di diritto amministrativo e costituzionale dell’Università di Torino.
Questa volta la competenza è della Corte dei Conti chiamata a verificare la legittimità di una delibera del CIPE che autorizza ingenti erogazioni connesse alla realizzazione della tratta transfrontaliera della linea… [leggi tutto]

Le solite fake news
Nei giorni in cui uscivano le prime indiscrezioni sul programma di governo concordato tra M5S e Lega a proposito della Torino-Lione è stato un susegguirsi di allarmi lanciati e ripresi volentieri dai media.

Paolo Foietta, commissario di governo per la nuova linea ferroviaria, si era subito precipitato a dichiarare che l’eventuale recesso dagli accordi per costruire la Tav Torino-Lione “avrebbe effetti inediti e costi enormi di complessa quantificazione” e il solo “costo diretto complessivo da restituire a Ue e Francia risulterebbe senz’altro superiore a 2 miliardi” (ANSA, 18 Maggio 2018).
C’è un solo termine adatto a descrivere tutto ciò: una bufala. [leggi tutto]

Invito alla lettura
Ha visto la luce nei giorni scorsi il sito volerelaluna.it che consideriamo di grande interesse: il sito è la voce di un’associazione che ha tra i suoi fondatori numerose persone che avevano fondato il Controsservatorio Valsusa e si è presentata con queste parole: “Siamo quelli che vogliono la luna. Non siamo illusi o sognatori ma pensiamo che senza entusiasmo, senza pensare in grande, senza utopia non si esca dalla crisi etica, sociale, culturale e politica in cui ci ha precipitati il pensiero unico. In Italia e non solo. Dunque abbiamo deciso di provare a cambiare passo, tenendo insieme analisi teorica e impegno sociale. Per una politica punto a capo. Senza ambizioni o prospettive di carattere elettorale ma per contribuire, appunto, a rifondare la politica

L’ACTUALITE QUI CONFIRME L’ANALYSE : L’ANNIVERSAIRE DE TIANANMEN RAPPELLE QUE L’ORGANISATION D’UN CHANGEMENT DE REGIME A PEKIN RESTE A L’AGENDA DES USA (REVOLUTION DE COULEUR EN CHINE III)

LM DAILY / 2018 06 04/

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

ART.COMPL.GEOPOL - Tiananmen (2018 06 04) FR (2)

« Les Etats-Unis accusent sans fondement le gouvernement chinois et s’ingèrent dans les affaires de la Chine »

– Hua Chunying, porte-parole du ministère

chinois des Affaires étrangères (ce 3 juin).

« Le régime avait perdu le contrôle de Pékin, avec de nombreux check-points tenus par des contestataires dans toute la ville (…) il y a eu forcément beaucoup plus de batailles qu’on ne croit »

– J-P Cabestan, sinologue (Libération, 23 déc. 2017).

ART.COMPL.GEOPOL - Tiananmen (2018 06 04) FR (4)

Dans de précédentes analyses, j’expliquais comment le « changement de régime » en Chine, via des « révolutions de couleur » était l’un des objectifs permanents des USA. L’utilisation de Hong-Kong, ventre mou de la Chine avec son statut spécial, n’est qu’une étape vers l’exportation de la déstabilisation made in USA en Chine continentale (Voir le Dossier analyse et videos ci-dessous) …

L’anniversaire de Tiananmen remet ce dossier de la politique anti-chinoise de Washington au cœur de l’actualité. Les grands acteurs de la déstabilisation, CIA dirigée dorénavant par le faucon neocon Pompeo, ONG liées aux « vitrines légales de la CIA » et aux Réseaux Sorös (1), dissidents fantoches pro-occidentaux, toute la meute occidentale tente d’utiliser leur version de la mémoire de « Tiananmen » pour semer le trouble contre Pékin.

Mais que s’est-il vraiment passé à Tiananmen ?

Pendant la seconde partie de la Guerre froide, après la guerre du Vietnam, de 1972 à la fin des Années ’80, Pékin est l’alliée géopolitique de Washington contre Moscou. Alliance « de revers » née du voyage de Kissinger et Nixon à Pékin en 1972 (2). Moscou et Pékin, jumeaux idéologiques marxiste-léninistes, sont opposés par leurs intérêts géopolitiques (preuve que la Géopolitique prime les idéologies) : rivalité pour la domination du monde communiste, querelles de frontières en Sibérie sur l’Ossouri, alliance soviétique avec l’Inde rivale … C’est l’alliance chinoise qui permet la défaite soviétique en Afghanistan, déclencheur de l’implosion soviétique.

1989 : la Chine découvre qu’elle a fait un très mauvais calcul. L’URSS est en crise mortelle. Et Washington, qui perçoit la victoire finale dans la Guerre froide, entend réaliser un « banco géopolitique », liquider tous ceux qu’elle perçoit comme rivaux : l’ennemi soviétique, la Yougoslavie (chef de file des non-alignés) … et la Chine communiste. A l’affrontement contre l’URSS, à la liquidation du Bloc de l’Est (Pacte de Varsovie) et à l’annexion de la RDA, vont s’ajouter la tentative de « prendre de l’intérieur » la Yougoslavie en 1988-89 par un « processus de transition » (3). Et l’organisation d’une déstabilisation de la Chine par un processus de « changement de régime » (qui annonce les futures « révolutions de couleur » d’après 1999). Tiananmen, qualifié de “Printemps de Pékin” (déjà !) est l’épicentre de cette attaque contre l’Etat-parti chinois.

Pourquoi ce qui a réussi à Moscou va échouer à Pékin ?

Tout est expliqué dans « Le Prince » du grand Machiavel ! Le génial florentin distingue deux types d’élites au sommet d’un pouvoir : les « élites du Lion » (celles qui ont construit un nouveau régime), qui ne craignent pas d’utiliser la force brutale, et les « élites du renard » (celles qui ont hérité d’un pouvoir, déjà fatigué) et dont l’arme est la ruse. Tout est là.

A Moscou, la génération de la guerre civile d’après 1917 et de la « Grande guerre patriotique » contre le IIIe Reich (les Lenine, Staline, Brejnev) a fait place à ceux qui n’ont pas connu les années de prise du pouvoir et qui vont ruser (aussi bien Gorbatchev et les siens que ceux qui s’opposent à lui). La ruse sera une stratégie suicidaire. A Pékin au contraire c’est toujours la génération de la révolution, de la guerre civile, de la guerre contre le Japon et de la « Longue marche » qui est au pouvoir. Des hommes du type « lion » qui vont envoyer les chars à Tiananmen et les utiliser (le déclencheur étant l’érection d’une statue de la liberté américaine sur la place Tiananmen et la mise en place de check-points insurrectionnels). Lors du « putsch de Moscou » de l’été 1991, dernière tentative pour les patriotes soviétiques de sauver l’URSS face aux fourriers de la contre-révolution occidentale (les Eltsine et autre Gorbatchev), les « renards » soviétiques feront sortir les chars, mais désarmés, et n’oseront pas les utiliser …

LM

Photos :

Tiananmen est aussi une bataille d’images. La photo célèbre de « l’étudiant aux mains nues qui défie les chars » dissimule la vraie bataille et les blindés incendiés de l’Armée chinoise …

NOTES ET RENVOIS :

(1) Cfr. Luc MICHEL sur PANAFRICOM/

ENQUETES SUR LA DESTABILISATION DE L’AFRIQUE (I) : DE LA YOUGOSLAVIE (2000) AU ‘PRINTEMPS AFRICAIN’ (2015-1018) : COMMENT S’ORGANISENT LES « REVOLUTIONS DE COULEUR » ?

sur http://www.lucmichel.net/2017/09/03/panafricom-enquetes-sur-la-destabilisation-de-lafrique-i-de-la-yougoslavie-2000-au-printemps-africain-2015-1018-comment-sorganisent-les-revoluti/

(2) Voir la Séquence sur la Chine dans :

EODE-TV & AFRIQUE MEDIA WEBTV/

LE GRAND JEU AVEC LUC MICHEL (Saison II-2) : LES TOURNANTS DE LA GEOPOLITIQUE MONDIALE DEPUIS 1940

sur https://vimeo.com/227171840

(3) Voir spécialement pour une analyse approfondie du « processus de transition » (au Belarus, en Yougoslavie et en Libye notamment) :

Cfr. International conference “The prospects of the Eastern partnership” – Minsk 5.05.2011/ Conférence de Luc MICHEL (PART.1 – 2 – 3) reprise sur PCN-NCP-TV,

sur “Le Modèle du Belarus comme alternative à la Globalisation”

http://www.dailymotion.com/video/xjjkaz_the-prospects-of-the-eastern-partnership-conference-de-luc-michel-part-1_news

http://www.dailymotion.com/video/xjjlfo_the-prospects-of-the-eastern-partnership-conference-de-luc-michel-part-2_news

http://www.dailymotion.com/video/xjjmbi_the-prospects-of-the-eastern-partnership-conference-de-luc-michel-part-3-conclusion_new

# REVUE DE PRESSE/

« POUR L’ANNIVERSAIRE DE TIANANMEN, LA CHINE DURCIT LA CENSURE ET FUSTIGE LES USA » (AFP)

L’AFP commente ce 4 juin 2018 la bataille médiatique ouverte par Washington contre Pékin sur la mémoire de Tiananmen :

« La Chine a renforcé sa censure lundi à l’occasion du 29e anniversaire de la répression du “Printemps de Pékin”, et fustigé les Etats-Unis, qui avaient appelé le régime communiste à faire la lumière sur cet événement toujours tabou. Dans la nuit du 3 au 4 juin 1989, soldats et blindés avaient mis fin au mouvement d’étudiants qui occupaient depuis un mois et demi la place Tiananmen, au coeur de Pékin. Les manifestants réclamaient la fin de la corruption et une ouverture démocratique (…)

“Nous nous souvenons de la perte tragique de vies innocentes (…) Nous nous joignons à la communauté internationale pour réclamer au gouvernement chinois de rendre publique la liste des personnes tuées, détenues ou disparues” en juin 1989, a indiqué le secrétaire d’Etat américain Mike Pompeo dans un communiqué. “Les fantômes du 4 juin n’ont pas encore trouvé le repos”, ajoutait M. Pompeo, citant le dissident Liu Xiaobo, prix Nobel de la paix 2010 décédé l’an dernier en détention.

Ces déclarations ont suscité la fureur de Pékin, qui a exprimé son “fort mécontentement” et transmis à Washington des “protestions solennelles”. “Les Etats-Unis accusent sans fondement le gouvernement chinois et s’ingèrent dans les affaires de la Chine”, s’est indignée Hua Chunying, porte-parole du ministère des Affaires étrangères, lors d’une conférence de presse. “Nous enjoignons les Etats-Unis à abandonner leurs préjugés, à corriger leurs erreurs, à cesser leurs remarques irresponsables et leur ingérence”, a-t-elle martelé, assurant que le gouvernement chinois a déjà “tiré des conclusions limpides sur les troubles politiques des années 1980” (…)

De fait, l’épisode fait en Chine continentale l’objet d’une véritable amnésie d’Etat, strictement banni des livres, des manuels scolaires, des films et de l’internet (…) “Les autorités dépensent énormément pour s’assurer que les Chinois ne peuvent pas commémorer ouvertement les victimes du 4 juin”, a indiqué à l’AFP William Nee, chercheur d’Amnesty International, pointant que l’intelligence artificielle rend la censure “plus efficace”. »

# LES ANALYSE DE REFERENCE

SUR LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY :

* REVOLUTION DE COULEUR EN CHINE (I) :

APRES LE TEST DE HONG-KONG, VERS UNE ‘REVOLUTION DE COULEUR’ EN CHINE CONTINENTALE ?

LM DAILY 042

sur http://www.lucmichel.net/2017/10/01/luc-michels-geopolitical-daily-revolution-de-couleur-en-chine-i-apres-le-test-de-hong-kong-vers-une-revolution-de-couleur-en-chine-continentale/

* REVOLUTION DE COULEUR EN CHINE (II) :

HONG-KONG, SUITE ET PAS FIN !

LM DAILY 044

sur http://www.lucmichel.net/2017/10/04/luc-michels-geopolitical-daily-revolution-de-couleur-en-chine-ii-hong-kong-suite-et-pas-fin/

COMMENT LES USA ORGANISENT LA DESTABILISATION DE LA CHINE :

* Voir sur EODE-TV & AFRIQUE MEDIA/

LE GRAND JEU (Saison I – 5). OCCUPY HONG-KONG.

REVOLUTION DE COULEUR EN CHINE

sur https://vimeo.com/114919746

* Voir mon analyse-flash sur AFRIQUE MEDIA :

sur PCN-TV/ HONG-KONG:

UNE REVOLUTION DE COULEUR DE PLUS

sur https://vimeo.com/109342616

_____________________________

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire –

Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme

(Vu de Moscou et Malabo) :

PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily

https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

LUC MICHEL PAGE OFFICIELLE I/

https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel/

WEBSITE http://www.lucmichel.net/

LUC MICHEL Official International Fan Club

https://www.facebook.com/groups/LUCMICHEL.OfficialFanClub/

LAMBERT MENDE (RDC): A L’ATTENTION DES PAYS AFRICAINS, LA SOUMISSION A L’OCCIDENT NE PAYE PAS

 

* Voir sur PANAFRICOM-TV/

LAMBERT MENDE (MINISTRE DE LA COMMUNICATION ET DES MEDIAS, PORTE PAROLE DU GOUVERNEMENT CONGOLAIS) :

A L’ATTENTION DES PAYS AFRICAINS, LA SOUMISSION A L’OCCIDENT NE PAYE PAS (COMPLOT CONTRE LA RDC : REPONSE A PARIS, KIGALI ET LUANDA)

sur https://vimeo.com/273217598

zzzzzz

Crise diplomatique: Kinshasa, Paris, Kigali et Luanda.

Lambert Mende: “personne n’a le droit d’envisager des solutions sans la RDC”…

Kinshasa demeure septique et très offusqué au sujet de la déclaration du Président français, Emmanuel Macron, faite depuis Paris, plus précisément ce 23 mai 2018, en présence de Paul Kagame et qui est soutenue par Luanda. Sans transiger, le Gouvernement de la République Démocratique du Congo, par l’entremise de  son Porte-parole, Lambert Mende Omalanga, « proteste de la manière la plus catégorique, la volonté de vouloir torpiller sa souveraineté acquise au prix du sang, depuis plus d’un demi siècle et qui viole intentionnellement, les principes sacro-saints du droit international qui consacrent l’égalité des peuples et surtout, la non ingérence dans les affaires des Etats ».

En effet, devant la presse nationale et internationale, ce 28 mai 2018, au Centre de Presse de la RTNC 2, Mende Omalanga est monté sur ses quatre chevaux pour fustiger la déclaration du Président français, Emmanuel Macron relative à son soutien à l’initiative de Paul Kagame, président du Rwanda et président en exercice de l’Union Africaine (UA) sur la République Démocratique du Congo, soumise à l’Angola. Faisant état de la convocation des trois ambassadeurs de la France, du Rwanda et de l’Angola, par le Vice-premier ministre, ministre des Affaires étrangères, Léonard Sche Okitundu, le Porte-parole du Gouvernement dit que « lorsque la réponse viendra, si jamais elle n’est pas satisfaisante, la RDC en tirera toutes les conséquences. Que les Congolais soient rassurés », affirme-t-il. Par ailleurs, « personne n’a le droit d’envisager des solutions pour nous et sans nous », a-t-il martelé.

S’inspirant de l’expérience du passé, le ministre de la Communication et Médias a estimé « qu’il était indispensable de poser des questions de clarification aux trois ambassadeurs de France, du Rwanda et de l’Angola, parce qu’il y a des pays qui ont pris l’habitude de s’occuper de la RDC à son insu, ou soit de vouloir faire son bonheur sans elle ». « Que non! rétorque-t-il. Tout cela doit cesser et ne peut plus continuer en ce sens que le pays a vécu de tels scénarii depuis près d’une dizaine d’années et cela ne lui a jamais porté bonheur », regrette Mende Omalanga.

Cependant, argumente-t-il, « il n’est pas exclu qu’on nous vienne en aide ou qu’on nous accompagne à résoudre nos problèmes mais, il ne faudrait pas que des tireurs des ficelles soient au devant de la scène. Ce, parce que la solution aux problèmes congolais ne viendra ni de Paris, ni de Kigali, encore moins de Luanda ». En liminaire, Mende rappelle que « l’égalité souveraine des Etats proclamée par la Charte des Nations Unies est un principe intangible, un horizon indépassable des relations internationales et un dénominateur commun dans les relations entre tous les Etats ». Et de poursuivre « qu’en vertu de ce principe rappelé, aucun Etat n’a le droit de s’arroger unilatéralement ou via des arrangements ou des alliances particulières, une responsabilité sur le destin d’un autre Etat ».

C’est ici l’occasion pour ce membre du Gouvernement de saisir la balle au bond pour redire, à l’intention de tous les nostalgiques de l’ordre colonial que « le pêché originel fondateur de l’Etat indépendant du Congo durant la période des conquêtes barbares et qui voulu réduire le pays au rang d’un simple comptoir des matières premières ou en un pandemonium des quelques grandes puissances financières de l’époque avec le droit de préemption sur le territoire de l’actuelle RDC pour certaines, ce pêché originel a été expié depuis par le sang et le sacrifice des Martyrs et héros nationaux à l’instar de Patrice Emery Lumumba ».

En un mot comme en mille, Mende croit que « le peuple s’assumera comme par le passé », car dit-il, « la sagesse africaine nous apprend que si l’on voit un lion déborder de gentillesse à l’approche d’un troupeau de brebis, il faut s’en méfier car cela n’est pas l’expression de l’amour envers le troupeau mais celle d’un appétit vorace ».

_______________

# PANAFRICOM/

PANAFRIcan action and support COMmittees :

Le Parti d’action du Néopanafricanisme !

* Suivre Panafricom-Tv/

https://vimeo.com/panafricomtv

* Découvrir notre WebTv/

http://www.panafricom-tv.com/

* Voir notre Page Officielle Panafricom/ https://www.facebook.com/panafricom/

* Aborder notre Idéologie panafricaniste/ Panafricom II – Néopanafricanisme https://www.facebook.com/Panafricom2/

* Panafricom sur Twitter/

@Panafricom

https://twitter.com/Panafricom

* Blog PANAFRICOM-NEWS/

https://www.scoop.it/t/panafricom

AVEC LE GEOPOLITICIEN LUC MICHEL : COMMENT L’AFRIQUE RESISTE AUX PLANS D’HÉGÉMONIE OCCIDENTALE EN AFRIQUE ?

# CE MATIN 4 JUIN 2018 SUR AFRIQUE MEDIA/

Vers 07h00 (Douala-Ndjaména-Malabo)

et 07H00 (Bruxelles-Paris-Berlin)

Présentation Linda Ndedi

Luc MICHEL en Duplex EODE-TV depuis Bruxelles

AMTV - LIGNE ROUGE LM resister à l'hégémonie occidentale (2018 06 04)

* THEME 1 :

AFFAIRES BOLLORE ET SARKOZY. ET MAINTENANT KAZACHGATE !

Bientôt la fin de l’hégémonie occidentale en Afrique ?

>> Luc MICHEL :

Comment expliquer la démultiplication des affaires, tripoligate, Bolloré et cie ?

Vous parlez du résultat des contradictions du Bloc occidental et ses fragmentations ?

Selon vous, ce sont les oppositions entre fractions et réseaux rivaux au sein du Leadership occidental, avec des intérêts et des agendas divergents, qui ont permis ce que vous appelez « les règlements de compte » actuels ?

Quels sont les derniers rebondissements des « affaires » ?

Il s’est passé bien des choses au cours des derniers jours ? Notamment la nouvelle garde à vue de Guéant, bras droit de Sarkozy, dans une autre affaire, le Kazakhgate ?

>> Aller plus loin :

Lire sur LUCMICHEL. NET/ KAZAKHGATE :

VERS UN SCANDALE D’ETAT IMPLIQUANT LE PARTI LIBERAL BELGE MR ET SES RESEAUX AFRICAINS !

sur http://www.lucmichel.net/2017/02/15/lucmichel-net-kazakhgate-vers-un-scandale-detat-impliquant-le-parti-liberal-belge-mr-et-ses-reseaux-africains/

* THEME 2 :

CRISE DIPLOMATIQUE AUTOUR DE LA RDC :

A quoi jouent le Rwanda et l’Angola avec Paris ?

>> Le géopoliticien Luc MICHEL dévoile le dessous des cartes et répond aux questions essentielles :

Vous parlez d’une « conjoncture internationale mauvaise », qui annonce de nouveaux soucis pour l’Afrique ?

La crise diplomatique autour de la RDC, après le sommet France-Rwanda-Angola de Paris, serait le « révélateur » de cette mauvaise conjoncture ? Vous approuvez la réponse du ministre congolais Mende, que vous soutenez depuis longtemps ?

La réunion de Paris avec Macron a suscité une levée de bouclier contre le Rwanda en Afrique. Vous aviez souvent dénoncé le rôle de Kigali dans les Grands-Lacs. Quel rôle joue le président Kagamé ?

Derrière la déstabilisation du soi-disant « printemps africain », il  y a un projet géopolitique anglo-saxon piloté par Washington de fragmentation de l’Afrique ?

Autre danger dans les plans anglo-saxons, la dollarisation de la Zone CFA, le remplacement du CFA par le dollar. Fini l’AFREXIT CFA et la monnaie africaine, c’est-à-dire la satellisation complète de la zone à l’économie des USA.

>> Aller plus loin :

Voir sur PANAFRICOM-TV/

LE MINISTRE LAMBERT MENDE (RDC) :

A L’ATTENTION DES PAYS AFRICAINS, LA SOUMISSION A L’OCCIDENT NE PAYE PAS

Sur https://vimeo.com/273217598

AFRIQUE MEDIA

* en STREAMING sur http://lb.streamakaci.com/afm/

* WebTV sur http://www.afriquemedia-webtv.org/

* AFRIQUEMEDIA.pageofficielle

sur https://www.facebook.com/AFRIQUE.MEDIA.TV

* GROUPE OFFICIEL AFRIQUE MEDIA TV

(Plus de 121.000 membres ! Administré par

les COMITES AFRIQUE MEDIA et Luc Michel)

sur https://www.facebook.com/groups/afrique.media.groupe.officiel/

GEOIDEOLOGIE/ QUELLE UNIFICATION C)ONTINENTALE ? ‘EUROPE DE L’ATLANTIQUE A L’OURAL’ (VERSION MACRON) OU ‘EURASIE DE LISBONNE A VLADIVOSTOK’ (VERSION POUTINE) ???

 

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Quotidien géopolitique – Geopolitical Daily/

2018 06 03/

w

Deux visions de l’unification continentale s’opposent.

Celle de Macron: l’Europe “de l’Atlantique à l’Oural” celle de Poutine l’Eurasie “de Lisbonne à Vladivostok” …

Lors du Forum économique international de Saint-Pétersbourg (ces 24-26 mai 2018), le président français Emmanuel Macron a cité le président français, le général Charles de Gaulle, en affirmant que l’Europe s’étend de « l’Atlantique à l’Oural». De Gaulle s’était tourné vers la Russie pour construire une Europe forte qui pourrait contrebalancer la force américaine et donner à la France un rôle international en tant que puissance majeure. C’était la vision de « l’Axe Paris-Moscou »

(obsolète) (1), dans son expression initiale. La remarque de Macron a suscité des répliques du patron de l’Union des industriels et entrepreneurs russes Alexandre Shokhin et du président russe Vladimir Poutine, qui ont profité de l’occasion pour opposer le projet néoeurasien, soulignant que l’Europe s’étend de “Lisbonne à Vladivostok” (2).

Verbatim :

Emmanuel Macron: “Je pense que nos relations ont un bel avenir, je crois qu’il incarne l’idée que j’ai de l’Europe, et qu’elle représente un aspect de l’histoire de la France, je pense que l’Europe s’étend de l’Atlantique à l’Oural. “

Alexander Shokhin: “Monsieur le Président, c’est peut-être …

Peut-être que la traduction n’était pas bonne, en fait, l’Europe s’étend de Lisbonne à Vladivostok.”

Vladimir Poutine: “Tu m’as anticipé, c’est moi qui voulais dire ça …

En fait, je pensais que je partais de cette remarque … Mais bon, peu importe.”

MACRON TOUT AUSSI MAUVAIS GEOPOLITICIEN QUE DE GAULLE

Le général de Gaulle était un homme formé avant 1914. Avec les référents du XIXe siècle. Sa formule « de l’atlantique à l’Oural » à l’odeur des vieux atlas dépassés, chargés de la poussière d’une Histoire dépassée. La « Géopolitique des grands espaces » et des « Blocs continentaux » apparaît une première fois en 1920-41 avec le général Haushofer (3) et le géopoliticien Anton Zichka (4), Ernst Niekisch (5) et les eurasistes russes en exil en France, Allemagne et Tchékoslovaquie). Niekisch est le père de la formule du grand Bloc continental slavo-germanique « de Vladivostok à Vlissingen » (le port de Flessingue aux Pays-bas, sur la Mer du Nord). Elle resurgit dès les Années ’60 avec Jean Thiriart (le père du grand espace eurasiatique) qui fixe définitivement la frontière « jusqu’à Vladivostok » (6).

Enfin l’Ecole euro-soviétique (1980-1992) jette les bases du Néoeurasisme (7).

Macron est un intellectuel. Mais un littéraire passionné de littérature et de théâtre. Pas un géopolitologue. Il est le maître d’un double langage idéologique : d’une part une rhétorique néo-gaulliste, pure escroquerie politique ; d’autre part un alignement total géopolitique et militaire sur Washington (8). Les gens qui écrivent ses discours et préparent ses éléments de langage empruntent donc la thématique du général. Y compris la reprise de cette bêtise géopolitique absolue qu’est « l’Europe jusqu’à l’Oural » …

DE L’OCEAN PACIFIQUE A L’OCEAN ATLANTIQUE

Un concept-clé de la géopolitique , c’est l’opposition entre « frontière » et « rivage », qui est capitale en géopolitique.

Une frontière, c’est quelque chose qui n’arrête rien. Qu’est-ce qu’une frontière ? Le Rhin par exemple, ou l’Oural. Lorsque le Général de Gaulle parlait de l’Europe de l’Atlantique à l’Oural, par exemple, il était un très mauvais géopoliticien ; l’Oural d’Est en Ouest n’a jamais arrêté un conquérant. La Méditerranée est une frontière, elle n’a jamais empêché, même aux pires moments des croisades, des échanges économiques ou culturels.

La géopolitique oppose aux frontières les rivages. Que sont les rivages ? C’est l’horizon ultime que peut atteindre un Etat continental dans une direction donnée. Ce rivage, lui, est véritablement un « limes » au sens romain, c’est-à-dire une zone d’arrêt. Qu’est-ce que c’est le rivage, par exemple, pour la Russie en Orient ? C’est l’accès aux mers chaudes, c’est-à-dire l’inclusion que nous avons toujours prônée, notamment de l’Afghanistan, dans l’espace eurasiatique. Le désavantage des frontières, c’est qu’elles n’ont jamais empêché aucune guerre. Le Rhin depuis qu’il existe a vu les riverains s’opposer pendant 2000 ans. La Méditerranée n’a jamais empêché aucune guerre. Les rivages, justement parce qu’ils sont un horizon ultime, empêchent les guerres.

La notion capitale de la géopolitique chez THIRIART est que « l’Etat géopolitique achevé garantit la paix ». La constitution de grands blocs continentaux atteignant leurs rivages fait qu’il n’y a plus de rivalité avec d’autres blocs et donc peu d’occasions de guerre.

VU D’EURASIE.

COMMENT POUTINE CONÇOIT LA GEOPOLITIQUE MONDIALE

Les concepts géopolitiques utilisés par Poutine derrière sa vision russe du Monde a été développée par lui dans son retentissant grand discours de géopolitique au Club Valdai (le Think Tank du président), à Sotchi, ce 25 octobre 2014 …

Dans mon émission LE GRAND JEU consacrée à cet événement, je situe et j’analyse l’événement géopolitique du moment, où le président Poutine, en bon joueur d’échec, vient encore de faire un coup inattendu ! J’y explique quelle est cette géopolitique dite « de la Grande-Europe » et quand elle apparaît comme projet géopolitique en 1964, puis en 1982 dans sa version eurasiatique. Et j’y analyse le rôle qu’elle joue dans la genèse des théories russes actuelles sur l’Eurasie.

L’intervention de Poutine sur « un espace économique unifié de l’Atlantique au Pacifique » – c’est-à-dire en termes géopolitiques un Bloc continental eurasiatique – a été un grand événement. Le ‘Financial Times’ parlait du « plus important discours de Poutine ».

Poutine y offrait une main ouverte aux dirigeants de Bruxelles, Berlin et Paris. Il prend aussi position contre le monde unipolaire et la façon dont il est dirigé par les USA et pour un monde multipolaire. La critique des USA et du Bloc atlantiste y est féroce et sans appel.

* Voir sur EODE-TV & AFRIQUE MEDIA/

LE GRAND JEU (Saison I-3).

AU CŒUR DE LA GEOPOLITIQUE MONDIALE:

POUTINE A VALDAI DECRYPTE

sur https://vimeo.com/111845727

MACRON ET POUTINE OU DEUX EUROPE ANTAGONISTES

L’opposition entre la petite-Europe de Macron ou le Bloc continental eurasiatique (Poutine, les néoeurasistes) est fondamentale : elle oppose deux conceptions antagonistes de l’unification continentale.

Moscou propose une « Seconde Europe » (10) dont le projet est alternatif au projet mort-né de l’Union Européenne. L’Europe ne se limite pas à l’Union européenne ! Ni même aux états qui lui sont maintenant associés, comme la Moldavie ou la Serbie. La Russie, qui a retrouvé son indépendance avec Vladimir Poutine est aussi l’Europe !

Une SECONDE EUROPE, une AUTRE EUROPE eurasiatique se dresse désormais à Moscou face à l’Europe atlantiste de Bruxelles.

# DOCUMENT/

L’EUROPE JUSQU’A L’OURAL OU JUSQUE VLADIVOSTOK :

UN VIEUX DEBAT OUVERT … EN 1985 A BRUXELLES

La thématique sur les dimensions de l’unification continentale de « Vladivostok jusque l’Atlantique », qui annonce le Néoeurasisme (réinventé lui aussi à Bruxelles en 1984) (9), n’est pas récente. Et elle n’est pas née en Russie, mais à Bruxelles au milieu des Années ’80. La première apparition dans l’espace public de ce thème, révolutionnaire à l’époque, et de la mention du port de Vladivostok sur le Pacifique comme enjeu géopolitique et comme slogan-programme apparaît dans une de mes interview en septembre 1985. On notera la proximité très actuelle avec l’échange Macron-Shokhin-Poutine. Entre les deux il y a pourtant un long cheminement intellectuel de plus de trente ans, du laboratoire idéologique et géopolitique qu’était notre « Ecole euro-soviétique de géopolitique » au sommet de l’élite russe …

* « P.C.N. »… EUROPEEN JUSQU’A VLADIVOSTOK Interview de Luc MICHEL au quotidien ‘Le Peuple’ (alors principal journal socialiste bruxellois), 14-15 sept. 1985 (à l’occasion des Législatives fédérales belges de décembre 1985) :

Extrait/

« -Vous êtes Européen ?

Luc Michel – Oui, mais toute l’Europe ; l’Est comme l’Ouest…

– Jusqu’à à l’Oural… comme le général de Gaulle ?

L.M. – Davantage : nous considérons que la frontière, c’est Vladivostok. Mais nous refusons toute nouvelle guerre. L’adhésion se fera dans le respect des systèmes en place. La seule chose que nous regrettions, c’est que les satellites de l’URSS ne soient pas que des satellites. Nous reprochons à Moscou de ne pas ‘’les’’ avoir tous intégrés dans la nation soviétique ; un Polonais devrait être porté à la présidence du soviet suprême. Tout comme il ne devrait pas y avoir d’empêchement à l’élection d’un danois en Italie !

C’est la seule manière de faire l’Europe ! (…) nous voulons libérer l’Europe du colonialisme américain et du colonialisme du dollar. Nous voulons sauver la paix. L’Europe ‘’champ de bataille’’ c’est fini… et nous sommes contre les missiles ‘’ouvertement destinés à une guerre nucléaire limitée en Europe’’. Le rapprochement des deux Europes, c’est ça la clé de la paix. De même au niveau économique!

L’Etat Communautaire expropriera tous les biens américains, les biens étrangers récupérés seront rendus aux collectives européennes! »

NOTES ET RENVOIS :

(1) Cfr. sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/ FRANCE 2008-2018 (IV) : LES CONSEQUENCES GEOPOLITIQUES DU RETOUR DE PARIS DANS L’ORBITE AMERICAINE

sur http://www.lucmichel.net/2018/04/26/luc-michels-geopolitical-daily-france-2008-2018-iv-les-consequences-geopolitiques-du-retour-de-paris-dans-lorbite-americaine/

(2) Cfr. Luc MICHEL, PCN-INFO/ GEOPOLITIQUE/ POUTINE POUR LA GRANDE-EUROPE « DE L’ATLANTIQUE AU PACIFIQUE »

sur http://www.lucmichel.net/2014/10/24/pcn-info-geopolitique-poutine-pour-la-grande-europe-de-latlantique-au-pacifique/

(3) Influencé par les travaux de Friedrich Ratzel, Rudolf Kjellén et Halford John Mackinder, Karl Haushofer (1869-1946) développe ses théories géopolitiques et fonde en 1924 la revue ‘Zeitschrift für Geopolitik’ (La Revue de Géopolitique). « Ouverte aux chercheurs en géographie de nombreux pays, notamment l’Union soviétique, celle-ci obtient rapidement une audience internationale. S’adressant à un large public, la revue ne présente cependant que la position de la géopolitique allemande6, les membres du comité de rédaction se montrant tous favorables à la révision des clauses territoriales des traités mettant un terme au Premier conflit mondial5. Durant ces années, Haushofer souhaite faire de son approche « une science appliquée et opérationnelle ». » Partisan d’une alliance avec l’Union soviétique, il la défend dans les colonnes de son journal; il réserve un accueil chaleureux au Pacte germano-soviétique (Août 1939), puis, cohérent, condamne le déclenchement de la guerre à l’Est, ce qui entraîne l’arrêt de la publication de son journal en 1941. Après la tentative d’assassinat de Hitler du 20 juillet 1944, la Gestapo fait interner Karl Haushofer à Dachau tandis qu’Albrecht Haushofer, son fils, lié aux conspirateurs, disparaît dans la clandestinité. Ce dernier est toutefois arrêté quatre mois plus tard. Deux semaines avant la fin du conflit, un commando SS l’exécute, de nuit en pleine rue. On retrouve sur lui le recueil de poèmes Les sonnets de Moabit — du nom de la prison berlinoise où il a été incarcéré — qui est considéré comme un témoignage important de la littérature résistante allemande.

(4) Anton ZISCHKA (1904-1997), quasiment plus personne ne le connaît aujourd’hui, mais c’était un des théoriciens à la mode dans l’Allemagne – et la France aussi – des années 30. Certains auteurs français en font par erreur le géopoliticien du IIIème Reich, ce qu’il n’était pas du tout, puisque ZISCHKA défend une vision de la Méditerranée, de l’Eurafrique – sur laquelle je vais revenir – et de la grande-Europe eurasienne, sur des critères qui ne sont absolument pas raciaux, mais qui sont des critères géopolitiques et géoéconomiques.

Parmi les grandes idées que développe ZISCHKA, il y a « la soudure des deux Europe » – l’Europe de l’Ouest et l’Europe de l’Est –, qui est un des concepts clés de la pensée de Jean THIRIART dans sa version première des années 60 et 70. ZISCHKA est aussi le théoricien de la lutte de l’Etat commercial fermé contre les trusts et les monopoles.

(5) Niekisch est le père du concept géopolitique dit du « Grand Espace continental de Vladivostok à Flessingue » (Pays-Bas). Un bloc continental germano-slave. Sa perspective est celle d’Haushofer, mAIS d’Est vers l’Ouest, depuis Vladivostok comme la nôtre ; Niekisch est aussi le premier des résistant à Hitler :

Dès 1932, Ernst NIEKISCH, idéologue du « National-bolchevisme allemand », publie ce qui est considéré encore aujourd’hui comme le plus important et le plus virulent des pamphlets anti-hitlériens « EINE DEUTSCHES VERHÄNGNISS », en français « Hitler une fatalité allemand »”, illustré de dessins d’André Paul WEBER. Sa publication provoquera en riposte une campagne de presse nazie contre NIEKISCH. Dès cette époque, sa revue “WIDERSTAND” est citée fréquemment dans la revue de presse mensuelle de Heinrich HIMMLER, Reichführer SS, comme « un des principaux organes de l’adversaire ». Dès 1933 et l’arrivée au pouvoir des nazis, le mouvement de NIEKISCH est persécuté, ses membres fréquemment arrêtés, sa revue est interdite en décembre 1934. L’un de ses biographes, Sebastien HAFFNER, dira de lui qu’il « resta au sein du IIIeme Reich, quatre ans durant, le dernier ennemi connu et ouvertement déclaré de Hitler ». Car le vieux leader prussien n’abdiqua jamais. Jusqu’en 1937, son mouvement « WIDERSTAND », reconstitué dans la clandestinité, anime un réseau intellectuel et politique d’opposition intérieure au IIIeme Reich. NIEKISCH, qui a poursuivi au grand jour jusqu’en 1937 son activité éditoriale (un courage unique !), reste le seul opposant ouvertement déclaré et actif au régime nazi. Il est finalement arrêté avec nombre de ses militants le 22 mars 1937. Emprisonné, condamné deux ans plus tard par un tribunal d’exception avec 70 membres du cercle « WIDERSTAND » dont DREXEL et TRÖGER, NIEKISCH sortira par miracle, presque aveugle et paralytique, des geôles nazies en 1945.

Le vieux lutteur participera encore à la naissance de la RDA et, déçu par l’évolution du nouveau régime, finira sa vie en RFA dans un exil intellectuel hautain, n’ayant jamais renoncé à aucune de ses idées.

Cfr. Luc MICHEL, L’ALTERNATIVE NATIONAL-COMMUNISTE, MYTHES ET REALITES DU NATIONAL-BOLCHEVISME 1918-1993, Editions Machiavel, Bruxelles, 2e édition, 1995. Traductions en Anglais, Italien, Espagnol et Portuguais.

(6) Géopoliticien de l’Empire eurasiatique (ou euro-soviétique), Jean THIRIART axe ses réflexions sur l’intégration de la Russie et de l’Europe occidentale dans un Etat continental eurasien unitaire :

  1. THIRIART insiste sur le fait capital que l’Union Soviétique dans ses frontières maximales, puis après la catastrophe géopolitique de

1991 tous les états issus de l’implosion de l’URSS, sans aucune exception, doivent faire partie de l’Europe. Les frontières orientales, caucasiennes et sibériennes, de l’URSS devront demain être celles de la Grande-Europe.

  1. THIRIART développe sa thèse sur la construction de l’Europe contre les Etat-Unis et son bras armé de l’OTAN.
  2. THIRIART insiste sur la nécessité de l’organisation économique de l’Europe sur une base autarcique, reprenant les théories de Friedrich LIST.
  3. THIRIART dénonce les vues limitées des politiciens européens, qui à la suite du général de Gaulle, envisagent une Europe tronquée jusqu’à l’Oural. L’Empire européen devra inclure la Sibérie et l’extrême-orient ex-soviétique.

Cfr. sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/ GEOIDEOLOGIE. AUX ORIGINES DU NEOEURASISME (I) : LES CONCEPTIONS GEOPOLITIQUES DE JEAN THIRIART, LE THEORICIEN DE LA ‘NOUVELLE ROME’

sur http://www.lucmichel.net/2018/03/28/luc-michels-geopolitical-daily-geoideologie-aux-origines-du-neoeurasisme-i-les-conceptions-geopolitiques-de-jean-thiriart-le-theoricien-de-la-nouvelle-rome/

(7) Cfr. sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

* GEOIDEOLOGIE. AUX ORIGINES DU NEOEURASISME (II) :

L’ECOLE EURO-SOVIETIQUE DE GEOPOLITIQUE (1982-1991)

sur http://www.lucmichel.net/2018/04/03/luc-michels-geopolitical-daily-geoideologie-aux-origines-du-neoeurasisme-ii-lecole-euro-sovietique-de-geopolitique-1982-1991/

* GEOIDEOLOGIE. AUX ORIGINES DU NEOEURASISME (III) :

L’ECOLE EURO-SOVIETIQUE DE GEOPOLITIQUE A-T-ELLE INSPIRE LES THESES D’ANDROPOV ET DE LA ‘FRACTION NATIONALE-PATRIOTE’ DU PCUS ?

sur http://www.lucmichel.net/2018/04/05/luc-michels-geopolitical-daily-geoideologie-aux-origines-du-neoeurasisme-iii-lecole-euro-sovietique-de-geopolitique-a-t-elle-inspire-les-theses-dandropov-et-de-la/

(8) Cfr. sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/ QUE PENSE VRAIMENT MACRON ? MAITRE DU DOUBLE DISCOURS OU MACHIAVEL AU PETIT PIED ?

sur http://www.lucmichel.net/2018/05/01/luc-michels-geopolitical-daily-que-pense-vraiment-macron-maitre-du-double-discours-ou-machiavel-au-petit-pied/

(9) Cfr. sur PCN-TIMELINE /

IDEOLOGIE / 1984 : LE PCN REINVENTE L’‘EURASISME’ MODERNE

sur http://www.lucmichel.net/2014/05/30/pcn-timeline-ideologie-1984-le-pcn-reinvente-leurasisme-moderne/

Et Karel Huybrechts, PCN-SPO /

L’EURASIE EST UNE IDEE EN MARCHE. MAIS QUI PARLAIT DE L’EURASIE ET DE L’EURASISME IL Y A 30 ANS ?

sur http://www.lucmichel.net/2014/05/31/pcn-spo-leurasie-est-une-idee-en-marche-mais-qui-parlait-de-leurasie-et-de-leurasisme-il-y-a-30-ans/

(10)  Cfr. Luc MICHEL, EODE THINK TANK/ GEOPOLITIQUE / THESES SUR LA « SECONDE EUROPE » UNIFIEE PAR MOSCOU,

sur http://www.eode.org/eode-think-tank-geopolitique-theses-sur-la-seconde-europe-unifiee-par-moscou/

(Sources : Interfax – PCN-Timeline – PCN-SPO – Le Peuple – EODE Think Tank)

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire – Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme (Vu de Moscou et Malabo) :

PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

________________

* Luc MICHEL (Люк МИШЕЛЬ) :

WEBSITE http://www.lucmichel.net/

PAGE OFFICIELLE III – GEOPOLITIQUE

https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel.3.Geopolitique/

TWITTER https://twitter.com/LucMichelPCN

* EODE :

EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

WEBSITE http://www.eode.org/

L’ACTUALITE QUI CONFIRME L’ANALYSE : LES GUERRES AMERICAINES AU PROCHE-ORIENT VISENT AUSSI A L’AFFAIBLISSEMENT DE L’EUROPE

LM DAILY / 2018 06 02/

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

ART.COMPL.GEOPOL - Guerres us ctre l'europe II (2018 06 02) FR (2)

« Les États-Unis cherchent aussi à mettre au pas l’Europe aussi grand que soit son atlantisme. Il s’agit de la neutralisation préventive d’un bloc géostratégique qui contient en soi et malgré toutes les tentatives de stérilisation des USA, les germes de l’antiaméricanisme »

ART.COMPL.GEOPOL - Guerres us ctre l'europe II (2018 06 02) FR (4)

– Press TV (Iran, ce 2 juin 2018).

Dans un précédent Quotidien géopolitique (le 26 novembre 2017), j’avais expliqué comment les guerres faites par les politiciens atlantistes de l’Union Européeenne sont en fait des guerres américaines faites « contre les intérêts de la Grande-Europe », selon l’analyse classique du regretté Général Jordis Von Lohausen (disciple de Jean Thiriart) (1). Ce qu’analysait le géopoliticien autrichien pour la 1ère Guerre du Golfe et les guerres des Balkans (pour la destruction des IIe – Tito – et IIIe Yougoslavie – Milosevic -) est entièrement valable pour les guerres américaines suivantes.

Dans les « guerres de Yougoslavie » les USA, servilement suivi par les politiciens de l’OTAN, se sont engagés dans une série de guerre contre les intérêts de la Grande-Europe (2). Après la Yougoslavie, il y aura l’Afghanistan, l’Irak, le soi-disant « printemps arabe ». Où les valets européens de Washington ont contribué directement à la destruction de leurs alliés géopolitiques potentiels, aux systèmes socio-politiques les plus proches d’eux. Les guerres des USA sont en effet des guerres contre la « Grande-Europe » (de Vladivostok à Reykjavik, le concept géopolitique d’où est issu le Néoeurasisme) et pour la domination de l’Eurasie au XXIe siècle. Ce qui implique aussi le contrôle des sources d’énergie (Pétrole, Gaz, Uranium) et de leurs voies d’acheminement.

# « LA DESTABILISATION DU MOYEN-ORIENT VISE AUSSI L’AFFAIBLISSEMENT DE L’EUROPE » (PRESS TV, 2 JUIN 2018)

Ce que je développais pour les Balkans vaut évidemment pour le Proche-Orient et le soi-disant « printemps arabe ».

Comme l’analyse le Website de PRESS TV (Iran, ce 2 juin) :

« Ceux des analystes qui croient qu’une Amérique en déclin se contenterait de démembrer la Syrie, d’encercler l’Iran, de mener la guerre à la Russie et à la Chine, sont fort optimistes. La guerre dans la partie centrale du monde vise la Russie à moyen terme et la Chine à long terme. Mais elle cible également le démantèlement de l’espace européen. Et les tensions transatlantiques n’en sont que les prémices.

En Syrie, les Américains ne se contentent pas moins d’un démembrement de l’État syrien et son remplacement par un régime plus ou moins inféodé, et ce, dans le strict sens de démanteler l’alliance Damas-Téhéran-Hezbollah et préparer le terrain à un plus grand encerclement de l’Iran.

Une fois la Syrie et l’Iran « maîtrisés », la voie est grande ouverte à la Grande conquête de l’OTAN en Asie centrale. L’objectif consiste à déstabiliser l’ensemble du flanc méridional de la Russie. C’est cela l’objectif avoué du rapprochement et de l’extension militaire de l’OTAN en Pologne, en Ukraine, dans les pays baltes et en Roumanie.

Pour faire plus de pression sur l’Iran, Washington exerce un chantage sur l’Europe.

Mais pourquoi déstabiliser la Russie ?

Car une Russie déstabilisée permettra de prendre en tenaille la Chine sur son flanc occidental surtout qu’il y a cette province chinoise du Xinjiang, peuplée de turcophones musulmans, où des cellules takfiristes, largement présentes en Syrie, projettent de s’étendre à la Mongolie, voire à la péninsule coréenne et au Japon, et enfin à la Mer de Chine. C’est trop ambitieux comme projet, mais ce n’est que la partie visible de l’iceberg.  À vrai dire, les objectifs de ce plan dépassent l’Iran, la Russie ou la Chine. Les États-Unis cherchent aussi à mettre au pas l’Europe aussi grand que soit son atlantisme. Il s’agit de la neutralisation préventive d’un bloc géostratégique qui contient en soi et malgré toutes les tentatives de stérilisation des USA, les germes de l’antiaméricanisme.

La déstabilisation de l’Afrique du Nord et du Levant vise également l’affaiblissement progressif de l’Europe. Cela nous amène à la prochaine phase qui se prépare et dont le théâtre sera le flanc sud de l’Europe occidentale. Les lignes d’approvisionnement en énergie fossile de pays comme la France, l’Espagne et l’Italie sont en ligne de mire. L’Algérie et le Maroc sont les seuls deux pays d’Afrique du Nord dont la déstabilisation pourrait porter un coup fatal à l’Union européenne. Quel que soit le niveau d’intégration de ces deux pays à l’ordre mondial ou quel que soit leur niveau de développement ou de coopération, ils ne sont plus à l’abri des velléités US/OTAN. La déstabilisation de cette région très proche de l’Europe peut prendre diverses formes: elle profiterait aux clivages internes et externes déjà existants. Mais l’objectif est l’Europe.

Les pays de l’Union européenne n’ont aucun moyen de faire face à un éventuel effondrement stratégique en Méditerranée occidentale. Surtout quand un État comme la France fait le choix conscient ou inconscient de s’engager militairement aux côtés des États-Unis pour accélérer la destruction du premier maillon de la chaîne de résistance qu’est la Syrie et ce, en ramant à contre-courant d’une Allemagne qui, elle, semble s’être tournée vers l’Eurasie. »

* Voir sur :

http://www.presstv.com/DetailFr/2018/06/02/563673/La-Rsistance-meilleure-allie-de-lEurope

NOTES :

(1) Le général et géopolitologue autrichien Lohausen (1907-2002), ancien membre de l’Etat major du Maréchal Rommel, proche des patriotes anti-nazis du 20 juillet 1944, s’inscrit dans la suite des thèses géopolitiques de Jean Thiriart sur « l’Europe de Vladivostok à Dublin ». Jordis VON LOHAUSEN a écrit des pages élogieuses sur le projet européen de THIRIART dans les Années 1960-75, sous le titre « REICH EUROPA », en Français « L’EMPIRE D’EUROPE ». Nous avons largement diffusé cette longue analyse publiée en Allemand et l’avons traduite en Français, Anglais, Italien, Espagnol et Russe.

(2) Le livre principal de géopolitique du général, « MUT ZUR MACHT.

DENKEN IN KONTINENTEN » (Vowinckel, Berg am See, 1979), traduit pour la petite histoire en Français par une des secrétaires de THIRIART, s’inscrit dans l’Ecole d’HAUSOFER, mais reprend aussi de nombreuses conceptions de THIRIART.  LOHAUSEN parle notamment de « l’Europe de Madrid à Vladivostok ». Dans l’exemplaire offert par LOHAUSEN à THIRIART en 1983 (et qui m’a été légué avec sa bibliothèque en 1999) figure la dédicace suivante : « En respectueux hommage à un grand Européen ».

LOHAUSEN a aussi visiblement été influencé par le concept du « Grand Espace continental de Flessingue à Vladivostok » de Ernst NIEKISCH.

Dont on méconnaît profondément l’influence sur les jeunes officiers allemands des Années 1930-34, qui recherchaient une alternative au Nazisme (notamment avec les initiatives du Général SCHLEICHER, le « général rouge »  qui voulait barrer la route à HITLER avec un Front uni des syndicats, de la Reichwehr et des nationalistes à la gauche du NSDAP », le « Quer front », le Front Transversal).

Pour Lohausen, « l’Europe puissance passe par la réunion de la grande communauté de peuples européens au sein d’un espace continental allant de ‘Cadix à Vladivostok’, il s’agit donc de construire une ‘Europe grand-eurasienne’. »

# L’ANALYSE DE REFERENCE :

* LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

GEOPOLITIQUE RETROSPECTIVE : LES GUERRES DES USA SONT DES GUERRES CONTRE LA ‘GRANDE-EUROPE’ ET POUR LA DOMINATION DE L’EURASIE AU XXIe SIECLE. OU COMMENT LES POLITICIENS DE L’UE ET DE L’OTAN FONT CES GUERRES CONTRE LES INTERETS VITAUX DE LEURS PEUPLES … (LES GUERRES DE YOUGOSLAVIE III)

sur http://www.lucmichel.net/2017/11/26/luc-michels-geopolitical-daily-geopolitique-retrospective-les-guerres-des-usa-sont-des-guerres-contre-la-grande-europe-et-pour-la-domination-de-leurasie-au-xxi/

_____________________________

* Avec le Géopoliticien de l’Axe Eurasie-Afrique :

Géopolitique – Géoéconomie – Géoidéologie – Géohistoire – Géopolitismes – Néoeurasisme – Néopanafricanisme (Vu de Moscou et Malabo) :

PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

LUC MICHEL PAGE OFFICIELLE I/

https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel/

WEBSITE http://www.lucmichel.net/

LUC MICHEL Official International Fan Club https://www.facebook.com/groups/LUCMICHEL.OfficialFanClub/