Guerra al precariato!

senza queste aziende parassite il servizio di consegna non era effettuato? Perché così la fanno sembrare, solo che prima erano dipendenti con tutti i diritti del caso. Se non sta bene loro, possono anche delocalizzare, magari in Germania dove i riders sono dipendenti e con tutti i diritti di un qualsiasi altro lavoratore

di Luigi Di Maio, ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico
Sono contento che finalmente si inizi a parlare dei diritti dei riders e di tutti i ragazzi che lavorano per le piattaforme digitali. Oggi il managing director di Foodora Italia ha criticato alcuni punti della bozza del Decreto Dignità che riguarda proprio i riders. È giusto che su questo tema ci si confronti pubblicamente e infatti dopo aver incontrato i ragazzi, domani alle 14 al Ministero del Lavoro incontrerò anche i rappresentanti delle aziende, compresa Foodora, ma anche Deliveroo, JustEat, Glovo e Domino’s Pizza.
Da Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico ho tutta la volontà di favorire la crescita di nuove attività legate alla gig economy e nessuno vuole demonizzare le attività legate all’uso di piattaforme innovative. Ma ho il dovere di tutelare i ragazzi che lavorano in questo settore. I riders oggi sono il simbolo di una generazione abbandonata dallo Stato.
Le innovazioni servono a far migliorare la qualità della vita dei cittadini e se si creano ingiustizie a scapito di giovani o meno giovani, spetta allo Stato intervenire con fermezza. Da Ministro ho deciso di dichiarare guerra al precariato. Lo stato continuo di precarietà e incertezza dei giovani italiani sta disgregando la nostra società. Sta facendo impennare il consumo di psicofarmaci. E facendo calare la crescita demografica.
La mia intenzione è garantire da un lato le condizioni migliori per i lavoratori, dall’altro consentire alle aziende di operare con profitto per creare nuovo lavoro. Se lavoriamo insieme l’Italia diventerà il modello da seguire per le attività legate alle imprese che operano su piattaforme digitali.
Ma sia chiaro. Non si accettano ricatti. I nostri giovani prima di tutto.

Straordinario… ecco il patto tra Di Maio e Salvini per la gestione della RAI, Tg2 alla Lega, Tg3 al M5s! Guarda e diffondi

ottimo, vediamo se la finiscano di sparare fregnacce 24h su 24h

18/06/2018 – L’inchiesta della Procura di Roma sulla costruzione del nuovo stadio nella Capitale ha rallentato la trattativa, ma l’accordo tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio per lo spoil system in Rai è praticamente definito.La «derenzizzazione» di Viale Mazzini è in cima alle priorità del governo giallo-verde.
Non è un caso che Di Maio e Salvini, da giorni, stiano preparando il terreno, riscaldando l’ambiente, per mettere le mani sul servizio pubblico televisivo. Il ministro dell’Interno, dallo studio di Otto e mezzo su La7, è stato il più esplicito: «I partiti non saranno fuori, ma faranno scelte intelligenti. Dobbiamo nominare noi. Faremo scelte equilibrate e intelligenti, a differenza di chi ci ha preceduto, perché alcuni tg della Rai sembrano quelli degli anni ’20 e degli anni ’30. Non faccio nomi e cognomi, lascio giudicare ai telespettatori». La missione sarà, dunque, far sentire anche nella tv di Stato il nuovo vento pentaleghista. C’è un ragionamento finale tra le due forze politiche sui nomi da spedire alla guida dei Tg, ma lo schema su cui poggia la spartizione delle poltrone è pronto. E rientra nell’accordo finale per sottosegretari e viceministri del governo Conte. Il punto di equilibrio prevede che nessuna delle due forze politiche possa avere un peso maggiore dell’altra nel controllo dell’informazione pubblica.
La strada seguita dalla coppia Di Maio-Salvini parte da un compromesso: la direzione del Tg2 andrà alla Lega mentre quella del Tg3 sarà indicata dal M5s. La poltrona più ambita, la guida del Tg1, su cui Salvini non intendeva mollare e che rischiava di far saltare l’accordo, sarà occupata da profilo super partes. Per la guida del telegiornale della prima rete nazionale si cerca un nome che stia bene sia a leghisti che grillini. In modo da non sbilanciare verso una sola forza politica tutto il potere dell’informazione pubblica. Enrico Mentana è una soluzione.
 
Si profilerebbe, inoltre, il ritorno sulla tv di Stato di Giovanni Floris ma non è ancora chiaro con quale ruolo. Lo schema di base dell’alleanza giallo-verde prevede la direzione del Tg2 al Carroccio: in pole per la poltrona ci sono il vicedirettore di Rai1 Gennaro Sangiuliano e la giornalista Grazia Graziadei. La direzione del Tg3 dovrebbe andare a un giornalista indicato da Di Maio. Le opzioni, al momento, sarebbero due: Milena Gabanelli e Alberto Matano, giornalista del Tg1 e conduttore di Sono Innocente ma soprattutto un fedelissimo del sottosegretario alle Pari opportunità Vincenzo Spadafora. Un compromesso in piena regola, che eviterebbe strappi, consegnando nelle mani di Salvini e Di Maio il controllo politico dell’informazione pubblica.
Accanto alla partita dei Tg, fondamentale nella strategia politica di Lega e M5s, c’è un’ altra partita: il rinnovo del Cda della Rai. A fine giugno scade il Consiglio di amministrazione dell’era renziana. Sul tavolo ci sono le poltrone del Cda e la nomina del direttore generale. Riproposto lo schema a specchio: presidenza del Cda ai Cinque stelle e direttore generale alla Lega.
Il 30 giugno Monica Maggioni e gli altri componenti lasceranno: 236 sono le candidature presentate per occupare la poltrona nel Cda. Se dovesse essere confermata la presidenza in quota M5s, sul campo ci sarebbe l’opzione di Carlo Freccero, già componente del vecchio Cda. Per il ruolo di direttore generale, vero braccio operativo di viale Mazzini, sarebbero due i nomi in pista: Ferruccio de Bortoli e Fabrizio Salini, ex La7 oggi al vertice di Stand by. L’ex direttore del Corriere della Sera avrebbe un profilo più giornalistico mentre Salini più manageriale. Due scelte con uno obiettivo: imporre anche in Rai il nuovo corso giallo-verde.

Gruppo Espresso, i vertici sono indagati per truffa milionaria all’Inps

tanto per ricordare chi sono quelli che (precisano estranei alla vicenda, però, che giornalisti, tanto attenti alle parole altrui ma alle truffe di chi li nutre non prestano attenzione) lanciano offese pesanti contro i nuovi ministri e governo

giugno 18, 2018
Il cuore del Gruppo Gedi, la società che edita il quotidiano Repubblica e il settimanale L’Espresso (estranei alla vicenda), finisce sotto inchiesta. Truffa ai danni dell’Inps è il reato che la Procura di Roma contesta all’amministratore delegato Monica Mondardini, al direttore delle Risorse umane Roberto Moro e a Corrado Corradi, capo della Divisione Stampa Nazionale. Per questo ieri i finanzieri sono entrati nelle sedi della Gedi – il gruppo che oggi edita anche La Stampa di cui è presidente onorario Carlo De Benedetti, presidente il figlio Marco – e della Manzoni Spa, la concessionaria di pubblicità del gruppo editoriale, per acquisire documentazione relativa al prepensionamento concesso, secondo la Procura senza averne diritto, ad alcuni dirigenti di nove società del gruppo.
Il punto è questo: il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Francesco Dall’Olio sospettano che per far ottenere il prepensionamento, ossia il riposo anticipato, ad alcuni dirigenti che non avevano accesso al beneficio, siano stati utilizzati alcuni escamotage come il demansionamento a quadri o i trasferimenti. Da ciò la presunta truffa di milioni di euro. Le contestazioni riguardano fatti dal 2012 a oggi. L’indagine – che ora crea qualche grana al gruppo che nel 2016 vantava 705 milioni di euro di ricavi e 11,9 milioni di utili – nasce da un’informativa dell’Ispettorato del lavoro che evidenzia le anomalie nell’ottenimento dei benefici dei prepensionamenti, e che è stata inviata in Procura.
Le ispezioni della Direzione Vigilanza dell’Inps, da cui si sono avviate le indagini della Procura di Roma, hanno avuto impulso da una notizia del Fatto del settembre 2016, in cui si riportava il carteggio interno tra la presidenza, la direzione generale e alcune direzioni dell’Istituto scaturito da alcune email di denuncia, inviate al presidente Tito Boeri a partire dal maggio precedente. Una figura evidentemente a contatto con la società editoriale e poi ascoltata dagli inquirenti capitolini, segnalava a Boeri una presunta truffa per decine di milioni di euro ai danni dell’Inps operata dal gruppo editoriale tra il 2012 e il 2015.
 
La questione si rimpalla per diverso tempo tra gli uffici fino a quando Boeri decide di inviare una ricostruzione di quanto accertato dalle sue direzioni al ministero del Lavoro e incarica il direttore generale pro tempore, Massimo Cioffi – dimessosi di lì a poco per i forti contrasti con il presidente sulla gestione dell’Ente –, di stendere una lettera da inviare al ministro del lavoro, Giuliano Poletti. In questa lettera, Cioffi racconta che in occasione di due operazioni di ristrutturazione aziendale – la prima che si è conclusa nel 2012 e la seconda nel 2015 –, la società Manzoni Spa avrebbe chiesto 117 esuberi: poco prima lo stato di crisi però aveva assunto altro personale, proveniente – ipotizza l’Inps –, da società appartenenti al medesimo gruppo e in qualche caso anche dall’esterno.
 
Cioffi scrive così che nell’ambito dei citati 117 esuberi sono stati segnalati all’istituto 7 nominativi di dirigenti, trasformati in quadri per poter essere prepensionati.
 
Sempre secondo le segnalazioni pervenute all’Inps, tutti i dipendenti assunti non sarebbero neppure usciti dalle aziende di origine. Dalla banca dati ministeriale delle comunicazioni obbligatorie sono emerse 248 segnalazioni di inizio di attività lavorativa nei 4 mesi che hanno preceduto la dichiarazione di esubero e la conseguente messa in cassa integrazione straordinaria dei dipendenti, con il prepensionamento di poligrafici e giornalisti.
 
Tra il 2011 e il 2015 sono stati concessi per decreto ministeriale al gruppo editoriale Gedi e alla Manzoni spa 187 prepensionamenti di poligrafici e 69 di giornalisti, mentre per altri 554 lavoratori sono stati attivati contratti di solidarietà. Il direttore dell’Inps accludeva anche la scheda di ciascuno dei dirigenti che sarebbero stati demansionati a quadro per permettere loro di accedere al pensionamento anticipato.
L’iniziativa di Cioffi arrivava dopo una serie d’informative interne che gli organismi centrali e regionali dell’Inps si scambiano fin dall’aprile del 2012. Tra silenzi e solleciti di verifiche, il rimpallo all’interno dell’istituto va avanti da anni. Le ispezioni avviate hanno investito anche altri gruppi editoriali, come la Mondadori, il gruppo Riffeser e del Sole 24 Ore (gruppi estranei all’indagine).
A dare notizia della presenza dei finanzieri nelle proprie sedi, ieri, è stato lo stesso gruppo Gedi. “L’ufficio del personale del Gruppo – scrivono in una nota – sta fornendo piena collaborazione agli inquirenti per consegnare copia dei fascicoli dei dipendenti demansionati e trasferiti. La Società fa sapere di avere piena fiducia nell’operato della magistratura e si dice certa di dimostrare la assoluta regolarità delle pratiche di accesso alla cassa integrazione e al prepensionamento”.
dal FattoQuotidiano.it del 22/Marzo/2018

Emiliano: “Con Di Maio sono rinato, prima su Ilva solo mortificazioni per me” [VIDEO]

OTTIMO DI MAIO COME SEMPRE, SALUTE NON PROFITTO, salute e posti di lavoro, SI PUO’ cari affaristi assassini PREDECESSORI di questo governo

19/07/2018 – “Voglio innanzitutto dire ai cittadini di Taranto che la comunicazione tra Regione Puglia e ministero è stata ripristinata. In precedenza questo rapporto non era mai esistito. Questo significa piena collaborazione. Il ministro è stato cordiale e i cittadini ora sanno di poter contare su un ministro che vuole dare un assetto a Ilva nei prossimi anni. Noi continuiamo a pensare che se si deciderà di far proseguire l’attività l’unica strada possibile è la decarbonizzazione.
Il contratto di governo non parla di riconversione immediata ma del blocco delle fonti inquinanti e su questo siamo d’accordo, la mitragliatrice deve smettere di sparare. Oggi sto molto meglio perchè la mortificazione del passato è stata terribile. non potermi sedere ad un tavolo di trattativa per difendere la salute dei miei cittadini è una cosa che non mi sarei mai aspettato, soprattutto da un governo del mio partito”. [ALA/NEWS]

Stadio Roma, Bechis inchioda PD e FI: “Chi si scandalizza ha preso soldi da Parnasi, solo il M5S non ha preso soldi”

18/06/2018 – Gran parte della stampa utilizzando monconi di intercettazioni sostiene che Luca Parnasi, il costruttore dello stadio di Roma arrestato per corruzione, era il vero padre del governo Lega-M5s. In effetti in una intercettazione lui dice: “il governo l’ho fatto io”. Ma più in là spiega il governo che stava facendo: “M5s-Pd-Fi-Lega-Fratelli di Italia”. Mancava solo il povero Piero Grasso con la sua Leu. Ipotesi così non sono mai esistite, quindi è evidente che stava dicendo una panzana sciorinando l’elenco del telefono. E un elenco in effetti c’è: quello dei politici che Parnasi finanziava da anni. Anche nel precedente consiglio comunale, assai più rilevante di questo, perché fu quello che con Ignazio Marino sindaco diede il via libera allo stadio. Con il nuovo consiglio quel progetto è stato solo modificato, ma non ideato.

Ecco i beneficiari della generosità olimpica di Parnasi. Nel centro destra aiutò ad esempio Giordano Tredicine con 30 mila euro divisi fra 6 società (ogni contributo appunto da 5 mila euro). Ma finanziò anche Giovanni Quarzi e Marco Pomarici (5 mila euro a testa), Lavinia Mennuni (27 mila euro divisi fra più società), Davide Bordoni (15 mila euro divisi fra 3 società), Sveva Belviso (5 mila euro), Gianni Alemanno (35 mila euro divisi fra più società) e l’esponente di Fratelli di Italia, Dario Rossin (10 mila euro). Nel Pd Parnasi finanziò Andrea Tassone (15 mila euro). Francesco D’Ausilio (20 mila euro divisi fra più società), Cecilia Fannunza (2.500 euro), Fabrizio Panecaldi (10 mila euro), Giovanni Paris (5 mila euro), Antonio Stampete (10 mila euro), Andrea Santoro (15 mila euro).
Contributi dati anche ad altre liste civiche o a quelle che supportavano Alfio Marchini nella sua prima corsa al comune di Roma. Da Parnasi arrivarono finanziamenti ad Alessandro Onorato (20 mila euro) e Cosimo di Noi (3.500 euro) della stessa lista. Anche 5 mila euro per Luca Giansanti della lista civica per Marino sindaco e 25 mila euro a Ignazio Cozzoli Poli della lista Cittadini per Roma.
Gli unici consiglieri comunali a non essere stati finanziati da Parnasi sono proprio quelli del Movimento Cinque Stelle, che non accettano finanziamenti da imprenditori prima della campagna elettorale. [di FRANCO BECHIS]

I corrotti devono andare in carcere

eh ora è chiaro perché il giorno del giuramento, i “giornalisti” commentarono “ah questo è molto pericoloso”……pensa, vuol mandare in galera i corrotti, è disumano, non come fino ad oggi che CONTINUANO a legiferare, approvare o bocciare bilanci, decidere a chi stanziare fondi, continuare a rubare (questa è civiltà secondo i pennivendoli e loro padroni) chi o…..inaudito, i corrotti in galera…roba da inquisizione eh

La certezza della pena non è incompatibile con la finalità rieducativa della pena stessa. Sono due principi che necessariamente e fisiologicamente convivono, ma il principio della certezza della pena, va ribadito e va tenuto presente per dare una risposta di credibilità ai cittadini e non a una presunta opinione pubblica, perché i cittadini quella risposta oggi ce la chiedono e da quella risposta passa la fiducia che i cittadini hanno nei confronti dello Stato italiano nella sua capacità di dare una risposta di giustizia effettiva e sostanziale.
 
Inoltre faccio un esempio che per me è molto importante: i cittadini oggi si aspettano una risposta molto chiara e precisa nella lotta alla corruzione. La prevenzione ed il contrasto alla corruzione è uno dei punti qualificanti del programma di governo e, come Ministro della Giustizia, intendo mettere in campo le misure più risolute per stroncare questo fenomeno. Ben conscio che nessuna lotta al malaffare potrà dirsi credibile se alla condanna per i reati contro la P.A. dei c.d ‘colletti bianchi’, non seguirà un’adeguata o alcuna pena detentiva. Ricordo che attualmente – il dato è aggiornato al 31 dicembre 2017 – il numero di questi detenuti è oggi di 370, lo 0,6% del totale.
Il mio impegno sarà quindi quello di creare condizioni di piena dignità della detenzione, rispondenti alle prescrizioni europee ed internazionali, sia in termini di aumento della capienza dei posti disponibili sia in termini di razionalizzazione complessiva delle strutture carcerarie. Un ambiente il più possibile favorevole per i detenuti e per tutti coloro che, a cominciare dalla Polizia penitenziaria, lavorano a stretto contatto con detenuti ed internati e, non li elenco tutti perché non voglio dimenticarne nessuno ma davvero ringrazio tutti coloro che lavorano all’interno delle carceri.
Altro dato richiamato dal Presidente Palma, è quello – drammatico – dei suicidi. 23 nelle prime 24 settimane dell’anno, che fa facilmente prevedere che alla fine del 2018 il tragico bilancio non sarà lontano da quello del 2017 in cui 50 sono stati i detenuti che si sono tolti la vita. Esiste un Piano nazionale per la prevenzione delle condotte suicidiarie che dovrà essere potenziato. In uno Stato di diritto non è accettabile che un detenuto preferisca la morte alla detenzione

Uccise a coltellate 25enne bresciana, marocchino assolto: “Era incapace di intendere e volere”

Uccise a coltellate 25enne bresciana, marocchino assolto: “Era incapace di intendere e volere”

Per Roberto Spada, il pm ha chiesto 8 anni per una capocciata (anche tra zingari c’è chi è più eguale degli altri, tipo i beatificati Casamonica) 
Nessuna indignazione per questo femminicidio.
di Davide Ventola
sabato 26 maggio 2018
Il gup del tribunale di Brescia ha prosciolto perché «incapace di intendere e volere» Abderrhaim El Mouckhtari, il 54enne marocchino che a febbraio di un anno fa uccise a coltellate la sua terapista per la riabilitazione psichiatrica.
Un attacco d’ira del marocchino, senza motivo
L’uomo, con problemi psichici, viveva in un bilocale all’interno della cascina ed è qui che è avvenuto il delitto. Per motivi ancora da stabilire, tra l’ospite e la volontaria ci sarebbe stata una lite «per futili motivi», spiegano gli investigatori. L’uomo, in un attacco d’ira, ha afferrato un coltello in cucina e ha colpito la giovane, lasciandola senza vita. Quindi è andato in strada dove, in stato di choc, è stato bloccato da una pattuglia della Polizia locale.
Nadia fu uccisa con dieci coltellate
La vittima si chiamava Nadia Pulvirenti, aveva 25 anni ed era operatrice della comunità da due anni. La giovane era impiegata come terapista della Riabilitazione psichiatrica all’interno della struttura Cascina Clarabella. Il marocchino, che ha un regolare permesso di soggiorno, era ricoverato da tempo per i suoi problemi psichici.
Riconosciuta la pericolosità sociale del killer marocchino
Durante il processo gli avvocati della difesa hanno sempre fatto leva sulla salute mentale dello stesso magrebino, e alla fine il giudice ha deciso di non rinchiudere in un carcere l’omicida, bensì di mandarlo in una struttura protetta. Il maghrebino, per la sua pericolosità sociale, dovrà soggiornare per dieci anni in una Rems, struttura che ha preso il posto dell’ospedale psichiatrico giudiziario.

La nave Aquarius arriva a Valencia. Per i migranti un permesso di 45 giorni per restare in Spagna

FINITO l’entusiasmo? In Spagna riescono ad identificare e verificare chi ha diritto d’asilo e chi no in 45 giorni, in Italia fino a 4 anni….SI VEDE CHI HA MAFIA CAPITALE E CHI NO

17 giugno 2018
Sono sbarcati a Valencia i 629 migranti salvati dalla nave Aquarius, appartenente alla ONG SOS Mediterranee.
I migranti sono arrivati nel porto spagnolo in questa calda domenica di metà giugno dopo diversi giorni di traversata, divisi in tre imbarcazioni, due delle quali sono motovedette italiane.
Il caso della nave Aquarius ha tenuto banco in Europa nell’ultima settimana, dopo che il governo italiano appena nato ha deciso di “chiudere i porti” rifiutando assistenza ai migranti. Il nuovo governo socialista di Pedro Sanchez aveva offerto di accogliere i migranti, e la nave Aquarius ha compiuto una larga traversata dal sud della Sicilia fino a Valencia. Una traversata molto criticata dalle ONG attive nel soccorso migranti ma salutata da Matteo Salvini come una vittoria dell’Italia di fronte all’Europa.
Centinaia di giornalisti presenti all’arrivo dell’Aquarius
L’arrivo dei migranti a Valencia è stato l’evento mediatico del giorno, in Spagna. Al porto erano presenti centinaia di giornalisti per filmare e documentare l’arrivo delle imbarcazioni cariche di profughi. Centinaia di professionisti fra infermieri, medici, psicologi, erano pronti da ieri per l’arrivo delle navi. A bordo ci sono state scene di gioia da parte dei migranti, quando ormai l’approdo era vicino.
L’arrivo della Aquarius a Valencia
Come detto i mass media stanno dando molto risalto all’arrivo dell’Aquarius, ma anche alla chiusura dell’Italia a nuovi sbarchi. Sono molti in questi giorni gli articoli dedicati alla nuova faccia dell’Italia del governo Conte.
C’è stata polemica intanto, in Spagna, intorno alla prima pagina del giornale ABC, giornale vicino alla destra, che oggi titolava “la Spagna affronta una valanga di arrivi per via dell’effetto chiamata. Il titolo si riferiva all’ondata di sbarchi di queste ore in Andalusia, con quasi mille persone arrivate. Secondo il giornale si tratterebbe infatti di effetto chiamata dopo l’accoglienza mostrata all’Aquarius. Secondo altre fonti si tratterebbe invece di un aumento legato al bel tempo.
Permesso di 45 giorni per chiedere asilo in Spagna
 
Ora i migranti, una volta passati i controlli da parte della Polizia, avranno diritto a un permesso di 45 giorni per restare in Spagna. Il permesso era di 30 giorni ma è stato prolungato apposta per i migranti dell’Aquarius, per motivi umanitari. Durante questo periodo potranno ricevere il sì ad una eventuale richiesta di asilo, e in quel caso potranno restare nel paese.
Ancora sbarchi in Spagna: quasi mille arrivi in Andalusia
Fine settimana intenso per i servizi di salvataggio marittimo spagnoli, che in 48 ore hanno già salvato 986 persone che si trovavano a bordo di 69 barconi, nelle acque dello Stretto di Gibilterra e nel Mar di Alboran.  Localizzati anche quattro cadaveri, morti nel tragitto fra il Marocco e la Spagna.
La Francia: accoglieremo anche noi
Proprio nel giorno in cui la nave Aquarius arriva a Valencia, il governo francese ha mostrato appoggio a quello spagnolo dicendo che seguirà le operazioni di identificazione dei migranti e aiuterà quelli che vogliono raggiungere la Francia. Una dichiarazione che arriva proprio nel giorno in cui Oxfam denuncia i respingimenti della polizia francese al confine con l’Italia.
Le reazioni delle Ong e dei partiti
Il tweet di Medici Senza Frontiere dopo l’arrivo dell’Aquarius. “andremo avanti con i salvataggi, ma serve impegno dell’Europa per salvare vite umane”.
Le dichiarazioni del ministro degli Interni Matteo Salvini dopo l’arrivo dell’Aquarius.