Michele in isolamento

http://www.autistici.org/macerie/?p=30696

                                                     «Carcere di Asti, 11 luglio 2014

Ciao cari,

sono in isolamento disciplinare per una settimana. Mi volevano mettere in isolamento con cella “liscia” (senza nulla), ma mi sono legato al blindo con una cintura e non hanno voluto portarmi con la forza, quindi resto in sezione con blindo chiuso. Pretendevo di sapere i motivi del divieto d’incontro con Andrea, ma soprattutto che venisse tradotto in sezione invece che rimanere ai “transiti” (PTB). I “Transiti” sono fatti per rimanerci due o tre giorni al massimo e quindi ad eccezione dei momenti in cui c’è qualche nuovo arresto sono completamente vuoti e comportano pertanto, rimanendovi a lungo, una solitudine quasi perenne.

 Mi chiamano dal capoposto, dopo tre giorni d’insistenza, e questi dice di non dovermi spiegazioni e minaccia sanzioni disciplinari. Allora gli urlo in faccia e non rientro in cella. Passa poco tempo e vengo mandato dal sovrintendente capo, il quale usa toni inaccettabili. Lo insulto pesantemente, molto pesantemente. Dice isolamento, io mi siedo sul corridoio degli uffici, sul pavimento, e dico che non mi sposto se non posso prendere personalmente la mia roba. Salito in cella preparo la roba e gli dico di chiamare i rinforzi perché non vengo sulle mie gambe, poi mi lego con la cintura al blindo. Ore e ore di attesa. Sembrava dovessero “sballarmi” in un altro carcere. Alla fine, riesco a sapere per vie traverse che Andrea andrà in sezione. Allora mi slego e aspetto. Poi a sera mi comunicano che resterò in isolamento per una settimana. Vedremo il consiglio disciplinare, per ora c’è un rapporto che comprende anche l’accusa di resistenza. L’aria la faccio da solo in un cortiletto molto piccolo con i muri alti.                                                      

Michele»

macerie @ Luglio 15, 2014

Armi e sistemi bellici, Italia primo fornitore Ue di Israele. Rete Disarmo: “La smetta”

“Nel 2012 rilasciate autorizzazioni per 470 milioni di euro per l’esportazione di sistemi militari verso lo Stato israeliano”, spiega Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Sicurezza e Difesa: più del doppio di quanto totalizzato insieme da Germania e Francia. L’organizzazione: “Vendiamo armi a una delle parti in conflitto, come possiamo essere mediatori?”. Appello dei deputati Pd: “Serve un embargo immediato”

Armi
 L’Italia supera Francia e Germania messe insieme nell’export di armi verso Israele: tra i paesi dell’Ue siamo di gran lunga il primo fornitore di sistemi militari dello Stato israeliano, con un volume di vendite che è oltre il doppio di quello totalizzato da Parigi o Berlino. Anzi, da soli quasi eguagliamo Francia, Germania e Regno Unito. Lo dicono i dati dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Sicurezza e Difesa. Numeri eloquenti, tanto più in questi giorni di guerra. Ed è per questo che la Rete Italiana Disarmo chiede un embargo immediato sulla vendita di sistemi d’arma a Israele: lo fa con un appello al presidente del consiglio Matteo Renzi e al ministro degli Esteri Federica Mogherini, che proprio ora si trova in missione in Medio Oriente. Appello a cui ieri hanno aderito alcuni deputati Pd guidati da Pippo Civati (Davide Mattiello, Luca Pastorino, Giuseppe Guerini, Paolo Gandolfi, Veronica Tentori) e la senatrice democratica Lucrezia Ricchiuti.

«Nel maggio 2005, durante il terzo governo Berlusconi – prosegue Beretta – l’Italia ha ratificato un “Accordo generale di cooperazione tra Italia e Israele nel settore militare e della difesa”. Come altri accordi simili, anche quello con lo Stato di Israele definisce la cornice della cooperazione militare in diversi aspetti (misure gli scambi nella produzione di armi, trasferimento di tecnologie, formazione ed addestramento, manovre militari congiunte e ‘peacekeeping‘), ma l’intento principale è quello di facilitare la collaborazione dell’industria per la difesa italiana con quella israeliana. A tale accordo ne ha fatto seguito un altro: si tratta dell’accordo firmato nel 2012 – durante il governo Monti – “per la fornitura ad Israele di velivoli per l’addestramento al volo e dei relativi sistemi operativi di controllo del volo, ed all’Italia di un sistema satellitare ottico ad alta risoluzione per l’osservazione della Terra (OPTSAT -3000) e di sottosistemi di comunicazione con standard Natoper alcuni velivoli dell’AMI”.

L’ultimo esempio in ordine di tempo della nostra “collaborazione strategica” con Israele risale a pochi giorni fa: mentre era già in corso l’offensiva israeliana su Gaza, il gruppo italiano Alenia-Aermacchi (gruppoFinmeccanica) consegnava a Tel Aviv due M-346: “Sono due aerei addestratori – ci spiega Francesco Vignarca, coordinatore nazionale di Rete Disarmo – e come tali sono stati venduti e acquistati, ma sappiamo dalle loro schede tecniche che possono essere anche configurati come bombardieri leggeri“. In Israele li hanno già soprannominati “lavi”, che significa “leone”. Sul sito ufficiale della Israeli Air Force, se ne annuncia l’arrivo salutandolo come l’inizio di “una nuova era”: “I nuovi aerei porteranno un cambio significativo nell’addestramento delle future generazioni di piloti dell’IAF e dei sistemi d’arma ufficiali, nonché nelle procedure di formazione di tutta l’aviazione”. La consegna dei due velivoli è la prima trance di una commessa di 30 aerei: la vendita si iscrive nell’accordo di cooperazione militare siglato nel 2005 sotto il governo Berlusconi.

Le implicazioni politiche, secondo gli osservatori, sono evidenti: “Noi vendiamo sistemi d’arma a una delle due parti in conflitto, quindi non siamo equidistanti e la nostra posizione come mediatori ne è inficiata”, prosegue Vignarca. Ma non è tutto. Ai dati certi si aggiungono altre considerazioni: “Abbiamo venduto anche molte armi leggere ai paesi dell’area mediorientale. Nel caso della Siria, come abbiamo denunciato mesi fa, sappiamo che molte di queste armi sono confluite all’interno del paese. Lo stesso possiamo pensarlo per la Palestina. Non abbiamo prove in questo momento, ma in passato le abbiamo avute: le armi leggere hanno una circolazione carsica, sono molto meno controllabili. E finiscono dove c’è richiesta. Come in Iraq, quando i terroristi sparavano contro i nostri carabinieri con delle beretta”.

“Non va dimenticato – conclude Beretta – che l’Italia non solo esporta, ma anche importa armi da Israele, che negli ultimi due anni hanno superato il valore complessivo di 50,7 milioni di euro, la qual cosa ne fa il quarto fornitore del nostro ministero della Difesa. La Simmel, ad esempio, importa componenti per bombe e la Beretta componenti per armi automatiche, come particolari modelli di pistole e di mitragliatori”. Per queste ragioni la Rete Italiana Disarmo chiede con forza “la sospensione dell’invio di sistemi militari e di armi nella zona. Il nostro Governo, che in questo semestre ha l’incarico di presiedere il Consiglio dell’Unione europea, si faccia subito promotore di un’azione a livello comunitario per un embargo europeo di armi e sistemi militari verso tutte le parti in conflitto, per proteggere i civili inermi e riprendere il dialogo tra tutte le parti”. Secondo loro, inoltre, tutto ciò avviene in aperto contrasto con la nostra legislazione relativa all’export di armamenti, che prevede (proprio nel primo articolo) l’impossibilità di fornire armamenti “a Paesi in stato di conflitto armato o i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell’UE o del Consiglio d’Europa”.

ALERTE ROUGE / DONBASS (DNR) : LA JUNTE DE KIEV A UTILISE DES ARMES CHIMIQUES ! UN CRIME DE GUERRE …

Luc MICHEL/ En Bref / avec RIA Novosti – PCN-SPO / 2014 07 15 / 

LM.NET - EN BREF armes chimiques au Donbass (2014 07 15) FR

L’armée ukrainienne a utilisé des armes chimiques contre les habitants du sud-est de l’Ukraine, a déclaré ce mardi Ravil Khalikov, procureur général de la république populaire autoproclamée de Donetsk. “On peut affirmer avec 99% de certitude que des armes chimiques ont été utilisées [par Kiev, ndlr.]. Nous avons organisé une expertise et examiné les victimes. Les personnes hospitalisées présentent des symptômes qui l’attestent”, a indiqué M.Khalikov à la chaîne de télévision Rossia 24.

 “Nous avons prélevé des échantillons de sol et recueilli d’autres preuves avant de les envoyer à Rostov-sur-le-Don. Le Comité d’enquête russe pour la région de Rostov a transféré ces échantillons à Moscou. A présent, nous sommes en contact avec des experts et des juges d’instruction” en attendant les résultats de l’expertise, a ajouté le procureur.

 Les militants des forces d’autodéfense de la république populaire autoproclamée de Donetsk ont déclaré début juillet que l’armée régulière avait utilisé des armes chimiques non identifiées à Semenovka, une banlieue de Slaviansk, et que des personnes présentant des symptômes d’intoxication au chlore gazeux avaient été hospitalisées à Slaviansk après une attaque de l’armée.

 Le président de l’Académie russe des problèmes géopolitiques, Konstantin Sivkov, a estimé que l’armée ukrainienne utilisait des armes chimiques – du phosgène et d’autres gaz asphyxiants – dans les régions de Donetsk et de Lougansk. Selon lui, Kiev a hérité des armes chimiques de l’armée soviétique.

 Que fait le Conseil de Sécurité de l’ONU contre ces crimes de guerre ? On l’a connu plus rapide à réagir en Syrie en Août 2013 …

 KH & LM

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Anche noi sotto le bombe, ma restiamo, Jorge Hernandez- parroco dell’unica chiesa cattolica a Gaza.

DI RASSEGNA VIDEO IN RASSEGNA VIDEO

14 LUGLIO 2014

VIDEO AL LINK http://www.lintellettualedissidente.it/anche-noi-sotto-le-bombe-ma-restiamo-jorge-hernandez-parroco-dellunica-chiesa-cattolica-gaza/
“I cristiani non se ne vanno perché sono palestinesi, perché sono nella loro terra e la terra non si abbandona…Non possono lasciare la casa, la terra i loro morti, le loro famiglie perché è un loro diritto…Non abbiamo mai visto un bombardamento così massiccio”.
Jorge Hernandez- parroco dell’unica chiesa cattolica a Gaza.

TORINO: PRESIDIO ALLA DE TOMASO, INCUBO LICENZIAMENTO, A RISCHIO 900 POSTI DI LAVORO

15 luglio 2014

Cresce il timore dei licenziamenti alla De Tomaso. I lavoratori hanno manifestato questa mattina davanti alla Prefettura di Torino, dove è stata ricevuta una delegazione. “Abbiamo sollecitato un intervento presso il ministero dello Sviluppo Economico – spiega Vittorio De Martino, segretario generale della Fiom Piemonte – perchè ci convochi e proroghi la cassa integrazione straordinaria che scade il 4 settembre. Sono interessate 828 famiglie in Piemonte e 128 in Toscana, ci sono anche ricadute sociali”.
Le speranze di un salvataggio della De Tomaso sono ormai appese a un lumicino: la cordata rimasta in campo, che manterrebbe solo 150 posti di lavoro, subordina la presentazione del piano industriale all’utilizzo del marchio su cui resta in corso un contenzioso legale. Se non ci saranno novità le lettere di licenziamento potrebbero partire a breve (intorno al 25 luglio). La speranza dei sindacati e dei lavoratori è che la cassa integrazione venga almeno prorogata fino alla fine dell’anno, “ma perchè questo sia possibile – dice De Martino – serve un piano industriale sia pure debole”.

Fonte torino.repubblica
http://www.crisitaly.org/notizie/torino-presidio-alla-de-tomaso-incubo-licenziamento-a-rischio-900-posti-di-lavoro/

LES ANNÉES NOIRES VOUS INTÉRESSENT ?

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Gérald Damseaux

Ed. Publibook/Société écrivains

 Un ancien agent de la Sûreté de l’État belge (la police politique) témoigne des dossiers noirs du Royaume.

Retour sur les « années de plomb » à la belge et les dossiers jamais clôturés des Années 1975-2000 …

 Tueries du Brabant, attentats des Cellules communistes combattantes, manigances du groupe néonazi clandestin Westland New Post…

 Éclairé, lucide et critique: c’est le regard que porte l’homme du sérail Gérald Damseaux, ancien agent de la Sûreté de l’État, sur une quarantaine d’années d’intrigues politico-criminelles belges, dont des années de plomb décidément scellées dans d’inavouables secrets.

 Dénonçant manipulations, infiltrations et implication des agences américaines, voici le récit rare et édifiant d’un acteur de premier plan. À mi-chemin entre témoignage et réflexion, “Les Années noires…” se dévorent comme un polar, sans concession ni langue de bois.

 UN COURT EXTRAIT

 Où l’auteur dénonce précisément l’implication des agences américaines :

 “Ferré, le poisson commence par se taire obstinément pendant ses cinq jours de mise au secret. Ayant, à l’issue de ceux-ci, reçu la visite en prison d’un représentant de l’ambassade américaine, il se fera un peu plus loquace tout en clamant son innocence. Voilà un premier élément curieux: pourquoi le consul général américain à Bruxelles rend-il visite à une personne suspectée d’attentat terroriste? Peut-être est-ce une tradition diplomatique américaine, en tout cas en cette circonstance, le représentant officiel américain a montré une très grande hâte à rencontrer un concitoyen impliqué dans une affaire criminelle.”

 EDITEUR : Publibook/Société écrivains

ISBN : 978-2-342-02249-0

EAN : 9782342022490

NB. DE PAGES : 630 pages

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TEM / 14 juillet 2014 /

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NAPOLI: CORRUZIONE, ARRESTATO EX DIRETTORE REGIONALE DELLA CAMPANIA DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE

15 luglio 2014

Corruzione, concussione, abuso di ufficio e falso ideologico in atti pubblici. Sono questi i reati contestati all’ex direttore regionale della Campania dell’Agenzia delle Entrate, Enrico Sangermano, posto agli arresti domiciliari con un’ordinanza del gip di Napoli. Provvedimento restrittivo anche per Silvana Pane, titolare di una societa’ di Piano di Sorrento. Nell’inchiesta figurano come indagati anche Mattia Barricelli, direttore provinciale Napoli 2 dell’Agenzia delle Entrate, e Salvatore Cortese, capo del settore controlli della Direzione regionale dello stesso ufficio. Le indagini sono partite da alcuni provvedimenti di ‘annullamento in autotutela’ disposti da Sangermano a favore di societa’ di un gruppo che fa capo a Fedele Ragosta, destinatario di misure cautelari nella primavera del 2012.
Tra questi, quello nei confronti della societa’ Immobilgest Srl, annullamento che per gli inquirenti e’ stato disposto in assenza dei requisiti necessari e che venne poi anche revocato per un interessamento dell’ufficio Audit della Direzione centrale delle Entrate. Indagini anche attraverso intercettazioni telefoniche e perquisizioni, soprattutto una a casa di Sangermano, nel giugno 2012, hanno permesso di acquisire elementi di indagine tra cui il possesso di 40 mila euro in contanti, ritenuto ingiustificato dagli inquirenti.

Fonte AGI

SANTA CATERINA DI CONCORDIA: ELETTRICISTA UCCIDE MEDICO PER UN LAVORO NON PAGATO E POI SI SUICIDA

COSA NON SI FA PER EVADERE LE TASSE IN ITALIA

15 luglio 2014

Quando l’altra sera i carabinieri hanno perquisito la sua casa a Carpi, oltre a trovare un fucile a pompa e una carabina – armi detenute legalmente con la Glock usata per l’omicidio-suicidio – sul tavolo della sala di Carlo Ghidoni, 51 anni, hanno notato un foglio stampato al computer con la sua firma in calce dal contenuto impressionante. L’uomo reputato irreprensibile e dotato di self-control, cultore di arti marziali e tai-chi, scriveva di non credere più nella giustizia e nello Stato italiano.
«Sono stanco, i furbi la fanno sempre franca». Di qui la sua decisione di fare giustizia da sé: troppi i crediti che non riusciva a incassare, troppi i clienti che non onoravano gli impegni. «Amos Bartolino pagherà per tutti». La lettera sarebbe stata scritta poco tempo prima del delitto. Un testo che collima con i contenuti fortemente aggressivi pubblicati sulla sua pagina Facebook, ma che in questo caso indicano una vittima designata: il chirurgo oculista primario all’ospedale di Correggio che gli aveva commissionato i lavori. Al centro del suo livore un conteggio per le opere nella casa in ristrutturazione di via Chiaviche: 800 ore di lavoro che il medico non riconosceva come tali. Un saldo contestato di 15mila euro.
È questa la scoperta fatta dagli investigatori della compagnia di Carpi che ha permesso al sostituto procuratore Lucia De Santis di chiudere il cerchio ipotizzando un movente plausibile a un doppio delitto – omicidio del medico e suicidio dell’elettricista di Concordia – altrimenti oscuro. La De Santis ha quasi concluso il caso: mancano la perizia della Medicina legale e la verifica delle testimonianze di Fabrizio Casaglia, il falegname che abita sempre in via Chiaviche, presente al momento della sparatoria. Casaglia è stato subito sottoposto al test dei tamponi che rilevano tracce di sangue e tracce dello sparo per confermare la sua estraneità all’accaduto, un atto dovuto.
Dunque, Carlo Ghidoni era vittima di una profonda frustrazione sfociata nella convinzione che Bartolino fosse un uomo-simbolo dei tanti creditori che non volevano pagarlo e che quindi doveva essere “punito” togliendogli la vita. Ecco perché si è presentato all’ultimo incontro di domenica mattina alle 8.30 con la sua pistola carica nel marsupio e con un caricatore di scorta pieno di proiettili. I Ris stanno valutando quanti proiettili avesse con sé. Resta il fatto che l’uccisione dello stimato chirurgo oculista è avvenuta come una “sentenza a freddo”. Senza un pretesto. Lo indica anche la ricostruzione del falegname.
http://www.crisitaly.org/notizie/santa-caterina-di-concordia-elettricista-uccide-medico-per-un-lavoro-non-pagato-e-poi-si-suicida/

Dopo lo sfratto vanno in cantina, due 70enni dormono in un seminterrato in corso Giulio

Solidarietà??? Nessuna, hanno la cittadinanza sbagliata

A 70 anni dormono in cantina: “Da otto mesi io e mia moglie viviamo un incubo”
Un’altra brutta storia figlia della crisi. Dopo uno sfratto Francesco e sua moglie sono finiti a dormire all’interno di una cantina. Ma da otto mesi nessuno si preoccupa più per loro
Una cantina come casa. Una sorte spietata per due 70enni che si sono ritrovati a vivere dentro un seminterrato in zona Rebaudengo dopo un primo sfratto da un appartamento di via Scotellaro e dopo un secondo sfratto – in realtà un’occupazione abusiva – da un vecchio centro d’incontro di corso Giulio Cesare. Così da otto mesi Francesco ed Elena, marito e moglie, condividono una situazione che risulta persino difficile da immaginare.

Lui ha 70 anni e lei ne ha 72, con loro vanno e vengono i due figli. Uno vive con i genitori nello stesso seminterrato, ma in un’altra cantina. Il fratello, invece, ha trovato asilo in una comunità. “Mese dopo mese ci è caduto il mondo addosso – racconta il capofamiglia, oggi in attesa di un miracolo -. Siamo qui dallo scorso novembre, dentro una cantina umida e senza alcun comfort. All’inizio non c’era nemmeno la luce, io ho chiesto il permesso e mi sono attaccato al generatore”.

I problemi di tutti i giorni. E poi la crisi. Due variabili impazzite che hanno sbattuto due anziani a dormire in una cantina. Ma solo entrando lì dentro ci si rende conto di come la coppia abbia fatto il possibile per trasformare quelle quattro mura in una casa. In uno scaffale sono conservati gli ultimi ricordi di una vita, tra cui una foto scattata in gioventù. Sui piani più alti c’è quel poco cibo che Francesco ha trovato in giro, magari offerto da un’anima pia. Frutta, pane e poco altro. A fianco c’è un fornellino e una bombola. “La sera riusciamo persino a cucinarci qualcosa”.

In pochi metri quadrati si può poi trovare tutto il resto. Un lavandino dove la coppia si lava, prepara il caffè e beve un po’ d’acqua. E poi quel letto rimediato in qualche modo, i cuscini e le coperte regalo di alcuni benefattori. “D’estate il tempo è mite ma non possiamo non guardare al futuro con paura – spiegano ancora i due -. Abbiamo bisogno di un aiuto perché in queste condizioni non dureremo ancora per molto. Eppure nonostante i miei appelli nessuno del Comune si è preso a carico il mio problema”. Chi volesse dare una mano a Francesco e alla sua famiglia può chiamare ogni giorno al numero di telefono 349-1615761.“

http://www.torinotoday.it/cronaca/sfratto-occupazione-cantina-corso-giulio-cesare.html

E SONO FORTUNATI CHE PRENDONO LA PENSIONE i disoccupati NON PRENDONO NIENTE MA E’ GIUSTO COS’
SOLIDARIETA’ PROGRESSISTA

LUC MICHEL A MALABO (2) / LE MODELE EQUATO-GUINEEN

EODE-TV & AFRIQUE MEDIA TV / 2014 07 15 /

Conception et direction Luc MICHEL / Images EODE-TV /

Présentation Bachir Mohamed Ladan /

Coproduction Luc MICHEL – EODE-TV – Afrique Media EODE-TV - AMTV - LM à Malabo 2 - Modèle équato-guinéen (2014 07 15) FR

Emission complète sur : https://vimeo.com/100808662

 Luc MICHEL était à Malabo pour le XXIIe Sommet de l’Union Africaine, avec une équipe d’EODE-TV, à l’invitation d’AFRIQUE MEDIA et de la RTVGE. Il a réalisé une série de reportages et d’analyses exclusives. Après les débats et interrogations, voici donc la seconde de nos deux émissions spéciales de synthèse consacrées au modèle guinéo-équatorial.

 Luc Michel, « spécialiste de la géopolitique et notamment fin connaisseur de la Libye » selon La Voix de la Russie/Rossiya Segodnya, estime que « la Guinée équatoriale représente effectivement aujourd’hui un nouveau modèle de développement pour l’Afrique. En outre, il croit en les capacités du pays à reprendre le flambeau du panafricanisme, après la chute de la Jamahiriya libyenne »

 En introduction, sont diffusés des extraits d’un film-choc de nos excellents confrères de la TV de Guinée Equatoriale intitulé « SUR LE CHEMIN DE L’EMERGENCE ».

On connaît hélas trop bien cette Afrique dévalorisée, où tout va mal, des médias occidentaux … Voici l’Afrique qui gagne ! Un film décoiffant, avec des images que l’Occident dissimule totalement, de la RTVGE. Celle de la réussite du modèle guinéo-équatorien. D’un gigantesque chantier où l’argent du pétrole sert le peuple et ouvre la voie de l’émergence.

L’œuvre d’un homme au service de son peuple, le Président Obiang Gnema Mbasogo…

 Luc MICHEL, au centre international de Conférences de SIPOPO, à Malabo, symbole de l’émergence guinéo-équatorienne, analyse l’alternative equato-guinéenne. Quel est ce modèle de la Guinée Equatoriale ? Comment fonctionne-t-il économiquement et socialement ?

Luc MICHEL explique ensuite ce que dit le Président Obiang Gnema Mbassogo et surtout ce qu’il fait. Combat pour le panafricanisme, refus des ingérences occidentales, défense de Kadhafi …

 Mais la Guinée Equatoriale ce n’est pas uniquement Malabo ou Sipopo. Partout le pays émerge. Nous suivons aussi Luc MICHEL sur les routes, au cœur du pays …

Nous voilà dans les villages. ET partout c’est aussi le spectacle de l’émergence : routes modernes, infrastructures, services, logements sociaux … Ecoutons Luc MICHEL en conclusion nous parler de l’Etat social guinéo-équatorien !

 Derrière toutes ces réalisations impressionnantes, il y a une donc bien une Afrique qui gagne : celle du modèle guinéo-équatorien. Luc MICHEL et les équipes de EODE-TV, Afrique Media et RTVGE,  à Malabo, nous ont permis de découvrir ce modèle et celui qui l’a construit : le président Obiang Gnema Mbassogo…

 EODE-TV / EODE Press Office /

Coproduction Luc MICHEL – EODE-TV – Afrique Media /

Copyright July 2014 /

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www.eode.org

https://vimeo.com/eodetv/