AUSTRIA: FRONTIERE BLINDATE- RISPEDITI IN ITALIA I PROFUGHI CHE PROVANO AD ENTRARE. “NOI NON LI MANTENIAMO”

noi si. Siamo tanto solidali, meno che con gli indigenti, sfrattati e disoccupati autoctoni. Quelli che si suicidino pure.

BRENNERO. Al confine tra Italia e Austria è nuovamente emergenza profughi. In base alle ultime informazioni trapelate da fonti austriache, in Tirolo, 93 profughi, di cui 28 bambini – ma secondo la polizia italiana sarebbero 40 persone – sono stati bloccati sabato sera, 12 luglio 2014, nei pressi della stazione ferroviaria del Brennero e rimandati in Italia. Di questo gruppo 84 persone sono di nazionalità siriana diretti verso i Paesi del nord dove spesso hanno parenti e amici che li attendono.

Sul caso c’è da registrare una dura presa di posizione del segretario della Lega Nord Maurizio Fugatti: «93 clandestini siriani fermati dagli austriaci e rispediti nel nostro Paese prima che potessero vedere la luce del giorno? In Italia invece ci preoccupiamo di trovargli un albergo, una tessera telefonica e un pasto caldo. Renzi e Alfano la smettano di frignare invocando l’aiuto dell’Ue e vadano a imparare come agiscono i Paesi seri».

https://www.facebook.com/pages/Politici-che-non-hanno-MAI-lavorato-ELENCO-UFFICIALE-MANDIAMOLI-A-CASA/274354875910343

FONTE:

http://www.qelsi.it/2014/bloccati-al-brennero-93-profughi-e-rispediti-in-italia/

ANCONA: DISOCCUPATO IN SCIOPERO DELLA FAME E DELLA SETE ALL’AGENZIA DELLE ENTRATE

15 luglio 2014

Guadagna 380 euro al mese e lo Stato gliene chiede 100. Non riesce a vivere in questo modo e da oggi è in sciopero della fame e della sete davanti alla sede dell’Agenzia delle Entrate.
Corrado Amborsi, 40 anni di Ancona, è disoccupato e guadagna ogni anno 4.560 euro affitando agli studenti alcune stanze della sua casa. Ora lo Stato gli chiede 1.116 euro di imposte (reddito 2013). Per lui è ingiusto e umiliante. Non ce la fa ad andare avanti così. Per questo da martedì mattina è in sciopero della sete e della fame, davanti alla sede provinciale dell’Agenzia delle Entrate di via Palestro. «Mi chiedono il 25% ma io così non campo – ha detto il 40enne – Questa è la legge ma per me è ingiusta e contro la dignità individuale. Per questo io non la rispetto. Mi hanno spiegato che se sono redditi da capitale vengono tassati al 25%, mentre se fossero stati reddito da lavoro sarei rientrato nella fascia esentasse. Mi chiedono il 25% ed è tutto regolare lo so, non ci sono errori ma per me è un’assurdità».I FATTI. Erano le 11 circa del mattino quando l’uomo è entrato nella sede di Ancona Entrate di via Palestro, pochi metri prima di piazza Pertini. Il 40enne si è recato in un ufficio dal quale poi è uscito con una faccia sconsolata. A quel punto ha sbattuto le cartelline e i documenti per terra e lì si è seduto a petto nudo. E non ha intenzione di andare via. «Finchè non risolveranno la mia situazione non mangerò e non berrò più. Mi devono portare vie con la forza» ha ribadito Corrado, che comunque non ha intenzione di commettere gesti inconsulti e vuole solo mettere in atto una protesta civile e non violenta. Ma a cosa potrebbe servire visto che c’è solo una legge da applicare? E in un certo senso lui vorrebbe anche essere di esempio per i cittadini quando dice che: «Gli italiani sono un po’ addormentati e magari questo mio gesto potrà essere utile» ha detto Corrado. In mattinata sono arrivati i carabinieri che hanno provato a dissuadere l’uomo dal proseguire la sua manifestazione ma non c’è stato verso.(…)

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http://www.crisitaly.org/notizie/ancona-disoccupato-in-sciopero-della-fame-e-della-sete-allagenzia-delle-entrate/

BARI: APPALTI, ARRESTATO PER ESTORSIONE MANAGER SIRTI, COSTRINGEVA DITTE A VERSARGLI DANARO

nella Puglia di Mr Vendola/Legalità????

16 luglio 2014

Con l’accusa di estorsione, la Guardia di Finanza di Bari ha posto agli arresti domiciliari il responsabile dell’area manutenzione ed evolutiva per la Puglia Nord della Sirti spa, Michele Guerrieri. Secondo l’accusa Guerrieri, con la minaccia di una contrazione o di una interruzione delle commesse lavorative, ha costretto, in più occasioni, esponenti di società operanti in sub-appalto con la Sirti a versare denaro o a corrispondere altre utilità in suo favore. L’arresto è stato eseguito sulla base di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale su richiesta della procura del capoluogo pugliese. All’indagato sono contestate – è detto in una nota della procura – «una pluralità di condotte estorsive correlate all’attività di gestione delle commesse di lavoro della Sirti spa, società leader nel settore dell’ingegneria e dell’impiantistica di rete, operante in maniera esclusiva nella manutenzione della rete di trasporto nazionale di Telecom Italia». Nei confronti di Guerrieri e della sua famiglia il gip ha disposto il sequestro preventivo delle disponibilità economiche ritenute sproporzionate rispetto ai redditi legittimamente acquisiti. I sigilli sono stati apposti a somme in danaro, titoli, depositi, beni mobili e di lusso, per un valore complessivo di circa 300.000 euro. L’indagine è scaturita dalla denuncia di una delle vittime, che ha scoperchiato – secondo la pubblica accusa – «il muro di omertà che, per lungo tempo, ha caratterizzato il sistema illecito instaurato dall’indagato all’interno della Sirti Bari ai danni di talune imprese subappaltatrici e si è successivamente sviluppata attraverso intercettazioni, acquisizioni documentali, accertamenti bancari e audizioni informative».

Fonte Ansa

VEDI CHE A FARE SLURP-SLURP, QUALCOSA S’OTTIENE! RENZI SGANCIA 52 MILIONI PER PREPENSIONARE I GIORNALISTI: FA FELICI I GRANDI EDITORI (DA RCS AL GRUPPO ESPRESSO) CHE HANNO GIÀ PREDISPOSTO NUOVI STATI DI CRISI

Il governo ha presentato una proposta di modifica al decreto Pubblica amministrazione che stanzia quasi 52 mln € da oggi al 2019 per pagare i prepensionamenti nel settore dell’editoria –
Dal 2006 al 2013 – come ha spiegato un recente studio Fieg su 51 aziende – i ricavi pubblicitari dei quotidiani sono diminuiti di 630 milioni…

Alla fine questo Matteo Renzi non è così cattivo come lo si dipinge. Coi grandi giornali, ad esempio, anche se a volte sembra che non li ami, è di una cortesia che sfiora l’affettazione (loro, d’altronde, lo ricambiano d’amore purissimo con titoli e testi da cicisbeo pariniano).

Nel decreto Irpef, per dire, gli era scappato il taglio immediato della pubblicità legale sui giornali (appalti, avvisi pubblici, eccetera), che oggi è obbligatoria: “Ora c’è internet, quell’obbligo non ha senso: risparmieremo 100 milioni l’anno”, disse nella famosa conferenza stampa con le slide.

Poi, prudenzialmente, nel decreto scrisse che il risparmio era di “soli” 75 milioni, abbastanza comunque da allarmare gli editori. E infatti arrivò un provvidenziale emendamento del Pd, fatto proprio dal governo, che ha rinviato la faccenda al 2016.

Una bella boccata d’aria in un periodo di crisi nera, cui oggi si aggiunge il secondo, atteso, provvedimento. L’esecutivo, infatti, ha presentato una proposta di modifica al decreto Pubblica amministrazione che stanzia quasi 52 milioni di euro da oggi al 2019 per pagare i prepensionamenti nel settore dell’editoria.

I grandi gruppi editoriali – che hanno assorbito gran parte di questi fondi negli anni scorsi, cioè fin da quando il governo Berlusconi fece una legge ad hoc per ristrutturare le aziende editoriali a carico della collettività – erano parecchio preoccupati.

In tutto (cioè compresi i 51,8 milioni del governo Renzi) a questo fine nel bilancio dello Stato sono stanziati 23 milioni quest’anno, 29 il prossimo, 33 milioni nel 2016 e nel 2017, 30,8 milioni nel 2018, 23 nel 2019 e 20 milioni a decorrere dal 2020.
Una discreta quantità di denaro, attesa da tutti i big del settore:
dal gruppo Espresso al Sole 24 Ore, dai Caltagirone (Il Messaggero, Il Mattino, etc) alla Rcs del Corriere della Sera e dei periodici in crisi: tutti cominciavano a temere che il fondo non venisse rimpinguato per gestire la nuova tornata di prepensionamenti contrattata tra la fine del 2013 e oggi.
Ora i soldi ci sono, ma il sottosegretario delegato Luca Lotti – va detto – non ha accolto del tutto le pressioni arrivategli in questi mesi dagli editori.

L’emendamento, se non sarà modificato, contiene infatti due previsioni che i proprietari dei giornali hanno tentato in ogni modo di togliere dal testo: l’obbligo di assumere a tempo indeterminato un nuovo giornalista ogni tre pensionati con soldi pubblici e, soprattutto, il divieto per le aziende di concedere ai cronisti congedati un contratto di collaborazione (come invece si è regolarmente fatto negli ultimi anni).

Repubblica, per dire, dovrà probabilmente rifare la sua lista di 83 pensionandi su base volontaria, visto che la possibilità di continuare a scrivere e guadagnare aveva spinto in molti ad accettare anche se non erano costretti. Sono problemi interni, certo, ma ristrutturare le loro aziende per gli editori – soprattutto i grandi – è una necessità chiaramente non rinviabile. Lo dicono i numeri.

Dal 2006 al 2013 – come ha spiegato un recente studio Fieg su 51 aziende – i ricavi pubblicitari dei quotidiani sono diminuiti di 630 milioni, con una flessione del 60%, a fronte di una contrazione delle vendite del 36% (1,6 milioni di copie medie).
Non è andata meglio all’occupazione: dal 2009 al dicembre scorso sono andati persi oltre 1.600 posti di lavoro giornalistici e peggio è andata a poligrafici e impiegati. A questo fine, però, quasi mai sono stati impiegati i ricavi fatti dagli editori negli anni buoni, il che comporta una certa dose d’incoerenza per fogli adusi al lamento sullo Stato clientelare e a suonare la cetra per illustrare i meriti del libero mercato.

Fortuna che Renzi è così buono.

http://www.dagospia.it/rubrica-4/business/vedi-che-fare-slurp-slurp-qualcosa-ottiene-renzi-sgancia-52-milioni-80986.htm

BELLUNO: CHIESTO IL CANONE RAI PER I MONITOR DEL MUSEO, SCOPPIA LA PROTESTA

16 luglio 2014

I parlamentari bellunesi chiedono venga risolta una volta per tutte la questione del canone speciale Rai. I fatti risalgono già a un paio di anni fa e il problema era stato sollevato anche dalle associazioni di categoria bellunesi. Nel 2012, infatti, la Rai aveva inviato la richiesta di pagamento del canone speciale a chiunque avesse fuori dell’ambito familiare uno o più apparecchi adattabili alla ricezione delle trasmissioni televisive, indipendentemente dall’uso al quale gli stessi sono adibiti.
Una richiesta di pagamento che si è ripetuta anche di recente e che è stata indirizzata a tutti i soggetti iscritti alla Camera di commercio. «La questione va chiarita: questa vicenda rasenta l’accanimento», sottolinea il senatore Giovanni Piccoli, che ha presentato un’interrogazione al presidente del Consiglio dei ministri e ai ministri per lo sviluppo economico e dell’economia e finanze. Piccoli è inoltre tra i promotori di uno specifico emendamento al decreto 91, che esclude dal canone speciale Rai le cosiddette “utenze fittizie”, attualmente all’esame del Senato. «Le richieste della Rai sono esorbitanti soprattutto in un momento di forte crisi», aggiunge Piccoli, che nell’interrogazione chiede di sapere «se il Governo non ritenga opportuno intervenire con atti di competenza al fine di sospendere l’invio indistinto delle richieste di pagamento del canone speciale, nonché gli effetti delle indebite richieste». E in tutta la provincia si stanno registrando dei «piccoli grandi paradossi», come li definisce Piccoli. Un esempio è quello del Mim, Museo interattivo delle migrazioni, inaugurato da un anno dall’Abm all’interno della propria sede e dove sono presenti diversi monitor per la proiezione di immagini. Insieme a Piccoli, per chiedere di esentare il Mim dal pagamento del canone speciale Rai si è mosso anche il deputato Roger De Menech. «Il museo», argomenta nella sua interrogazione, «opera senza alcun fine di lucro, si prefigge scopi sociali e, pur utilizzando la tecnologia multimediale, assicura condizioni tecniche per non usufruire del servizio radiotelevisivo».
«Poiché si tratta di un museo interattivo, nella sua sede sono presenti diverse postazioni multimediali che fanno uso di un monitor per la proiezione di interviste, documentari, grafici, tutti realizzati in loco», continua De Menech.(…)

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ROANA: COMMERCIANTE 50ENNE, OPPRESSO DAI DEBITI, MINACCIA IL SUICIDIO DAL PONTE

ma nel prospero nord queste cose non succedono

16 luglio 2014

Voleva buttarsi dal ponte per la disperazione dei debiti che l’opprimono. Così un commerciante altopianese ieri mattina ha spiegato al sindaco di Roana Valentino Frigo e al capitano dei carabinieri Davide Rossetti che lo hanno convinto a desistere dal suo proponimento. Soltanto poche ore prima un ragazzo di Sovizzo si era lasciato cadere facendola finita. Per questo Frigo, angosciato per il duplice episodio afferma: «Qui ci vuole un ponte nuovo, barriere comprese contro i suicidi, oltre a risolvere i tanti problemi di staticità della struttura che è datata 1923».
Il tentativo ha mobilitato carabinieri, vigili del fuoco, polizia locale e corpo forestale. Un esercente, afflitto da economica difficile, ha parcheggiato l’auto a bordo strada e si è avvicinato al parapetto. Automobilisti di passaggio hanno subito avvertito il 118; all’arrivo dei soccorritori l’uomo è salito sul muretto minacciando di buttarsi se qualcuno si fosse avvicinato. Per evitare qualsiasi rischio il sindaco ha ordinato la chiusura della strada, deviando il traffico verso la strada “del Giamolo”, prima di avvicinarsi all’uomo.(…)

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MARIANO COMENSE: SENZA CASA E LAVORO, VIVE AL PARCO, «IL COMUNE? NON MI HA AIUTATO»

la società civile come aiuta? Come mostra la solidarietà? E quel comune, al quale va quella rapina sotto il nome di TASI non ha due euro per questo signore?
In Brianza? Nel Nord? Ma son tutti ricchi si dice, e pure evasori.
Ma che strano stato di diritto

16 luglio 2014

«Da venti giorni sono costretto a vivere al parco di via dei Vivai perché non ho più una casa: ho chiesto aiuto al Comune, ma mi hanno risposto picche». Quella di Cristiano Tonial, marianese, 46 anni, è una storia drammatica che l’assessore ai Servizi sociali Simone Conti vorrebbe «ascoltare di persona: per cui, incontriamoci e parliamone». La discesa verso il basso, che ha portato il cittadino a vivere di espedienti, è la conseguenza della crisi che si è abbattuta sulla ricca Brianza trascinando nel baratro tante persone. Tonial, di professione autista ed escavatorista per alcune imprese edili, nel 2012 ha perso il lavoro e da allora il suo è stato un calvario. «Nonostante continui a cercare un’occupazione – spiega – non riesco a trovare nulla e così sono rimasto parecchio in arretrato con l’affitto del monolocale in cui abitavo. Tre settimane fa, il padrone di casa mi ha mandato via e da allora vivo nei parchi del Comune trovando di notte dei ricoveri di fortuna».(…)

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PADOVA: SFRATTATO DA 15 GIORNI, 66ENNE FORZA LA SERRATURA DI CASA E SI SUICIDA IMPICCANDOSI

il mondo della società civile tanto facile all’indignazione se il “povero” è migrante dov’è???

Silenzio? Magari, invece quella società civile pontifica sul’evasione fiscale.

16 luglio 2014

Era stato sfrattato 15 giorni fa ma questa mattina ha forzato la serratura, è entrato nella sua ex abitazione e si è legato una corda al collo. E’ accaduto a Padova. A togliersi la vita in questo modo è stato un italiano 66enne, di professione meccanico. Sul posto sono intervenuti i sanitari del Suem e i carabinieri della compagnia di Padova. In corso le indagini.

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Rifiuti di ‘ndrangheta al posto del cemento: ecco come nasce la ”Terra dei Fuochi” della Valsusa

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tav ndrangheta

Ogni tanto emerge qualche nome illustre, un politico, un imprenditore, che avrebbe aderenze mafiose e al tempo stesso affari nelle grandi opere. Ma, seppur sotto traccia e in silenzio, l’operazione “San Michele” della Direzione Distrettuale Antimafia di Torino prosegue incessantemente, che finisca sui titoli dei giornali o meno. E anche quando non ci finisce, spesso i fatti che porta a galla non sono meno gravi di quando fanno più rumore.

Per esempio, la Terra dei Fuochi della Valsusa pare essere sulla buona (si fa per dire) strada per seguire l’esempio che viene dalla Campania. Qui non ci sono roghi, ma c’è tanto cemento: piloni portanti di autostrade, ferrovie, viadotti di ogni tipo. Se si analizzassero quelle costruzioni, si scoprirebbe – secondo gli inquirenti – che di “cemento” ce n’è pochino: in massima parte c’è spazzatura. Sì, immondizia edilizia; tondini, asfalto, fresato, macerie, tutto frantumato per essere riutilizzato come materiale portante in quegli stessi cantieri da cui era uscita come scarto.

Le cave della ‘ndrangheta abbondano nella valle che porta il suo vento su Torino, disseminate ovunque; la roba poi viene sminuzzata e utilizzata in mille opere, quasi sempre in mano ad aziende calabresi (monopolizzano il movimento terra) in odore di criminalità. Cantieri della ferrovia a Vaie e alla Chiusa, svincolo autostradale di Bruere, cantiere Smat a San Didero, infiniti luoghi in cui buttare quella che i soggetti coinvolti definiscono, nelle telefonate intercettate, “un mucchio di merda”, “roba che meno male che non ci fanno gli esami”.

E se per caso accade che in un determinato momento non ci sia un cantiere attivo (e monopolizzato) in cui buttare la “sostanza”? Nessun problema: la Valle è grande e piena di angoli che sembrano fatti apposta. A chi non verrebbe in mente, d’altronde, di scaricare tonnellate di quella “porcheria” (sempre parole loro) in un laghetto blu poco fuori Sant’Antonino, gestito dall’associazione locale della pesca sportiva? Oggi il laghetto non c’è più, ucciso, letteralmente coperto, da quella roba.

Alle aziende che operano in questo modo si rivolgono tutti coloro che devono operare demolizioni, perchè dove si costruisce molto prima si demolisce molto. Le demolizioni costano, ma questi soggetti possono fare risparmiare i clienti perchè poi hanno il loro tornaconto nell’utilizzare gli scarti di quei lavori nelle costruzioni di cui prenderanno gli appalti, al posto di materiali costosi tipo il cemento (quello vero). Giovanni Toro, leader maximo degli sminuzzatori di rifiuti, quando nel 2012 il sindaco di Sant’Ambrogio vuole farli sbaraccare dice “E che minchia, stiamo aspettando che apre il passante ferroviario per buttare tutto lì dentro, che possiamo fare?”.

Processo ai No Tav. La mafia in Val Susa non è argomento rilevante

In apertura dell’ultima udienza stagionale, la Lectio Magistralis di Zucchetti sui gas Cs. Poi le tante istanze della difesa per far considerare le mancanze rilevate nella prima fase del processo, tra cui le risultanze dell’ultima inchiesta sulle infiltrazioni mafiose. Tutto respinto, come sempre

di Fabrizio Salmoni.

Non sono rilevanti ai fini dei fatti sotto processo e non costituiscono fatti attenuanti. L’operazione “San Michele” e le informative dei Carabinieri che hanno recentemente portato a provvedimenti contro Giovanni Toro e iPdem Vincenzo Donato, Nino Triolo e Franco Zaccone, l’ambiguità delle posizioni di Salvatore Gallo (“signore delle tessere” Pd in Val Susa) e di Ferdinando Lazzaro ex titolare Italcoge indagato per smaltimento illecito di rifiuti, l’informativa del Ten. Col. dei Carabinieri Domenico Mascoli in cui si parla dei rapporti tra ditte del cantiere e ‘ndrangheta…per la Corte, tutto questo non c’entra niente con le ragioni dei valsusini nel contestare anche duramente un cantiere già illegittimo per tanti dettagli (area recintata, Cup, ordinanze ripetute, appalto Cmc, costi delle forniture gonfiati a dismisura – v. Expo e Mose – e subappalti vari). Anzi, a sentire la pmQuaglino, contestato solo “da piccoli gruppi” di persone.

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Questa è l’anomalia di un processo che non si vuole contestualizzare a costo di apparire provocatori come con il rifiuto dei pm di interrogare i testi a difesa “perchè ovviamente inattendibili” a priori manco fossero attendibili le schiere di agenti che hanno redatto relazioni di servizio identiche fin nella punteggiatura.

Sono state respinte anche le richieste di riascoltare dirigenti della Questura sulle cui dichiarazioni si sono rilevate incongruenze o mancanze, o di rivedere il ruolo delle ditte che lavorano a Chiomonte. Separare ogni motivazione dalle pietre lanciate dai dimostranti. Questo è il succo di un processo condotto da un Presidente che, interpellato sulla legittimità delle insistenti perquisizioni filmate all’ingresso dell’aula, dichiara di non sapere chi ne sia competente.

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In questo clima è legittimo chiedersi quanto potrà incidere la “Lezione Magistrale” tenuta in apertura dal Prof. Massimo Zucchetti in veste di consulente sulla natura dei gas Cs ampiamente, anzi straordinariamente utilizzati nei giorni degli scontri (quasi 5000 solo il 3 Luglio – ricordiamo).

Zucchetti ha reso edotto il Tribunale su composizione, aspetti legislativi europei, effetti a breve, medio e lungo termine di gas classificati nel novero delle armi da guerra di gruppo BNC (batteriologico-nucleare-chimico) e in quanto tali vietati dalle convenzioni europee ma che per inaccuratezza (o per ovvietà conseguente) degli estensori non vengono citati negli usi “civili”.

Tutte cose che i valsusini sanno già a memoria da tempo ma di cui certo l’opinione pubblica non è al corrente.

Dopo aver quindi rifiutato ogni possibilità di ulteriori approfondimenti, il Presidente che – dicono gli informati – ha fretta di andare in pensione dopo questo processo, rinvia al 16 Settembre. Si prevedono le arringhe dei pm per il 30 Settembre o il 7 Ottobre, che saranno precedute da dichiarazioni spontanee degli imputati.

(F.S. 15.7.2014)