Quando santificavate gli imprenditori coinvolti nell’inchiesta sulla ‘ndrangheta

post — 2 luglio 2014 at 07:27

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L’11 settembre Ferdinando Lazzaro andava in televisione a lamentarsi del clima della Valle di Susa, dove i notav secondo lui, gli impedivano di lavorare tranquillamente, lo diceva lui, l’imprenditore serio e martirizzato dai cattivi notav.

Poco dopo un cassonetto veniva dato alle fiamme all’interno dell’Italcoge e vai politicanti gridavano al paragone tra il movimento notav e la mafia e senza mezzi termini, avevano già trovato i responsabili.

Ora dopo l’ennesima presenza di Ferdinando Lazzaro in un’inchiesta riguardante la criminalità organizzata, abbiamo capito bene chi sono i mafiosi e personaggi come Esposito e Lupi, tra gli altri, si dovrebbero vergognare, visto che hanno sostenuto ed eretto ad eroi personaggi come Ferdinando Lazzaro.

Stesso discorso vale per Ltf, che con l’Italcoge ha lavorato a lungo, dimostrando il coinvolgimento delle ditte della Valle nel cantiere Tav, dallo sgombero della Maddalena ad oggi.

Ci andrebbero delle sane dimissioni.

“Questa escalation di violenza fa male non solo a noi imprenditori ma a tutta la valle di Susa. E soprattutto al movimento No Tav”: questo il commento di Ferdinando Lazzaro, uno dei fratelli titolari dell’Italcoge. Lazzaro in passato era stato vittima di atti intimidatori di frange estreme del movimento. In un’aggressione aveva riportato la frattura di un braccio. “Andare avanti in queste condizioni è sempre più difficile. Di più non riesco a dire”Huffington Post 12/09/2013

 Secondo il senatore del Pd Stefano Esposito, tra i più attivi contro il movimento No tav, è per questo motivo che nella notte è stata colpita la sua azienda. “Lazzaro è intervenuto in trasmissione alle 23, e due ore dopo vi era un incendio nella sua cava – ha dichiarato Esposito -. È la più classica delle ritorsioni, in perfetto stile mafioso”.“Alla luce di questa situazione – ha aggiunto Esposito – credo sia necessario che il ministro Lupi estenda le tutele antimafia anche alle imprese della Valsusa”.

Huffington Post 12/09/2013

Alfano: TAV, forse verifiche analoghe a Expo 2015

di Leonardo Capella

Il ministro Angelino Alfano il 2 luglio in commissione Affari Costituzionali del Senato, affrontando diversi temi legati alla sicurezza. Il tema centrale è stato la gestione dei flussi migratori ma, probabilmente a causa della forza della pressione mediatica creatasi a seguito degli ultimi arresti nell’operazione San Michele, ha dichiarato “anche per la Tav, sulla quale è alta l’attenzione degli investigatori, si potrebbe procedere a verifiche antimafia e amministrative analoghe a quelle adottate per l’Expo 2015, che hanno portato sin qui a 39 interdittive”.

Evidentemente vi è una difficoltà nel trovare misure in grado di contrastare preventivamente e in modo efficace le infiltrazioni nelle grandi opere. La dichiarazione del Ministro, che per altro resta sull’ipotetico, potrà generare forse frutti nel futuro. Ad oggi però registriamo come le azioni intraprese dalle Istituzioni non siano stati sufficienti a escludere la preoccupazione di infiltrazioni malavitose. Notiamo infatti che ha segnalare la presenza in cantiere di un azienda sprovvista di certificato antimafia è stato il movimento No TAV e che la presenza nel cantiere di Chiomonte della società Toro, coinvolta nella recente operazione dei ROS, gli ha permesso di accaparrarsi la bitumatura delle strade interne.

(L.C.04/07/2014)

Maxiprocesso No Tav: l’ambulanza non passa

Sentito parte l’equipaggio del 118 che intervenne il 3 luglio 2011. Un consulente tecnico, carte alla mano, traccia le corrette distanze tra manifestanti e Ff.Oo alla centrale Aem di Chiomonte e all’area museale della Maddalena.

di Massimo Bonato

Pochi testi stamane all’udienza. Tre testimoni, un consulente e un osservatore, Mauro Aretini, avvocato della Camera Penale del Piemonte che assiste dai banchi come “osservatore neutrale” il dibattimento. Un processo caratterizzato da ormai troppo tempo da tensioni, forti contrasti tra accusa e difesa, Pubblici ministeri e avvocati, tra cui si interpone ora la Camera Penale come organismo superiore di controllo.

Ma intanto vengono sentiti C.P. medico e F.L. infermiere professionale del 118 che in servizio il 3 luglio 2011 sono stati chiamati a intervenire quattro volte per portare soccorso sui luoghi degli scontri. Ma uno dei servizi non ha esito. Raggiungono regione Gravella da Chiomonte, penetrano con l’ambulanza attraverso il forte flusso di manifestanti che risalgono la strada, ma arrivati in prossimità del ponte viene impedito loro di proseguire. Trattano con i funzionari delle Forze dell’ordine che si trovano sul ponte, ma a entrambi viene risposto che l’ambulanza non può passare, nonostante il luogo d’intervento richiesto dalla centrale operativa sia proprio la centrale elettrica Aem, dove dovrebbe trovarsi una ragazza, una donna con problemi respiratori. Del resto, C.P. osserva che il suo operato è subordinato agli ordini delle Ff.Oo., perché da queste dipende il calcolo di rischio cui verrebbe sottoposto lo stesso equipaggio dell’ambulanza. I Pm insistono sulla precisione degli orari, sulla corretta localizzazione del mezzo, del personale perché, se C.P. dichiara che gli ostacoli posti sulla strada erano stati rimossi dai manifestanti per lasciare passare il mezzo, le fotografie mostrate dai Pm dimostrerebbero il contrario. Si inanellano orari e posizioni, riconoscimenti, ricordi e fotografie, fino a che l’avvocato D’Amico chiede che si faccia il punto della situazione, sciogliendo la “confusione” venutasi a creare “non a caso”. Il medico ripete per l’ennesima volta quanto ha già affermato. Nonostante il blocco, il personale sanitario resta sul luogo, a prestare soccorso a qualche persona che si rivolge all’ambulanza per i primi medicamenti: un giornalista di Al Jazeera colpito a un braccio da un lacrimogeno, e altre persone con forti problemi respiratori. Volano lacrimogeni e oggetti che C.P. nota soltanto quel che basta per sottrarsi al pericolo di essere egli stesso colpito.

Sono i lacrimogeni che vengono sparati tanto davanti ai betafence a chiusura di strada dell’Avanà, di fronte alla centrale Aem, tanto finiscono sui prati dove si trova P.R. con i figli e la madre, e tante altre famiglie; finiscono anche su un’ambulanza. Lacrimogeni sparati senza che la teste sappia spiegarsene il motivo: da dove si trova infatti ha nalle visuale proprio i betafence e i manifestanti al di qua di essi, ma non scorge atteggiamenti aggressivi o lanci di oggetti contundenti che giustificherebbero una reazione.

Il calcolo tra manifestanti e Ff.Oo. lo fa M.A., geometra di professione e consulente tecnico che ha esaminato carte Stella, più precise di quelle fornite da Google, mappe catastali e materiale fotografico: da dove si trovano le Fo.Oo. a dove si trovano i manifestanti alla centrale elettrica si contanto 54 metri, 58 se si aggiunge il ponte. Distanza analoga che intercorre tra manifestanti e Ff.Oo. anche nell’area archeologica. “Da dove si trovavano i manifestanti il camion idrante, sotto il viadotto, era raggiungibile? Una parabola, il lancio di una pietra poteva raggiungere il camion in quel luogo?” chiede l’avvocato Bertone, “Secondo me è improbabile, per l’angolazione e per la distanza” risponde il consulente.

M.B. 01.07.14

APPELLO da Niscemi: Manifestazione Nazionale 9 agosto

http://www.autistici.org/spintadalbass/?p=2965 Cattura587

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 APPELLO
 
Il Coordinamento Regionale dei Comitati NOMUOS prende atto di questo ulteriore vergognoso decadimento democratico delle istituzioni non più capaci né di svolgere né di difendere neanche formalmente il proprio ruolo istituzionale.La lotta continua e da ora in avanti avrà da additare dei nuovi nemici negli esponenti dei partiti indegni che oggi platealmente hanno tradito la popolazione siciliana e nazionale.
 
Invita tutti a partecipare alla lunga estate di lotta per la smilitarizzazione della Sicilia che culminerà nella Manifestazione Nazionale del 9 Agosto a Niscemi.
 

Il 25 giugno la Camera dei Deputati ha respinto l’Atto ispettivo 1-00344, una mozione i cui primi firmatari sono: Erasmo Palazzotto (SEL); Gianluca Rizzo (M5S); Mario Sberna (PI). I Parlamentari firmatari della Mozione, accogliendo una sollecitazione venuta dal Coordinamento Regionale dei Comitati No MUOS, chiedevano al Governo di sospendere ogni accordo bilaterale riguardante il MUOS. Tali accordi, infatti, non sono sorretti dal Trattato NATO, che non prevede l’obbligo da parte degli stati membri di subire la presenza di militari e armamenti stranieri sul proprio territorio e riguardano scelte di politica internazionale di primaria importanza. In particolare, per quanto riguarda il MUOS, trattandosi di installazione di Uso Esclusivo delle Forze Armate USA, che fa parte di un sistema di comunicazione globale che richiede il simultaneo funzionamento di tutti i trasmettitori, la sua messa in funzione comporterà l’immediata partecipazione a tutte le scelte belliche statunitensi senza possibilità di dissociarci. Sono evidentissime le ricadute sul piano della politica internazionale, perché evidentemente ci proietteranno in una condizione di ostilità verso alcuni paesi verso i quali magari abbiamo rapporti diplomatici e commerciali. Altrettanto evidente che, all’interno del nostro territorio, stiamo consentendo l’installazione di un obiettivo sensibile di primaria importanza. Nelle guerre moderne, infatti, i sistemi di comunicazione hanno rilevanza strategica addirittura superiore agli armamenti tradizionali e diventano obiettivo principale degli attacchi nemici. Ciò che è più grave, secondo i parlamentari firmatari della mozione, è che simili decisioni siano state prese dal Governo e da rappresentanti delle Forze Armate, sottraendole totalmente al dibattito parlamentare, con evidente violazione dell’Art. 80 della Costituzione che prevede che gli accordi internazionali aventi valore politico siano rimessi all’approvazione da parte del Parlamento. Con mossa a sorpresa, Nuovo Centro Democratico e PD hanno presentato due nuove mozioni, che, ignorando totalmente la questione di politica internazionale, hanno riportato la discussione sul mero piano dell’elettromagnetismo e dei rischi per la salute. Tali mozioni, alla fine approvate, sono del tutto inutili, non aggiungendo nulla a ciò che era già stato deciso riguardo a controlli futuri e spianano la strada alla messa in funzione del MUOS i cui effetti nocivi sulla salute saranno valutati solo a fatti compiuti e a morti ben seppelliti. I partiti che hanno sostenuto queste mozioni — vale a dire PD, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega Nord, Nuovo Centro Democratico — hanno di fatto condannato la Sicilia al ruolo, già definito da alcuni Ministri, di Portaerei sul Mediterraneo o Checkpoint Charlie uccidendo definitivamente ogni speranza di sviluppo orientato al turismo, all’accoglienza, ai prodotti locali, alla valorizzazione del patrimonio artistico… D’ora in avanti questi partiti e i loro esponenti non pensino più di presentarsi in Sicilia a parlare di crescita e di occupazione. Riprendendo le parole accorate dell’On. Grillo (M5S) “SONO CORRESPONSABILI DI UN GOVERNO COMPLICE ED ASSASSINO!”

Il Coordinamento Regionale dei Comitati NOMUOS prende atto di questo ulteriore vergognoso decadimento democratico delle istituzioni non più capaci né di svolgere né di difendere neanche formalmente il proprio ruolo istituzionale. La lotta continua e da ora in avanti avrà da additare dei nuovi nemici negli esponenti dei partiti indegni che oggi platealmente hanno tradito la popolazione siciliana e nazionale. Invita tutti a partecipare alla lunga estate di lotta per la smilitarizzazione della Sicilia che culminerà nella Manifestazione Nazionale del 9 Agosto a Niscemi.

http://www.nomuos.info/

Coordinamento Regionale dei Comitati No Muos

Sono arrivati a lavorare altri amici della ‘ndrangheta

A pochi giorni di distanza dal blocco del cantiere di Voltaggio per la mancanza del requisito antimafia della ditta Lauro s.p.a. arriva in Vallemme un’altra azienda su cui gravano ombre pesantissime.

da NoTavTerzoValico.info

A differenza di certa stampa locale, dei sindacati confederali e del Partito Democratico, secondo cui la mafia è un incidente di percorso in un sistema indiscutibilmente onestoi dati che abbiamo raccolto nel tempo ci dicono che questa è la quattordicesima azienda impresentabile (o giù di lì) che viene a lavorare sul nostro territorio.

Si tratta della casalese Mussano & Baracco, che vanta una citazione nel processo Minotauro, il più grande di sempre in Piemonte contro la ‘ndrangheta. Questa azienda ha costituito un’ATI (associazione temporanea di impresa) con una ditta del canavese, la Biondi s.p.a., che risulta nella disponibilità di Giovanni Macrì. Con questa ATI ha partecipato a diversi lavori, finendo nel 2008 in uninchiesta astigiana (l’inchiesta “Toutvenant”) per aver condizionato alcune gare d’appalto insieme ad altre aziende piemontesi. Ma se credete che basti così poco per lavorare al Terzo Valico vi sbagliate di grosso: chi è questo Macrì? Condannato a 2 anni nel primo grado di Minotauro, è in grande confidenza con Bruno Iaria, uno dei più potenti ‘ndranghetisti piemontesi, che diventa suo socio occulto.

È uno dei protagonisti del voto di scambio con Fabrizio Bertot, l’ex sindaco di Rivarolo Canavese approdato al parlamento europeo grazie ai voti della ‘ndrangheta in Piemonte, che prometteva in cambio proprio i lavori del Terzo Valico. Nelle intercettazioni briga insieme al boss Iaria e ad un colonnello dei carabinieri, Giuseppe Romeo, per convogliare voti su Bertot.

Ecco chi sono gli amici della Mussano & Baracco. Anche loro a posto con i certificati? Sua Eccellenza il Prefetto Romilda Tafuri vorrà farci la cortesia di uscire da Palazzo Ghilini, rendersi conto del problema e decidere di intervenire di conseguenza? La Procura di Alessandria vorrà essere così gentile da provare a fermare questo stillicidio quotidiano?

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La comparsa nella nostra zona delle ombre di Minotauro segue il blocco della Lauro s.p.a. e coincide con l’operazione che all’alba di ieri ha visto l’arresto di alcuni ‘ndranghetisti che lavorarono nel cantiere Tav di Chiomonte.

La politica (e anche la magistratura, a quanto pare) sta cercando di gestire questo verminaio come un piccolo incidente di percorso, con la solita retorica sulle mele marce da levare dal cesto, mentre è l’intero sistema Tav, per come è congegnato, ad essere criminogeno: nessuna utilità dimostrata, nessuna gara d’appalto, nessun controllo esterno sull’operato del general contractor, nessun vincolo per tempi e costi. Un sistema marcio alle fondamenta che merita di essere fermato.

Per approfondire sulle ditte coinvolte nei lavori del Terzo Valico e sulle infiltrazioni mafiose:

Sul cantiere di Voltaggio e sui nostri politici 30/06/2014

Tav, fermo cantiere Genova-Milano: mancano requisiti antimafia a ditta 29/06/2014

Stop al cantiere del Terzo Valico “Non è in regola con l’antimafia” 29/06/2014

Bloccato il cantiere di Voltaggio. Per infiltrazioni mafiose? 27/06/2014

Bloccati cantieri Lauro. Fuori dalla nostra terra 24/06/2014

A Novi appalti del Terzo Valico agli amici del PD di Muliere 15/05/2014

Ecco il lavoro che porta il Terzo Valico (Speciale della redazione di notavterzovalico.info) 07/05/2014

Appalti Terzo Valico, ancora ditte da brividi 02/04/2014

Condannati gli uomini del Cociv per i reati ambientali nel Mugello 24/03/2014

Scoperto chi lavora nel cantiere di Radimero ad Arquata 25/02/2014

Nuovi intrecci con il malaffare per le ditte del Terzo Valico 18/02/2014

Abbiamo offeso l’onorabilità del Cociv 07/02/2014

Ci mancavano solo le mani della camorra sul Terzo Valico 24/01/2014

Le mani della ‘ndrangheta sul Terzo Valico 22/01/2014

Da Arquata a Tortona: siamo con voi! 02/10/2013

Contro le mafie, contro il Terzo Valico 30/09/2013

Lauro Spa: criminali che si aggirano per Voltaggio 26/09/2013

Arquata Scrivia: un bel posto dove seppellire rifiuti tossici? 09/08/2013

L’impresa delle mega-frodi fornirà il cemento del Terzo Valico 08/08/2013

Ruspe bruciate a Serravalle, puzza di ‘ndrangheta 31/07/2013

Ecco un’altra ditta dei soliti noti 03/06/2013

Un boss a Castelnuovo 23/04/2013

Terzo Valico, ancora ditte impresentabili 19/03/2013

Cosa loro – Sulla firma del “protocollo per la legalità” 21/12/2012

NdrangheTav 14/10/2012

La mafia non esiste! 11/10/2012

C’è da mangiare anche per Lunardi…quello per cui con la mafia bisogna convivere 12/09/2012

Nelle mani dei banditi 10/09/2012

Comune di Novi, ansia da prestazione 20/08/2012

Bpm, arrestato Massimo Ponzellini per i finanziamenti a Corallo 29/05/2012

1991 /2012 – con Ponzellini si aggiunge un ulteriore tassello 30/05/2012

Alessandria – Gli affari della ‘ndrangheta. Non ci siamo capiti! 19/09/2011

Alessandria – Gli affari della ‘ndrangheta 05/09/2011

ANOMALIE GIUDIZIARIE -1

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 OMISSIS untitled773

 L’ordinanza di custodia cautelare degli ‘ndranghetisti, malavitosi, affaristi SI TAV viene eseguita il giorno 1 luglio 2014, ben 87 giorni dopo. Perché? Il pony express faceva sciopero? untitled774

 OMISSIS untitled775

L’ordinanza di custodia cautelare dei NO TAV accusati ingiustamente di terrorismo [cfr. sentenza della Corte di Cassazione del 15/5/2014] viene eseguita il 9 dicembre 2013 QUATTRO giorni dopo.

 QUALCOSA NON QUADRA.

I NO TAV SONO PIU’ PERICOLOSI DELLA ‘NDRANGHETA?

Una terra dei fuochi in Valsusa, ecco la cava dei veleni al servizio dei clan

http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/07/05/news/una_terra_dei_fuochi_in_valsusa_ecco_la_cava_dei_veleni_al_servizio_dei_clan-90741842/

E’ a Sant’Ambrogio di Susa: una storia emersa dall’inchiesta sulla ‘ndrangheta che puntava agli appalti dell’alta velocità Torino-Lione

di Federica Cravero e Fabio Tanzilli

Una terra dei fuochi in Valsusa, ecco la cava dei veleni al servizio dei clan

La cava dei veleni Rifiuti tossici smaltiti di notte, fusti nascosti senza nemmeno sapere esattamente cosa contengano e quanto possano inquinare.

Poi operai costretti a respirare esalazioni nocive e a bere il latte per sopravvivere ai veleni inalati: “Quella cosa che esce dalla cisterna… a noi ci… ci ammazza!”.

Non siamo a Gomorra, e non è la Terra dei Fuochi. È la Val Susa. È qui, nelle cave delle montagne, che il business della movimentazione terra si interseca con lo smaltimento illecito dei rifiuti, permettendo di abbassare le spese e ai boss e alla cosche di vincere gli appalti.

C’è la cava di Sant’Ambrogio di Torino, gestita dall’arrestato Giovanni Toro, al centro dell’operazione San Michele che svela un retroscena drammatico della lotta alla ‘ndrangheta.

Ci sono rifiuti che si interrano e poi si ha paura di toccare: “Ho paura a zappare perché non so cosa mi aspetta lì sotto… Poi c’è una puzza, topi, c’è un odore strano”, dice un operaio.

E per spiegare di che odore si tratti “si fa riferimento a materiali utilizzati dalla Toro per la stesa di asfalto nei pressi del casello autostradale A32 di Bruere, per conto della Sicogen-Ativa”.

Una puzza talmente forte da far strappare a Giovanni Toro una battuta: “Spero che non troviamo qualche morto!”, ma il suo interlocutore, suo fratello, al telefono non scherza affatto: “No, no, non è quello, è roba tossica, roba brutta… e c’è anche dell’Eternit! Ci sono i cosi, come si chiamano, i filtri, quelli di stoffa della ciminiera”.
Il meccanismo per creare il business è semplice. Quando si scava per creare delle fondamenta, quando si divelle una strada, quando si abbatte una costruzione o quando si fora una montagna si creano dei rifiuti da smaltire con certi criteri che costano parecchio.

Al contrario quando si impasta il cemento, quando si asfalta una strada, quando si costruisce un edificio si necessita di materiali nuovi che costano parecchio.

Se invece il materiale di risulta si porta in una cava e di nascosto lo si frantuma e lo si ricicla, allora la qualità non sarà granché, ma il risparmio è davvero ingente.

Tanto ingente da permettere qualunque ribasso nelle gare d’appalto e battere i concorrenti leali. Se poi il materiale riciclato è tossico, il disastro ambientale e per la salute è garantito.

C’è un episodio che esemplifica tutto ciò e risale al 5 febbraio 2013 quando un operaio pugliese assieme a due colleghi marocchini riceve l’ordine di aprire dei fusti lasciati là da varie imprese clandestinamente.

È una mansione pericolosa perché nessuno ancora oggi sa cosa ci fosse dentro quei bidoni.

“Mi sono sentito male per quella cosa che esce da sotto…”, dice l’operaio a Toro, che anziché preoccuparsi delle sue condizioni lo gela: “Ti stai comportando male, non sei più quello di prima, non andiamo più d’accordo, non ti piace più stare con me, parlerò con tua madre. Se a te ti va bene rimani e ti comporti in un certo modo, sennò puoi anche andare in Puglia”.

È una questione di rispetto: “Non hai rispetto per una persona che ti ha dato da mangiare fino adesso, una persona che ti ha dato casa e bollette, ti ho pagato tutto… Se non hai rispetto per me, telefona a tua madre ed è finito tutto “.
Ma non è il solo a essersi sentito male quando si accendono i fuochi sotto alle cisterne per sciogliere il contenuto e sversarlo: “Quando riempiono con la caldaia attaccata escono tutti i fumi, tutti i vapori… e quando vai a versare bitume dentro è lì che ti dà il colpo”.

Quando gli operai si sentono male, gli imprenditori ridono: “Mi ha detto che sono stati male, sono dovuti andare a bere del latte, uno è svenuto, volevo chiamare l’elicottero poi si è ripreso “.

Salvo doversi giustificare anche a se stessi: “Mica ci sono sempre lavori belli da fare, può capitare anche che ci sono lavori brutti e cosa facciamo… non li facciamo? ” e lamentarsi con chi quei rifiuti li scarica nella cava di Toro: “È la merda della merda, non ne voglio… minchia… cosa mi hanno portato?”.
Dalle intercettazioni emerge che i controlli qualche volta arrivano e fanno paura: “Stamattina sono venuti a fare le foto, l’Arpa di Noè – scherzano – il mio palista ha visto che facevano le foto, buon segno forse. Hanno visto tutto pulito qua davanti, effettivamente non hanno più ricevuto roba, l’hanno solo buttata fuori”.

I BRICS E L’ALLEANZA ANTI-DOLLARO

Postato il Venerdì, 04 luglio
 
DI TYLER DURDEN
Mentre i governi di tutto il mondo sono occupati a nascondere alla loro devastata classe media la vera faccia del mercato e a distrarla dal progressivo impoverimento della sua esistenza, dietro le quinte sta avvenendo qualcosa di veramente importante, di cui solo pochissimi si rendono conto: è già iniziata la de-dollarizzazione del mondo.
 
Uno nuovo sistema di scambio monetario tra le banche centrali dei BRICS faciliterà il finanziamento del commercio, bypassando completamente il dollaro e potrà agire anche come sostituto de facto del FMI.
 
Nella foto: il governatore della Banca Centrale Russa, Elvira Nabiullina
 
Mentre molte delle amministrazioni pubbliche, con un enorme debito pubblico, di tutto il mondo sono occupate a distogliere l’attenzione di quel che resta della loro devastata “classe media” dal quotidiano impoverimento della loro esistenza e a distrarla con fuochi d’artificio e effetti speciali, per mostrare loro una faccia del tutto diversa del mondo in cui vivono tutti i giorni, dietro le quinte sta avvenendo qualcosa di veramente importante, di cui solo pochissimi si rendono conto: è iniziata la de-dollarizzazione del mondo.
 
Come esempio più recente di quanti siano i paesi che stanno gettando le basi per questa guerra valutaria finale, andiamo di nuovo in Russia dove Valentin Madrescu di Vor ci spiega quanto avviene, lentamente ma inesorabilmente, nei paesi del BRICS –  acronimo concepito con orgoglio da Goldman per perpetuare l’“american away of life”  e per portare miliardi di debito in dollari in quei mercati senza protezioni mercati che si stanno trasformando in una alleanza antica dollaro.
 
I BRICS si stanno trasformando in una alleanza anti-dollaro, da VOR
 
Prima della sua visita cruciale a Pechino la prossima settimana, il governatore della Banca Centrale Russa, ElviraNabiullina ha incontrato Vladimir Putin per riferire sui progressi dell’imminente accordo di swap rublo-yuan con la Banca Popolare Cinese. Il Cremlino usato la riunione per far conoscere al mondo i dettagli tecnici della sua alleanza internazionale anti-dollaro.
 
Il 10 giugno, Sergey Glaziev, consigliere economico di Putin ha pubblicato un articolo che delinea la necessità di creare un’alleanza internazionale di paesi disposti a sbarazzarsi del dollaro per i loro commerci internazionali e a rifiutarsi di continuare a stoccare dollari come riserve valutarie. L’obiettivo finale sarebbe quello di far ingripparela  macchina-stampa-soldi di Washington che serve ad alimentare il suo complesso militare e industriale e che sta permettendo agli USA di diffondere il caos in tutto il mondo, fomentando le guerre civili in Libia, Iraq, Siria ein Ucraina. I critici di Glaziev ritengono che una questa alleanza sarebbe difficile da realizzare e che la creazione diun sistema finanziario globale non basato sul dollaro sarebbe estremamente impegnativo da tutti i punti di vista tecnici. Tuttavia, nel suo colloquio con Vladimir Putin, il capo della Banca Centrale Russa ha presentato una elegante soluzione tecnica per questo problema e ha lasciato trasparire un chiaro indizio per i membri dell’alleanza anti-dollaro che nascendo con gli sforzi di Mosca e Pechino:
 
“Abbiamo fatto un sacco di lavoro per l’accordo di swap rubloyuan, per  semplificare il finanziamento del commercio. Su questo tema ho una riunione la prossima settimana a Pechino” – ha detto quasi per caso e poi ha lanciato la bomba:“Stiamo discutendo con la Cina ed con i nostri  parters del BRICS sull’istituzione di unsistema di scambi multilaterali che permetterà di trasferire risorse da un paese all’altro paese, se necessario.Una parte delle riserve valutarie potrà essere destinata a questo scopo [il nuovo sistema]. (Prime news agency)
 
Sembra che Cremlino abbia scelto l’approccio all-in-one per costruire la sua alleanza anti-dollaro. Uno scambio monetario tra le banche centrali dei BRICS faciliterà il finanziamento del commercio, bypassando completamenteil dollaro. Allo stesso tempo, il nuovo sistema potrà anche agire come sostituto de facto del Fondo Monetario Internazionale, perché permetterà ai membri dell’alleanza di usare le risorse per finanziare i paesi più deboli.
 
Come importante bonus, che scaturirà da questo “sistema quasi-FMI”, i BRICS utilizzeranno una parte (molto probabilmente la “parte del dollaro”) delle proprie riserve valutarie per sostenerlo, riducendo drasticamente la quantità di strumenti in dollari acquistati dai più grandi creditori esteri degli Stati Uniti.
 
Gli scettici sicuramente diranno che una alleanza dei BRICS, basata su un sistema anti-dollaro, non riuscirà aprivare il dollaro del suo status di valuta di riserva globale, ma invece di discutere contro questa linea di pensiero, sarebbe più facile osservare che Washington sta facendo del suo meglio per allargare le fila dei nemicidel dollaro.
 
Quando il canale TV Russia 24 ha chiesto a Sergey Kostin, di commentare le dichiarazioni della Nabiullina, Presidente della banca statale  VTB e una delle più convinte sostenitrici delle politiche anti-dollaro, ha ottenuto una prospettiva interessante sulla situazione in Europa:
 
“Credo che il lavoro di swap tra rublo e yuan sarà finalizzato nel prossimo futuro e che la forma per chiarire i pagamenti rublo-yuan sarà lasciata libera. Ma comunque, noi non siamo gli unici che stanno prendendo questa iniziativa. Sappiamo delle affermazioni fatte da Mr. Noyer, Chairman della Banca di Francia e come corollario a quanto gli Americani  hanno fatto alla BNP Paribas,  egli ritiene che il commercio con la Cina debba essere gestito in yuan o euro.”
 
Se la tendenza attuale dovesse continuare, presto il dollaro sarà abbandonato dalle più importanti economie globali e sbattuto fuori dalla finanza del commercio globale. Il bullismo di Washington porterà anche i suoi alleati storici a dover scegliere l’allenza dei BRICS, invece del sistema monetario attuale basato sul dollaro.
 
Il punto di non-ritorno per il dollaro potrebbe essere molto più vicino di quanto si creda. Infatti, camminando camminando, potrebbe aver già sceso quello scalino che indica il punto di non-ritorno, senza che nessuno ci abbia fatto ancora caso.
 
 
 
2.07.2014

Siria: jihadisti Isis prendono tutti pozzi petroliferi a Deir Ezzor

sabato, 5, luglio, 2014

I jihadisti che si riconoscono nello Stato islamico controllano quasi tutti i pozzi petroliferi della provincia siriana di Deir Ezzor, al confine con l’Iraq.   Ad affermarlo e’ l’Osservatorio siriano dei diritti umani.
Nelle aree controllate lo Stato islamico ha instaurato il “Califfato” proclamato nei giorni scorsi da Abu Bakr Al Baghdadi. I jihadisti , afferma la ong, “hanno preso il controllo del campo petrolifero di Tanak, nell’area desertica di Sheiytat, nell’est della provincia”. Qualche ora prima era stata conquistata l’area petrolifera di al-Omar, la piu’ importante della provincia.
L’avanzata jihadista non ha conosciuto resistenza da parte dei qaedisti di al Nusra, che quelle aree avevano conquistato a novembre scorso. Manca all’appello il piccolo campo petrolifero di al-Ward ma e’ questione di ore e poi anche questo cadra’ nelle mani dei jihadisti. (AGI)