SANTA CATERINA DI CONCORDIA: ELETTRICISTA UCCIDE MEDICO PER UN LAVORO NON PAGATO E POI SI SUICIDA

COSA NON SI FA PER EVADERE LE TASSE IN ITALIA

15 luglio 2014

Quando l’altra sera i carabinieri hanno perquisito la sua casa a Carpi, oltre a trovare un fucile a pompa e una carabina – armi detenute legalmente con la Glock usata per l’omicidio-suicidio – sul tavolo della sala di Carlo Ghidoni, 51 anni, hanno notato un foglio stampato al computer con la sua firma in calce dal contenuto impressionante. L’uomo reputato irreprensibile e dotato di self-control, cultore di arti marziali e tai-chi, scriveva di non credere più nella giustizia e nello Stato italiano.
«Sono stanco, i furbi la fanno sempre franca». Di qui la sua decisione di fare giustizia da sé: troppi i crediti che non riusciva a incassare, troppi i clienti che non onoravano gli impegni. «Amos Bartolino pagherà per tutti». La lettera sarebbe stata scritta poco tempo prima del delitto. Un testo che collima con i contenuti fortemente aggressivi pubblicati sulla sua pagina Facebook, ma che in questo caso indicano una vittima designata: il chirurgo oculista primario all’ospedale di Correggio che gli aveva commissionato i lavori. Al centro del suo livore un conteggio per le opere nella casa in ristrutturazione di via Chiaviche: 800 ore di lavoro che il medico non riconosceva come tali. Un saldo contestato di 15mila euro.
È questa la scoperta fatta dagli investigatori della compagnia di Carpi che ha permesso al sostituto procuratore Lucia De Santis di chiudere il cerchio ipotizzando un movente plausibile a un doppio delitto – omicidio del medico e suicidio dell’elettricista di Concordia – altrimenti oscuro. La De Santis ha quasi concluso il caso: mancano la perizia della Medicina legale e la verifica delle testimonianze di Fabrizio Casaglia, il falegname che abita sempre in via Chiaviche, presente al momento della sparatoria. Casaglia è stato subito sottoposto al test dei tamponi che rilevano tracce di sangue e tracce dello sparo per confermare la sua estraneità all’accaduto, un atto dovuto.
Dunque, Carlo Ghidoni era vittima di una profonda frustrazione sfociata nella convinzione che Bartolino fosse un uomo-simbolo dei tanti creditori che non volevano pagarlo e che quindi doveva essere “punito” togliendogli la vita. Ecco perché si è presentato all’ultimo incontro di domenica mattina alle 8.30 con la sua pistola carica nel marsupio e con un caricatore di scorta pieno di proiettili. I Ris stanno valutando quanti proiettili avesse con sé. Resta il fatto che l’uccisione dello stimato chirurgo oculista è avvenuta come una “sentenza a freddo”. Senza un pretesto. Lo indica anche la ricostruzione del falegname.
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SANTA CATERINA DI CONCORDIA: ELETTRICISTA UCCIDE MEDICO PER UN LAVORO NON PAGATO E POI SI SUICIDAultima modifica: 2014-07-16T13:43:58+02:00da davi-luciano
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