Da Lecce: Arresti 11 luglio

Graziano, Francesco e Lucio liberi!

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 11 luglio 2014, ore 6.00: la Violenza di Stato ha ancora una volta inflitto un duro colpo alle lotte contro la devastazione che la Tav Torino-Lione porta con sè. Intervenendo a Milano e a Lecce, la questura è entrata nelle case di tre compagni in lotta contro il Tav, per ordine dei pm torinesi Rinaudo e Padalino. I due magistrati sono gli stessi che, già da tempo, guidano la repressione che colpisce le lotte sociali, come dimostrato dagli sgomberi degli spazi occupati di Torino del 3 giugno e dagli arresti di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò- risalenti allo scorso 9 dicembre-  in seguito al sabotaggio di un compressore nel cantiere dell’Alta Velocità.

Sono vent’anni che i valsusini e i compagni complici si impegnano – con ogni mezzo possibile- a contrastare un progetto voluto dagli interessi della classe industriale, appoggiata dalle politiche europee e difesa dal manganello dello Stato italiano.

Fuoriuscite di uranio e amianto, occupazione militare della valle, repressione violenta della polizia contro chi si ribella a tali ingiustizie: è questa la realtà della Val Susa. Ma l’eco della sua lotta, uscendo dai confini regionali, ci libera dal senso di impotenza verso i progetti di gigantismo del potere. Il conflitto No Tav, infatti, è il simbolo di una ribellione a 360 gradi, che mira a contrastare i dominatori, le menti che muovono le ruspe sventrando la valle: politici, militari, finanzieri, carcerieri e giornalisti.

Oggi sono stati arrestati dei nostri compagni con l’accusa di aver preso parte a quel sabotaggio. Indagini, arresti e fantasiosi teoremi accusatori sono stati usati per criminalizzare questi attacchi che mettono in crisi le “Grandi Opere” del potere.

La lotta al treno ad Alta Velocità non si chiude nei confini della Val di Susa: la ribellione è trasversale, si estende ovunque. Si manifesta anche attraverso le lotte che coinvolgono più direttamente il nostro territorio, come il gasdotto Tap e la strada 275. No Tav è un grido contro le nocività che il sistema produce, contro i disastri del progresso che ammorba in nome dello sviluppo. Esprimere solidarietà, con ogni libero gesto, da continuità alle lotte di chi viene isolato brutalmente con il carcere.

 Graziano, Lucio e Francesco liberi! LIBERI TUTTI!

Guerra al Terrorismo di Stato!

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….I PETI SOPRA SONO PER NOI….

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Il Padanaudo, nella mitologia francoprovenzale, è un mostro a due teste. Figlio di Ortro, già guardiano a difesa di mandrie di parassiti sociali quali politici e loro sgherri, si è reso responsabile in un passato recente della reclusione di quattro anarchici accusati dell’attacco al cantiere Tav di Chiomonte durante quella splendida nottata di maggio.
“Terroristi” – ha barrito il Padanaudo, ma la Corte di Cassazione lo ha preso per le lunghe
orecchie e gli ha fatto fare tre giri del PalaSpataro (ex-PalaCaselli) di Torino con il Codice Penale sotto l’ascella.
Come sono permalosi i Padanaaaaaudi…. e così il nostro, in un ultimo colpo di coda alla
vigilia di una nuova estate valsusina, ha impartito altri ordini alla sua servitù: popopopoffare, presto, andateli ad arrestare!
Dal Pala Spataro partono tanti incappucciati e si disperdono in Mediolanum e Sybar (Lécce
in salentino) alla ricerca di altri pericolosi terroristi, armi alla mano entrano nelle case di sei
anarchici e loro genitori e arrestano Francesco e Lucio a Milano, Graziano a Lecce. Le
accuse sono analoghe a quelle che il Padanaudo ha pensato (oh-oh-oh-adesso i Padanaudi
pensano…) di affibbiare a Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, in carcere già da più di 7 mesi
con la rispettabile accusa di aver osato tentare di bloccare il devastante cantiere Tav in Val
Susa.
Secondo l’edictum vomitato dal Padanaudo, stando ai suoi fedeli banditori, i nostri compagni sono accusati di “danneggiamento, incendio, violenza a pubblico ufficiale, dotazione e fabbricazione di ordigni esplosivi o da guerra”.
Rispondere a quest’ennesimo tentativo di terrorizzare Giacu, lo spirito NoTav, è un
imperativo che dovrebbe coinvolgere ognuno che ha in cuor suo, almeno, il blocco totale
della devastazione e del saccheggio di un’intera vallata, e di tutti/e coloro che hanno
nell’insorgenza una pratica di lotta al di fuori e contro le istituzioni.
1000 modi, un solo orizzonte!
….I PETI SOPRA SONO PER VOI….
Mediolanum, undicigiornidiluglioduemilaquattordici                                           

ALLE ORE 19:00, A PORTA RUDIAE, PRESIDIO “NO TAV” IN SOLIDARIETÀ A GRAZIANO, FRANCESCO E LUCIO

Fuochi artificiali al cantiere di Chiomonte

Di Leonardo Capella

Sono da poco passate le 21:30 del 12 luglio, quando la prevista visita al cantiere No TAV di Chiomonte ha inizio. Da Giaglione partono circa 300 attivisti, un atmosfera allegra e ricca di cori accompagna la prima parte del passeggiata. In prossimità del bivio, dove ha inizio il sentiero alto che porta ai mulini, vengono decise le ultime modalità. Sicura la presenza delle Forze dell’Ordine al ponte sul Clarea, si decide per il sentiero alto che permette di aggirare l’ostacolo. Chi non se la sente di affrontare le difficoltà della camminata, circa una cinquantina, lascia il passo al gruppo più numeroso che impegna il ripido sentiero e prosegue lungo la strada Giaglione-Chiomonte. I cinquanta arrivati  all’uscita dell’autostrada, notano la presenza di alcune camionette della Polizia stazionare lungo l’autostrada. Diventa evidente la strategia pensata dalla Forze dell’Ordine, chiudere a tenaglia i dimostranti. Ricordiamo la notte del 19 luglio dello scorso anno, che proprio una manovra di questo tipo, portò al fermo di alcuni attivisti No TAV e all’episodio inqualificabile di Marta che, come lei ricorda fu “manganellata e toccata nelle parti intime” (proprio il 31 maggio è stata posata una targa a memoria di questo episodio). Il gruppo prende la decisione di dividersi, una parte resta a presidiare la zona mentre l’altra, una trentina, scende al ponte del Clarea. Alle 23:15 i trenta sono al ponte e fronteggiano circa cento poliziotti, alcuni dei quali aveva già indossato la maschera antigas. Tutto resta tranquillosino a poco dopo la mezzanotte con solo qualche segnale di nervosismo fra la Forze dell’Ordine (innervosite forse dal non sapere dove fosse la restante parte degli attivisti). E’ appena passata la mezzanotte quando i fuochi d’artificio lanciati sopra ed attorno al cantiere, i cori un poco d’ovunque rendono evidente dove si trova la restante parte degli attivisti. Scesi dai pendii sovrastanti il cantiere, cantando slogan e cori hanno ravvivato per una ventina di minuti quei luoghi normalmente avvolti dalla tristezza. Tutti terminano senza incidenti, si riprende la strada per  Giaglione, dove gli ultimi arrivano poco dopo le 2. Come era stato annunciato degli organizzatori, gli attivisti hanno raggiunto i luoghi che si erano prefissati e le Forze dell’Ordine, in questa serata, non sono state in grado di impedirlo.

(L.C.13/07/2014)

Tav, accusa di bancarotta per i fratelli Martina

http://torino.repubblica.it/cronaca/2012/03/15/news/tav_accusa_di_bancarotta_per_i_fratelli_martina-31595932/?ref=search

Chiesto il rinvio a giudizio per il crac dell’omonima srl (incaricata di alcuni lavori preliminari dell’alta velocità) da cui è nata l’impresa che ora opera a Chiomonte

Tav, accusa di bancarotta per i fratelli Martina
Il cantiere di Chiomonte

Il pm Roberto Furlan ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ipotesi di reato di concorso in bancarotta fraudolenta per i gemelli Claudio e Roberto Martina, proprietari della Martina srl che fu incaricata di effettuare alcuni lavori preliminari per la Tav. Dal rilevamento di un ramo della stessa azienda è nata la Martina Service, che ha una diversa proprietà e oggi opera al cantiere della Torino-Lione a Chiomonte.

Oltre ai gemelli Martina, a cui la Procura di Torino contesta la distrazione di 1,2 milioni di euro dalle casse societarie prima della bancarotta, la richiesta riguarda gli intermediari Fulvio Visioli, Antonio Andreis e Pasquale Crescenzo. 

L’indagine era nata dopo la stessa denuncia dei Martina, che – secondo la ricostruzione dell’accusa – si erano rivolti all’imprenditore Carmine Crescenzo, fratello di Pasquale, per raddrizzare le sorti dell’azienda. Quest’ultimo, già condannato con altre tre persone in un altro procedimento per associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, alla truffa e a reati fiscali, aveva sottratto all’azienda alcuni macchinari e aveva creato un giro di fatturazioni false per diversi milioni di euro. Secondo la ricostruzione del pm, i Martina sarebbero stati non parti lese, ma d’accordo con Crescenzo nell’affossare l’azienda.

Minorenni No Tav, irrilevante il fatto non si procede

 TG Valle Susa

Essere minorenni e denunciati diventa non perseguibile in una giornata a ferro e fuoco nella Clarea occupata militarmente.

di Valsusa Report
 
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Era l’8 Dicembre 2012 alle ore 18.00 alcuni No Tav arrivati alle reti proseguono nel taglio e nel disturbo delle Ff.Oo, che rispondono con lacrimogeni, lanciati a lungo, in grande quantità e con idranti, alle 19.00 partiva la caccia al No Tav, polizia sulla strada e sui sentieri, i No Tav dichiarano diversi feriti, alle 19.10 Radio Blackout dava la notizia di alcuni fermi di chi rientrava dalla strada verso Giaglione. Molti dei feriti sono stati colpiti dai lacrimogeni ad altezza uomo,  si leggerà in un comunicato del movimento. Ore 20.00 Inizia il rientro dei No Tav fra i sentieri.

Questa la cronaca della giornata nella quale venivano fermati dei minorenni,  uno veniva denunciato, ma ieri 10 luglio davanti al tribunale dei minori, con un non luogo a procedere per l’irrilevanza del fatto si chiude quella denuncia.

Nuovi arrestati No Tav. Tre ragazzi di Milano accusati per l’assalto al cantiere del 2013

di Tobia Imperato

All’alba di oggi, sabato 11, nuova operazione poliziesco-giudiziaria contro il movimento No Tav.

Tre ragazzi milanesi, appartenenti all’area anarchica, Lucio Alberti Graziano Mazzarelli e Nicola Francesco Sala, sono stati arrestati – con le pesanti accuse di danneggiamento, incendio, violenza a pubblico ufficiale e detenzione e fabbricazione di ordigni esplosivi o da guerra – per i fatti relativi all’azione dimostrativa contro il cantiere Tav di Chiomonte nella notte del 13 maggio 2013, la stessa per cui si trovano in carcere da quasi un anno, con la pesante imputazione di terrorismo, Clara Claudio Mattia e Nicolò. L’unica differenza è che, a questo giro, non compare più l’imputazione di terrorismo. Anche se risultano ugualmente indagati per questo reato.

Il pesante smacco subito con la sentenza della corte di cassazione – che ha giudicato insussistenti le motivazioni del tribunale del riesame nei confronti dei quattro proprio sulla base dell’inconsistenza del capo d’accusa sul terrorismo – ha costretto la procura torinese a non forzare troppo la mano.

Ancora una volta le gesta dei PM Padalino e Rinaudo sono avvallate dal Gip con l’elmetto Federica Bompieri, che si è distinta in questi ultimi anni per l’accanimento sulle misure cautelari nei confronti degli attivisti No Tav.

Sono al momento scarse le notizie relative a questa nuova inchiesta. Da quanto traspare dai giornali alcune intercettazioni sono alla base dei nuovi arresti. Parrebbe che i tre ragazzi avessero incautamente ammesso la loro partecipazione all’azione dimostrativa in alcune conversazioni telefoniche. Non si sa se ciò corrisponda al vero o se – come spesso accade – le “ammissioni” (“una esplicita assunzione di responsabilità”) non siano altro che “interpretazioni”, da parte di Digos e procuratori, di semplici commenti a fatti accaduti.

Altro elemento sconcertante è il fatto che i media sbandierino, come fosse di per sé una prova certa di colpevolezza, il fatto che i tre avessero partecipato come pubblico (schedati, quindi, di conseguenza) ad alcune udienze del processo di Clara Claudio Mattia e Nicolò nell’aula bunker del carcere delle Vallette.

Nonostante che per la legge ogni processo sia pubblico e tutti i cittadini abbiano diritto ad assistervi, gli inquirenti interpretano l’esercizio di questo diritto come indizio di correità. Per questo si premurano sempre di schedare chi partecipa a ogni processo di carattere politico. Anzi la partecipazione solidale ai processi diventa persino un precedente di polizia da allegare al fascicolo personale di ogni attivista che giace in ogni questura.

Pure Baleno e Sole (cade oggi l’anniversario della sua morte, l’11 luglio del ‘98) erano schedati per aver partecipato a vari processi, tanto che veniva persino giudicato sospetto – dagli agenti preposti alla loro sorveglianza – se mancavano a qualche appuntamento, come se volessero defilarsi per poi combinare chissà che.

Il movimento No Tav (che si stava godendo la piccola soddisfazione dell’archiviazione dell’accusa di falso ideologico nei confronti di Gianni Vattimo, Nicoletta Dosio e Luca Abbà per essere andati in carcere a trovare Giobbe, il primo come parlamentare e gli altri come consulenti) si trova oggi di fronte a questo nuovo pesante attacco repressivo, proprio in vista dell’apertura del campeggio estivo di Venaus e di tutte le iniziative che gravitano intorno. Ancora una volta la procura torinese dimostra ampiamente l’uso di una giustizia a orologeria che calibra i suoi interventi non con l’intento di perseguire eventuali reati ma per motivi di mero mantenimento preventivo dell’ordine pubblico.

Come non si è spaventato in altre occasioni simili durante l’era Caselli,  come si è stretto intorno ai quattro accusati di terrorismo tanto da coinvolgere in loro sostegno ogni movimento della penisola, così il movimento No Tav non abbandonerà questi altri tre ragazzi che diverranno anche loro simbolo della lotta all’alta velocità contro la devastazione della Valle, sino alla liberazione.

T.I. 11.07.14

Il mondo della polvere in Clarea

di Gabriella Tittonel

Strano mondo quello del cantiere della Clarea, dove, dopo aver per migliaia di anni lottato con ripidi pendii per ricavare di che vivere, oggi si lavora intorno ad un buco che pare diventato, per importanza mediatica, l’ombelico del mondo. Inaridendo tutto quanto intorno prima esisteva, in una ricerca forsennata di un orizzonte altro, di un nuovo scenario, seguendo quanto fin dall’inizio era stato l’intento del suo realizzatore, caparbiamente intento a creare nuove architetture, a qualunque costo.

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Oggi quel luogo, un tempo bosco di castagni, scampolo di vigne e sereno percorso sui passi delle antiche vie, è divenuto il regno della polvere, quella della pietra della galleria, ridotta in  finissime fibre consegnate ai venti della valle. E così la pietra vola, pietra di ogni colore e di ogni qualità, anch’essa intenta a costruire scenari, leggeri come le più invisibili ragnatele.

Per ricondurla in terra in cantiere ci stanno provando, innaffiando strade, su e giù con il camion e la vasca distributrice; ed anche attraverso periodiche annaffiature….  e da alcuni giorni lo stanno facendo anche con il supporto di due cannoni, quelli utilizzati nell’inverno sui campi da sci….. Cannoni spara acqua in un’area che somiglia più a uno spazio di guerra che un cantiere di lavoro, con la presenza  delle Forze dell’Ordine, delle decine di metri di recinzioni, dei chilometri di fili spinati, di quelle concertine da urlo, delle innumerevoli telecamere e di altri supporti mediatici che scavano spazi sempre più vasti fra umani al di qua e al di là delle reti….

I cannoni periodicamente vengono messi in funzione, liberando nell’aria lunghi getti d’acqua, sicuramente miscelati con altre sostanze certo non così innocenti…

Risolto così il problema delle polveri? Certo che no. La polvere asciuga, i venti di valle inaspettati arrivano ed allora non c’è soluzione che tenga… E’ accaduto anche oggi……

G.T. 10.07.14

L’Anno Zero dei “dannati della terra”

Hanno conquistato dignità, regole, riconoscimento sindacale con il primo accordo dopo anni di lotte: sono i lavoratori della logistica dei Mercati Generali di Torino. Ora avranno una busta paga normale. Ma il significato della loro vittoria va oltre i vantaggi immediati.

di Fabrizio Salmoni

In una barrierra di Milano ribollente di lotte sociali: sfratti, occupazioni, marce antifasciste, scorrerie contro le sedi Pd (oggi c’era pure una marcia contro il genocidio dei palestinesi), c’è la sede del Si Cobas, il sindacato intercategoriale di base che guida le lotte dei lavoratori della logistica (facchini, scaricatori) ai Mercati Generali di Torino e un po’ in tutta Italia.

E’ una specie di salto nel tempo che mi accingo a fare a mia insaputa. Mi ritrovo in uno spazio di due locali a piano terra che ricorda una sede extraparlamentare degli anni Settanta, inclusi fumo e ciclostilati. Le pareti sono spoglie con qualche poster e una bandiera del sindacato; su un bancone volantini e pubblicazioni in tema; la sala riunioni è piena e risuona di domande e risposte in un italiano che non si capisce al volo.  I presenti infatti sono quasi tutti extracomunitari (unico elemento di attualità) e la discussione a cui assisto ha dell’incredibile: si parla di regole elementari della lotta collettiva, dell’esigenza di affrontare compatti le scadenze, delle future insidie all’unità, alla fiducia nel sindacato; c’è chi spiega cosa prevedono le leggi del lavoro perchè non tutti lo sanno; ci si organizza per le prossime fasi di contrattazione. Gli occhi brillano quando qualcuno spiega quanto spetta in busta paga sulla varie voci nella nuova situazione (cifre modeste in assoluto ma che in confronto a quelle di regime attuale sembrano aprire prospettive di abbondanza…). Traspare chiaramente sui volti di tutti la soddisfazione per quanto si è conquistato ma a guardare bene si vedono anche la stanchezza fisica e la preoccupazione per quel che deve ancora venire.

Mi hanno invitato per la prima riunione importante dopo il sorprendente esito della mobilitazione culminata il 23  maggio scorso con lo sciopero che ha bloccato i mercati e respinto energicamente le cariche della polizia. Dopo un mese abbondante di duro confronto con le cooperative che gestiscono l’enorme area dei Mercati, sotto la pressione della prospettiva di un nuovo sciopero (con danni per le coop calcolabili tra i 3 e i 6 milioni di euro), le più grandi della trentina di coop hanno sottoscritto l’impegno ad applicare il contratto nazionale della logistica. Be’, che c’è di sensazionale? – potrebbe chiedersi qualcuno. C’è che prima di questo accordo i Mercati Generali erano ad un livello di relazioni sindacali più o meno da era proto-industriale: rapporti diretti e individuali, paghe da 600 euro mensili + 700 in nero e quindi tasse pagate solo sulla tranche palese, niente ferie, tfr, 13ma, mutua (l’assenza di un solo giorno poteva valere una trattenuta fino a 100 euro), niente straordinari notturni e persino qualche forma di caporalato per i più disgraziati che scavalcavano il muro per avere una notte di lavoro, turni fino a 15 ore. Tutto questo nella democratica Torino del Pd e all’insaputa del mondo non sommerso.

SiCobas2

L’accordo, firmato il 2 Luglio in Municipio con l’ “intermediazione” dell’ Assessore al Lavoro Mangone, prevede tutto quello che compare in una “normale” busta paga ma la storia di questa lotta non è finita qui, naturalmente: ora bisognerà andare a far firmare l’accordo a tutte le cooperative senza indecisioni o differenze.

A quanto mi raccontano, l’incontro in Municipio non è stato indolore: la controparte aveva l’incubo di un nuovo sciopero ma, a partire dall’Assessore Mangone, si è partiti dalle intimidazioni: “Se fate di nuovo sciopero ci saranno arresti e licenziamenti“. Concetti simpaticamente ribaditi dalla Digos a piano terra. La risposta è stata “Non ci fate paura“e la solidità ha impresso una certa celerità all’accordo. Un tentativo della Uil (chiamata da chi?) di inserirsi è stato sventato con decisione.

Si sono ottenute rappresentatività, dignità e regole ma già dai prossimi giorni si dovranno affrontare altri nodi: i livelli, le cooperative irregolari (ci sono anche quelle!),  modifiche al regolamento interno (le testimonianze parlano di rapporti di estrema prepotenza per non dire soprusi), la verifica del versamento dei contributi, e 30 lavoratori lasciati a casa. Dovranno riassumerli, se no sciopero subito! Tanto per chiarire che per la prima volta dopo tanto tempo sono le categorie di lavoratori peggio pagate e peggio garantite a guidare una protesta sociale che stenta a manifestarsi.

(F.S. 12.7.2014)

LA ZUMBA DI RENZI

di Davide Amerio

Cielo azzurro e limpido, sole leonino; su e giù per queste colline trovi girasoli ritti e orgogliosi come soldatini ubbidienti alle direttive del sole; altrove filari di uva; poi una popolazione smisurata di ulivi e frutteti d’ogni bontà; i soli pendii brulli sono quelli già accarezzati dalla trebbiatrice che ha lasciato dietro di sé enormi covoni di fieno. Così si presenta questa ricca e fertile terra d’Abruzzo. Quando scendi giù in fondo alle colline finisci in riva al mare e ci trovi la spiaggia e l’acqua aspra di sale ma limpida e trasparente. Fiumi di olio e cremi solari attraversano i filari di ombrelloni; qui, tra una spalmata e l’altra, ci trovi gli Italiani, e la Zumba.

Così si chiama l’ultima moda estiva, il solito tormentone di musiche afro-brasileo-metal-elettronico che invita trasbordanti pancette figlie del benessere a ondeggiare, sobbalzare, oscillare, nella vana promessa di qualche etto in meno ma di un sicuro divertimento. Tutti in fila a seguire l’animatore: appetibile ‘figaccione’ per signore più o meno attempate cui la Zumba regala la prima fila dello spettacolo di muscoli magistrali che dominano la scena; l’insegnante ha più o meno l’età del loro figlio, ma sono dettagli insignificanti; l’immagine del tizio è utile da ricordare quando alla sera si troveranno nel letto il meritato consorte cui la tartaruga addominale è ribaltata e giace morta da un pezzo.

Le file non sono piene di gente (sarà la crisi?), tranne il fine settimana: l’epoca in cui giungono le orde dei vacanzieri barbari, quelli che devono divertirsi a tutti i costi, sopra tutto se giovani (o se si credono ancora tali). Quindi via alle baldorie, e la spiaggia diventa il loro territorio di conquista. Gare a chi urla più forte, a chi perde il pargoletto per primo, a quello che si fa male, a quello che rompe di più i vicini alzando bufere di sabbia con la paletta;  a chi si ubriaca prima, a chi riesce tatticamente ad occupare più ombrelloni oltre a quello che ha regolarmente pagato; a chi riesce meglio disturbare quelli che si ostinano a credere che la spiaggia dovrebbe anche essere un luogo di riposo stando seduti ad ammirare il mare, il cielo, le nuvole, ascoltando il rumoreggiare delle onde oramai prevaricate dalla Zumba o, in assenza, da una musica gracidante trasmessa dallo stesso altoparlante degli annunci, sicché il risultato è un disturbo sonoro nemmeno degno di un mangiadischi degli anni ’60.

Tutto mi richiama alla mente Renzi (forse sono malato!) e le sue ‘opere’ delle quali leggo tristemente notizia sfogliando qualche giornale. Nessuna sostanza ma molto rumore. Mi domando quanto le persone che saltellano tra le sdraio sulla sabbia bollente si rendano conto del mondo che ci circonda, del sistema paese che scellerati e improvvisati riformisti quarantenni, in combutta con oligarchi ottuogenari e pregiudicati, stanno preparando: svendono asset, creano disoccupazione; costringono giovani e imprese a fuggire all’estero e quelli che rimangono ad accettare ogni sopruso possibile; mantengono inalterati vergognosi privilegi mentre anziani sopravvivono con la pensione minima e cinquantenni ancora rigogliosi fanno acrobazie per sbarcare qualche soldo; smontano una tra le più belle e nobili costituzioni democratiche del mondo; creano mostri istituzionali e giuridici anticostituzionali che non saranno più tali nel momento in cui saranno riusciti nell’intento di demolire i paletti di controllo e di contrappeso della Carta.

Però si balla. Tutti a ballare la Zumba di Renzi, – giornalisti compiacenti in testa, –  che è tanto caruccio e a modino, in fondo. Basta che ci si muova, che ci sia qualcuno che ‘fa e agisce’ (la cultura del ‘fare’ ci affascina sempre!); non importa come e per cosa  e con quali conseguenze. Ci si accontenta dell’illusione. Il finto leader come il trainer della spiaggia: regalaci oggi l’illusione quotidiana che la nostra trippa scomparirà e diventeremo tutti belli, fusti, aggraziati e magri. Nel frattempo continueremo a mangiare male (e con schifezze quotidiane che ci uccidono) ma nell’illusione ci addormenteremo tranquilli, prima di risvegliarci dentro un incubo.

D.A. 12.07.14

Razzo su Gaza, 6 morti e 20 feriti Uccisi 2 nipoti di capo Hamas Striscia

razzo??? Un drone che spara un razzo???? come mai i razzi lanciati dai palestinesi (così dice la stampa) non fanno mai vittime mentre quelli lanciati da Israele vanno sempre a segno?

12 luglio 2014

15:36 – Un razzo sparato da un drone israeliano ha ucciso sei persone e provocato una ventina di feriti nel rione Sheikh Radwan, a Gaza. L’obiettivo era la casa di una parente di Ismail Haniyeh, l’ex capo dell’esecutivo di Hamas nella Striscia: tra le vittime ci sarebbero anche due suoi nipoti. Il bilancio dei morti sale così a 127. Haniyeh intanto segue gli eventi della guerra da una località segreta.
http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/2014/notizia/razzo-su-gaza-6-morti-e-20-feriti_2056907.shtml

PANICO IN ISRAELE ?

Postato il Sabato, 12 luglio 
 
FONTE: MAZZETTA (BLOG)
 
Allan Sørensen è un corrispondente danese e ci mostra come la popolazione di Sderot, località ai confini con la striscia di Gaza, si goda i bombardamenti dei palestinesi come se fosse al cinema, tanto da applaudire le esplosioni.
 
Una corrispondenza che sembra fare a pugni con quelle che vogliono gli israeliani terrorizzati dai bombardamenti palestinesi.
panico
sorensen
10.07.2014